Il centenario di un club è un evento unico, spesso celebrato in pompa magna e manifestazione della potenza del sodalizio. Accade anche che, in una situazione finanziaria difficile, siano i tifosi a contribuire economicamente al party. E’ il caso del Levski Sofia, glorioso club della capitale bulgara che festeggerà la prossima settimana il suo centenario: 26 titoli bulgari conquistati, l’unica squadra del Paese ad aver giocato nella fase a gironi della Champions League nel 2006/07. Venerdì 23 maggio la compagine che deve il suo nome al patriota Vasil Levski ospiterà la Lazio in una gara amichevole per ricordare appunto i 100 anni dalla fondazione. Esiste un ottimo rapporto con i biancocelesti ed un gemellaggio tra le tifoserie organizzate: lo scorso febbraio gli ultras del Levski fecero visita ai laziali in occasione della gara di Europa League contro gli acerrimi rivali del Ludogorets. L’organizzazione non è stata affatto semplice, come sottolinea il quotidiano nazionale Dnevnik. La Lazio ha chiesto 150mila euro per presenziare all’evento, una cifra che il club di Sofia non poteva coprire. A questo punto sono entrati in gioco i tifosi, che hanno organizzato una maxi colletta raccogliendo circa 75mila euro. La seconda metà della somma è stata sborsata da alcuni personaggi legati al mondo del Levski. Tra le offerte più ingenti (circa 2500 euro) si segnalano quella dell’ex attaccante Georgi Ivanov, del coach dell’omonima squadra di basket Konstantin Papazov e di una vecchia conoscenza del calcio italiano come Valeri Bojinov, attuale bomber del Levski. I biglietti saranno in vendita da domani nella capitale bulgara. Questo centenario s’ha da fare.
Un mix di emozioni, due colori che ci appartengono ed una sola fede che ci uniscono in un grande amore chiamato LAZIO. Lo stadio era esaurito, le visualizzazioni tra internet e diretta tv hanno raggiunto le 220.000 unità ma chi si è perso l’evento per lavoro e per chi vuole rivivere l’emozione, abbiamo trovato su youtube la registrazione divisa in due parti. Con la speranza che il famoso sito video non censuri i due video vi riproponiamo la visione del “Di Padre in Figlio” del 12 Maggio:
Per raccontare quella giornata devo tornare indietro di un anno. Era il 1999, Lazio – Parma : La Lazio dopo un campionato stradominato si trovò ingiustamente seconda a 1 punto dal Milan che purtroppo avrà vita facile a Perugia e si proclamerà Campione d’Italia. Una delle più grosse ingiustizie subito nella mia vita di tifoso Laziale. Andai allo stadio con mio padre e mia sorella consapevoli che il miracolo non ci sarebbe stato e così infatti è accaduto… Passiamo all’anno successivo, la Lazio si trova pressappoco nella stessa situazione dell’anno precedente. Si stava vedendo sfilare dalle sue mani uno Scudetto ampiamente meritato. Questa volta non c’è il Milan, ma la Juventus che affronterà di nuovo il Perugia. Non ci volevo credere, sembrava una maledizione. I giorni prima parlai con mio padre cercando di darci delle speranze, ma anche questa volta pensavamo che non c’era niente da fare. Ci si alza presto la mattina, una colazione, una letta svelta al giornale e ci avviciniamo allo stadio senza avere neanche il biglietto. Mio padre era abituato a prenderlo agli allora bagarini. A via Allegri in quei momenti il popolo Laziale è in rivolta, gli Irriducibili portano avanti una manifestazione senza il quale non sarebbe avvenuto il tanto atteso miracolo. Un pranzo sostanzioso a casa di mia nonna che aveva casa attaccata a Piazza Risorgimento e poi in marcia silenziosa verso lo stadio. Mio padre trova il tempo di comprarsi la maglia del centenario. Quel giorno costò in via eccezionale 60.000 Lire. Io l’avevo già e tuttora la custodisco gelosamente in un cofanetto. Arriviamo allo stadio, la prima cosa è cercare i biglietti. Eravamo io e lui, mia sorella questa volta non c’era. Non ci credeva e andò al mare con il ragazzo, anch’egli laziale. Sotto la Maestrelli ci troviamo davanti Bob che parla con alcuni tifosi, mi tremavano le gambe….Nel giorno del secondo Scudetto incontrai Bob Lovati, un monumento della Lazio che al suo confronto mi fece sentire minuscolo. Passata quella breve emozione cerchiamo il biglietto. Troviamo due curve Maestrelli da 27.000 Lire l’una. Mio padre le prende ed entrammo così allo stadio. Faceva molto caldo, la partita inizia. Tutto facile per la Lazio che risolve tutto entro la fine del primo tempo. 2 – 0 grazie ai rigori di Simone Inzaghi e Veron. A Perugia il risultato è ancora fermo sullo 0 – 0, mentre nuvole minacciose si avvicinano nel capoluogo umbro ( su tutta Italia c’era il sole ). Inizia il secondo tempo, ma non a Perugia dove scoppia un diluvio incredibile. Un segnale pensai ? Non lo so, la partita della Lazio non m’interessava più. Una tiepida esultanza al 3 – 0 di Simeone e poi la mia mente rivolta a Perugia dove si stava scatenando il finimondo. Piccola invasione, lì ho temuto il peggio, ma l’allarme rientrò. Finisce la partita e inizia il secondo tempo di Perugia – Juventus. La mia partita da seguire è questa e iniziai a pregare. Vado in bagno, ma in quel momento…UN BOATO INCREDIBILE mi scosse. “ HA SEGNATO, HA SEGNATO IL PERUGIAAAA “ sento un ragazzo da fuori e io con i miei pantaloni ancora da rimettere su e da sbottonare cominciai a saltare e a gridare. Credevo in uno scherzo, ma quando risalii le scale non ci volevo credere era tutto vero e cominciai a esultare. Ma la cosa durò poco tempo. C’erano ancora 40 minuti abbondanti da giocare e non mi volevo illudere :” Calmati Leonardo, la Juventus non perderà “. Io e mio padre facciamo invasione. Prima mi metto sotto la porta davanti alla Maestrelli, poi mi sono sieduto in panchina fino ad arrivare alla pista d’atletica sotto la Nord. Non stava ancora accadendo nulla. Ci promisero di installare il maxi schermo sui tabelloni, ma nulla di fatto. Ho anche il tempo di rimediare un pezzo di terreno di gioco che ancora tengo in camera mia. Il nostro unico contatto con lo stadio Curi di Perugia erano le radioline. A 5 MINUTI DALLA FINE, inizia la radiocronaca di Cucchi che rimbomba in tutto lo stadio e io :” NOOOO, NO NON VOGLIO SENTIRE NIENTE VI PREGO “ mi tappai le orecchie, ogni pallone giocato dalla juve mi faceva scoppiare l’aorta ogni pallone recuperato dal Perugia un sospiro di sollievo. Mi inginocchiai e pregai convinto che la Juve potesse pareggiare….a 1 minuto dalla fine Cucchi disse :” La Lazio è vicina al suo secondo titolo italiano “ E lì partì dalla mia bocca di tutto. “ Non voglio sentire niente “ fino a quando…..” Inzaghi spalla alla porta, cerca la triangolazione con Esnaider entra in area ( e lì ero vicino al collasso )chiuso però da Materazzi, copre palla il difensore del Perugia ( TUM TUM TUM ) MENTRE IN QUEST’ISTANTE COLLINA DICHIARA CONCLUSO IL CONFRONTO SONO LE 18:04 MINUTI DEL 14 MAGGIO DEL 2000 LAZIO LAZIO E’ CAMPIONE D’ITALIA “. In quel momento urlai la mia gioia con mio padre che strillò e mi alzò di peso in mezzo a una folla festante. M’inginocchiai davanti alla curva nord, baciai la pista d’atletica e scoppiai a piangere. Non ci volevo credere. A 13 anni vidi festeggiare il mio primo Scudetto, mio padre con un modo di fare un po’ maligno mi ricordò :” Io ne ho aspettati 36, GODITELO FINCHE’ PUOI “. Siamo stati un’ora dentro lo stadio a saltare, cantare e a festeggiare. Nesta prende l’altoparlante e grida :” Juve, juve vaffanculo “ con tutto lo stadio che lo segue e altri cori via dicendo….Inizia la festa, colpi di clacson dallo stadio fino a casa, io seduto sul finestrino per un attimo a cantare con gli altri tifosi, una sosta breve a casa per cambiarci e mangiare e poi dritti in centro con la Citroen Berlingo di mio padre e le bandiere di fuori, passiamo per il Circo Massimo, resteremo lì fino alle 2 e poi un giro in centro fino a Piazza del Popolo inginocchiato con le braccia al cielo e io che dico :” DIO C’E’, DIO C’E’ “ e poi :” SIAMO NOI, SIAMO NOI, I CAMPIONI DELL’ITALIA SIAMO NOI “. Si torna a casa quasi all’alba. I giorni dopo saranno conditi ancora da una grande gioia e una forte goduria che custodisco gelosamente nel mio cuore biancoceleste da 14 anni esatti…GRAZIE LAZIO MIA
Una serata da brividi, l’evento Di Padre in Figlio entrerà negli annali, una festa che ha unito generazioni di laziali e ha restituito tante glorie al popolo biancoceleste, anche solo per una sera. Guido Paglia, ex responsabili delle relazioni esterne della Lazio, ha ancora la voce commossa.Un evento che sembrava impensabile, almeno in questi termini, come dichiara in esclusiva ai microfoni de La Voce della Nord, sulle frequenze dei 98.100 di Radiosei:“Mi ha colpito quanti ex giocatori abbiano accettato l’invito e si siano riconosciuti laziali, penso ad esempio a Pinzi, hanno sentito la lazialità. E’ impossibile che una persona sola non ce l’abbia e debba essere in grado di determinare il nostro destino”.
