Conclusa la 27a giornata di campionato, la classifica recita: Juventus(64 punti), roma(50), Lazio(49), Napoli(46), Fiorentina e Sampdoria(45)…
Se qualcuno lo avesse detto ad Agosto, probabilmente sarebbe stato creduto pazzo. “Come fa una squadra arrivata a metà classifica l’ anno scorso a essere 3a a 10 giornate dalla fine del campionato?! Poi con quell’ allenatore, Pioli, famoso per le retrocessioni, dove va la Lazio?!”.
E invece é proprio dal lavoro di Pioli che parte questo “miracolo” sportivo che vede l’ armata biancazzurra a un punto dal secondo posto e che stacca le altre inseguitrici, grazie anche ai loro impegni europei.
Ma il miracolo di cui parliamo non riguarda solo i risultati, ma soprattutto il gioco espresso dalla formazione laziale: un gioco che i tifosi non vedevano da tempo o che forse non avevano mai visto, una Lazio cinica e bella da vedere, che domina in qualunque campo e che non ha paura di nessuno. Una Lazio che a 10 giornate dalla fine deve temere solo se stessa, perché nessuna altra squadra in Italia, in questo momento, sembra riuscire a esprimersi come la banda di Pioli. Ed è proprio Pioli, colui che ha insegnato ai suoi ragazzi a mettere i piedi per terra, che deve invogliare gli stessi a mantenerli. In primis a Felipe Anderson, rivelazione vera e propria di questa Lazio, che oltre ad avere un altro passo rispetto agli avversari, risulta decisivo ogni volta che scende in campo.
Ma le vittorie non vanno attribuite solo ai singoli, ma al collettivo, un mix di veterani come Mauri e Klose, giocatori che con il lavoro si sono lasciati dietro le critiche e che ora sono inamovibili ( Biglia, Basta e Marchetti per fare degli esempi) e giovani esplosi nel corso della stagione ( oltre al già citato Felipe Anderson e Cataldi, De Vrij, che di anni ne ha 23 ma si comporta come un difensore esperto, sulla trentina).
Guardando indietro la preoccupazione che la squadra si perda è lecita: i precedenti sono a sfavore della Lazio, che spesso ha buttato annate importanti a fine stagione, perdendo la possibilità di giocare l’ Europa che conta a favore dell’ Udinese. Questi precedenti sono ancora vivi nelle menti dei tifosi, ma la sensazione è che Pioli abbia impresso una mentalità vincente alla squadra, insomma che qualcosa sia cambiato…
E’ bufera sul web tra il popolo giallorosso e la nota azienda televisiva sky. Inun servizio dove l’inviato sky è alle porte di Trigoria,lancia uno sketch paragonando l’allenamento degli attaccanti romanisti a degli zombie di una nota serie televisiva che sta spolondo nel mondo (The walking dead). Nel video quando la mandria dei morti viventi camminano a loro modo per le srade, Caressa li paragona alle punte dei “cugini” laziali affiancando la loro prestazione alla velocità massima.
Intanto è bufera sulla questione sul web dove ogni tifoso romanista è rimasto indignato, me già avuto un contatto telefonico con i vertici di Sky per la “poca professionalità” da parte di un professionista che fa parte del mondo giornalistico. Il direttore di Sky Sport 24 ha dichiarato che ci saranno dei chiarimenti da parte dall’azienda in merito a questa questione ma intanto il diretto interessato temporeggia e non vuole chiedere scusa. «Non bisogna chiedere scusa per una battuta – ha infatti precisato Caressa –, la Roma ha capito che in questa trasmissione si scherza sul calcio dalle 10 alle 12 della domenica mattina. Dirò pubblicamente che non volevo offendere nessuno, questo sì. Abbiamo fatto ironia anche sul Milan, mostrando un filmato con uno che si buttava giù dagli sci, e abbiamo preso in giro Alonso. Lo faremo sicuramente anche con la Juventus, non c’è neanche da chiederlo. Alcune cose possono far ridere, altre meno, ma credo che chi ha visto il video non ha capito il contesto in cui era inserito».
Non si vedeva una Lazio così bella ed efficace da molto tempo, purtroppo. La più che decennale esperienza di Lotito sul trono di Formello infatti è stata caratterizzata da alti e bassi, più bassi che alti. Il punto più elevato della gestione dell’imprenditore romano è sicuramente quel terzo posto raggiunto nella stagione 2006-2007: al timone della squadra il riminese Delio Rossi che, con tre punti di penalizzazione ad inizio campionato, trascina la Lazio fino alle parti nobili della classifica, permettendogli di giocare la massima competizione continentale.
A distanza di parecchi anni, con un allenatore diverso ed una squadra di livello superiore, la storia sembra ripetersi. Pioli ha ricompattato un gruppo che sembrava essere disunito e fragile, dopo le tante polemiche (vedi anche “contestazioni”) ed un piazzamento in classifica non certo soddisfacente.
IN ESTATE:
Già, Stefano Pioli, ad inizio anno le quotazioni ed i consensi per l’ex allenatore del Bologna erano ai minimi storici, nessuno si aspettava un exploit del genere. Va riconosciuto alla società non solo il merito di averlo portato alla Lazio, ma anche quello di avergli fornito fiducia e giocatori importanti per costruire e ripartire. Testa bassa, tanto lavoro, uno spirito di squadra degno di questo nome, ecco la ricetta di un allenatore che è già entrato nei cuori dei tifosi.
Ed è proprio per questo che, nonostante la stagione sia ancora tutta da giocare, chiunque nel mondo Lazio e non solo comincia a tirare le somme per capire, più che altro, come e dove questa squadra può arrivare. L’analisi ovviamente non può che partire dalla sessione estiva di calciomercato, quella dove si costruiscono le squadre.
Come detto, l’ambiante laziale ad inizio stagione era abbracciato da una caustica morsa di sfiducia e pessimismo, sensazione avvalorata dal caso Astori: la difesa era da rifare dopo gli addii di due senatori illustri come Biava e Dias, uno degli eredi era stato individuato nell’allora centrale difensivo del Cagliari. La Lazio sembrava averlo in pungo fino a quando, dopo un tira e molla assai pericoloso, la dirigenza sarda ha deciso di spezzare la trattativa e vendere il giocatore agli acerrimi rivali della Roma. Oltra al danno, anche la beffa. Davide Astori sembrava davvero l’elemento dal quale ripartire, ma alla fine come tutti ben sappiamo, non se n’è fatto nulla.
