Amore che viene, amore che vai.Cantava così Fabrizio De Andrè. Nel calcio, molto più che nella vita sentimentale, ci si dimentica presto del primo amore, della prima squadra. Hernanes, passato all’Inter nel mese di gennaio, già ha messo da parte i ricordi, chiusi in una stanza a chiave:“Ho provato sensazioni forti anche alla Lazio vincendo la Coppa Italia con il derby in finale. Avrei voluto vincerlo a Roma lo scudetto, e lì sarebbe stato qualcosa di ancor più grande e storico, però ho capito che non ci sarei riuscito e ho deciso di accettare l’offerta dell’Inter”, riporta Tuttosport. Poi un pensiero va al 10 maggio, quando sfiderà il suo passato: “Non ci ho ancora pensato perché prima ci aspettano delle partite importanti. Quel giorno spero di evitare Klose che fa sempre gol all’Inter, ma pure Ledesma, Mauri e Keita: la Lazio è davvero una bella squadra, ma ripeto, sono venuto all’Inter per vincere lo scudetto, quel grande trofeo che mi manca per sentirmi realizzato. Ho cerchiato la data sul calendario perché potrò rivedere tanti amici. Il calcio è così, sparisci da un giorno all’altro, cambi numero di telefono e perdi tanti contatti. Ora mi sento già interista perché l’ambientamento qui alla Pinetina è stato molto rapido, però penso che proverò una sensazione strana, magari, affrontando i miei ex compagni, mi sembrerà di ritrovarmi a Formello nelle partitelle d’allenamento”.
Infine sulla differenza tra Roma e Milano come città: “Milano, essendo molto più piccola, riesco già a girarla senza navigatore. Calcisticamente parlando, anche qui i tifosi sono molto calorosi, l’altro giorno sono stato in centro e ho firmato decinedi autografi”.
Fuori dalla Curva, nel cuore di Ponte Milvio. La Nord non entrerà neppure domani all’Olimpico, la decisione presa tempo fa non subirà cambiamenti almeno sino a fine stagione. La Curva, tramite i suoi canali radiofonici, ha fatto sapere di aver chiesto i permessi per ottenere l’installazione di un maxischermo a Ponte Milvio, favorirebbe la visione di Lazio-Torino: «Speriamo di avere i permessi per vedere tutti insieme la partita», è stato detto ieri. Entro oggi si saprà se le autorità concederanno il via libera, non è una prassi consolidata non essendoci cause di forza maggiore (ad esempio squalifiche del settore o chiusura dell’impianto). I tifosi della Curva sono in sciopero, stanno inscenando una protesta contro la gestione societaria, nei giorni scorsi avevano annunciato nuove iniziative, cercavano un punto di ritrovo. Il posto scelto è Ponte Milvio (appuntamento alle ore 15, nell’orario della partita contro i granata), a pochi passi dall’Olimpico. Lontani, ma vicini.
Lazialità
“Quando prendiamo stranieri, è perché facciano la differenza. E aiutano anche a migliorare in nostri italiani” . Così si esprime il direttore sportivo Igli Tare sulle collonne della Repubblica, riguardo il tema degli stranieri nel settore giovanile. Parole che trovano riscontro se si pensa a quanto di buono hanno fatto e stanno facendo vedere i vari Keita e Tounkara lo scorso anno, Minala e Strakoska (solo per citarne alcuni) quest’anno. “Il modello da seguire – prosegue il ds biancoceleste – è quello di Olanda e Francia, adottato anche da Svizzera e Belgio per rilanciarsi: investire nelle infrastrutture e nei centri di formazione in cui crescere i ragazzi del posto”, modelli che la Lazio sembra stia davvero prendendo come esempio con il progetto Academy di Formello, che verrà presentato a cavallo fra maggio e giugno. Un investimento importante e un lavoro sulle infrastrutture che ha lo scopo di sviluppare il settore giovanile della Lazio, con un conseguente consolidamento patrimoniale per l’intera società. Migliorie di un settore che da qualche anno comincia a dare i suoi frutti, e che adesso più che mai non va assolutamente trascurato.
La guerra mediatica è durata poco. In poche ore dal post d’accusa,alla risposta di Stefano Mauri per poi passare alla proposta del suo agente per denunciare Meggiorini, quest’ultimo chiede scusa pubblicamente da dove è partito il tutto: “È doveroso chiudere questa vicenda che ha scatenato reazioni e polemiche che io, in assoluta buona fede, non avrei mai voluto innescare. Credo che il mio amico Dalla Bona abbia detto cose giuste nella sua intervista a Gazzetta. E io, ripostandola, volevo fargli capire la mia vicinanza. Detto questo, mi scuso pubblicamente per aver allargato la mia indignazione anche a persone che hanno vissuto momenti difficili e che ora giustamente cercano di lasciarli alle spalle. Non sono nessuno per permettermi di giudicare gli altri, ma purtroppo è questo il messaggio che è passato. Mi dispiace molto”.
Stefano Greco ha rilasciato un’ intervista sul sitomondocalcio.info riguardante la situazione tra Lotito e la Lazio.
Riportiamo in seguito l’intervista gentilmente concessa dalla redazione del sito
1) Ciao Stefano. Innanzitutto grazie per la tua disponibilità. Ci puoi spiegare le ragioni di questa mobilitazione di massa del popolo laziale? E quali iniziative sono e saranno adottate dai tifosi?
“Perché arriva un momento in cui si dice basta, ci si stanca dell’arroganza. Ed è quello che è successo a Roma in casa Lazio. La gente ha sopportato per anni, poi è arrivata la scintilla che ha fatto saltare la polveriera. Per la prima volta nella storia del tifo, a Roma si è scelto di contestare in modo diverso, partendo soprattutto dal rispetto delle regole e delle leggi, per non offrire nessun appiglio al contestato. Quindi, niente intimidazioni, niente minacce, niente tentativi di aggressione e niente picchettaggi allo stadio. Anzi, visto che da sempre Lotito definiva i contestatori una “sparuta minoranza”, per prima cosa si è deciso di smascherare questa bugia. Quindi, in occasione di Lazio-Sassuolo non solo si è riempito l’Olimpico stabilendo il primato di presenze stagionali (45.000 spettatori in assenza di tifosi ospiti…), ma abbiamo coinvolto tutto lo stadio nella contestazione, sia sonora che visiva. Perché le immagini di 40.000 persone con il cartello LIBERA LA LAZIO, hanno fatto il giro del mondo, finendo anche nei notiziari della BBC e della televisione spagnola e americana. Poi, dopo aver dimostrato quanti siamo, abbiamo deciso di svuotare lo stadio, per dimostrare ulteriormente quanto è solo. A Lazio-Atalanta, compresi gli steward, i giornalisti e gli omaggio, sono passate per i tornelli dello stadio 6548 persone. E molti di quelli che sono entrati hanno anche contestato il presidente. Ora si è deciso di tenere lo stadio vuoto fino alla fine della stagione, di boicottare tutti i prodotti ufficiali della società e anche la campagna abbonamenti del prossimo anno. E non finirà qui, anzi, questo è solo l’inizio…”
2) Come mai si sono mossi in maniera così decisa adesso dopo 10 anni di gestione Lotito?
