Claudio Lotitone dice un’altra delle sue e non finisce mai di stupire (in negativo, s’intende). Questa volta a farne le spese è la politica, spacciandosi come modello per il premier Renzi :
“L’attuale fase economica ha condizionato il Paese nella sua completezza, senza risparmiare alcun settore, compreso quello calcistico. La politica che ho attuato fin da subito può ritenersi precorritrice di un modus operandi che negli anni ha riguardato non solo le società sportive, ma anche i più alti livelli delle istituzioni e governo”. Lo afferma il presidente della Lazio, Claudio Lotito. “Quando presi in mano la S.S.Lazio -sottolinea il n.1 del club biancoceleste- i dati di bilancio interni rasentavano l’imbarazzo, diagnosticando il timore di cadere in un default da cui la prima squadra della Capitale non si sarebbe più rialzata. Il mio intervento ha fatto sì che i conti tornassero in equilibrio, fino ad intraprendere un nuovo percorso di crescita. In senso lato, analizzando i provvedimenti assunti dagli esecutivi negli ultimi 5 anni, non è un azzardo RITENERE CHE IL MODELLO LAZIO SIA GIUNTO ANCHE NELLE AULE DI PALAZZO CHIGI. E ciò, a dispetto di alcune critiche ingiustificate, è la riconferma della validità del lavoro svolto fino ad oggi”
La Germania trionfa contro il Portogallo con un secco 4-0. Per Klose questo brasiliano sarà l’ultimo campionato del mondo: un’occasione irripetibile per scrivere la storia con la sua Nazionale. Un campione come lui vuole che il suo canto del cigno con la Die Mannschaft rimanga scolpito nella storia del calcio. La Nazionale tedesca è un mix esplosivo di gioventù ed esperienza, i tedeschi, però, nelle ultime edizioni del Mondiale non sono mai riusciti ad arrivare in fondo alla competizione. In ogni gruppo c’è un leader, a volte silenzioso, a volte carismatico. Miroslav Klose è uno di quelli silenziosi, di poche parole, ma quando apre bocca tutti lo stanno ad ascoltare. Come nel film “Ogni maledetta domenica” il Panzer di Opole – come riportato dal portale welt.de -, prima dell’inizio della gara d’esordio, ha caricato i suoi negli spogliatoi; tutti i compagni di squadra si sono messi in cerchio ad ascoltare le parole dell’attaccante della Lazio. La punta biancoceleste al termine della gara ha centellinato le sue dichiarazioni riguardo ciò che ha detto ai suoi: “Si vede che ho trovato le parole giuste”. Non si può che concordare con Klose; Miro sa di essere all’inferno, ed è pronto a scalarne le pareti un centimetro alla volta fino alla vittoria finale.
Lazio-Juventus, ripartono le trattative. L’interesse della Vecchia Signora per i gioielli laziali sembrava quasi svanito, ma a sorpresa, questa mattina, come riferito da Il Tempo, Andrea Agnelli si sarebbe presentato a Villa San Sebastiano per incontrare Claudio Lotito. Una riunione d’affari, un lungo faccia a faccia per provare a intavolare più trattative. Sul piatto della bilancia c’è sempre il nome di Antonio Candreva, oggetto dei desideri di mezza Europa. I biancocelesti non hanno intenzione di privarsi del giocatore, ma di fronte ad un’offerta irrinunciabile potrebbero prendere in considerazione l’ipotesi.Difficile per la Juventus arrivare a proporre una cifra cash che convinca Lotito.La dirigenza bianconera starebbe pensando di giocarsi la carta delle contropartite tecniche. Ogbonna piace non poco ai capitolini, in cerca di un centrale difensivo dopo l’addio di Biava. Più facile che sul tavolo della trattativa finiscano però Peluso, jolly del settore arretrato e romano di nascita, e Quagliarella, attaccante da sempre gradito a Formello e trattato già con decisione una manciata di mesi fa. Isla, invece, non fa più gola; in quel ruolo, infatti, è già stato preso Basta. Si è parlato anche di Senad Lulic: per l’esterno bosniaco Lotito chiede 18 milioni di euro, un prezzo che la Juventus giudica eccessivo. Ci saranno nuovi contatti, la Juventus vuole provare in tutti i modi a portare a Torino i due gioielli laziali.
“Balotelli è stato il migliore. Ma la palla gliel’ha data mio nipote, quindi applaudite pure lui e non solo Balotelli”. Parola di Rosina, nonna di Antonio Candreva, che è intervenuta oggi ai microfoni di Radio 2 all’interno della trasmissione ‘Un Giorno da Pecora’. La signora Rosina ha svelato anche un aneddoto sul centrocampista della Lazio avvenuto prima della partenza per il Brasile: “Mio nipote, prima di partire, è venuto a salutarmi. E io gli ho regalato un portafortuna. Un sacchettino rosso, di pezza, cucito a mano, con dentro un po’ di sale. Un portafortuna che mi è stato fatto conoscere da una ragazza di Tripoli. Dove lo tiene Antonio? Non so, è un sacchetto di tre centimetri, che può tenere anche nel portafoglio”. In chiusura anche una battuta sul futuro dell’esterno di Tor de’ Cenci che potrebbe essere lontano dalla Lazio, con tante big italiane ed europee pronte ad accoglierlo: “Io preferirei che andasse all’estero”.
Come annunciare ad un proprio dipendente, calciatore, amico, una cessione? Sir Alex Ferguson, all’epoca del trasferimento di Jaap Stam alla Lazio, scelse un luogo molto particolare. Lo ha rivelato lo stesso difensore olandese:“Ero in macchina, stavo guidando tranquillamente, quando squillò il telefono. Era il segretario di ‘Fergie’, il mister voleva parlare con me. Mi chiese dove ero, risposti dal benzinaio, in una stazione di servizio. M’intimò a quel punto di aspettare lì. Attesi l’arrivo di Ferguson e, quando lo vidi, saltò dentro la mia macchina. Li mi disse che dovevo essere ceduto alla Lazio”.
Fare chiarezza. L’obiettivo del presidente Claudio Lotito contro il tam tam mediatico degli ultimi giorni sul mercato in uscita della Lazio è stato questo. Ma non solo.Con un comunicato ufficiale a sua firma sul sito del club come non si vedeva da anni, il patron racchiude la voglia di ripartire con i pezzi pregiati della rosa biancoceleste. Con un finale che ha il sapore di promessa in visione della prossima stagione.“Nelle ultime settimane, com’è ormai consueto per quanto riguarda i colori biancocelesti, si è aperto un autentico tiro al bersaglio mediatico verso numerosi giocatori tesserati presso la Società S.S. Lazio. Si tratta di un meccanismo perverso cui gli addetti ai lavori, come il sottoscritto, han fatto l’abitudine, ma ben comprendo il timore dei tifosi che ogni giorno si vedono piazzare sulle prime pagine delle cronache sportive il volto di un campione al quale vengono associate diverse ipotesi di cessione. Ebbene, è nel mio completo interesse mantenere per la nuova stagione una squadra altamente competitiva, che si lanci alla riconquista dell’Europa e si batta con determinazione per un posto in Champions League. Un team storico come la S.S. Lazio merita risultati storici, come quello raggiunto nella finale di Coppa Italia il 26 maggio 2013. La Società dispone di un team manageriale che conosce alla perfezione i valori aggiunti della rosa e opera esclusivamente per il potenziamento e la maggior competitività della squadra. E proprio in quest’ottica, vista la condivisione degli obiettivi fissati e della filosofia di intervento, che abbiamo scelto il nuovo tecnico Stefano Pioli. Posso assicurare i tifosi biancocelesti che quello che verrà sarà l’anno della svolta”.
Il contesto è giocoso, sia chiaro.Lotitoospite a Radio Due durante la trasmissione “Un giorno da pecora”. Il presidente fa la parte del lupo: “Comprerò cinque giocatori per accrescere il valore della rosa, due li ho già presi. Candreva? Non è in vendita!”.Lotito lo ribadisce, ripete la cantilena. L’Antonio mondiale non si tocca. Neanche di fronte all’offerta folle e maliziosa del conduttore: “Le offrono 100 milioni di euro per l’esterno, ma se lo tiene la Lazio vince il tricolore…”. Lotito non ci pensa un secondo: “Non ho dubbi, mi prendo lo Scudetto!”. Si scherza, si ride all’interno dello studio. Immancabile la stoccata finale alla Roma:“Finora ha sempre fatto il gioco delle bocce. Sono quelli che ci vanno sempre vicino…”.
