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LAZIO: Nulla in entrata, un film già visto

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lotito1Vi ricordate quando alle scuole superiori, magari in una giornata grigia e piovosa come questa, voi chini sul vostro foglio a scrivere, a correggere, a rileggere il tema di italiano che state svolgendo. Vi mancano poche righe, serve una chiusura ad effetto per impressionare l’insegnante e per dare quel tocco finale che contraddistingue un buon lavoro da un lavoro insufficente, ma non c’è più tempo. La professoressa grida: “consegnare!” e vi strappa il foglio da sotto gli occhi. Voi increduli guardate i vostri compagni; c’è chi ha finito, chi come voi doveva scrivere solo l’ultima frase, chi addirittura si è dimenticato di scrivere il proprio nome. È quello che succede più o meno al calciomercato invernale della Lazio da 10 anni a questa parte. Tare chiama il procuratore, poi il giocatore, l’accordo con la società c’è, ma il fax decide di non funzionare, i telefoni squillano a vuoto e intato “s’è fatta ‘na certa”: ovvero l’ora del Game Over, dalla chiusura delle trattative.

È il 24 gennaio e all’Olimpico la Lazio accoglie il Milan di Pippo Inzaghi. 3 a 1 in rimonta e tre punti fondamentali conquistati in ottica Champions. La gioia però è godibile per metà: in occasione del terzo gol Djordjevic manca l’appuntamento col pallone e si fa male, il malleolo si frattura e l’attacante serbo è costretto ad un lungo stop. Serve una punta, pensano tutti, e si scatena su internet il toto-attaccante: da Denis a Pazzini, da Balotelli a Cassano, passando per Osvaldo. I nomi sono tanti ma poco realizzabili, la pista più concreta è quella che porta all’argentino Bergessio, in forza alla Samp. Ma facciamo un passo indietro. Lotito fa tornare di corsa Bryan Perea da Perugia, il colombiano deve dare una mano in attacco per questo finale di stagione anche se l’arrivo di un collega di reparto sembra quasi scontato. Bryan forse non è ancora in grado di offrire la continuità ed i gol che servono alla Lazio per raggiungere l’obiettivo. L’ideale sarebbe una punta esperta, da prendere in prestito e da gettare subito nella mischia. Bergessio sembre essere l’ideale.

All’ Ata Hotel, il 2 di febbraio, si respira un’ aria elettrica. Il fermento del calciomercato è riversato tutto nelle stanze dell’albergo milanese e gli affari last-minute si chiudono tutti qua. Arriva Tare che schiarisce subito le idee: “non si fanno operazione tanto per farle nell’ultimo giorno“. Non si fanno proprio, potrebbe aggiungere qualcuno. Poi però qualcosa si muove, Bergessio torna di moda e sembra che l’accordo ci sia tra le due società. Si parla di un prestito senza obbligo di riscatto. Tutto pronto, mancano le firme. Poi però la società tenta di inserire Ederson nella trattativa, prestito in blucerchiato anche per lui. Il problema? Il giocatore brasiliano viene a sapere della trattativa solo nel pomeriggio e decide di rifiutare la nuova destinazione. Scelta criticabile, ma non così aspramente, in fin dei conti il passaggio in un altra società, in un altra città, non lo si organizza nel giro di qualche ora. Tutto salta, Lotito potrebbe comunque prendere Bergessio ma non se la sente di sobbarcarsi anche l’ingaggio dell’argentino visto che dovrà occuparsi (ancora, e chissà per quanto) di quello del brasiliano (circa 1.7 milioni a stagione).

La Lazio non si rinforza, la punta che serve come il pane non arriva e la salita che la squadra di Pioli è chiamata ad affrontare aumenta di qualche grado la sua inclinazione. Ma molti non hanno neanche trovato le forze per rimanere stupiti da quanto successo. Non si parla di un colpo a vuoto, non si parla di una sessione di mercato andata male, qui si parla dello stesso film visto e rivisto ogni anno, un film che per i tifosi laziali assume i contorni di un capolavoro Horror che consacra alla mala-regia Lotito e Tare. Già con Reja, quando la Champions sfuggì per pochissimi punti, la società decise di non intervenire sul mercato e lasciare la squadra in balia degli eventi, senza gli indispensabili rincalzi che avrebbero dato l’ampiezza adeguata alla rosa a disposizione di mister Edy ed oggi, 3 febbraio 2015, la metà biancoceleste di Roma si ritrova nei bar, sul tram, in ufficio o a scuola per parlare dell’ennesiama e disastrosa inerzia della società.

CAPITOLO USCITE: Sorride il “Tata” Gonzalez che approda al Toro. Finalmente l’uruguaiano potrà trovare (Ventura permettendo) la continuità che gli è mancata da quando Pioli siede sulla panchina della Lazio. Lui è un mediano di corsa, tanta quantità e sudore per coprire tutto il centrocampo, inevitabilmente la mancanza di minuti mortifica quelle che sono le sue caratteristiche. Non vuole neanche perdere contatto con la propria nazionale, cosa che sarebbe inevitabilmente successa non giocando. Si trasferisce in Piemonte con la formula del prestito. Si era provato anche a piazzare Konko alla Fiorentina che necessita di un terzino destro. I Viola ci hanno pensato, ma poi hanno deciso di rifiutare il giocatore in prestito con obbligo di riscatto. Ledesma invece rimarrà alla Lazio. L’Inter pensava concretamente al giocatore ma poi si è tirata indiestro difronte al milione chiesto da Lotito. Nulla di fatto quindi, Cristian – come affermato dal suo procuratore Vincenzo D’Ippolito – onorerà il contratto e a fine stagione andrà all’estero.

SOLUZIONI INTERNE:

Ora non ci resta che capire come farà Pioli a gestire l’attacco. Klose – a segno nella tragica trasferta di Cesena – non può reggere l’attacco da solo fino a fine stagione. Il sostituto naturale sembra essere Bryan Perea che però desta i soliti dubbi espressi anche la stagione passata. Mauri sicuramente verrà impiegato nella posizone di “falso nuove”. Posizione che a quanto sembra verrà ricoperta anche dallo stesso Ederson quando ce ne sarà bisogno. Invece le “frecce” laterali a disposizione di Pioli sono tante con Candreva, Keita, Anderson, Lulic (quando rientrerà dall’infortunio) e Mauri (quando non agirà da punta centrale). Dopo la brutta trasferta in terra emiliana la Lazio è quindi obbligata a ripartire per non vedere il Napoli allungare definitivamente le mani sul terzo posto che vale la Champions, toccherà al mister non far rimpiangere a tutti l’ennesima mancanza della società.



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Personaggi storici SS Lazio: Paul Gascoigne, “Gazza”

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“Qualunque cosa faccia nella vita deve essere divertente: se non lo è vuol dire che ho fallito”. Paul Gascoigne

Paul Gascoigne nasce nel 1967 a Gateshead, una piccola città nel nord-est dell’ Inghilterra. Giovanissimo, viene notato dai dirigenti del Newcastle, che, estasiati dal suo dribbling e dalla sua tecnica, decidono di portarlo nel proprio settore giovanile. Neanche maggiorenne esordisce con la maglia della prima squadra e si ritaglia presto uno spazio importante nello scacchiere  dei “Magpies”. Il rapporto con il club che lo ha lanciato nel calcio dei grandi dura tre anni, alla fine dei quali Gascoigne si trasferisce a Londra, sponda Tottenham. E’ proprio col Tottenham che Gazza, ancora nel vivo della gioventù, raggiunge l’ apice della carriera. In particolare nella stagione 1990-91, coronata dalla vittoria in FA cup per gli “Spurs”, Gazza realizza 19 reti, 6 dei quali determinanti per il successo dei suoi nella coppa nazionale. La stagione però si conclude nel peggiore dei modi: proprio durante la finale di FA cup, Gascoigne si infortuna gravemente al ginocchio sinistro ed è perciò costretto a saltare l’ intera stagione successiva. Nell’ estate del 1992 viene acquistato dalla Lazio, rilevata appena da Cragnotti, il quale si presenta con questo grande acquisto ai tifosi. Per portarlo a Roma la Lazio dovette pagare 15 miliardi di lire: Gascoigne rappresenta il primo inglese a vestire biancoceleste ma soprattutto il primo top player acquistato dalla prima squadra della Capitale. A Gazza basta davvero poco per entrare nel cuore dei tifosi della Lazio, siglando all’ 89° minuto, dopo solo due mesi di permanenza a Roma, il gol del pareggio nel derby capitolino, fissando il punteggio sull’ 1-1. Durante la permanenza a Roma, oltre alle gesta tecniche, dell’ inglese si ricordano volentieri una serie di comportamenti esuberanti fuori dal campo. Ci sono due episodi in particolare che vi vorremmo raccontare: il primo avvenne in un ristorante romano dove si mangiavano aragoste, esposte vive in un enorme vasca, in attesa di essere scelte e mangiate. Gazza si presenta una sera con la moglie e con un pessimo italiano cerca di indicare al cameriere l’ aragosta desiderata. Dopo una serie di incomprensioni tra il giocatore e il cameriere, Gazza si tuffa nella vasca e prende l’ aragosta prescelta. La porta al cameriere e, tutto bagnato, si riaccomoda al tavolo come se niente fosse. L’altro episodio si consuma su un pullmann che portava la squadra a Firenze. Gazza, agli ultimi posti, si alza dal suo sedile e raggiunge Zoff, addormentato. Passato un lungo tunnel Gazza è ancora accanto a Zoff, ma completamente nudo, con il mister che si sveglia in quell’ istante e sussurra: “Gazza, ma che c***o fai?”. Nel 1995 Paul Gascoigne saluta la Lazio e torna in Gran Bretagna, in Scozia, ai Rangers di Glasgow, per la cifra di 11 miliardi di lire. In terra scozzese Gascoigne sarà protagonista dei due titoli nazionali vinti dai Rangers (1996 e 1997), una coppa nazionale (1996) e una coppa di lega (1997).

Nell’ estate del 1998 passa al Middlesbrough e 2 anni più tardi all’ Everton, dove rimane per altre due stagioni prima di essere ceduto al Burnley, militante nella stagione 2002-03 in Championship. Dopo aver disputato solo 6 incontri con il Burnley, prova l’ esperienza cinese al  Gansu Tiamna, che si chiude con 4 presenze e 2 gol. Torna nuovamente in Inghilterra, dove per pochi mesi ricoprirà il duplice ruolo di allenatore-giocatore nei bassifondi della corrispondente serie D italiana, al Boston United. La sua carriera nella nazionale inglese comincia dal suo arrivo al Tottenham e si chiude dopo l’ Europeo del 1996, dove l’ Inghilterra fu eliminata in semifinale dalla Germania. Con l’ Inghilterra, nei 9 anni di militanza, Gascoigne apparse 57 volte, mettendo a segno 10 reti.

