Alessandro Pane, il commissario tecnico della Nazionale Under 19 ha chiamato all’appello due aquilotti della Primavera della Lazio per i test atletici in vista della Fase Elite dell’Europeo dell’Italia U19. Rispondono all’appello del CT azzurro il centrocampista Luca Crecco e il difensore Lorenzo Filippini, quest’ultimo alla sua prima convocazione con la maglia azzurra dell’Under 19. I due biancocelesti saanno impegnati nei test che si svolgeranno domenica 4 maggio e lunedì 5 maggio a Coverciano. Dopo le grandi soddisfazioni ottenute con la maglia biancoceleste, i giocatori della Primavera di mister Inzaghi potrebbero ottener ulteriori gioie con la magli azzurra dell’Italia. La lista complesta dei convocati: Portieri: Falcone (Sampdoria), Scuffet (Udinese); Difensori: Berra (Udinese), Ceccaroni (Spezia), Costa (Chievo Verona), Del Fabro (Cagliari), Filippini (Lazio), Iotti (Milan), Romagnoli (Roma), Somma (Roma), Venuti (Fiorentina); Centrocampisti: Bastoni (Spezia), Calabria (Milan), Cavagna (Atalanta), Crecco (Lazio), Grassi (Atalanta), Pellegrini (Roma), Petriccione (Fiorentina), Pinato (Milan), Pugliese (Atalanta); Attaccanti: Cerri (Parma), Ciurria (Spezia), Gliozzi (Sassuolo), Valotti (Brescia).
Lazialità
“La squadra ha fatto grandi cose, speriamo di continuare a inseguire il nostro sogno facendo una grande gara lunedì. Per noi sono tutte finali, dal match con l’Atalanta. La Lazio sarà una delle ultime tre. Sappiamo che sarà una sfida difficile, ma non sarà semplice nemmeno per loro”. Così affila le armi Andrea Mandorlini, tecnico dell’Hellas Verona, a quattro giorni dalla trasferta romana, un vero e proprio spartiacque: chi dentro e chi fuori dalla corsa all’Europa League. Il club veronese si prepara alla sfida, e come riportato da Gianlucadimarzio.com, i gialloblù hanno disputato oggi un’amichevole contro i dilettanti del San Zaccaria, dopo la quale anche il centrocampista Jacopo Sala ha preso la parola: “Sarà una finale sia per noi che per loro, una partita importante per entrambe. Ci arriviamo con entusiasmo e con la giusta mentalità per conquistare i tre punti. Andiamo a Roma per fare una grande partita e per cercare di portare a casa il massimo dei punti. Spero di scendere in campo lunedì, ma l’importante è che la squadra riesca a fare un grande match. Ballotaggio con Romulo? Ho solo cercato di dare il mio contributo alla squadra, come lo ha fatto lui. Qualunque sia la scelta dell’allenatore va bene, perché il nostro primo interesse è la squadra. Speravo di mettere in difficoltà Mandorlini dimostrando le mie qualità, come tutti”. Gol in amichevole, ma Sala vuole rifare centro: “Speriamo di segnare anche lunedì”.
Lalaziosiamonoi
Correva l’anno 1974. Era il 12 maggio. Correva allora e continua a ricorrere anche oggi, a distanza di 40 anni. I laziali veri non dimenticano i veri laziali, tanto vincenti quanto spavaldi. Una squadra leggendaria che vive ancora oggi, nel cuore e nella memoria del popolo biancoceleste. Tra poco più di dieci giorni, il raduno festoso: 12 maggio 2014, la festa riprende, la data è fissata. Nel ricordo di Maestrelli, nel ricordo di Chinaglia, anche chi non c’era nel ’74 potrà tuffarsi nell’atmosfera di quel gruppo meraviglioso. Sulle colonne delCorriere dello Sport, Pino Wilson è stato intervistato in merito all’iniziativa ‘Di Padre in Figlio’.
Wilson, ci siamo. Quarant’anni dopo… “Ricordo il 12 maggio 1974 come fosse oggi. La partita col Foggia l’avremmo vinta, lo sapevamo. Non era presunzione, no. L’avremmo vinta perché sapevamo che così doveva essere”.
Che partita fu? “Fu una gara difficilissima, lo fu soprattutto dal punto di vista mentale e alcuni episodi accaduti in campo la resero ancora più complicata, fummo più forti di tutto. Oggi, è questo il bello, si rivive la stessa atmosfera, l’evento “Di Padre in Figlio” sta avendo un grandissimo riscontro”.
Eppure quel successo l’avete capito nel tempo… “Solo adesso, a distanza di tanti anni, capiamo cosa abbiamo fatto e perché siamo rimasti nel cuore del tifoso laziale. Tommaso e Giorgio generarono il cambiamento”.
Capitano, torniamo a que l giorno. Cosa provò quando l’arbitro Panzino fischiò la fine? Fu scudetto… “Ci fu l’invasione del popolo biancoceleste, fu una vera invasione. Il campo si riempì, fu incredibile. Sa cosa le dico? Mi è rimasta impressa anche la scena iniziale, non solo quella finale. Quando entrammo in campo, un’ora prima della partita, fummo colpiti dalle bandiere. Erano tantissime, non c’era spazio per un fiammifero. Le 81mila presenze fissarono un record, è ancora imbattuto”.
I ricordi, quarant’anni dopo, vivono grazie a voi, eroi laziali. “Il ricordo più bello è legato ad una foto. L’abbiamo vista successivamente, fu scattata dopo il fischio finale dell’arbitro Panzino. Quell’immagine immortalò Maestrelli, il momento in cui si alzò dalla panchina per festeggiare. Il suo viso, il suo sguardo, dicono tutto ciò che ha provato, non ci sono parole per descriverli”.
Maestrelli, il grande Maestro. Il 12 maggio 2014 sarà onorato come merita… “Prima dell’inizio del triangolare celebrativo effettueremo un giro di campo, ci soffermeremo davanti alla curva Maestrelli, lo faremo in suo onore”.
Quarant’anni dopo la festa ricomincia. “Quel giorno festeggiamo poco, salimmo su un pullman, effettuammo un giro in città, passammo da Piazza del Popolo, ci fermammo in Via di Ripetta. Lì c’era Paolo, un nostro caro amico, il proprietario del ristorante La Buca di Ripetta, andavamo sempre lì”.
Wilson, è pronta un’altra festa. Sarà ancora più bella? “Gli anni che passano, i ricordi di chi non c’è più, le emozioni saranno fortissime. Penso di sì, forse sarà ancora più suggestivo festeggiare il nostro scudetto nel 2014, con chi c’era e con chi ha conosciuto la nostra storia attraverso i racconti”.
Cosa la stupisce di più in questi giorni? “Non capita spesso di celebrare un evento accaduto 40 anni prima, stavolta sarà così. Lì per lì non sembrò un’impresa, non sapevamo di aver centrato una vittoria così importante, non solo sportiva. Lo ripeto, lo abbiamo capito 40 anni dopo, lo stiamo capendo oggi”.
Il primo scudetto, la prima grande Lazio. Cosa cambiò quel giorno? “Cambiò il volto del tifo a Roma, con quel trionfo abbiamo dato più forza, più orgoglio e più passione al tifoso biancoceleste e di questo ne siamo orgogliosi. Non cambiò solo la storia laziale, cambiò anche quella cittadina”.
Andiamo nel futuro. 12 maggio 2014, quali sorprese state preparando? “Sarà una notte suggestiva. Ci ritroveremo tutti insieme, sarà la festa di ogni laziale, di ogni tifoso e dei calciatori di tante epoche. Noi stessi, a distanza di 40 anni, siamo qui uniti. E’ un segnale, certifica che quel gruppo, a dispetto del carattere di ognuno che ci portava a litigare durante la settimana, aveva un collante incredibile. L’amicizia è indissolubile”.
Cinquantaseimila biglietti venduti, l’Olimpico sarà pieno. Non accadeva da tempo. “Abbiamo scelto tre Lazio, oltre la nostra anche quelle del -9 e dello scudetto del 2000. Abbiamo contattato i giocatori che hanno dato lustro ai nostri colori. E mi auguro ci siano i rappresentanti attuali tra cui Keita, in questo modo sarà rappresentato il passato, il presente e il futuro. Ci tengo a sottolineare una cosa…”
Cosa? “Non c’è alcuna strumentalizzazione dell’evento rispetto ai fatti attuali né vogliamo che qualcuno lo creda. Mi auguro che la crisi si esaurisca, ma non sta a me consigliare una o l’altra parte”.