Il gol di testa alla Spagna? Un bastone tra le ruote per Lotito e Tare. La fragorosa vittoria dell’Olanda contro i campioni del Mondo ha ribadito che il talento di Van Persie e di Robben è sconfinato, ha stabilito che i Tulipani possono ambire sul serio al colpaccio. E ha messo in mostra pezzi pregiati del mercato estivo. Come Stefan De Vrij. La Lazio avrebbe voluto chiudere l’operazione prima dell’inizio del Mondiale, proprio per evitare che le prestazioni del centrale classe ’92 ne facessero lievitare il prezzo. Ci proverà adesso, prima che la valutazione salga ancora. Ma sarà complicato strappare il sì del Feyenoord, con la competizione appena agli inizi. Secondo quanto riportato in patria da Soccernews.nl, la dirigenza biancoceleste avrebbe in programma un nuovo viaggio a Rotterdam. La prima offerta di 5 milioni di euro è stata ritenuta insufficiente, il club biancorosso potrebbe a questo punto chiedere non meno di 9 milioni. Cifra proibitiva per i piani laziali, sicuramente più accessibile per le squadre di Premier interessate. Il Feyenoord benedice la rete del suo gioiellino. A Formello, invece, di certo non hanno esultato.
Antonio Candreva ai saluti con la Lazio? Pare proprio di sì. Le parole dell’esterno, al termine della sfida contro l’Inghilterra, lasciano poco spazio ai dubbi:«Le ambizioni di un calciatore sono quelle di fare bene e giocare la Champions League. Spero di disputare un grande campionato del mondo, poi quello che arriverà si vedrà». Juve, Napoli ma soprattutto Psg prendono nota: dopo il campionato in Brasile potrebbe davvero scatenarsi un’asta incredibile sull’esterno dei biancocelesti. Lotito chiede almeno 35 milioni.
L’oggetto misterioso per eccellenza. È Bruno Pereirinha, l’esterno portoghese acquistato nel gennaio del 2013 dallo Sporting Lisbona. Sono solo 22 le presenze collezionate in un anno e mezzo di Lazio, a causa di una serie infinita di infortuni che ne hanno limitato la contnuità. Ai microfoni di Maisfutebol, il 26enne nativo di Rio de Mouro traccia una bilancio della stagione appena conclusa, parla del sogno Nazionale e di molto altro. Di seguito l’intervista integrale.
Come giudichi l’annata appena conclusa? “Quest’anno ho avuto diversi problemi fisici, soprattutto nella prima parte della stagione. Sono tornato in campo quando la squadra stava attraversando un momento negativo, poi c’è stato il cambio dell’allenatore, e io non ero tra i prescelti. È stato un anno molto atipico, ma ogni volta che sono stato chiamato in causa ho fatto delle buone prestazioni”.
Continuerai nel club della Capitale anche la prossima stagione? “Non mi pento di essere venuto qui, si tratta di una nuova fase della mia vita. L’adattamento al calcio italiano non è stato difficile, nonostante le ovvie differenze per quanto riguarda lo stile di gioco; in Italia si pensa più a difendere, le squadre adottano una strategia di attesa. In Portogallo, invece, anche le squadre più piccole cercano sempre di metterti in difficoltà”.
Partirà subito forte la Lazio, affrontando avversarie dal calibro europeo. Avrà a disposizione un centro sportivo all’avanguardia dove allenarsi e completare così l’ultima fase della preparazione. Come riportato da Il Corriere Dello Sport, sarà situato a metà strada proprio tra Dortmund e Amburgo. Il neo tecnico Stefano Pioli potrà contare su tutta la rosa, eccezion fatta per i nazionali che rientreranno dal mondiale. Una cosa è però certa: Miroslav Klose non mancherà, nemmeno le fatiche con la sua nazionale lo fermeranno. Sarà lui l’uomo simbolo biancoceleste, troppo importante esportare il marchio Lazio attraverso una figura così conosciuta e al tempo stesso ammirata come il bomber di Opole. Inizierà così la sua quarta stagione all’ombra del Colosseo e se la rassegna internazionale incoronasse Miro e la Germania, un paese intero e la sua Lazio saranno pronti a celebrarlo.
Emergono particolari interessanti sulla tournée estiva della Lazio in terra teutonica. In particolare, circolano già i primi nomi delle possibili avversarie che la compagine capitolina affronterà per arrivare pronta all’esordio in Coppa Italia fissato per il 24 agosto. L’edizione odierna de La Repubblicariporta già alcune date: 6 agosto match di lusso contro una tra Borussia Dortmund e Bayern Monaco, 8 agosto sfida all’Amburgo prima di concludere il 10 celebrando l’addio al calcio di Cherundolo in un’amichevole contro l’Hannover.
Il vertice di ieri tra LOTITO e l’avvocato CAVADINI ha sortito gli effetti sperati: la LAZIO, dopo aver intascato il sì del PARMA, incassa anche quello di Marco PAROLO. Come svela Parmatoday.it, il giocatore ha accettato l’offerta biancoceleste di 1,2 milioni di euro l’anno e, salvo clamorosi colpi di scena, l’ufficialità del suo passaggio alla LAZIO ci sarà al termine del Mondiale. Il portale emiliano sottolinea poi come il NAPOLI stia provando ad inserirsi nella trattativa ma LOTITO, che si è mosso con notevole anticipo rispetto al collega DE LAURENTIIS, si sente sicuro in virtù del doppio accordo con club e giocatore. Il club capitolino è pronto a piazzare il colpo a centrocampo…
Ha scalato la Lazio, ha raggiunto la cima dopo l’ultimo “no” di Reja. Stefano Pioli è pronto, firma il contratto a Villa San Sebastiano e monta in sella. Alle ore 12 pronuncerà le sue prime parole da allenatore biancoceleste
Prende la parola il tecnico Stefano Pioli: “Non posso che essere contento delle parole del presidente. Sono felice, orgoglioso ed onorato di ricevere questo nuovo incarico. Metteremo, io e il mio staff, tutto ciò che possiamo per far si che la prossima sia una stagione positiva. La società mi aveva offerto un contratto biennale, ma ho firmato un contratto annuale rinnovabile automaticamente se raggiungeremo l’obiettivo Europa. Sono venuto alla Lazio per lavorare, per centrare gli obiettivi e per fare una stagione importante ottenendo risultati. Mi hanno sempre fatto sentire una prima scelta, siamo concentrati nel fare il meglio possibile. Qualche giocatore importante è andato via, abbiamo parlato di nomi e siamo d’accordo nell’accrescere il tasso tecnico e caratteriale della squadra. Il mercato è lungo, possono esserci tante sorprese e la fretta non è una buona consigliera: l’importante è che arrivino giocatori che possano innalzare il livello di questa squadra. Mi piace avere rapporti diretti, do tutto e pretendo tutto, si gioca la domenica per come ci si allena durante la settimana. Vogliamo essere squadra aggressiva, propositiva giocando un calcio coinvolgente e per farlo dobbiamo lavorare tanto in settimana. Non vedo l’ora di conoscer ei giocatori e l’ambiente, in questi giorni abbiamo apprezzato le strutture, c’è tutto per fare bene”.