“Perché prima poi arriva sempre una goccia che fa traboccare un vaso stracolmo. La contestazione a Lotito è iniziata nella seconda metà del 2005 ed è andata avanti a ondate, con flussi e riflussi perché Lotito è stato bravissimo a dividere, frantumare l’ambiente. Con il DiVIDE ET IMPERA è riuscito ad arginare la contestazione, ma un po’ perché ne ha fatte troppe e un po’ perché gente come il sottoscritto sta tirando fuori gli scheletri dagli armadi, la gente ha preso coscienza della realtà e del personaggio. E si è ricompattata per la prima volta. E la cosa che fa sorridere, è che è stato proprio Lotito con le sue bugie (ultima quella sulla cessione di Hernanes) a far ricompattare in pochi giorni quell’ambiente che lui si era impegnato per anni a frantumare”.
3) Perché non tutta la stampa dà risalto a questa rivolta? Non solo, spesso c’è reticenza a parlarne?
“Perché molti giornalisti hanno paura dei presidenti, perché molti editori sono amici o sono in affari con i presidenti, perché l’informazione in Italia (e non solo nel calcio) ha perso di vista da tempo il vero scopo di questo lavoro: INFORMARE. Più che uno scopo, era una vera e propria missione quando ho iniziato a fare questo lavoro nel 1982, così mi è stato insegnato dai miei maestri di giornalismo. Ora non è più così. Ti faccio un esempio. Un collega di un settimanale nazionale importante, qualche settimana fa mi ha contattato dopo aver letto i miei articoli su Lotito e mi ha chiesto: “Quante querele hai preso tirando fuori tutte queste storie?” Zero, gli ho risposto, perché sono tutti articoli basati su cose documentate. A quel punto mi ha chiesto se poteva utilizzare il mio materiale per fare un’inchiesta, l’ha arricchita con altre cose che ha trovato lui, poi ha portato tutto al direttore che gli ha detto: “NO”. Il collega gli ha chiesto il perché di quel NO, visto che l’argomento era attuale, le fonti erano verificate e tutto era documentato. La risposta è stata sconfortante. “Non ti dico di NO perché il lavoro non è ben fatto perché l’inchiesta non è a prova di querela, ma perché Lotito è un amico e non me la sento di metterlo in difficoltà”. Stiamo parlando di un settimanale d’inchiesta a tiratura nazionale, che non ha fatto sconti a presidenti del consiglio o a grandi imprenditori, ma che si fa scrupoli a far venire alla luce quello che c’è dietro Claudio Lotito. A svelare la vera immagine di un personaggio che si erge a moralizzatore e che è finito in carcere ai tempi di Tangentopoli e che sta collezionando una serie infinita di procedimenti penali”.
4) Possiamo considerare questa mobilitazione solo una questione tifosi-Lotito o si potrebbe espandere fino a diventare una mobilitazione tifosi-sistema calcio da rivedere? (imprenditori-presidenti, Lega Calcio asservita)?
“E’ una questione Lotito-tifosi, perché ad essere scesi sul piede di guerra sono tutti i tifosi della Lazio, non solo quelli della Curva. Ma la cosa potrebbe estendersi a macchia d’olio, perché è l’intero sistema calcio che pretende il rispetto delle regole da parte dei tifosi a non rispettare più regole e regolamenti, quindi a non essere più credibile agli occhi della gente. Abbiamo presidenti condannati in via definitiva con tanto di DASPO (Preziosi, ad esempio) che siedono tranquillamente in tribuna, mentre ci sono ragazzi che hanno preso 3 anni di DASPO e sono costretti ad andare a firmare nei commissariati per aver acceso una torcia o un fumogeno. Questo stato di cose non può durare e prima o poi la gente si ribellerà, come sta succedendo a Roma. Per questo stanno protestando tifosi di 60 anni insieme a ragazzini di 20 anni, gente di Curva come gente che va in Tribuna d’onore. E non sono proteste legate ai risultati, come dimostra il fatto che la gente rifiuta di andare allo stadio (entrano meno di un terzo degli abbonati all’Olimpico) nonostante la squadra sia in corsa per conquistare un posto in Europa League”.
5) Lotito è ancora così tanto spalleggiato dai “palazzi” o comincia a scricchiolargli la sedia? E’ evidente che non può fare tutto da solo, e di solito dal carro dei non più vincitori si scende…
“Lotito è spalleggiato da Beretta che sta ripagando la cambiale in bianco firmata un anno fa quando lavorando dietro le quinte Lotito riuscì a sabotare l’elezione di Andrea Abodi alla presidenza della Lega di Serie A. Con quel sabotaggio Lotito ha impedito il cambiamento, ha paralizzato la Lega costringendo Inter, Juventus, Roma e Fiorentina ad accettare la conferma di Beretta pur di affrontare e risolvere questioni decisive, come la divisione dei diritti tv. Ma a luglio Beretta potrebbe perdere voti importanti in Lega con la retrocessione di Catania, Sassuolo e Bologna, quindi potrebbe finire in minoranza. E anche Abete non lo potrà proteggere in eterno, perché ci sono sentenze di tribunali penali da far rispettare. I politici a cui si rivolgeva a Roma gli stanno voltando le spalle e, anche se non si vede, il trono scricchiola a causa della contestazione e di tutti i problemi personali”.
6) Io seguo anche l’Hellas Verona. Lì si verificò un caso analogo con la presidenza Pastorello, ma alla fine si è riusciti a cacciarlo. Da allora l’Hellas ha cominciato a crescere ed è arrivato dove tutti ora vediamo. Accadrà così anche per la Lazio ci auguriamo. Come andrà a finire?
“Non so il quando, ma so come andrà a finire, ovvero con l’uscita di scena di Lotito. Perché prima o poi tutti i nodi vengono al pettine nella vita, quindi se hai commesso reati o errori enormi prima o poi il conto lo paghi. E succederà anche a Lotito. Per ora ha goduto di protezioni enormi a tutti i livelli, ma ha contro non qualche migliaio di Ultras incazzati, ma decine di migliaia di persone di tutte le età e di tutti i ceti sociali. L’errore, fino ad oggi, è stato quello di considerare i fatti che si stanno verificando a Roma come una “contestazione”. No, è molto di più, è una sollevazione di piazza e come ho detto prima dovrebbe riguardare non solo i tifosi della Lazio, ma quelli di tutte le società che sono ostaggi di presidenti affaristi che usano il calcio come vetrina o come cassa per ripulire denaro. Questa è la realtà. Questo è il motivo per cui alla fine vincerà la gente. Perché nessun impresario può resistere davanti ad un teatro senza spettatori, perché nessun negozio può andare avanti senza clienti. E l’Olimpico resterà vuoto e i prodotti della Lazio saranno boicottati fino a quando Lotito resterà alla guida della Lazio. Perché con tutto il rispetto, Roma non è Verona e tantomeno Bari, per tantissimi motivi e soprattutto per bacino d’utenza. Quindi…”
Fonte e articolo diretto:www.mondocalcio.info
Il punto di raccordo tra la prima Lazio che si affacciava ai piani alti della Serie A e i primi trionfi. Pierluigi Casiraghi, 41 gol in biancoceleste tra il 1993 al 1998, ricorda con entusiasmo la parentesi magica nella Roma che conta. Conquistò una Coppa Italia prima di salutare, destinazione Inghilterra. D’altronde il suo rapporto con Sven-Goran Eriksson non decollò mai: “Con lo svedese non ho mai legato, ci fu uno screzio dopo Atletico Madrid-Lazio di coppa Uefa: non ha mantenuto le promesse e con i giocatori bisogna essere corretti” – queste le parole di Casiraghi rilasciate a “La tribù del calcio” su Mediaset Premium. Le confessioni spaziano dalle gioie alle speranze di gioventù: “Il mio sogno da bambino era giocare con il Milan – racconta l’ex attaccante – nel 1995 ci andai vicino poi saltò tutto e rimasi alla Lazio”. Casiraghi ha lavorato a lungo con i giovani, dopo la lunga esperienza con l’Italia Under 21, e ha speso parole di elogio importanti anche per il nuovo gioiellino biancoceleste Keita Balde Diao: “E’ un ’95 di grande talento e capacità: entra sempre nel vivo dell’azione e si prende la responsabilità di fare grandi giocate”. L’intervista integrale sarà trasmessa domani venerdì 18 aprile alle ore 23 a “La tribù del calcio”, sulle frequenze di Premium Calcio.