Nel 2005 comincia la sua brevissima esperienza come allenatore al Kettering Town, che durerà circa 3 mesi.

Dal suo ritiro dall’ attività professionistica si evidenziano  in Gazza ripetuti problemi legati all’ alcolismo. Dal 2007 a oggi sono stati innumerevoli gli interventi di familiari e amici per cercare una soluzione definitiva a questo problema. Numerosi sono stati i tentativi di ricovero in cliniche specializzate per la disintossicazione da alcol. Una frase dello stesso Gascoigne spiega in maniera concisa ma emblematica la sua situazione una volta ritiratosi dal calcio giocato: <<Ho sempre vissuto solo per il calcio e quando ho smesso, mi alzavo la mattina e mi chiedevo “e ora cosa diavolo faccio?“>>.

Nel 2012 si fa rivedere in pubblico, in quanto la Lazio riesce a riportarlo a Roma, invitandolo ad assistere alla partita di Europa League Lazio-Tottenham, entrambe sue ex-squadre. Prima del match Gazza decide di compiere un giro di campo per salutare i suoi vecchi tifosi, dopo 17 anni di assenza dalla Capitale.

Proprio il 2012 sembra l’ anno del definitivo cambiamento per Paul Gascoigne, il quale riassume così il suo anno nella lotta contro l’ alcol: “ogni tanto mi manca la pinta di birra e non sarebbe normale se non fosse così. Non so se berrò ancora, ma so che non ho bevuto ieri e che non ho bevuto oggi e, toccando ferro, che non berrò neanche domani”. Aggiungerà anche: “mi ricordo i giorni in cui alle 7 del mattino la sola cosa che avevo in mano era una bottiglia di gin mentre adesso alle 7 ho in mano un peso della palestra ed è molto meglio”.

Nel Febbraio 2013 accusa una crisi cardio-respiratoria e viene portato in una clinica per la riabilitazione da alcol in Arizona. Una volta uscito dalla clinica affermerà: “voglio tornare alla realtà, a differenza di George Best io voglio guarire”, ma nel Luglio dello stesso anno viene trovato a terra, fuori da un albergo londinese, con due bottiglie di gin in tasca. Un anno dopo viene rinvenuto fuori dal suo appartamento con una bottiglia di gin in mano e viene ricoverato. Al momento questo è l’ ultimo, spiacevole episodio che coinvolge Gascoigne, che nello stesso periodo era stato invitato a giocare, a 47 anni, per l’ Abbey, club di 4a divisione.

Confidando in una tua vittoria definitiva contro l’ alcol, ti porgiamo i nostri più sinceri saluti, Gazza!



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Lotito condannato per omessa alienazione di partecipazione, pena pecuniaria per lui

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LotitoLa terza sezione della corte d’appello di Milano ha condannato Lotito per omessa alienazione di partecipazione. La pena inflitta era di 3 mesi che poi sono stati convertiti in una “multa” pari a 3420 euro.Titoli Lazio, “omessa alienazione di partecipazioni”: condanna per Lotito

in relazione a presunte irregolarità nella gestione delle azioni della società biancoceleste nell’estate del 2005. Alla stessa sanzione è stato condannato anche l’imprenditore Roberto Mezzaroma.

Gli altri reati che erano stati contestati ai due imputati, invece, ossia l’aggiotaggio e l’ostacolo alle autorità di vigilanza, sono già stati dichiarati prescritti dalla Cassazione. Secondo le indagini coordinate all’epoca dal pm Laura Pedio, tra il presidente biancoceleste e Mezzaroma ci sarebbe stato un presunto accordo occulto per evitare il lancio dell’Opa sui titoli della società.

Grazie a questo patto, il 30 giugno 2005 Mezzaroma avrebbe “acquistato il 14,6% di azioni della Lazio e lo avrebbe fatto, secondo l’accusa, per conto di Lotito”. In tal modo quest’ultimo, stando alle indagini, non sarebbe figurato come il reale titolare del pacchetto azionario. Lotito, sempre secondo l’accusa, “avrebbe aggirato così l’obbligo di lanciare l’Opa, malgrado in realtà avesse sforato il 30% delle quote in suo possesso”.
Titoli Lazio, “omessa alienazione di partecipazioni”: condanna per Lotito
„Nel marzo 2009, Lotito e Mezzaroma erano stati condannati in primo grado rispettivamente a 2 anni e a un anno e 8 mesi. Le due condanne nel 2012 erano state poi ridotte entrambe di sei mesi e, infine, la Cassazione ha dichiarato prescritti gran parte dei reati ed è rimasta in piedi soltanto l’accusa di “omessa alienazione di partecipazioni”. “



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Bergessio-Lazio, Lotito cerca di convincere Ferrero ed il giocatore chiede garanzie

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Sampdoria/Trofeo Carranza - Atletico Madrid-Sampdoria (Finale 1° posto) Caccia al vice Djordjevic, caccia al prestito con diritto di riscatto ma sopratutto caccia ad una certezza che non arriva. L’infortunio del neo laziale ha sballato i piani di Lotito (?);quest’ultimo infatti non ha cercato un attaccante che arrivasse entro la fine del calciomercato invernale credendo di essere al completo li davanti con Klose,Djorjevic e compagni. I nomi son tanti ma quello più tirato in ballo sembrerebbe essere quello di Bergessio. Non ci sono ufficialità da parte del suo procuratore ma voci fondate parlano di un Lotito che sta cercando di convincere il presidente blucerchiato a farselo dare in prestito con diritto di riscatto mentre Ferrero vorrebbe cederlo senza prestito o almeno con diritto obbligatorio di riscatto. Il giocatore intanto chiede delle garanzie, verrebbe infatti solamente se ha spazio per giocare e non come seconda scelta. Il DS doriano intanto smentisce un contatto diretto:“Nessuno della Lazio ci ha chiesto di trattare di Bergessio ma non escludo che ci siano stati contatti con l’entourage del ragazzo”.



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Djordjevic KO, chi lo sostituierà?

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7818f4dfe16a2d036c0f6a706700adb0-018-k6CC-U1006207795038N-620x349@Gazzetta-Web_articoloGrande vittoria, grande partita, tre punti guadagnati in rimonta e terzo posto acciuffato di nuovo in attesa della gara del Napoli. Prima Parolo, poi Klose e poi di nuovo Parolo regolano il Milan di Inzaghi in rimonta. Ma l’urlo di gioia è inevitabilmente strozzato in gola in occasione del terzo gol: Cataldi scorge Candreva completamente solo sull’ out di destra e per l’esterno romano è un gioco da ragazzi servire l’assist perfetto. E’ Filip Djordjevic il destinatario, ma il serbo manca l’appuntamento col pallone ed il piede destro impatta col terreno e la caviglia si torce in modo anomalo, Parolo raccoglie e segna. 3 a 1, partita in ghiaccio, ma ci si accorge subito che dentro l’area rossonera qualcosa non va. A terra Djordjevic si dimena, i compagni chiamano subito l’intervento dello staff medico, non ce la fa a proseguire.

Gli esami del giorno dopo rivelano la vera e pesante entità dell’infortunio: frattura scomposta del malleolo peronale e stagione praticamente finita per l’attaccante ex Nantes. Con sette sigilli Djordjevic è il capocannoniere della Lazio e perno d’attacco imprescindibile per Pioli, inevitabile quindi muoversi sul mercato da qui fino alla fine del mese per sostituire il bomber col numero 9 sulle spalle.

EMERGENZA ATTACCO: 

L’unico attaccante di ruolo attualmente nella rosa laziale è Miro Klose. La punta tedesca, miglior marcatore assoluto della storia dei mondiali, quest’anno si è alternato proprio con Djordjevic in una staffetta chiara fin da subito: Filip è il titolare, Miro entra a partita in corso. Ora però con l’infortunio del collega il 36enne tedesco non può accollarsi da solo l’attacco per l’intero girone di ritorno e le piste per un nuovo attaccante sono molte. La società assicura il ritorno dalle parti di Formello di Brayan Perea che ha collezionato poche presenze (ed un solo gol) in quel di Perugia; ma Lotito e Tare sanno benissimo che per agguantare l’obiettivo Champions serve un giocatore pronto, esperto e col fiuto del gol. Le ipotesi sono tante, forse la più suggestiva è quella di un ritorno in Italia per Mario Balotelli: dell’attaccante italiano se ne era già parlato in orbita Lazio prima dell’infortunio di Djordjevic. Raiola, l’agente di Super Mario, ha proposto il suo assistito a Lotito che però difficilmente si farà carico anche solo di una parte del gigantesco ingaggio percepito dal calciatore e per questo, la pista Balotelli sembra al momento la meno percorribile.

Più concreta sembra invece la possibilità di vedere Pazzini all’Olimpico. L’attaccante toscano non gradisce l’utilizzo col contagocce riservatogli da mister Inzaghi e rappresenterebbe l’identikit perfetto in quanto arriverebbe con la formula del prestito fino a fine stagione e rappresenterebbe “l’usato sicuro” da gettare subito nella mischia.

Denis, Bergessio, Okaka ed Amauri sono altri nomi da tener d’occhio insieme alle suggestioni Cassano ed Osvaldo, quest’ultimo in rotta con l’Inter.

SOLUZIONI TATTICHE:

Non è del tutto impossibile però che la società decida di continuare con quello che già si ha: anche nella scorsa stagione, quando Klose, Perea e Postiga furono costretti ad alzare bandiera bianca per i rispettivi acciacchi, l’allora tecnico bianco celeste Edy Reja aveva fatto di necessità virtù schierando un tridente composto da Candreva e Keita laterali, con Mauri ad agire da “falso nueve” con discreti risultati. In questo senso Mamadou Tounkara potrebbe trovare finalmente l’esordio stagionale in alternanza con il capitano.

Le vie del mercato sono tante e mutevoli, specialmente nello scenario economico attuale dove – eccetto le big d’Europa – tutte le squadre si muovono con cautela per stanare l’affare migliore; adesso la società dev’essere brava nel riempire il buco lasciato da Djordjevic per centrare quello che ormai è l’obiettivo dichiarato, l’Europa che conta.

 

Articolo di Valerio Bernardinetti



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Maurício dos Santos Nascimento: il nuovo centrale della Lazio

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336x0_1421932782263_4531È arrivato, finalmente, il difensore centrale che tutti si aspettavano (e che tutti chiedevano a gran voce): Maurício dos Santos Nascimento, classe ’88 con tanti muscoli e tanta grinta da mettere in campo. La telenovela Hoedt-Lazio si è conclusa con un arrivederci alla prossima stagione quando il centrale olandese vedrà scadere il proprio contratto con l’AZ e potrà quindi accasarsi dalle parti di Formello; ma un difensore da affiancare a De Vrij serviva subito ed è stato individuato dalla società nel 26enne brasiliano. Difensore centrale ruvido ed imponente, calca i campi di mezzo Brasile cambiando otto squadre in patria prima dell’arrivo in Europa, allo Sporting Lisbona. Nella capitale portoghese Maurício  colleziona più di 50 presenze tra campionato e coppe, sigla due gol e raggiunge il secondo posto in campionato, quello che vale la Champions. Ora lo sbarco a Roma, nella Seria A, con la voglia di raggiungere lo stesso traguardo agguantato con la maglia dei Leões e con la voglia di imporsi in un campionato di maggior blasone.

