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Lotito, getta la maschera : NON HAI AMBIZIONI !

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FINE LOTITO

Astori sì, Astori no. Astori alla Roma. Cronaca di un 23 luglio che definendo rovente si rischierebbe di sminuire. Rovente per le cronache, tragicomico per quanto riguarda il mercato della Lazio. L’acquisto del centrale sembrava ormai fatto, questioni di dettagli da limare domani in occasione dell’assemblea di Lega in programma a Milano. Poi una chiamata di Lotito a Marroccu per comunicare che a 7 milioni la Lazio non sarebbe arrivata. Una retromarcia che ha mandato su tutte le furie il giocatore che ha deciso, dunque, di rinnovare con il Cagliari e poi accettare l’offerta della Roma. Più alta e quindi più remunerativa per il club sardo. Shock a Formello, Lazio spiazzata e senza armi per rispondere allo scippo romanista. Uno smacco indelebile, altra picconata sulla frattura già profonda tra società e tifoseria. Non basteranno cento comunicati per giustificare l’attendismo lotitiano, non basteranno altre mille parole per lavare la macchia dell’ennesima strategia di mercato rivelatasi fallimentare. Lotito e Tare hanno aspettato, convinti di essere i soli sul giocatore. Errore fatale. Sono stati bruciati da chi il mercato lo conosce da anni e sta dimostrando, nelle ultime due stagioni, di essere in grado di acquistare e soprattutto cedere come pochi altri sono capaci di fare: Walter Sabatini. Il problema, però, è un altro e dovrebbe far riflettere. Se il presidente Lotito non è disposto a spendere 7 milioni per acquistare uno dei migliori difensori del panorama nazionale, perno sul quale si sarebbe dovuta ricostruire una difesa disastrata, allora vuol dire che le parole non sono altro che parole, significa mettere una pietra tombale su ogni sogno di concorrere per l’Europa, vuol dire spezzare le ali a ogni tipo d’ambizione. Lo dica chiaramente Lotito, non spari sui procuratori, sui colleghi presidenti o sul giocatore come fece in occasione delle trattative sfumate per Yilmaz, Honda, Felipe Anderson e compagnia: si prenda le proprie responsabilità, ammetta di aver sbagliato strategia. Lui, cattolico praticante, rammenti la parabola citata nel Vangelo di Luca e non guardi la pagliuzza nell’occhio altrui, ma si focalizzi sulla trave che occupa il suo. Ammettere la propria colpa, prendersi le proprie responsabilità davanti al popolo, servirebbe più di qualsiasi comunicato. Utili soltanto per creare una maschera alla quale nessuno ha mai creduto. Ma intanto il 24 luglio è alle porte, alla fine del ritiro manca poco e Pioli ancora non ha potuto lavorare con quelli che saranno i centrali titolari della prossima stagione. Astori è sfumato, De Vrij aspetta notizie, ma anche su questo fronte la concorrenza è folta e agguerrita (avvisiamo la Lazio, se mai non se ne dovesse essere accorta). Per ora a disposizione ci sono Ciani, Cana e Novaretti. Un trio che la Lazio ha provato a offrire al Cagliari nell’affare Astori. Tre rifiuti. Non proprio i perni dai quali ripartire. 

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Tare fa finta di niente :” Sappiamo cosa dobbiamo fare “

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Lazio-Napoli serie A

Al termine della sfida amichevole tra Lazio e Bari, Igli Tare, direttore sportivo biancoceleste, è intervenuto ai microfoni di Lazio Style Channel e Radio per fare il punto della situazione sul ritiro di Auronzo e sul mercato del club capitolino. Ecco le sue dichiarazioni:

Primo vero test quello contro il Bari…
In questo momento conta solo il minutaggio che ogni giocatore riesce a mettere nelle gambe. Gara molto combattuta, il Bari ha giocato con molta grinta creandoci qualche difficoltà. Ora conta poco il risultato, l’importante è trovare la forma.

Come procede questo ritiro ad Auronzo? Pioli parla molto con la squadra
C’è uno staff nuovo, lui ha un suo metodo e lavora in modo diverso rispetto agli altri. Siamo contenti di come sta lavorando. Adesso c’è grande entusiasmo, ma è importante farsi trovare pronti all’inizio della stagione.

Cataldi, Basta e Djordjevic?
Danilo penso sia un giocatore con un grande futuro davanti a se, è umile, ha grande spirito di applicazione e penso sarà fondamentale per la Lazio che verrà. Basta è un giocatore esperto e si vede la sua qualità, Djordjevic è stato subito protagonista. Siamo in un momento delicato della stagione, lavoriamo due volte al giorno e le gambe non vanno, conta lavorare sull’esplosività.

Mercato, ad Auronzo si parla di alcuni giocatori. Su Astori vuoi dire qualcosa?
Di sicuro va puntellato il reparto arretrato e lo faremo. Su Astori è difficile sbilarciarci, la mattina è una cosa la sera è un’altra. Fa parte del gioco e ne prendiamo atto. Noi abbiamo le idee chiare sul da farsi. Qualsiasi cosa si dice adesso deve essere presa con la giusta tranquillità perché le cose possono cambiare da un momento all’altro. 

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Salta il trasferimento di Astori alla Lazio!

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ASTORI

Clamoroso colpo di scena per Davide Astori. Oggi pomeriggio c’è stato un nuovo contatto tra Lotito e il ds dei sardi Marroccu. La Lazio non è assolutamente intenzionata a sborsare i 7 milioni di euro richiesti dai rossoblu, Lotito si è tirato indietro ed ha dato il via libera per la cessione ad un altro club. Tutto vero, la trattativa è saltata!” – questa la clamorosa dichiarazione del ds Marroccu in esclusiva ai microfoni di Lalaziosiamonoi.it. Il plenipotenziario del mercato rossoblu ha dichiarato che Astori firmerà un rinnovo triennale. Sulla stessa linea del direttore sportivo anche il presidente Tommaso Giulini: Abbiamo fatto una controfferta di 7 milioni cash – conferma a Sky Sport – ferma e inderogabile. Un’ora fa la Lazio, attraverso una telefonata di Lotito a Marroccu, ci ha fatto sapere che a quelle cifre non è interessata. Di ritenerci liberi. Per me è una trattativa chiusa”, 

E’ lo stesso Astori a spiegare la situazione: “Ho rinnovato con il Cagliari. Felice di rimanere? Se non lo fossi non avrei fatto questa scelta e sarei andato in scadenza come sarebbe convenuto a me e non alla società. Sono qui da sei anni, in Sardegna sono cresciuto e maturato. Ci tenevo a dimostrare la mia riconoscenza verso il Cagliari. Ringrazio il presidente Giulini: è una decisione che abbiamo preso insieme”. 

Anche Giulini ci tiene a fare il punto della situazione: “È una cosa rara nel calcio, oggi ha dato una prova di inestimabile valore. Se c’era questa piccola distanza di 2 milioni tra l’offerta della Lazio e le nostre richieste? Non ha più senso parlare di distanza: la trattativa è finita. Altre trattative non ce ne sono, almeno nell’immediato”. 

La svolta nel pomeriggio.“Un paio di gironi fa sono stato io ad annunciare l’apertura per cedere Astori al club biancoceleste. Posso dire che la Lazio non è più tra le società interessate a Davide. Oggi abbiamo parlato con Lotito, c’è stata una trattativa ma ci siamo salutati amichevolmente. Lui ha fatto un atto di grande riconoscenza al Cagliari e di fiducia alla nuova proprietà. Astori ha rinnovato per tre anni con noi”. 

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“Chi diserta fa il male della Lazio. Io il mio passo in avanti l’ho fatto”CIT.

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LOTITO Oramai i laziali sanno di che pasta è fatto colui che gestisce la SS.Lazio. Dalle varie citazioni in 10 anni possiamo ricordare il Malloppo di Bocchini, il Flaminio come WC di Lotito, le parole contro chi ha fatto la colletta per i prigionieri di Varsavia,le Mignotte,tossici e ladri in curva nord vogliamo andare avanti?.
In queste ultime settimane colui che si crede il messia biancoceleste che di quel colore ne ha ben poco, ha fatto più comunicati ufficiali in quel periodo che in 10 anni di gestione trasformando la società in un azienda familiare che erediterà un povero figlio cresciuto da un finto appassionato di calcio solo per lucrare sulla passione che ogni tifoso porta dentro sè. Come riporta Romatoday Lotito dichiara:Lotito: “Chi non va allo stadio fa il male della Lazio”. Ma Candreva può partire
„”Come già anticipato ieri abbiamo ancora dei colpi d’assestare e mi auguro che la contrattazione si svolgerà positivamente: “è nel nostro interesse costruire una rosa in grado di tornare in Europa ed imporsi sul palcoscenico internazionale. Ma come ho detto più volte si riparte insieme, uniti con la tifoseria, che da sempre costituisce un elemento di supporto indispensabile nella corsa al successo”.Lotito: “Chi non va allo stadio fa il male della Lazio”.
„”Ferma restando la libertà di dissenso, ovviamente nel rispetto delle regole, vorrei ricordare a chi continua ad osteggiarmi che disertare lo stadio è un colpo che non viene inferto solo alla Società, ma anche ai singoli calciatori e all’onore della maglia. Chi boicotta gli spalti nel tentativo di fronteggiare la mia figura fa solo il male della Lazio, e di nessun altro. Io, nelle ultime settimane, ho lanciato numerosi inviti al dialogo, mi auguro che con quella parte di tifosi che mi osteggia si possa giungere finalmente a seppellire l’ascia di guerra scansando ogni pregiudizio”.

Parlando di mercato, la testata romana accenna ad un possibile incontro tra Lotito ed Agnelli per portare Candreva in bianconero con contropartita Ogbonna e Giovinco. Voci di mercato del tutto campate in aria in quanto Giovinco ha dichiarato di voler rimanere a Torino mentre per l’altro Juventino la Lazio non è riuscita mai a farlo arrivare a Roma per 2 o 3 anni consecutivi.



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Coppa Italia, ecco chi può incontrare la Lazio

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COPPA ITALIA

La lega di Serie A ha effettuato il sorteggio della Coppa Italia 2014-2015 nella propria sede di Via Rosellini a Milano. La finale unica sarà disputata il 7 giugno all’Olimpico di Roma, ormai sede consueta. In caso di impegni europei di una delle finaliste potrebbe esserci l’anticipo al 20 maggio. La Lazio, a causa del piazzamento al nono posto ottenuto in campionato la scorsa stagione, non è tra le società teste di serie del torneo (Juventus, Roma, Napoli, Fiorentina, Inter, Parma, Torino, Milan) che faranno il loro ingresso nel tabellone dagli Ottavi di Finale, confrontandosi con le vincitrici del Quarto Turno Eliminatorio.

I biancocelesti invece in scena dal Terzo Turno il prossimo 24 agosto: affronteranno una tra Livorno, Vicenza o Bassano Virtus, impegnate nei turni di qualificazione precedenti. In caso di approdo agli Ottavi la Lazio incontrerebbe sul proprio cammino il Torino.

CURIOSITA’ : Come nel 2013, un eventuale Derby è possibile solo in Finale

Rocco Fabio Musolino – LAZIONEWS24



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Tare recluta “zavorre”, ma non le sa vendere

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Lazio-Siena amichevole

Di nuovo un esercito sotto contratto, siamo alle solite. Per carità, ben vengano i nuovi acquisti (al momento 3, presto forse – ci si augura – 5), ma la Lazio dimostra ancora una volta la sua incapacità di cedere tutte le “zavorre” e gli “indesiderati”, portati a Formello chissà poi perché: Alfaro, Pereirinha, Ciani e Cavanda (contratto rinnovato lo scorso anno) su tutti. Da mesi sono in uscita, eppure non si muove ancora una foglia. E’ semplice cedere Hernanes a gennaio o Candreva in questa lunga estate, “privarsi” di Onazi, Gonzalez, Lulic o Marchetti per la migliore “offerta”, più tosta riuscire a piazzare – anche solo dopo un anno – qualche colpo non riuscito: alla fine per esempio Novaretti resterà, ma Lotito lo avrebbe “sbolognato” volentieri al Cagliari.

39 GIOCATORI CON ASTORI ED EVENTUAMENTE DE VRIJ – Meno male che Dias e Biava (quest’ultimo per sua volontà) sono andati a scadenza, altrimenti c’era il rischio di sforare le 40 unità. L’esercito biancoceleste infatti recluta, ma non sfoltisce. Erano partiti in 27 per il ritiro di Auronzo, da ieri sono 29 con Minala e Tounkara. Dopo l’addio alle Dolomiti diventeranno 37 con i 7 nazionali (e l’infortunato Perea) che si riaggregheranno alla spicciolata alla squadra. Con Astori, ed eventualmente De Vrij, la rosa biancoceleste raggiungerebbe quota 39 giocatori. Un numero extralarge per una Lazio che disputerà una stagione su appena due fronti (Campionato e Coppa Italia) dentro i confini nazionali.

PER FORTUNA STAVOLTA TANTI GIOVANI PIAZZABILI – Corsi e ricorsi storici, a Formello non cambiano certe abitudini. Ricordate l’estate 2010, la più emblematica? Reja era quasi spazientito. Perché dopo gli addii di Inzaghi, Cruz, Baronio, Siviglia, Dabo e Hitzlsperger (quasi tutti in scadenza), si ritrovava a luglio sul groppone ancora Bonetto, Bizzarri, Carrizo, Makinwa, Eliseu, Manfredini, Cribari, Zauri, Artipoli, Correa, Quadri, Firmani, Meghni e Foggia… Giocatori di cui ci sarebbe poi “liberati” negli anni a singhiozzo. Per fortuna nell’operazione sfoltimento di questa stagione rientreranno tantissimi giovani facilmente piazzabili. Tare e Pioli ieri hanno definito la lista dei baby che andranno in prestito a valorizzarsi: Crecco, Filippini, Elez, Antic, Rozzi. Oikonomidis tornerà in Primavera come capitano. Con sei giovanotti in meno, la rosa rimarrebbe comunque oltre le 30 unità senza altrettante cessioni di gente non più utile al progetto: metteteci dentro uno come Vinicius, inconcepibile “colpo” d’una estate fa, forse ripetuto con l’affare Braafheid vice-Radu. Pioli vuole un organico di 26-27 giocatori. Non lo dica troppo forte, potrebbe ritrovarsi senza i “big”. 