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Tribuna autorità quantomai affollata per gustarsi lo spettacolo della finalissima di ritorno di Coppa Italia di Lega Pro tra Salernitana e Monza. Parterre d’eccezione all’Arechi, presenti il dg della Lega Pro Francesco Ghirelli, i disegnatori della CAN PRO Stefano Farina e Narciso Pisacreta, ma anche volti già noti agli sportivi salernitani quali l’ex segretario generale della Salernitana Sport (attualmente al Genoa) Diodato Abagnara e Luca Fusco accompagnato dal dg della Paganese Cosimo D’Eboli, oltre che ovviamente i proprietari della Salernitana Lotito e Mezzaroma (Armstrong del Monza, pure annunciato, ha disertato). Grande entusiasmo all’arrivo del vulcanico numero uno di Lazio e Salernitana, letteralmente travolto dalla passione dei sostenitori granata che l’hanno subissato di richieste di autografi e fotoricordo. “Presidè, lascia la Lazio e portaci in Serie A!”, hanno chiosato i tanti sostenitori che hanno inondato d’affetto i due patron. Assente in quanto influenzata Marisa Di Bartolomei, vedova del compianto Ago ricordato con una maglietta celebrativa
“Ci stiamo sentendo in queste ore. Stefano non l’ha presa molto bene”. Chi parla è Matteo Melandri, legale di Stefano Mauri. Il riferimento è alle dure parole rilasciate da Riccardo Meggiorini nei confronti del capitano della Lazio. “Stiamo valutando la possibilità di intraprendere azioni legali – prosegue Melandri ai microfoni di Radiosei -. Come nell’opinione pubblica, il suo arresto lo ha fatto diventare colpevole, ha fatto cadere tutte le accuse, ora vediamo cosa accadrà nel processo penale. Se Meggiorini considera subito colpevole una persona che è stata arrestata, lui che è un giocatore, è ancora più grave. Purtroppo questo è l’effetto che avviene quando una persona viene arrestata. Non penso neanche che si conoscano con Mauri. Fare le guerre non serve a nessuno, ci metteremo intorno ad un tavolo, la decisione finale su cosa fare spetterà a Mauri”.
Sono passate pochissime ore dall’uscita infelice del giocatore torinese. Mauri ha risposto alle calugne lanciate da Meggiorini tramite il suo account facebook: In merito alle uscite giornalistiche di questa mattina, la cosa che più mi ferisce e mi disgusta è vedere la mancanza di rispetto da parte di alcuni miei colleghi.
Invece di rendersi conto che, “nonostante” l’arresto, tutte le accuse nei miei confronti sono cadute, vengo considerato come un delinquente.
Solo io e le persone che mi sono state vicino in questi due anni sanno cosa ho dovuto affrontare. Sono cose che non auguro a nessuno, nemmeno a te…caro Riccardo Meggiorini.
11 Settembre 2011. Nella finale di coppa d’Egitto, il giocatore Sayoud, cerca di fare una finta durante il calcio di rigore per confondere il portiere Kima Aswan. Risultato? SI è confuso da solo e si è preso un’ammonizione
Il Meggiorini furioso. ‘Ispirato’ dall’intervista rilasciata da Samuele Dalla Bona ieri sulle pagine della Gazzetta dello Sport, il generoso attaccante torinista ha deciso di affidare i suoi pensieri al proprio profilo Facebook. Parole dure nei confronti di coloro che sono stati indagati prima, squalificati poi, nell’ambito del Calcioscommesse. Ha condiviso lo sfogo di Dalla Bona, il centravanti di scuola Inter: “Non ha scaricato colpe, ha detto molte verità! Masiello e Rossi squalificati che stanno prendendo soldi ugualmente dalle loro rispettive società… Appassionati e addetti ai lavori capiscano che queste parole sono verità e conferma di quello che gira attorno al calcio, parole sante!”. Poi la sua mente corre al sabato pre-pasquale, che metterà di fronte i suoi granata con la Lazio di capitan Stefano Mauri: “…ecco le colpe della società e non solo delle società, sabato giocherò contro Mauri della Lazio. Arrestato qualche mese fa e ora è di nuovo sui campi da calcio, una vergogna, chi sbaglia deve pagare, per rispetto delle persone che vanno allo stadio!”. Non ci sta il quasi 29enne di Isola della Scala, che a Bari ha giocato nella stagione 2009-2010, quella prima della retrocessione in B e degli avvenimenti ai limiti del calcio.
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Intervistato dai cronisti presenti nel corso dell’evento Sport Network, il direttore sportivo Igli TARE ha dichiarato: “La situazione ambientale a Roma? Non è migliorata. Noi dobbiamo pensare a finire al meglio la stagione con queste cinque partite ancora da giocare. A fine stagione tireremo le somme. Stagione soddisfacente? Sì, per certe cose così, abbiamo scoperto e lanciato giocatori giovani di talento che potrebbero essere il nostro futuro, per altre cose no.Abbiamo comunque la possibilità di arrivare in Europa e ce la vogliamo giocare fino alla fine.Marchetti e Candreva? Non è il momento giusto di parlare di mercato, quando arriverà il momento ne parleremo. Il rinnovo di Klose? Non è il momento di parlare neanche di questo”.
Successivamente il dirigente biancoceleste rilascia alcune dichiarazioni anche ai microfoni di Sky Sport nelle quali si sbottona maggiormente:“L’Europa League ci crediamo perché abbiamo un calendario favorevole. È un obiettivo messo all’inizio della stagione e quindi lo inseguiamo a tutti i costi. Klose? Servirebbe tantissimo ma in questo momento è infortunato. Stiamo parlando tanto con lui ma penso possiamo trovare un accordo sul rinnovo. Candreva? Non esiste che lascia la Lazio. Ha un contratto lungo con noi e alla fine della stagione troveremo un accordo con l’Udinese per riscattarlo. La sua è stata una crescita importante, ma Candreva è un punto fermo della Lazio. Lulic per far arrivare Quagliarella alla Lazio? Noi abbiamo trovato l’accordo con Djordjevic. Se Klose rinnova il mercato in attacco è chiuso perché abbiamo uno come Keita che è esploso e poi Perea, Tounkara quindi siamo coperti. Keita? Lui è un giocatore di talento e lo ha dimostrato anche questa stagione. Il margine di miglioramento è tanto, ma deve restare umile e lavorare ancora tanto perché passare dalle stelle alle stalle ci vuole poco. Abbiamo poi una grande Primavera. Sta facendo bene nelle ultime 3-4 stagioni. Ci sono tanti giovani bravi con cui dobbiamo essere bravi anche noi a prendere le migliori decisioni per loro”.