Ma il passato di Maurício è non mai stato così ricco di prospettive come lo è il presente: come già detto, otto casacche diverse indossate in terra natia, con tanta gavetta, tribune e panchine. Entra nelle giovanili del Palmeiras nel 1999 dove cresce calcisticamente, nel 2007 viene girato in prestito al Clube de Regatas Brasil militante nella Serie C brasiliana dove colleziona 17 presenze e 4 reti. Il campionato seguente è contraddistinto dal ritorno alla casa base dove colleziona 16 presenze tra campionato e coppa, vincendo il campionato Paulista. Il Palmeiras però, nel 2009, decide di allontanarlo dal club per un diverbio con il compagno Obina; inizia così il suo peregrinare tra vari prestiti:  GrêmioPortuguesaVitória e Joinville. Nel 2013 si svincola finalmente dal Palmeiras e firma per lo Sport Club do Recife dove rimane un solo anno. Quindi è tempo per un’altra svolta; per “poche” migliaia di euro approda in Portogallo dove si impone come uno dei migliori difensori in terra lusitana. Ora lo sbarco a Roma sembra l’ultimo capoverso del capitolo “consacrazione” della storia di Maurício che scalpita già in vista della sfida contro il Milan.

Tecnicamente parlando invece, lo strapotere fisico è una delle sue doti migliori. L’impressionante elevazione gli concede gioco facile sulle palle alte mentre la buona gamba permette, se ce ne fosse bisogno, di schierarlo nell’out destro di difesa. Anche l’anticipo rientra nel bagaglio tecnico del brasiliano, insieme ad un’ottima forza d’urto ed una aggressività “controllata” e “pulita”.

Non ci rimane quindi che aspettare, vederlo in coppia con De Vrij e sperare che i due si integrino al meglio per poter puntare, ora che la difesa è completa, all’ Europa che conta.



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FOCUS MERCATO: Hoedt-Lazio, ancora nulla da fare. Ledesma, parla D’Ippolito: futuro in bilico

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Hoedt-SoccernewsIl mercato invernale è entrato nel vivo. Pochi ancora i colpi grossi messi a segno, in questo senso si sono mosse soprattutto le milanesi (Podolski e Shaqiri all’Inter e Cerci al Milan). Per il resto oltre a trattative minori, le altri “big” aspettano alla finestra in attesa dell’affare. Anche la Lazio rientra in questo gruppo: dopo il 2 a 2 contro la Roma nel derby e l’archiviazione della pratica Torino, i riflettori si sono nuovamente accesi sul calcio non-giocato, o meglio sul calcio giocato negli uffici, nelle hall degli alberghi e con i telefoni che squillano tutto il giorno.

ENTRATA:

Sembrava tutto fatto per Wesley Hoedt, il forte centrale olandese era atteso a Roma nei giorni scorsi per le ufficialità; sembrava l’epilogo di una trattativa lunga fatta di proposte e controproposte che però, allo stato attuale dei fatti, dovrò protrarsi ancora. Infatti l’AZ, squadra titolare del cartellino, si è imposta di nuovo ed ha fatto saltare di nuovo la trattativa che sembrava, come detto, in dirittura d’arrivo. A parlare della vicenda ancora John van den Brom, tecnico dell’AZ: “Il ragazzo potrebbe andar via in qualsiasi momento e questo mi dispiace terribilmente. Lui è un ragazzo di talento, può diventare un grande calciatore ed io gli auguro tutto il bene per la sua carriera. Abbiamo provato a trattenerlo ma lui ha piani diversi per il suo futuro e questa sua volontà lo ha fatto finire fuori rosa” L’unico modo per scoprire quando Hoedt riuscirà a vestire i panni della prima squadra della Capitale è aspettare, con la speranza che sia una breve e dolce attesa.

E’ stata una giornata importante anche per quanto riguarda Ravel Morrison, il fantasista del West Ham accostato in questi giorni alla Lazio. John Davies, agente del ragazzo, è arrivato in mattinata a Fiumicino dove è stato accolto dal team manager Manzini e subito accompagnato a Formello per discutere con la dirigenza laziale dell’eventuale approdo del suo assistito. Dopo un colloquio durato più di tre ore, Davies ha lasciato il campo sportivo e le sensazioni che trapelano sono molto positive. In Inghilterra Morrison è considerato un talentino ed i media d’Oltremanica sono convinti che il centrocampista non rinnoverà con gli Hammers per accasarsi a parametro zero dalle parti di Formello.

USCITA:

Si era parlato di un clamoroso passaggio di tre giocatori laziali al Parma: Ederson, Gonzalez e Perea. Se i primi due non sembrano rientrare nel progetto tecnico della società, al giovane colombiano si vuole fornire la possibilità di giocare con più continuità e di accrescere il proprio bagaglio d’esperienza in Emilia. Per ora però non c’è ancora nulla nero su bianco e per l’ufficialità della trattativa bisogna aspettare ancora.

Un’altro che non trova spazio nel centrocampo di Pioli è Cristian Ledesma, titolare e marcatore nell’ottavo di finale disputato ieri contro il Toro di Ventura. A parlare è stato proprio il procuratore di Ledesma, Vincenzo D’Ippolito: Cristian sta giocando poco ma è un professionista serio e dà sempre il massimo quando è chiamato in causa. Futuro? Il rinnovo è in bilico e non si puà ancora stabilire un quadro chiaro della situazione”. 



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Personaggi storici SS Lazio: Paolo Di Canio

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“Essere laziale è qualcosa di speciale, diverso dalla massa. È stato l’istinto a spingermi verso i colori biancocelesti e la passione per l’aquila, un animale affascinante, regale, fiero.”

Paolo Di Canio è uno dei personaggi più discussi e controversi che fanno parte della storia della prima squadra della Capitale.

Nasce il 9 Luglio 1968 a Roma, precisamente nel quartiere del Quarticciolo, un rione dove essere laziali è una scelta coraggiosa, in quanto si avrà la certezza di essere quasi soli, a differenza degli odiati cugini giallorossi.

Viene notato giovanissimo dai dirigenti della Lazio quando militava nelle giovanili della Pro Tevere Roma. Passa quindi l’ adolescenza nel settore giovanile biancoceleste, che a soli 17 anni lo manda a fare esperienza in serie C2, alla Ternana. Dopo un anno torna a casa, con la Lazio che si trova in serie B e riesce, alla fine della stagione 1987-1988, a raggiungere la promozione che la riporta nella massima serie. In questa stagione Di Canio non troverà mai spazio, poichè giudicato ancora troppo acerbo. E’ nella stagione successiva, in serie A, che l’ allenatore Giuseppe Materazzi decide di puntare sul giovane attaccante del vivaio. Lo fa esordire il 9 Ottobre 1988 in occasione di Cesena-Lazio 0-0, e da quel momento Di Canio diventa un punto fermo della squadra. Durante la stagione 1988-1989 sigla un solo gol, ma determinante, poichè sblocca il derby capitolino del 15 Gennaio 1989, esultando con il dito alzato sotto la curva giallorossa, emulando un gesto proprio di una leggenda biancoceleste degli anni ’70: un certo “Giorgio Chinaglia”. Il derby si concluderà 1-0 per i biancocelesti, che proprio grazie alla rete del giovane Di Canio ottengono una vittoria nella stracittadina, dopo 3 anni di assenza dalla massima serie. Alla fine della stagione successiva, il presidente Calleri lo cede alla Juve per 7.5 miliardi di lire, scatenando l’ ira del giocatore stesso. Dopo un anno sotto la guida di Maifredi, il rapporto tra Di Canio e i bianconeri comincia a vacillare, complice l’ arrivo di Trapattoni sulla panchina bianconera, che con Di Canio non ebbe mai un bel rapporto.  Dopo due anni di convivenza forzata tra il giocatore e l’ allenatore si apre una ferita insanabile, e perciò Di Canio fa le valigie e approda in prestito alla corte di Lippi, a quei tempi allenatore del Napoli. La stagione a Napoli è piuttosto positiva per l’ attaccante romano, che però non verrà riscattato dai partenopei. Giunge l’ anno dopo a Milano, sponda rossonera. Anche con Capello (allenatore del Milan) il rapporto è instabile e perciò dopo due stagioni in rossonero è costretto a trasferirsi nuovamente, questa volta oltremanica, in Scozia, al Celtic per la precisione. La stagione 1996-1997 è forse la migliore in tutta la sua carriera, in quanto viene nominato a fine stagione il miglior giocatore del campionato scozzese. L’anno successivo passa allo Sheffield Wednesday, dove rimarrà un anno e mezzo, segnando 15 gol, ma venendo squalificato per 11 giornate a causa di una spinta ad un arbitro. Nel Dicembre del 1998 approda al West Ham, dove rimase per ben 4 stagioni e mezzo, lasciando un segno davvero positivo nel cuore dei tifosi degli Hammers, segnando più di 50 gol tra campionato e coppe. Nella sua carriera al West Ham c’è sicuramente un episodio che va ricordato più di ogni altro: è il 18 Dicembre del 2000, al Goodison Park va in scena Everton-West Ham, al 90° minuto, sul risultato di 1-1, il portiere della squadra di casa, Gerrard, si infortuna durante un’ uscita al limite dell’ area, Sinclair (ala del West Ham), mette una palla al centro per Di Canio, che anzi che insaccare in rete prende la palla con le mani e ferma il gioco, consentendo ai medici di soccorrere l’ estremo difensore avversario. Lo stadio esplode in un boato di lodi per Di Canio, che, grazie a questo gesto, conquista il premio Fair Play del medesimo anno e viene inserito nella squadra ideale del West Ham di tutti i tempi. Al termine della stagione 2002-2003 il West Ham retrocede in Championship e Di Canio è lasciato libero di andare: sceglie però di rimanere a Londra, al Charlton Athletic, per un anno, in cui segna 4 reti in 31 presenze. Nell’ estate del 2004 Di Canio segue ciò che gli dice il cuore e rinuncia ad un’abbondante porzione del suo stipendio per tornare a casa, nella Lazio. Della sua nuova esperienza a Roma viene ricordato sicuramente un secondo gol nel derby romano dopo quello del 1989. Anche stavolta sblocca la partita, ma il risultato finale sarà di 3-1 per i biancocelesti. Celebre e ricorrente, in questa parte della sua carriera, il saluto romano mostrato ai suoi tifosi durante alcune partite, che costerà a giocatore e squadra molteplici ammende e un particolare interessamento della FIFA. Anche nella stagione successiva è titolare nella Lazio guidata da Delio Rossi, che si piazza a fine stagione in zona UEFA. Ma il presidente Lotito non desidera in alcun modo proseguire il rapporto con il giocatore, che termina cosi la sua seconda avventura in biancoceleste e si accasa nell’ estate 2006 alla Cisco Roma, militante in serie C2. Dopo due stagioni alla Cisco, complici l’età e i ripetuti infortuni negli ultimi anni di carriera, Di Canio sceglie di appendere gli scarpini al chiodo. Dopo il ritiro viene invitato regolarmente in alcune trasmissioni calcistiche e ricopre spesso la veste di commentatore sportivo in Europa League. Dal 2011 sceglie di allenare lo Swindon Town, squadra inglese militante nella Football League Two, equivalente alla nostra vecchia serie C2. Nel primo anno da allenatore ottiene il primato nella classifica finale e la conseguente promozione nella Football League One. Nella stagione successiva, dopo alcune divergenze con la dirigenza, decide di dimettersi. Nel Marzo del 2013 viene ingaggiato dal Sunderland, che naviga nei bassifondi della classifica in Premier League. Dopo una serie di risultati postivi il Sunderland ottiene un’ insperata salvezza e Di Canio viene confermato anche per la stagione successiva. La stagione 2013-2014 si apre con 5 incontri senza neanche una vittoria e perciò Di Canio viene esonerato dalla dirigenza. Dalla stagione 2014-2015 è opinionista per Fox Sport.