Lei che ambiente vorrebbe trovare? Se tutte le componenti sono indirizzate verso un obiettivo comune, tuti ne traggono dei vantaggi. Io posso solo dire che noi ce la metteremo tutta per ottenere risultati importanti e per farci sostenere dai nostri tifosi”
Sa già su quali pietre poserà lo sua Lazio? “Perderemo dei giocatori importanti, ma stiamo cercando altri di qualità, giocatori che possano permettere di avere una squadra in grado di arrivare in Europa”
I tifosi hanno paura che lei possa non essere indipendente… “Noi siamo qui per lavorare, possiamo promettere che l’impegno sarà massimale. Siamo concentrati solamente sul far si che le cose funzionino nel miglior modo possibile. In un’azienda le cose funzionano quando c’è unione d’intenti e quando c’è rispetto dei ruoli. Io sono l’allenatore, io farò le scelte”
Che ruolo ha Candreva nella sua mente? “E’ un giocatore importante, che può ricoprire parecchi ruoli, che sta facendo i Mondiali e sarà importante”
Ha parlato con Reja? Sa quali sono i rischi? “Sto cercando di prepararmi nel miglior modo possibile. Parlerò con Reja e lo ringrazierò per gli attestati di stima”
Vedendo la rosa della Lazio ha già un’idea in mente? “E’ importante dare una certa continuità ad un sistema di gioco, per le caratteristiche dei giocatori l’impostazione iniziale sarà il 4-3-3, ma abbiamo varie soluzioni. Le valutazioni più approfondite, però, saranno fatte nel momento della conoscenza”
C’è una caratteristica di cui avrebbe bisogno la Lazio? “Prima di dar valutazione avrò modo di conoscere i giocatori nel pre-campionato. Bisogna trovare dei centrali affidabili”
Come ha vissuto queste ultime due settimane, quando sono usciti altri nomi? “Ero tranquillo, ho sempre ricevuto gli attestati giusti. Stiamo parlando di una società importante e non mi illudevo che, dopo un solo incontri, la società escludesse gi altri allenatori. Ho sempre pensato che se la società ti sceglie è perché è convinta, altrimenti meglio lasciar perdere”
Cosa pensa dei giovani? C’è già qualcuno che apprezza? “La società ha dimostrato in questi anni di aver creato basi importanti, non ho nessun problema a far giocar ei giovani, quando faccio le scelte non mi influenza la carta d’identità. Se meriteranno giocheranno, l’importante è trovare lo spirito giusto, la cosa fondamentale nel calcio non sono i numeri , ma lo spirito, la voglia di essere propositivi, la voglia di rincorrere l’avversario, il mettere al centro il bene della squadra e non l’individualità. Se raggiungi questa mentalità puoi giocare con qualsiasi modulo, quello che farà la differenza sarà l’atteggiamento. Voglio vedere gli occhi della tigre, la bava alla bocca, la mentalità deve essere questa”
Si aspetta di arrivare in ritiro con la rosa già fatta? “E’ il sogno di tutti gli allenatori, ma so già che qualcuno mancherà. L’importante sarà avere un nucleo sul quale lavorare e non credo che saremo al completo, l’importante sarà iniziare a conoscerci”
In quale posizione può arrivare la Lazio? “Ho firmato un contratto con rinnovo automatico in caso di qualificazione all’Europa. Quello sarà il nostro obiettivo e quella credo sia la posizione che compete alla Lazio”
Ritiene sufficienti la presenza di tre attaccanti? C’è qualche giocatore incedibile? “Tutti i giocatori che ha elencato fanno parte della rosa della Lazio. Il reparto offensivo ci fornisce garanzie, certo è un peccato l’infortunio di Brayan Perea. Certo potrò fare valutazioni più precise dopo il ritiro”.
Stefano Pioli (Parma, 20 ottobre1965) è un allenatore di calcio ed ex calciatoreitaliano, di ruolo difensore.
Le prime esperienze da tecnico dopo il ritiro furono quelle di allenatore delle squadre giovanili, dapprima per tre stagioni al Bologna (dove si fregia della vittoria di un Campionato Allievi Nazionali), dal 1999 al 2002,poi al Chievo per una stagione.
Nel giugno 2003 arrivò la conduzione di una prima squadra, quella della Salernitana, in Serie B (inizialmente venne assunto per guidare i campani in Serie C1, in seguito agli sviluppi del Caso Catania il club granata ottenne il ripescaggio tra i cadetti). L’esordio sulla panchina granata risale al 17 agosto 2003, in Salernitana-Napoli (0-0) di Coppa Italia. Pioli riuscì a guidare la squadra campana alla salvezza, e nella stagione successiva si trovò ad allenare il Modena: la prima stagione vide gli emiliani arrivare a un soffio dai play-off promozione; nella seconda Pioli fu esonerato e sostituito da Maurizio Viscidi; questi, a sua volta, dopo tre sconfitte consecutive, fu allontanato e Pioli riottenne la panchina del Modena. La squadra riuscì a chiudere il campionato al quinto posto e raggiungere di nuovo i play-off (grazie anche a Christian Bucchi che va a segno con 29 reti durante la stagione regolare ed una nei play-off), venendo eliminato nelle semifinali dal Mantova, dopo un pareggio per 0-0 in casa e 1-1 a Mantova che ha qualificato i virgiliani grazie alla migliore posizione in classifica.
Il 5 giugno 2006 viene scelto come allenatore del Parma, la squadra della sua città; per lui si tratta della prima esperienza da allenatore in massima serie. L’esordio sulla panchina ducale risale al il 10 settembre 2006, in Torino-Parma (1-1). Il 12 febbraio 2007, dopo 23 partite e 15 punti totalizzati, all’indomani della sconfitta all’Olimpico contro laRoma per 0-3, Pioli viene esonerato e sostituito da Claudio Ranieri.
L’11 settembre 2007 sostituisce Giorgio Roselli sulla panchina del Grosseto, neopromossa in Serie B e ultima in classifica in quel momento con zero punti dopo tre giornate.A fine stagione la squadra si salva con quattro turni d’anticipo e chiude il campionato al 13º posto.
L’11 giugno 2008 diventa l’allenatore del Piacenza, firmando un contratto annuale.Guida la squadra in Serie B, con il quale disputa un buon campionato raggiungendo la salvezza. Il 5 giugno 2009 decide di lasciare la squadra non trovando un accordo con la società, in quanto i programmi di quest’ultima (attenenti ad un ridimensionamento del club) non coincidono con quelli del tecnico.
Il 12 giugno 2009 diventa il nuovo allenatore del Sassuolo;lo staff che arriva con lui è composto dal vice allenatore Giacomo Murelli e dal collaboratore tecnico Davide Lucarelli.Nell’ottimastagione 2009-2010 guida la sua squadra fino ad ottenere uno storico quarto posto in Serie B, che gli vale la semifinale dei play-off persa poi contro il Torino.
Il 10 giugno 2010 l’allenatore emiliano rescinde il contratto con il Sassuoloe firma il contratto annuale che lo lega al ChievoVerona di Luca Campedelli per la stagione 2010-2011, sempre con Murelli e Lucarelli come collaboratori.Dopo aver raggiunto la salvezza con la quarta miglior difesa del campionato, per le ultime giornate di campionato schiera le seconde linee.Il 26 maggio 2011 lascia l’incarico di allenatore dei clivensi.
Il 2 giugno 2011 diventa l’allenatore del Palermo firmando un contratto biennale con opzione per il terzo annosostituendo Delio Rossi; lo staff che arriva con lui a Palermo è composto, oltre che da Murelli e Lucarelli, anche dal preparatore atletico Matteo Osti e dal preparatore dei portieri Graziano Vinti (che torna a Palermo dopo averci giocato nel biennio 1992-1994 con 44 presenze e 29 gol subiti). Il debutto sulla panchina del Palermo è il 28 luglio in occasione della sfida di andata del terzo turno preliminare di Europa League allo Stadio Renzo Barbera contro gli svizzeri del Thun. Dopo il 2-2 dell’andata, non basta l’1-1 al ritorno per far qualificare il Palermo alla fase successiva. Il 31 agosto, dopo due mesi dall’insediamento sulla panchina rosanero e con il campionato ancora da cominciare, viene esonerato.
Il 4 ottobre seguente, dopo cinque giornate di campionato, prende il posto dell’esonerato Pierpaolo Bisoli sulla panchina del Bologna, con cui firma un contratto biennale; torna così nella società con cui aveva cominciato la carriera da allenatore,aiutato dal suo intero staff. Debutta sulla panchina rossoblu, nel campionato 2011-2012 il 16 ottobre, inNovara-Bologna (0-2) valida per la settima giornata di campionato, che è la prima vittoria in campionato per la squadra felsinea.Il Novara era anche l’avversario che avrebbe dovuto incontrare da allenatore del Palermo alla prima giornata, quando era ancora sotto contratto coi rosanero: la partita venne rinviata per lo sciopero dei calciatori.Conduce la squadra al nono posto in campionato, e il 18 maggio 2012 prolunga il suo contratto con la società fino al 30 giugno 2014.
Nella stagione 2012-2013 porta il Bologna a un 13º posto finale in campionato.
Il 7 gennaio 2014 viene esonerato dalla società, dopo 3 vittorie, 6 pareggi e 9 sconfitte dall’inizio del campionato.
L’autore di quest’articolo non vuole badare all’italiano in quanto è incazzato. Non vuole badare neanche ai giudizi di altri come qualcuno che noi tutti conosciamo, non bada alla nostra LAZIALITA’!