Tante Lazio insieme, tutte vincenti, non s’erano mai viste. ”Wilson, saremo presenti”, al telefono mi hanno detto tutti così, erano felici di tornare a Roma. Nessuno si è fatto pregare, non c’è stato uno che non abbia aderito subito con entusiasmo nonostante gli impegni che si possono avere. Faccio due esempi, Veron e Mancini. Hanno impegni calcistici, ma faranno di tutto per esserci”.
A che punto è l’organizzazione dell’evento “Di Padre in Figlio”? “Stiamo completando l’iter, è stato approntato il piano sicurezza, ci sono tanti sopralluoghi da effettuare all’Olimpico. Saranno dodici giorni di arduo lavoro, è scattato il conto alla rovescia”.
Quando arriveranno i grandi ex? “Saranno a Roma tra l’11 e il 12 maggio, ripartiranno tra il 13 e il 14. Ci ritroveremo tutti all’Olimpico, come una grande famiglia”.
La notte del primo scudetto sarà anche la notte dei ricordi. In campo ci saranno i figli dei campioni scomparsi, sono diventati eroi immortali. “Scenderanno in campo con noi, molti di loro giocheranno la prima partita del triangolare. Ci saranno Stefano Re Cecconi e Giorgino Chinaglia, speriamo di avere Niccolò Frustalupi. In panchina siederanno Massimo Maestrelli, Guido Bezzi, Stefano Lovati e i figli di Sbardella e del presidente Lenzini”.
Wilson, sono passati quaranta lunghi anni. La sua Lazio, la vostra Lazio, che Lazio era? “Era unica e irripetibile. Ma noi speriamo che possa avere un seguito…”.
Stefano Mauri e la Lazio ancora insieme, è questo lo scenario prospettato stamani dal Corriere dello Sport. Il brianzolo l’aveva detto subito dopo la vittoriosa trasferta di Livorno: “Il rinnovo? Spero di vedere il presidente a breve, non ci saranno problemi”. E così sarà. L’incontro con il patron capitolino è nell’aria, così come la firma che potrebbe arrivare a giorni. Un altro anno insieme (difficile che sottoscriva un biennale), con l’aquila sul petto sino al 2015, per togliersi ancora delle soddisfazioni. Il 34enne nativo di Monza, dopo il periodo di sosta forzato dovuto alla squalifica per omessa denuncia, è tornato al top della forma, basti vedere le ultime due reti rifilate a Torino e Livorno nelle ultime settimane. Ha ripreso per mano la squadra, Stefano, da vero capitano. Sorride Reja, felice di poter contare su un jolly di qualità ed esperienza
Gli sconti non hanno fatto effetto, almeno per ora. Sono stati venduti circa 1.500 biglietti per Lazio-Verona di lunedì prossimo. Il giorno feriale e l’orario (le 19) di certo non aiutano, non favoriscono l’affluenza e la contestazione pesa. La società nei giorni scorsi aveva promosso prezzi più bassi rispetto al solito: i biglietti di Curva Nord, Distinti Nord Est, Nord Ovest e Sud Est sono stati messi in vendita al costo di 10 euro (di regola costano 16 euro). La Tribuna Tevere è stata unificata, il tagliando ha un unico prezzo (30 euro, il settore di solito è venduto al prezzo di 35 euro), la fascia Tevere Top (costo 50 euro) non è stata prevista. Sono stati abbassati anche i prezzi della Monte Mario: un posto in Tribuna d’Onore Centrale si acquista sborsando 90 euro anziché 120, gli altri posti sono acquistabili pagando 50 euro. I biglietti come sempre sono disponibili nei punti Lazio Style 1900 e nelle ricevitore Lottomatica. Il match col Verona sarà il penultimo tra quelli casalinghi, il 18 maggio all’Olimpico arriverà il Bologna.
Tratto da: “Il Corriere dello Sport” – Daniele Rindone
Incompiuto. Gael Kakuta è un classe ’91, l’età è sua alleata. Quando Don Balon ti inserisce nella lista dei migliori prospetti, quando i giovanotti del Lens con lui in campo perdono una partita in otto anni, quando il Chelsea fa carte false – è proprio il caso di dirlo – per impossessarsi del suo talento, quando sei una stella di tutte le rappresentative giovanili francesi, la strada non si mette necessariamente in discesa, anzi. Il fardello della pressione, per un ragazzo designato come ‘prescelto dalla divinità calcistica’. Rapidità impressionante, dribbling ubriacante, un sinistro chirurgico. Il menù è appetitoso, ma i clienti sono sempre scontenti.
NIENTE RISCATTO – La Lazio è la prima vera opportunità importante dopo una lunga serie di prestiti dal Chelsea. Fulham, Bolton, Digione, Vitesse. Poi la chiamata dei biancocelesti, dopo tanti colpi a vuoto. Ultimo giorno del mercato invernale. Veni, vidi e sostituisco Hernanes. Non è il semplice compitino. Prestito gratuito semestrale con diritto di riscatto fissato a 3.5 milioni di euro, un affare orchestrato dall’Avvocato Claudia Pastorello, moglie dell’agente Federico Pastorello, da sempre vicino all’ambiente biancoceleste (le è stato commissionato anche Helder Postiga, ndr). Dopo tre mesi il suo riscatto è pressochè impossibile. Secondo quanto appreso dalla nostra redazione e confermato da alcune fonti vicine al giocatore, Kakuta non avrebbe convinto la dirigenza con le sue prestazioni e viceversa l’ipotesi di un futuro in biancoceleste non alletta il ragazzo, che ha registrato ingenti problemi di adattamento. L’impatto con il calcio italiano è stato quantomeno complicato: la tecnica di base è indiscutibile, ma Reja ha avuto difficoltà nel collocarlo all’interno del contesto tattico. Kakuta nell’ultima stagione al Vitesse si era ben comportato, ma il contesto era sicuramente diverso: difese molto alte, tridenti a trazione offensiva, compiti difensivi meno massacranti per gli esterni. I numeri mostrati in allenamento sono indiscutibili, ma non bastano. Il mister lo ha inserito anche nella lista per l’Europa League, ma non ha concesso molto spazio al francese: 5 minuti in campionato, uno spezzone in Europa contro il Ludogorets ed una lunga serie di n.e.Bottino magro, anche se a sinistra la vita non è semplice con due frecce appuntite come Keita e Lulic.