“Meglio così”, è il pensiero attuale di tutti, addetti ai lavori e non. Già, perché grazie a quel mancato arrivo ne è scaturito un’altro, quello di Stefan de Vrij, attualmente uno dei centrali di difesa più forti del nostro campionato. Il giovane olandese si era messo in mostra nella rassegna mondiale disputando un’ottimo torneo con la sua nazionale, tanto da vincere il premio come miglior difensore del Mondiale; non poco per un ventitreenne. 6,5 milioni ben spesi quindi, ai quali si aggiungono i circa 800 mila investiti per Santiago Gentiletti. Nelle poche apparizioni in questa stagione, l’argentino ha dimostrato subito il suo valore e la sua voglia di non mollare mai, il suo temperamento e quella capacità di leggere le situazioni in anticipo in comune con il collega olandese. Al capitolo “difensori in entrata” risalta anche il nome di Dusan Basta, prelevato in prestito dall’Udinese con un riscatto fissato a 5,5 milioni. Il serbo ha impiegato parecchio tempo per ambientarsi, ad inizio campionato sembrava fuori dal gioco della squadra, ma le qualità sono emersa alla lunga ed ora è il padrone indiscusso della fascia destra che cavalca ogni partita con precisione, tempismo ed ottima corsa. A sinistra invece, in un calda giornata d’agosto, arriva lo svincolato Braafheid. Troppo spesso lontano dai campi, si diceva di lui. Vero, l’ultima stagione passata in Bundes recitava “0” alla voce “presenze”, ma Edson si è mostrato subito pronto con l’Aquila sul petto mettendo in mostra quelle qualità spesso e volentieri mortificate dai tanti infortuni collezionati in carriera.
Dalla difesa al centrocampo, passando per Parolo. Il centrocampista ex Parma vive, inizialmente, la stessa situazione di Basta: poco ritmo, pochi guizzi, sembrava assolutamente fuori contesto nel gioco di mister Pioli. Alla fine però Marco si impone e l’oggetto misterioso si trasforma in uomo-chiave per la mediana laziale. E’ lui il più impiegato in campionato e per ripagare la fiducia datagli dal mister, Parolo si inventa anche bomber; ad ora le reti per il ragazzo nato a Gallarate sono 7.
…E ADESSO?
Adesso la Lazio è lassù, al terzo posto. Poco sotto Napoli e Fiorentina inseguono con il coltello fra i denti, mentre poco sopra, la Roma sembra aver perso quell’andatura schiacciante che l’aveva incoronata come unica anti-Juve ad inizio stagione. Tutto questo grazie al bel gioco confezionato dai ragazzi di Pioli e agli innesti sapienti (va riconosciuto) che la società ha saputo completare. Inoltre, l’esplosione di un giocatore come Lucas Biglia, ormai metronomo imprescindibile per questa squadra e la scoperta del talento cristallino di Felipe Anderson rappresentano la cigliegina sulla torta.
Il ritorno in Europa è l’obiettivo dichiarato, quello della Champions è un sogno che può assumere sempre di più i contorni della realtà. Ma Champions o Europa League che sia, la Lazio dovrà comunque agire sul mercato per far fronte alle tre competizioni. Serve innanzitutto una punta di alto livello. Il futuro di Klose è in bilico, anche se il bomber di Opele sembra tornato ormai ad alti livelli e il buon rendimento di Djordjevic raggiunto nella parte di stagione in cui è stato a disposizione, deve essere affiancato da un’altro nome importante. Per questo la società non deve farsi sfuggire l’occasione per il definitivo (e mai raggiunto da quando il duo Lotito-Tare gestisce la prima squadra di calcio nata a Roma) salto di qualità. Il patema col quale ogni tifoso laziale deve fare i conti è sempre lo stesso; questa società lascerà ancora una volta allenatore e squadra in balia del proprio destino o sarà in grado di prenderne le redini per traghettarla in acque migliori? Se Champions sarà, la Lazio ha l’intenzione di puntellare in modo ponderato si, ma anche sostanzioso quest’organico? In fondo, vincere gli eventuali preliminari di accesso al torneo significa incassare all’incirca 30 milioni che, in una società “normale”, rappresentano un’ottimo tesoretto da investire per non sfigurare. Nessuno chiede a nessuno di vincere domani, quello che tutti si aspettano è che la dirigenza si prenda le proprie responsabilità conscia di avere tra le mani una creatura plasmata e costruita alla grande alla quale mancano solo alcune rifiniture per diventare davvero bella. Hoedt e Morrison sono acquisti importanti e di prospettiva ma il futuro è adesso e sarebbe un vero peccato sciuparlo con i soliti, gravi e imperdonabili errori.
Corrieredellosport.it
Intervista a Lucas nel post gara. La Lazio ha strameritato i 3 punti disputando forse la gara più bella e combattuta dall’inizio campionato. L’argentino è sicuro di se e della squadra. Il centrocampista laziale è stato uno dei principali uomini che hanno portato a casa la partita eseguendo 2 tiri velenosissimi (il primo ha centrato la rete el vantaggio) con giocate degne per il ruolo che ricopre anche in nazionale.
Biglia in zona mista dopo Lazio-Fiorentina…di lazionews
“Sono felice, vogliamo continuare ad essere una squadra di grande qualità, vogliamo continuare a giocare così. Tutta la Lazio ha fatto una partita mostruosa, è quello che vogliamo per arrivare in Europa. Neto? E’ stato bravissimo una volta entra, una no. Sono felice per il risultato, abbiamo capito la partita. Siamo terzi con il Napoli, ma non finisce qui. Dobbiamo continuare a lavorare ed essere ancora più bravi: sicuramente la prossima sarà ancora più difficile. Secondo posto? Il nostro obiettivo è l’Europa. Se arriviamo secondi è meglio per noi. Giocheremo domenica dopo domenica e questo ci porterà più avanti. Siamo trenta giocatori che lottano per la stessa cosa, siamo bravi e lavoriamo per la Lazio. Cataldi? Questa settimana ho letto che Cataldi sarà il centrocampista della Nazionale per 15 anni, penso lo stesso. Ha tanta qualità e la testa a posto, arriverà dove vuole arrivare. Come stai? Bene, ho preso solo una botta a fine partita, speriamo che non sia niente”.
BIGLIA A SKY SPORT
“La Fiorentina viene da due mesi con due partite ogni tre giorni ma noi oggi abbiamo fatto una grande gara, abbiamo fatto quello che il mister ci ha chiesto e l’abbiamo fatto bene”.
Ci spieghi il grandissimo gesto che ha portato al tuo gol
“E’ lavoro, è quello che facciamo ogni settimana. Una volta segni, una volta va in tribuna. Sono contento del gol”.
Sulla corsa al terzo posto
“Noi lavoreremo fino alla fine per arrivare in Europa, se arriviamo secondi è meglio ma il nostro obiettivo è l’Europa”
Ti è piaciuto di più il primo o il secondo tiro?