Il riferimento ovviamente è al presidente Lotito, oggetto di una contestazione sempre più aspra con il tifo biancoceleste. Paglia a tal proposito manda alcune frecciate in relazione all’evento di ieri sera: “Lotito ha convocato una riunione a Formello alle 7 affinchè gli inservienti non potessero andare allo stadio. I tesserati presenti non indossavano la divisa ufficiale ma erano in borghese. Poi la scelta di questa data per la presentazione delle maglie. Ha tentato in tutte le maniere di sminuire l’evento, spero che quando sarà il momento degli abbonamenti e si troverà con un pugno di mosche, senza i proventi dell’Europa League, si renderà conto che forse è il caso di prendere in considerazione l’ipotesi di togliere il disturbo”.
Paglia poi ha parlato della grande commozione dell’ex presidente Sergio Cragnotti, protagonista di tante vittorie, accolto sul prato dell’Olimpico alla stregua di un eroe: “Cragnotti era più sconvolto di me, diceva che non era possibile portare all’Olimpico tutta questa gente. Ho dovuto forzare la mano per farlo venire, pensava si potesse equivocare la questione con l’attuale situazione presidenziale. Si è commosso anche lui, era ammutolito. La gente scendeva dalle macchine bloccate nel traffico per fare le foto con lui. Tuttavia non pensa minimamente a un ritorno, ha cose più importanti da seguire”.
La strigliata di Muricy Ramalho, tecnico del San Paolo, al giovane trequartista classe ’96 Gabriel Boschilia (reo di non aver mantenuto la posizione di ala sinistra durante il derby tra San Paolo e Corinthians domenica scorsa), non ha sorpreso più di tanto il centrocampista biancoceleste Felipe Anderson, ai tempi del Santos anche lui una delle vittime preferite della furia dell’allenatore paulista. Come riporta il sito ‘globoesporte.globo.com’, il fantasista brasiliano non ha potuto fare a meno di stigmatizzare l’atteggiamento del suo ex allenatore:“Avendo vissuto situazioni simili, comprendo lo stato d’animo di Boschilia, soprattutto in relazione a quello che è stato detto pubblicamente . Non credo che la cosa sia voluta , ma molte delle etichette che mi hanno affibbiato, come quella di essere pigro, sono una conseguenza delle cose dette da lui . Sarebbe meglio avere invece più tranquillità per lavorare”.
Tra il 2011 e il 2013 sotto la guida di Ramalho, Felipe Anderson è cresciuto molto, tanto da attirare l’attenzione dei più esperti, tra cui il Ds Tare. Il rapporto tra i due, tuttavia , non è mai stato idilliaco. “Per esperienza personale – prosegue il numero 7 biancoceleste – penso che sia meglio affrontare sempre le cose internamente ed evitare qualsiasi tipo di incomprensione riguardo tutto ciò che è passato. Non ho alcun rimpianto di Ramalho, ho imparato molto da lui, ma non posso negare che queste problematiche abbiano contribuito a ridurre la mia avventura al Santos”.
Postilla finale poi sulla sua prima stagione in biancoceleste, non certo all’altezza delle tante aspettative riposte in lui ad inizio anno: “Sono molto felice alla Lazio. E ‘stato un anno in cui ho dovuto imparare molto per adattarmi al calcio italiano, ma ho una grande aspettativa per la prossima stagione. Voglio rimanere qui il più possibile e dare il mio contributo”.
E’ come se Paul McCartney e Ringo Starr decidessero di tornare indietro nel tempo e far rivivere i Beatles per una notte. John Lennon e George Harrison non ci sono più, ma canterebbero con uno stadio intero attraverso il ricordo indelebile di una generazione. Stasera l’Olimpico, a quarant’anni dal 12 maggio 1974, suonerà insieme ai campioni di Tommaso Maestrelli, gli idoli del popolo della Lazio, e ai figli di chi non c’è più: da Giorgio Chinaglia junior a Niccolò Frustalupi, passando per Stefano Re Cecconi e Stefano Lovati, il medico figlio di Bob. Ci saranno tutti, ma proprio tutti, per festeggiare uno scudetto entrato nella storia del calcio italiano e non solo per essere stato il primo del club nato il 9 gennaio 1900 in Piazza della Libertà. L’evento si intitolerà «Di Padre in figlio», perché così si è sempre trasmessa la lazialità, riprendendo lo spunto di un’indovinatissima coreografia ideata e presentata dalla Curva Nord nel derby dell’8 aprile 2013.
CONTRASTO – L’Olimpico pieno, la risposta del pubblico è stata straordinaria e ha sorpreso persino Pino Wilson, il capitano del ‘74, e Giancarlo Oddi, organizzatori principali dell’evento. Sessantamila biglietti venduti e polverizzati da diverse settimane. Cifre da sballo. Numeri su cui riflettere, perché il calcio è sempre stato e continuerà ad essere passione popolare, sentimenti, amore. Quello che la Lazio di Lotito, nonostante i discreti risultati sportivi e un bilancio in ordine, non riesce a trasmettere alla sua gente, al suo popolo, spesso distante negli ultimi dieci anni e oggi in buona parte contrario alla gestione societaria. Così lontano da disertare lo stadio, sempre più vuoto, in un tristissimo finale di campionato. C’è tanta voglia di Lazio, c’è tutto in questa serata di festa a cui Lotito invierà, come suoi rappresentanti, il baby fenomeno Keita, già idolo dell’Olimpico, Ledesma, amatissimo dai tifosi, e Radu, che ha sempre incarnato lo spirito del derby. Lui non si presenterà, non riceverebbe consensi, anche se pochi giorni fa gli organizzatori hanno voluto inviare un messaggio distensivo. «Dovrà essere una festa di tutto il mondo della Lazio e senza divisioni» è stato scritto in un comunicato studiato per evitare equivoci e prendere le distanze dai fremiti di probabilissima contestazione che si insinueranno tra gli applausi per i vecchi campioni, in realtà non tutti concordi nel ringraziare Lotito per l’operazione di salvataggio del club. D’altra parte nello spogliatoio di Tor di Quinto convivevano personalità fortissime e che solo Maestrelli era riuscito a dominare, formando un gruppo indistruttibile.