Lorenzo Martini

 



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FELIPE ANDERSON FUORI ALMENO 3 SETTIMANE

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Arriva una doccia gelata dalla clinica Paideia per la Lazio di Stefano Pioli. Felipe Anderson, l’uomo più in forma della rosa biancoceleste, sarà costretto a fermarsi per tre settimane. Lo ha annunciato la stessa società capitolina con un comunicato sul proprio sito ufficiale: “Questa mattina, durante l’allenamento presso il Centro Sportivo di Formello, l’atleta Felipe Anderson ha riportato un trauma distorsivo del ginocchio sinistro con interessamento del legamento collaterale mediale. Gli accertamenti svolti questo pomeriggio presso la clinica Paideia in Roma hanno escluso la presenza di lesioni meniscali associate. L’atleta pertanto osserverà un periodo di riposo e cure mediche stimato attualmente intorno alle 3 settimane salvo complicazioni”.

Accertamenti strumentali in Paideia, non sono controlli qualsiasi. In clinica c’è Felipe Anderson, l’uomo del momento. Il brasiliano è uscito nella ripresa con la Roma per una contusione alla coscia, ha ricevuto un leggero colpo anche nella seduta di questa mattina. Ha comunque proseguito senza problemi per tutto il resto dell’allenamento. Felipe scalpita, non vuole fermarsi, la risonanza magnetica chiarirà la sua situazione fisica. E’ apparso tranquillo, insieme a lui è arrivato il medico sociale biancoceleste Stefano Salvatori.

fonte (Carlo Roscito-lalaziosiamonoi)



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LOTITO ANNUNCIA: “Lascio la Lazio se la Roma vince lo scudetto”

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“La Roma non vince lo scudetto, scommetto la presidenza della Lazio”, giura Lotito a “Un giorno da Pecora” all’indomani del pari nel derby. Poi si spiega meglio: “Dal punto di vista tecnico è impossibile che la squadra giallorossa vinca lo scudetto, la Juve è più forte. Nella stracittadina la Lazio ha perso due punti”. Quindi sull’esultanza di Totti: “Non faccio selfie, io sono un analogico non un tecnologico. Il selfie di Totti è stato un gesto inopportuno che non c’entra nulla con il calcio. Incidenti? Selfie innocuo, ma stimola in una situazione esacerbata. Il selfie di Totti è fuori luogo e comunque il mio capitano non lo avrebbe mai fatto”. (fonte cittaceleste)



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Pino Insegno non ci sta alle critiche sul suo conto:”prendete esempio dai romanisti”

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4c0ea8853e55bbfcb813acfbb2461670-72839-1373411043Pino Insegno tuona nel programma radiofonico di Guido De Angelis insultando gran parte della tifoseria laziale dandogli dei figli di una buona donna (il senso si capisce):
“Sono deluso da quello che ho letto sui social da alcuni laziali che mi chiamano schiavo di Lotito – ha tuonato l’attore romano -. Francamente non ne capisco il motivo. E’ ingiusto dopo tutto quello che ho fatto per la Lazio. La madre dei cretini è sempre incinta. Solo perché ho presentato i 115 della polisportiva, un evento oltretutto di beneficenza per la famiglia Donati. Guardate, invece, dall’altra parte: i romanisti sono sempre coesi, riescono ad aiutarsi a vicenda. I giornali stamattina tutti a parlare del selfie di Totti, ad esultare per un pareggio che in realtà per loro equivale a una sconfitta visto che hanno perso altri 2 punti dalla Juve. Invece noi ci smembriamo tra laziali e poi pretendiamo di essere rispettati dagli altri. C’è stato il giornalista Greco che ha parlato male dei 115 anni. Un laziale che critica i laziali su un sito laziale. E’ pazzesco. Non vuole essere un’offesa verso di lui, ma non è bello farci la guerra tra di noi”.



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La Sud ci prova, ma per entrare nei libri di storia serve molto di più

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curvaLo striscione recitava:
“FIGLI DI ROMA,CAPITANI E BANDIERE QUESTO È IL MIO VANTO CHE NON POTRAI MAI AVERE”

Ma andiamo ad analizzare chi sono questi “Figli di roma e capitani”

MARIO DE MICHELI :Quando questo “terzino di livello medio basso ” (fonte Wikipedia ) ha iniziato a giocare nel 1924 loro ancora non esistevano

GIORGIO CARPI: nato a Verona . Come “Figlio di Roma” ?
GIULIANO TACCOLA: nato a Uliveto Terme .
Morto a 25 anni è Passato alla storia come uno dei primi giocatori morto a causa del doping .
L’A.S Roma fu denunciata per responsabilità diretta.
GIUSEPPE GIANNINI detto Er principe: Frattocchie.
FERRARIS IV: Era talmente Romano dentro ,che decise di andare alla Lazio
AMEDEO AMADEI: nato a Frascati
GIACOMO LOSI: nato a Soncino
FULVIO BERNARDINI: Prima che loro nascessero, Bernardini aveva già giocato 8 campionati con la Lazio.
RODOLFO VOLK: nato a Fiume
I nostri lupacchiotti devono aver pensato che fosse nato nel Tevere e quindi lo hanno inserito tra i figli di Roma, ma no lui è nato proprio a Fiume nell’attuale Croazia
BRUNO CONTI: nato a Nettuno
FRANCESCO ROCCA: nato a San Vito
AGOSTINO DI BARTOLOMEI:Ma chi, quello abbandonato dopo la finale persa contro il Liverpool?
DANIELE DE ROSSI: Ostia
L.C



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Il punto sul mercato: ancora nessun movimento per la Lazio

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calciomercatoPrimi dieci giorni del nuovo anno e la situazione, per quanto riguarda il mercato bianco celeste, sembra essere in stand-by. Quasi tutte le dirette concorrenti hanno messo a segno colpi più o meno importanti, aggiungendo tasselli importanti per la seconda parte di stagione. Alcuni di questi affari hanno anche riportato una ventata di entusiasmo in piazze – come quella di Milano in entrambe le sponde – molto scontente dell’andamento di questa prima parte di stagione. Podolski, Cerci, Shaqiri, per fare alcuni nomi provenienti dall’estero.

La Lazio invece? Sembra di assistere (anche se è ancora presto) alla consueta sessione di mercato invernale alla Lotito: aspettare, ponderare, cercare di essere il più furbo di tutti, anche se ci sono tasselli che mister Pioli richiede ed aspetta con impazienza.

IN ENTRATA:

In entrata il nome più caldo è quello di Wesley Hoedt, forte difensore centrale dell’AZ. Il ragazzo ha scelto la Lazio, non vuole rimanere in patria ed il suo futuro sarà comunque biancoceleste, adesso o a giugno. La società però vuole portarlo a Formello già in questa finestra di riparazione ma la forbice tra domanda ed offerta è ampia poco più di un milione. La Lazio ha messo sul piatto 700 mila euro, 200 mila in più rispetto a quelli che l’AZ percepirebbe perdendo il giocatore a parametro zero in estate come premio di valorizzazione. La trattativa sta assumendo la fisionomia di una vera e propria partita a scacchi dove ogni mossa potrebbe essere “fatale” per una delle due parti e l’AZ si sta dimostrando ben ancorata sulle proprie volontà: 2 milioni o niente. In realtà l’asse Roma-Alkamaar non si è raffreddato, ma ogni approccio si conclude con un nulla di fatto, anche se nell’ultima amichevole disputata dai bianco rossi Hoedt è sceso in campo solo nel secondo tempo e le parole dell’allenatore olandese John van den Brom sono emblematiche: “Hoedt è in panchina perchè si dice che voglia lasciarci a gennaio. Quindi ogni giorno c’è il rischio che venga ceduto a un altro club. In questo momento – riporta il quotidiano Noordhollands Dagblad – preferisco giocare con qualcun altro…”.

IN USCITA:

Se il mercato in entrata sembra bloccato, quello in uscita potrebbe sbloccarsi da un momento all’altro. El Tata Gonzalez non trova spazio e vuole giocare, il Parma ci pensa seriamente e vorrebbe assicurarsi l’uruguaiano con la formula del prestito per poi riscattarlo a giugno. Anche il Toro si era mosso per il centrocampista di quantità ma l’approdo in Emilia sembra più che mai possibile. Michael Ciani invece, che aveva confessato l’esigenza e la voglia di nuove sfide al sito ufficiale del Bordeaux, non ha raggiunto l’accordo col Tolosa: le due squadre si erano accordate su una base di 700 mila euro per il trasferimento ma il centrale parigino ne chiede 900 mila di ingaggio, cifra che va oltre le possibilità della squadra francese. Su di lui comunque ci sono l’ OM, il Lens, l’ Oyimpiakos e due squadre turche.

Anche il futuro di Novaretti e Pereirinha sembra essere lontano dalla Capitale: per l’argentino l’interessa è forte in Messico ma anche i cileni del Colo-Colo sembrano aver adocchiato il nativo di La Palestina. Per il portoghese invece probabile ritorno in patria: lo Sporting Braga ha fatto qualche sondaggio, così come alcune squadre turche, ma di concreto ancora nulla.

Quindi, il mercato bianco celeste rimane di nuovo appeso ad un filo, sperando che questa volta, a forza di tirare troppo, il filo non si spezzi.