Cittaceleste.it



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L’omonimia di Francesco Lotito, presidente dell’As Roma Club

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Quando lo intervistano, la prima domanda è d’obbligo. Lui, Francesco Lotito, è abituato a controbattere ad un quesito che legittimamente gli viene posto di continuo: “Ma lei è per caso parente di Claudio Lotito, presidente della Lazio?” E si, perché non stiamo parlando di una persona qualunque. Francesco Lotito è il presidente dell’Airc, l’Associazione italiana Roma club, organismo che coordina tutte le sezioni che raggruppano i fedelissimi della “Magica” in tutta Italia.

Sarete tutti in attesa della risposta alla spinosa domanda. Eccovi accontentati: no, non c’è alcun grado di parentela tra lui ed il “gestore biancoceleste”. Lo conosce di vista però da molto tempo, ancor prima che il moralizzatore di Formello diventasse presidente della SS Lazio. Frequentavano, più di dieci anni fa, lo stesso posto. La tribuna dello Stadio Olimpico in occasione delle partite della As Roma. E ricorda ancora quando, con stupore, apprese che si era comprato la squadra dei rivali di sempre. Francesco Lotito non è solo presidente dell’Airc, ma anche della Fissc (Federazione italiana sostenitori squadre calcio), realtà che raggruppa tutte le associazioni di tifosi di tutte le squadre italiane (l’Aimc milanista, la Federclub sampdoriana etc.). E’ invece alla guida dell’Airc dal 2001, l’anno magico dello scudetto giallorosso. Ogni tre anni viene rinominato dal consiglio direttivo, e questa è la sua quinta riconferma.

 

L’associazione si occupa di coordinare tutti i club, allestire coreografie ed organizzare le trasferte al seguito della Roma in Italia e in Europa.
Contrario ad ogni forma di violenza, ha la tessera del tifoso, ma solo perché obbligato dalla normativa vigente. Senza di essa, in trasferta non ci potrebbe andare. Ha una visione critica di questo strumento, che insieme al biglietto nominativo, ai tornelli ed al daspo non ha risolto il problema della violenza negli stadi, ma lo ha solo allontanato dagli impianti.
Per Francesco Lotito le soluzioni da adottare sono ben altre, in primis l’ammodernamento degli stadi, tra i più obsoleti in Europa. Per questo auspica un cambiamento di rotta, iniziando proprio dall’imminente elezione del presidente dalla Federcalcio. Per Lotito occorre qualcuno che rimetta il tifoso al centro del sistema calcio, non subordinandolo alla mera spartizione delle risorse. Trova anche assurdo che la Roma sia al primo posto nella speciale classifica delle società che hanno subito multe nel passato campionato. Chi getta bombe carta in campo, per Lotito, andrebbe non solo sottoposto alla misura del Daspo, ma anche arrestato.
Esclude infine tassativamente che l’Osservatorio Nazionale sulle Manifestazioni Sportive consentirà le trasferte a rischio nella prossima stagione. Se così non fosse si seguirà come sempre la Roma ma con mille cautele, perché ritiene che ad andarci di mezzo sarà sempre chi non c’entra nulla.

ULTIMA RIBATTUTA



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Novaretti ha fiducia :” Speriamo di fare una grande stagione “

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LAZIO 2014 2015

Dodicesimo giorno di lavoro per la Lazio ad Auronzo di Cadore che, dopo il lunedì libero, ha svolto la consueta seduta di allenamento mattutina. Dopo le circa due ore di fatica, Diego Novaretti ha parlato ai microfoni di Lazio Style Channel per raccontare i primi 10 giorni di ritiro in terra cadorina. Il difensore argentino si prepara alla sua seconda stagione con la maglia biancoceleste, vuole mettersi alle spalle la scorsa annata in cui ha pagato l’impatto con il calcio italiano non riuscendo a rendere al meglio. Ecco le sue parole:

Come sta andando il ritiro?
Stiamo lavorando bene. Non abbiamo ancora finito, ma per ora è tutto ok. Il mister si spiega bene e speriamo di fare una grande stagione.

Cosa ne pensi del nuovo mister Pioli?
Ogni allenatore ha un suo modo di fare. Il tecnico lavora molto con il pallone, eravamo abituati a lavorare molto atleticamente. Così è più rapido e anche più divertente e stimolante.

Filippini?
Sono convinto che farà una buona stagione. E’ un ragazzo giovane, umile che lavora sodo. Credo che farà bene.

Tre le amichevoli giocate, le tue impressioni?
Le valutazioni dalle amichevoli ancora sono difficili da fare ma siamo andati bene.

Meglio il ghiaccio o il fiume dopo l’allenamento?
Il ghiaccio, il fiume è troppo freddo (ride, ndr)

Chi è il tuo compagno di stanza?
Cristian (Ledesma, ndr). E’ molto silenzioso e non parla molto anche in camera. Ci raccontiamo di quando eravamo piccoli in Argentina e ascoltiamo un po’ di musica che ci ricorda l’infanzia.

Cosa pensi della rosa e di questa unione tra giovani e veterani?
Il mix è perfetto. Noi veterani diamo i consigli, mentre i giovani ascoltano ed imparano più velocemente.



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22/7/1927, il Generale Vaccaro evita la fusione

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VACCARO

di STEFANO GRECO – LAZIOMILLENOVECENTO

Se oggi a Roma ci sono due squadre di calcio, se la Lazio si chiama ancora Lazio e se esiste il derby, il merito è tutto del generale Giorgio Vaccaro, di quel suo NO alla fusione decisa nella primavera del 1927 da Benito Mussolini per creare un’unica grande squadra romana in grado di contrastare lo strapotere di Juventus, Torino, Bologna e Ambrosiana-Inter e che il 22 luglio del 1927 portò il federale Foschi a dar vita alla AS Roma.

Pur essendo nato ad Asti il 12 ottobre del 1892, Vaccaro si è sempre considerato romano di nascita, non di adozione. Dopo aver ottenuto una medaglia d’argento al valore per le sue imprese nella Prima Guerra Mondiale, Giorgio Vaccaro si iscrive al partito Nazionale Fascista e arriva a Roma nel 1922 al seguito di Benito Mussolini e si innamora subito della Lazio. Per la sua nota passione per lo sport, viene nominato Presidente della Federcalcio dal 1933 al 1939 e fino allo stesso anno è anche presidente del CONI.

Nonostante il grande potere di cui gode in campo sportivo, il suo rispetto per i valori della lealtà sportiva lo porta a recitare un ruolo marginale nella Lazio. Almeno fino alla primavera del 1927, quando Benito Mussolini decide che la Capitale deve avere una sola squadra e che questa si deve chiamare Associazione Sportiva Roma. Il Duce, incarica il Federale Italo Foschi di raggruppare tutte le realtà calcistiche romane sotto una sola bandiera, che deve avere i colori dell’Urbe, il giallo e il rosso.

La voce di questo progetto del partito Nazionale Fascista comincia a circolare in città, e quando nella sede della Lazio arriva il telegramma del Federale Foschi con l’ordine perentorio rivolto ai dirigenti della Lazio di presentarsi da lui nella sede del partito per importanti comunicazioni, Olindo Bitetti capisce immediatamente la gravità del momento. E’ il 25 giugno del 1927. Invece di recarsi dal Federale Foschi, Olindo Bitetti prende il telegramma con la convocazione e va a Via Magnanapoli, nella caserma della milizia, a trovare il suo amico Giorgio Vaccaro per chiedere aiuto e per scongiurare una fusione che avrebbe messo fine alla storia della Lazio, siamo come società di calcio che come Polisportiva. “Siamo fregati”. Dice Bitetti sventolando il telegramma, “Foschi vuole assorbire anche la Lazio con tutte le altre squadre della città per dar vita alla Roma. Guardi ho la convocazione in mano questa è una truffa”.

Vaccaro prende la convocazione e legge le parole di Foschi: “Il presidente della Lazio è pregato di presentarsi nella sede del partito entro due giorni dalla data della presente per comunicazioni urgenti”. Bitetti è fuori dalla grazia di Dio e cammina nervosamente nella grande stanza mentre il generale legge e rilegge la convocazione e riflette su cosa fare, perché due giorni sono pochi per mettere su una strategia. Vaccaro ha capito che il vero scopo di Foschi non è la fusione, ma cancellare la Lazio per mettere le mani sullo stadio della Rondinella, l’unico impianto di Roma in grado di ospitare una grande squadra di calcio. In pochi minuti, il generale partorisce il piano di difesa e dice cin tono perentorio a Bitetti: “Vai dai soci e convoca immediatamente una riunione straordinaria. Nominate presidente il Generale di Cavalleria Varini e me vice-presidente, così saremo noi e non voi ad andare dal Federale Italo Foschi”.

La mossa del generale Vaccaro, si rivela azzeccata. Il Federale Foschi, convinto di ritrovarsi dall’altra parte del tavolo Bitetti e un paio di dirigenti, resta spiazzato quando vede comparire nel suo ufficio due generali. All’inizio, però, non si fa intimidire e con tono perentorio illustra il piano del Partito, che non ammette né discussioni né alcun tipo di deroga: “Il Duce ha deciso che la squadra che nascerà dalla fusione di tutte le società di calcio della Capitale si chiamerà Associazione Sportiva Roma e  i colori saranno quelli dell’urbe: il giallo ed il rosso. Ed il campo di gioco sarà quello della Rondinella”.

Il generale Vaccaro ascolta impassibile e mentre il Federale Foschi parla capisce che la sua intuizione è giusta. In programma non c’è nessuna fusione, a Foschi non interessano i giocatori della Lazio, ma solo il campo di calcio della Rondinella, perché nessuna delle altre società romane ha uno stadio degno di questo nome. Quando Foschi finisce di illustrare il suo piano, il generale Vaccaro, con il sorriso sulle labbra ma con tono serio e perentorio, replica: “Mio caro Foschi, la Lazio è Ente Morale dal 1921 per Regio Decreto, con una sua storia carica di gloria alle spalle, quindi non può certo scomparire e non credo che il Duce voglia questo. Se proprio vogliamo creare una nuova società a Roma raggruppando tutte le realtà cittadine, ben venga, ma il suo nome deve essere Lazio, i colori devono essere il bianco e celeste, ed il campo quello della Rondinella. E comunque, se proprio vogliamo far nascere una seconda squadra che si chiami Associazione Sportiva Roma come vuole il Duce, la cosa è fattibile. In questa città c’è spazio per due grandi squadre e una sana rivalità sportiva potrebbe essere un bene per migliorare la competitività del calcio della Capitale”.

Mentre Giorgio Vaccaro parla, il generale Varini al suo fianco annuisce. Il Federale Foschi, capisce che non c’è margine per una trattativa e che non può neanche arrivare ad uno scontro frontale con il massimo esponente in campo sportivo del Partito Nazionale Fascista e con un generale rispettato come Varini. Il progetto-fusione che doveva portare alla sparizione della Lazio, quindi, grazie all’intuizione e all’abilità del generale Vaccaro naufraga. Ma il Federale Foschi va avanti con il suo piano e il 22 luglio del 1927, dalla fusione di S.S. Alba, S.G.S. Fortitudo, S.S. Pro Roma, Roman F.C. e C.S. Audace nasce l’Associazione Sportiva Roma. Quando la nuova Roma nasce, la Lazio si sta già allenando in vista della nuova stagione sul campo della Rondinella sotto gli occhi compiaciuti di Olindo Bitetti e del generale Giorgio Vaccaro.

Vaccaro torna a fare lo spettatore delle vicende laziali, fino al 24 maggio del 1931. Nei due derby della stagione precedente, i primi della storia, la Lazio ha rimediato due sconfitte. Nella stracittadina del girone d’andata, con Benito Mussolini seduto in tribuna, la Lazio è andata a pareggiare per 1-1 sul campo di Testaccio, raggiunta nel finale da un gol di Volk. Quella del 24 maggio, quindi, è una sfida attesissima, con la Lazio decisa a infrangere il tabù e a conquistare il primo successo nel derby. Mentre le squadre si danno battaglia sul rettangolo di gioco dello stadio della Rondinella, ribattezzato Stadio del Partito Nazionale Fascista (l’attuale stadio Flaminio), il generale Vaccaro abbandona il suo posto in tribuna e passeggia nervosamente a bordo campo. La Lazio passa in vantaggio dopo appena un quarto d’ora con Pastore e Sclavi tira giù la saracinesca, parando di tutto. Il portierone laziale è costretto a capitolare al 47’, ancora una volta davanti a Volk, al quarto centro in altrettanti derby. Ma la reazione della Lazio è furibonda e dopo appena due minuti è Fantoni I a riportare nuovamente in vantaggio la squadra di Molnar. La tensione è palpabile, l’arbitro Gama riesce a fatica a tenere in mano le redini dell’incontro. A tre minuti dal termine, quando la vittoria sembra a portata di mano, la Roma pareggia con il terzino Bodini II. Subito dopo,la palla finisce fuori dal rettangolo di gioco, proprio davanti al generale Vaccaro che segue la gara da fondo campo. Il romanista De Micheli cerca di prendere il pallone per accelerare i tempi della rimessa laterale ma Vaccaro, ancora infuriato per il pareggio della Roma, dà un calcio al pallone scagliandolo lontano. A questo punto il giocatore giallorosso si avventa verso il generale e lo schiaffeggia. Vaccaro reagisce rifilando un violento ceffone a De Micheli che cade a terra e da quel parapiglia nasce una gigantesca rissa che coinvolge tutti i giocatori in campo. L’arbitro Gama prova a placare gli animi, ma inutilmente, e prima che la situazione degeneri fischia con anticipo la fine della partita. Ma quando sembra che gli animi si siano calmati, alcuni giocatori della Roma si avventano nuovamente contro il generale Vaccaro, protetto da Sclavi e da tutti i giocatori della Lazio. E’ la scintilla che fa scoppiare una battaglia in campo che coinvolge giocatori e dirigenti delle due squadre e che si estende sugli spalti, dove i tifosi delle due squadre se ne danno di santa ragione. Devono intervenire addirittura i carabinieri a cavallo e solo dopo alcune violente cariche la situazione viene riportata a fatica alla normalità. A terra, resta l’autore del gol della Lazio, Fantoni II, che aggredito alle spalle e colpito alla testa da alcuni giocatori della Roma viene ricoverato in ospedale con una commozione cerebrale. Il giudice sportivo, omologa il risultato di 2-2, ma squalifica sia il campo della Roma che quello della Lazio e infligge pesantissime squalifiche a quattro giocatori della Roma per l’aggressione a Fantoni II. Per Vaccaro, invece, nessuna sanzione… e quando il 23 ottobre del 1932 le due squadre tornano ad affrontarsi allo Stadio del Partito Nazionale Fascista, il generale si accomoda in tribuna per assistere alla prima vittoria della Lazio nel derby. Finisce 2-1, con gol di De Maria e Castelli, detto “ratto”, mentre per la Roma segna il solito Volk. Sono i tempi della “brasilazio” (sono addirittura 10 gli oriundi brasiliani ingaggiati dalla società) che per ironia della sorte gioca con una maglia a strisce verticali biance e celesti che ricorda quella dell’Argentina. Ma questa, è un’altra storia…