PERSONAGGI – E’ un evento che ha riunito quasi tutta la lazialità perduta. Nesta si è imbarcato ieri da Miami per essere presente. Mancini arriverà da Istanbul, Fernando Couto e Sergio Conceicao dal Portogallo, Boksic dalla Croazia per riunirsi a Pancaro, Favalli, Stankovic, Mihajlovic, Marchegiani e gli altri campioni della Lazio del Duemila. E’ annunciato Sergio Cragnotti, il presidente dell’ultimo scudetto, in tribuna Monte Mario. Sessantamila per una serata da brividi, aperta dalla sfilata della Polisportiva e dal lancio della sezione Paracadutisti sul prato dell’Olimpico. Poi entreranno in scena i campioni del ‘74, accompagnati dai figli e dai rappresentanti della Lazio dei meno 9, altra squadra entrata nel cuore del popolo biancoceleste, guidata ancora in panchina da Eugenio Fascetti. Da Materazzi a Delio Rossi, da Ruben Sosa a Signori e Casiraghi, da Franzoni a Poli, da Giordano a Dell’Anno. Un tuffo nella nostalgia.
Presenza gradita all’Hotel Donna Laura, sede del raduno dei protagonisti dell’evento di questa sera, che a breve saliranno sul pullman direzione Stadio Olimpico. Il centrocampista biancocelesteAlvaro Gonzalez infatti si è recato sul posto per portare gli scarpini al suo idolo Ruben Sosa, come ha rivelato poi ai microfoni di Radiosei: “Sono qui per portare gli scarpini a Ruben. Me li sono fatti prestare da un compagno, lui è un mio idolo, lo seguo fin da piccolo perché viene da Montevideo come me. Sapevo che aveva giocato qui facendo bene perché la Lazio è una grande squadra. Stasera? Non mi sono organizzato, non sono stato chiamato. Sicuramente mi piacerebbe esserci, dovrebbe essere una grande emozioni scendere in campo con 60mila persone. Mondiale? Proverò a conquistarlo, io farò il massimo per giocarlo. Sto bene a Roma, non ho parlato con la società. Sono soddisfatto della mia stagione, ho disputato 30 partite, penso di aver fatto qualcosa di buono, non come altri anni, ho fatto una trentina di partite, all’inizio non giocavo molto poi Petkovic ha deciso di inserirmi. Penso comunque di aver fatto bene”.
L’attesa è quasi finita. La grande festa inizierà tra poche ore e sul social network più utilizzato in italia e nel mondo si sta facendo il conto alla rovescia tra i tifosi laziali per la festa della Grande Lazio del passato. Lo stadio sarà gremito da più di 60mila anime biancocelesti. Tra i big che saranno presenti all’interno delle mura bianco-azzurre ci sarà anche Ousmane Daboo che tramite il suo profilo facebook non vede l’ora di prender posto al grande evento lanciando il suo pensiero via internet: Oggi a Roma per partecipare al l’evento “di padre in figlio”. É un onore essere stato invitato e un grande piacere rivedere tutti i laziali ex giocatori e i 65 000 tifosi che saranno presenti stasera.
Aujourd’hui à Rome pour feter les 40 ans du premier titre de champion de la Lazio. C’est un honneur d’avoir été invité et un plaisir de revoir tous mes amis laziali ex joueurs et les 65 000 supporteurs qui seront presents ce soir.
#dipadreinfiglio #stadeolympique #plein #fete #titres #scudetti #1974 #2000
Pensiero accompagnato con tanto di foto nel post:
Caro Babbo,
oggi è il 12 maggio e Giancarlo e Pino ricorderanno in una serata ricca di significati una giornata speciale vissuta 40 anni fa.
Sì babbo, sono passati già 40 anni, a me sembra siano volati e di quel pomeriggio ricordo ogni attimo. Oggi i 65 mila laziali che saranno all’Olimpico rivivranno quella festa indimenticabile: i padri che c’erano e i figli che l’hanno vissuta nei mille racconti.
Il rigore di Giorgio, il campo dell’Olimpico alla fine pieno di gente impazzita di gioia. Questo è il 12 maggio 1974 nell’immaginario collettivo laziale. Io penserò a te. Mio padre circondato da splendide persone calciatori e amici laziali, mio padre che dice no alla Juventus e alla Nazionale per restare alla Lazio.
Ricordo la settimana che precedette la partita desiderata una vita, la “tua” partita. I tuoi silenzi ancora più accentuati del solito, ma ricchi di significati. I tuoi sguardi, la tua calma apparente, seppur in cuore pieno di emozioni e tumulti, ma vissuti senza eccessi e all’interno di sani valori che lo sport ti aveva insegnato e per il quale hai dato la tua vita. Quei valori che ti hanno reso indimenticabile per me, e per chi ama lo sport e non solo laziali. Le cose importanti della vita, dicevi, per te erano altre, la salute, la famiglia, gli affetti più cari.
Scherzavi su quella strana coincidenza che vedeva il giorno del tuo compleanno (7/10) l’inizio del campionato a Vicenza e quello mio e di Maurizio (19/5) l’ultima giornata, contro il Bologna, anche se tu lo scudetto lo conquistasti contro il Foggia una settimana prima, appunto il 12/5.
Proprio il Foggia, unica nota stonata di quella meravigliosa giornata, ahimè, che ti non ti permise di godere fino in fondo quella gioia mai raggiunta prima. Che strano scherzo ti giocò il destino quel giorno, un disegno quasi beffardo. Gioia intrisa di amarezza, due elementi che ti hanno spesso accompagnato nella tua vita, che ad oggi non riesco a spiegare ma un domani avrò più chiaro.
Le stelle avevano già deciso quanto si stava per verificare, tu non hai fatto altro che condurre quel carro, eri tu il predestinato.
Un’immagine ce l’ho di quella giornata. Ricordi quando ti chiedemmo il perché, il momento immediatamente successivo al rigore di Giorgio, che sancì per la prima volta lo scudetto su quella gloriosa maglia che ci è entrata nella pelle, di quelle mani che accarezzano i capelli, di quello sguardo rivolto al cielo e di quella calma assoluta in uno stadio impazzito di gioia: tu ci rispondesti che stavi per riavvolgere il film della tua vita, seppur in un momento che ti vedeva in cima al mondo (ma non certo per te). Niente corse, niente scene tipiche di persone che vivono un tale stato d’animo, niente di niente, solo tu e Renato Ziaco, uno vicino all’altro, assaporando solo come pochi intenditori della vita sanno fare, quegli intensi attimi che ti porti per sempre nel cuore.
Ma c’è una emozione che resta indelebile nella mio cuore: il momento, qualche minuto dopo il fischio finale di Panzino, lo scatto con Maurizio verso di te negli spogliatoi con il cuore in gola, il tuo raggiante sorriso nel vederci, il disinteressarsi completamente di tutto ciò che in quel momento ti circondava, e quell’abbraccio meraviglioso che ci vide tutti e 3 insieme, attimi che sembravano non finissero mai e che porterò sempre con me insieme ad un pallone della partita. Babbo, ora posso dirtelo: sono stati i secondi più belli mai vissuti.
E la nostra festa quella notte dopo la partita? Erano le 4, a casa con noi c’erano, con parte dei tuoi ragazzi, i tuoi più stretti compagni di viaggio, Renato Ziaco, Gigi Bezzi, Nanni Gilardoni, Enrico Bendoni, Sandro Petrucci e un piatto di pasta preparato da mamma Lina, oggi splendida nonna novantenne.
Un semplice piatto di pasta, tanti sorrisi per festeggiare il traguardo professionale per te più prestigioso, che girò per la prima volta il vento calcistico della città, uno scudetto storico per la Lazio e che ha reso ogni laziale orgoglioso e consapevole della forza dei propri colori.
Ti hanno raccontato in storie, libri, documentari, articoli, canzoni, rappresentazioni teatrali: un affetto grande che mi è servito per sentirti ancora vicino. Lo sentirò anche all’Olimpico per questa festa tutta laziale.
Sarà anche la nostra festa, la festa della nostra famiglia. Ti saranno accanto i tuoi figli e nipoti, Tommaso e Federica, Andrea e Alessio accompagnati dalla mamma Monia (come saprai, anche lei figlia di un allenatore della Lazio), Tommaso e Niccolò.
Quando ci hai lasciato avevamo 13 anni, come Tommaso quando perse la mamma Patrizia e Andrea il papà Maurizio, ma credo che questo tu già lo sappia.