Da Sao Bernardo alla Città Eterna. Dai clienti serviti ai tavoli ai più grandi attaccanti fermati sul campo. La vita di André Dias è un romanzo di formazione. Uno di quei racconti in cui il protagonista è chiamato a superare mille avversità, a scalare mille muri minacciosi che ostruiscono la via. L’obiettivo finale? Uscirne più forti e vincitori, toccare con mano i sogni per cui hai sempre lottato. Nel caso del numero 3 della Lazio, anche zittire le voci di chi gli consigliava: “Lascia perdere con il calcio, non fa per te”. La prima volta che sentì rivolgersi questa frase, André aveva 18 anni. Aveva appena concluso il suo primo provino da calciatore. A quell’età, quanti ragazzi già vedono infrangersi le proprie aspirazioni da professionisti? E invece lui proprio allora cominciava a muovere i primi passi. Dalla Palestra di Sao Bernardo al Paranà, quindi il Flamengo: il ragazzo che a 15 anni si barcamenava tra il lavoro di cameriere e quello di commesso, ce l’avrebbe fatta a sfondare nel calcio. Il San Paolo, la fascia di capitano, una bacheca stracolma di trofei: la rivincita era completa. Anzi, ancora no: mancava il salto in Europa, André bramava dalla voglia di misurarsi nei campionati più difficili e prestigiosi del mondo. Ed ecco nel 2010 la chiamata della Lazio. Quella che gli ha cambiato per sempre la carriera e la vita. Nel suo romanzo di formazione, Dias ha ben chiaro dove porre la parola fine al capitolo Quand’ero calciatore: “Voglio chiudere la mia carriera alla Lazio”. Più chiaro di così. Lo afferma, lo ribadisce con tutta la convinzione possibile in un’intervista esclusiva che il centrale biancoceleste ha concesso a Lalaziosiamonoi.it. Nelle sue risposte, c’è tutto il suo mondo. Un mondo per il quale lui reclama ancora i colori biancocelesti.
André, sei arrivato in Italia nel gennaio 2010, abiti a Roma ormai da più di quattro anni. Ci racconti un po’ la tua vita fuori dal campo? Come si svolge la tua giornata? “E’ sempre la stessa! (ride, ndr). Mi sveglio presto la mattina per portare i bambini a scuola. Poi vado a Formello per gli allenamenti, quindi torno subito a casa. Mi piace andare con mia moglie e i miei figli al centro commerciale, al cinema. Tutte abitudini normali insomma”.
Ti facciamo questa domanda perché tempo fa si parlava di un André Dias affetto dasaudade. Eppure, col passare del tempo, ti abbiamo visto sempre più sorridente e pronto in campo. Quindi la verità è un’altra: a Roma stai bene…“Sicuramente le cose sono cambiate. All’inizio ambientarsi penso che sia difficile per tutti gli stranieri, con lingua e cultura diverse. Quando sono arrivato qui, mia moglie era incinta di quattro mesi, era un momento delicato. Poi la situazione alla Lazio, a livello di classifica, non era confortevole. Ero consapevole di tutto questo, ma ho accettato perché giocare in una squadra europea è sempre stato il mio sogno. Dopodiché sono nati i miei figli, io ho iniziato a imparare l’italiano. E poi Roma è molto simile a una città come Brasilia”.
Ritorniamo all’anno in cui sei arrivato alla Lazio. Tare volò in Brasile a caccia di un difensore. Nella lista c’era anche Rever, ma alla fine la scelta è ricaduta su di te. Mi racconti come sei riuscito a convincere il ds biancoceleste? “A dire la verità, Tare mi seguiva già da due anni. Non era la prima volta che la Lazio veniva a San Paolo per chiedere informazioni su di me. Ma il presidente non voleva lasciarmi andare, anche perché ero il capitano. Tare fu molto sincero con me, mi disse: “Sono venuto qui per prendere Rever, è la mia prima opzione. Però se non riusciamo ad acquistare lui, tu sei la seconda opzione. Gli dissi che per me non c’erano assolutamente problemi. Rever è un grandissimo difensore, potrebbe giocare in qualsiasi squadra di livello in Italia. Così sono rimasto in attesa, il destino mi ha portato a Roma”.
Come ti trovi con Edy Reja? Di lui hai vissuto due versioni: la prima quando sei arrivato, la seconda quando è tornato sulla panchina della Lazio e ti ha rimesso al centro della difesa…“Con il mister ho un bellissimo rapporto. Mi conosce, sa quando sto bene o quando sto male. Lavorare con un allenatore così ti facilita la vita. Questo per me ha fatto la differenza: avere un allenatore che abbia fiducia in me e nel mio lavoro. E prima non era così…”
E il pensiero corre a Vladimir Petkovic: con il tecnico di Sarajevo, inutile negarlo, non ti sei trovato benissimo… “Con lui non ho mai avuto un rapporto. Non perché non volessi io e neanche per una sua particolare responsabilità. Magari era per il suo modo di pensare, puntava più sui giovani che sui giocatori più esperti. Una scelta legittima, per carità. Ma la cosa che mi dispiace di più è come mi ha trattato. Dopo tutti gli anni trascorsi qui, un po’ più di rispetto sarebbe stato giusto. Io sono uno che se non gioca sta male. Anche Reja lo sa: quando mi capitava di avvertire un fastidio incredibile, prendevo dei farmaci solo per poter giocare. Sbaglio magari a fare questo, perché non bisogna fare sforzi quando devi guarire da lesioni”.
C’è chi nutre dei dubbi su di te per quanto riguarda la carta d’identità. Però poi quando entri in campo, l’età neanche si nota… “Io mi sento molto bene. Se dico che non noto la differenza rispetto a dieci anni fa, direi una bugia. Però, infortuni a parte, mi sento molto bene fisicamente. Quando gioco, non vedo molta differenza rispetto a un giovane. Quello che non capivo è perché non venissi impiegato solo perché ero più anziano”.
Con la coppia formata da te e Biava, Reja ha trovato la ricetta giusta. Qual è invece la ricetta tua e di Beppe? “Giocare con Beppe è molto facile, è un giocatore molto intelligente. Dall’inizio ho capito subito come giocava, è uno che va sempre in anticipo. L’esperienza fa la differenza. Io lo conosco e lui mi conosce perfettamente. Quando lui va in anticipo, io già so che devo andarlo a coprire e viceversa. Se avete notato, io e lui neanche parliamo in campo, basta guardarci”.