 



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La Lazio s’allena ad Auronzo, tra contestazioni e censure

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striscione contro lotito auronzo

 

Di : L”ULTIMARIBATTUTA

“Non è cambiato niente, tu non sei il mio presidente”. La contestazione da parte dei tifosi laziali continua. E lo striscione esposto ieri durante il match amichevole contro l’Indonesia Under 23, ne è l’ulteriore (ed ennesima) dimostrazione. Non mollano i sostenitori biancocelesti, non si fanno incantare dalle parole di Lotito che continua a lanciare messaggi per cercare di convincere il popolo laziale a sottoscrivere l’abbonamento. Il clima è teso. “Ma leggendo i giornali, non sembra proprio così”, qualcuno penserà. La realtà, come spesso accade, non è quella raccontata sulla carta stampata. O meglio, anche dalle colonne dei quotidiani romani, faziosi ed accaniti sostenitori di Lotito, emerge il clima tutt’altro che sereno di Auronzo. Ma solo se si legge molto attentamente tra le righe. Perché i titoli sono sempre “Lazio pronta a ripartire”, “Pronto l’assalto a De Vrij”, “Lotito, l’anno della riscossa”. E tanti altri proclami deliranti. A proposito del centrale olandese: la Lazio lo ha praticamente perso, lo United, infatti, ha scavalcato il club capitolino con un’offerta di 12 milioni di euro. E sapete quanti ne ha offerti realmente Lotito al calciatore appena eletto miglior difensore dei Mondiali? 5,5 milioni. Grasse risate in casa Feyenoord che ha deciso di cedere De Vrij al Manchester United, salvo un rilancio nelle prossime ore della squadra capitolina. E per Astori si complica perché la Juve è in agguato. Per ora si va avanti con il “tridente” difensivo Novaretti, Cana e Ciani.

Torniamo ad Auronzo. La censura continua. Molti non ci crederanno (i giornali non ne parlano) ma la situazione in casa biancoceleste è allo sbando. Totale. Fino a ieri nessun dirigente, escluso il team manager Manzini (pronto a riportare in ogni momento il volere di Lotito), era in ritiro con la squadra. I membri dello staff, fisioterapisti e magazzinieri, ogni sera rimanevano fino a tardi nei locali. A bere e a fare avance alle cameriere del pub. Dilettanti allo sbaraglio e professionalità pari a zero. Ma d’altronde non hanno alcun contratto con il club e possono (forse) anche essere giustificati. Nella serata di ieri, però, tutti sono tornati in riga perché è arrivato Igli Tare, riportando il clima di terrore che da sempre regna dalle parti di Formello. Un po’ come a scuola quando la professoressa non c’è ed i ragazzi fanno come vogliono. “Quando il gatto non c’è i topi ballano”, per intenderci. Ma qui parliamo di calcio ad alti livelli. Di serie A. E certi comportamenti si verificano soltanto alla Lazio.

Tare in ritiro parla con i giornalisti, li minaccia anche. “Devi scrivere che Felipe Anderson è un fenomeno, altrimenti gli accrediti te li sogni”, le parole del diesse albanese ad alcuni inviati. Quest’inverno, a Formello, un giovane cronista è stato accusato di essere contro la società soltanto perché aveva sistemato uno striscione della curva che era attaccato male sulla vetrata del campo della Primavera. I giocatori, giustamente, non parlano perché hanno timore di ripercussioni. Di punizioni esemplari inflitte dal duo Lotito-Tare. Tutto deve sembrare quello che in verità non è. E guai a sostenere il contrario. Come nelle più classiche della dittature.

Anche il giovane Minala, per paura di finire in tribuna e non giocare per due anni, alla fine ha dovuto cedere alla pressioni della società ed ha firmato il rinnovo contrattuale. Ma, a differenza di quello che vogliono far credere i giornali, per arrivare all’accordo c’è voluto un braccio di ferro lungo un mese e mezzo. “Minala non è ad Auronzo con i compagni per un comportamento non esemplare avuto in occasione delle finali Primavera”. No, Minala non era con la squadra ad Auronzo perché non aveva accettato le condizioni imposte da Tare. Caso strano, il giorno dopo il sospirato “si” del calciatore, Minala ha raggiunto la Lazio ad Auronzo. E questa non è certamente una casualità. Adesso bisognerà vedere cosa succederà con Tounkara, anche lui in rotta con il club. Ma oggi sarà anche lui in ritiro.

E le strategie di marketing della Lazio? Ridicole, da dilettanti appunto. Per la presentazione delle nuove maglie sono stati scelti Mauri, Ledesma e Radu. E Klose? Il giocatore che ha raggiunto il record di gol nei Mondiali ed è entrato di diritto nella storia del calcio? Uno dei calciatori più forti in assoluto? Niente, è stato deciso di non “sfruttare” la sua immagine per promuovere le nuove divise. Una società seria avrebbe spedito di corsa un dirigente in aereo per raggiungere il tedesco. E gli avrebbe fatto fare no una, ma duecento scatti fotografici con la maglietta della Lazio. Una strategia che avrebbe avuto, sena dubbio, un enorme successo. L’ennesima occasione mancata da parte della dirigenza del club biancoceleste

Ah, per chi non lo sapesse i rapporti tra Stefano De Martino e Monica Macchioni sono tesissimi. La guru della comunicazione starebbe pensando di spodestare il “biondino” dal suo ruolo. E tra i due il clima è tutt’altro che amichevole.

Un’altra news arriva da Bergamo, dove è andata in scena la festa della “Dea”. All’Atalanta è appena arrivato Biava, dopo una lunga permanenza in maglia biancoceleste. Parlando con Scaloni, altro ex laziale, gli avrebbe confidato come il clima alla Lazio non sia più sereno e che molti giocatori stanno pensando di andarsene perché la situazione è diventata insostenibile. Tutto tace però, dai giornali non trapela niente. Ma, prima o poi, i nodi verranno al pettine. E qualcuno sarà chiamato a doversi giustificare.



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Quando il tuo nemico tifa per Lotito…

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ROMANISTI LOTITO

di STEFANO GRECO – LAZIOMILLENOVECENTO

Quando le cose vanno bene, la cosa più goduriosa per un tifoso è ascoltare gli “altri”, i rivali. Il 27 maggio del 2013, le trasmissioni radiofoniche che parlavano di Roma hanno battuto ogni record d’ascolto, perché sono stati pochi, pochissimi, i laziali che si sono persi l’apertura di programma dei vari Marione, Max Leggeri o del trio Bersani-Rossi-Galopeira. Ascoltarli quel giorno, è stata una goduria e quando uno è un po’ depresso, va su youtube e si riascolta quella mezzoretta di sfogo accorato, con insulti a 360 gradi. L’altra faccia della medaglia, è quello che sta succedendo in questo periodo, soprattutto quello che è successo negli ultimi giorni, in coincidenza con il decimo anniversario della salita al trono di Claudio Lotito.

Da anni, anche in quel breve periodo successivo al 26 maggio, chi è della Roma “tifa”apertamente per Claudio Lotito. La foto che ho scelto per questo articolo è di sei anni fa, gli striscioni al derby con cui si incoraggiava il reuccio di Formello a “resistere” si sono sprecati e più monta la protesta più i tifosi della Roma si stringono intorno a Lotito, come hanno fatto nei giorni scorsi votando per lui nel sondaggio messo online da “Il Corriere dello Sport” in cui si chiedeva una promozione o una bocciatura di questi dieci anni di presidenza. I romanisti si sono riversati sul sito per lasciare il loro voto pro-Lotito, come fanno ogni giorno sulle bacheche dei social network degli amici ogni volta che si parla del reuccio di Formello. “Claudio resisti”,“lunga vita a Lotito”, fino ad arrivare a “Claudio avanti così, cancellali”, perché lo considerano un vero e proprio alleato. Se avete “stomaco”, sentitevi questa ventina di minuti di audio di quello che è andato in onda il 19 luglio 2014 sulle frequenze di Tele Radio Stereo. E capirete di cosa sto parlando.

Tolte le banalità, gli eccessi tipici del tifo e quel sentirsi padroni di tutto anche se non si è padroni di niente tipico di certi romanisti, in quei venti minuti sono condensati tutti i motivi che dovrebbero portare un laziale sano di mente ad odiare Lotito. Perché è uno di loro e si comporta proprio come farebbe uno di loro se diventasse dall’oggi al domani presidente della Lazio. Anzi, lui è la dimostrazione che la realtà a volte va anche oltre i sogni. Sì, perché il sogno di ogni romanista è diventare presidente della Lazio per annientarla. Come il sogno di ogni laziale è quello di salire al potere a Trigoria per fare altrettanto. Non per distruggere l’avversario,  perché poi se lo distruggi il gioco è finito e non c’è più gusto, per annientarlo, per cancellarlo giorno dopo giorno lasciandolo però in vita, illudendolo continuamente che dietro l’angolo ci sia quella svolta che invece non arriverà mai. Riducendolo, insomma, a vivere l’esistenza triste di chi passa più tempo a sperare che l’avversario vada male piuttosto che a tifare perché vada bene la sua squadra. E tutto questo noi lo sappiamo bene, perché lo abbiamo vissuto a ruoli invertiti almeno due volte in quel decennio tra il 1990 e il 2000. Abbiamo tifato apertamente per Ciarrapico e per noi è stato un giorno di lutto quando lo hanno arrestato e abbiamo capito che quelle manette ai polsi avrebbero messo la parola fine alla sua presidenza. Abbiamo riso per anni quando Sensi comprava i Bartelt e i Fabio Junior promettendo lo scudetto, quando in Curva Sud comparivano striscioni del tipo “Cragnotti comprate Sensi”, quando noi vincevamo ovunque sul campo e loro vincevano solo sulla spiaggia tra giugno e settembre, facendo poi la fine delle cicale con l’arrivo dell’autunno e dell’inverno. Noi ci siamo stati dall’altra parte della barricata, quindi sappiamo bene cosa si prova, come sappiamo benissimo che quando il tuo “nemico” arriva a tifare apertamente per il tuo presidente, significa che si è toccato il fondo del barile.

Possiamo anche provare a raschiare e provare a vedere se c’è un fondo sotto al fondo, ma questa è la realtà: ogni volta che apre bocca, Lotito per i romanisti è come manna che piove dal cielo. Insulti continui alla Curva e ai tifosi, attacchi agli altri club che ricordano la volpe che non arrivando a prendere l’uva dice che è acerba, discorsi su congiure che somigliano al “complotto del palazzo” che impediva a Sensi di vincere. Quando lo stesso palazzo poi concedeva il tesseramento di un terzo extracomunitario modificando le regole a campionato in corso per far giocare Nakata, oppure chiudeva tutti e due gli occhi davanti ai rolex regalati a tutti gli arbitri (qualcuno ci finì in B all’inizio degli anni settanta per aver regalato un orologio ad un solo arbitro, è storia…), ai rapporti economici con uno dei designatori, oppure al buffetto ricevuto in occasione di passaporti e fidejussioni false per l’iscrizione al campionato. Non colpevoli, semmai addirittura vittime, “parte lesa”. Proprio come Lotito, che si professa vittima del sistema quando ci sta dentro mani e piedi in quel sistema, arrivando al paradosso che dopo la denuncia presentata nei giorni scorsi da Abete (che ha citato Lotito e la Lazio in tribunale per chiedere un risarcimento per danno d’immagine procurato alla Federcalcio in occasione di Calciopoli…), Lotito rischia di trovarsi nella ridicola posizione di dover chiedere (in quanto consigliere federale) i danni a se stesso. Un po’ come la Sensi che gridava al complotto quando faceva parte del Consiglio di Lega ed era consigliere federale.