ULTIMO TRENO? – Ancelotti ai tempi del Chelsea lo aveva definito così: “Non ho mai visto un talento del genere già alla sua età. Forse non ha la giusta potenza, ma tecnicamente è un giocatore già pronto“. Una descrizione che si adatta a diversi contesti, ma forse non alla Serie A, dove bisogna tener botta ai contrasti ed esser disciplinati tatticamente, pena la possibile non riconferma di un ragazzo che dà del tu alla sfera. “Vedrete quanto è forte“ – assicurava Tare, giudizio inconfutabile ma forse serve altro. Reja non a caso sembrava più rammaricato dal mancato arrivo di Biabiany a margine del gong del mercato invernale. I tifosi, distrutti dalla cessione di Hernanes, commentavano sarcastici in rete un rigore calciato alle stelle ai tempi del Vitesse. Difficile, se non impossibile, sostituire il Profeta nel cuore dei tifosi e nei meccanismi di squadra. Ma il risultato è stato ben al di sotto delle aspettative, Kakuta è pronto a dire adieu alla Lazio e alla seconda grande occasione della sua carriera. Nel calcio passare da giovane fenomeno a rimpianto è un’inezia. E’ ora di diventare grandi, un talento cristallino come Gael non può perdere un altro treno…
Arroccato nella fortezza del proprio ego Lotito non può capire l’amore. L’amore si nutre di cose semplici, di slanci irrazionali, di complicità e comprensione. Parla con parole facili che arrivano al cuore e non perde tempo nell’eloquio forbito (o presunto tale) o nella ricerca della frase erudita. A volte parla con il silenzio, con un sussurro, con un sospiro. Lotito non è innamorato e non può parlare con amore. O meglio, Lotito è innamorato di se stesso, un amore smisurato, una passione sfrenata, che acceca e rende sordi. Si nutre ostinatamente dello scontro perché nell’incontro si smarrisce. Il dialogo presuppone un confronto dove sono le buone idee a prevalere e non l’arrogante presunzione di avere sempre ragione. Le grida della gente laziale non lo hanno scalfito, semplicemente perché non ha saputo o voluto ascoltarle. Ha visto ombre ovunque, nascosto nell’oscurità della diffidenza, guardando a quella che doveva essere la sua gente come ad un nemico da combattere. Che ci siano alcuni che stanno combattendo una lotta di interesse e non d’amore ci può stare, ma questo sordido agire non appartiene alla moltitudine di persone normali, avide di Lazio. Sono quei padri e quei figli che il 12 maggio hanno deciso di tornare in tanti ad abbracciarsi, riconoscersi e cantare, nel ricordo delle cose vissute con la loro immortale ed infinita lazialità. Quello del 12 maggio è un evento straordinario, con un significato che va ben oltre l’iniziativa in sé. E’ la vittoria dell’amore sul rancore, è un abbraccio appassionato ed un grido di protesta. E’ un segnale forte di presenza ad un ambiente che guardava con soddisfazione alla nostra assenza ed alle nostre divisioni per consolidare la sua posizione e spazzarci via lentamente. Noi ci siamo, numerosi, forti, uniti e innamorati, perché la nostra Lazio ce la tramandiamo di padre in figlio. La nostra storia unica è ricca di lotte, di vittorie e di sconfitte, di lacrime e sorrisi, di pioggia e vento, di sole e cieli azzurri. E’ un volo spiccato più di cento anni fa e giunto fino ad oggi con la stessa intensità e spinta verso il futuro. E’ l’orgoglio di uno stile inconfondibile, è la bellezza della sua gente. Non sarà un Lotito di passaggio a portarci via tutto questo. – See more at: http://lnx.lazialita.com/2014/04/29/quellamore-infinito-che-lotito-ha-ferito/#sthash.psRX2sC4.dpuf
Un’indiscrezione con il botto, proiezione che desta scalpore pur se confinata nell’ambito delle voci di inizio mercato. Secondo quanto riporta Tuttomercatoweb, il ds della Roma Walter Sabatini avrebbe maturato l’idea di riportare nella Capitale, sponda giallorossa, Aleksandar Kolarov, terzino serbo del Manchester City che vanta 86 presenze e 6 gol con la maglia biancoceleste. Rudi Garcia ha richiesto un terzino sinistro di livello continentale per completare la sua difesa, Kolarov è tra i capostipiti nel ruolo e le sue caratteristiche si sposano alla perfezione con le idee tattiche dell’ex tecnico del Lille. Sabatini conosce molto bene il ragazzo, è uno dei colpi di mercato più importanti della sua carriera: arrivò alla Lazio nel lontano 2007 per meno di un milione di euro, fu venduto tre anni dopo ai Citizens per 18 milioni. E’ un punto fermo del suo club, ma il diretto interessato ha espresso più volte il desiderio di tornare in Italia, il suo contratto scade nel 2015. Roma è la sua seconda città, ma lo sgarbo sarebbe enorme. Peruzzi, Di Biagio, Manfredonia, Fuser, Siviglia, Muzzi. Il passaggio da una sponda all’altra del Tevere ha sempre provocato polemiche e malumori. Kolarov è stato un idolo della Nord, lo stesso Sabatini – direttore sportivo della Lazio prima dell’avvento di Tare – è stato accusato inizialmente dalla tifoseria romanista per la sua fede biancoceleste e difficilmente potrebbe venire tollerato l’arrivo del serbo. La Roma investirà un budget importante per la prossima sessione di mercato ma Kolarov in giallorosso probabilmente non ha prezzo…
tuttomercatoweb
Joseph Minalacammina per il centro sportivo di Formello. A testa alta, guarda dritto. Il passo è spedito, come quello che nel giro di pochi mesi lo ha portato a esordire in Serie A. Non rallenta mai, nemmeno di fronte alle chiacchiere da bar. Diego Tavano, il suo agente, lo accompagna, i microfoni di Sky Sport lo seguono passo passo. E raccolgono in un’intervista esclusiva le sue impressioni. Queste sì già mature:“Io so bene chi sono. Sono Joseph Marie, sono nato a Yaoundé, in Camerun, il 24 agosto del 1996. Così è facile reperire informazioni su di me, a chi volesse posso anche dare un biglietto per le identificazioni”.
Una storia tutta da scoprire quella di Minala. Anzi Mìnala, con l’accento sulla i. Ci tiene molto, occhio a non sbagliare: “Arrivai in Italia per un provino con il Milan, il viaggio andò anche bene. Ma giunto qui, il Milan non c’era. Per di più la persona che mi aveva promesso il provino, una volta arrivati alla stazione, mi diede un cellulare e mi disse ‘aspettami qui’. Non ebbi più notizie di quel signore, mi abbandonò lì solo. L’ultima sua immagine fu quella di schiena alla stazione Termini, direzione Vittorio Emanuele. Andai subito alla polizia spiegando l’accaduto, non sapevo cosa fare. Pensavo mi rispedissero nel mio Paese, invece voglio ringraziare lo Stato italiano per avermi dato quest’opportunità. Mi accompagnarono a un ospedale vicino, venni visitato da un medico, poi due poliziotti mi portarono in una comunità. Iniziò così la mia avventura in Italia”.
Quel telefonino non è servito: “Non l’ho mai usato, ma lo conservo come un ricordo insieme al dizionario”.
Falsi procacciatori di affari, destino già segnato. Anche sulle espressioni del viso. Minala è diventato famoso ancor prima di giocare: “Sembro più grande? Penso di sì, la gente la vede così. Ma succede spesso nel mondo africano di dimostrare più anni di quelli che si hanno. I miei sono reali, anzi vi invito alla mia festa dei 18 anni”.
Ha una famiglia numerosa Minala, i 1500 euro al mese che percepisce dalla Lazio (il minimo salariale) li spedisce interamente ai genitori e agli undici fratelli. Cuore grande almeno quanto il talento. Protagonista in campo e fuori:“Ho fatto anche l’attore in una commedia. Parlavo la lingua ed era più facile. Si chiamava ‘Io non sono invisibile’, il responsabile della comunità ci teneva molto a realizzarla per far capire alla gente che siamo tutti uguali nonostante il colore di pelle diverso. Un po’ come successo a Dani Alves. Siamo uguali, a parte i capelli che sono un po’ più alti”.
Come si fa a non riscattare un giocatore che è entrato nella storia? La Lazio non si è posta la domanda, è passata direttamente ai fatti. Trovato l’accordo con l’Udinese per la seconda metà di Antonio Candreva: presto il suo cartellino sarà interamente biancoceleste. 8,5 milioni di euro, questa la cifra concordata tra Lotito e Pozzo per il completo trasferimento dell’esterno nella Capitale. Come scrive La Repubblica, c’è la stretta di mano tra i due presidenti, mancano solo le firme sui moduli federali. La Lazio punta forte su Candreva per il futuro, la conferma indiretta arriva anche dallo spot legato allo sponsor MSC Crociere (girato ieri a Gaeta) che vede il numero 87 come testimonial d’eccezione. Al calciatore verrà garantito un nuovo contratto con un stipendio annuo da top player di circa 2 milioni di euro, bonus compresi. Lotito e Tare non potevano farselo scappare. Credono in Candreva, ci hanno sempre creduto. Lo hanno fatto il 31 gennaio 2012, nelle ultime ore di quel calciomercato invernale, quando tutti si rammaricavano per l’acquisto sfumato di Honda. Ora si benedice quel giorno. E si ringrazia il Cesena naturalmente.
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“Se non vinciamo domani è giusto non andare in Europa”, aveva sentenziato Reja in conferenza stampa. Pungolati nell’orgoglio, i biancocelesti hanno sfoderato una prestazione gagliarda, tosta, condita dalle solite amnesie difensive. Ma tanto è bastato per affondare un Livorno fragile, dimesso, che tutto sembra tranne che una squadra in lotta per la salvezza. Mauri nel primo tempo con l’evidente complicità di Bardi, Candreva nella ripresa su calcio di rigore (che raggiunge le 12 segnature in campionato staccando Nedved ed Hernanes). Una rete per tempo e la pratica amaranto è archiviata. Adesso i Reja boys si preparano ad affrontare il Verona all’Olimpico, fermo a quota 51 proprio come i capitolini.
FORMAZIONI – “Domani scenderà in campo per provare, se mi darà l’ok giocherà”. Deve aver scosso la testa, Giuseppe Biava. Nell’undici inziale il centrale nativo di Seriate non c’è. Al suo posto, come previsto, Reja schiera Ciani. Completano la linea difensiva del 4-3-1-2 Pereirinha, Cana e Lulic. Sulla linea mediana agiscono Onazi, Ledesma e Biglia, mentre Mauri supporta Candreva e Keita. I due jolly biancocelesti sono liberi di svariare su tutto il fronte d’attacco. Nicola, che deve far fronte a numerose defezioni, risponde con un 4-3-3, affidando tutto il potenziale offensivo a Siligardi, Paulinho e Mesbah.