Oggi, all’età di 50 anni, nonostante il percorso non sia stato facile e a volte mi ha messo a dura prova, mi sento di dirti che siamo una bella famiglia, cresciuta sulla scia dei tuoi principi e valori, seguendo i comportamenti che avevi tracciato chiaramente, seppur nel tuo breve ma proficuo ruolo assai difficile, tranne per te, di genitore.
Per ultimo voglio dire che ci manchi e ci sei mancato molto ma che i tuoi nipoti hanno imparato a conoscerti e sono fieri di aver avuto un nonno così e credo ti piacerebbero molto, seppur nelle loro diversità caratteriali.
Manchi al popolo laziale che non ti ha mai dimenticato e ce lo dimostra continuamente: babbo, questo è il tuo scudetto più bello.
Ti voglio bene.
Una notizia che, in realtà, è una non-notizia. Gaël Kakuta si appresta a salutare la Lazio, lo fa cinguettando un post dal contenuto inequivocabile: “Una partita ancora e il mio prestito alla Lazio sarà finito“, si legge sul profilo Twitter del calciatore francese. Un epilogo noto da tempo: il francese lascerà Formello, tornerà al Chelsea e, non rientrando nei piani del club londinese, sarà girato con ogni probabilità in qualche angolo d’Europa. Quella di domenica sera all’Olimpico contro il Bologna, in caso di convocazione, sarà dunque l’ultima uscita ufficiale da tesserato biancoceleste. Un flop il suo sogno italiano, un’altra esperienza da annoverare tra le meteore del nostro calcio.
Quattro candeline sulla torta d’addio a Zanetti. L’Inter festeggia il suo capitano con un rotondo 4-1, complice una Lazio dalla tenuta difensiva imbarazzante. Una sconfitta che segna il definitivo passo di addio dei biancocelesti all’Europa. E pensare che erano stati i biancocelesti ad aprire le danze dopo neanche due minuti.
FORMAZIONI – Felipe Anderson a supporto di Klose e Keita: Reja sceglie un assetto inedito per far fronte alle assenze. Candreva parte dalla panchina, Mauri si accomoda in tribuna. Biava, Cana e Dias formano la difesa a tre davanti a Berisha. Onazi e Biglia è la coppia in mediana, Gonzalez e Pereirinha gli esterni. Mazzarri replica con l’attacco Icardi-Palacio, Kovacic e il grande ex Hernanes liberi di imbeccarli a centrocampo.
PRIMO TEMPO – Pronti, via, la Lazio va in vantaggio. Il cronometro segna 1 minuto e 30 secondi, Biava insacca sulla linea di porta. Pereirinha crossa in area, la difesa dell’Inter è ancora nello spogliatoio: Cana fa da sponda di testa per il centrale bergamasco, la deviazione da due passi è impresa da bambini. Prima rete stagionale per il numero 20, la sesta da quando veste la maglia della Lazio. Anche l’ultima? Deciderà la questione rinnovo. Partita in discesa per la squadra di Reja, anzi no: è il 7′ quando Kovacic taglia con un filtrante chirurgico la difesa laziale, il tocco quasi impercettibile di Palacio basta per beffare Berisha. Si riazzera tutto, le due formazioni aumentano i ritmi e si allungano. Al 24′ Keita si lancia centralmente palla al piede, snobba Pereirinha tutto solo per scoccare un potente ma centrale. Dieci minuti dopo, ecco il vantaggio dell’Inter. Il copione è identico alla rete precedente: ancora Kovacic s’inventa una stoccata da biliardo, ancora una volta la retroguardia biancoceleste è da bollino rosso. Cambia l’autore del gol: stavolta il diagonale vincente è di Icardi. Passano tre minuti, gli uomini di Mazzarri dilagano: sul cross di Nagatomo, Palacio anticipa impietosamente Cana e batte per la seconda volta Berisha. Al 37° minuto del primo tempo, il match è virtualmente chiuso.
SECONDO TEMPO – La ripresa si apre con l’ingresso in campo di Ledesma per Gonzalez: Felipe Anderson si abbassa sull’out destro, si passa al 3-5-2 puro. Pochi secondi e Onazi, diffidato, rimedia il giallo per fallo su Kovacic: il nigeriano saluta il campionato, salterà l’ormai inutile gara con il Bologna. La Lazio prova a organizzare qualche trama, ma l’Inter controlla e riparte. Al 52′ tutto San Siro si alza in piedi: esce Jonathan entra capitan Zanetti. Sulla fascia al braccio e sulla maglia, il numero 4 e la scritta Ever: dopo 19 anni in nerazzurro, per l’argentino è l’ultima partita davanti al proprio pubblico. Al 54′ Biava sfiora la doppietta: il suo colpo di testa chiama Handanovic alla gran parata in tuffo. Si arriva alla metà della seconda frazione: Mazzarri inserisce Milito per Palacio, Reja risponde con Candreva al posto di Onazi. Nel mezzo, un tentativo di Keita deviato in angolo dal portiere nerazzurro. Al 69′ lo stesso numero 14 manca la girata volante su un bel cross morbido di Candreva. Poi Handanovic compie tre paratone in serie: due volte su Felipe di Anderson, una su Candreva. Al 79′ arriva il classico dei classici della storia del calcio: il gol dell’ex. Hernanes riceve palla sulla destra, si accentra indisturbato e incastona il pallone di sinistro sul secondo palo. Il Profeta non esulta, ma mette la parola fine al match. All’82 Reja manda in campo Minala per Felipe Anderson. L’ultimo sussulto della partita arriva da un tifoso che invade il campo: gli steward lo placcano, lui vuole salutare Zanetti, che lo abbraccia e lo accompagna fuori dal terreno di gioco. Cala il sipario sull’incontro, prosegue il tributo al capitano nerazzurro. Per la Lazio, solo un addio definitivo a qualsiasi sogno d’Europa.
lalaziosiamonoi
“Meglio non rivelarli i miei 57 anni, sono tanti…“. Esordisce con una battuta sul proprio compleanno Claudio Lotito, nato il 9 maggio del 1957. L’intervento del patron laziale ai microfoni di Lazio Style Radio 100.7 è tutto concentrato sul settore giovanile, dalla partecipazione dei Giovanissimi di Siviglia al Forum Internazionale di Lisbona al progetto in cantiere dell’Academy biancoceleste: “Abbiamo intrapreso una strada che comincia a dare i suoi frutti, occorre del tempo. Presto allestiremo la nuova Academy, allestita di sei campi, foresteria e una serie di attività per formare atleti e uo
mini sotto il marchio Lazio, così da far prevalere il merito e i valori dello sport. Vogliamo campioni nella vita, prima di campioni dal punto di vista sportivo. E’ importante che questo club assurga a ruolo internazionali per riportare in auge i valori autentici di questo sport“. Lotito prosegue il suo ragionamento: “A livello giovanile abbiamo il ranking più alto, questo dimostra che percorso abbiamo intrapreso. I frutti si vedono, il prossimo anno porteremo cinque giovani in prima squadra, quest’anno Keita, l’anno scorso Onazi, prima ancora Kozak. Riteniamo che la progettualità debba sopperire alle condizioni economiche legate alle peculiarità di fatturazione del nostro club rispetto agli altri“.
Tornando a illustrare il piano dell’Academy, Lotito lancia l’iniziativa: “Vorrei che il nome di questa Academy fosse dato dai tifosi, come successo per Olympia. E’ giusto che sia intitolata ad una persona che ha rappresentato la storia di questo club e che ne rappresenti quindi anche il futuro, come sportivo, dirigente, qualsiasi punto di riferimento nel mondo biancoceleste. Cosa più dell’Academy può essere il punto di riferimento ai fini della rappresentanza della S.S. Lazio?“.
Gli fa eco il Responsabile della Comunicazione Stefano De Martino: “Da lunedì prendiamo questo impegno: lanceremo questo sondaggio ai tifosi, ai quali chiederemo il nome del personaggio storico della Lazio a cui intitolare l’Academy”.