Tu e Biava avete vissuto quasi la stessa storia alla Lazio, ora entrambi avete il contratto in scadenza. Tu cosa ti aspetti? C’è chi dice che vuoi tornare in Brasile… “Non è vero che voglio tornare in Brasile. E’ chiaro che devo valutare anche le proposte che mi arrivano dai club del mio Paese, ma il mio desiderio è di rimanere qua, di finire la carriera alla Lazio. Questo è il pensiero mio, di mia moglie e dei mie figli che frequentano la scuola qui. Spero di rinnovare ancora per un altro anno. In queste partite che rimangono, spero di giocare bene. Lo ribadisco, non ho mai dichiarato di voler tornare in Brasile. I miei figli parlano meglio in italiano che in portoghese, anche mia moglie si trova benissimo. Non mi ci vedo in Brasile, cercherò di fare di tutto per finire la mia carriera alla Lazio”.
In cima a tutto, quindi, c’è la Lazio. Ti aspetti una chiamata? “Il mio primo obiettivo è rimanere alla Lazio. Non è né quello di tornare in Brasile né di andare in un altro club italiano. Dovrei ricominciare da capo, ed è sempre difficile. Aspetto con ansia una chiamata da parte del presidente. Lotito mi ha fatto una battuta sul contratto dopo Genova. Spero che ci sia la possibilità di rinnovare, resto a disposizione”.
Com’è il tuo rapporto con Lotito e Tare? “Con entrambi non ho mai avuto problemi. Coltivano forse questa idea di aspettare, per vedere anche come finisce il campionato. Io sono d’accordo sul fatto che devono arrivare giocatori più giovani. Però penso anche che l’esperienza di giocatori come me o come Biava sia un punto di forza per questa squadra”.
Quale vittoria ti porti maggiormente nel cuore e quale partita, invece, rigiocheresti? “La vittoria più bella è il derby deciso da Klose all’ultimo minuto. Quando ho visto i nostri tifosi esultare, i giocatori in panchina che correvano ad abbracciare Miro, non ho mai visto una cosa del genere in 15 anni di carriera! La partita che ricordo con meno piacere invece è quella in casa del Borussia, in cui ho causato due rigori e sono stato espulso. E’ stata la partita più brutta della mia carriera”.
C’è tanta differenza tra calcio italiano e brasiliano? “Sì tanta. Come difensore, è più facile giocare in Italia, c’è tanta tattica. Ogni giocatore mette in pratica quello che gli chiede l’allenatore, la squadra è compatta. In Brasile è diverso. C’è la tattica, ma i giocatori non obbediscono così tanto. Mi è capitato anche di giocare come punta!”.
Sei rimasto dispiaciuto della partenza di Hernanes? Pensi che Felipe Anderson possa ripercorrere le sue gesta? “Siamo amici. Erano nove anni che giocavamo insieme, uscivamo sempre insieme. Felipe è appena arrivato, è giovane ancora, è molto timido. E’ all’inizio, secondo me è più facile per un difensore adattarsi in Italia che per un giocatore offensivo. Per questo credo che abbia un po’ più di difficoltà, gli spazi sono corti. Potrà crescere ancora molto, il prossimo anno sono sicuro che farà meglio”.
Quanto conta la fiducia nelle prestazioni del tuo giovane compagno di squadra? “Prima pensavo che la fiducia fosse un fattore secondario, ma se non senti la fiducia non riesci a giocare nel modo in cui sei abituato. Con me Reja ha avuto fiducia e sono cambiato. La stessa cosa vale per lui: Reja l’ha impiegato nell’ultima partita, piano piano anche lui troverà la sua strada”.
Questa è una stagione davvero strana: il trionfo contro la Roma del 26 maggio non ha sortito gli effetti sperati e l’inizio è stato difficile… “Quando abbiamo vinto la Coppa Italia, dopo lì forse ci siamo sentiti un po’ appagati. Vedevamo i tifosi festeggiare, noi giocatori anche inconsciamente ci siamo montati un po’ la testa e abbiamo cominciato male. Il 50-60% della squadra non aveva un rapporto così buono con lo staff tecnico in generale”.
Cosa ti aspetti ora dal finale di campionato? “Non sarà facile, ma finché avremo la possibilità di raggiungere l’Europa, cercheremo di ottenere i punti necessari”.
Capitolo Mondiale, il tuo Brasile è tra le favorite?“E’ la competizione che tutti aspettano. Spero che faremo una bella figura, ma non sono così convinto…”
Cosa farai una volta appesi gli scarpini al chiodo? “Con il calcio non mi piacerebbe continuare a lavorare, farei la stessa vita che faccio oggi. Vorrei stare più vicino alla mia famiglia. Ancora non mi sono fermato per decidere”.
Nonostante l’iniziativa in collaborazione con la Indesit, secondo quanto raccolto dalla nostra redazione la vendita dei tagliandi per la partita Lazio-Torino stenta a decollare. Siamo nell’ordine dei 2000 biglietti. Si stanno rivelando vani, quindi, i tentativi della società che, nemmeno parzialmente, riesce a riempire gli spalti dello stadio Olimpico. Segno evidente che le ragioni della protesta stanno avendo la meglio sulle convinzioni delle dirigenza.
Si è sentita parecchio l’assenza di Lucas Biglia al San Paolo di Napoli. Il centrocampista ex Anderlecht è ormai diventato da tempo un punto fermo dell’undici di partenza di Reja, dopo alcuni mesi difficili di ambientamento al calcio italiano paralleli ad un momento complicato della squadra alla guida, allora, di Petkovic. Il mediano argentino ha rilasciato una lunga intervista ai microfoni di FoxSports Latino America: “Ci sono molte differenze tra il campionato belga e quello italiano ma sono contento per il passo fatto, poi quello che sarà sarà – ha detto il numero 5 biancoceleste – Quest’anno la Lazio ha cambiato molto, quindi ci vuole del tempo per trovare i giusti meccanismi. Se c’è tanta differenza con Juventus, Inter, Napoli e Fiorentina? Sì, c’è differenza. Loro hanno un gioco migliore del nostro, ma se aggiungiamo qualche tassello alla nostra squadra nel prossimo mercato potremo ambire ad altri obiettivi”.
Argomento del momento è sicuramente la lotta tra i tifosi e il presidente della Lazio: “Lotito pensa solo al bene della squadra e questa è la cosa più importante. Se sentiamo la mancanza del pubblico? Certo, noi giocatori la sentiamo molto perchè ci aiutano contro l’avversario e l’arbitro. Per risolvere questi problemi bisogna solo ottenere risultati positivi, è il modo giusto per ritrovare entusiasmo”.
Infine sul prossimo mondiale, Biglia spera di rientrare nei 23 convocati di Sabella: “Vivo tutto questo come un sogno, però non so ancora se verrò convocato. Farò di tutto per raggiungere quest’obiettivo!“. E’ carico, Lucas. Il suo futuro è tutto tinto di bianco e celeste.