PRIMO TEMPO – Scorge la bandiera a scacchi, la truppa di Reja. Anzi, il vessillo nel mirino della Lazio ha 12 stelle dorate disposte in cerchio su uno sfondo blu. Il primo che tenta la volata è Stefano Mauri, dopo solamente quattro giri d’orologio: sponda aerea di Cana e destro volante del numero 6, Bardi ci mette i pugni e sventa il pericolo. Non si fa attendere la replica dei padroni di casa, con Siligardi che imbeccato da Greco scarica un sinistro di rara potenza. Berisha solleva la testa al cielo e osserva il pallone che sfreccia sopra la traversa. Match pimpante, divertente, con rapidi capovolgimenti di fronte. Da un calcio d’angolo per il Livorno, svetta Biagianti, che costringe l’estremo difensore capitolino all’intervento prodigioso. È il preludio al gol, ma a segnarlo sono gli ospiti: Lulic pesca Mauri in area, il capitano dei biancocelesti da posizione defilata opta per la soluzione al volo di sinistro. È l’episodio che sblocca la gara, ma evidenti sono le responsabilità del giovane Bardi. Che però ci mette poco a riscattarsi, alzando sopra il montante una sassata di Biglia. Il primo tempo si avvia alla conclusione, ma quando De Marco ha il fischietto in bocca ci pensa l’accoppiata Cana-Biglia a regalare un ultimo sussulto; disimpegno superficiale dell’albanese per il playmaker argentino, Siligardi si impadronisce della sfera al limite dell’area, ma l’intervento di Ciani vale quanto un gol. Si chiude così la ripresa, con la Lazio in vantaggio di una rete.
SECONDO TEMPO – Sei minuti per la storia, trecentosessanta secondi per salire sul gradino più alto dei centrocampisti goleador. Tanto basta a Candreva per staccare Nedved ed Hernanes e siglare il dodicesimo gol in campionato. Come? Dagli undici metri, grazie al rigore guadagnato da Stefano Mauri, il cui destro viene murato con un braccio da Rinaudo. Il numero 87, come di consuetudine, coccola la sfera, la pone delicatamente sul dischetto e fulmina Bardi. Il treno salvezza fugge via, il Livorno arranca, non ha la forza di raggiungerlo. La Lazio invece prende in corsa quello che porta all’Europa League, e non vuole più scendere. Onazi potrebbe timbrare il biglietto, ma il nigeriano fallisce il tris da pochi passi. Dalle tribune dell’Armando Picchi si levano cori di dissenso, i giocatori labronici non sembrano recepire il messaggio. Reja mischia le carte, Onazi prima e Candreva poi lasciano il terreno di gioco, sostituiti rispettivamente da Gonzalez e Felipe Anderson. Che ha una voglia matta di spaccare il mondo, l’ex Santos vuole sprigionare una volta per tutte il suo talento. La progressione è devastante, l’ingresso in area fa ben sperare, se non fosse che Bardi vuole farsi perdonare l’incertezza che è valsa lo svantaggio. Dagli altri campi giunge una notizia buona e una cattiva: il Parma è sotto di un gol a Cagliari, il Torino vince 2 a 0 con l’Udinese. Quando il triplice fischio riecheggia, sono ben tre le squadre ferme a quota 52.
IL SANTO PADRE COL PRESIDENTE SERGIO CRAGNOTTI E SVEN GORAN ERIKSSON
Karol Józef Wojtyla nasce il 18 maggio 1920 a Wadowice, città a 50 km da Cracovia, in Polonia. E’ il secondo dei due figli di Karol Wojtyla e di Emilia Kaczorowska, che muore quando lui ha solo nove anni. Anche il fratello maggiore non ebbe miglior sorte, morendo molto giovane nel 1932. Finiti brillantemente gli studi liceali, nel 1938si trasferisce a Cracovia con il padre ed inizia a frequentare la Facoltà di Filosofia della città. Si iscrive anche allo “Studio 38”, circolo teatrale che durante la seconda guerra mondiale va avanti clandestinamente. Nel 1940 lavora come operaio nelle cave presso Cracovia e in seguito nella locale fabbrica chimica Solvay. Evita così la deportazione ed i lavori forzati nel Terzo Reich tedesco. Nel 1941 il padre muore, e il giovane Karol appena ventenne si trova del tutto solo.
A partire dal 1942, sentendosi chiamato al sacerdozio, frequenta i corsi di formazione del seminario maggiore clandestino di Cracovia, diretto dall’Arcivescovo di Cracovia, il Cardinale Adam Stefan Sapieha. Nel contempo è uno dei promotori del “Teatro Rapsodico”, anch’esso clandestino. Nell’agosto del 1944 l’arcivescovo Sapieha lo trasferisce, insieme ad altri seminaristi clandestini, nel Palazzo dell’Arcivescovado. Vi rimarrà fino alla fine della guerra. Il giorno 1 novembre 1946 Karol Wojtyla è ordinato sacerdote; dopo pochi giorni parte per proseguire gli studi a Roma, dove alloggia presso i Pallottini, in Via dei Pettinari. Nel 1948 discute la sua tesi sul tema della fede nelle opere di San Giovanni della Croce. Rientra da Roma in Polonia dove come viceparroco viene destinato alla parrocchia di Niegowiæ presso Gdów. Il Senato accademico dell’Università Jagiellonica, dopo avergli riconosciuto i titoli degli studi compiuti nel periodo 1942-1946 a Cracovia e i successivi all’Angelicum di Roma, gli assegna il titolo di dottore con la qualifica di ottimo. In quel periodo, durante le sue vacanze, esercita il ministero pastorale tra gli emigranti polacchi in Francia, Belgio e Olanda.
Nel 1953 presenta all’Università cattolica di Lublino una tesi sulla possibilità di fondare un’etica cristiana a partire dal sistema etico di Max Scheler. Più tardi, diviene professore di Teologia Morale ed Etica nel seminario maggiore di Cracovia e nella Facoltà di Teologia di Lublino. Nel 1964 Karol Wojtyla è nominato arcivescovo metropolita di Cracovia: si insedia ufficialmente nella Cattedrale del Wawel. Tra il 1962 e il 1964 partecipa alle quattro sessioni del Concilio Vaticano II. Il 28 giugno 1967viene nominato cardinale da Papa Paolo VI. Nel 1972 esce “Alle basi del rinnovamento. Studio sull’attuazione del Concilio Vaticano II”. Il 6 agosto 1978 muore Paolo VI e Karol Wojtyla partecipa alle esequie ed al conclave che, il 26 agosto, elegge Giovanni Paolo I (Albino Luciani).
In seguito alla improvvisa morte di quest’ultimo, il 14 ottobre inizia un nuovo Conclave e il 16 ottobre viene eletto Papa con il nome di Giovanni Paolo II. E’ il 263° Successore di Pietro. Il primo Papa non italiano dal sedicesimo secolo: l’ultimo era stato l’olandese Adriano VI, morto nel 1523. Il Pontificato di Giovanni Paolo II si caratterizza in particolar modo per i viaggi apostolici. Durante il suo lungo Pontificato Papa Giovanni Paolo II compirà oltre 140 visite pastorali in Italia e, come Vescovo di Roma, si recherà in oltre 300 delle 334 parrocchie romane. I viaggi apostolici nel mondo – espressione della costante sollecitudine pastorale del Successore di Pietro per tutte le Chiese – sono stati quasi un centinaio. Anziano e malato, anche verso gli ultimi anni della sua vita – durante i quali ha convissuto con il morbo di Parkinson – Karol Wojtyla non ha mai rinunciato a compiere viaggi faticosi e impegnativi. Di particolare importanza, sono i viaggi nei paesi dell’Est europeo, che sanciscono la fine dei regimi comunisti e quelli in zone di guerra quali Sarajevo (aprile 1997) e Beirut (maggio 1997), che rinnovano l’impegno della Chiesa cattolica per la pace. Storico anche il suo viaggio a Cuba (gennaio 1998) e l’incontro con il “Leader maximo” Fidel Castro.