Ai microfoni di Lazio Style Radio 100.7 è intervenuto il tecnico della Lazio, Edy Reja, che ha parlato della sfida di sabato prossima contro l’Inter: “Proveremo a vincere, in settimana ho parlato con i ragazzi. Ho detto loro che dobbiamo credere nell’Europa League, dobbiamo andare a Milano con la convinzione e la mentalità giusta. Purtroppo abbiamo fallito tanti match ball, abbiamo centrato solo la vittoria contro il Parma, se avevamo qualche punto in più magari eravamo al pari dell’Inter. C’è stata un escalation significativa dal mio arrivo, ma nel momento importante non abbiamo fatto il passo decisivo. Guardandoci negli occhi con i ragazzi, ho l’impressione che vogliano fare la partita della vita a San Siro. È il fattore mentale che incide, quando andiamo in vantaggio non riusciamo a mantenere la stessa intensità. Arretriamo troppo il baricentro. Io e la squadra siamo tutti coinvolti nel trovare la situazione a questi limiti. I tanti gol subiti? Sono cambiato, facciamo partite spettacolari, non vi va mai bene niente (ride, ndr). Dobbiamo cercare di fare un gol più dell’avversario.Ho dovuto cambiare spesso la linea difensiva, questo non mi ha permesso di mantenere determinati assetti difensivi. Per squalifiche o infortuni ho schierato la difesa titolare solo due o tre volte. Coperta troppo corta? Al vertice c’è Lotito, ma le responsabilità sono di tutti”.
UNA SERATA AL QUIRINALE – Poi il goriziano racconta la particolare serata che lo ha visto protagonista martedì scorso: “Ho ricevuto questo piacevole invito dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano che ha accolto il suo omologo sloveno al Quirinale.E’ stato un avvenimento straordinario: non mi sarei mai sognato di vivere un cerimoniale del genere. Sarà un ricordo bellissimo da conservare per me e mia moglie, lì ho trovato parecchi tifosi laziali che rappresentano lo Stato, naturalmente non posso dire chi sono. E’ stata una bellissima cena, è stata un’esperienza toccante. Abbiamo parlato per quasi tutta la serata di calcio, poi dopo il cerimoniale c’è stata la presentazione della delegazione slovena e ci siamo scambiati opinioni anche riguardanti la politica. Menù? Sono rimasto piacevolmente impressionato. C’era un antipasto, poi una crepes molto buona con formaggio e prosciutto, e poi la faraona farcita con delle patatine”.
CRISI DEL CALCIO ITALIANO – Infine una battuta sulla delicata situazione attraversata dall’intero movimento calcistico italiano: “Stiamo attraversando un periodo difficile, si fanno paragoni con l’Inghilterra che ha attuato un certo tipo di soluzione. Qualcuno opta per il dialogo, qualcuno è favorevole a pene più severe. Noi arriviamo da venti anni di situazioni insostenibili, l’immagine che c’è di noi all’estero non è edificante, siamo sempre in prima pagina, ci sono risse dappertutto. A parte lo stadio della Juventus che è sempre pieno, si vedono molti posti vuoti, c’è stato un calo significativo. Si dovranno cercare situazione adeguate affinché la gente torni a essere più partecipe”.
FLASH – “Il calcio che vorremmo vedere tutti è la partita, non tutto il resto, purtroppo in questi anni sono diventati protagonisti persone che non dovevano esserlo, la violenza la percepiamo in ogni momento, viviamo in un mondo violento. Io dico: togliamo tutte le barriere poi chi sbaglia, paghi. Nel calcio non succede, vuoi perché siamo tutti tifosi. Abbiamo giustificato troppo. Siamo a Roma e qui c’è un presidente che ha rotto certi rapporti: ma Lotito vive sotto scorta, eppure non è preso d’esempio, anzi viene sbeffeggiato. Ci sono migliaia di persone che indossano la maglietta con scritto “Lotito vattene”. Queste alcune delle parole del CT Azzurro Prandelli, rilasciate oggo in una lunga intervista al Corriere dello Sport.
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”Di Padre in figlio’ deve essere la festa di tutto il mondo Lazio, ed il ricordo dello scudetto del 1974 deve servire a riunire tutte le componenti del mondo biancoceleste: la tifoseria, la societa’, la squadra del nostro cuore”. E’ il messaggio distensivo che diffonde il comitato organizzatore della festa biancoceleste del 12 maggio, quando all’Olimpico saranno celebrati i vincitori del primo scudetto laziale vinto nel 1974.”Quel giorno si festeggeranno i padri ed i figli– prosegue la nota –: i nostri figli sono i giocatori di oggi, nati dopo le crisi ed il salvataggio della societa’ e della prima squadra della Capitale”.
E’ la festa di tutti i laziali, al di la’ della spaccatura che sta vivendo la societa’ attuale con parte della tifoseria. “E’ grazie a questo che oggi possiamo festeggiare i successi del 1974, quelli che sono venuti dopo, e programmare quelli che verranno– spiegano gli organizzatori -.Il 12 maggio saremo tutti uniti attorno alla Lazio senza divisioni, senza contestazioni, impegnandoci a sostenere la squadra negli sforzi che ha compiuto, che sta compiendo e che compirà”.
Numerosi i protagonisti della storia biancoceleste che scenderanno in campo: ”Saranno presenti assieme a noi, protagonisti della vittoriosa cavalcata del 74, anche il memorabile gruppo dei meno 9 e della salvezza agli spareggi, assieme ai campioni che nel 2000 ci regalarono lo scudetto del centenario, nonche’ alcuni giocatori della rosa attuale della S.S. Lazio calcio cui va la nostra gratitudine per aver consentito la partecipazione. Che il 12 maggio sia la festa della Lazialità – e’ l’auspicio –come la pensarono i nostri fondatori: concordia parvae res crescunt”
Il presidente Claudio Lotito è tornato a parlare del problema violenza negli stadi. Lo ha fatto fuori dagli uffici della Lega Calcio a Milano, come riportato da Tuttomercatoweb.com. “E’ nell’interesse del sistema che devono essere fatte delle regole precise, i violenti devono essere trattati col codice penale. Da una parte ci sono i tifosi sani, dall’altra alcune teste che credono di poter comandare nel club. Nelle curve ci sono interessi che tutti sanno, come prostituzione, spaccio di sostanze stupefacenti, merchandising illecito. Poi ci vanno di mezzo le società. La legge sulla responsabilità oggettiva è aberrante. Il Governo deve assumersi le proprie responsabilità. E chi sgarra, paga”.
Si è parlato di misure restrittive. “Il Daspo a vita? E’ un palliativo. Serve la prevenzione sui giovani per educarli ai valori dello sport, una volta la scuola e l’oratorio formavano il ragazzo, i giovani ora sono fragili e non sanno interagire con gli altri. Hanno una crisi d’identità. La colpa è anche dei mezzi di informazione che devono dare meno risalto a cose che non hanno nulla a che vedere col calcio. Le informazioni devono essere più precise. Io ho rispetto dei tifosi, sono l’essenza e la forza di un club, ma è un problema di ruoli. Il tifoso deve fare il tifoso, non può decidere una partita, o il mercato di una società. Va rivista la responsabilità oggettiva, lo dico da tempo nei contesti istituzionali. Abbiamo trasformato gli stadi in arene. E noi non abbiamo gli stadi che sono da terzo mondo. Che tipo di rispetto può avere il tifoso di una struttura che non è sua? Lo stadio non può essere terra di conquista. Se avessi mandato il mio capitano a parlare con la Curva? Non avrei avallato il colloquio tra il mio capitano e il capo ultras della Lazio come invece è avvenuto con Hamsik del Napoli”
Che tra Zamparini e Lotito ci sia un feeling non ci stavano dubbi, così il patron siciliano mette ancora una volta bocca in situazioni che non lo riguardano puntando il dito contro i tifosi laziali e Sergio Cragnotti. Queste sono le sue dichiarazioni a Repubblica.sicilia.it: “I ricatti? Con me nessuno ci ha mai provato perchè sapevano con che razza di uomo si andavano a mettere. So che Lotito è minacciato perchè ha tolto alle curve quello che prima di lui Cragnotti dava. E ha fatto benissimo. De Laurentiis ricattatto? Non lo so, non metto il naso negli affari degli altri, certo ci sono piazze più pericolose di altre. Vedi il caso di Brescia”.