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LAZIO: Hoedt e non solo

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Siamo alla stretta finale per Hoedt delll’AZ, i due club stanno in questo momento chiudendo la trattativa per quasi 2 milioni di euro,  in giornata potrebbe esserci già la fumata bianca.
Inoltre probabile anche l’arrivo di Felipe dal Parma in prestito nell’affare Gonzalez, l’olandese e il brasiliano dunque sostituirebbero i partenti Novaretti e Ciani (vicino al Tolosa).



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ROMA-LAZIO: Out Lulic e forse anche….

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Arrivano brutte notizie dell’infermeria per il tecnico della Lazio Pioli. Come ricorda Il Corriere dello Sport, Senad Lulic sarà costretto a saltare il derby con la Roma dopo l’infortunio al ginocchio rimediato contro la Sampdoria, per lui si teme una distrazione al collaterale interno del ginocchio sinistro. Durante iol match contro i blucerchiati si è fermato anche Cana per un problema alla schiena. Anche per lui il recupero in vista di domenica appare molto difficile



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Aria di derby con 4 diffidati, 3 colonne portanti a rischio squalifica

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BIGLIAParola d’ordine: Smaltire il panettone!
La sosta natalizia è solo una piccola pausa per ricaricare le pile e la mentalità biancoceleste che dovrà affrontare un ciclo di partite molto ardua per rincorrere l’europa. La squadra di Pioli inizierà il tour de force contro la Sampdoria di Sinisa. I blucerchiati, squadra rivelazione assieme ai cugini rossoblù, verranno all’Olimpico a cercare la continuità ed i 3 punti contro la prima squadra della capitale. La Lazio si sta muovendo anche nel mercato per ottimizzare la rosa e sostituire i vari infortunati.
Come anticipato, i biancocelesti dopo la 17esima giornata di campionato, entreranno in clima derby, affronteranno quindi una Roma che rincorre il primato da inizio campionato.
Pioli dovrà stare molto attento ai diffidati, Marchetti,Cavanda,Biglia e Radu,3 sono le colonne portanti della rosa biancoceleste che dovranno stare attenti a non prendersi un cartellino contro i Genovesi.
Già l’argentino saltò un derby per un infortunio e quello alle porte è il suo primo derby capitolino della sua vita.
Ma non finisce qui, dopo Samp e Roma, la squadra capitanata da Mauri dovrà affrontare il Torino in coppa Italia, altra squadra rivelazione data anche la sua presenza in Europa e il Milan che cerca la risalita con i suoi nuovi acquisti da “Big team”.
Nel mercato laziale trapelano delle voci di corridoio per quanto riguarda Keita. L’Inter starebbe valutando uno scambio con Hernanes per portare a Milano il baby laziale ma Lotito vorrebbe qualcosa di più. Voci di corridoio che non influiscono psicologicamente la squadra laziale.



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Inter, Arsenal e Liverpool su Keita che intanto parla di Lazio…

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Ss-Lazio-Keita-migliore-campo-cagliari-radu-manchester-united7 partite e 277 minuti giocati, un misero bottino per chi ad inizio stagione  doveva essere uno degli uomini cardine della Lazio targata Pioli. Stiamo parlando del diciannovenne Keita Balde Diao, da inizio stagione vero e proprio enigma biancoceleste. Se nell’ultima parte della stagione 2013/2014 il talentino ex Barça aveva incantato e convinto tutti a suon di gol e giocate, quest’anno Keita trova poco spazio nell’undici titolare e le voci di un possibile addio non si sono fatte attendere. Con un Candreva che resta fuori solo se costretto da problemi fisici, uno Stefano Mauri ancora ad ottimi livelli che trascina con esperienza e gol la squadra e la definitva esplosione di Felipe Anderson, i minuti che servirebbero al ragazzo per entrare in ritmo e riprendere da dove si era fermato la scorsa stagione, non ci sono.
Quindi, con questo povero minutaggio, chi è interessato al classe ’95 laziale si è affacciato alla finestra ad osservare la situazione.
Arsenal e Liverpool sembrano, tra le squadre estere, quelle maggiormente interessate al ragazzo anche se Lotito se lo tiene stretto, o quasi. Il prezzo fissato dalla società infatti è alto, 20 milioni e davanti a queste cifre anche i top club si fermano a riflettere. Inoltre, un eventuale trasferimento all’estero si potrebbe concretizzare più verosimilmente con l’arrivo del passaporto spagnolo.
In Italia invece, a fargli la corte è l’Inter di Mancini che ne tesseva le lodi già quando il folletto senegalese faceva impazzire gli avversari nella cantera “blaugrana”. Thoir però non ha così tanta liquidità da versare nelle casse del collega romano e che quindi potrebbe solamente intavolare una trattativa di prestito con obbligo di riscatto prestabilito.

Intanto però, il calciatore è intervenuto ai microfoni di Lazio Style Radio in occasione del Lazio Xmas Camp: “E’ una maglia che mi ha dato tanto, mi ha fatto crescere, non posso che esserne grato. Ci auguriamo un anno pieno di successi”.

Il calciomercato deve ancora iniziare ufficialmente, sperando che non si chiuda con un addio che nessun tifoso biancoceleste si augura.



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LAZIO-HOEDT: ci siamo

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La Lazio ha messo in cassaforte il centrale difensivo del suo futuro, si chiama Wesley Hoedt olandese 20 anni. Secondo fonti olandesi e anche altri organi di stampa italiani, la società bianco celeste avrebbe trovato un accordo totale sia col giocatore, o subito o per giugno a costo zero, che con la società per l’eventuale acquisto a gennaio. la svolta sta nella condizione che l’AZ potrà decidere se tenerlo fino a giugno o cederlo ora alla cifra di 1,8 milioni che la Lazio ha messo sul tavolo. nel caso il giocatore restasse in Olanda fino a giugno, sarebbe pronto il prestito secco di Doria fino a giugno che colmerebbe il mancato arrivo di Hoedt. Prestito che però ha in se anche una possibilità di riscatto del giocatore, questo per non far si che il difensore brasiliano giocando, si rivaluti esclusivamente a vantaggio del club francese del Marsiglia detentore del cartellino. Atttendiamo quindi sivluppi in giornata, la Lazio vuole regalare a Pioli un difensore da subito. (fonte cuoredilazio.it)



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Calciomercato Lazio Hoedt: Il gigante olandese è la prima scelta

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ROMA – Si chiama Wesley Hoedt, ha vent’anni, è alto un metro e 92, gioca nell’Az Alkmaar. Difensore centrale mancino, scadenza 2015. E’ la prima scelta della Lazio, che lo sta seguendo e lo tratta a fari spenti da almeno un mese. Appartiene alla Seg (Sports Entertainment Group), la stessa scuderia di Stefan De Vrij, ex capitano del Feyenoord, altro olandese catturato l’estate scorsa da Lotito e Tare per ricostruire il reparto arretrato. Hoedt ha appena comunicato all’Az Alkmaar l’intenzione di non rinnovare il contratto. E’ attratto dall’ipotesi di trasferirsi nel campionato italiano a gennaio. E’ stato proposto alla Fiorentina e il suo nome è stato accostato anche alla Roma, che alla fine di luglio (dopo il blitz per Astori) aveva provato in extremis a soffiare De Vrij al club biancoceleste. Dal centro sportivo di Formello non arrivano conferme, ma in questo caso neppure smentite. Per Hoedt vale il principio del silenzio assenso, il profilo corrisponde in pieno all’identikit tracciato a metà dicembre. Si spiega la prudenza, si giustifica l’ermetismo: c’è la disponibilità dell’olandese, non è ancora stato trovato l’accordo con l’Az Alkmaar e non dipenderà solo dalla volontà della Lazio, decisa a stringere i tempi per consegnarlo a Pioli entro la ripresa del campionato, fissata per il 5 gennaio.



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L’aquila perde le piume ma non il vizio.

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231723638-698546ab-12b5-46b6-ba82-918f1a3ed301Poteva essere la serata perfetta, soprattutto per come era iniziata. Pronti e via, al terzo minuto Felipe Anderson raccoglie l’invito di Radu, stop a seguire e sinistro a beffare Handanovic. 1 a 0 Lazio. Ancora Anderson al 37′: contropiede, serpentina in aria, questa volta è il piede destro ad insaccare, 2 a 0. Eccolo Felipe, “Mister 8 milioni” s’è svegliato. E’ la sua serata, è la serata della Lazio, con la vittoria si rosicchiano punti importanti e si mangia il panettone con più gusto, si espugna San Siro e si ritorna a Roma con una consapevolezza diversa.

Prima parte di match dal grande carattere degno di una grande squadra, con un Felipe Anderson sugli scudi che finalmente rivela alla Serie A il suo talento cristallino; tutto procede secondo i piani di Pioli. Questo il canovaccio tattico che aveva imposta ai suoi ragazzi: difendere ordinati per pungere in contropiede. Tutto perfetto, tutto molto bello, peccato però che nel calcio le partite durino 90 minuti.

Al rientro dalla pausa tra le due frazioni la Lazio concede troppo campo alle scorribande (molte delle quali sterili ad onor del vero) degli interisti che riaprono la partita con Kovacic che rianima un San Siro mugugnante e per nulla soddisfatto e da lì in poi le sorti del match si ribaltano. I capitolini non rinculano più come nel primo tempo, troppa libertà per gli esterni di Mancini, alcuni giocatori (Mauri ad esempio) corricchiano e sbagliano molto.

Poi ci si mette anche il mister, con delle scelte tattiche molto discutibili. Se da una parte l’entrata di Onazi per Lulic serviva a dare maggior forza d’interdizione (la Lazio conduceva ancora per 0 a 2), quella di buttare nella mischia il Tata Gonzalez è alquanto discutibile. Il centrocampo infatti – privo anche del dinamismo del bosniaco – non è più riuscito a togliere palla ai giocatori interisti e ripartire per cercare di riacciuffare una partita che sembrava vinta, o quantomeno per uscire dalla propria metà campo costantemente invasa da maglie nero azzurre. Forse l’ingresso di Keita poteva giovare in questo senso, magari si potevano ribaltare di nuovo e questa volta a favore, le sorti di una partita che ha dimostrato ancora una volta, purtroppo, che il salto di qualità ancora non si è compiuto.



