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L’eroe Lotito :” Ho salvato la Lazio “

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Lotito ripercorre la sua “storia” da presidente della Lazio e non solo: Io vi ricordo sempre che la Lazio è una società che stava per fallire. Sono stato chiamato a risolvere un problema che aveva una grande valenza sociale, quando sono approdato nel mondo del calcio. La Lazio era una società che aveva 84 milioni ricavi, 86,5 di perdite e 550 di debiti. Era tecnicamente fallita.

Lei non conosceva il mondo del calcio fino ad allora? Assolutamente no. Ero un semplice tifoso che andava a vedere la partita, ero un abbonato. Ma non conoscevo le dinamiche interne del sistema.

Come le sembrò a primo impatto, questo mondo? Beh, forse ricorderete le mie dichiarazioni. Prima di tutto, dissi che avevo preso una squadra al funerale, portandola in coma irreversibile e contando di portarla in coma reversibile. Poi attuai una serie di processi di risanamento, che sono comunque attuali. Manca solo lo stadio polifunzionale. Dicevo che l’assioma più spendi più vinci non poteva funzionare. Poi la gestione, che doveva essere trasparente. Da allora, il bilancio della Lazio è sempre stato in utile. Allora, mi presero per pazzo ma io dissi che il calcio doveva avere anche un aspetto didascalico. Il calcio di 10 anni fa era molto diverso rispetto a quello odierno. Lo stadio? Deve avere tante funzioni, utili a portare una crescita, dei ricavi alla società proprietaria. Io sono un presidente tifoso, non un tifoso presidente. Sono tifoso della mia azienda. C’è grande differenza fre prenditori e IMprenditori. Il problema sta in come vengono reinvestiti gli utili. Poi è normale che se uno lavora, produce, può anche guadagnarci indirettamente. Io dalla Lazio non ho nemmeno un rimborso spese. Io ho totale spirito di servizio.

E’ stato definito “metodo” il suo. Il metodo Lotito. Lei ha molti dipendenti.. quanti sono? In totale 8mila.

Ecco, hanno un rapporto con lei? Io ho sempre cercato di creare un clima di rispetto. Perchè l’azienda è composta da tante persone con tanti ruoli. La mia azienda è una grande famiglia dove coesitono tanti interessi, che però non devono contrastarsi fra di loro. La logica delle controparti non deve esistere, quella è la logica dei prenditori, che prende e scappa. L’imprenditore invece investe. Chi lavora per la mia azienda deve essere sereno, perchè se è così, produce meglio e lavora meglio. Cosa questa, che non avviene praticamente mai, c’è spesso contrapposizione nelle aziende. Tutti invece, dovrebbero lavorare all’unisono per ragigungere un obiettivo, senza che nessun componente venga mortificato.

Mondo del calcio: un calciatore ha spesso un comportamento diverso da qualsiasi altro dipendente, in un azienda. Lei inizialmente ha incontrato delle difficoltà in questo senso, come ha fatto a superarle? Purtroppo la mentalità nel mondo del lavoro calcistico, è sbagliata, fuori dai meccanismi normali. I calciatori hanno i diritti dei dipendenti e i doveri del libero professionista e questo non va bene. Nel momento in cui uno sottoscrive un contratto, questo dovrebbe avere una valenza bilaterale. Invece, in passato questi contratti sono andati spesso a favore solo dei “dipendenti”, dei calciatori. Noi come sistema, strapagavamo delle persone che producevano debito, quando invece ci sono persone che per mille e 500 euro al mese, si alzano la mattina per andare a lavorare e produrre reddito.

Molte persone che oggi perdono il lavoro, non hanno la forza e la fortuna di ritrovarlo. Rispetto a questo mondo, lei che è un imprenditore con delle aziende sane, cosa pensa? Spesso viene meno la fiducia. E questo conta molto, l’incertezza non fa investire la gente. Oggi in Italia manca la certezza di un iter burocratico con dei tempi che vengano rispettati. Lo proviamo tutti i giorni, questo disagio. Viviamo in un sistema che non da certezze. Uno straniero non investirebbe mai oggi in Italia. Ci sono pubbliche amministrazioni che pagano ogni due anni, poi magari lo stato giustamente ti chiede conto per altro a fine mese. Questo è il problema. Tutto, porta a delle alterazioni totali, dove anche le persone per bene, arrivano a dire “non ho i soldi, non pago”Le famiglie Italiane arrivano al 15 del mese e nei supermercati comprano pane, pasta e uova. Questo è un dato incontrovertibile.

Cittaceleste.it



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