La notte non ha portato consiglio: la rabbia in casa Lazio, dopo l’ennesimo errore arbitrale, non accenna a placarsi. Igli Tare, nel post partita, si era lamentato dell’arbitraggio di Banti puntando il dito contro l’episodio più controverso della gara, il fuorigioco non fischiato ad Higuain nell’occasione che ha portato al rigore per il Napoli e la conseguente espulsione di Lorik Cana che ha lasciato la squadra in inferiorità numerica. A 24 ore di distanza è lo stesso ds biancoceleste a tornare sull’argomento attraverso le colonne di Repubblica in un articolo a firma Giulio Cardone in cui esprime tutto il proprio dissenso.“Il giorno dopo la sconfitta di Napoli il rammarico è ancora più intenso. Perché non meritavamo di perdere: Higuain in fuorigioco nell’azione del rigore, Mertens che cerca il contatto con Cana, il braccio di Mesto su cross di Cavanda – ho rivisto più volte l’episodio, non ci sono dubbi – che l’arbitro non ha sanzionato. Ci sentiamo danneggiati, sì. E con Banti siamo sfortunati. Noinon abbiamo detto nulla quando è stato designato lui, ma non è neanche normale che abbia diretto quattro volte Napoli-Lazio negli ultimi tre anni e siamo usciti sempre sconfitti”.
Una presa di posizione netta che non ammette repliche: la Lazio si sente in credito con gli arbitri italiani. “E’ da un bel po’ di partite ormai – continua Tare – che le decisioni arbitrali sono solo contro di noi. Con l’Atalanta c’era un rigore su Keita ed è stato annullato un gol a Gonzalez; dieci giorni dopo, a Genova, ci mandano lo stesso arbitro (Peruzzo, ndr), che non punisce uno sgambetto su Mauri: da anni non vedevo un rigore così solare. E’ troppo, davvero. Noi non abbiamo mai protestato, ma meritiamo rispetto. Chiediamo che ci venga dato il giusto e che in Europa League vada chi merita sul campo. Questi errori ci hanno tolto punti decisivi in uno sprint molto incerto: siamo a -3 dal Parma, fate i conti…”.La Lazio chiede maggiore attenzione per non vanificare gli sforzi fatti fino ad ora; in fondo il calcio è fatto di episodi.
La protesta della Nord prosegue a spron battuto: da qui alla fine del campionato il settore verrà lasciato vuoto. Ma lo zoccolo duro della tifoseria non vuole lasciare da soli la squadra e sta studiando delle ipotesi sostitutive: “Stiamo cercando un posto alternativo in cui riunire tutti i tifosi per le partite – svela uno degli esponenti della Nord ai microfoni di RadioSei – . Aspettiamo che ci vengano accordati i permessi prima di rivelare il posto di ritrovo. Le zone adiacenti allo stadio sono da escludere, perché durante le gare sono sotto la responsabilità della società. Cercheremo comunque un posto nelle zone contigue“.
Da pochi giorni è stata messa in circolo una notizia che vedrebbe Claudio Lotito vendere il proprio club ad un imprenditore Russo che neanche si sa il nome. Una bomba lanciata da un sito russo e rimbalzata su sport mediaset creando una bomba simile a quella lanciata con lo Sceicco Khalid Al-Shoaibi. Sul piatto mr X avrebbe messo tra i 170 e i 300 milioni a seconda dei media e dai siti in procinto di vendere la notizia. Questa differenza abnorme che raddoppia a secondo del giornalista, fortifica “l’opzione bufala”.
Il club capitolino non ha esitato a smentire questa notizia con un comunicato ufficiale attraverso il sito SS Lazio:
“In riferimento all notizia apparsa circa un’offerta di un gruppo russo per la SS Lazio, la Società fa presente che questa è falsa e destituita di ogni fondamento”.
Luca Pancalli, Assessore Delegato delle Politiche dello Sport del Comune di Roma parla ai microfoni di Radio Manà Sport sulla questione Lotito-Flaminio: “Lo stadio Flaminio alla Lazio? Non mi risulta. Notizia priva di fondamento” “Lotito non mi ha mai parlato del suo presunto interesse relativo all’acquisizione dello stadio Flaminio, lo incontro spesso e i nostri rapporti sono ottimi, da lui nemmeno una parola su questo argomento. Non mi risulta un suo avvicinamento in tal senso, non so da dove provenga la notizia. Tuttavia, la dimensione desiderata dal presidente della Lazio intorno all’eventuale impianto di proprietà della squadra biancoceleste è ben altra, mentre ricordo che la Federcalcio ha puntato sul Flaminio considerandolo unicamente un centro sportivo, un campo di gioco. In base al proprio progetto dipenderanno gli anni della concessione alla Federazione stessa, che intende innanzitutto ristrutturarlo, ampliando l’organizzazione del settore giovanile, salvaguardando le altre discipline sportive già presenti e attive all’interno del Flaminio stesso. Possibilità di affittarlo alla Lazio? Non credo. Potrebbe essere tecnicamente possibile ma prevedo che, come già dimostrato, la Federcalcio voglia tenerlo tutto per se”.
Da “Sei un grande!” a “Non era colpa tua!“. Piccoli abbracci di rivincita per Vladimir Petkovic, pizzicato dal Messaggero a spasso tra le vie di Roma. Una gita sotto il sole estivo più che primaverile della Capitale, in compagnia della moglie. L’ex tecnico della Lazio non poteva sottrarsi ai tifosi, che lo hanno riconosciuto, fermato, salutato, ringraziato. Il prossimo ct svizzero ha accontentato i suo vecchi fan, concedendosi a foto e autografi. Come riporta il sito del quotidiano romano, tante sono state le frasi di stima nei suoi confronti. “Non era colpa tua!”, gli ha assicurato appunto un tifoso: “Grazie, ma è così. Questo è il calcio“, ha risposto Vlado.
Sprazzi da 9 milioni di euro, finalmente si è visto davvero di cosa è capace di fare Felipe Anderson. Servivano risposte in una partita difficile: dopo essere stato messo un po’ da parte, il brasiliano ex Santos ha reagito bene sul campo del San Paolo.Ci crede, vuole ancora migliorare con la maglia biancoceleste, come testimonia la foto accompagnata da una didascalia sul proprio profilo Instagram:“Sono dispiaciuto per la nostra sconfitta, ma allo stesso tempo fiero di aver dimostrato di avere tutte le carte per aiutare la squadra. Forza Lazio“.
Partiamo dal presupposto che il Napoli non è il Sassuolo ma neanche il Real Madrid. Higuain è un giocatore di un certo calibro ma tutto ha un limite. La Lazio di ieri, come da copione, parte all’impazzata gestendo il gioco per buona parte del primo tempo. Sembrava che dominasse la scena al San Paolo con un Candreva che apriva bene gli spazi ed un Anderson che finalmente ha mostrato qualcosa in più (quel qualcosa che ogni laziale sperava). Questo per i primi 30 minuti di gara. Cana nel primo tempo entra su un partenopeo con una scivolata Killer al limite tra il giallo ed il rosso, questo già fa capire che la sua permanenza durante i 90 minuti era a rischio. Il pareggio del Napoli arriva con una perla imparabile di Mertens. Nel secondo tempo la difesa va in vacanza, Cana viene espulso regalando un rigore al Napoli, quindi doppia ammonizione e biglietto omaggio per lo spogliatoio. La Lazio prova a reagire, la superiorità numerica del Napoli si vede e non si vede fino a quando mr Reja non decide di levare Anderson, che a nostro avviso manteneva l’equilibrio vista la sua prima grande prestazione da quando è approdato alla Lazio,inserendo Novaretti. Non vogliamo fare di Novaretti un capro espiatorio ma 2 gol dei 3 segnati da Higuain sono anche “merito” del difensore laziale, che si è fatto saltare nel primo gol e più volte nel secondo. Inutile la grinta di Onazi che ha segnato il secondo gol laziale sul 3-1.