Butto due righe in off-topic ma allo stesso momento in tema sulla nostra fede laziale. Chi sta scrivendo ora ha un tatuaggio senza inchiostro, un tatuaggio il quale tatuatore è un grande uomo ed un grande Laziale. La fede mi è stata tramandata dai parenti ma sopratutto dal fratello di mio padre che quando avevo 4-5 anni cominciò a portarmi allo stadio. Ogni benedetta partita in casa settore Distinti nord a due passi dalla curva nord,stesso scalino stesso seggiolino. Il primo amore non si scorda mai ma non si scorda neanche il “maestro”. Questa persona sta lottando per sconfiggere un grande male che 2 anni fa lo ha tenuto in coma per diversi mesi uscendone e rientrando poco tempo fa. Sappiamo tutti che i miracoli possono esistere e confidiamo tutti nella medicina. Una medicina che non può rendere però immortale la gente. Come già scritto in precedenza il mio “tatuatore” ha vissuto tempi bui della S.S Lazio dallo scudetto alle varie vittorie italiane ed europee passando anche per la Serie B. Chi naviga su facebook conosce bene certi tizi che secondo chi scrive non capiscono un cazzo della Lazio, portando appoggio senza pensare a chi gestisce la Lazio in questo momento. Gestione che da societaria per mirare agli obbiettivi calcistici (vedi i presidenti che hanno gestito la Lazio) è diventata una società aziendale per scopi personali e familiari. Da quando c’è questo tizio alla guida,questo grande uomo, come la maggior parte di coloro che hanno un pensiero proprio e non come altri che pensano per inerzia del pastore, non va allo stadio da quando la Lazio vive sotto Dittatura. Non voglio andare per le lunghe ma spero con tutto il cuore che la nostra fede venga liberata, trasformando l’aria inquinata che avvolge questo cielo biancoazzurro in un clima sereno dove l’aquila potrà volare libera!. Rimane però l’amarezza che i giorni e i mesi passano ed il solo pensiero che Lotito lascerà la Lazio al figlio come un “riccone” regala una ferrari al figlio neopatentato mi fa gelare il sangue. Ormai noi tutti lottiamo per un unico obiettivo, ma purtroppo c’è chi, come mio zio potrebbe rassegnarsi a vedere la SUA Lazio in mano ad un burattinaio.
#liberalalazio!
Secondo le indiscrezioni raccolte, nella giornata di martedì, avrebbe ricevuto alcuni intermediari della cordata dei russi, interessati all’acquisto del club capitolino. Cessione in vista? Assolutamente no. Anzi, secondo Guido Paglia, Lotito li avrebbe “invitati” per comunicare loro che non ha nessuna intenzione di vendere e di accantonare per sempre l’idea Lazio. Non solo, il saggio e premuroso presidente “laziale” si sarebbe anche permesso di consigliare agli intermediari di virare sull’acquisto del Genoa, dove c’è un suo caro amico come patron del club, Enrico Preziosi, che sarebbe disposto alla cessione della squadra ligure. Un incontro, dunque, totalmente privo di senso. Tra le altre cose, i russi si sarebbero anche risentiti delle parole di Lotito. Non pensavano di certo di doversi ridurre a ricevere consigli da Lotito sul da farsi, ma credevano di intavolare una trattativa seria. Le Lotitate non sono però finite qui. Sempre nella giornata di martedì, Lotito si sarebbe rivolto alcredito sportivo per chiedere 130 milioni di euro. Soldi che servirebbero per costruire lo stadio in futuro? Ipotesi difficile, se non impossibile. “Non vendo e lascerò la squadra a mio figlio”. L’incubo di tutti i tifosi laziali sta diventando, ogni giorno e sempre di più, una triste realtà
La notizia tanto attesa è stata confermata dal diretto interessato. Il faccia a faccia con Lotito è avvenuto e non è bastato mettere sul piatto Parolo. Eddy Reja è stanco e deluso, se fosse stata centrata l’Europa magari aveva un stimolo il più per proseguire il cammino in biancoceleste. Ecco le dichiarazioni dell’ormai ex allenatore della Lazio ai microfoni di Lazio Style: “Alla fine del campionato, quando ci siamo salutati, mi aveva rinnovato stima e fiducia. Io ho detto che avevo l’impressione che il rapporto fosse chiuso, era giusto cambiare ed è giusto che cambi allenatore, per avere nuovi stimoli. La situazione ambientale così non può continuare, bisogna trovare il sistema giusto per ritrovare entusiasmo. Mi pare che il club stia operando nel modo giusto, Lotito e Tare volevano che rimanessi, ma gli ho detto che ritenevo chiusa la mia esperienza qui. Devo molto alla Lazio, ci sono state anche critiche come giusto che sia. Nell’ultimo periodo abbiamo fatto buoni risultati, ma non abbiamo centrato l’Europa. Ho avuto una forte delusione, se l’avessimo centrato magari le mie considerazioni sarebbero state diverse. Sarebbe bastato vincere col Torino. Ci sarebbe stato un altro scenario, diversi giocatori avrebbero avuto più interesse a venire a Roma. Non che questo non possa avvenire anche adesso, la società sta operando. Con Lotito e Tare ci tenevamo in contatto quotidianamente. Ora è finito un ciclo e bisogna iniziarne un altro. Ho l’impressione che Lotito voglia fare benissimo, questo è l’unico modo per riavere entusiasmo. Vedere lo stadio vuoto fa male al cuore, conoscendo la passione dei laziali. C’è gente che malvolentieri non veniva allo stadio Le mie riflessioni sono state legate anche a questa situazione, perché bisogna ridare nuova linfa. Adesso magari tanti giocatori si sentiranno messi in discussione (ride ndr). Il calciatore ha bisogno del supporto della gente, è chiaro che qualche cosa è venuta meno. Comunque il rendimento è sempre stato positivo, magari qualcosa in più poteva venire fuori. Sono stato criticato per le mie posizioni, ma ho sempre fatto interviste normali, mai contro la tifoseria. Ora bisogna ricreare lo spirito giusto, la gente deve riavvicinarsi alla squadra. Ora la società deve trovare il modo di riavvicinare i tifosi nel modo di operare, di esporsi, di far partecipare gli stessi sostenitori. Se non alleni a Roma, non puoi dire di essere allenatore. E’ stata un’esperienza straordinaria, non hai mai un momento di pace, non puoi sbagliare nulla. Da questa esperienza vengo fuori più temprato, è stato più probante rispetto a quella di Napoli. Ho sempre guardato con simpatia alla Lazio, anche quando c’era Petkovic. Mi piacerebbe che ritornasse l’entusiasmo tipico dei derby, quando con me ne abbiamo vinti due. Quello fu il picco più alto, vorrei che tornasse quel clima”.
Prosegue Reja: “Il mio primo anno è stato particolare, difficile. L’anno successivo è stato bello, una cavalcata fermata solo dalla differenza reti con l’Udinese. Arrivare in Champions è sempre stata la mia più grande ambizione, rimarrà la mia delusione più grande. Col presidente ieri ci siamo lasciati, abbiamo strappato anche questo accordo perché io non vivo di contratti. Ringrazio chi mi ha comunicato la speranza che io restassi. Ma ora è giusto rinnovare, non solo la squadra ma anche il tecnico. Avrò sempre affetto nei confronti della Lazio, del presidente. Spero di aver fatto bene. Mi dispiace per chi non ha avuto molta riconoscenza nei miei confronti, mentre ringrazia chi mi ha dimostrato affetto. Tutte le cose, anche quelle belle, sono destinate a finire. Saluto tutti i tifosi laziali, grazie per l’affetto”.
Tuttomercato.com lancia l’ennesimo nome per la Lazio. Il giocatore in questione sarebbe l’estremo difensore del Danubio che potrebbe diventare il portiere che proteggerà la porta della nazionale uruguagia U20. Il suo procuratore ha parlato ai microfoni di lalaziosiamonoi:”ci sono stati contatti telefonici con la dirigenza Laziale tempo fa, la Lazio è sempre una piazza gradita ma per ora non c’è nulla di concreto”.
Il valore del giocatore si aggira sui 2 Milioni di euro che, in mancanza della convocazione da parte della nazionale, scenderà di molto. Un altro fattore che confermerebbe le parole del procurato è il passaporto. Il giocatore potrebbe avere il passaporto comunitario ma non in questa sessione di mercato aspettando un altro anno.
Una notte di riflessione che potrebbe segnare l’addio di Reja al club biancoceleste. E’ cominciato alle 18, ma è stato ripreso anche a notte inoltrata, il meeting che avrebbe dovuto tracciare il destino della panchina per la prossima stagione. Ne fuoriesce però un quadro ancora incerto anche se comincia a delinearsi più chiaramente la posizione del tecnico friulano. Distanze sugli obiettivi, malumore per la contestazione e diverse intenzioni rispetto ai giocatori del vecchio blocco: Lulic, Radu e Candreva che Reja ritiene imprescindibili ma che Lotito non ritiene incedibili. Spianata la strada per Pioli, unica alternativa dopo un mese di sondaggi, che arriverebbe a Roma con un biennale da mezzo milione a stagione. Parolo potrebbe essere una mossa per accontentare il goriziano in partenza ma una distanza di 200mila euro sull’ingaggio rallenta l’operazione. Scrive poi il Corriere della Sera (A.Arzilli) della riconferma di Simone Inzaghi sulla panchina della Primavera, un altro anno fra i giovani servirà al tecnico per fare il salto di qualità.