“Mi è piaciuto di più il secondo gol (quello del palo, ndr), ma è stato bravissimo il portiere”.
BIGLIA A LAZIO STYLE RADIO
Sulla gara
“Sono felice del risultato e della prestazione della squadra, è quello che vuole il mister e vogliamo noi. La lotta è ancora lunga, ma il lavoro alla fine paga. Il risultato non me lo aspettavo, ma la prestazione si. Vogliamo portare la Lazio più in alto possibile”.
Sulla sfida contro il Torino
“Arriviamo con tanta fiducia, ma dovremo essere bravi e concentrati come sempre”.
Spirito,grinta,altruismo,unione e forza, sono questi gli ingredienti che hanno fatto lievitare i 3 punti di ieri sera. Una Lazio irriconoscibile,forse la migliore dell’era Lotito. Tanto criticato all’inizio quanto amato adesso, il mister Pioli ha “creato” un gruppo molto unito dove le colonne portanti della Lazio puntano alla vittoria sia sul campo che dentro lo spogliatoio. Nessun nervosismo alla vista dello spettatore ma solo il sangue ed il sudore per onorare la maglia biancoceleste.
La partita di ieri è stata a dir poco strepitosa dove si è vista una lazio schiacciare con un poker la povera Fiorentina, una squadra che grazie a Salah e Montella crea molto timore alle avversarie sul campo.
Biglia,Candreva,Klose e di nuovo Miro, 4 gol e tante prodezze nei 90 minuti di ieri.
Una partita a senso unico dove la Lazio ha dimostrato di voler centrare l’obiettivo Europa,ambendo alla Champions e non al gruppetto europeo denominato da molti “il contentino delle big”.
Una nota positiva che prosegue nel tempo è quella di Cataldi, lanciato e promosso da Mr Pioli nella prima squadra laziale, sempre pronto all’esigenza e sempre grintoso sul campo facendo ricredere tutti quei tifosi e non i quali pensavano che non fosse all’altezza vista la sua promozione dalla primavera alla “Lazio che conta”.
Alla sostituzione del capitano Laziale, Stefano Mauri porge la fascia a Radu come sempre ma a quel punto capita una cosa mai vista. Il romeno infila la fascia di capitano al giovane Danilo Cataldi.
Un’azione che fa capire che la mentalità e la voglia di vincere è alta, un gesto che fa capire che tutto il gruppo è unito e che rede molto del giovane talento laziale.
Cataldi a fine partita lascia qualche dichiarazione
«È stata una settimana impegnativa contro grandi squadre. Con il Napoli avevo tensione. Con la Fiorentina abbiamo cambiato modulo, io e Biglia ci troviamo bene a lavorare insieme, abbiamo gestito alla grande gli attaccanti viola e non era facile prenderli a turno. Questa squadra ha dimostrato ancora una volta grande spirito di sacrificio».
Cataldi un principino azzurro, sa di avere gli occhi di Conte addosso: «Sarei contento, è il sogno di tutti quello di indossare la maglia della Nazionale. Ma sto con i piedi ben piantati a terra e cerco di prendermi il posto, seguendo i dettami del mister e dei compagni. Per il momento penso all’Under 21».
“Ringrazio Radu, che mi ha dato questa possibilità” fa sapere lo stesso Cataldi. “Inizialmente non la volevo, perchè ci sono tanti campioni prima di me. Sono rimasto sorpreso, Stefan ha insistito. Se non l’avessi presa mi sa che mi menava…”.
Servono i tre punti, niente scuse. Perché? Perché il treno chiamato “Europa” viaggia veloce ed i passeggeri fanno a gara per accaparrarsi i posti migliori. Uno di questi, uno di quelli che spintona e sgomita per passare avanti, è la Fiorentina di Montella. Tre posti per tante concorrenti, il primo sembra già assegnato, il secondo sembra un miraggio ed il terzo è più vicino di quanto sembra. Fare calcoli però non serve, l’unico accostamento di cifre che i tifosi terranno d’occhio sarà quello riportato sul tabellone dello stadio Olimpico lunedì sera, sperando che reciti a favore della Lazio.
La squadra di Pioli è all’esame “viola”: i fiorentini, seppur orfani di Mario Gomez (per il tedesco infortunio alla caviglia), arriveranno nella Capitale galvanizzati dalla fondamentale vittoria di Coppa contro la Juventus. Il mattatore del match in quel di Torino è stato Mohamed Salah, il Messi d’Egitto arrivato in prestito dal Chelsea, che vorrà gonfiare ulteriormente il proprio score (7 gol in 6 partite) e regalare alla sua squadra un’altra gioia.
Anche la Lazio è reduce da un’ottima prestazione, sempre in Coppa, contro il Napoli. Nonostante il punteggio sia per ora in favore dei partenopei vista la regola dei gol fuori casa, il gioco espresso da Klose e compagni è stato all’altezza della situazione e questo fa ben sperare. La squadra c’è, corre e gioca bene, non teme nessuno e per questo il match di lunedì promette spettacolo. Ma lo spettacolo non basta, servono i tre punti, quelli fondamentali per continuare a sognare.
FIORENTINA:
Come già detto, i toscani stanno attraversando un ottimo periodo di forma suggellato dalla vittoria allo Juventus Stadium che è servita non solo a mettere mezzo piede in finale di Coppa Italia, ma anche a ribaltare definitivamente e categoricamente il pigro inizio di campionato. La squadra dell’ex romanista Montella gioca un ottimo calcio fatto di geometrie e corse negli spazi, con interpreti importanti e di qualità. In mezzo al campo lo spagnolo Borja Valero è chiamato a smistare i palloni per i temibili esterni d’attacco, il già citato Salah e l’ex Guangzhou Alessandro Diamanti che agiranno ai lati di Ilicic. Punta atipica per Montella quindi, costretto soprattutto da i tanti infortuni che affliggono il reparto avanzato (vedi Rossi, Bernardeschi, Babacar e lo stesso Gomez) anche se Gilardino potrebbe dare il suo contributo a partita in corsa. In porta si rivede il brasiliano Neto mentre la linea difensiva sarà composta da Richards, Savic, Gonzalo Rodriguez e Pasqual.