Per anni Sensi è stato quasi un “mito” per i laziali che per stare tranquilli gli auguravano lunga vita al vertice della Roma. Poi, per carità, Sensi alla fine ha anche vinto ma per farlo si è rovinato. Loro con Lotito non lo corrono questo rischio, perché Lotito di soldi nella Lazio non ne metterà mai, quindi tolte un paio di coppe non è mai andato e mai andrà, quindi non rappresenta un pericolo per loro. Lo è per noi, invece…

Perché i danni che sta facendo Lotito li vediamo tutti i giorni ma li vedremo ancora di più tra qualche anno, perché è come quando si avvelenano le acque gettando rifiuti tossici in un fiume. All’inizio vedi solo la schiuma nel fiume e pensi di salvarti evitando di toccare l’acqua, ma non pensi al fatto che quei veleni poi finiscono nei terreni, nelle falde acquifere e vanno ad avvelenare tutto il territorio, rendendo imbevibile l’acqua e immangiabile qualunque cosa spunti da quei terreni. Questo è il vero problema, questo è il motivo che spinge i romanisti a tifare quasi più per la permanenza di Lotito alla guida della Lazio che per un acquisto estivo in più per la Roma. Perché giorno dopo giorno ci sta togliendo futuro…

Non è un problema legato alla partenza di Candreva e Hernanes, oppure al mancato arrivo di De Vrij e Astori. Quelle sono stupidaggini rispetto a tutto il resto. Il problema è che sta distruggendo l’immagine che ci eravamo costruiti all’estero negli anni d’oro dei trionfi cragnottiani, quando tu andavi a Londra, oppure a Madrid o a New York e nei grandi negozi trovavi la maglia della Lazio vicino a quella del Manchester United e del Real Madrid, messa in bella mostra più di quelle di Milan, Inter e Juventus, mentre di quella della Roma non c’era proprio traccia. Ora sta succedendo il contrario. Noi giochiamo amichevoli ridicole e la Roma va negli Stati Uniti a giocare un torneo che somiglia ad una sorta di Mundialito per club, con il meglio del calcio europeo. Noi abbiamo uno sponsor tecnico di terza fascia (a livello di quello della Roma di due anni fa…), quando la Roma è entrata nel novero dei top club sponsorizzati Nike, Adidas o Puma. Loro hanno progetti di espansione commerciale all’estero, Lotito si vanta di avere i Lazio Style (che sono quasi tutti franchising e stanno chiudendo…) ma all’estero non si trova una maglietta della Lazio. Lotito ha parlato per nove anni di stadio senza produrre un solo progetto, loro con gli americani lo hanno presentato in meno di tre anni. Poi magari ora glielo bocceranno e dovranno modificarlo, ma esiste un progetto di stadio reale, esistono degli studi di fattibilità e di sostenibilità economica dell’opera, mentre dello stadio della Lazio esistono solo un plastico e tante chiacchiere. E si potrebbe andare avanti all’infinito…

In un anno, in questi 14 mesi passati da quel successo in Coppa Italia in cui la Roma sembrava annientata e la Lazio padrona della città e del futuro, Lotito è riuscito nell’impresa titanica di resuscitare il nemico morto. Ha fallito l’ennesimo salto di qualità che era a portata di mano, ha deriso l’avversario che invece lavorando si è rimboccato le maniche e in silenzio (la società, non i tifosi…) ha gettato basi solide per il futuro. Il tutto, senza fare un solo comunicato e senza rispondere alle continue provocazioni di Lotito. Risultato, loro lo scorso anno hanno lottato per vincere lo scudetto e quest’anno sono ancora in prima fila. Noi, invece, siamo spariti o quasi. E sappiamo benissimo di chi è la responsabilità e perché il “nemico” tifa per Lotito. Perché il 12 maggio ha mostrato quello che è il reale potenziale di questa piazza, quello che potrebbe fare questa tifoseria in condizioni normali e gestita da persone normali. Mentre la prima settimana di campagna abbonamenti ha mostrato a tutti qual è il futuro immediato della Lazio: quello di una squadra destinata a giocare in un olimpico più vuoto di quello delle ultime sei giornate di campionato. Perché fino ad oggi, Lotito si è salvato grazie alla “sua” Roma, alle debacle in serie collezionate da una gestione Sensi agonizzante e dagli errori (inevitabili, li commise anche Cragnotti) commessi da una nuova gestione che per la smania di fare bene e subito ha sbagliato tanto ma ha imparato dagli errori commessi e ha corretto il tiro. Lotito, invece, non cambierà mai, perché sta svolgendo alla perfezione la sua missione da “infiltrato” nelle linee nemiche: quella di fingersi amico e di distruggere dall’interno il mondo-Lazio…

 



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De Vrij, il Feyenoord è categorico :” L’offerta della Lazio è troppo bassa “

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DE VRIJLa trattiva per De Vrij subisce una battuta d’arresto, la Lazio è fortemente interessata al difensore e capitano del Feyenoord, ma il club olandese ritiene troppo bassa l’offerta di 5,5 milioni ricevuta dalla società capitolina: “Sono contento che non abbiamo accettato l’offerta della Lazio, era troppo bassa”, ha dichiarato il dt Van Geel . La Lazio è ancora in corsa, ma deve alzare l’offerta per potersi aggiudicare le prestazioni di De Vrij. Come vi avevamo raccontato in esclusiva proprio ieri, Tare ha comunicato agli agenti di De Vrij di aver pronta una proposta da 7,5 milioni più bonus. Il club biancoceleste è pronto a sferrare l’attacco decisivo per il miglior difensore dei Mondiali.  

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10 anni di Lotito :” Non faccio aumenti di capitale per rispetto dei tifosi “

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lotito

LOTITO

 Oggi ricorrono i dieci anni dall’insediamento di Claudio Lotito alla presidenza della Lazio. Per l’occasione, il Guerin Sportivo ha condotto una lunga e articolata intervista al patron laziale. Si parte dagli albori dell’avventura dell’imprenditore capitolino alla guida della società biancoceleste, si arriva alla complessa e travagliata situazione odierna. Vi riportiamo qui alcuni estratti dell’intervista realizzata da Franco Spicciariello (per la versione integrale, rimandiamo all’edizione cartacea del Guerin Sportivo attualmente in edicola).

Dieci anni di gioie e dolori, di contestazioni e vittorie. Bene o male abbiamo vinto due Coppa Italia e una Supercoppa contro Mourinho. A livello giovanile abbiamo uno Scudetto, oltre alla Coppa Italia Primavera dopo 35 anni. Potrei dire che la Lazio è la squadra che ha vinto negli ultimi cinque anni più del Napoli, della Fiorentina e di tante altre. Ricordo che mi si contestavano i mancati investimenti sul settore giovanile, che invece oggi ha il ranking più alto d’Italia. Ho capito che questo a Roma vuol dire poco. Le accuse contro di me non sono altro che processi di mistificazione volti a destabilizzare la mia azione, che punta a togliere i mercanti dal tempio.

Le imputano un “difetto”, una sua presunta pregressa fede romanista, confermata anche da Storace, e dall’avv. Mauro Baldissoni che disse: “E’ romanista, lo sanno tutti”. Scusi, chi è Baldissoni?

Il Direttore Generale della AS Roma. Ah quindi io sarei romanista. Comunque guardi, Baldissoni non ho mai avuto il piacere di conoscerlo prima di incontrarlo in Lega Calcio (ah, quindi sa chi è, ndr). Per quanto concerne la mia lazialità, non deve assolutamente essere certificata. Sono sempre stato laziale, avevo l’abbonamento della Lazio. La mia lazialità nasce a cinque anni, trasmessami dal fidanzato della mia tata, e da allora – era il 1961 – sono sempre stato laziale. Questo lo possono testimoniare i miei compagni di scuola, e persino l’ex presidente del CONI, Petrucci.

Lei è anche accusato dai tifosi di aver “delazializzato” la Lazio. Non potrebbe essere utile portare alla Lazio un uomo immagine, tipo Nesta o Rocchi. Le faccio l’esempio di Alfredo Di Stefano al Real Madrid. La mia filosofia è quella di non trasformare la lazialità, uno stile di vita, in un sistema di autosostentamento. Non mi risulta però che Nesta abbia mai avuto la volontà di tornare (Il giocatore dichiara il contrario, ndr). E poi guardi, non tutte le persone hanno le qualità caratteriali per ricoprire alcuni ruoli. Noi abbiamo un team manager, Maurizio Manzini, che è con noi da 40 anni. Un tempo che gli permette di incarnare la storia della Lazio più di tutti. Ma se un ex giocatore ha le qualità adatte, allora noi le utilizziamo, perché quel giocatore rappresenta la storia.

Lei attacca sempre Cragnotti, il presidente più vincente di sempre, ma sorvola sugli anni di gestione guidata dalla Banca di Roma. Cragnotti ha portato la Lazio in Borsa e fatto due aumenti di capitale. Spariti. Poi altri 110 milioni sono arrivati dagli investitori-tifosi sotto la gestione di Luca Baraldi, durata circa un anno, e subito bruciati. Quando sono arrivato io, la Lazio era tecnicamente in stato di fallimento. Mi dovrebbero quindi (Cragnotti e Baraldi, ndr) spiegare tutti questi soldi che fine hanno fatto. Cragnotti ha lasciato 500 milioni di debiti. Il piano Baraldi invece, non era altro che il pagamento dilazionato dei debiti maturati da Cragnotti, una presa in giro. E Baraldi ha anche perso la causa intentata contro la Lazio. Inoltre, al mio arrivo la Lazio non aveva nulla. Oggi ha una catena di negozi, una tv, una radio e la sua rivista (in realtà le iniziative di comunicazione sono appaltate ad una società esterna, ndr), un palazzo al centro di Roma (già ipotecato dal Credito Sportivo, ndr), le quote della Bombril (società brasiliana nel settore dei casalinghi, in passato controllata da Cragnotti, ndr) che ho ricomprato io. Ma non voglio parlare delle gestioni precedenti, non mi interessa.

Uno snodo fondamentale della salvezza dal fallimento della Lazio è stato quello della transazione con l’Agenzia delle Entrate, che ha evitato il fallimento e la perdita dei crediti per lo Stato e i fornitori, come accaduto per Napoli, Torino e Fiorentina. Ottenemmo un pagamento in 23 anni, ma alla fine la Lazio avrà pagato tutto il debito, compresi gli interessi. Paghiamo ogni anno, e spesso in anticipo, una rata di 6 milioni, equivalente al bilancio di una squadra di Serie B.

Deve riconoscere che la tifoseria ha avuto un ruolo importante in quel momento. Lo stesso Berlusconi dichiarò in TV da Bruno Vespa che la decisione era arrivata per motivi di ordine pubblico. Riconosco un sostegno da parte della tifoseria, passionale e autentico, visto ciò che il salvataggio significava. Il tifoso laziale si mobilita sempre quando c’è qualcosa di irreparabile. Quando accadono le cose positive sparisce. Le faccio l’esempio della vittoria in Coppa Italia contro la AS Roma che rimarrà nella storia, c’è stato il crollo degli abbonamenti e si è incassato meno di merchandising.

In realtà è da anni che le cose vanno peggiorando. Come pensa di uscire da questa situazione di conflitto con la tifoseria? Io ho fatto un processo di risanamento, e adesso sto facendo un processo di rilancio. Io sono il proprietario della SS Lazio, ma sono anche il custode dei valori che rappresenta la Lazio, che devono essere salvaguardati, preservati e tramandati, e quindi ho il dovere e il piacere di rendere felice la gente. In questo momento ciò non accade, e me ne dolgo. Spero che con il lavoro alla fine si giunga ad avere riconoscenza.

Lei parla di aumentare i ricavi delle società di calcio e fa riferimento agli stadi. Ma dimentica, ad esempio, che la Lazio da sei anni è senza sponsor sulla maglie. Non vogliamo svendere, e peraltro abbiamo occupato la maglia spesso con iniziative benefiche e campagne sociali. Lo sponsor manca perché non siamo riusciti a trovarne uno che coniugasse due elementi: quello economico, compatibile col valore effettivo del marchio, e quello di poter creare un partnership positiva in termini di messaggio.

C’è una possibilità, anche remota, che la SS Lazio possa tornare “a casa”, allo stadio Flaminio? Non esiste. Le faccio io la domanda. Secondo Lei uno stadio, dove dovrebbe stare? Al centro o in periferia?

Al centro della città. Persino gli americani si sono resi conti che il futuro degli stadi può essere solo downtown. Lei non ha cognizione di cosa significa uno stadio. I problemi di costruire in città sono tre: viabilità, parcheggi, sicurezza. La mia visione è quello di uno stadio modello Disneyland, solo che invece di trovare Topolino & co. quando gira, il tifoso trova i giocatori, l’allenatore. È la visione di un calcio romantico coniugato con l’aspetto dei ricavi.

L’immagine della nostra Serie A e della sua guida non è affatto buona, e non si è percepita una crescita. Lei ha informazioni sbagliate. Beretta ha avviato un processo di crescita e cambiamento. Ma questo è un paese che è stato gestito da prenditori, e non da imprenditori, da magnager e non da manager. Di conseguenza certe valutazioni negative vengono fatte da persone che hanno una visione “consuetudinaria”,consuetudo magna vis est. Le faccio degli esempi di ciò che abbiamo fatto: la divisione delle leghe di A e di B; abbiamo applicato la legge Melandri aumentando le entrate derivanti dai diritti televisivi; abbiamo condotto un processo di ammodernamento normativo, basti pensare che oggi un calciatore può essere pagato in 5 anni , può essere preso in prestito per due anni, può essere prestato con riscatto obbligatorio. Tutte scelte ratificate dalla FIGC, ma arrivate tutte dalla Lega Serie A sotto la gestione di Maurizio Beretta, che poi si avvalso di tutta una serie di persone tra cui, immeritatamente, Claudio Lotito. Ricordo la gag della telefonata che faceva “Dimmi Claudio…”: era tutto strumentale perché il presidente Beretta non ha mai chinato la testa. Questo è il vero problema che porta lui ad essere considerato un corpo estraneo al sistema. È una persona di grande valore. E tante persone che passano come all’avanguardia, in realtà non hanno fatto nulla.

Come sono i suoi rapporti con il presidente del CONI Giovanni Malagò, noto tifoso della AS Roma, che evitò addirittura di farsi le foto con la Lazio vincitrice della Coppa Italia 2013? Malagò era intervenuto su Abete in relazione alla Sua decadenza dal Consiglio Federale. Malagò ha solo chiesto chiarimenti, a seguito di una lettera di Federsupporter (associazione di tifosi/azionisti della SS Lazio SpA, ndr) che lamentava la mia mancata decadenza a fronte di un’inesistente condanna, non essedo stata comminata alcuna pena.