Reja si,Reja no, “Me ne vado”,”Resto”. Come due fidanzatini che litigano, presidente ed allenatore si lasciano e si riappacificano.Domani era previsto l’incontro tra Lotito ed il tecnico ma quest’ultimo è stato avvistato già oggi nel centro sportivo di Formello. Il presidente laziale sta attualmente parlando (secondo i giornalisti) con il procuratore di Parolo. Il presidente laziale punta a giocarsi la carta del “buon acquisto” per trattenere Reja alla Lazio, ma noi tutti sappiamo che il tecnico non lascia solamente per la rosa inadeguata e come viene “fortificata” la squadra capitolina ma anche per il malessere tra tifosi e dirigenza. Il clima di tensione si vedeva già durante le partite di campionato dove spesso i tifosi biancoceesti,giustamente, disertavano lo Stadio Olimpico in segno di protesta,protesta che prendera sempre più piede vedendo i pochi abbonati passati, diminuire ancor di più. Il tecnico goriziano ha capito “l’antifona” e anche minimamente la pensa come i tifosi biancocelesti lasciando la squadra di Lotito. Queste sono pensieri personali dello scrittore che spera in un minimo di personalità da parte di quest’allenatore che già lasciò il club capitolino per ovvi motivi ma in un periodo di pazzia è tornato sotto la “dittatura” di una persona che controlla una fede laziale per scopi visibilmente personali.
Proseguiranno aggiornamenti dopo il “faccia a faccia”
Si riapre la sala stampa del centro sportivo, c’è da presentare il ritiro di Auronzo di Cadore, la casa estiva della Lazio. Parla Canigiani, responsabile marketing Lazio: “ La partenza dovrebbe essere tra il 10 e l’11 di luglio e dovremmo rimanere fino al week end del 26-27 luglio. Siamo in attesa di capire chi sarà il prossimo allenatore, in modo da avere le ultime indicazioni. Allestiremo il village, avremo il canale televisivo in diretta da Auronzo per far vedere il ritiro 24 ore su 24. Il rapporto che si è creato tra il Comune di Auronzo e i tifosi della Lazio esula dai risultati sportivi, c’è una completa simbiosi tra le parti, Non abbiamo sentori e preoccupazioni sul fronte contestazione ”
Un altro passo in avanti, prosegue il cammino di Ederson verso la pronta guarigione. A 4 mesi e mezzo dal grave infortunio al tendine del muscolo posteriore della coscia destra, l’ex trequartista di Nizza e Lione ha riabbracciato la Capitale. Ulteriore step di una via che porta al pieno recupero. Ederson infatti è desideroso di rientrare in gruppo già a luglio, al principio della preparazione dei biancocelesti.
Ilnido di Parapua, città natale del numero 10 delle Aquile, l’affetto ed il rifugio nella famiglia, sono soltanto un ricordo. Roma, la Lazio rappresentano il futuro più prossimo: “Se tutto procederà per il meglio, ho intenzione di tornare a giocare durante la prima amichevole di preparazione. Molto dipenderà da come i muscoli reagiranno durante il ritiro. Sia io che lo staff tecnico e medico dovremo avere un po’ di cautela. È una cosa normale e necessaria, dopo un lungo periodo d’inattività. Solo col tempo e con l’allenamento potrò gradualmente riconquistare la fiducia in me stesso e la confidenza con il pallone”, ammette al portaleGloboesporte.globo.com.
Nel periodo di lavoro intenso in Brasile, Ederson si è avvalso dell’aiuto di alcuni professionisti, tra cui suo fratello, Emerson Luiz Campos. Il ricordo della difficile esperienza è ancora vivo, ma il 28enne – 22 presenze stagionali ed un gol – guarda al lato positivo: “Il periodo di recupero a Parapuã è stato eccellente. Non esiste posto migliore per recuperare che essere intorno alle persone che ami. Ho potuto contare sul sostegno della mia famiglia e sulle direttive di lavoro di professionisti di livello”.
Le valigie sono quasi pronte, il biglietto Madrid-Roma prenotato. Un anno in prestito al Real Castilla, ma ora Antonio Rozzi torna a casa. È pronto a riabbracciare la Capitale, ma soprattutto la Lazio. Per poche settimane? Magari per tutto il ritiro di Auronzo, per poi iniziare una nuova avventura in prestito? Una cosa è certa: rimanere in rosa, giocarsi le proprie chance dietro a Klose e Djordjevic sarebbe il massimo per chi, come Antonio, ha i colori biancocelesti tatuati sul cuore. “Vorrei tanto fermarmi alla Lazio, è il mio sogno nel cassetto – rivela l’ex attaccante della Primavera ai microfoni di Radiosei -. Questo fine settimana parlerò con la società e decideremo cosa sarà meglio per me. Spero di poter almeno svolgere il ritiro di Auronzo. Se così non dovesse essere, accetterò e proverò a tornare ancora più forte“.
Si è conclusa per te l’avventura nella seconda squadra del Real Madrid: come nacque questa possibilità? È stata una trattativa all’ultimo minuto. Tare mi aveva detto che c’era questa possibilità nell’ultimo giorno di mercato. Ho accettato pensando che questa esperienza potesse aiutarmi a crescere. Magari non è andata come mi aspettavo, non giocando è più difficile. Però sono contento lo stesso. Credo molto nel destino, era un percorso che dovevo fare e penso che sia stata la scelta più giusta. Adesso mi preparo per tornare in Italia con un bagaglio in più di esperienza.
A Madrid hai avuto modo di conoscere di persona i campioni d’Europa… Noi del Castilla ci allenavamo nello stesso centro sportivo della prima squadra. Vedevo spesso i giocatori nella zona relax. Appena arrivato abbiamo fatto subito una partita con loro. Alcuni di noi sono saliti quando c’è stato bisogno, io non ho avuto questa fortuna ma sono contento lo stesso. Ho parlato con il mister Ancelotti, verso la fine ho approfittato per carpire qualcosa a Cristiano Ronaldo e Xabi Alonso. Il Pallone d’Oro dal vivo è un giocatore impressionante, una bestia!
Che differenze hai riscontrato rispetto all’Italia? Loro hanno una maniera diversa di allenarsi, molto più tecnica, con grande spazio per le partitelle e il possesso palla. Dal punto di vista tecnico quindi penso di essere cresciuto. È stata un’esperienza importante.
Hai vissuto un anno nella capitale spagnola: cosa ti mancherà di più? Vicino casa c’era una parrocchia, che ho frequentato durante questi mesi e che mi ha aiutato molto nei momenti più difficili.
Tu sei praticamente nato nella Lazio, hai cominciato proprio dalla scuola calcio: che ricordi hai dei tuoi allenatori? Ricordo con grandissimo piacere il mio primo mister, Federico Leardini. Ho iniziato con lui, è stata un’esperienza bellissima. Poi ho avuto Massa, Mariani, Mocci, Avincola per finire con Alberto Bollini. Sono contento che sia diventato il vice di Reja, se l’è meritato.
Quest’anno alla Lazio è esploso un tuo ex compagno di Primavera, Keita… Fin dal primo allenamento con lui ho visto che Keita aveva tantissima qualità, sono contento per lui.
Chi era il tuo idolo quando andavi allo stadio da tifoso? La prima partita che ho visto all’Olimpico è stata una partita di Coppa Italia nel 2000, avevo sei anni. Appena ho cominciato a frequentare con più continuità lo stadio, mi piaceva molto Paolo Di Canio per il suo modo di stare in campo, per la sua grinta.
“Lotito con i numeri ci gioca, mischiando miliardi di lire e milioni di euro, a lui piace fare così”, parla col sorriso e senza rabbia o vena polemica il presidente della Lazio Sergio Cragnotti , parlando del bilancio della Lazio,“ma i numeri veri sono scritti nero su bianco nei bilanci. E su quei numeri c’è poco da giocare”.