LAZIO:
Marchetti è recuperato e scenderà in campo, non ce la farà quasi sicuramente Stefano Mauri. Il capitano che è ancora alle prese con l’infrazione al quinto dito del piede, è in fortissimo dubbio per il match contro i viola e non vuole bruciare le tappe di un rientro previsto per la prossima settimana. Quindi l’ormai collaudato tridente d’attacco sarà composto da Candreva ed Anderson che supporteranno Miro Klose. Anche e soprattutto grazie ai gol dell’eterno Klose la Lazio occupa l’attuale posizione di vertice. Dopo l’infortunio di Djordjevic il tedesco si è sobbarcato tutto il peso dell’attacco ed è tornato a pescare gol con la consueta regolarità. Dopotutto l’aveva detto a più riprese: “Ho bisogno di 2-3 partite di fila per essere al meglio”. Detto fatto, ora il panzer di Opele spera di gonfiare ancora una volta la rete di un’avversaria illustre. Hanno le idee chiare anche Keita e Felipe Anderson, i due sono intervenuti sulle frequenze di Lazio Style Radio: “Contro i viola è importante, dobbiamo vincere per noi, per fare il salto di qualità e per i nostri tifosi” ha detto il talento brasiliano con il collega-amico Keita a fargli l’eco: “Con la Fiorentina sarà difficile, loro sono molto motivati e stanno andando alla grande”. A centrocampo invece il nigeriano Onazi è favorito su Crisitan Ledesma, uno dei due sarà chiamato in causa per sostituire Marco Parolo, fermo per squalifica. A completare il reparto, l’ormai titolare Danilo Cataldi ed il “professore” della mediana biancoceleste, Lucas Biglia. Il pacchetto difensivo, come già detto, riaccoglierà Federico Marchetti tra i pali, davanti a lui quella che ormai sembra essere la linea difensiva titolare (aspettando il rientro di Gentiletti previsto per Marzo): Basta a destra, Mauricio e de Vrij al centro e Radu a sinistra.
“Che Lazio!”, verrebbe da dire. Già, perché ieri la compagine di Pioli non si è fatta mancare nulla: vittoria esterna, 0 a 3 di passivo e gara dominata. Ci si chiedeva se la Lazio avesse imparato dai suoi errori, vedi Cesena, e la risposta è arrivata sul campo. Neutralizzati per buona parte della gara i temibili attaccanti emiliani, i capitolini hanno regolato la squadra di Di Francesco con una prestazione da incorniciare grazie alla perla di Felipe Anderson, al 300° gol tra i professionisti di Miro Klose e all’insostituibile Parolo.
LA GARA:
Con un occhio alla semifinale contro il Napoli, la Lazio scende in campo attuando un mini turn over: dentro Cavanda al posto di Basta, fuori Candreva per un positivissimo Keita e Mauri “falso nueve” per far rifiatare Klose.
Inizialmente la partita si infiamma a sprazzi, il primo tempo è controllato dalla Lazio ma il Sassuolo cerca di ripartire in contropiede con i tre li davanti, Zaza, Sansone e Berardi. La linea difensiva però regge bene, Marchetti fa il suo ed il risultato non si sblocca, complici anche qualche imprecisione sotto porta da parte degli ospiti. La partita però si spacca a favore dei bianco azzurri al 45′, quando il rientrante Felipe Anderson decide di inventarsi un gol magnifico che fa esplodere il gremito settore ospite. Lazio avanti all’intervallo, vietato sbagliare al rientro.
Il match riprende con la Lazio in controllo, mister Pioli deve aver ricordato ai suoi le amnesie contro le “piccole” e non vuole altri cali di tensione. Al 66′ entra Miro Klose, a caccia del 300° gol. Passano pochi minuti nei quali il tedesco, imbeccato sempre da Anderson, sbaglia due palle gol clamorose ma al 70′ arriva la palla che uno come lui non può sbagliare: stacco imperioso (anche se lasciato abbastanza solo dalla difesa emiliana), pallone schiacciato a terra con Consigli che può solo voltarsi e raccogliere il pallone in fondo al sacco. 2 a 0 Lazio, partita congelata, Miro raggiunge un altro record.
Dal gol del tedesco in poi è pura accademia. La Lazio infatti non rischia più nulla, anzi attacca alla caccia del terzo sigillo. Entra Candreva per mettere minuti nelle gambe in vista del Napoli e dopo 3 minuti dal suo ingresso, Klose vede il pallone sbattergli addosso e finire tra i piedi di Marco Parolo che insacca ancora una volta la porta avversaria.
Festa grande al Mapei Stadium, la Lazio infila tre vittorie di fila e si proietta prepotentemente nelle zone nobili della classifica. Ora l’Europa non è più un obiettivo astratto, è concreto e lì, davanti agli occhi, alla portata dei ragazzi di mister Pioli e chissà, magari questa volta sarà l’Europa che conta ad esser conquistata.
FELIPE E MIRO:
Magnifico il primo, eterno il secondo. Grazie a loro la Lazio espugna il Mapei Stadium e porta a casa tre punti fondamentali. Felipe è tornato, dopo lo stop fisico e la squalifica di campionato e lo ha fatto nel migliore dei modi: gol magnifico che spacca la partita e corsa verso i suoi tifosi. E’ vero, Pioli lo richiama perché lo vuole più alto, i primi 30 minuti non sono all’altezza delle gare disputate in passato, ma alla Lazio mancava un giocatore capace di saltare l’uomo con questa facilità, con una corsa dirompente e con un fiuto del gol invidiabile e Felipe si è subito rimesso i panni del mattatore. Chissà quanti tifosi si aspettavano un’esplosione così dirompente ad inizio stagione. Ora il popolo laziale si gode il suo gioiellino e non aspetta altro che esultare ad una sua nuova prodezza.
Miro Klose ne ha sfoggiate tante di esultanze. 300 per l’esattezza, spalmate tra Bundes Liga, Coppe, Nazionale e Serie A. A 36 anni la brillantezza muscolare e la capacità di affrontare tre partite di fila sono, ahinoi, un lusso, ma il fiuto del gol non si perde così facilmente, soprattutto se è innato. Quei due cioccolatini che andavano solo scartati e che invece sono finiti nella pattumiera non te li aspetti da uno come il “kaiser“, che infatti non fallisce alla terza opportunità. Liberatoria e rabbiosa, l’esultanza. Un esempio di umiltà e professionalità, un concentrato di serietà, bravura e intelligenza: grazie Miro, il popolo biancoceleste ti sarà sempre grato.
Non ha dubbi il capitano laziale, la Lazio metterà a segno l’obiettivo di inizio campionato: L’Europa.
Nella partita di ieri la Lazio ha vinto in rimonta contro un Palermo ospite all’Olimpico.
La Lazio parte veloce e pericolosamente ma un errore difensivo da parte di Mauricio ha portato al gol i rosanero con un contropiede fulminante. Minuti di sbando quelli a seguire fino ad “batti e ribatti” che ha portato al gol Mauri grazie ad un cross di Cataldi dalla fascia. Nel secondo tempo una grande prodezza di Candreva che la mette nel set dopo una grande azione degna di un campione ma che con l’esultanza in curva ha rimediato una contusione al ginocchio che lo farà uscire dopo 2 minuti dalla rete segnata.