In ogni caso, anche nell’ottica della “moralità” di cui parla, Lei pensa di dimettersi quando la condanna passerà in giudicato? No. Consideri che in relazione a quanto mi viene imputato la Consob mi aveva comminato una sanzione amministrativa, contro cui ho vinto ogni ricorso. E poi una recente sentenza di Strasburgo sul caso-Exor ha ribadito il principio del ne bis in idem…

Cosa le manca per fare una galoppata modello Atletico Madrid. Del resto i fatturati non sono così lontani. Questo dimostra che voi non conoscete i problemi. Innanzitutto l’Atletico Madrid ha 180 milioni di ricavi, ma 200 milioni di debiti. L’unico indebitamento della Lazio sono invece i 60 milioni circa rimanenti da pagare al fisco. Inoltre, i giocatori dell’Atletico sono di proprietà di fondi, mentre i giocatori della Lazio sono della Lazio, che non ha giocatori in prestito.

Sua moglie Cristina ogni tanto le dice: “Liberati di quella zavorra della Lazio“. Dei tifosi non ne parliamo. Ha pensato di affidare un incarico ad una banca d’affari?  No, non esiste. La situazione tra Lazio e Inter è diversa, in quanto la SS Lazio è una società che produce reddito, mentre l’Inter produce debiti. Si pensi solo che quest’anno chiuderà il bilancio a -84 milioni. Inoltre, la Lazio non ha bisogno di un socio. È una società quotata. E quindi se uno volesse potrebbe fare un aumento di capitale, per il quale però ci devono essere le necessità, che però non ci sono, dato che chiude in utile. E io un aumento di capitale non lo faccio per rispetto dei tifosi.

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Fischi e contestazione al Palaroller

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STRISCIONE CONTESTAZIONETra un comunicato e l’altro di Lotito, tutti uguali e stucchevoli (“spero che la fede e l’amore che condividiamo restino lontane da ogni partigianeria, il suo ultimo appello questa mattina), tra un allenamento in campo ed uno in palestra, ieri c’è stata la presentazione della squadra. Al “Palaroller” comunale di Auronzo sono sfilati, uno ad uno, giocatori e staff societario. Nonostante i proclami del presidente a gremire le tribune, sugli spalti c’erano moltissimi cittadini locali e pochissimi tifosi laziali ad assistere all’evento“Sembrava la presentazione di una squadra interregionale, tipo la Narnese”, le parole di un sostenitore biancoceleste presente.Rispetto agli altri anni siamo molti di meno”. Pochi i calciatori acclamati, poco l’entusiasmo, poca la voglia di credere alle parole di Lotito, poca la speranza di rivedere il club romano lottare per traguardi importanti. Guardando la rosa, vedendo sfilare i giocatori, ci è subito resi conto di quanto questo organico sia ancora, in maniera preoccupante, incompleto. E lo si è visto quando sono saliti sulla passerella i vari Novaretti, Cana e Ciani. In quel momento tutti hanno realizzato definitivamente di come a questa squadra manchino ancora due difensori centrali decenti, che possano prendere in mano la situazione e dirigere il pacchetto arretrato. I discorsi legati ad Astori e De Vrij sono bloccati. Il timore di tutti i tifosi della Lazio è quello che si verifichi l’ennesimo bluff lotitiano a campagna acquisti conclusa. Ci abbiamo provato fino alla fine, ma Astori non ha rispettato i patti e De Vrij non aveva le caratteristiche morali, idonee e spirituali per il nostro progetto”, le parole (già ascoltate per altri giocatori, Ylmaz, Honda, Quagliarella, Biabiany etc etc etc) che tutto il popolo laziale si augura di non dover mai più ascoltare.

La presentazione intanto è proseguita senza entusiasmo e senza enfasi. Il calciatore più bersagliato è stato Cavanda, che nel pomeriggio si era reso protagonista di un siparietto con un sostenitore biancoceleste. Durante l’allenamento della squadra, è partito il coro goliardico “tagliati i capelli, oh Cavanda tagliati i capelli!”. Il terzino non l’ha presa bene e si è scagliato, in maniera maleducata e mancando di rispetto ai laziali, contro il pubblico. “Mi avete rotto il c…., dovete stare zitti”. Si è sfiorata la rissa. “A noi di voi calciatori non importa nulla, ma visto che indossate un simbolo importante per noi come l’aquila, tramandatoci dai nostri padri, dovete rispettare tutti i tifosi che vengono qui per voi”, le parole pronunciate da un supporter capitolino nel faccia a faccia con Cavanda.

Ma il clou della serata è stata la figura barbina del “povero” Manzini. Il team manager della Lazio, una volta preso parola, è stato costretto a portate i saluti da parte del più impopolare dei presidenti del calcio e di presentare il “delfino” Enrico, ribadendo le minacce già pronunciate da Lotito che ha più volte affermato che lascerà la squadra al figlio. Sia Manzini che l’incolpevole Enrico sono stati letteralmente bombardati di fischi e cori che invitavano Lotito ad andarsene. A proposito di Lotito jr, proprio oggi sta girando una foto con l’immagine di Totti sul profilo Facebook di Enrico. Tutto vero o si tratta di un profilo falso e di una provocazione?

Una contestazione feroce che oggi non è stata riportata da nessun quotidiano. Eppure, ad Auronzo, erano presenti giornalisti del “Messaggero” e del “Corriere dello Sport”. Sicuramente, vista l’ora tarda in cui si è conclusa la “festa”, i bombardamenti sulla striscia di Gaza e l’aereo abbattuto in Ucraina (argomenti senza dubbio molto più seri e delicati di questo), la carta stampata era troppo impegnata per pubblicare la notizia del flop della presentazione della Lazio.Certamente -almeno ce lo auguriamo- domani le colonne di questi due giornali verranno riempite di esclusive riguardanti questa giornata ad Auronzo. Una località che mai come quest’anno ha fatto registrare un calo così grande di prenotazioni. Colpa della crisi o colpa di Lotito? Qualche tifoso arriverà sicuramente nel week end, ma le dichiarazioni, unanimi, degli albergatori sono emblematiche: “rispetto alle altre stagioni il calo dell’affluenza dei sostenitori biancocelesti c’è stato eccome”.

A proposito di promesse e bugie lotitiane: ma in estate non doveva arrivare Quagliarella? Il presidente arrivò a minacciare querele su chi si era permesso di dare un’altra versione dei fatti. E cioè che l’attaccante juventino aveva categoricamente escluso qualsiasi altro rapporto con lui e la società biancoceleste, deluso dal trattamento subito durante i contatti i club ed il suo procuratore. Bene, oggi il Torino ha ufficializzato il suo acquisto.

ULTIMA RIBATTUTA



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Lotito risponde ai tifosi della Salernitana :” Se mi portate un’alternativa, vado via “

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“Mai scesi a patti, se hai scelto Salerno servono i fatti”: con questo striscione gli ultras del gruppo UMS hanno accompagnato la giornata che segna il primo allenamento della Salernitana. Destinatario quel Claudio Lotito che al quotidiano “La Città” ha risposto al messaggio in maniera diretta: I fatti li ho già fatti. Ma chi sono questi? Si qualifichino”.

Lotito, abituato a questo genere di contestazioni anche a Roma, utilizza la stessa filosofia: Ognuno si alza la mattina e scrive quello che gli pare – attacca Lotito – posso star dietro a queste persone?”.

Da lui i tifosi vogliono i fatti, sul mercato e non, per non dover attendere sempre i tempi della Lazio. Ma Lotito sceglie l’attacco come forma di difesa: I fatti, a Salerno chiedono ancora fatti. Se abbiamo speso poco, ci pensino loro, i tifosi – risponde Lotito, stizzito – portino l’alternativa e non c’è problema, ci faremo da parte. Siamo arrivati tre anni fa e abbiamo conquistato due promozioni e due coppe. Il terzo anno, sconfitta ai playoff“.

Ed allora Lotito prova ad accelerare per guardare al futuro e non al passato: “Vedrete, preparatevi. Tre acquisti già fatti, che voi manco conoscete. Tra poco saprete. Tre più due perché voi sapete solo di Lanzaro e Mendicino. Gabionetta preso o perso? Non vi preoccupate. Noi facciamo i fatti. Un difensore forte. Com’è secondo voi Lanzaro, forte o scarso? Adesso comunque non c’ho tempo da perdere dietro lo striscione. Sono a Milano, in Lega, all’assemblea: sto giocando su altri tavoli, altri fronti”.

Fonte: La Città

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Il delirio di Maurizio Manzini

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MAURIZIO MANZINI

Al Palaroller comunale ha sfilato la truppa biancoceleste e lo staff tecnico capitanato da mister Pioli. A fare gli onori di casa, come da tradizione, il sindaco Larese Filon e i vertici del consorzio Auronzo-Misurina che ospita la Lazio in ritiro da sette anni. Non è mancato uno striscione contro il presidente Lotito: Amo i colori, rispetto la storia…non te, che usandone il nome vai in cerca di gloria, il messaggio rivolto dai tifosi al patron laziale.

Terminata la presentazione, la parola passa al team manager Maurizio ManziniVolevo portarvi il saluto del presidente che è impegnato a Milano, nel tentativo che riesce quasi ogni anno di rendere questa squadra competitiva. Il riferimento a Lotito scatena i fischi dei tifosi presenti: “Vorrei ricordare, nel rispetto delle opionioni di tutti – prosegue Manzini – che se non fosse per questo personaggio al nostro posto qui forse ci sarebbe la Roma e non noi. Ritengo giusto ricordarlo“. “Non c’è il presidente, ma chi ne eriditerà la Lazio“, così lo stesso Manzini introduce Enrico, figlio del numero uno biancoceleste: Vi auguro una buona permanzenza ad Auronzo di Cadore – esordisce Enrico -, vi porgo i saluti del presidente che non è potuto essere qui per motivi di lavoro, vi invito a sostenere la squadra sempre, perché lo merita. Ecco quindi di nuovo Manzini porgere i ringraziamenti della Lazio alla città di Auronzo di Cadore: “Vi sono tre termini non ho mai rinunciato: bellezza, amicizia e gratitudine. Per la bellezza è sufficiente guardarsi intorno, alla sconvolgente bellezza delle tre cima. Al colore dei tetti della bostra bellissima cittadina che sembrano tanti petali che circondano il vostro bellissimo lago. L’amicizia, per quella è sufficiente andare in giro per strada ed incontrare uno qualsiasi di voi che dice: ‘Benvenuto, posso fare qualche cosa per te?”. Gratitudine: non è solo un grazie per tutto le cose belle che avete fatto, è un auspicio per rivedervi presto tutti“.

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La fedeltà di Cataldi :” Lazio, sei il mio unico pensiero “

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 CATALDI

Danilo, vogliamo rivederti con la maglia della Lazio!“. Le idee dei tifosi biancocelesti sono sempre state chiare: caro Cataldi, cresci in Serie B al Crotone, ma poi torna di corsa a Roma. Che poi è sempre stato il piano del club capitolino. Ed eccolo, Danilo Cataldi, correre sudare faticare sotto le Tre Cime di Lavaredo. Obiettivo, mettere in crisi Pioli nelle future scelte di formazione. Sogna in grande, il talento romano: la Serie A con la Lazio è la sfida da vincere. Nella seconda amichevole stagionale, maglia da titolare per lui. A fine partita, pronto per intervenire in conferenza stampa. Questo il suo intervento, come riportato da Lalaziosiamonoi.it

Danilo, quanto sei diverso rispetto a un anno fa?
Sono cambiato in tutto, sono più maturo, non solo in campo. Lontano da casa ho avuto una vita diversa rispetto a quella abituale.

Lo sai che su di te ci sono tante aspettative?
Sì ed è anche bello averle. Spero che sia così anche in futuro e di riuscire a rispettarle.

Stiamo conoscendo un Pioli molto attento a ogni singolo dettaglio…
Ha portato nuove idee, vuole che siamo molto aggressivi in campo. Ogni tanto bacchetta noi giovani, è giusto così. E’ sempre sul pezzo.

Da te personalmente, cosa ti aspetti?
Dopo una buona stagione a Crotone, spero di maturare ancora per diventare un giocatore migliore.

Sappiamo che stai ricevendo tantissimi consigli da parte di Ledesma?
Cristian è una persona d’oro, ci siamo tenuti in contatto quando ero a Crotone. C’è stima reciproca, mi fanno piacere i suoi elogi. A livello tecnico mi dà qualche consiglio, se faccio qualche errore mi dice di stare attento. Questo mi fa molto piacere.

In che ruolo pensi di poterti esprimere al meglio?
Riesco a ricoprire abbastanza bene tutti i ruoli del centrocampo, vedrà il mister dove impiegarmi per rendere al meglio. Con il tempo penso sia possibile imparare a ricoprire tutti i ruoli.

Nell’amichevole di oggi, avete risentito dei carichi di lavoro?
Era la seconda partita stagionale, c’è poca freschezza atletica. Il mister ci chiede di essere aggressivi, di accorciare sugli avversari e rubare palla il più velocemente possibile.

Consiglieresti ai tuoi coetanei un’esperienza in prestito come la tua?
Sì, la consiglio assolutamente. Una volta uscito dal settore giovanile, c’è un po’ di distacco con la prima squadra. La mia è stata un’esperienza che mi ha formato a livello sia tecnico che umano.

Perché secondo te in Italia non si valorizzano al meglio i giovani?
Magari c’è paura nel buttarli subito in campo, ma sono tanti i fattori da valutare. Speriamo che cambi qualcosa.

Un fondamentale in cui pensi di dover migliorare?
Si può migliorare in tutto, sono giovane. Magari cercherò di migliorare a livello fisico e di prendere di più la porta quando calcio.

Ti sei prefissato un obiettivo di presenze e gol per questa stagione?
Sì, è normale. Magari vorrei riuscire a collezionare una quindicina di presenza, fare gol e assist.

Prima del ritiro, hai avuto la “tentazione” di accettare qualche offerta arrivata?
Fa piacere essere accostati ad alcune squadre, ma io ho sempre pensato alla Lazio. Vorrei giocare qui tanti anni, sono cresciuto qui e ci voglio rimanere tanto tempo.