Al termine della gara del San Paolo, persa dalla LAZIO contro il Napoli, Igli TARE si è fermato a parlare con la stampa, queste le sue parole:
IN MIX ZONE – La situazione chiave della partita è il calcio di rigore, secondo me c’era un fuorigioco di Higuain in partenza che non è stato visto dal guardalinee.
La corsa all’Europa? Dobbiamo guardare a noi stessi in questo momento, tutti vogliono arrivare al quinto al sesto posto. Oggi abbiamo avuto la grande occassione di andare anche in doppio vantaggio, poi il gol di bellissimo gil diMertens. Nel secondo tempo invece è stata molto difficile per noi non c’è nulla da dire
Felipe Anderson sostituito?Sono scelte dell’allenatore, se Reja ha fatto così è perchè anche Lulic aveva dei problemi doveva scegliere chi lasciare fuori dai due. Felipe comunque ha fatto una grande prestazione questo è quello ci aspettiamo da lui.
Assenze?Non cerchiamo giustificazioni, chi è andato in campo ha dato tutto, anche Postiga mi è piaciuto. Purtroppo i due gol dopo il calcio di rigore arrivano da errori individuali, da evitare nel futuro. Novaretti? Sono stati due errori individuali importanti sfruttati da un grande attaccante come Higuain è inutile nasconderci.
Gli episodi? Fanno la differenza in queste partite i giocatori del Napoli hanno fatto di tutto per cercare il rigore, se guardi anche l’azione rigore Higuain era in fuorigioco, anche sul 3-2 c’era un fallo di mano in area non visto, ognuno fa le sue valutazioni, mi piacerebbe che queste decisioni andassero al 50%.
La Lazio merita l’Europa? Non è una questione di meritare o meno è questione di classifica, di sicuro è stata una stagione di alti e bassi e di sicuro pesano le assenze;adesso ci sono 5 finali, dobbiamo giocarcele tutte.
Klose? Il fatto che lui oltre agli impegni che ha anche con la Lazio ha anche la nazionale cosa che per un giocatore della sua età è difficle da gestire, ma non è c’è problema, può dare ancora tanto.
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Fuorigioco sul rigore e espulsione… Analizzando l’azione c’è il fuorigioco di Higuain e da lì è nato il rigore e l’espulsione decisiva. Peccato, perché abbiamo fatto una grande rimonta, ci abbiamo creduto Poi quel fallo di mani sul 3-2 era un rigore netto che dava la possibilità di pareggiare. Usciamo a tasche vuote ma la squadra c’è. Fondamentale che questa squadra ci ha creduto fino all’ultimo e ha fatto vedere belle cose. Siamo rammaricati anche per il risultato del Parma e perché dopo il vantaggio abbiamo avuto una grande occasione sprecata con Anderson. Sarebbe stata un‘altra storia se fosse entrata.
Ora il Torino… Spareggio in casa, ce la giochiamo fino in fondo, speriamo di vincere
Adesso cinque finali? Si finché esiste la matematica noi ci crediamo
Dura un tempo la Lazio prima di sciogliersi sotto la pendici del Vesuvio. Gli uomini di Reja, nella prima frazione, dimostrano di potersela giocare con i più quotati avversari passando anche invantaggio grazie a Lulic che, servito spalle alla porta, si gira e calcia, battendo l’estremo difensore avversario. Il primo tempo sembra poter sorridere ai colori biancocelesti, ma Mertens ristabilisce la parità con un destroche termina la sua corsa sotto il sette della porta difesa da Berisha.La svolta del match arriva ad inizio secondo tempo: rigore per il Napoli, espulsione per la Lazio. Sul dischetto va Higuain che non sbaglia, ripetendosi poi al 67°. La rete di Onazi serve solo ad alimentare le speranze, quella di Higuain ad interrompere i sogni di rimonta laziali. La Lazio torna nella Capitale a mani vuote.
FORMAZIONI – E’ emergenza in casa Lazio: sono sette in tutto gli assenti, uno per ruolo. Scelte quasi obbligate per Reja che schiera Berisha tra i pali, Radu, Ciani e Cana in difesa. Centrocampo a 4 con Konko, Ledesma, Onazi e Lulic e tridente composto da Candreva, Mauri e Felipe Aderson. Benitez risponde con Higuain, Insigne e Mertens, Callejon si accomoda in panchina.
PRIMO TEMPO – Parte forte il Napoli, ma gli avanti partenopei non riescono ad impensierire più di tanto la retroguardia biancoceleste. Fioccano le ammonizioni: nei primi 10 minuti finiscono sul taccuino dell’arbitro Higuain, Jorginho e Cana che rischia addirittura il rosso per un fallo al limite dell’area sul “Pipita”, lanciato a rete. Con il passare dei minuti la Lazio prende coraggio, al 15° è Mauri, servito da Candreva, a rendersi pericoloso, ma il suo tiro finisce di poco a lato. Passano 4 minuti e ci prova anche Felipe Anderson, destro secco che non trova il bersaglio grosso. Sono le prove generali del gol che arriva con Lulic che, servito spalle alla porta, supera Albiol e batte Reina con un destro chirurgico sul secondo palo. Il vantaggio laziale scuote il Napoli che avanza il baricentro e al 29° va vicino al gol con Higuain, ma Berisha si supera, toccando quel tanto che basta per salvare la porta biancoceleste. Gli uomini di Reja non ci stanno a farsi mettere sotto e rispondono subito con Felipe Anderson che salta Mertens e calcia, Reina risponde presente. E’ un botta e risposta continuo. Behrami ci prova con il sinistro dal limite, palla sopra la traversa: dall’altra parte Onazi prova ad imitare il collega, cambia il piede, ma non il risultato. Si ha la sensazione che il risultato possa cambiare da un momento all’altro, sensazione che diventa realtà neanche un minuto dopo quando Mertens si mette in proprio, supera un paio di difensori biancocelesti e scarica un destro imparabile sotto il sette della porta difesa da Berisha. Nel recupero si accendono gli animi, Mertens non lascia il pallone, ritardando la rimessa laterale della Lazio: Ledesma toglie la sfera dalle mani del belga, che cade a terra. Scaramucce in campo, Banti estrae il giallo per i due giocatori protagonisti. La prima frazione termina 1-1, un risultato che non accontenta nessuna delle due compagini in campo.