La data del 13 maggio 1981 è invece segnata da un episodio gravissimo: Ali Agca, un giovane turco nascosto tra la folla in piazza San Pietro, spara al Papa due colpi di pistola, ferendolo gravemente all’addome. Il Papa viene ricoverato al Policlinico Gemelli, dove rimane in sala operatoria per sei ore. L’attentatore viene arrestato. Gli organi vitali vengono solo sfiorati: una volta ristabilitosi il Papa perdonerà il suo attentatore, andando a trovare Agca in carcere, in una visita rimasta storica. La ferma e convinta fede di Karol Wojtyla gli fa ritenere che sarebbe stata la Madonna a proteggerlo e a salvarlo: per volere dello stesso Papa la pallottola verrà incastonata nella corona di una statua di Maria. Nel 1986 le immagini televisive di un altro evento storico fanno il giro del mondo: Wojtyla visita la sinagoga di Roma. E’ un gesto che nessun altro Pontefice aveva mai compiuto prima. Nel 1993 stabilisce le prime relazioni diplomatiche ufficiali tra Israele e Santa Sede. Da ricordare anche l’importanza data al dialogo con le nuove generazioni e l’istituzione, nel 1986, della Giornata mondiale della gioventù, che da allora, viene celebrata ogni anno.
Particolare intensità e commozione ha suscitato in tutto il mondo, e al Papa stesso, il raduno dei giovani a Roma in occasione del Giubileo del 2000. Il 16 ottobre 2003 è stato il giorno dei 25 anni di pontificato; l’evento che ha attirato l’attenzione dei media di tutto il mondo ha visto inoltre il Presidente Ciampi esprimere, in un ideale abbraccio nazionale, gli auguri a Giovanni Paolo II con un messaggio televisivo alla nazione, a reti unificate. Nel 2005 è uscito il suo ultimo libro “Memoria e identità”, nel quale Giovanni Paolo II affronta alcuni grandi temi della storia, in particolare le ideologie totalitarie del Novecento, come comunismo e nazismo, e risponde agli interrogativi più profondi della vita dei fedeli e dei cittadini del mondo. Dopo due giorni di agonia in cui le notizie sulla salute del Papa si sono rincorse con continui aggiornamenti in tutto il mondo, Karol Wojtyla muore sabato 2 aprile 2005 alle 21.37. Il giorno successivo le gare di tutti i campionati sono sospese per onorarne la memoria.
Il Pontificato di Giovanni Paolo II è stato esemplare, condotto con passione, dedizione e fede straordinarie. Wojtyla è stato per tutta la sua vita un costruttore e sostenitore della pace; è stato uno straordinario comunicatore, un uomo dalla volontà di acciaio, un leader e un esempio per tutti, soprattutto per i giovani, ai quali si sentiva particolarmente vicino e dai quali traeva grande energia spirituale. La sua figura è considerata una delle più significative e influenti per il corso della storia contemporanea. La sua beatificazione, acclamata da tutti fin dai primi giorni seguiti alla sua morte, arriva in tempi record: il suo successore Papa Benedetto XVI lo proclama beato il giorno 1 maggio 2011 (è la prima volta in oltre mille anni che un papa dichiara beato il suo immediato predecessore). Il 27 aprile 2014 viente elevato agli altari della Santità. In gioventù fu valente sportivo, giocando al calcio, e praticando lo sci e la canoa, anche dopo aver preso i voti, e continuando a sciare anche dopo essere stato eletto Pontefice nei monti reatini e sull’Adamello.
Durante il suo Pontificato ha incontrato diverse volte la squadra e la polisportiva della Lazio. Toccante fu l’incontro svolto il 27 ottobre 2000 durante la giornata dedicata allo sport in occasione dell’Anno Santo. Inoltre, durante il suo Pontificato, furono diverse le occasioni in cui si avvicinò al mondo biancoceleste anche grazie alle manifestazioni a scopo benefico di Suor Paola. Indimenticabile la foto in cui sventola la sciarpa della Lazio per salutare i tifosi accorsi in un’udienza pubblica, e quella in cui stringe una maglia biancoceleste dono della squadra.
LAZIOWIKI
IL SANTO PADRE CON UMBERTO LENZINIIL SANTO PADRE CON LA MAGLIA DELLA LAZIOKAROL WOJTYLA AGITA LA SCIARPA BIANCOCELESTECON LA LAZIO NEOCAMPIONE D’ITALIA NELL’ANNO DEL GIUBILEO, CON FABRIZIO RAVANELLI
Dopo svariati tentativi di Reja durante quest’ultima parte di campionato, il mister ha deciso che quest’oggi Stefano Mauri non giocherà come “falso nueve” ma occuperà lo spazio dietro a Keita e Candreva. Candreva che stando al CdS troverà spazio in avanti occupando il posto di Klose
Contro il Livorno spazio al 4-3-1-2, dove il ruolo di punte centrali spetta al tandem Candreva-Keita. Mauri, dopo aver ricoperto la casella di falso nueve, si trasforma in trequartista puro all’Ardenza. Centrocampo pieno di muscoli e classe con Onazi, Ledesma e Biglia. Il tecnico ha un unico dubbio nel reparto arretrato: Biava o Ciani? Il difensore bergamasco effettuerà l’ultimo test durante il riscaldamento. Se non dovesse farcela fiducia al francese al fianco di Cana.
«Avete talento, dimostratelo. Le ultime prestazioni sono state troppo altalenanti. Certe volte siete andati al 100%, altre al 70%. Ora dovete dare sempre il massimo». Queste le parole del presidente LOTITO che ieri ha fatto un blitz a Formello per incontrare la squadra. Come riporta Repubblica (G. Cardone, M. Ercole), il presidente della LAZIO vuole incitare la squadra per raggiungere l’obiettivo Europa. Ma REJA già da LIVORNO avrà dei problemi: DIAS, CANA, RADU e NOVARETTI sono out e anche BIAVA è in dubbio. GONZALEZ rientra a centrocampo ma non ha ancora il ritmo partita e anche in attacco mancheranno KLOSE e POSTIGA. Il tecnico pensa allora al 4-3-1-2 con BERISHA tra i pali. Intanto continua la protesta della Curva Nord contro Lotito che, attraverso un comunicato, minacciano di «non comprare abbonamenti per la prossima stagione. Visto che ci sono state modifiche, potremmo decidere di sottoscrivere la tessera del tifoso per seguire la Lazio in trasferta». Ma la società guarda avanti e il 26 maggio presenterà l’Academy biancoceleste.
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Prosegue a oltranza la battaglia tra la Curva Nord e la dirigenza della Lazio. Dopo la manifestazione di protesta in Lazio-Sassuolo e l’invito a boicottare lo stadio fino al termine della stagione, il cuore pulsante del tifo biancoceleste aveva suggerito, con un lungo comunicato emesso lo scorso 27 marzo, di non abbonarsi fino alla chiusura della campagna acquisti estiva, oltre a non acquistare materiale ufficiale e disdire gli abbonamenti pay-per-view. A distanza di circa un mese, la nuova decisione: boicottare la campagna acquisti indipendentemente dall’esito del mercato, seguendo la squadra in massa solo in trasferta qualora ci fossero novità sostanziali sul fronte tessera del tifoso. La conferma, direttamente dalla trasmissione La Voce della Nord, in onda su Radiosei, arriva da Alessandro ‘Il Cinese’: “Non ci sono aperture né passi indietro, Lotito ha scelto questa strada e la percorreremo anche noi a oltranza. Non accetteremo questo tentativo di mediocrizzazione della squadra e dell’ambiente: per questo, oltre allo stadio vuoto, sono già partite le disdette a Sky e Mediaset. Inoltre, come Curva Nord, abbiamo deciso che non sottoscriveremo abbonamenti per la prossima stagione. Non andare allo stadio fa molto male, ma andare all’Olimpico in questo momento non ha più senso. E allora, visto che ci sono state varie aperture politiche per rivedere il sistema che regola la tessera del tifoso, potremmo anche decidere di sottoscriverla e di andare in massa a seguire la Lazio in trasferta. Questo per dimostrare a tutti che noi ci siamo e che amiamo solo la Lazio, non chi la sta gestendo. E’ una possibilità che stiamo valutando molto seriamente”.