Stefano Mauri si esalta e dichiara sia a Sky che a Mediaset quali sono gli obiettivi che vanno raggiunti
SKY “Abbiamo sofferto tanto oggi, ma una vittoria sofferta vale ancora di più. Siamo un ottimo gruppo e lo abbiamo dimostrato, mancano poche partite alla fine e non possiamo più sbagliare per raggiungere determinati traguardi. Noi puntiamo all’Europa, perché quest’anno non c’eravamo ma questa società e questa gente meritano di starci. Certo, diamo sempre un’occhiata al terzo posto, ma non è facile. Un passo e una partita alla volta. Il record di segnature stagionali in A? Abbiamo in rosa tanti campioni che mi permettono di andare in porta. La dedica è alle persone che mi sono state vicine, alla mia famiglia e a mia moglie”.
MEDIASET PREMIUM “Sono contento per la squadra, era un periodo che non riuscivamo a mettere in fila due risultati positivi. Vogliamo arrivare in Europa, speriamo che sia quella che conta. Siamo abituati a guardare sempre davanti a noi, vedremo che succederà. L‘importante adesso è non sbagliare gli approcci nelle partite contro le squadre medio-piccole. Ogni errore si paga caro, bisogna rimanere sempre concentrati”.
Ormai sono molti anni che il calcio non ha più quell’enfasi di una volta dove si poteva portare allo stadio il proprio figlio per fargli assaporare la fede per la propria squadra. Ormai il calcio viene rovinato dal potere monetario e da gruppi esaltati che vogliono solo dimostrare la loro ignoranza in un gruppo di vandali deturpando città,monumenti e creando terrore tra le vie cittadine dove passano quotidianamente persone anziane,bambini,madri,padri di famiglia e lavoratori. Scandali su scandali dalla telefonata di Lotito al calcioscommesse, dagli ultras inferociti alla sicurezza che non c’è. Un pallone che costa 15euro al negozio può creare tutto questo odio e questo giro di soldi che rovinano uno sport che crea tra gli spalti un’armonia tra persone rendendole fratelli e sorelle anche se di parentela non hanno nulla? Ebbene si, il calcio è morto da tempo, se una squadra di B o di lega Pro non può essere promossa perchè non porta introiti televisivi possiamo dire che la passione è stata rubata da gente in giacca e cravatta che si è impadronita di un pallone che il più delle volte lo vediamo rotolare nei giardinetti pubblici calciato da dei bambini che hanno il sogno di diventare calciatori di successo.
Ultras si, ma fino ad un certo punto, non difendiamo e ne vogliamo prendere la parte di nessuno. Si leggono in giro commenti contro le forze dell’ordine per come hanno malmenato i tifosi olandesi, ma sfidiamo chiunque a passeggiare con proprio figlio in una strada con 400 persone le quali hanno bevuto o vogliano distruggere ed umiliare la vostra città.
Si innalzano già le prime accuse verso Marino che a sua volta accusa la prefettura italiana per la gestione della sicurezza ma ancora a loro volta accusano l’Olanda per aver segnalato solo 100 persone pericolose invece di 1000, come un gruppo di bambini che urlano mentre la maestra scrive alla lavagna e chiede chi è stato.
La speranza per tutti è quello di rivedere un calcio pulito, senza introiti solo passione e amore e rivalità sportiva sia sul campo che sugli spalti. La violenza è un fattore che va penalizzato pesantemente! Prendete il fatto di Varsavia dove i tifosi laziali sono stati fermati per molto poco.
Qualcosa non va e tutti noi lo sappiamo ma la speranza che torni come una volta rimarrà sempre.
Antonio Candreva torna a parlare di se e della Lazio. Il gol contro l’Udinese gli rialza il morale e ritira fuori le ambizioni con obiettivi importanti in un’intervista a Lazio Style.
“Sono contento, siamo tornati alla vittoria dopo due partite dove non abbiamo fatto benissimo, era importante non perdere il treno per l’Europa. Non sono ancora al 100%, posso dare ancora molto, ma siamo contenti di aver vinto su un campo difficile come quello di Udine. Rimaniamo concentrati perchè sarà difficile“.
C’è chi ti vorrebbe capitano…
“Fino al 2019 esulterò sicuramente con questa maglia, poi spero anche dopo. Per la fascia invece ci sono grandi senatori come Mauri, Radu, Ledesma”.
Domenica c’è il Palermo. “All’andata ricordo un Palermo che aveva raccolto meno di quanto espresso. Noi non eravamo partiti benissimo, poi dopo la rete di Djordjevic abbiamo preso il campo facendo una prestazione positiva“.
Il Palermo ha un rendimento diverso tra casa e fuori. “Questo ci fa pensare. Noi giochiamo in casa quindi è un punto a nostro favore. Sappiamo che sarà difficile, dopo la vittoria con il Napoli hanno voglia, davanti stanno facendo molto bene ma noi siamo pronti“.
Dove devi crescere per ritrovare la forma? “Non sono abituato ad avere questi tipi di infortunio, la condizione fisica la ritroverò con gli allenamenti e giocando sempre“.
Avete subìto 8 sconfitte, dopo un periodo del genere avete avuto sempre grandi reazioni. “È un caso probabilmente, perchè se penso a Genova o l’Udinese in casa abbiamo perso partite che non meritavamo. La partita più brutta è stata Cesena, quella con la Juve è stata particolare. Speriamo di dare continuità già domenica e di fare un filotto di 6 risultati utili consecutivi. Cominciamo ad arrivare alla fine, siamo tutte lì, le squadre che sono vicino a noi sono forti“.
L’obiettivo è l’Europa, ma un occhio al Napoli c’è sempre? “Siamo stati al terzo posto, fossimo stati più concentrati certe partite non le avremmo perse. Abbiamo voglia, entusiasmo, ci vogliamo bene e vogliamo tornare in Europa“.
Contro l’Udinese avete vinto la partita a centrocampo? “Sappiamo che nell’arco della stagiome ci sono partite in cui il gioco viene meno, dobbiamo sopperire con altre qualità. Udine è un campo difficile perchè loro sono bravi a correre, pressare, ma noi abbiamo fornito una prova di carattere“.
Una prova concreta contro l’Udinese. “Le grandi squadre creano 2-3 occasioni e vincono 1-0, sono i 3 punti che contano”.
I cali che avete avuto possono dipendere dal gioco che esprimete? “Non credo. Il mister ci chiede di essere sempre in movimento, di pressare l’uomo. Facciamo un lavoro dispendioso e a volte non abbiamo il fiato e la gamba per fare ogni volta questo tipo di partite“.