Un paragone tra i metodi di preparazione di Petkovic e quelli di Pioli?
Con Petkovic correvamo di più attorno al lago! (ride, ndr). Quest’anno facciamo più esercizi con il pallone, lo scorso anno si correva parecchio.

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La Nord risponde al mea culpa di Lotito :” Non basta “

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contestazione lotito

A tre giorni dall’anniversario esatto del suo decimo anno di presidenza, ecco il comunicato mea culpa di Claudio Lotito: Sono consapevole che vi siano stati anche dei momenti deludenti, per i quali sono pronto ad assumermi la piena responsabilità. Non ho alcuna intenzione di nascondermi“. Questo il passaggio più importante della nota diramata oggi dal patron laziale. Un’esternazione inattesa per molti, un’ammissione di colpa che però non trova sponda nel tifo organizzato biancoceleste. Sulle frequenze di Radiosei, è arrivata la replica alle parole di Lotito da parte di due esponenti storici della Curva Nord, Alessandro e Marco. Questo il loro messaggio di risposta al numero uno capitolino:

Ci sono voluti dieci anni di disastri autentici in cui s’è devastata la tifoseria della Lazio. Dieci anni di umiliazioni e qualche soddisfazione, la distruzione totale di un ambiente e la chiusura di una curva (la Maestrelli, ndr). Tutto questo ha prodotto un comunicato dopo deci anni, dove si ammettono gli sbagli. Tutte le parole circa l’infallibilità oggi vanno a morire. Solo davanti a uno stadio vuoto è arrivata l’ammissione di colpe. Ci auspichiamo che ci sia un fondo di verità, ma in dieci anni abbiamo visto un presidente, dopo la scelta di entrare in politica ne vediamo un altro. Noi siamo tifosi e vogliamo tornare a fare i tifosi, spero che questo posso essere un punto di partenza e un nuovo modo di relazionarsi con la tifoseria. Ma Lotito si assume le sue responsabilità per le delusioni solo a livello calcistico. Noi non siamo mai stati abituati alle vittorie, a noi dei risultati interessa poco. Le delusioni vengono da altro, dalla situazione di Varsavia sino alle dichiarazioni su spacciatori e prostitute in curva. Le scuse dovrebbe farle a 360 gradi. Non siamo chiusi a un clima di serenità, nessuno aveva mai immaginato di non andare più allo stadio. Il presidente evitasse di parlare però del tifoso, non c’è un punto di incontro, ignoriamoci a vicenda, meglio che si concentri nell’allestire una squadra decente. Questo è solo un continuo stuzzicarsi. Non abbiamo nulla contro squadra e allenatore, ma ognuno stia dalla sua parte. Abbiamo dato un termine, che è quello del del 31 agosto“.

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Pioli rilancia la Lazio :” Meritiamo l’Europa “

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PIOLI

Sarà l’allenatore di un campione del Mondo. L’avventura alla Lazio è appena cominciata, una prima soddisfazione già l’ha messa in banca. Stefano Pioli gongola, non vede l’ora di abbracciare il Weltmeister Miro Klose. Intanto un messaggino di congratulazioni sul cellulare del panzer è arrivato:Mi ha ringraziato, mi ha dato l’arrivederci a presto – svela sorridente il tecnico laziale ai microfoni di Rai Sport -. Ora dovrà staccare la spina e pensare solo a riposare, poi tornerà da noi con tutta la sua carica e professionalità“.

In attesa di Klose e degli altri nazionali, l’ex allenatore del Bologna ha iniziato a plasmare la sua creatura in quel di Auronzo: Sono molto soddisfatto di quanto fatto finora – afferma sicuro il mister emiliano -. Qui si sta bene, è un bell’ambiente, ho un ottimo gruppo a disposizione. Siamo appena all’inizio, il ritiro è un momento importante sul nostro cammino e i giocatori lo stanno interpretando al meglio“.

Cammino che dovrà riportare la Lazio a caccia degli obiettivi falliti lo scorso anno: “Vogliamo tornare in Europa, tornare dove questo club merita di essere“.

La ricetta sarà quella del 4-3-3, ma non solo: Il sistema di gioco iniziale che adotteremo sarà quello – conferma Pioli -, ma non sarà l’unico. L’importante sono le regole di gioco che la squadra deve fare proprie“.

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La Germania fa festa e Klose si scatena

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Immagine“Ma se vinciamo libererò la bestia che è in me”. Detto fatto, un po’ a modo suo, sempre composto ma non meno pungente di quanto farebbe un semplice tifoso di fronte al rivale di sempre. Berlino, nei pressi della Porta di Brandeburgo, vanno in scena i festeggiamenti della Nazionale teutonica fresca vincitrice del suo quarto Mondiale. Si sente un coro, quasi un crescente climax per tono e intensità. La voce, udite udite, è proprio quella di Miroslav Klose che a braccetto con Weidenfeller, Schurrle, Götze e Kroos, intona e mima un coro di sfottò nei confronti dell’Argentina: “So gehen die Gauchos, So gehen die Deutschen” in italiano Così camminano i Gauchos, così camminano i tedeschi”, mimando con goliardia le rispettive camminate. Lo ‘show’ è andato in scena davanti ad una piazza gremita di tifosi tedeschi, per una festa destinata a proseguire a lungo. In basso anche il video che cattura l’esuberanza di Re Miro, da oggi anche ‘showman’ oltre che leader e bandiera di un’intera nazione.



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Primo giorno, neanche 80 abbonamenti venduti

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STADIO VUOTOAltro che solo amore, è amore solo: neanche 80 abbonamenti venduti in un giorno. Il dato raccolto da Cittaceleste.it è preoccupante, ma prevedibile. E’ partita oggi la campagna 2014/15 e si capisce subito l’andamento: sino al 6 agosto avanti con la prelazione per i vecchi abbonati; dal 7 scatterà la vendita libera sino al 31 agosto. Scontata una proroga a oltranza per riportare i laziali all’Olimpico, sperando in un mercato soddisfacente. Rimane infatti alto il rischio che sia Lotito a rimanere isolato sul suo “seggiolone” allo stadio. La Nord vuole farlo cadere: “Non compreremo tessere sino alla fine del mercato e forse neanche dopo. Al massimo andremo in trasferta”. 

Cittaceleste.it



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La Federazione tedesca prepara un’amichevole per salutare Klose

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KLOSE“Vorrei permettergli di dire addio alla Nazionale davanti al suo pubblico”. Chi parla è il presidente della Federcalcio tedesca, Wolfgang Niersbach. A chi si riferisce? Al miglior marcatore di sempre nelle fasi finali di un Mondiale: Miroslav Klose. Non ho ancora parlato con l’allenatore del suo futuro – prosegue Niersbach –,ma nel caso dovesse salutarci, si merita un addio degno di nota. Della squadra attuale è l’unico che probabilmente lascerà la Nazionale”. Centotrentasette presenze e settantuno gol con la truppa teutonica, il record di reti messe a segno in un Mondiale è ancora fresco. Sì, forse è proprio il momento migliore per lasciare.

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La gioia di Klose :” Sono al settimo cielo “

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kloseDopo 24 anni, la Germania è di nuovo sul tetto del mondo. Dopo tre edizioni è tornata a giocare una finale. L’unico superstite di quella persa nel 2002 contro il Brasile è Miro Klose, convinto che la vittoria di stasera compensa gli insuccesi degli ultimi 12 anni. “E‘ una sensazione eccezionale, questo trionfo è il coronamento di tutto, ha detto l’attaccante della Lazio. “Siamo arrivati una volta secondi e due volte terzi, ma questo successo è di livello superiore, faccio ancora fatica a comprenderlo. E’ sempre stato un sogno arrivare lassù e devo applaudire le performance della squadra: abbiamo mantenuto la calma perché sapevamo di avere la possibilità di vincere”.

Queste le parole di Miroslav Klose, riportate dal sito ufficiale della FIFA. Il capocannoniere della storia dei Mondiali ha rivelato che, durante la sostituzione, ha detto a Götze che sarebbe potuto essere il match-winner“Prima che Mario entrasse al mio posto, gli ho detto che avrebbe segnato”. Klose conclude il suo intervento parlando del suo futuro“Ancora non so se continuerò a giocare con la Nazionale. Avrò un paio di notti per dormirci su, per poi prendere la decisione giusta”.

 Quando senti il fischio finale, la concentrazione lascia il posto ai sentimenti. Mentre la maggior parte dei giocatori della Germania ha preso d’assalto Mario Götze, Miro Klose ha vagato da solo sul prato del Maracanà. Una telecamera lo ha inquadrato. Su ben quattro teleschermi all’interno dello stadio ci si è accorti delle lacrime che gli rigavano il volto. L’attaccante tedesco stava piangendo di felicità tra le braccia della moglie Sylwia che lo ha raggiunto sul campo insieme ai due figli: il trio ha abbracciato il suo eroe personale. Al settimo torneo con la Germania (4 Mondiali e 3 Europei), alla fine è riuscito a coronare il proprio sogno. Ha dovuto attendere 137 partite Miro prima di poter alzare al cielo il suo primo trofeo con la maglia della Nazionale. Dopo aver scaricato tutta la tensione, si è presentato in zona mista e ha commentato la vittoria ai microfoni del Die WeltGli occhi erano ancora umidi. Nei primi secondi, ancora in lacrime, Klose ha cercato di raccontare le sue emozioni.

Congratulazioni. Cosa ti succede? “Sono completamente sciolto. È una sensazione fantastica, adesso che siamo campioni del Mondo. Dobbiamo sempre tenere a mente che abbiamo vinto un Mondiale, è una cosa incredibile”.

Al fischio finale ti abbiamo visto in lacrime. Che cosa ti è passato per la mente? “È stato un momento da brividi, non ci sono parole. Se – come me – ha giocato e perso una finale del Mondiale, disputarne un’altra è molto complicato. È stata una partita sul filo del rasoio, un match molto equilibrato e competitivo. E poi l’entusiasmo che ho provato e che ho percepito nei miei compagni, raramente l’ho vista nel mondo del calcio. È stata un’esultanza brutale, brutalmente bella”.

Hai capito cosa è successo? “Penso che ci vorrà un po’ per capire davvero quello che abbiamo fatto oggi. Tutti insieme. Sono felice per ogni singolo giocatore in questa grande squadra. Abbiamo un grandissimo spirito di appartenenza e di sacrificio. Questa Nazionale ha tanti giocatori bravi e, soprattutto, giovani che hanno ancora molti, molti anni davanti a loro nel mondo del calcio che conta. Ogni singolo giocatore in questa Coppa del Mondo merita di essere campione. Davvero tutti”.

Cosa è successo durante il cambio con Mario Götze? “Mario è entrato al mio posto poco prima della fine della partita. Nel breve pausa prima dei supplementari, sono andato almeno tre volte da lui e gli ho detto: “Mario, tu farai il gol decisivo, me lo sento dentro” E così è successo. Questo è quanto. Me lo sentivo veramente. Non chiedetemi perché”.



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La previsione di Pioli :” Con due centrali di difesa torniamo in Europa “

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PIOLI

Quarto giorno di lavoro per la Lazio ad Auronzo di Cadore e, come di consueto, è prevista una doppia seduta di allenamento. Dopo il successo di ieri per 10-0 contro la selezione locale, oggi prenderà la parola in conferenza stampa Stefano Pioli. Il neo tecnico biancoceleste parlerà per la prima volta dall’inizio del ritiro in Veneto e racconterà le sensazioni dopo i primi giorni di fatica e il primo test amichevole della stagione. Ecco le sue parole:

Klose e Biglia, orgoglioso di avere due laziali nella finale?

Molto. Miro ha concluso un percorso incredibile in questo trofeo raggiungendo due traguardi importanti come il record di gol e il titolo. A lui vanno i nostri più grandi complimenti e siamo onorati di averlo. Biglia sarà deluso, ma deve essere soddisfatto perché ha dimostrato qualità e di essere importante per l’Argentina.

Si riparte da Miro…

Klose è un campione. Con lui vogliamo ambire a traguardi importanti. Abbiamo bisogno delle sue qualità.

Come sta andando il lavoro?

La prima settimana è andata bene. Il nostro obiettivo è portare la nostra ideologia, far conoscere i nostri metodi e dare continuità alla squadra. Se i giocatori continueranno così sarà un ottimo traguardo e finora è andata così.

Ha trovato un gruppo motivato soprattutto nei “vecchi”?
Sì, tutto il gruppo. Non veniamo da una bella stagione, ma vogliamo fare di tutto per voltare pagina. I carichi di lavoro continueranno a salire e i giocatori devono capire che lavorare bene ora può portare benifici più avanti.

Gruppo con pochi centrocampisti qui ad Auronzo. Felipe Anderson arretrato è stata un’emergenza o è un ruolo che potrà ricoprire in prospettiva?
Lui ha le caratteristiche per farlo. A me piacciono i giocatori duttili che possono interpretare diversi ruoli. Deve lavorare sull’occupazione dello spazio, collaborare nella fase di possesso palla. Con le sue caratteristiche sarebbe un centrocampista più propenso ad attaccare che a difendere.

Sul mercato resta la priorità di due centrali?
La società è stata chiara nel dire che Biava e Dias andranno rimpiazzati. Ora ho questi difensori centrali a disposizione ed è importante lavorare subito per aiutare poi i nuovi ad inserirsi.

Ha già scelto la gerarchia dei portieri?
Al momento non ci sono gerarchie, ma sono soddisfatto e tranquillo del reparto portieri.

Soddisfatto della prova di ieri?
In questo momento è normale vedere cose positive e negative in campo. Dobbiamo crescere tanto, è lo specchio di come stiamo lavorando. Ieri qualcosa è andato e qualcosa no, ma è normale.

Djordjevic, come lo ha trovato?
L’ho trovato bene. Ha ottima fisicità e buona tecnica, lavora molto per la squadra. Cerca sempre di recuperare palla, ha l’atteggiamento giusto e si sta inserendo bene. I test attuali non sono probanti per dare un giudizio definitivo.