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“La Lazio è la prima squadra della Capitale. Non mi muovo da qui”. Decisivo sul campo, incisivo a parole. Il rinnovo sino al 2018 diKeita Balde Diao è pronto, manca solo la firma nero su bianco, che arriverà nelle prossime ore. Intanto il talento ex Barcellona si diverte suAsk.fm (nuovo social basato su un’interazione domanda-risposta), come riportato dall’edizione odierna de Il Messaggero. “Arriva un momento della vita in cui capisci ciò che conta, contava, non conta più e conterà sempre”, continua il saggio Keita, 19 anni compiuti lo scorso 8 marzo. “Non m’importa d’essere famoso, io voglio segnare solo per i tifosi della Lazio”. Trentuno sono le presenze (tra campionato, Europa League e Coppa Italia) collezionate dal ragazzo di Arbucies nella stagione in corso, 5 le reti siglate e ben 8 gli assist sfornati. Lo spagnolo d’origini senegalesi è già nella top eight degli Under 21 più forti d’Europa, in Inghilterra le sue gesta sono ormai note. Come quel gol da urlo messo a segno nel match casalingo contro il Napoli, che il numero 14 ricorda con piacere: “Ho colpito la palla sotto di esterno e la conclusione ha preso una strana direzione che ha confuso Reina”. Adesso punta il Livorno, Keita, vuole trascinare la Lazio in Europa. Le sue giocate sin qui sono valse ben 14 punti alla truppa capitolina. Quattordici, sì, proprio come il numero che porta sulle spalle, un curioso gioco del destino. Ma l’appagamento non alberga nel cuore e nei piedi di Balde, affamato di gol, di esultanze, di traguardi. “Ci riprenderemo l’Europa League”, aveva ringhiato subito dopo l’eliminazione col Ludogorets. Con lui in campo, tutto è possibile.
Giuseppe Biava e una carriera da chiudere “non più in biancoceleste”. Si apre con questo clamoroso e inatteso scenario la giornata di casa Lazio. A lanciare l’indiscrezione – ma a quanto pare molto più di un’indiscrezione – è l’esperto di mercato di Sky Sport Manuele Baiocchini su Goal.com: con il club bergamasco, il difensore biancoceleste avrebbe trovato “già un accordo di massima”. Rilancia sul proprio sito Gianluca Di Marzio: “Salvo sorprese dell’ultimo minuto, Biava nella prossima stagione vestirà la maglia nerazzurra. E’ stata già trovata un’intesa sul contratto, anche se ancora mancano le firme”. Una sterzata improvvisa che, se confermata, riscriverebbe quello che ormai era considerato un piccolo passaggio burocratico: il rinnovo del contratto con la Lazio. Neanche una settimana fa, l’agente del centrale classe 1977 aveva individuato nei primi di maggio i giorni adatti per incontrarsi con Lotito. Lo stesso procuratore ha comunque ammesso come le pretendenti non mancassero di certo. Ecco oggi la notizia che cambia le carte in tavola. Biava sarebbe quindi “pronto ad iniziare una nuova avventura con la maglia dell’Atalanta”: per lui, nato a Seriate ed ex giocatore dell’Albinoleffe, sarebbe un ritorno a casa. Per la Lazio, invece, sarebbe un’ulteriore lacuna da colmare in una difesa completamente da rifondare.
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Marchetti a ruota libera. Prestazioni deludenti sì, ma troppe voci sul suo conto. Federico non ci sta, il suo sfogo arriva ai microfoni Sky Sport: “La cosa che mi ha fatto più male è che ci sia stato accanimento sul fatto che io pensavo di andare via a gennaio, che fossi distratto dalle voci di mercato. Io ho un contratto con la Lazio, ho sempre pensato a fare bene qui e di fare un progetto con questa squadra. Non sono mai stato condizionato né ho mai pensato ad altre cose fuori dal campo di gioco. Ci tenevo a chiarirlo”. Marchetti parte, Marchetti resta. I dubbi si sprecano: “Intanto il mio obiettivo è quello di finire bene questa stagione, poi si vedrà. Se dipende dalla conquista di un posto in Europa? Sicuramente parliamo di un traguardo importante, prestigioso per la Lazio. Conseguirla o non conseguirla farà cambiare delle scelte, però questo non penso che mi riguardi. Io penso solo a finire bene questa annata”. Che lo ha visto perdere il posto in Nazionale. Marchetti sa di non aver dato il massimo: “Sicuramente per me è stata una stagione difficile, soprattutto da dicembre in poi. Ho avuto una serie di problemi fisici che non mi ha permesso di allenarmi con continuità. Questo mi è mancato. Quando uno non scende in campo con continuità, è più difficile dare prestazioni di buon livello. Le critiche? Non piacciono a nessuno, ma analizzando le stagioni è normale che l’anno scorso abbiamo fatto meglio, sia con la qualificazione europea che con la vittoria della Coppa Italia. Quest’anno i risultati e l’entusiasmo sono venuti meno. Fa parte del mestiere, si cerca sempre di dare il massimo”. Forse Marchetti aveva abituato tutti troppo bene: “Quest’anno forse ho salvato meno di altre volte la baracca, però l’importante è dare tutto e farlo sempre con grande entusiasmo”. Il finale comunque è ancora tutto da scrivere: “Ora sto meglio, ho ripreso a lavorare questa settimana. Se tutto prosegue al meglio, abbiamo in programma il rientro per domenica. La rincorsa europea non è facile, abbiamo quattro finali da giocare, cercando di portare a casa più punti possibili e sperando che chi ci precede possa commettere qualche passo falso. Sappiamo bene che dobbiamo raccogliere sempre il massimo”.
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Spazio alla storia, a chi ha scritto pagine indelebili del tifo biancoceleste. Gli Eagles’ Supporters, l’indimenticato gruppo che per 18 anni ha rappresentato migliaia di laziali in un periodo tutt’altro che semplice, saranno anche loro presenti il 12 maggio proprio nel settore in cui per anni hanno sostenuto i colori della prima squadra capitolina, la Curva Maestrelli. Durante la trasmissione ‘La Voce della Nord’, in onda su Radiosei, Claudio uno degli esponente del celebre gruppo degli anni 70/80, ha rivelato i retroscena che hanno caratterizzato la storia degli Eagles: “Dopo 20 anni sarà un modo per rivedere tanta gente dietro quello striscione. Sarà l’occasione per rincontrarci e vivere insieme questa festa, nuovamente in Curva Sud, o meglio, Curva Maestrelli. Volevamo anche contribuire ad aumentare la vendita dei biglietti in questo settore, che dopo questa decisione ha avuto un’impennata di vendite. Dopo tanto tempo sarà molto bello rivedere la Sud piena e colorarla come una volta. Sono 25 anni che non esibiamo quello striscione mentre 22 che non facevamo un comunicato ufficiale”.
Uno striscione enorme con quella scritta che non lasciava dubbi su quale tifoseria potesse rappresentare: “Il nostro era uno dei più lunghi striscioni della storia del tifo. 54 metri, davvero grandissimo”.
Una delucidazione poi sull’origine di quel simbolo scolpito ormai nell’immaginario di ogni tifoso biancoceleste: “L’aquila degli Eagles nacque dall’idea di un nostro amico, Gianni Barberi, che nel 1977 riprese questo simbolo dall’’Eldorado Lazio’, una squadra di pallacanestro. Col tempo è stato ripreso anche da altre tifoserie. È una bellissima testa d’aquila che molti ancora oggi hanno al collo come collanina o tatuata da qualche parte sul corpo e quando mi capita di rivederla mi da un piacere enorme. La foto di Ruben Sosa con il tamburo? Stava in prova (ride, ndr). Ci accordammo con lui per farlo venire in Curva, non era abituato a quel frastuono ma fu comunque un momento bellissimo”.
Infine un ultimo appello prima di rinnovare l’appuntamento al 12 maggio: “Portate bandiere e per chi volesse può tranquillamente cambiare il biglietto e prendere quello della Sud”.
.Strano il destino di Senad Lulic. L’esterno bosniaco in pochi mesi è passato da eroe biancoceleste a probabile partente sul calciomercato estivo. Fu proprio lui, il 26 maggio 2013, a segnare nel derby contro la Roma il goal che consegnò la Coppa Italia alla squadra di Petkovic. Oggi, con Reja, non c’è più quel feeling che invece aveva con il precedente allenatore, e così Lulic, che punta a un salto di qualità, secondo quanto riferisce ‘La Gazzetta dello Sport’, ha chiesto alla società e al presidente Lotito di essere ceduto in estate.
La Juventus, come rivelato in esclusiva da Goal Italia, lo attende a braccia aperte, con annessa possibilità di giocare in Champions League. Per questo il laterale bosniaco si aspetta un segnale dal suo club. Lotito però per ora sembra intenzionato ad adottare un atteggiamento attendista: il presidente vorrebbe infatti che fossero i bianconeri a fare il primo passo, per capire quali sono i margini della trattativa.