Cosa cambia con l’assenza di Anderson ed il rientro di Mauri? “Sono due grandi giocatori ma diversi. Stefano ha meno velocità ma è più bravo negli inserimenti. Felipe invece è più bravo nel saltare l’uomo e creare superiorità“.
Cosa pensi quando vedi Klose pressare gli avversari? “Miro dobbiamo solo elogiarlo, quando lo vedo pressare gli avversari, recuperare palla, aiutarci e dare consigli è solo da ammirare“.
Quanto è importante il rientro di Marchetti? “È uno dei più forti portieri in Italia e siamo contenti di averlo. E’ un valore agiiunto, da dietro ci aiuta molto. Persona fantastica e grandissimo portiere“.
Hai pensato allo scavetto mentre prendevi la rincorsa, vero? “Si, è rischioso perchè se lo sbagli è un casino! Venivo da un rigore sbagliato, ma è andata bene e sono contento“.
Pioli aveva detto: “Dobbiamo fare più di 31 punti”. E’ il momento di accelerare? “Siamo consapevoli che i punti che abbiamo fatto all’andata non basteranno perchè tutte vanno forte, dobbiamo pensare partita dopo partita, ora dedichiamoci al Palermo. Ogni partita giocheremo per i 3 punti“.
L’identità trasmessa da Pioli ti inorgoglisce? “Fanno piacere gli elogi, noi abbiamo imposto il nostro gioco su tutti i campi, in casa e fuori giochiamo sempre per vincere. Noi giocatori offensivi siamo contenti di avere una squadra che gioca bene, ci divertiamo e giochiamo bene“.
Tare ha detto di puntare, nei prosismi 2-3, allo scudetto. Vedi questa crescita in prospettiva? “L’evoluzione c’è stata quest’anno, sia per quanto riguarda la guida tecnica che per quanto riguarda i compagni. Chi è mancato è stato sostituito alla grande, ci sentiamo tutti titolari e questo è importante perchè le grandi squadre hanno venti titolari. Una squadra come la Lazio deve puntare in alto“.
La Lazio è la quinta squadra per quanto riguarda le ammonizioni. Deriva dal modo di giocare? “C’è questa componente, ma ricordo che abbiamo preso tanti cartellini per esserci avvicinati troppo all’arbitro, quelle sono le ammonizioni che potremmo evitare, ma per quanto riguarda il gioco siamo sempre aggressivi“.
Periodo nero per il presidente Lotito o un semplice fattore Karma che gli ricade addosso?
La Lazio femminile non è potuta scende in campo nel girone di campionato per mancanza di fondi per la trasferta. La Cortani, presidente della Lazio femminile, chiede un po’ di dignità al presidente della Lazio dopo la sua mancata promessa.
Una decisione troppo dolorosa e forzata quella di non poter scendere in campo in una partita valida per il campionato, tanto che in un comunicato ufficiale sul loro sito accusano esplicitamente Lotito con un comunicato ufficiale visto che il presidente della Lazio non ha mantenuto le promesse. La Società Sportiva Lazio Calcio Femminile, unanimemente dalla dirigenza, allo staff ed atlete, comunica che non prenderà parte alla partita di Palermo, prevista per domenica 15 febbraio per la quarta giornata del girone di ritorno, in quanto non é nelle condizioni economiche di poter affrontare la trasferta indicata.L’attuale condizione societaria é una diretta conseguenza delle promesse reiterate e non mantenute da parte della dirigenza della S.S. Lazio. Tale decisione é una protesta formale,per conservare la nostra dignità di atlete e persone che mettono nel calcio la loro passione ma che non vogliono essere prese in giro.
L’evidenza è innegabile, il nostro calcio vive un periodo di profonda recessione morale e sportiva. Per quanto riguarda il secondo aspetto, basti pensare che le due milanesi, un tempo schiacciasassi in Italia e in Europa, ora faticano clamorosamente anche con le “piccole”, oppure al fatto che la squadra che da tre anni vince a mani basse lo scudetto probabilmente non rientra tra le otto squadre più forti del continente. Pochi soldi, mercato fatto di scambi e prestiti, i campioni non arrivano più nel Bel Paese. La Serie A ormai ha perso il suo antico fascino anche e soprattutto per il primo aspetto citato prima: la decadenza morale che va a braccetto con quella sportiva.
Il degrado in cui imperversa il nostro calcio infatti non è solo a livello di risultati e spettacolarità, è frutto anche e soprattutto di un vecchiume che non sa come reagire e che non lascia spazio al nuovo, “nuovo” che ormai ha fatto la fortuna negli altri paesi. Stadi di proprietà, progetti tecnici ben studiati, giovani che giocano se sono bravi, concetti lontani anni luce dal calcio italico.
A tutto questi si aggiunge una classe dirigente che predica bene e razzola male, incapace di dare quella svolta che spazzerebbe come una folata di vento la coltre grigia e lugubre di mediocrità che ricopre tutto il sistema.
Tra i tanti scandali nostrani (inutile citarli tutti), in questi giorni è spuntato fuori il caso Lotito-Iodice. Il dirigente dell’ Ischia Calcio ha reso pubblica la registrazione della telefonata incriminata tra lui ed il patron laziale, dalla quale si evince la forte e squallida convinzione che il calcio di Serie A non può basarsi sulle piccole, altrimenti chi se li compra i diritti televisivi? Come già detto, scrivere, parlare, riportare parola per parola quello che Lotito ha detto è inutile, tutti l’hanno sentito, tutti ne hanno preso atto (ma non coscienza). Dai tifosi ai giornalisti, dai dirigenti ai giocatori, perfino la politica si chiede se è ora di intervenire.
Già, è ora di intervenire. Ma chi interverrà? Tavecchio, che da tutti è considerato il burattino di Lotito? I presidenti delle altre squadre di A? La stampa, l’opinione pubblica?
A tutti questi enti, persone, istituzioni, andrebbe chiesta una cosa: dov’erano quando un popolo intero, quello Laziale, criticava aspramente il presidente della propria squadra a gran voce con manifestazioni, prese di posizione e “scioperi” del tifo. Dieci lunghi anni di sofferenza per chi, prigioniero di una fede, indossa ogni domenica la sciarpetta e va allo stadio con amici o parenti per vedere un presidente che si prende beffa del bene più prezioso che possiede, ovvero i tifosi. Minacce, speculazioni, insulti, deliri di onnipotenza: “In curva ci sono solo prostitute e spacciatori” ; “Io ho salvato la Lazio” ; “In cinque anni vinceremo lo scudetto” ; “Non cediamo i nostri giocatori migliori” eccetera, eccetera, eccetera…
L’opinione pubblica dov’era? La stampa dov’era? Ora che il problema è di tutti, si comincia a gridare allo scandalo ma forse è troppo tardi, ormai le mani di Lotito afferrano le sostanziose fette della torta del potere con estrema velocità e sul piatto rimangono solo le briciole.