Gli viene fatto notare che poche settimane fa, parlando di bilanci e dei rapporti con le parti correlate e dei milioni che passano ogni anno dalle casse della Lazio a quelle delle sue aziende, Lotito ha detto: “Sono tutte mistificazioni… Parla gente che non conosce il meccanismo di una società complessa come la Lazio… Si tratta di cifre ridicole, irrisorie, irrilevanti nel bilancio di una società… Sorrido perché io non ho creato soluzioni finalizzate al guadagno, perché guadagnare significa trarre degli utili di carattere personale. Io ho fatto solo una cosa che mi sembrava giusta fare tra l’altro in piena trasparenza, perché sta sui bilanci tra le parti correlate… C’erano dei servizi, che erano stati affidati dalle precedenti gestioni a terzi che avevano prodotto dei risultati di qualità non idonei e che avevano un costo superiore a quello normalmente praticato sul mercato. Io non ho fatto altro che sostituire quei servizi, che non sono stati istituiti da me, con quelli di aziende che hanno dei costi di gran lunga inferiori e con un servizio migliore. La vigilanza c’era, la manutenzione c’era, la mensa pure… ”
“Vabbé, ma lui fa sempre così”, ti risponde sorridendo, “la realtà però è che io non avevo nessuna azienda che prendeva soldi dalla Lazio, semmai avevo aziende come la Cirio che versavano soldi alla Lazio. La vigilanza a Formello la faceva il personale della Lazio e per la manutenzione del centro sportivo, la mensa e i servizi non spendevamo le cifre che ho letto negli ultimi bilanci”.
Già, ma vallo a spiegare alla gente, soprattutto a quelli che prendono per oro colato quello che dice Lotito e che non mettono mai in discussione quello che dice replicando a quelle “balle” che non trovano riscontro nei bilanci. Eppure basterebbe prenderli e aprirli quei bilanci per smascherare le bugie palesi. Lo abbiamo fatto in poche ore il 27 maggio prendendo i bilanci, lo poteva fare chiunque…
E a proposito di numeri, proprio verso la fine della serata arriva la conferma di un qualcosa che avevi sempre sospettato. “I 500 milioni di euro, mille miliardi di lire di debito? Non sono mai esistiti, basta vedere il bilancio al 30 giugno del 2004. Anche perché si parla sempre dei debiti, ma non si parla mai dei crediti che vantava la Lazio e che qualcuno si è ritrovato in cassa”.
Già… Come per la valutazione della mega villa di Cortina d’Ampezzo, che passa da un’intercettazione all’altra passa da un valore di 60 miliardi a 60 milioni di euro, oppure come per i soldi spesi per acquistare il 67% della Lazio (30 milioni di euro contro i 120-150 di cui ha parlato lui in interviste recenti), Lotito ama giocare con i numeri. E allora, sono andato a cercarlo quel bilancio al 30.6.2004 e non c’è traccia dei 500 milioni di euro di debiti, di quel fardello di oltre un miliardo di lire di cui parla sempre Lotito. Ma c’è traccia di 114,051 milioni di euro di crediti. Sì, avete letto bene, più di 114 MILIONI DI EURO DI CREDITI! Di cui oltre 56 milioni di euro relativi alle cifre ancora da incassare (pag. 58-59 del bilancio) per la vendita dei vari Veron, Nedved, Nesta, Crespo, Stam e Stankovic, più 37 milioni di crediti verso il Gruppo Cirio, parte dei quali hanno portato all’acquisto a prezzo da saldo avvenuto un paio di anni fa del palazzo di Via Valenziani.
E veniamo ai debiti, pag-66-70 del bilancio… 20,716 milioni con le banche; 48,695 milioni con“altri finanziatori”; circa 5 milioni per “acconti ricevuti”; 13,303 milioni con i fornitori; 151,375 milioni con l’Erario; 60,146 milioni di euro con tesserati (piano Baraldi), procuratori e altro; 27,184 di euro con club stranieri. Insomma, non rose e fiori, ma siamo a 321 milioni di euro, che scorporati i crediti portano a 206 milioni di euro di buco, molto lontani dai 500 di cui ha sempre parlato Lotito. E, soprattutto, quasi la metà sono relativi a quel debito con l’Erario (oltre 151 milioni di euro) di cui restano da pagare ancora 14 anni di rate a circa 6 milioni di euro all’anno, quindi oltre 80 milioni di euro. Ergo, di buco vero dal 2004 sono stati ripianati circa 120 milioni di euro. Una cifra enorme, sia chiaro, ma lontana anni luce da quei 500 milioni di euro di cui si è favoleggiato per quasi dieci anni. E in questi dieci anni, la Lazio ha incassato oltre 450 milioni di euro solo dai diritti tv. Questo è il bilancio al 30.6.2004, approvato il 30 novembre del 2004 da Lotito. Basta controllare…
Aveva ragione Cragnotti, quei 500 milioni non sono mai esisti. Perché Cragnotti avrà tanti difetti, avrà omesso più di una verità, ma non si è mai vantato di cose non fatte e soprattutto non ha mai sbandierato progetti inesistenti o comunque senza basi. Lo stadio lo voleva realizzare e non si è fermato ad un disegno, ma ha ancora oggi conservato il progetto (regolarmente pagato) realizzato da una società tedesca, con tanti di costi di realizzazione e studio di fattibilità economica dell’opera. Cose mai viste per il famoso stadio delle Aquile. E parlando di questo, il discorso scivola sull’Academy, sulle opere di costruzione annunciate im pompa magna da Lotito.
“Non mi risulta che ci siano i permessi per costruire”, dice Cragnotti. “Già più di dieci anni fa avevamo chiesto di aumentare la cubatura di Formello, il comune ci aveva fatto delle promesse, ma sono rimaste sempre sulla carta. Di scritto non c’è mai stato e non c’è ancora nulla. Poi, se ci riescono ora, bene per la Lazio. Ma noi, le cose prima le facevamo e poi le annunciavamo”…
Già. Vieri prima lo si comprava e poi lo si annunciava, con trattative che duravano poche ore, chiuse sempre con una stretta di mano che valeva più di un contratto scritto. Oppure con blitz improvvisi come quelli a Praga per Nedved o a Belgrado per strappare Stankovic alla Roma, con quell’aereo sempre pronto a partire per trasformare in realtà i sogni dei tifosi. E forse è proprio per questo che a distanza di tempo Sergio Cragnotti è ancora così amato. Perché ha fatto sognare la gente e li ha realizzati quasi tutti quei sogni. Senza raccontare alla gente di non essere “uno che vende sogni, ma solo solide realtà”, come fa invece qualcun altro che con i sogni della gente ci gioca. Come con i numeri, con i miliardi di lire e i milioni di euro che si mischiano facendo perdere il conto a chi ascolta. Ma i numeri sono numeri. E stanno scritti nero su bianco. Basta volerli leggere…
Lulic pensa all’addio, Radu lo imita. Non è più un mistero. La Lazio ne ha preso atto, aspetta offerte congrue. Valuta il bosniaco 17 milioni, ne chiede due in meno per il romeno. Cifre che al momento nessuno ha fatto pervenire sul tavolo di Lotito. Ma l’interesse della Juve per Lulic è concreto, così come Fiorentina e Tottenham hanno chiesto informazioni su Radu. Il mercato è in evoluzione e la Lazio sta cercando profili che possano sostituire o essere alternative a i due. Uno dei nomi più in voga è quello di Vitorino Gabriel Antunes, esterno sinistro del Malaga. Classe ’87, il portoghese, escluso a sorpresa dalla lista dei 23 di Bento per il Mondiale, considera la Lazio un’occasione per rilanciarsi anche in Italia dopo le esperienze con Roma, Lecce e Livorno. A Malaga si è consacrato, prima sotto la guida di Pellegrini, poi di Schuster.Il costo del cartellino si aggira intorno ai 4 milioni, mentre l’ingaggio del ragazzo di circa un milione a stagione. Cifre alla portata della Lazio che ha allacciato da giorni i contatti con l’agente del lusitano: “La Lazio sarebbe una meta gradita per Gabriel che a Roma ha passato cinque anni e lasciato tanti amici. Ci sono stati dei contatti con i dirigenti – conferma Joaquim Ribeiro in esclusiva ai nostri microfoni -,vediamo come si evolve ora la situazione”. Evoluzione che potrebbe portare anche ad un incontro nei prossimi giorni con la dirigenza della Lazio.
Il portoghese, infatti, si trova con la moglie Rute e il piccolo Goncalo proprio a Roma. “Dovrò aggiornarmi con Tare e capire, ma non posso negare che ci sia un interesse – prosegue l’agente -. A Malaga ha fatto bene, si è rilanciato e ci sono diversi club interessati, ma per lui prendersi una rivincita in Italia avrebbe un sapore particolare. Il passato alla Roma? Non influirebbe, la Lazio è un grande club, a chiunque piacerebbe giocare in una squadra così“. Antunes è sul taccuino, la Lazio ci pensa. In attesa di capire il destino di Radu e Lulic.