Il club torinese potrebbe offrire delle contropartite (si fanno i nomi di Isla, Quagliarella e Giovinco) oppure, più difficilmente, pagare l’intera cifra del cartellino del giocatore. Questa seconda possibilità sarebbe al momento quella più gradita dal patron della Lazio, che con i soldi di Lulic potrebbe operare il riscatto della seconda metà del cartellino di Candreva dall’Udinese.
Intanto l’attendismo del club capitolino provoca un certo nervosismo in Lulic, che è affiorato nell’ultima gara giocata contro il Torino sfociando in un duro battibecco con Alberto Bollini, il vice di Edy Reja. Certamente si è trattato di cose di campo, che tuttavia rappresentano anche la spia della scarsa serenità in questo momento del giocare, che si avvia a sparare le ultime cartucce della sua carriera in biancoceleste.
Goal.com
Quattro giornate prima della bandiera a scacchi: la corsa per un posto in Europa League si infiamma. Sono molteplici le squadre pronte ad accaparrarsi quell’ultimo vagone che li condurrà ai preliminari di inizio agosto. Una vicenda che interessa anche la Lazio, che deve affrontare un altro tema importante: i rinnovi. Come riporta il Corriere dello Sport, Klose, Dias, Mauri e Biava, sono tutti nodi da affrontare, nomi che a proprio modo hanno scritto pagine importanti con la casacca biancoceleste. Partiamo da Miro Klose: dopo un inizio di contrattazioni che procedeva a rilento, Lotito e Tare hanno preparato quel contratto che dovrebbe aver fatto breccia nel panzer e, a meno di clamorosi dietrofront, il tedesco si legherà alla Lazio per un altro anno con opzione sul secondo. Le cifre stabilite non varieranno sostanzialmente rispetto all’attuale contratto. Discorso diverso per Biava, il 37enne vorrebbe riavvicinarsi alla sua amata Bergamo, intanto riflette e sogna un altro anno a grandi ritmi come quello che sta vivendo attualmente. Anche Mauri dopo aver dichiarato in conferenza stampa il suo eterno amore alla fede laziale, aspetta una chiamata dalla dirigenza che, rispetto ai contatti avvenuti ad inizio marzo, ha fatto un passo indietro. Il centrocampista brianzolo ha molteplici offerte, soprattutto in Major League, non è da escludere un possibile addio. Peseranno, certamente, le sue prestazioni da qui a fine stagione. Dias, capitolo a parte. Dopo un inizio travagliato con mister Petkovic, fatto di numerose panchine (sezna dimenticare l’esclusione dalla lista Europa League), sta tornando caparbiamente a grandi livelli, soprattutto grazie a Reja, bravo a trasmettergli stima e fiducia. Un difensore di spessore ritrovato, costretto allo stop solo da un brutto infortunio; ancora incerto appare il suo futuro, André vaglia le offerte brasiliane, ma la prima scelta , come da lui più volte affermato, resta la Lazio. Tempo di scelte dunque.
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Che finale di stagione sarà? Ma soprattutto, con quale allenatore si inizierà la prossima? La Lazio balla sugli interrogativi: tra i rinnovi dei senatori al toto allenatore, per la dirigenza biancoceleste saranno mesi caldi non solo perché arriverà l’estate. Il Tempo di questa mattina prova a fare il punto della situazione proprio sul futuro mister che troverà spazio dalle parti di Fomello. Reja sembra avere i giorni contati: al tifoso non piace e l’idea del patron Lotito di fargli firmare un contratto di 18 mesi con la funzione di risollevare la squadra e poi passare dietro la scrivania non è svanita del tutto. Allargare e rimpolpare uno staff tecnico-dirigenziale che vede il solo Igli Tare come direttore sportivo potrebbe rientrare nei piani societari. E allora via alle candidature: sotto la lente c’è sempre Murat Yakin, già accostato alla panchina biancoceleste lo scorso inverno, attuale allenatore del Basilea. Ultimamente ha firmato un contratto fino al giugno 2015, ma con un’eventuale rescissione degli accordi, qualora arrivasse un’offerta importante sulla sua casella email. “La Lazio è una società di primo piano, ma non ero ancora pronto, anche perché per me è fondamentale conoscere la lingua”, ammiccava mesi fa il tecnico svizzero. Si vedrà. Poi c’è la ‘solita’ soluzione interna: Simone Inzaghi piace tanto al duo Lotito-Tare: “Lo abbiamo scelto consapevoli delle sue qualità – dichiarava il presidente biancoceleste dopo il trionfo in Coppa Italia Primavera – col passare del tempo ricoprirà ruoli sempre più importanti”. Ma potrebbe bastare? Si esamina la terza strada: un tecnico italiano, con esperienza, pronto al timone per guidare la rifondazione: Ventura, Guidolin, Di Carlo sono nomi che girano. Si attende, si bussa a qualche porta, sperando che si apra un portone. Per il futuro della Lazio.
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Nel corso della trasmissione di RaiSport 1 “Pomeriggio da Campioni” è emersa una notizia inaspettata, che complicherebbe la permanenza di Antonio Candreva nelle fila delle Lazio. I giornalisti e gli ospiti in studio hanno infatti commentato la notizia che l’ala biancoceleste starebbe vendendo la macchinavisto che dove andrà a giocare l’anno prossimo non gli servirà.Il pensiero degli operatori di calciomercato va immediatamente alla Juventus. Perchè? Perchè i bianconeri corso Galileo Ferraris offre da contratto ai suoi tesserati una Jeep. Per ora quella emersa negli studi Rai è solo una voce della quale si cerca ancora fondamento, ma Candreva era già stato accostato ai bianconeri. Ricordiamo che il cartellino di Candreva è a metà tra Udinese e Lazio e il costo della seconda parte è di 10 milioni di euro. (Urbanpost.it)
cittaceleste
Ostia, incidente Cristoforo Colombo: morto Amedeo Cimarelli
„Tragedia poco dopo la mezzanotte ad Ostia dove un giovane 19enne ha perso la vita dopo essere finito contro un albero mentre era alla guida della sua automobile. L’incidente su viale Cristoforo Colombo subito dopo l’ingresso della ‘Rotonda’ lidense (piazzale Cristoforo Colombo). Un sinistro tutto da accertate con la vettura guidata da Amedeo Cimarelli, questo il nome della vittima, a perdere aderenza con l’asfalto e a terminare la propria corsa contro una delle piante della strada che porta a Roma.“
Ostia, incidente Cristoforo Colombo: morto Amedeo Cimarelli
„MORTO SUL COLPO – Per il giovane alla guida dell’auto non c’è stato nulla da fare, è deceduto sul colpo ed i sanitari del 118 non hanno potuto far altro che constatarne la morte. In auto con lei una giovane passeggera, soccorsa e trasportata in codice rosso all’ospedale Grassi di Ostia. Sul posto per i rilievi stradali gli agenti del X Gruppo Mare della Polizia Locale di Roma Capitale.“
Fonte:www.romatoday.it.
La grande tragedia che ha colpito la vostra famiglia è per noi motivo di dolore.Lo staff di since1900 partecipa al vostro dolore.
Riposa in pace aquila
Corre Candreva, in biancoceleste così come in Nazionale. In questa stagione il laterale ha realizzato undici gol in 33 presenze di campionato stabilendo il suo record personale e saltando una sola partita, quella contro l’Atalanta, a causa di una squalifica. Della sua forma smagliante se ne è accorto anche il ct Prandelli durante lo stage di Coverciano. Nei test fisici, infatti, come riportato da Il Corriere dello Sport, Candreva è risultato uno dei giocatori più in forma della Nazionale e sicuramente farà parte della spedizione degli azzurri che partirà per il Brasile. Già dalla scorsa estate in Confederations Cup, il laziale aveva dimostrato di saper indossare con personalità e merito la maglia azzurra: negli ultimi mesi è stato quasi sempre titolare totalizzando ben 19 presenze. Farà parte delle grandi ali destre della Nazionale italiana. I suoi predecessori son stati Domenighini, Causio, Conti e Donadoni. Mancano due mesi, poi il sogno di Candreva potrà finalmente realizzarsi.