È ora che chiunque ami questo sport apra gli occhi e si accorga di chi lo gestisce, i tifosi laziali hanno gridato “al lupo, al lupo” per troppo tempo, senza essere ascoltati; ora però il lupo c’è e sta sbranando il gregge, pecora dopo pecora.
Lotito e la sua sete di potere escono allo scoperto. COme riporta Repubblica oggi, il direttore generale dell’Ischia Isolaverde ha chiamato il presidente laziale registrando la chiamata e consegnandola a Repubblica. Dai modi di fare già tutti i laziali sanno che il suo cammino non punta ad avere solo una squadra e gestirla per ambire ai trofei, ma punta ad altri obiettivi come un politico in Italia (quel tipo di politico).
Lotito si presenta come un Dio del calcio italiano dicendo che tutti i club lo chiamano per avere consigli,idee, fondi e risolvere grane. «Ecco qui, sentite, ho registrato tutto. Lotito fa pressioni: l’Ischia deve sostenere il suo programma o non avremo contributi. Io rappresento una piccola società, lui è un uomo potente: ho registrato per cautelarmi».
odice vuole silurare Macalli. Lotito lo invita a ragionare: «Ho un programma, in sei mesi incrementerò i ricavi, porterò uno sponsor al campionato e i soldi dello streaming. Ho parlato con quello che ha portato 1,2 miliardi alla Lega di A e 14 milioni in più di Rcs alla Figc». Il riferimento è all’advisor Infront. «Ti faccio un discorso: secondo te in Lega di A decide Maurizio Beretta? Sai cosa decide? Zero. E allora: il presidente (Macalli, ndr) fra un anno e mezzo va a casa da solo, l’accompagno io, e rappresenta zero. Viene fatta una commissione strategica, tre presidenti, uno del Nord, uno del Centro, uno del Sud, e ogni 20 giorni vedono l’attuazione del programma. Il direttivo viene tolto, Pitrolo (vicepresidente di Lega, ndr), quello, tutti. Chi viene eletto va lì a lavorare. E vi tranquillizzo, io non sono candidato a niente, non m’interessa, voglio salvare la Lega Pro. Se la Lega Pro nel giro di dieci giorni non trova un gruppo di maggioranza che io in questo momento ho su questo progetto che ti ho detto, ti spiego che succede. Il 16 abbiamo l’assemblea, a me non cambia, ho preso 100mila euro, ma 4 milioni l’anno ci metto nella Salernitana. Se non si risolve ‘sto problema, il 16 non arrivano i soldi, perché non ci sono».
Iodice lo interrompe: ci sono 5 milioni per la Lega Pro. Lotito lo corregge e spiega: «Ma quei 5 milioni se li semo già magnati. E i 5 della seconda tranche ci sono. La Figc dava 10 milioni alla Lega Pro, 9 alla B, che sta nelle stesse condizioni: m’ha chiamato Abodi, sta a piagne’ , mi vuole vedere. I 25 milioni che il Coni ha tagliato alla Figc sono stati tolti a Lega di B, Lega Pro, arbitri: hai visto quel testa di c… di Nicchi, sta a fare un casino. Tu mi dici: cacciamo Macalli. Ma quand’è successa questa storia, la Federazione usciva con 3 milioni di perdita di bilancio, allora cacciamo Tavecchio? Macalli si è messo a piangere: non me lo potete fare, sono rovinato. Eravamo in tre in una stanza. Tavecchio gli ha detto: ‘ ma ndo c.. li prendo i soldi che non ci stanno? E allora ho pensato: facciamo un’anticipazione di cassa sui progetti della fondazione, che decido io, ho la maggioranza in Lega. Questa roba, però, se non si trova un accordo in Lega Pro il 16, non si farà mai, chi c… si espone? Se ci esponiamo io e Tavecchio… Oggi se sei senza soldi vai da un amico, no? L’amicizia ha un peso, il rapporto personale ha un peso, no?» Lotito ha stilato un programma per la Lega Pro. «La A deve dare data certa dei pagamenti. Dobbiamo sapere a quanto ammontano i ricavi delle società quando si fanno i budget. Io in tre mesi vi faccio tutto, la Lega diventa un orologio svizzero. La riforma del campionato? La Lega a 36 squadre. Io in Lega di A ho 17-18 voti, perché la Fiorentina una volta si astiene, una volta vota a favore mio: ma li ho sui programmi, sui contenuti. Adesso mi sta chiamando Pozzo, che ho messo in consiglio federale. Qui il sistema salta, l’avete capito? Sta saltando il Parma, già è saltato…».
Nel progetto di Lotito, la A deve ottenere più soldi: e le promozioni di club piccoli sarebbero una rovina proprio sul fronte dei diritti tv. «Ho detto ad Abodi: Andrea, dobbiamo cambiare. Se me porti su il Carpi… una può salì… se mi porti squadre che non valgono un c… noi fra due o tre anni non ci abbiamo più una lira. Perché io quando a vado a vendere i diritti televisivi – che abbiamo portato a 1,2 miliardi grazie alla mia bravura, sono riuscito a mettere d’accordo Sky e Mediaset, in dieci anni mai nessuno – fra tre anni se ci abbiamo Latina, Frosinone.. chi c… li compra i diritti? Non sanno manco che esiste, Frosinone. Il Carpi… E questi non se lo pongono il problema!».
Lazio Genoa sarà ricordata come la partita più “gialla” di questo campionato. Ben 10 i gialli ed un cartellino rosso nei 90 minuti tra i vari falli e proteste. Il cartellino di Gervasoni però non finisce di squalificare entro i 90 minuti ma va ben oltre. La curva nord dovrà restare chiusa il prossimo match casalingo per cori razziali verso il giocatore genovese Niang ed Ednilson nel corso del primo tempo e per cori “ingiuriosi” contro il direttore di gara.