Candreva d’Italia. Questa è l’unica cosa sicura. Il numero 87 biancoceleste è il pasto appetibile di questa prima fase di mercato. La Lazio ha riscattato l’altra metà dell’Udinese: 9 milioni di euro e per ora la sua maglia è biancoceleste. Il Psg ci prova, così come il Napoli. Aurelio De Laurentiis, intervenuto alla manifestazione per i 100 anni del Coni, ha dichiarato:“Candreva mi piace moltissimo, però non credo che Lotito se lo lascerà sfuggire. Con lui è difficile fare trattative quindi non si puo’ intavolare nulla. Io rispetto la sua posizione, se ritiene di doverselo tenere perché devo io gli andare a sfruguliare il pasticciotto, come si dice a Napoli! Se lo tenesse! Se invece lui pensa di poterlo sganciare ce lo farà sapere con una strizzatina d’occhio e noi saremo pronti. A meno che nel frattempo, l’occhiolino a furia di non strizzarsi diventi un po’ da pesce ‘fracico’ e quindi passati i giorni noi forse avremo operato già su un altro al posto di Candreva”, riporta calciomercato.com.
Alla porta del patron biancoceleste ora suonano in due. Sempre secondo il portale di mercato, l’agente del calciatore sarebbe volato a Parigi per discutere con la società di Nasser Al-Khelaïfi. Mister Cinema ci prova, così come gli arabi. Lazio allertata.
Un anno fa, sotto il cielo di Gubbio, Danilo Cataldi si laureava campione d’Italia con la Primavera della Lazio. Trecentosessantacinque giorno dopo nel bagaglio calcistico del ragazzo classe ’94 c’è un anno di Serie B vissuto da protagonista con la maglia del Crotone. All’ombra della Sila, Danilo ha totalizzato 38 presenze (tra Serie B, Coppa Italia e play off) e messo a segno 4 gol, mettendosi in mostra come uno dei talenti più puri dell’intera cadetteria. La redazione de Lalaziosiamonoi.it lo ha contattato per parlare dell’annata appena trascorsa, di futuro e molto altro.
Contro il Bari si è infranto il sogno della Serie A, cosa vi è mancato in quella partita? “È stata una gara difficile, giocata contro il Bari, l’avversario più in forma che si poteva incontrare in questa fase della stagione. Abbiamo fatto la nostra partita, il gol subito è anche frutto di nostri errori. Da lì in poi la gara è scivolata via. Di occasioni ne abbiamo create tante, poi siamo crollati fisicamente. Il secondo e il terzo gol sono arrivati nel finale, ci potevano stare. Ma la stagione resta positiva”.
Il 7 agosto di un anno fa passavi al Crotone in prestito. Come sei stato accolto dal gruppo? “Sono stato accolto benissimo, ho trovato un gruppo giovane, c’erano tanti ragazzi della mia età. Con i risultati che abbiamo ottenuto si è creata una grande famiglia, anche questo è stato fondamentale”.
Prima di partite per la Calabria, hai svolto il ritiro con la Lazio, in quel di Auronzo… “È stata un’esperienza assolutamente positiva, anche perché ho vissuto il post-finale di Coppa Italia e Scudetto Primavera. C’erano tantissime persone ad Auronzo, avere il loro calore intorno è stato stupendo. Ho avuto la fortuna di allenarmi con giocatori come Klose, Ledesma e tanti altri”.
C’è un giocatore in particolare con il quale hai legato di più? “Un po’ tutti mi hanno aiutato, anche se io stavo spesso con Cristian (Ledesma, ndr); mi ha dato tanti consigli, sia dentro che fuori dal campo. Con lui ho creato un bel legame”.
Mister Petkovic che allenatore è? “Secondo me è un grande allenatore, a livello tattico mi ha fatto crescere tanto. Durante la stagione poi è ovvio che alcune cose possono andare storte. Oltre che essere un bravo tecnico, è anche una grande persona, circondata da un ottimo staff”.
Lo scorso anno di questi tempi conquistavi lo Scudetto Primavera. Hai seguito quest’anno il cammino dei tuoi ex compagni? “Ho seguito la partita con il Torino, siamo riusciti a rimontare due gol, l’impegno non è certo mancato. La gara con la Roma non l’ho vista perché ero in viaggio, mi sono tenuto aggiornato tramite internet. Anche quella è stata una grande gioia, una vittoria del genere nel derby è sempre bella, soprattutto per gli sfottò che ci sono dopo”.
Che sensanzione hai provato nel vedere le Final Eight? Forse un po’ di nostalgia? “Nostalgia no, ho fatto il mio percorso all’interno delle giovanili. Sarebbe stato bello se avessero vinto ancora, avevo voglia di rivederli gioire, avevano tutte le carte in regola per trionfare ancora”.
Hai avuto modo di sentire Luca Crecco? “Sì, l’ho sentito. Non l’ho chiamato perché avevo paura che si affaticasse troppo; anche a Crotone un ragazzo si è inclinato una costola e faceva fatica a parlare. L’ho sentito per messaggio, per fortuna sta bene. È stato uno scontro piuttosto violento, ma lui è un ragazzo fantastico, tornerà più forte di prima”.
Che difficoltà hai trovato quando sei approdato in Serie B? “Il ritmo è più alto, devi pensare più velocemente in mezzo al campo. In Serie B incontri giocatori di esperienza, di qualità, un po’ di titubanza c’è. Col passare del tempo entri nell’ottica che devi dare una scossa alla stagione, così ho iniziato a carburare e le cose sono andate bene”.
Nel tuo percorso di crescita c’è una persona in particolare che ti senti di ringraziare? “Mi hanno aiutato tutti per farmi capire dove sbagliavo, dove serviva migliorare. Inizialmente credo sia un discorso personale, io mi rendevo conto che non ero pronto quindi stavo zitto e lavoravo a testa bassa. Nella seconda parte di stagione ci sono stati momenti in cui l’attenzione è calata, ma ci può stare. È un campionato infinito”.
Contro il Pescara hai segnato il tuo primo gol in Serie B. Da lì ti sei sbloccato e sei andato in rete anche nel derby… “Il primo gol lo aspettavo da tanto. Prima di sbloccarmi mi arrabbiavo molto con me stesso, quando la palla andava fuori o colpivo il palo. Poi ho smesso di pensarci, mi sono detto “quando arriva, arriva”. Ed è arrivato in una bellissima giornata, quando abbiamo sconfitto il Pescara per 3 a 0. Il gol nel derby contro la Reggina è stato fantastico, mi sono fatto 100 metri di campo per andare a esultare sotto la curva dei nostri tifosi”.
Dopo aver punito la Reggina, il prossimo anno tocca alla Roma? “Mi metti in difficoltà (ride, ndr). Lo spero, non so ancora cosa farò l’anno prossimo, vediamo che succede da qui all’inizio del ritiro. Io spero di giocare con questa maglia”.
In casa Lazio ancora non si conosce il nome dell’allenatore. Chi ti aspetti di trovare? “Non lo so, circolano tanti nomi. Posso dire che Reja e Bollini hanno fatto un ottimo lavoro. Bisognerà vedere se la società ha intenzione di cambiare”.
Ad Auronzo ci sarai? “Credo che ci sarò, con la società si decierà il mio futuro. Il mio desiderio è quello di impormi con la Lazio, sono cresciuto qui, sarebbe il coronamento di tutte le fatiche fatte con questa maglia. Spero di realizzare questo sogno”.
La Lazio batte la Ternana 11-7 in gara -2 e conquista il quinto tricolore della storia biancoceleste, l’ultimo era targato 2008. Una partita spettacolare quella del Pala Gems, davanti a circa mille spettatori, il pieno quindi. Tifosi in delirio per una gara che ha dato vita a un botta e risposta da applausi. Ma alla fine a spuntarla è la Lazio di Calabria, di Luciléia, di Blanco e di un gruppo stratosferico capace di vincere tutte le partite della stagione, tranne una, ma che importa. Questa sera il cielo è sempre più blu…..su Roma e sull’Italia.