Braafheid?
Presto per dare un giudizio e sapere se rimarrà alla Lazio.

Meno fondo e più campo negli allenamenti…
Noi usiamo più la palla, credo che sia più motivante e utile.

Un giudizio su Cataldi che sembra già pronto e Keita che è discontinuo?
Cataldi è un giovane che ha già dimostrato il suo valore in un campionato difficile come la B e credo che possa fare al caso nostro. Keita è bravissimo e ha grande qualità, ma deve giocare di più per la squadra. Con lui si parte da un livello alto. 

Con l’arrivo dei due centrali e senza cessione la squadra è pronta per l’Europa?
Assolutamente sì.

Biglia con i due precedenti allenatori veniva visto regista, in competizione con Ledesma, o mezz’ala. Quali sono le caratteristiche del suo vertice basso del centrocampo?
Le caratteristiche del vertice basso possono essere diverse. Ci sono giocatori più propensi alla fase difensiva e altri alla Pirlo, bravi nel costruire. Io credo che sia Bigia che Ledesma possano ricoprire quel ruolo e hanno buone caratteristiche in entrambe le fasi di gioco. Di Biglia mi piace la qualità delle sue giocate, la fisicità, la sua dinamicità, anche se ancora non l’ho avuto a disposizione. Anche Ledesma ha ottime caratteristiche. Nella mia testa non c’è gioca uno o gioca l’altro, ma c’è quello di trovare gli equilibri migliori per far sì che il centrocampo possa dare sostanza, geometria, dinamismo e inserimenti. Di questo abbiamo bisogno, cercherò di schierare i tre centrocampisti, quando giocheremo a tre, che mi possano dare queste caratteristiche.



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MIROSLAV KLOSE CAMPIONE DEL MONDO

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kloseLa giocata del singolo. Dal nulla. Il momento che cambia il corso della storia. Mario Gotze è l’uomo nuovo della Germania, da oggi quattro volte campione del Mondo. Un momento di distrazione, uno solo, da parte della retroguardia albicelestecondanna un Paese intero, che fino all’ultimo aveva cavalcato il grande sogno che si stava materializzando nel vicino quanto ‘odiato’ Brasile. Vince la Germania – 1-0 –, al ritmo di samba alza la Coppa il capitano Lahm, al cielo di Rio de Janeiro nel giorno in cui probabilmente avrebbe meno meritato. Gli errori di chi, di consuetudine, perdona di rado gli estremi difensori avversari pesano quanto un macigno, se non di più. Higuain, Messi e Palacio per ultimo. La Storia la scrive il giovane e minuto Gotze, provvidenziale sostituto dell’eterno Klose, re dei gol. Primo tempo vivace, non scontato. Da ambo le parti è tangibile la voglia di vincere, di mettersi in mostra dall’alto della vetrina più luminosa che c’è. La Germania cerca la via della rete tramite una fitta rete di passaggi nella trequarti avversaria. L’Albiceleste, sorniona, cerca di approfittare delle ripartenze: 7 giocatori fissi al di sotto delle linea della palla, le sgroppate sono affidate alla corsa dei vari Lavezzi ed Enzo Perez. Gli errori in fase di impostazione e di uscita dalla difesa sono tutt’altro che rari, l’errore sotto porta di Higuain al 21’ ne è testimonianza solare. L’attaccante del Napoli, ‘liberato’ da uno sciagurato retropassaggio di testa di Kroos, sente la pressione addosso e a tu per tu con Neuer ciabatta la conclusione ampiamente a lato. Dalla parte opposta, lo squillo maggiormente degno di nota arriva nei minuti di recupero: è Howedes a svettare da calcio d’angolo, ma la sua capocciata indirizza la sfera dritta contro il palo alla sinistra di Romero. Il secondo tempo comincia con la sostituzione di Lavezzi per Aguero – che pareggia quella effettuata al 32’ da Jogi Loew, che lancia Schurrle al posto del claudicante Kramer – e con l’occasione capitata ma non capitalizzata da Leo Messi, che infila un disattento Boateng alle spalle ma incrocia troppo il tiro, che termina di una metrata al lato. Il cambio di modulo dell’undici teutonico lascia maggiori spazi di ripartenza alla formazione di Sabella, ma il mese di fatiche alle spalle si fa sentire, giunti nell’ultima mezz’ora dell’ultimo atto. Il palleggio tedesco cala alla distanza, Messi si accende a sprazzi. Due minuti di genio quasi gli bastano pergriffare il match, ma le sue giocate s’infrangono contro la linea difensiva egregiamente legata da Hummels. Il secondo tempo è godibile, ma meno ricco di contenuti rispetto alla prima frazione. Ritorna nell’anonimato la Pulce, il cittì Sabella sgancia Palacio e Gago per Higuain e Perez. Dalla parte opposta della barricata è Klose a far spazio a Gotze. L’ex secondo di Klinsmann nel 2006 si affida al dinamismo del suo fronte offensivo. La paura di prendere gol agli sgoccioli invita le due compagini alla prudenza. È 0-0 al 90’. La ripresa delle ostilità è fiammeggiante: sfiora il gol la Nationalmannschaft con una violenta sassata di Schurrle, Romero si oppone come può. La Germania  ha più verve, si erge a padrona del gioco. L’undici in casacca blu serrano le fila ed anche le ripartenze sono prive di costrutto. Poi un lampo; Rojo fa partire un traversone dalla sinistra, Palacio si libera dal vincolo di Hummels ma è poco preciso nell’aggancio ed il pallonetto tentato ai danni di Neuer è strozzato, timido, poco convinto. Poteva essere l’uomo del Mondiale, il nerazzurro con la treccina, che decide di lasciare l’incombenza e l’onore a Gotze. Minuto 113, Schurrle ancora ne ha ed invade l’out sinistro del fronte offensivo  tedesco, l’invito al centro cade sui piedi del biondino del Bayern che addomestica il pallone senza fargli toccare terra. La conclusione è decisa, affilata, per Romero e per la coppia Demichelis-Garay non c’è scampo. Sembrava Messi, era SuperMario Gotze.

E ora guarda Miro, non sei a Yokohama. Sei su un palcoscenico chiamato Rio de Janeiro. Non ti trovi al Nissan Stadium, questo è il carnevale del Maracana. Quattromilatrecentonovantasei giorni. Nella vita di un calciatore, possono passare 4396 giorni tra la prima occasione, mancata, di vincere un Mondiale e l’apoteosi, la seconda chance che stavolta non scappa. Era il 30 giugno 2002, Ronaldo il Fenomeno segna due gol alla Germania, la coppa è del Brasile. Kahn; Limke, Ramelow, Metzelder; Frings, Hamann, Jeremies, Schneider, Bode; Neuville. Allenatore: Rudi Völler. Questa la formazione tedesca vicecampione, completata da Miroslav Klose. Ancora lui, l’unico, dodici anni dopo. Stavolta ha qualche ruga in più, ma una medaglia d’oro al collo. Còccolati quella coppa, Miro. Dodici anni per farla tua, novello Ulisse alla ricerca di quella Penelope dorata che sorregge il globo. Guardatelo, quanto è bello un laziale sul tetto del mondo. Neuer, Lahm, Khedira, Schweinsteiger: tra tutti quei volti festanti, c’è quello familiare di Klose. Tante volte, laziali, l’avete visto esultare con il biancoceleste addosso, fare il segno dell’ok mentre ha appena marchiato a fuoco un altro portiere. Stavolta non ha segnato, nessuna esultanza o capriola. E’ bastato dare il cinque a Mario Götze, al momento del cambio. Per Miro l’ovazione del Maracana, per il talento del Bayern una sorta di benedizione: è entrato nella ripresa, ha pazientato fino al secondo tempo supplementare, quindi ha deciso il match con un gol fantastico. Al fischio finale, Klose è andato a cercarlo, l’ha abbracciato, gli ha ripetuto che era tutto merito suo. Poi via alla festa. “Sono pronto a far uscire fuori l’animale che è in me!”, aveva avvisato alla vigilia della finalissima con l’Argentina. Eccola, la bestia che vive dentro di lui, un rapace che si avventa sulle prede più ambite. Facciamo che sia un’aquila? Sì, vogliamo che sia quello l’animale che alberga in Miro. Coppa del Mondo e record di gol nei Mondiali, “veni, vidi, vici” in terra brasiliana: Kaiser deriva da Cesare, non è un caso. Sedici reti e 24 

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Klose e Biglia vogliono salire sul tetto del Mondo

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BIGLIA KLOSE

Nel 2002 ha accarezzato il sogno di stare sul tetto del mondo, quell’anno prevalse il Brasile contro la Germania (2-0 a Yokohama). Sono passati dodici anni ed ora l’obiettivo è di nuovo vicinissimo. Miroslav Klose sente che questo è l’anno giusto per vincere, sente che la sua Germania è pronta a laurearsi campione, c’è la voglia di portare la quarta Coppa del Mondo in terra natia. In un’intervista all’Indians Time Klose parla di quanto accaduto in Corea e Giappone e di come i tedeschi ora siano pronti per trionfare. “Il 2002 è stato diverso. Eravamo una squadra giovane, nessuno si aspettava di raggiungere la finale. Ma alla fine ce l’abbiamo fatta. Si sta davvero male quando si perde una finale, questa è la nostra occasione per vincere. Per noi, lo spirito di squadra non è una frase fatta. Non c’è nessuna animosità fra di noi. I miei compagni di squadra sono tutti molto professionali e maturi, anche se alcuni di loro hanno solo 25 o 26 anni, alcuni anche più giovani. Siamo una squadra affiatata. Vinciamo e perdiamo insieme”. 

Il panzer di Opole si è soffermato sulla partita contro il Brasile e sulla sfida di oggi: “Ho apprezzato molto la partita contro il Brasile. Purtroppo era solo una semifinale, nella prossima partita contro l’Argentina dobbiamo giocare al meglio dello nostre possibilità. Sarà una gara emozionante, che sarà segnata da tattiche e un po’ di inganno. Non credo che ci sarà una ripetizione di quello che è successo contro il Brasile”

Proprio contro la Seleção, Klose ha superato il record di Ronaldo come miglior marcatore dei Mondiali: “E’ una cosa estremamente emozionante per me. Ma le persone che mi conoscono sanno già che sono concentrato al 100% sull’Argentina. Sì, ho superato Ronaldo come miglior marcatore in Coppa del Mondo, ma è una cosa da prendere con le pinze. Se perdiamo la finale, la mia gioia sarà smorzata notevolmente. Se dovessimo vincere il trofeo, ci sarà una bestia pronta a far festa in me!”.

“Siamo felici e orgogliosi di quello che stiamo facendo, vogliamo raggiungere sia la gloria che il sogno. Siamo a 90 minuti dall’immortalità calcistica”, ha detto in un’intervista rilasciata all’agenzia di stampa TelamDa ieri la squadra di Sabella si è stabilita a Rio de Janeiro. Biglia, 28 anni, ha giocato in 26 partite con la Nazionale maggiore, ha promesso di “dare più del cento per cento” per affrontare i tedeschi, motivati ​​da “il fatto di giocare la finale del Mondiale”

Inoltre la Selecciòn potrà contare anche su una “cornice spettacolare” grazie all’arrivo di 100.000 argentini. “Sono sicuro che l’inno nazionale mi darà la pelle d’oca. Sappiamo tutti l’attesa che c’è per questa partita, abbiamo tutti i social network e lo percepiamo. Siamo pronti a tutto per ottenere il titolo e dare gioia agli argentini” ha promesso. 

Biglia ha ammesso che nello spogliatoio c’è una combinazione di “gioia, ansia e pressione: la gioia perché non capita tutte le settimane di giocare una finale di Coppa del Mondo, la pressione perché siamo all’appuntamento con la storia e l’ansia perché vogliamo rendere il gioco più a lungo”, ha spiegato. I favori del pronostico sono dalla parte dei tedeschi, ma Biglia non dà importanza a queste vociNon credo che la Germania farà l’errore di sottovalutarci, nonostante venga dall’impresa contro il Brasile, anzi. Tutto questo aumenta la pressione su di loro. Al Maracanà scopriremo la verità. Loro possono dire un sacco di cose, ma la partita dipenderà solo da come giocheremo”. 

Per quanto riguarda la sfida in sé, Biglia immagina uno scontro simile alla semifinale contro l’Olanda. Gli spazi saranno chiusi, sarà la giocata del singolo a fare la differenza”In una competizione come il Mondiale devi essere cinico – continua il calciatore dell’albiceleste – Noi lo siamo stati per tutta la durata della Coppa del Mondo e non lo saremo meno nell’ultima partita. Non vedremo tanti gol, Argentina e Germania se la giocano alla pari. E’ una partita fondamentale perché in caso di sconfitta passi alla storia come la squadra che ha perso”

In chiusura, il centrocampista laziale analizza il gioco degli avversari: “La Germania ha persone molto forti davanti alla difesa. Gestisce la palla molto bene e sa dominare il gioco. La chiave è di non lasciarli avvicinare troppo alla nostra area di rigore e cercare di fare il massimo in attacco”.

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Il 14 Agosto amichevole a Latina

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ALLENAMENTO S.S. LAZIOSi prospetta un’estate impegnativa per la compagine capitolina. Numerose, infatti, saranno le amichevoli che vedranno i biancocelesti impegnati per tutta la preparazione precampionato. Alle sfide già note, se ne aggiunge un’altra: il 14 agosto, allo Stadio Francioni di Latina, i padroni di casa ospiteranno la Lazio. L’annuncio è arrivato sulle frequenze di Lazio Style Radio

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Il padre di Tounkara sputtana Tare :” Ma di quale rinnovo parla ?! Non ne so niente “

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tounkara

Li ha annunciati in serie, una conferenza per tutti. Keita e Tounkara fino al 2018; Strakosha, Filippini, Lombardi fino al 2019; Minala e Cataldi in arrivo: cascata di rinnovi in quel di Formello, la Lazio blinda i suoi giovani. Gonfia il petto Igli Tare: il futuro di questi gioielli si colora ancor più di biancoceleste, un motivo di fierezza per il direttore sportivo.L’intervento di fronte alla stampa è utile anche per fare chiarezza su due situazioni, emerse alla ribalta nell’ultima settimana: l’esclusione di Joseph Minala e Mamadou Tounkara dal ritiro di Auronzo. La loro mancata convocazione non coincide con tutte le problematiche create dalla stampa – spiega Tare -. Non riguarda le situazioni contrattuali, ma comportamentali“.