SECONDO TEMPO – Cambio nelle fila del Napoli, esce Albiol, dentro Fernandez. La partenza dai blocchi dei partenopei è fulminante: al 3° Martens si presenta in area, Cana lo stende. Rigore per il Napoli, per il centrale albanese c’è il cartellino rosso. Sul dischetto va Higuain, Berisha intuisce, ma non riesce a toccare la sfera che gonfia la rete per il vantaggio napoletano. Con la Lazio in dieci la partita sembra in mano ai partenopei, che la amministrano come meglio credono. Reja prova a cambiare, fuori Mauri dentro Helder Postiga: dopo un’ora di gioco i biancocelesti inseriscono un attaccante. Falso nueve da una parte, bomber di razza dall’altra: è tutta qui la differenza tra Lazio e Napoli ed Higuain lo dimostra quando, lanciato da Insigne, scherza con Novaretti presentandosi da solo davanti a Berisha. Tocco di interno destro e 3-1. Il numero 9 napoletano potrebbe ripetersi poco dopo, ma stavolta è Berisha ad esaltarsi, ripetendosi anche sul siluro di Insigne. L’ultimo ad arrendersi è Candreva, ma il suo tiro da posizione defilata termina al lato della porta di Reina. Quando sembra tutto scritto ci pensa Onazi, servito splendidamente da Ledesma, a riaccedere gli animi biancocelesti con un destro che passa sotto le gambe di Reina. Non bastano 4 minuti di recupero ai ragazzi di Reja per ristabilire la parità, ci pensa ancora Higuain a firmare il poker. Il San Paolo resta, ancora una volta, un tabù impossibile da sfatare.
Si concretizza il progetto dell’Academy di Formello, che verrà presentato a cavallo tra fine maggio e inizio giugno, per dare poi il via ai lavori in estate. Prevede cinque campi sportivi, una foresteria a uso esclusivo del settore giovanile, e un centro medico: i nuovi impianti sorgeranno nei terreni di fronte ai parcheggi dello stadio Mirko Fersini. Una mossa a cui il patron biancoceleste tiene molto, e a cui sta lavorando da due anni, prima che venissero concessi i permessi e si potesse iniziare tangibilmente a procedere.Un progetto dispendioso, certo, che oltre a presagire vantaggi sportivi per il club, ne favorisce la patrimonializzazione. Come sottolinea l’edizione odierna del Corriere dello Sport,l’Academy è un altro tassello, successivo alla nascita della catena di merchandising Lazio Style, della radio e tv ufficiali, dell’acquisto di palazzo di via Valenziani che ospitava la sede della Cirio, fondamentale per la capitalizzazione patrimoniale della società biancoceleste. Un passo importante verso quel consolidamento economico che Lotito vuole mettere in atto.
Un tam tam di notizie che stanno comparendo su tutte le testate sportive, vedono Lotito che è interessato a prendere il Flaminio per trasformarlo di nuovo, nella nuova casa della Lazio.
Stadio della Lazio, Lotito vuole il Flaminio
„ Secondo indiscrezioni lanciate dal ‘Corriere della Sera’, Claudio Lotito starebbe trattando con il Comune di Roma per il restauro del vecchio impianto. Le prime risposte sembrano essere state positive. La ristrutturazione del Flaminio può essere una soluzione buona per tutti e i costi si aggirerebbero tra i 15 e i 30 milioni. Prima di trovare l’ok definitivo con il Comune di Roma, bisognerà parlare con gli eredi di Antonio Nervi, colui che progettò nel 1959 lo storico impianto di via Tiziano, ma anche di Renzo Piano, colui che ha disegnato l’Auditorium e che mantiene un ruolo di supervisore sullo ‘skyline’ dell’intera area. Lotito ci pensa: è questa la mossa per il nuovo stadio e riappacificarsi con i tifosi.“
Negli ultimi anni ci si è abituati e rassegnati a vedere stadi sempre più tristemente vuoti e tifosi sempre più lontani da quest’ultimi a causa del complicato accesso che ormai presentano. Ma ora le cose stanno per cambiare. Infatti ieri, davanti a Palazzo Santa Chiara, 22 ultrà provenienti da tutta Italia e di ogni fede calcistica (anche quella laziale) si sono incontrati insieme ad alcuni politici per discutere del problema del tifo negli stadi italiani, in un clima quasi amichevole. I rappresentanti delle squadre presenti hanno fatto un discorso a testa, mostrando come siano cambiate varie dinamiche e alcuni settori ospiti (in peggio) dopo l’introduzione della tessera del tifoso. Sono stati citati alcuni casi come gli stadi negati anche a semplici bambini e altri fatti discutibili come quello che ha riportato Jacobelli che ha parlato di uno striscione “Libera la Lazio” sequestrato all’Olimpico a Giulio Andreotti (il nipote). L’obiettivo di questo incontro, come riporta la Gazzetta dello Sport da ambedue le parti, era quello di rivedere la norma del Daspo e il divieto di accesso agli stadi. E dopo le parole si è passati ai fatti: I politici hanno promesso la convocazione di un tavolo di lavoro con il fine di far tornare i nostri stadi pieni, perchè andare allo stadio deve essere un piacere.
Lalaziosiamonoi
Il corriere dello sport lancia un’indiscrezione. Stando alla testata giornalistica, il futuro di Lulic sarebbe lontano dalla Lazio. Molte squadre europee e la Juve starebbe sulle sue tracce. Il valore del giocatore si aggirerebbe sui 18 milioni di Euro e potrebbe essere confermato durante i mondiali 2014. C’è stato un timido sondaggio del Milan in passato, Chelsea e Juve si erano interessate, ma non è escluso il rinnovo per l’esterno che ha un rapporto lineare con il club biancoceleste. Probabilmente si tireranno le somme dopo il Mondiale, quando e se arriverà un’offerta concreta da un club che lotta per lo scudetto e la Champions. Il canale con la Juve potrebbe essere privilegiato perchè i bianconeri possono mettere sul tavolo delle contropartite tecniche interessanti. Quagliarella o Giovinco? Il nuovo corso biancoceleste potrebbe partire dalla difesa, con Isla, Caceres e Peluso tenuti sotto osservazione, al pari di Ogbonna, il più desiderato per sistemare la retroguardia.
Giornata di accertamenti per l’attaccante: ha una infiammazione al menisco, il suo impiego nel prossimo match in forte dubbio
ROMA – Giornata di accertamenti in Paideia per l’attaccante della Lazio Keita. Nella serata di oggi lo spagnolo si è presentato in clinica, per valutare le sue condizioni in seguito ad un versamento al ginocchio riportato nel finale della seduta di allenamento di ieri. La risonanza magnetica è stata così commentata dal medico sociale della Lazio, dott. Bianchini, ai microfoni di Lazio Style Radio: «Gli esami hanno confermato un risentimento alla capsula del menisco. Da questo deriva il dolore di Keita. Ora bisogna attendere le prossime ore: nella giornata di domani valuteremo le possibilità di impiego per la partita di domenica contro il Napoli. Eventualmente vedremo di rimetterlo in sesto in vista del Torino. Biava? Ha un’infiammazione al ginocchio, farà due giorni di scarico, in vista di recuperarlo per la gara con il Torino».
CdS edizione 11/04/2014
La telenovela dove vede tre protagonisti sembra che stia in dirittura d’arrivo. Lotito-Candreva-Udinese. Tre parti un solo obiettivo: Riscattare la seconda parte del cartellino. Lotito avrebbe raggiunto un accordo verbale nel quale verserebbe altri 7 milioni d’euro nella cassa bianconera. Non finisce qui però! Il patron biancoceleste ha promesso inoltre che rinnoverà il contratto del biancoceleste portando la paga da 1,2 milioni di euro a 2 milioni d’euro più bonus. Il rinnovo dovrebbe avvenire poco prima dell’inizio del mondiale che si terrà in Brasile (come promesso da Lotito).