Corrieredellosport.it
Stando all’inviato sky Petrucci, Lotito si sta già muovendo per “riparare” la difesa biancoceleste. Marchetti è emarginato dal “progetto Lazio” e quasi sicuro partirà lasciando Berisha come primo portiere della rosa.Queste sono le sue parole:
“A questo punto il portiere titolare è Berisha, aldilà dei problemi di Marchetti, emarginato dai progetti della Lazio. Il prossimo anno non sarà più un giocatore biancoceleste, ma è chiaro che la valutazione di circa 10 milioni è alta visto che non ha mai giocato. Vedremo se ci saranno squadre in grado di coprire questa cifra. Quel che è certo è che Marchetti è sulla lista dei partenti”.
“La Lazio sta lavorando per una rivoluzione. Certo l’arrivo di due centrali, si sta parlando con Biava mentre Dias partirà. Arriverà un centrale che conosce il campionato italiano, primo nome Astori, non facile. L’altro arriverà dall’estero, dove in pole c’è Hinteregger. Certo è che anche l’interesse per Ogbonna ed Isla fa pensare a grandi cambiamenti”.
Quella di stasera contro l’Hull City sarà, con ogni probabilità, l’ultima partita da calciatore di Ryan Giggs. Così, almeno, la pensano tutti i maggiori quotidiani britannici, che oggi danno per certo il ritiro del quarantenne gallese, attualmente manager ad interim dello United. Pilastro dei Red Devils per gli ultimi venti anni, Giggs ha vissuto tutta l’era Ferguson, affastellando successi senza precedenti e diventando idolo assoluto del “Teatro dei sogni”. A inizio stagione il folletto gallese rivelò di non avere più le forze per saltare l’uomo e di affidarsi all’esperienza e alle finte. Siamo al passo d’addio: Old Trafford saluta un altro dei suoi eroi. (EuropaCalcio.it)
cittàceleste
Questo si legge sul CdS:
Coppa Italia, Daspo per Genny ‘a carognaE’ in arrivo dalla Questura di Roma. Durante la finale di sabato scorso l’ultrà del Napoli Di Tommaso indossò una maglia con scritto “Speziale Libero” e abbandonò il settore dei tifosi azzurri
ROMA – Entro stasera Gennaro Di Tommaso,capo ultrà del Napoli, potrebbe ricevere il Daspo. Ad emetterlo la Questura di Roma. Durante la finale di Coppa Italia sabato Di Tommaso indossò una maglia con scritto “Speziale Libero” e abbandonò il settore dei tifosi azzurri. Il ministro dell’Interno Alfano ha confermato il Daspo: «Durerà cinque anni».
Giudicare non sta a noi, ma dati i fatti di cronaca con tanto di prove tv, può un solo ultras pagare le conseguenze di tutti?.Può una maglietta mettere con una scritta sporcare la fedina penale di una persona (giusta o sbagliata la libertà di pensiero esiste in Italia)?
Ricordiamo a tutti che il caso Raciti ha diverse ipotesi sulla morte del poliziotto. Rispettiamo la famiglia e ci stringiamo al dolore per la sua scomparsa ma il giovane Speziale è stato accusato senza avere il 100% delle prove e in un rapporto che scrisse un altro addetto alle forze dell’ordine, si legge che Raciti fu investito da una camionetta (lesioni che stando ad una perizia del medico legale risultavano quasi compatibili con lo scontro del portellone posteriore del mezzo).
Purtroppo in Italia vige un tabù, molte persone fanno tutta l’erba un fascio nel quale se una persona è ultras automaticamente viene etichettato come “terrorista da stadio”. Personalmente condanno tutti coloro che negli stadi ci vanno solo ed esclusivamente per recare danno all’altra sponda della curva. Il mondo del calcio dovrebbe esser pieno di colori e gioia, un luogo dove le famiglie dovrebbero andare per seguire ed amare la propria fede che viene tramandata di padre in figlio ma ci sono situazioni allucinanti dove vediamo gente che deve per forza prendere le colpe di quello che fanno gli altri.
Questo pensiero è basato su ciò che lo scrittore ha visto e vede da anni e non vuole infangare la memoria a nessuno, ma se qualcosa deve cambiare in italia non è di certo il calcio, ma chi di dovere deve tutelare l’incolumità delle persone “giudicando il colpevole dai fatti e non dalle ipotesi” tanto per far vedere che qualcuno c’è.
Chi sbaglia deve pagare ma bisogna trovare i veri colpevoli e non chi (se innocente) indossa una maglietta che potrebbe risultare discutibile.
I fatti di sabato hanno riportato alla ribalta la questione della sicurezza dentro e fuori gli stadi, dei rapporti tra istituzioni, club e tifoserie. Il presidente Lotito esprime la propria visione in un’intervista riportata sul portale di Sport Mediaset: “Nelle curve si è creata una zona franca, si deve sapere che c’è spaccio di droga, merchandising falso e prostituzione. Per estirparle occorrono processi per direttissima e tolleranza zero. In un Paese civile, fermo restando il comportamento corretto della stragrande maggioranza delle tifoserie, non si può consentire una sorta di moratoria negli stadi dove sono stati catalogati come tifosi dei delinquenti che devono piuttosto essere sottoposti al codice penale”.
Misure restrittive ed educazione dei più giovani: queste le misure da adottare secondo il presidente biancoceleste:“Per fronteggiare questa situazione serve intanto una fase preventiva, che porti a educare i giovani a riscoprire la cultura della legalità e i valori dello sport – ha spiegato il presidente della Lazio -, attività a cui devono partecipare anche le squadre. Oggi i giovani ricorrono invece alla logica del branco per avere un’identità forte, spesso in contrasto con il sistema”.
Ribadisce il concetto Lotito “In secondo luogo non si può consentire che negli stadi esista una zona franca. Anche i delinquenti sono tifosi e spesso approfittano di questa situazione. Occorre sapere che nelle curve allignano spaccio di droga, merchandising falso e prostituzione. Inoltre si raccoglie la manovalanza per altri atti di violenza che avvengono magari durante manifestazioni per motivi sociali”.
L’unica via per debellare il problema, si legge nell’intervista, è la tolleranza zero: “Non si può consentire che esista una zona franca bisogna applicare le leggi, emanare norme più rigide, avere la certezza della pena e adottare i processi per direttissima. Il Daspo non basta, è una sanzione amministrativa che a certi soggetti non crea alcun problema. Quel che serve è la tolleranza zero”.
La Lazio pareggia 3-3 in casa con il Verona e molto probabilmente saluta l’Europa League. Dopo la triste serata della finale di Coppa Italia, l’Olimpico riapre le porte per la sfida di campionato, che è praticamente uno spareggio per l’Europa. Un pari serve solo a favorire le altre concorrenti e le due squadre lo sanno benissimo. Forse è per questo che si affrontano a viso aperto, senza troppi timori. Ne esce una partita ricca di occasioni e di gol. I biancocelesti escono dal campo con un pareggio che serve a poco. Per la squadra di Reja c’è il rammarico per aver subito una doppia rimonta, ma per come si era messa la partita il 3-3 raggiunto al 90′ è un buon risultato.
LA GARA – Con Klose in panchina, a sbloccare il risultato è il gioiellino Keita al 30′, su assist di Candreva. Dopo sette minuti però, arriva il pareggio dell’ex centrocampista della Roma Marquinho, con un destro da fuori su cui Berisha è un po’ in ritardo. Nella ripresa il copione non cambia. Lulic riporta in vantaggio i biancocelesti, segnando il suo settimo gol in campionato. Dopo nove minuti Iturbe trova il pareggio. E’ una gara con tanti capovolgimenti di fronte, giocata a viso aperto e con qualche disattenzione di troppo in fase difensiva. Al 73′ Reja si gioca la carta Klose, al posto di Biglia. Le occasioni migliori però ce le ha il Verona. Al 74′ Iturbe serve Toni che tutto solo in area spara addosso a Berisha. All’80’ Albertazzi colpisce il palo esterno di testa su calcio d’angolo. Il gol arriva all’83’ con Romulo, che nell’aria piccola spinge in rete un pallone lasciato sfilare incredibilmente dalla difesa biancoceleste in bambola. La Lazio accusa il colpo e all’85’ Lulic si fa espellere. Sembra finita, ma a tempo scaduto la Lazio trova il pareggio su rigore dubbio procurato da Klose. Il tedesco va giù dopo un lieve contatto con Albertazzi, che viene anche espulso. Dal dischetto Mauri si fa parare il tiro da Rafael, ma la ribattuta è vincente. Dopo il triplice fischio, confronto acceso tra Reja e Mandorlini al centro del campo, con il Verona a protestare per il rigore dato alla Lazio al 93′. I biancocelesti salgono a 53, insieme con il Verona, a -1 da Parma e Milan, a -2 dal Torino sesto. Domenica c’è la sfida con l’Inter a San Siro.