Che coglie l’occasione per impartire consigli paterni ai due ragazzi: Devono capire cos’è l’umiltà, la disciplina e il gruppo anche fuori dal campo. Le loro qualità sono fuori discussione. L’esclusione non è totale, ma parziale e legata a un periodo. Poi piano piano verranno reintegrati dall’allenatore. Caso rientrato ancora prima nel nascere, allora, il percorso di crescita dei due Primavera passa anche da punizioni esemplari. L’importante è che Minala sia in procinto di rinnovare e che Tounkara l’abbia già fatto. “Ma in realtà non è stato firmato alcun contratto!“, tuona ai microfoni de Lalaziosiamonoi.it Hamidou Tounkara, il padre di Mama. 

Scusi, l’annuncio di Tare allora? “Io però non sono stato contattato da nessuno – ribatte Hamidou -. Oltre ad essere il padre, di mio figlio sono anche il rappresentante legale e nessuno mi ha contattato“.

La possibilità che il figlio abbia apposto la sua firma in autonomia non la prende minimamente in considerazione, anzi: “Ripeto, nessuno, quindi neanche mio figlio, ha firmato alcun contratto. Le parole che ho sentito non corrispondono a realtà.

Il discorso chiuso stamattina da Tare, allora, viene riaperto prepotentemente dal padre di Tounkara. E adesso? Qual è la vostra posizione nei confronti della questione rinnovo? “Non voglio assolutamente parlar male della Lazio – ci tiene a sottolineare Hamidou -. Noi siamo aperti a ogni dialogo e confronto con loro. Aspettiamo una loro chiamata, non chiudiamo la porta a nessuno“. Non è vero che abbiamo firmato il rinnovo, ma siamo disponibili a farlo: questo il messaggio di Hamidou Tounkara. Che infittisce ancor più di mistero una questione, quella del rinnovo, che per la Lazio è ufficialmente e felicemente risolta. Non per il padre di Mama, evidentemente.

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Gli albergatori di Auronzo colpiti dalla contestazione :” C’è meno gente, un calo netto di prenotazioni “

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AURONZO OLYMPIA

 La redazione di cittaceleste.it, qualche giorno fa aveva contattato le strutture alberghiere di Auronzo di Cadore per testare la presenza della gente laziale nella ridente cittadina veneta, riscontrando un calo nelle richieste di prenotazione. Oggi siamo andati di persona a verificare la situazione a porche dall’arrivo della Lazio previsto per questa sera alle ore 20.30. Di seguito trovate tutte le interviste che abbiamo realizzato con gli albergatori di 14 strutture, alcune delle quali molto vicine al campo di allenamento della S.S. Lazio. La domanda  è stata esplicita e mirata sulle prenotazioni provenienti dai tifosi biancocelesti (tanti Hotel sono pieni anche di turisti giunti ad Auronzo semplicemente per una vacanza e per nulla collegati alla SS Lazio. ndr)

HOTEL ERIKA: “Abbiamo avuto un calo nelle richieste. Anche persone fedelissime che venivano ogni anno a seguire la Lazio in ritiro hanno rinunciato. Abbiamo qualche famiglia che alloggerà da noi perchè ii propri figli sono impegnati nel Summer Camp della società capitolina”.

HOTEL EXCELSIOR : “Per quanto ci riguarda, siamo molto soddisfatti, i clienti fedelissimi sono tornati tutti. Anzi speriamo che la Lazio possa tornare qui anche i prossimi anni”.

ALBERGO GALLO: “Molte meno richieste rispetto all’anno passato, anche meno telefonate. Ma i nostri clienti fedeli della Lazio vengono sempre anche quest’anno”.

HOTEL MIRAMONTI: “Siamo abbastanza soddisfatti, ma le prenotazioni sono calate. I fissi hanno prenotato e ritorneranno, ma non tutti”.

HOTEL DIANA: “Calo quantificabile intorno al 50% rispetto all’anno passato. Anche noi abbiamo la nostra clientela fissa che prenotava da anni per seguire la Lazio, ma qualcuno di questi quest’anno non ha prenotato”

HOTEL ERINA: “Abbiamo sempre lavorato bene con la Lazio. Ora invece c’è anche qualche disponibilità. Clienti fissi che venivano da 7 anni non hanno prenotato”

HOTEL VIENNA: “Quest’anno un disastro. Attualmente ho 4 presenze. La clientela fissa che ha il difesso di non prenotare sarà purtroppo accolta senza problemi. Nuove prenotazioni infatti non ne abbiamo. Un disastro”.

HOTEL LARESE: “Ci sono meno prenotazioni rispetto all’anno scorso che era andato tutto alla grande. In linea di massima quindi l’affluenza è inferiore ma penso sia figlio anche di un processo fisiologico che ha visto aumentare le prenotazioni fino al picco massimo del 2013.  Con l’avvicinarsi dell’arrivo della Lazio qualche anima che si surriscalda comunque c’è stata. Non è detto che qualcosa non si smuova fra un po’. Siamo pieni il 18-19 e 20. La clientela fissa ha confermato. Un leggero calo per me quindi, anche se qualche altro albergatore ho sentito che non era soddisfatto. Io tutto sommato ritengo di esserlo”.

HOTEL PANORAMIC: “Abbiamo clienti storici che hanno confermato. C’è stata qualche richiesta in meno ma per noi finisce qui”.

HOTEL CENTRALE: “Tanti clienti fissi purtroppo non tornano. Le prenotazioni sono diminuite, ci sono state meno richieste e meno telefonate. Abbiamo grande movimento solo per l’ultimo week end, poi fino al 25 comunque qualcosina in più”.

HOTEL AJARNOLA: “Clientela fissa ormai da anni ha confermato. Personalmente non abbiamo risentito nelle prenotazioni ma ho sentito che altri albergatori si”.

HOTEL JUVENTUS: “Noi abbiamo i soliti clienti da anni. Ho avuto anche qualche richiesta alla quale ho dovuto dire di no, ma perchè tanti alberghi sono pieni anche di gente che viene qui in vacanza a prescindere dalla Lazio. Sicuramente le richieste sono state minori, il calo lo abbiamo visto ma non è una catastrofe”.

HOTEL IRIS: Sono contento, lavoro con la clientela fissa e quella che avevo tornerà”.

 



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Tare respinge il Manchester United :” De Vrij vuole venire da noi “

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Lazio-Napoli serie A

Terzo giorno di conferenze di fila, dopo Djordjevic e Basta, questa volta tocca a Igli Tare: i rinnovi contrattuali dei giovani in rosa, l’argomento caldo di oggi. Alle ore 14 il diesse biancoceleste si presenterà presso la sala stampa di Formello: segui la diretta scritta delle sue parole su Lalaziosiamonoi.it.

Parla Tare: Volevo fare un po’ di chiarezza riguardo agli sviluppi dei giovani dell’ultimo periodo. Per prima cosa è stato prolungato il contratto di Keita fino al 2018, un anno in più quindi di quello già previsto. Lo stesso per Tounkara, anche lui fino al 2018. Invece Filippini, Lombardi e Strakosha fino al 2019. Per di più sono in arrivo i rinnovi di Minala, con lui abbiamo in linea di massima un accordo per 4 anni, e di Cataldi. La mancata convocazione per il ritiro di Auronzo non coincide con tutte le problematiche create dalla stampa. Non riguardano le situazioni contrattuali, ma comportamentali. Abbiamo iniziato un percorso importante, pensiamo di essere in Italia all’avanguardia per il settore giovanile. Ho sentito l’analisi del calcio italiano dopo l’eliminazione al Mondiale e quali dovrebbero essere le strade per allevare giovani campioni. Noi abbiamo iniziato cinque anni fa un percorso del genere, l’Academy è la ciliegina sulla torta. Il lavoro svolto negli ultimi anni in tutto il settore giovanile, ha permesso la crescita di giovani che hanno avuto un impatto importante anche in prima squadra. Vogliamo continuare così anche per il futuro. Sono fiero di quanto successo al Mondiale, la Lazio aveva sette giocatori impegnati in Brasile, Miro è entrato nella storia del calcio. E’ un patrimonio mondiale e deve essere motivo d’orgoglio. Mi complimento anche con Biglia, in finale sarà un piccolo derby laziale”.

L’inserimento di tanti giovani stranieri nei settori giovanili, non preclude la crescita dei giovani italiani? “La stessa cosa succedeva negli anni ’90 in Germania, quindi non sono dello stesso parere. Un conto è portare stranieri di quantità, un conto di qualità. Alla lunga un calciatore esce sempre fuori, ai tempi di oggi ci sono i calciatori comunitati, quindi in teoria possono giocare anche undici tedeschi e valere come un italiano. Bisogna lavorare tantissimo sulle infrastrutture, tramite le academy per esempio, e investire soldi sulla formazione degli allenatori”.

Cataldi? “Fa parte dei nostri discorsi per il futuro, siamo intenzionati a mantenerlo in rosa: ha rinnovato per quattro anni. Avranno tutti delle possibilità. Ha confermato le sue qualità in B ed è nostro dovere puntare su giovani come Cataldi”.

Tounkara e Minala dopo Auronzo lavoreranno in prima squadra? “Ci sono tanti concetti nella fase di crescità di un giovane calciatore. Devono capire cos’è l’umiltà, la disciplina e il gruppo anche fuori dal campo. Le loro qualità sono fuori discussione. L’esclusione non è totale, ma parziale e legata a un periodo. Poi verranno piano piano verranno reintegrati dall’allenatore”.

Quando partirà l’Academy? “E’ una questione burocratica, mancano gli ultimi permessi. Dovrebbe iniziare verso fino agosto e credo che nel giro di massimo due anni sarà tutto pronto”.

E’ prevista una festa per Klose? Al suo rientro sicuramente. Anche quando giocheremo la prima partita in casa, faremo una cerimonia per premiare la sua carriera e il suo contributo”.

Fronte Astori, potrebbero rientrare alcuni giovani nella trattativa? “No, queste contropartite sono state inventate dalla stampa. Come anche Konko al Sassuolo o Pereirinha per Paletta. Non so da dove nascono, ma posso confermare che non è mai stata fatta una proposta del genere. Stiamo cercando di risolvere la trattativa col Cagliari, il calciatore penso che abbia la volontà di venire alla Lazio. Ma l’esperienza insegna: finché non c’è nero su bianco, non bisogna fare certi tipi di discorsi”.

Candreva“Ha parlato anche il presidente su questo argomento, noi siamo sempre stati sensibili sul valore dei giocatori della rosa. Sarà anche per Candreva”.

Con l’arrivo di due difensori, il mercato della Lazio può dirsi concluso? “Penso che il mercato sia aperto fino al 2 settembre. Sappiamo i nostri punti forti e anche quelli deboli. Dove dobbiamo lavorare. Quando ci sono trattative spesso non conta solo la questione economica, ma la volontà del calciatore. Se dobbiamo intervenire, dobbiamo farlo con giocatori che possono migliorare la squadra. Prendendo atto anche che non giocheremo in Europa e che quindi bisognerà creare una rosa con il giusto numero di giocatori”.

Arriveranno due difensori? Uno di sicuro. Poi possono diventare anche due. Penso di sì”.

De Vrij? “Anche su di lui è stato detto molto, come che il Manchester aveva già concluso la trattativa. Cosa che non è vera. Nessuno ha parlato però dell’agente che ha riferito che la trattativa con lo United è tutt’altro che chiusa e che la sua volontà è quella di venire qui alla Lazio”.

Con Djordjevic chiusi i discorsi per l’attacco? Perea? “Giocando solo il campionato e la Coppa Italia, non ci saranno tante partite come l’anno scorso. Con Candreva, Anderson, Keita, Djordjevic, Klose, Perea, Mauri ed Ederson il reparto offensivo è occupato. Non vedo motivo di intervenire in quella zona. Dobbiamo fare sicuramente qualcosa in difesa ancora”.

L’arrivo del secondo difensore da cosa dipenderebbe?  “Ci sono tante cose di cui prendere atto. Come Braafheid che in prova con noi e ha dimostrato buone cose in questi tre giorni. Ho grande rispetto per Novaretti, Cana e Ciani, lo meritano da parte di tutti. Qualcosa hanno già dimostrato, forse non tanto Novaretti, ma credo che lo potrà fare in futuro. Sono sicuro che uno tra Astori e De Vrij possa accrescere il valore della difesa. Se poi arriveranno entrambi meglio ancora”.

Lulic? “E’ sempre stato detto che Lulic è sul mercato o che Candreva aveva già comprato casa a  Torino. Non è vero niente. Il calcio è molto imprevedibile, non giustifica niente delle cose che succedono. Succede alla Juve, al Milan e all’Inter di vendere i pezzi da 90, fa parte del mestiere. Viviamo in un momento negativo, la crisi ha colpito anche il calcio. Le cifre non sono quelle di tempo fa. E’ molto importante creare una linea di lavoro e un progetto nel tempo, di cercare di formare i nostri campioni in casa e dargli il tampo dovuto di crescere. Nessuno è diventato un campione da un giorno all’altro. Ci credo molto in giovani come Felipe Anderson, Keita o Cataldi”.

Braafheid? “Dobbiamo valutare Vinicius come alternativa di Radu. In questi tre giorni sono rimasto sorpreso da quanto fatto vedere da Braahfeid. Ha le qualità giuste. A fine mese prenderemo una decisione, ma per ora è una bella sorpresa. A fine ritiro avremo un’idea ancora più chiara”.

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