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Inter-Lazio 2-2: il racconto

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E’ Inter-Lazio il match che chiude la 15a giornata del campionato di Serie A. Il posticipo si accende dopo neanche due minuti di gioco: Radu mette una palla verso l’ area di rigore dalla 3/4 e trova F. Anderson, che tira e trova la rete bucando Handanovic sul suo palo. Poco dopo potrebbe essere di nuovo Anderson a fare il 2-0, ma davanti alla porta spara alto un pallone di Lulic sporcato da Juan Jesus. Da questo momento l’Inter si scuote e tenta di reagire, seppur in modo confuso e disorganizzato. Solo la conclusione di Guarin che da l’ impressione del gol è degna di nota. Così i nerazzurri si scoprono troppo e al 37° è di nuovo Anderson a colpire: servito da Lulic a centrocampo, parte da solo e trova un gran gol che vale il 2-0 e la sua prima doppietta con la maglia biancoceleste. Il secondo tempo si apre con l’ Inter che attacca in maniera più ordinata e trova la conclusione con Kuzmanovic, che viene deviata dalla difesa e poi neutralizzata da Marchetti, Ma è al 65° che cabia la partita: sugli sviluppi di un calcio d’ angolo per i nerazzuri la difesa ospite respinge, la palla arriva a mezza altezza a Kovacic che prova il tiro e trova un gol pazzesco, che risveglia il pubblico di San Siro e riapre i giochi. La Lazio sparisce lentamente dal campo e al 79° arriva la beffa: Bonazzoli manda un pallone in area, deviato di spalla da D’ Ambrosio, che serve Palacio, il quale la mette dentro, mettendo fine al digiuno da gol che durava proprio dall’ ultimo scontro tra queste due compagini. L’ Inter avrebbe anche un’ opportunità di vincere la partita, ma Icardi non riesce a impattare un pallone raccolto poi da Medel, che prova la conclusione con la testa, deviata in maniera impeccabile da Marchetti. Un pareggio che deve dar fiducia alle rispettive squadre. L’ Inter ha dimostrato una prova di cuore e ha messo le basi per cominciare il 2015 in modo da recuperare i punti persi in questa prima frazione di campionato, la Lazio se ha dei rimpianti per questo pareggio a San Siro può solo che essere fiera di sè ed essere più che mai decisa a far punti nelle prossime sfide, molto complicate sulla carta.

PAGELLE

Inter:

Handanovic: 6. Sui due gol subiti non ha colpe, poteva fare di più sul secondo.

D’ Ambrosio: 6.5. Buona la sua partita, migliore in fase di spinta che in quella difensiva, come testimonia l’ assist d’ oro per Palacio. Dal 91° Campagnaro: S.V..

Ranocchia:5.5. Poteva fare di più sui gol subiti.

Juan Jesus:5. Non riesce a contenere un Felipe Anderson in giornata più che positiva.

Nagatomo:5+. Troppi errori in difesa, come gli altri sui compagni di reparto.

Guarin:5. Davvero tanti i passaggi sbagliati dal colombiano. A un passo dal gol nel primo tempo, oltre a questo poco e niente. Dal 75° Bonazzoli:6. Trova poco spazio, ma regala quella palla a D’ Ambrosio che varrà il 2-2.

Kuzmanovic: 5.5. Si è visto a tratti. Ha provato quella conclusione da fuori area che poteva riaprire la partita prima del gol di Kovacic.

Kovacic: 7. Quando è in forma il suo contributo alla squadra è determinante. Oltre al gol pazzesco tanti passaggi riusciti e bravo anche in fase difensiva.

Dodò: 5-. Esce al 44° per far posto a Medel, ma nel frangente in cui gioca non incide davvero per niente. Dal 44° Medel:6. Contiene la Lazio fuori dalla propria metà campo e per poco, a fine partita, non fa il gol vittoria.

Palacio: 6.5. Si sblocca in campionato…proprio contro la Lazio?!?! Prima della marcatura molto nervoso, sempre alla ricerca di un varco per sbloccarsi, alla fine c’è riuscito.

Icardi: 5. Si vede davvero poco in campo. A fine partita avrebbe l’ occasione del 3-2, ma la spreca malamente, non riuscendo nell’impatto con il pallone.

LAZIO:

Marchetti: 6.5. Sfortunato a subire 2 gol con una prestazione cosi buona. Ottime le parate su Kuzmanovic prima e su Medel poi.

Basta: 6. Oggi non spinge moltissimo il terzino ex-Udinese. Buono invece il suo lavoro in fase di contenimento.

De Vrij: 6.5. L’ Olandese ormai si è abituato al campionato italiano e lo sta dimostrando partita dopo partita.

Cana:6. Una piacevole sorpresa questa prestazione dell’ albanese. Ottimi interventi difensivi durante tutto il corso del match.

Radu:6+. E’ suo l’ assist per il primo gol di Anderson. Anche li dietro davvero niente male.

Parolo: 5.5. Partita principalmente di sacrificio la sua, la davanti si vede davvero poco.

Ledesma: 6-. Pur non avendo giocato una partita negativa, non è il degno sostituto di Biglia. Dall’82° Gonzalez: S.V.

Lulic:5+. Impreciso in più di un’ occasione, confeziona però il passaggio vincente che servirà Anderson e porterà al momentaneo 0-2. Dal 64° Onazi:6. Senza infamia e senza lode, gioca una mezz’ora cercando di contenere le avanzate dell’ Inter.

Mauri:6-. Rispetto alla partita con l’ Atalanta molto male, ma non si può pretendere il massimo da un giocatore 34enne e comunque in grado di essere, a oggi, il centrocampista più prolifico di tutta la serie A.

Felipe Anderson: 7.5. Semplicemente il migliore in campo. Era un anno che aspettavamo questo Felipe Anderson. Non solo la doppietta, davvero una prestazione straordinaria del brasiliano.

Klose: 5.5. Non ha più la rapidità di un tempo, sembra aver perso la grinta, ma è sempre Miro Klose. Dal 55° Djordjevic: la Lazio nel secondo tempo decide di non attaccare più e perciò i palloni arrivati al serbo sono davvero pochi. Avrebbe una buona occasione, neutralizzata però dall’intervento di Juan Jesus.

Lorenzo Martini

 

 

 

 



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Inter-Lazio,probabili formazioni

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sandri interPoche ore dal fischio iniziale di San Siro dove l’Inter di Mancini cerca la formazione giusta per la scalata dopo l’esonero di Mazzarri. Come avversario però c’è la nostra Lazio con un Pioli che vuole continuare a regalare il sogno Europa ai tifosi laziali. Stando alle ultime indiscrezioni Parolo e Klose riconquisteranno il posto da titolare mentre Mancini dovrà cercare i 3 punti senza Osvaldo, partito per un lutto familiare nel suo paese di origine.
Probabili formazioni:

INTER (4-3-1-2) – Handanovic; D’Ambrosio, Ranocchia, Juan Jesus, Dodò; Guarin, Medel, Kuzmanovic; Kovacic; Icardi, Palacio. All. Mancini. A disp. Carrizo, Berni, Andreolli, Campagnaro, Nagatomo, Vidic, Hernanes, M’Vila, Obi, Khrin, Bonazzoli.

Indisponibili: Jonathan, Osvaldo
Squalificati: nessuno
Diffidati: Juan Jesus, Ranocchia, Dodò

LAZIO (4-3-3) – Marchetti; Basta, de Vrij, Cana, Radu; Parolo, Ledesma, Lulic; Felipe Anderson, Klose, Mauri. All. Pioli. A disp. Berisha, Strakosha, Cavanda, Novaretti, Konko, Onazi, Gonzalez, Cataldi, Djordjevic, Keita.

Indisponibili: Braafheid, Gentiletti, Ciani, Pereirinha, Candreva, Ederson, Biglia
Squalificati: nessuno
Diffidati: Marchetti, Cavanda, Biglia, Radu

ARBITRO: Tagliavento (sez. Terni)
ASSISTENTI: Passeri e Barbirati
IV UOMO: Cariolato
ADDIZIONALI: Guida e Maresca



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Gonzalez, da intoccabile ad esubero:”Lazio o altra squadra,voglio giocare!”

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gonzalez
Alvaro Gonzalez ha perso quel posto da intoccabile datogli da Petkovic e Reja. L’uruguaiano era sempre presente nella rosa titolare dei due mister precedenti ma con l’arrivo di Pioli non riesce a trovare spazio. Un cambio netto per la sua carriera la quale gli sta provocando anche del nervosismo che potrebbe influire sul campo in quei pochi minuti che il mister gli concede.
Periodo nero per il numero 15 quindi che sta subendo anche le critiche in patria da parte dei tifosi e dei media.

Qual è la tua valutazione di questo percorso iniziato con l’Uruguay dopo la Coppa del Mondo in Brasile, con l’inserimento di diversi volti nuovi?

“Penso che la cosa importante sia che c’è stato un rinnovamento, parliamo di un processo cominciato diversi anni fa. Tutto ciò è importante per creare un gruppo solido, sono convinto che ce la metteranno tutta”.

Qual è l’obiettivo in vista della preparazione per la Copa America 2015?

“Ci stiamo preparando bene. Siamo i campioni e vogliamo difendere il titolo nel migliore dei modi, anche se sappiamo che sarà molto difficile. Questo primo impegno servirà anche a prepararci in vista delle qualificazioni, che è la prima cosa da conquistare”.

Come vivi il fatto che uno dei giocatori con più presenze in Nazionale sia anche tra i più contestati dalla tifoseria?

“Credo che sul mio conto si sia formata un’opinione sbagliata, che purtroppo è diventata contagiosa. Purtroppo nel calcio non c’è memoria, se un’idea va per la maggiore poi è difficile demolirla. Ma queste critiche mi caricano e mi rendono orgoglioso, soprattutto quando poi la gente mi dice: ‘Sono stato uno di quelli che non ti voleva in Nazionale, mi sbagliavo’. Non ho mai avuto un posto garantito in squadra, voglio conquistarmelo ogni giorno. È molto importante per me che l’allenatore apprezzi il giocatore che sono. Sono desideroso di dimostrare ancora una volta il mio valore”.

Ti senti di ricoprire un ruolo particolare in squadra vista l’età (30 anni, ndr) e l’esperienza che hai?

“Ovviamente gli anni passano e adessono sono uno dei più grandi e più esperti. I giovani devono avere la voglia di farsi strada, devono essere bravi a gestire le pressioni e le difficoltà che si presentano”.

Come va la tua esperienza alla Lazio?

“Non è stato un buon semestre, anche se quest’ultimo periodo è stato positivo. L’infortunio al gemello che ho rimediato in Nazionale mi ha impedito di lottare per una maglia da titolare. Ma il fatto di aver terminato in campo alcune partite, mi permetterà di presentarmi a gennaio in grado di competere per un posto da titolare con regolarità. C’è anche la possibilità che io scelga di andare in un altro club”.

Quindi cosa ti aspetti dal futuro?

“Ho ancora un contratto per due anni con la Lazio e se penso alla possibilità di andare via dall’Italia non la vedo come un’opportunità che possa realizzarsi a breve. Ma nel mio cuore cullo il sogno di poter indossare ancora una volta la maglia del Defensor Sporting (squadra in cui è cresciuto calcisticamente, ndr) e quella del Nacional (altro suo ex club, ndr)”.