«Due notti in albergo ce le hanno pagate i tifosi della Lazio. Adesso credo che qualcuno provvederà anche per qualche altra notte: qualche tifoso laziale stava cercando qualche appartamentino piccolo. Gli avvocati napoletani ci hanno detto anche che la municipalità vuole offrirci qualcosa. Io non voglio niente, magari solo dove dormire». Lo ha detto Antonella Leardi la mamma di Ciro Esposito il tifoso del Napoli ferito sabato, rispondendo a chi gli ha chiesto dove e come alloggiassero a Roma.
Tornando sempre agli accaduti di ieri sera, partiamo da un piccolo concetto personale.
Colui che sta scrivendo questo articolo non ha il potere di giudicare una persona e se abitare in un luogo ad alto rischio di criminalità non vuol dire assolutamente che una persona è colpevole (questo lo dovrebbe decidere chi ha il potere di farlo). Un altro pensiero va anche alla partita che non è stata sospesa in quanto è successo un fatto grave ad un tifoso partenopeo e i vari scontri con bassissimo controllo a livello dell’ordine pubblico. Ricordiamo anche che quando morì il nostro gabbo le tifoserie si ribellarono a far giocare una partita ma una vita umana vale più di una finale di coppa rispetto ad una semplice giornata di campionato? (chiudo qui il discorso per non continuare la polemica).
Il tifoso napoletano è tutt’ora in condizioni critiche e sta lottando per sopravvivere.Testate giornalistiche scrivono che “l’attentatore” ha urlato che avrebbe ammazzato tutti prima di aprire il fuoco contro il gruppo napoletano, ma ricordiamo che i giornalisti non sono testimoni oculari e di conseguenza noi di Since1900 non possiamo confermare.
La famiglia del giovane è stata subito avvertita e lo zio del ragazzo ha lasciato un’intervista a repubblica.it:
«É stato proprio Genny, ‘a carogna il primo a soccorrere mio nipote». Francesco e Giuseppe Esposito, sono gli zii di Ciro, il ragazzo ferito ieri sera durante la partita. Sono un fiume in piena e decidono di parlare perchè dicono «sono state dette un sacco di sciocchezze su mio nipote che è un ragazzo onesto e lavoratore. Solo perchè abita e lavora a Scampia».
Come tutti gli altri familiari del giovane tifoso napoletano sono in attesa di notizie, davanti alla clinica San Pietro, dove è ancora ricoverato Ciro in condizioni gravissime. «Lo hanno soccorso con un’ora e mezza di ritardo, la pallottola lo ha raggiunto alla quinta vertebra e la situazione è davvero grave. Noi possiamo sperare solo in un miracolo. Ma la cosa più grottesca – aggiungono ancora gli zii – è che anche il suo aggressore ora è ricoverato proprio qui, nello stesso ospedale dove mio nipote sta lottando tra la vita e la morte».
Poi iniziano a rievocare quei tragici momenti che hanno preceduto l’aggressione. «Si è trattato di un vero agguato – dice uno degli zii – Mio nipote è una persona onesta, lavora in un autolavaggio a Scampia, un’attività del tutto in regola. Lui è arrivato a Roma con altri tifosi a bordo di due auto. Dopo aver parcheggiato sono scesi per andare allo stadio quando sono stati aggrediti da quest’uomo armato, che sembrava un naziskin. Aveva anche un tatuaggio con la scritta “Spqr”. Noi – aggiunge lo zio – siamo gente onesta. Io sono un ex sindacalista della Cgil e lui è il presidente dei ragazzi del muretto ed ex consigliere dei Democratici di sinistra. Ciro non ha niente a che fare con questi delinquenti. Però vogliamo precisare una cosa – concludono Francesco e Giuseppe Esposito – per amore della verità. Proprio questo Genny ‘ a carogna è stato il primo a dare soccorso a Ciro».
Ha un nome e un cognome, secondo la polizia di Roma, l’uomo che ieri pomeriggio ha sparato e ferito gravemente Ciro Esposito, il 30enne tifoso napoletano ricoverato in condizioni gravissime al policlinico Gemelli della Capitale. Per Daniele De Santis, 48 anni, ultrà della Roma già noto alle forze dell’ordine, l’accusa è di tentato omicidio, dopo le manette scattate nella notte, sempre all’ospedale Gemelli, nel quale è ricoverato per la frattura di una gamba rimediata durante gli scontri. Disordini che, a sentire la questura, sono partiti proprio dal vivaio in cui De Santis lavora come custode. Alle ore 12.30 si terrà una conferenza stampa in Questura nel corso della quale saranno resi noti gli ultimi sviluppi investigativi in merito alla vicenda.
RICOSTRUZIONE — Secondo una prima ricostruzione degli inquirenti, sarebbe stato proprio il De Santis a provocare alcuni tifosi del Napoli lanciando dei fumogeni. I tifosi partenopei, a quel punto, avrebbero reagito e l’uomo avrebbe risposto esplodendo dei colpi d’arma da fuoco. Gli agenti tendono a escludere che si sia trattato di un agguato premeditato: i napoletani avrebbero riconosciuto De Santis anche per via di un tatuaggio sulla mano (Spqr) e lo avrebbero aggredito nel luogo in cui lavora.
PRIVO DI SENSI — Il 48enne romano è stato trovato privo di sensi, con la testa insanguinata. Poco distante una pistola semiautomatica calibro 7,65 con matricola abrasa, da cui forse sono partiti i sette colpi verso i tifosi del Napoli. La questura, adesso, dovrà stabilire se la presenza dell’ultrà romanista con la pistola pronta a sparare proprio mentre stavano transitando i tifosi napoletani, fosse casuale o meno.
GASTONE — Daniele De Santis è sì conosciuto dalle forze dell’ordine, ma è un vero e proprio riferimento per la tifoseria giallorossa, che lo conosce da sempre con il soprannome di “Gastone”. Nel 1994, a 28 anni, fu arrestato (e poi assolto) per gli scontri durante Brescia-Roma, in cui fu accoltellato il vice questore di polizia Giovanni Selmin e 16 agenti furono feriti gravemente a colpi d’ascia. Sempre De Santis, nel 1996, venne arrestato insieme ad altri tifosi giallorossi ed esponenti dell’estrema destra romana perché autori di una serie di ricatti all’allora presidente della Roma Franco Sensi. Infine il derby Roma-Lazio del 2004, quando insieme ad altri sei tifosi riuscì a non far giocare la partita, diffondendo la falsa notizia che durante i violenti scontri nei pressi dello stadio Olimpico era morto un bambino perché schiacciato da una camionetta della polizia. Il 25 settembre del 2008 il tribunale di Roma ha deciso che “non si doveva procedere” nei confronti dei sette. Reato andato in prescrizione.
Fonte:Gazzetta.it
Lunedì contro il Verona non sarà una partita come le altre per Ledesma che raggiungerà il traguardo delle 300 presenze con la maglia della Lazio. L’esordio in biancoceleste risale al 20 agosto 2006, primo turno di Coppa Italia: Lazio-Rende 4 a 0. Con i biancocelestei l’argentino ha conquistato due Coppe Italia (nel 2008-2009 contro la Sampdoria ai rigori e nel 2012-2013 con la Roma) e una Supercoppa Italia (a Pechino contro l’Inter)
Ledesma ha anche partecipato alla vittoria in un derby di campionato con il massimo scarto: il 10 dicembre 2006, Lazio-Roma 3-0 (44’ Ledesma, 50’ Oddo (r) e 72’ Mutarelli).