Lalaziosiamonoi
Nomi nuovi, suggestioni, calciatori più o meno conosciuti: non sembra mancare nulla in queste prime avvisaglie di calciomercato. La Lazio si sta guardando intorno, sta valutando con cura quali tasselli aggiugere per far compiere, finalmente, il tanto invocato salto di qualità. Tra i tanti nomi, ogni tanto, però, spunta quello di qualche grande amore del passato: prima fu Rakitic, accostato alla Lazio qualche estate, ma mai realmente vicino ai colori biancocelesti. Poi è stata la volta di Yilmaz, attaccante turco che, alla seconda occasione, sembrava essere riuscito finalmente a spuntarla, salvo poi sfumare proprio sul filo di lana. Adesso sembra essere la volta di Granit Xhaka, centrocampista del Borussia Moenchengladbach, finito, secondo fonti svizzere, di nuovo nei radar biancoazzurri. Nonostante le smentite dell’entourage del calciatore, che ha negato ogni approccio con il club, le voci non sembrano attenuarsi ed anzi, stando a quanto riporta il portale elvetico, il club capitolino sarebbe in costante colloquio con la dirigenza della squadra tedesca per cercare di acquistarlo nella prossima sessione di mercato. Un nuovo ritorno di fiamma o la solita “balla”?
lalaziosiamonoi
“Al momento non c’è nessun tipo di accordo”. Lazio e Udinese, Lotito e Pozzo. Nel mezzo, la seconda metà di Antonio Candreva. Quella agognata dai biancocelesti, quella che da Formello assicurano che sarà acquisita: “Non esiste che Candreva lasci la Lazio!”, ha garantito il ds Tare una settimana fa. Ma per blindare il capocannoniere della squadra – 11 reti in campionato, come da centrocampisti solo Nedved ed Hernanes riuscirono a realizzare – bisognerà trovare l’accordo con il club friulano. Il tutto entro il 24 maggio, quando le comproprietà irrisolte saranno destinate alla lotteria delle buste. Nelle ultime ore radiomercato accredita una richiesta di 10 milioni di euro da parte dell’Udinese. Una circostanza sulla quale è intervenuto a Calcionews24.com il direttore sportivo bianconero Cristiano Giaretta: “Non posso confermare, al momento non c’è nessun tipo di accordo. Con la Lazio non sono stati creati discorsi diversi rispetto a quelli portati avanti dal patron Pozzo e da Lotito. Non sono ancora state fissate cifre”. Niente di nuovo dal fronte Candreva, quindi: “Al momento no, è una trattativa portata avanti dalle due proprietà”. Saranno quindi i due patron a cercare la stretta di mano decisiva. Quella che renderebbe ancora più biancoceleste la maglia di Candreva.
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Muove dagli acquisti (in prestito) di Postiga e Kakuta e arriva alla conclusione “la Lazio merita molto di più”. Alfredo Pedullà non risparmia critiche a Lotito, alla luce di un mercato di riparazione che si è rivelato inconcludente. Questo il ragionamento del noto esperto di mercato, pubblicato sul suo sito personale www.alfredopedulla.com:
“Erano stati celebrati come importanti colpi di mercato. Il centrocampista Kakuta e l’attaccante Postiga alla Lazio, il doppio (presunto) contropiede di Lotito durante la sessione di gennaio. Il tentativo, rivelatosi goffo, di far dimenticare Hernanes, ceduto all’Inter malgrado mille assicurazioni sul fatto che non sarebbe andato via. Kakuta e Postiga hanno rappresentato un flop completo, malgrado siano stati presentati come presunti fenomeni, grandi colpi da celebrare in anticipo per non correre il rischio di arrivare in ritardo. Kakuta ha avuto pochissime possibilità di mettersi in luce, evidentemente il suo posto doveva essere in panchina. Postiga ha avuto mille problemi fisici, da pochissime settimane si è rimesso a disposizione, con risultati mediocri. Kakuta e Postiga doppio flop, con dedica nei riguardi di chi li aveva celebrati come ottimi acquisti. La Lazio merita altro, molto di più”.
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Si sa che la maggior parte dei tifosi laziali possiede un account facebook e naviga sui siti laziali per rimanere informato di tutto ciò che accade dentro e fuori la società biancoceleste. Facebook oltre ai forum ed alle radio locali, è lo strumento più utilizzato per contribuire alla protesta contro le società attraverso i vari gruppi e pagine “fan”. Ultimamente però ci stanno arrivando messaggi privati e lamentele dai nostri fan personali (since1900)riguardante i vari “cambi di direzione” che hanno fatto alcune pagine e facebook.
Cito uno dei tanti messaggi ricevuti: Ciao Since 1900… Volevo farti una domanda. Sembra che molte pagine che fino ad un mese fa erano antilotitiane, nell’ultimo mese sono diventate pagine sostenitrici del Maiale. La pagina “Libera la lazio” sembra che sia stata rubata. Altre pagine invece sembrano aver semplicemente cambiato sponda… senza comuncazioni. Mi viene un dubbio… che questo merdoso non si stia comprando le pagine che lo contestano? Quindi mi chiedevo… a te e’ mai arrivata un’offerta per vendere questa pagina?
Personalmente su questa cosa non possiamo esserne certi al 100% ma vedendo una pagina che prima incitava a disertare lo stadio, seguendo così la protesta che univa tutti i tifosi, per poi da un momento all’altro cambiare idea per riempire l’Olimpico allora qualcosa di strano c’è.
Personalmente a noi ci sono arrivate una decina di email di minaccia per quello che scriviamo e per i nostri contenuti che rispecchiano perfettamente il nostro pensiero. Pensiero che in Italia legalmente va rispettato e se non è condiviso da altri non c’è bisogno di ricorrere vigliaccamente alla violenza o al “trollaggio” (naturalmente le email sono conservate per precauzione ma sopratutto non diamo peso a chi le ha scritte ed il suo contenuto).
Come risposto a molti nostri utenti, posso dire con certezza che oltre a queste minacce non abbiamo ricevuto proposte da pseudo compratori di pagine che vogliono gestire il “nostro spazio” con un altro pensiero beffando chi ha messo il “like” su since1900. Ma optiamo sull’altra opzione. Ovvero che persone legate “all’altra sponda” di pensiero,possano “hackerare” gli account di chi gestisce le pagine o entrano a far parte degli admin “beffando il fondatore della pagina” facendo finta di esser dalla sua parte per poi cambiare i ruoli di gestione ed il gioco è fatto.
Per tutti gli amministratori di pagine facebook dico solo (pensiero personale) non rendete amministratori della pagina chi non conoscete ( a meno che non siate sicuri sicuri sicuri ma sicurissimi) oppure se avete bisogno di un aiuto in più, esiste il ruolo editore (nel quale non si possono modificare i ruoli in pagina ma creare solo contenuti).
Nota bene: Se un giorno Since1900 verrà “rubata” apparirà un avviso sul nostro sito.
Grazie per l’attenzione e buona Pasqua!
#liberalalazio
Il tecnico della Lazio: «Europa difficile, ma siamo ancora vivi». Il centrocampista torna sull’espulsione di Novaretti: «L’arbitro stava per ammonire Bovo e poi ha tolto la mano dal taschino. Protestavamo per questo, non per il gol di Immobile, che è scaturito da una nostra errata lettura difensiva. Ci sono due pesi e due misure»
ROMA – Il pareggio in extremis con il Torino mantiene vive le speranze europee della Lazio, ma il 6° posto ora è occupato non soltanto dal Parma ma anche dal Milan. “Siamo a due punti dalla seste – dice Edy Reja -, con tre punti si può andare dappertutto, siamo ancora vivi ma sempre distanti. Adesso sarà difficile, non guardiamo i calendari, ma cercheremo di fare di tutto per raggiungere l’obiettivo”. A pesare anche l’espulsione di Novaretti. “Purtroppo ci capita spesso di finire in 10 uomini – sottolinea -, contro un Torino ben organizzato siamo andati in vantaggio per due volte ma non siamo riusciti a mantenere il risultato per delle disattenzioni difensive. Fare tre gol e prenderne tre non va proprio bene. Criticato il cambio Keita-Pereirinha? Ditemi voi chi dovevo mettere per dare equilibrio. Quando sono arrivato qua non si pensava di arrivare in questa posizione. Le contestazioni ci sono sempre, gli allenatori sono fischiati dappertutto ma qua si parla soltanto della contestazione”.
LEDESMA CONTRO L’ARBITRO – “L’arbitro stava per ammonire Bovo e poi ha tolto la mano dal taschino – dice un furibondo Ledesma -. Protestavamo per questo, non per il gol di Immobile, che è scaturito da una nostra errata lettura difensiva. Ci sono due pesi e due misure. Chiediamo più rispetto”. Il 3-3, però, permette di sperare ancora: “La matematica e la mente ci dicono d’insistere – ammette l’italoargentino -. È difficile, stiamo rincorrendo noi stessi ed un girone d’andata deficitario. Basta parlare dell’ambiente e della contestazione”.
CdS