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CALCIOMERCATO: Fontanini vicinissimo alla Lazio

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Fabricio Fontanini è a un passo dalla Lazio, anche il suo agente conferma la probabile possibilità di trasferimento alla Lazio. Si aspetta solo che il San Lorenzo giochi la finale del mondiale per club domani sera per poi annunciare l’acquisto tra lunedi e martedi massimo. Fontanini con tutta probabilità si aggregherà alla rosa alla ripresa degli allenamenti dopo la sosta natalizia.
L’argentino classe 1990 potrebbe arrivare a  parametro zero alla corte di Pioli, e completare il tassello difensivo fino al ritorno del suo ex compagno di squadra Santiago Gentiletti.



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Personaggi storici SS Lazio: Roberto Mancini, il “Mancio”

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Roberto Mancini nasce nel 1964 nella cittadina di Jesi. A soli 13 anni viene segnalato al settore giovanile del Bologna, che lo ingaggia per far parte nella squadra dei “Giovanissimi”. Tre anni dopo entra a far parte dei “Primavera”. Non passa neanche un anno e si ritrova a esordire nella massima serie del calcio italiano, durante la partita Bologna-Cagliari del 13 Settembre 1861. Il 4 Ottobre dello stesso anno arriva la sua prima marcatura nella partita contro il Como. Durante la stagione 1981/1982 sigla 9 gol, che però non bastano a evitare la prima retrocessione in cadetteria nella storia del Bologna.

Nell’ estate del 1982 passa alla Sampdoria del presidente Mantovani, deciso a comprarlo poiché stregato dalla sua tecnica, che gli permette di poter essere allo stesso tempo uomo-assist e realizzatore. E’ proprio nel 1982 che entra a far parte anche della nazionale italiana under-21, di cui faceva parte tutta la spina dorsale di quella nazionale maggiore che diede spettacolo ai mondiali del 1990.

Nella Samp Mancini, insieme a Vialli, compongono una coppia d’ attacco devastante, tanto da essere ribattezzati “i gemelli del gol”. Nel 1984-1985 la banda blucerchiata conquista la coppa Italia, ma è dall’arrivo di Boskov sulla panchina che il collettivo raggiunge livelli altissimi, non solo in Italia ma anche in Europa. La conquista delle coppe Italia 1987-1988 e 198-1989 sono solo l’inizio di un ciclo vincente: dopo aver perso la Coppa delle Coppe 1988-1989 in finale contro il Barcellona, il gruppo di Boskov alza la medesima coppa l’anno successivo a discapito dell’ Anderlecht. Nel 1990-1991 arriva anche lo Scudetto, seguito dalla Supercoppa italiana vinta contro la Roma proprio con un gol del Mancio. Nel 1991-1992 potrebbe arrivare la svolta che porterebbe la banda di Mancini ai vertici del calcio mondiale: la Sampdoria si ritrova a sfidare di nuovo il Barcellona, ma questa volta in Coppa Campioni, in finale. La partita è bloccata e nervosa: alla fine dei 90 minuti il risultato è ancora sullo 0-0 e comincia a intravedersi lo spettro dei calci di rigore. Ma con il gol di Koeman al 7° minuto del secondo tempo supplementare si spengono tutti i sogni di gloria dei tifosi doriani, Il Barcellona vince la competizione e per i blucerchiati ci sono solo lacrime. Dopo la fine del ciclo di Boskov sulla panchina della Samp siede Sven-Goran Eriksson, con il quale arriva il trionfo della quarta coppa italia del 1993-1994, a distanza di 10 anni dalla prima. Nel 1994 finisce per Mancini l’ esperienza, mai veramente positiva, con la nazionale italiana, con cui disputa 36 partite, segnando solamente 4 reti. Nell’ estate del 1997, a 33 anni, Mancini sbarca a Roma, sponda biancoceleste. Il suo arrivo a Roma è seguito da quelli di altri ex-doriani come Eriksson, Veron e Mihajlovic. La stagione 1997-1998 significa molto per i laziali e per Mancini: i destini delle due squadre capitoline non si incrociano solo in campionato, ma anche nella doppia sfida valida per i quarti di finale di coppa Italia. La compagine biancoceleste risulta vincitrice di tutte e 4 le sfide e Mancini mette la firma in 2 occasioni. La doppia vittoria contro i giallrossi, in particolare, da un gusto ancora più dolce al trionfo finale della competizione stessa. Nel restante biennio la Lazio di Mancini conquista ancora una Supercoppa Italiana nel 1998 (in questa stagione Mancini mette a segno una straordinaria doppietta nel derby finito 3-3), una Coppa delle Coppe e l’ ambitissima Supercoppa Uefa contro un favorito Manchester United nel 1999 (il 16 Gennaio del 1999 Mancini regala al calcio un fantastico gol di tacco acrobatico contro il Parma) e nella stagione 1999-2000 trionfa due volte in campo italiano, vincendo Scudetto e coppa Italia, festeggiando così nella maniera migliore il centenario biancoceleste.

Dopo la conquista dello Scudetto con i biancocelesti Mancini firma un contratto di prova della durata di un mese con il Leicester City, disputando 4 partite in Inghilterra e chiudendo la sua gloriosa carriera di calciatore.

Finita la carriera da calciatore Mancini rimane nel mondo Lazio diventando vice allenatore di Eriksson. Nel Gennaio 2001 viene ingaggiato come allenatore della Fiorentina, con cui vince subito una coppa Italia. Solo un anno dopo essersi seduto sulla panchina viola si dimette e dal Luglio 2002 ritorna ancora alla Lazio, questa volta nelle vesti di primo allenatore. Alla prima stagione Mancini raggiunge un 4° posto che porta la Lazio a poter disputare la Champions League, nonostante le dimissioni del presidente Cragnotti a causa di un crack finanziario. L’ anno dopo raggiunge la sesta posizione e coglie una grande vittoria in coppa Italia, conquistata dopo una vittoria in finale con la Juve. Nella stagione 2004-2005 approda all’ Inter e vince subito l’ ennesima coppa Italia. L’anno dopo conquista subito la Supercoppa contro la Juve e alla fine del campionato,  l’ Inter, seppur giunta terza, viene proclamata vincitrice del campionato dalla giustizia sportiva dopo lo scoppio dello scandalo Calciopoli che coinvolge, tra le altre, la Juve e il Milan, piazzatesi nel campionato rispettivamente 1a e 2a. Nello stesso anno conquista anche la coppa Italia a discapito della Roma. La stagione successiva si apre con un altro trofeo in bacheca: l’ Inter conquista un’ altra supercoppa italiana, stavolta contro la Roma, e vince nuovamente lo scudetto, finalmente sul campo. L’anno seguente conquista solo il campionato e a fine stagione Mancini viene esonerato per alcune dichiarazioni fatte dallo stesso dalle quali si intendeva la sua decisione di dimettersi.

Perciò Mancini comincia la stagione 2009-2010 senza allenare una squadra. Accetta cosi a Dicembre la generosa offerta del Manchester City, che ha appena esonerato Hughes. Grazie a Mancini i Citizens finiscono il campionato in 5a posizione, ottenendo cosi una storica qualificazione in Europa League.

Nella seconda stagione alla guida del City il Mancio raggiunge la terza posizione finale, che garantisce per la prima volta nella storia i gironi di Champions League alla squadra di Manchester. Nella stessa stagione Mancini e i suoi conquistano la FA cup in finale contro lo Stoke City. Ma è la stagione successiva che segna l’ ascesa dei Citizens: all’ultimo istante dell’ultimo minuto di recupero dell’ultima partita stagionale Sergio Aguero segna uno dei gol più importanti nella storia del Manchester City, che vince 3-2 sul QPR e vince la Premier League, che fino a un istante prima era in mano degli odiati cugini del Manchester United.

La stagione successiva comincia con la conquista della Community Shield vinta contro il Chelsea per 3-2, ma il City non riesce a bissare il successo in campionato dell’ anno precedente e finisce la stagione perdendo la finale di FA cup contro la neo-retrocessa Wigan, che si qualifica in Europa League per l’ anno successivo, pur giocando in Championship. Perciò Mancini viene sollevato dal ruolo di allenatore e deve ricominciare da un’ altra squadra.

Una nuova opportunità per il Mancio arriva dalla Turchia, precisamente dal Galatasaray. Con il Gala ottiene, a discapito della Juve di Conte, un criticato passaggio agli ottavi di Champions League a causa di presunta inagibilità del campo. Agli ottavi il Galatasaray incontra il Chelsea di Mourinho, che vince la doppia sfida e passa ai quarti. Vince la coppa di Turchia ma non riesce a rimontare il gap con il Fenerbahce per quanto riguarda la vittoria del campionato. Mancini, giunto secondo, si dimette.

A causa dello scarso rendimento dell’ Inter nella stagione 2014-2015, appena prima del derby della Madonnina Walter Mazzarri viene esonerato e al suo posto subentra proprio il Mancio, che raccoglie subito il primo punto con i cugini rossoneri. Vince poi 2-1 contro il Dnipro qualificandosi per i sedicesimi di Europa League, ma subisce due gravi sconfitte in campionato, prima contro la Roma (4-2) e poi con l’ Udinese (2-1). Trova 3 punti d’ oro in casa del Chievo e ora si prepara per affrontare la Lazio.

Mister, ti auguriamo il meglio ma a partire dal 2015!

Lorenzo Martini



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Mauri si racconta:”Dopo il carcere non ho paura di nulla.Champions? Questa è la Lazio più forte in cui ho giocato