Nella speciale classifica dei giocatori con più presenze nella squadra biancoceleste Ledesma è al settimo posto. Di seguito la graduatoria:
La contestazione ad oltranza non è finita. La curva e lo stadio rimarrà deserto. Abbiamo visto come la gestione societaria sta con le spalle al muro (almeno per la parte economica in entrata dai tornelli).Lotito e i suoi hanno avuto diverse iniziative per accalappiare i tifosi: dai biglietti in saldo ai “pacchi famiglia” ma il tifoso laziale non si fa abbindolare dalle false promesse e dai falsi saldi.Da lalaziosiamonoi si legge: La protesta contro la società biancoceleste va avanti imperterrita, la decisione di boicottare la campagna abbonamenti della prossima stagione è un segnale forte. In trasferta però tutti a sostenere la Lazio, a dimostrazione che a voler essere colpita è la dirigenza ma non certo la squadra. Scelte perentorie, accolte dalla maggioranza dei tifosi laziali: dalla sfida col Parma a Roma, era il 30 marzo e lì iniziò l’assenteismo, sugli spalti una media di 10mila spettatori. E nel posticipo di lunedì sera col Verona non ne sono attesi molti di più: per ora solo 2500 i biglietti venduti per una partita decisiva nel cammino dei biancocelesti, uno scontro diretto per l’Europa League. Pochi, nonostante la promozione sui prezzi dei tagliandi lanciata dalla società: 10 euro (anzichè i soliti 16) per Curva Nord e Distinti (Nord e Sud Est), 30 per la Tribuna Tevere, 50 per la Monte Mario e 90 per la Tribuna d’Onore Centrale. La vendita dunque procede a rilento, resterà aperta sino all’inizio della partita alle 19, ma all’Olimpico la quota dei tifosi centrerà appena la doppia cifra.
“Klose verlängert bei Lazio“. Se fai un giro tra i portali d’informazione tedeschi, capisci all’istante come il rinnovo di Kaiser Miro non sia passato affatto inosservato. Klose “rinnova“, “prolunga“, insomma: il re dei marcatori tedeschi prosegue il matrimonio con la prima squadra della Capitale. Per altri 365 giorni ancora, almeno. “Perfekt!” esulta la Bild, che non fa mistero di aver appreso con entusiasmo la notizia.Il motivo è presto detto: “Il suo futuro è deciso ora può concentrarsi sul Mondiale“.
Spirito campanilistico, fatti avanti. Ma è normale: la Germania brama di alzare la vecchia Coppa Rimet in casa del Brasile, Klose può condire il tutto con il record di gol ancora in mano di Ronaldo il Fenomeno. “Aveva molte offerte, ma ha scelto la continuità“, sottolinea invece il sito della Stuttgarter Zeitung. Dalla Major League statunitense alla Premier, passando per mutter Bundesliga: niente da fare per le corteggiatrici, “Klose rimane fedele“, ribadisce la Süddeutsche con venature romantiche – al netto dei soldi (tanti, per alcuni troppi) che verranno garantiti alpanzer di Opole.
E se in Italia tutti attendevano ormai solamente la fumata bianca, in patria c’è chi rimarca le divergenze nel cammino verso il rinnovo: “Non è passato molto tempo dalle voci che raccontavano di una distanza tra Klose e Lotito“, si legge sulla versione online di Spiegel. Un solo anno o un biennale, stipendio dimezzato o le stesse cifre di adesso: il potenziale braccio di ferro ha lasciato definitivamente spazio alle strette di mano. E alle firme sul contratto. Klose-Lazio: die Geschichte geht weiter. La storia continua.
Anche in Austria nel giornale distribuito nella metropolitana di Vienna, Oesterreich, viene riportata la notizia. Di seguito, riportiamo il link con la fonte originale http://sport.oe24.at/fussball/Klose-verlaengert-bei-Lazio/141785466
A circa 2 mesi dall’arresto e la morte dell’ex calciatore viola la procura apre un fascicolo per omicidio colposo verso alcuni carabinieri e medici. Riportiamo per intero un articolo preso da internet: Svolta nelle indagini sulla morte di Riccardo Magherini, avvenuta il 3 marzo a Firenze. Sono infatti indagati i 4 carabinieri che intervennero per arrestare l’uomo. Hanno ricevuto un avviso di garanzia anche i 5 sanitari che portarono i primi soccorsi. Per i militari l’accusa sarebbe di omicidio preterintenzionale mentre per i sanitari di omicidio colposo. Si tratta dei reati ipotizzati nella denuncia presentata dalla famiglia di Magherini.
Svolta nelle indagini sulla morte di Riccardo Magherini, avvenuta il 3 marzo a Firenze. Sono infatti indagati i 4 carabinieri che intervennero per arrestare l’uomo. Hanno ricevuto un avviso di garanzia anche i 5 sanitari che portarono i primi soccorsi. Per i militari l’accusa sarebbe di omicidio preterintenzionale mentre per i sanitari di omicidio colposo. Si tratta dei reati ipotizzati nella denuncia presentata dalla famiglia di Magherini.
Le telefonate del 118 quella notte – All’1.21 del 3 marzo i carabinieri, che hanno immobilizzato Magherini, chiedono l’intervento del 118. Dieci minuti più tardi richiamano e aggiungono: “Fa il matto”. Pochi istanti dopo arriva la prima ambulanza, senza medico a bordo. Da quanto emerge, il 40enne è già inerme.
All’1.33 i volontari chiamano la centrale operativa e parlano dei carabinieri: “Gli sono addosso in due, vogliono il medico perché ha reagito in maniera violenta”.
All’1.44 giunge una seconda ambulanza, stavolta con un medico convinto di dover solo sedare Magherini. Alle 2.12, dopo aver praticato a lungo il massaggio cardiaco, telefona alla centrale: “Il ragazzo che era stato immobilizzato dai carabinieri è in arresto cardiaco”, spiega.
Le accuse della famiglia – “Riccardo risulta essere stato immobilizzato con un uso della forza non previsto e contemplato nelle tecniche di immobilizzazione delle forze dell’ordine con calci quantomeno ai fianchi e all’addome, anche nel momento in cui era già steso prono a terra”. E’ quanto si legge nella denuncia depositata in procura da Guido e Andrea Magherini, padre e fratello di Riccardo.
Le accuse dei parenti del 40enne riguardano sia i militari sia gli operatori del 118: “Nel lungo arco temporale iniziato qualche minuto prima che arrivasse la prima ambulanza, fino a quando è arrivata la seconda ambulanza con l’avvio delle manovre di soccorso, Riccardo era già divenuto totalmente silenzioso e immobile i quattro militari intervenuti hanno invece deciso di continuare a tenere Riccardo immobilizzato nella medesima posizione, continuando altresì ad esercitare pressione sul dorso. I primi sanitari intervenuti non hanno provveduto nemmeno a rimuovere Riccardo da quella posizione né a liberarlo dalle manette, al fine di consentirgli quantomeno una migliore respirazione”.
Il difensore dei carabinieri: “Rispettata la legge” – “L’intervento dei carabinieri è stato svolto nell’interesse del cittadino e dei cittadini, con tutte le precauzioni del caso, secondo il protocollo, nel pieno rispetto della legge come sempre fa l’Arma dei carabinieri”. L’avvocato Francesco Maresca, difensore dei quattro militari accusati di omicidio preterintenzionale ricostruisce così quanto accaduto quella sera.
“Magherini appariva fortemente alterato e i militari sono intervenuti prima di tutto nel suo interesse, per mettere in sicurezza la situazione e consentire, prima possibile, l’intervento dei sanitari”, aggiunge Maresca.
Miroslav Klose ha prolungato il suo contratto con la Lazio: la notizia è stata resa nota in via ufficiale poco fa dal Responsabile della Comunicazione biancoceleste, Stefano De Martino, direttamente dalle frequenze di Lazio Style Radio 100.7. Per il tedesco contratto di un anno, con opzione per la stagione successiva. Questo il messaggio del numero 11, letto in diretta dallo stesso De Martino: “Sono molto contento di proseguire la mia avventura con la S.S. Lazio. Ho avuto tante proposte, ma ho deciso di continuare questo cammino perché faccio parte di questo progetto con un ruolo importante“. Secondo quanto riportato dal noto esperto di calciomercato, Gianluca Di Marzio, il 35enne nativo di Opole percepirà un compenso che si aggira attorno ai 2,5 milioni di euro a stagione.