Un fulmine a ciel sereno, dichiarazioni che alimentano sempre di più le voci circa un possibile addio dalla Lazio.Antonio Candreva verrà acquistato interamente dal club biancoceleste nei prossimi giorni, per circa 9 milioni di euro. Juventus e Paris Saint Germain attendono l’ufficialità per tentare l’assalto al giocatore. In particolare i francesi sarebbero disposti a staccare un assegno da oltre 30 milioni di euro: “Parigi sarebbe una grande opzione per me – ha dichiarato Candreva ai microfoni di Telefoot,importante emittente televisiva francese (riportato da goal.com) – poichè è un club che fa parte dei grandi d’Europa. In ogni caso sono molto lusingato di essere sui taccuini di questo club. Ora vedremo che accadrà nei prossimi giorni con il Psg…“. Il club francese, che ha ricevuto un secco ‘no’ dal Chelsea per Eden Hazard, ha individuato nell’esterno di Tor de Cenci il rinforzo ideale per puntare alla Champions League. Non sono escluse smentite da parte dei diretti interessati, ma queste parole non fanno di certo dormire sonni tranquilli ai tifosi laziali.
Era prevedibile, anzi, era scontato. Perché con certi personaggi la storia si ripete, sempre uguale. Stesse mosse, stesso modus agendi, stessi vassalli a supportare o ad esaltare un qualcosa che ancora non c’è e, soprattutto, che non è d’oro come viene presentato. Ma la differenza con il passato, è che questa volta sono pochi quelli disposti a credere al “grande abbocco”, all’ennesimo specchietto per le allodole allestito in grande fretta da chi sta in difficoltà: con le spalle al muro o ad un passo dal baratro.
Uscito a pezzi da una stagione disastrosa da tutti i punti di vista e messo alle strette da una contestazione mai così feroce e totalitaria, Lotito sta tentando il colpo di coda, il tutto per tutto per riconquistare un briciolo di credibilità. Si è dipinto come un “papà buono, ricco di buoni sentimenti ma che fatica a mostrare tutto il suo amore”; ha provato a rispolverare il valore della Lazialità presentando un progetto Academy che ancora non esiste e che non ha nulla di nuovo (i campioni la Lazio se li costruiva in casa già negli anni Settanta, basta pensare a D’Amico, Giordano, Manfredonia, Tassotti, Agostinelli…); ha annunciato novità roboanti per quel che riguarda la comunicazione e l’inserimento in organico (obbligatorio da regolamento Uefa…) di una figura laziale destinata a fare da intermediario tra la società e la tifoseria; ecco la probabile giubilazione di Reja in favore di un allenatore più giovane in grado di rendere credibile l’apertura di un nuovo corso… Mancavano solo il boccone grosso: gli acquisti. Ed ecco allora servito sul tavolo l’arrivo di Djordjevic, il riscatto di Candreva (che gioca con noi da tre anni ma mediaticamente viene fatto passare come un “rinforzo”…), le voci sul possibile arrivo di Basta e Parolo, De Vrij dato per certo ma che ora si è un po’ allontanato (un tormentone alla Lugano, per chi ha un briciolo di memoria…) ma non è ancora finita! Il tutto, chiaramente, sorvolando su chi è già partito, su chi è scappato e su chi ha chiesto di andare via. Perché quello non fa gioco…
E allora, visto che in tanti si dilettano in questo gioco delle figurine, specie quelli che l’estate scorsa vi avevano spacciato la Lazio come una società con un organico superiore a quello della Fiorentina e della Roma, ed in grado di giocarsela con il Napoli per il secondo posto (Milan e Inter quasi non venivano prese in considerazione e infatti nonostante la crisi e il ridimensionamento ci sono finite davanti anche loro…), facciamolo questo gioco. Ma a 360 gradi.
Diamo per scontato, oltre a quello di Djordjevic, anche l’arrivo di Basta, Parolo e De Vrij. Insomma, entrano un attaccante (che comunque è una scommessa, visto che non parliamo del Klose arrivato tre stati fa…) di 27 anni, un terzino e un centrocampista sulla soglia dei 30 anni, ed un difensore centrale di 22 anni. In uscita, rispetto all’organico dello scorso anno, ci sono (in ordine di partenza…) Floccari, Hernanes, Dias e Biava, con Marchetti, Lulic e Radu che, nell’ordine, hanno chiesto di lasciare la Lazio. Marchetti potrebbe restare, ma Lulic e Radu che hanno il contratto in scadenza giugno 2016 (e non hanno nessuna intenzione di rinnovare) o li monetizzi ora o li perdi a zero o quasi, quindi seguiranno a ruota i vari Kolarov, Lichtsteiner ed Hernanes. Domanda: con quegli acquisti (ancora non fatti) e con quelle partenze certe e le altre probabili (anche perché servono per finanziare il mercato in entrata, visto che basta leggere il bilancio per vedere e capire che tesoretti non ce ne sono), secondo voi la Lazio 2014-2015 sarebbe più forte sulla carta (visto che di gioco delle figurine si parla…) di quella 2013-2014? Il tutto, ammesso e non concesso che Candreva, una volta riscattato, resti e non finisca a mondiale finito a Parigi, alla Juventus o al Napoli…
Perché il “grande abbocco”, consiste in questo. Annuncio 3-4 colpi, faccio dimenticare alla gente che ho venduto Hernanes senza sostituirlo e che Candreva già c’era, faccio dipingere come fenomeni i nuovi arrivati che, guarda caso, fanno parte della scuderia del solito procuratore (Pastorello), quello che ci ha già “aiutato” a prendere Carrizo e Felipe Anderson. Poi, ad immagine ripulita e campagna abbonamenti lanciata, ho tutto il tempo per far ingoiare la partenza dei “traditori” Lulic e Radu. Perché con il supporto di una buona comunicazione, diventa facile far passare nel giro di 12 mesi l’eroe del 26 maggio come un “traditore” o un “pippone inutile e sopravvalutato”, e si riesce a far passare per un mercenario anche uno come Radu che ha dimostrato in tutti i modi di essere diventato laziale dentro (ma lo ricorda solo chi ha memoria…) e che come tutti gli altri prima di lui non vuole fuggire dalla Lazio, ma da chi la gestisce. Che poi è quello che ripetono tutti quelli che vanno via e che ha ribadito ieri anche Stendardo: “E’ da anni che si vive in una situazione così atipica, io che ho avuto la fortuna di giocare nella Lazio credo sia difficile qualificare una gestione del genere, una gestione unica, che non ho mai visto in altre società. Di conseguenza non è facile ottenere risultati che la piazza si aspetta e merita”.
Vabbé, ma Stendardo c’ha il rancore perché è stato mandato via… Ah, no, è quello che ha scelto di andare via e di guadagnare anche di meno. Vabbé, fa lo stesso, acqua passata. Comunque, questa è la realtà, quella che qualcuno prova a dipingere in modo diverso e ad infiocchettare per convincere la gente laziale a tornare sui suoi passi, a deporre le armi, ad interrompere la protesta e a concedere, chiaramente tirando in ballo il “bene della Lazio”, l’ennesima chance a Lotito. Chi vuole abboccare nuovamente, può farlo, ma credo che stavolta saranno in pochi: perché la gente oramai ha aperto definitivamente gli occhi, perché la corda stavolta si è spezzata e non bastano 3-4 figurine per cancellare Lazio-Sassuolo e il 12 maggio, ma soprattutto per far dimenticare le minacce e gli insulti ricevuti fino a poche settimane fa. Ci ha dato degli estorsori, dei banditi, dei papponi che gestiscono il giro di prostituzione in Curva Nord (dando così delle prostitute a migliaia di ragazze e di donne che frequentano Curva e Distinti) e degli spacciatori. Mentre qui l’unico che minaccia e spaccia (balle) è proprio chi gestisce la Lazio. Quello pluricondannato e inquisito, quello che sta finendo dentro a qualsiasi inchiesta e che nelle intercettazioni uscite ieri si vanta di sapere quello che succede in Procura e magari anche di manovrare inchieste e giudici. Come in occasioni delle intercettazioni del 2006 quando parlava con questore e prefetto dando i nomi di chi doveva essere daspato o arrestato, oppure consigliando a qualcuno a piazzale Clodio la strada che doveva l’inchiesta su Chinaglia e gli Irriducibili.
Questo è, questo è sempre stato e questo sarà sempre Lotito, nonostante i tentativi da parte di qualcuno di ripulirgli l’immagine e il suo goffo tentativo di riproporsi come un papà buono che fatica ad esprimere tutto il suo immenso amore per la Lazio e per i suoi tifosi. Ma di favole parlerò domani. Oggi è il giorno della realtà e soprattutto della memoria. Perché senza memoria e senza ricordare con chi si ha veramente a che fare, si ricade negli errori del passato.