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mauri scommesseStefano Mauri è stato intervistato dalla Gazzetta dello sport in merito al suo ottimo momento. Sembrerebbe il capitano bianco azzurro stia lanciando una frecciatina a chi sempre lo ha criticato e sopratutto a tutti coloro che lo credono colpevole nel calcioscommesse, dando il meglio di se sul campo e diventando momentaneamente capocannoniere della Lazio con ben 6 gol.
L’intervista inizia subito col suo pensiero del calcioscommesse
“Questa vicenda (l’inchiesta sulle scommesse che lo vede indagato da tre anni dalla Procura di Cremona, ndr) mi ha cambiato. La squalifica sportiva e soprattutto il carcere sono cose che mi hanno segnato profondamente e mi resteranno dentro. È qualcosa che però ti fortifica anche. Perché poi dopo non ti fa paura più nulla”
“E continuo a farlo, fiducioso che la verità venga a galla. L’inchiesta di Cremona credo sia alle battute finali. Spero nel proscioglimento, ma temo che avrò il rinvio a giudizio. Se così sarà affronterò il processo serenamente, convinto di poter dimostrare la mia estraneità. Penso di non aver fatto nulla di male. Poi è chiaro che, col senno di poi, qualcosa la eviterei di fare”
Il capitano laziale è tornato più forte di prima “costringendo” Pioli a schierarlo in ogni match grazie alla posizione acquisita da Leader
“Meriti? Un po’ l’esperienza, un po’ Pioli. Il tecnico mi fa giocare da trequartista o da attaccante esterno. Molto avanzato quindi, e da lì è più facile segnare. E poi anche l’esperienza aiuta. Qualche anno fa correvo tanto, ma spesso a vuoto e così arrivavo scarico in area. Adesso corro meno, ma mi trovo sempre al posto giusto al momento giusto”. Mauri ha poi dei ringraziamenti speciali per un suo compagno: “Poi ci sono i consigli di Klose. Campione straordinario e compagno di squadra fantastico. In allenamento è uno che ti spiega i movimenti da fare, ti aiuta a migliorare. E nel calcio c’è sempre da imparare. Anche a 35 anni. Klose e Baggio sono i giocatori più forti con cui ho giocato”. Il numero sei biancoceleste parla poi degli obiettivi della squadra che punta decisa all’Europa, ma non solo: “Sono qui dal 2006 e non ho dubbi: questa è la Lazio più forte in cui io abbia giocato. Non so se basterà per arrivare terzi perché ci sono tante squadre in grado di centrare questo piazzamento. Ma ci siamo pure noi e faremo di tutto per riuscirci. Con Reja l’abbiamo buttata per due anni, quest’anno non deve sfuggirci”
Infine guarda in avanti, una strada molto impegnativa in vista dei big match che metteranno alla prova la S.S Lazio
“Un ciclo di ferro (dopo l’Inter ci saranno Samp, Roma, Napoli e Milan, ndr) che può essere decisivo. Dobbiamo partire con il piede giusto. Vincere a San Siro non sarà facile, ma possiamo provarci. Vogliamo andare alla sosta conservando il terzo posto”. L’anno nuovo porterà anche il derby che in passato gli ha regalato la più grande gioia della sua carriera: “Manca meno di un mese, ma non si parla d’altro a Roma. La Coppa Italia conquistata sulla Roma nel 2013 è stata una gioia unica, indescrivibile. Anche le due coppe del 2009, anche il terzo posto del 2007 sono stati risultati importanti. Ma quella Coppa alzata da capitano non ha eguali”. In chiusura c’è tempo per una battuta su passato e futuro: “Rimpianti? La Nazionale. In azzurro ho giocato, ma non sono mai riuscito a trovare la continuità. Rinnovo? Ho il contratto in scadenza, di rinnovo non abbiamo ancora parlato. Ma non c’è fretta. In primavera mi vedrò con i dirigenti e decideremo assieme. Futuro? Mi piacerebbe allenare”.



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Felipe Anderson:” E’ ora di dimostrare quanto valgo”

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FELIPE ANDERSONLa psiche umana è “la cosa più” più studiata al mondo. Possiamo ricordare Zarate nella Lazio quando un anno fece bene e i successivi era etichettato come bidone. Ma se un giocatore ha grandi potenzialità può un cervello dimezzare le prestazioni del corpo? Sembrerebbe di si visti i due casi in casa Lazio. Mentre Zarate è esploso con la Lazio e la sua “mattonella” rifilata alla Roma nel Derby, Felipe è stato preso dalla Lazio in un momento positivo per lui dal Santos. Passato alla Lazio ha avuto 2 anni per abituarsi al calcio italiano, se in Brasile regna un calcio pieno di “trick” e tecnica,in serie A bisogna stare attenti al catenaccio e le pressioni dei difensori con poco spazio per giocare il calcio verde-oro. E’ bastato un gol in coppa Italia a far riaccendere il brasiliano ed il suo calcio, anche se da quando è a Roma ha mostrato giocate di livello alto ma alla fine sporcava sempre l’azione con un errore forse dovuto dall’ansia di “dover dimostrare”.
Felipe è stato intercettato dal sito Globoeporte lasciando le seguenti dichiarazioni:
“Ogni giocatore quando arriva in una squadra sogna di essere un idolo. Ho sempre ricevuto un sacco d’affetto, mi hanno sempre trattato bene. Sono molto felice di vivere questo momento. L’anno scorso ho vissuto un periodo di adattamento. Ora sto trovando continuità e, grazie a Dio, sono stato in grado di sviluppare il mio calcio, questo è importante per la mia crescita. E’ il momento di dimostrare il mio potenziale”.
“La gente si aspettava che facessi di più. Quando senti così tanta pressione è difficile esprimersi al meglio. Ma il Santos è stato un momento meraviglioso della mia carriera. Alcune cose sarebbero potute andar meglio, ma sono contento di aver giocato in un club del genere”.
Il brasiliano non ha mai negato un forte legame con l’ex compagno Neymar, un rapporto saldo e fraterno quello con la stella del Barca: “L’ho incontrato quando sono arrivato al Santos, è un vero professionista. Adesso che mi trovo a Roma l’amicizia continua comunque, lo sento spesso. E’ stato ed è ancora molto importante per la mia carriera”. Poi conclude raccontando un aneddoto: “Osservare il movimento di giocatori come Cristiano Ronaldo, Messi e Neymar mi sta aiutando molto”.
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FOCUS DIFESA: Fontanini e Kennemann i nomi nuovi, Novaretti sempre più in uscita

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fontanini-rafaelaNon si fermano le voci riguardanti il rinforzo difensivo che Tare ha promesso al tecnico Pioli. Come già detto nei giorni scorsi però, individuare quello che sarà il vero obiettivo del ds albanese rimane difficile, vista anche la grande quantità di pretendenti che sono stati accostati alla compagine capitolina. Si aggiungono alla lista due giocatori del San Lorenzo de Almagro: Fontanini e Kennemann.

Il primo, Fabricio Fontanini, è un classe ’90 di prospettiva, alto 187 centimetri. Per ora la situazione è ferma, il San Lorenzo sarà impegnato nella suggestiva finale del Mondiale per Club contro i Galàcticos madrileni di Carlo Ancelotti e non vuole distrarre ulteriormente il giocatore, già informato che la Lazio lo sta seguendo e desideroso di fare il salto di qualità.

Un’altro nome proveniente dall’Argentina è quello di Walter Kennemann, anni 23 con passaporto tedesco e quindi comunitario e compagno di Fontanini nel San Lorenzo, ma vicinissimo nelle ultime ore ai messicani dell’Atlas.

Si seguono inoltre il centrale brasiliano Doria, attualmente in forze al Marsiglia primo in campionato. L’ex Botafogo non ha convito Bielsa e per lui si pensa addirittura ad un ritorno in patria, magari con la forumla del prestito. Il 29enne finlandese Moisander invece rappresenterebbe un “usato garantito” e potrebbe rivelarsi un buon affare, considerando anche che è in scadenza di contratto.

IN USCITA:

A Formello si lavora anche per sfoltire la rosa: Novaretti sembra ormai con le valigie in mano, il Colo-Colo lo accoglierebbe a braccia aperte, mentre Ciani interessa al Cardiff che lo aveva cercato anche in estate.



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Lazio, caccia al centrale. Tanti i nomi sul taccuino di Tare

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182608170-18e47794-d14b-4607-932c-1b9d54186d6dL’infortunio di Gentiletti ha scombussolato e non poco i piani di Pioli e della società. Il roccioso difensore argentino era stato infatti preso per far coppia con il giovane De Vrij e fin da subito, Santiago si è dimostrato all’altezza e pronto a dar battaglia su ogni pallone, uno dei tanti aspetti che gli hanno permesso di accaparrarsi da subito la simpatia e la stima dei tifosi biancocelesti. Poi quella maledetta domenica a Genova, da lì inizia un’altra storia. L’olandese non ha avuto quasi mai il privilegio di trovarsi spalla a spalla con lo stesso partner per più di tre partite e spesso, i buchi difensivi, sono costati cari alla squadra. Per questo ora Tare sonda il terreno in giro per l’Europa e proprio la cena di ieri, oltre che per il consueto appuntamento prima delle feste, è servita per fare un po di chiarezza a riguardo. Proprio il ds è intervenuto ai microfoni di Sky, ammettendo che “la società sta lavorando a soluzioni in uscita per giocatori come Novaretti”. Aggiunge poi che chi verrà scelto, “sarà preso per essere un giocatore di prospettiva e che debba fornire da subito aiuto alla squadra”. Quindi, un difensore arriverà, senza meno, ma chi sarà?

Anche mister Pioli si è espresso in merito, sempre ieri: “cerchiamo un centrale mancino”, proprio come Gentiletti. A tal proposito restano calde le piste che portano al serbo Stankovic e al 23enne Jeffrey Gouweleeuw dell’AZ.

Sarà preso qualcuno sul mercato, sicuramente, ma la girandola di nomi che vengono accostati ogni giorno alla Lazio rimane ampia e non si sfoltirà fino a Gennaio, quando scatterà in via ufficiale la caccia al nuovo difensore centrale.



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Le parole di Pino Insegno, intercettato alla cena di Natale della S.S. Lazio

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4c0ea8853e55bbfcb813acfbb2461670-72839-1373411043Alla cena di Natale che si sta svolgendo in questi momenti in uno dei locali più famosi di Roma, lo Spazio Novecento, Pino insegno si concede alle domande dei giornalisti e ci dice la sua sulla Lazio, sul Derby, sugli infortuni e ci racconta un divertente aneddoto…

Cosa chiedi a questa Lazio come regalo di Natale?

Io non posso chiedere niente, spero si liberi l’infermeria per Natale, solamente quello. Però in questo momento vedo una squadra quadrata e credo ci siano tutti gli elementi per fare qualche risultato di seguito. Poi il calcio è bello per questo: perché può succedere tutto il contrario di quello che sto dicendo

Al derby ci pensi?

No, non c’è il derby, non esiste. Non è una parola che mi riguarda (non c’è rivincita dopo il 26 maggio, questo il concetto ironico espresso da Pino, ndr) Fortunatamente conduco Domenica In e ho questa scusa per non soffrire. “Quanto stanno?” chiedo (ride, ndr). Domenica scorsa ho mancato un’entrata in diretta, c’era Frizzi che è entrato da solo perché io stavo vedendo gli ultimi 5 minuti della partita. Ho detto che mi ero sentito male, anche se adesso ho dichiarato di aver fatto finta, chiedo scusa.

Al terzo posto ci credi?

Io credo anche al primo sinceramente, se mi levi la speranza di poter vincere l’Oscar o di andare a letto con Sharon Stone è finita la vita, io ci credo sempre. Per cui credo sempre in tutto, la speranza di vincere un’Oscar o uno scudetto, “è la vita”. Poi però bisogna essere realistici e capire che quest’anno non ci sono le possibilità di vincerlo. Vedo comunque una Lazio già più divertente, più quadrata, più lineare ed anche i giovani si stanno esaltando, bisogna saperli aspettare ma noi siamo laziali: non aspettiamo nessuno e poi ci ricrediamo dopo un secondo. “Hai visto questo? E’ annoiato; invece poco dopo: E’ un fenomeno!” (riferito a Felipe Anderson, ndr).

 

 



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