Di seguito, il comunicato integrale relativo al provvedimento diretto nei confronti della Curva Nord biancoceleste:
Il Giudice sportivo,
letta la relazione dei collaboratori della Procura federale relativa alla gara in oggetto nella quale, tra l’altro, si attesta che circa il 50% dei 7.700 sostenitori della squadra laziale, collocati nel settore denominato “Curva Nord”, indirizzavano ripetutamente (al 2°, 13°, 23°, 32°, 35°, 39°, 42° e 45°) ai calciatori nn. 11 e 21 della squadra avversaria grida e cori inequivocabilmente espressivi di “ discriminazione per motivi di razza” ex art. 11, n. 1 CGS;
valutata l’evidente rilevanza disciplinare di tale comportamento ex art. 11, n. 3 CGS per la sua “dimensione” e per la sua “reale percettibilità”, come precisato dai collaboratori della Procura federale, opportunamente posizionati nella zona centrale e in corrispondenza di entrambe le curve dello stadio;
rilevato che per la Società bianco-celeste la precedente violazione di comportamenti discriminatori dei propri sostenitori (C.U. n. 94 del 17 dicembre 2013) non è ostativa alla concessione del beneficio di cui all’art. 16, n. 2bis e 3 CGS per la decorrenza dell’annuale “periodo di prova”
P.Q.M.
delibera di sanzionare la Soc. Lazio con l’obbligo di disputare una gara con il settore denominato “Curva Nord” privo di spettatori, disponendo che l’esecuzione di tale sanzione sia sospesa per un periodo di un anno con l’avvertenza che, se durante tale periodo sarà commessa analoga violazione, la sospensione sarà revocata e la sanzione sarà aggiunta a quella comminata per la nuova violazione.
Ci sarà dunque l’ obbligo di disputare una gara con la Nord priva di spettatori, con esecuzione della sanzione sospesa per un anno. Nel caso di ulteriore episodio analogo, la sanzione entrerebbe automaticamente in vigore (in aggiunta a un nuovo, eventuale provvedimento). La Lazio è stata inoltre multata per 15 mila euro “per avere suoi sostenitori, al 20° del primo tempo, intonato un coro insultante per motivi di origine territoriale; e per aver inoltre, nel corso della gara, intonato cori ingiuriosi nei confronti del Direttore di gara”.
Vi ricordate quando alle scuole superiori, magari in una giornata grigia e piovosa come questa, voi chini sul vostro foglio a scrivere, a correggere, a rileggere il tema di italiano che state svolgendo. Vi mancano poche righe, serve una chiusura ad effetto per impressionare l’insegnante e per dare quel tocco finale che contraddistingue un buon lavoro da un lavoro insufficente, ma non c’è più tempo. La professoressa grida: “consegnare!” e vi strappa il foglio da sotto gli occhi. Voi increduli guardate i vostri compagni; c’è chi ha finito, chi come voi doveva scrivere solo l’ultima frase, chi addirittura si è dimenticato di scrivere il proprio nome. È quello che succede più o meno al calciomercato invernale della Lazio da 10 anni a questa parte. Tare chiama il procuratore, poi il giocatore, l’accordo con la società c’è, ma il fax decide di non funzionare, i telefoni squillano a vuoto e intato “s’è fatta ‘na certa”: ovvero l’ora del Game Over, dalla chiusura delle trattative.
È il 24 gennaio e all’Olimpico la Lazio accoglie il Milan di Pippo Inzaghi. 3 a 1 in rimonta e tre punti fondamentali conquistati in ottica Champions. La gioia però è godibile per metà: in occasione del terzo gol Djordjevic manca l’appuntamento col pallone e si fa male, il malleolo si frattura e l’attacante serbo è costretto ad un lungo stop. Serve una punta, pensano tutti, e si scatena su internet il toto-attaccante: da Denis a Pazzini, da Balotelli a Cassano, passando per Osvaldo. I nomi sono tanti ma poco realizzabili, la pista più concreta è quella che porta all’argentino Bergessio, in forza alla Samp. Ma facciamo un passo indietro. Lotito fa tornare di corsa Bryan Perea da Perugia, il colombiano deve dare una mano in attacco per questo finale di stagione anche se l’arrivo di un collega di reparto sembra quasi scontato. Bryan forse non è ancora in grado di offrire la continuità ed i gol che servono alla Lazio per raggiungere l’obiettivo. L’ideale sarebbe una punta esperta, da prendere in prestito e da gettare subito nella mischia. Bergessio sembre essere l’ideale.
All’ Ata Hotel, il 2 di febbraio, si respira un’ aria elettrica. Il fermento del calciomercato è riversato tutto nelle stanze dell’albergo milanese e gli affari last-minute si chiudono tutti qua. Arriva Tare che schiarisce subito le idee: “non si fanno operazione tanto per farle nell’ultimo giorno“. Non si fanno proprio, potrebbe aggiungere qualcuno. Poi però qualcosa si muove, Bergessio torna di moda e sembra che l’accordo ci sia tra le due società. Si parla di un prestito senza obbligo di riscatto. Tutto pronto, mancano le firme. Poi però la società tenta di inserire Ederson nella trattativa, prestito in blucerchiato anche per lui. Il problema? Il giocatore brasiliano viene a sapere della trattativa solo nel pomeriggio e decide di rifiutare la nuova destinazione. Scelta criticabile, ma non così aspramente, in fin dei conti il passaggio in un altra società, in un altra città, non lo si organizza nel giro di qualche ora. Tutto salta, Lotito potrebbe comunque prendere Bergessio ma non se la sente di sobbarcarsi anche l’ingaggio dell’argentino visto che dovrà occuparsi (ancora, e chissà per quanto) di quello del brasiliano (circa 1.7 milioni a stagione).
La Lazio non si rinforza, la punta che serve come il pane non arriva e la salita che la squadra di Pioli è chiamata ad affrontare aumenta di qualche grado la sua inclinazione. Ma molti non hanno neanche trovato le forze per rimanere stupiti da quanto successo. Non si parla di un colpo a vuoto, non si parla di una sessione di mercato andata male, qui si parla dello stesso film visto e rivisto ogni anno, un film che per i tifosi laziali assume i contorni di un capolavoro Horror che consacra alla mala-regia Lotito e Tare. Già con Reja, quando la Champions sfuggì per pochissimi punti, la società decise di non intervenire sul mercato e lasciare la squadra in balia degli eventi, senza gli indispensabili rincalzi che avrebbero dato l’ampiezza adeguata alla rosa a disposizione di mister Edy ed oggi, 3 febbraio 2015, la metà biancoceleste di Roma si ritrova nei bar, sul tram, in ufficio o a scuola per parlare dell’ennesiama e disastrosa inerzia della società.
CAPITOLO USCITE: Sorride il “Tata” Gonzalez che approda al Toro. Finalmente l’uruguaiano potrà trovare (Ventura permettendo) la continuità che gli è mancata da quando Pioli siede sulla panchina della Lazio. Lui è un mediano di corsa, tanta quantità e sudore per coprire tutto il centrocampo, inevitabilmente la mancanza di minuti mortifica quelle che sono le sue caratteristiche. Non vuole neanche perdere contatto con la propria nazionale, cosa che sarebbe inevitabilmente successa non giocando. Si trasferisce in Piemonte con la formula del prestito. Si era provato anche a piazzare Konko alla Fiorentina che necessita di un terzino destro. I Viola ci hanno pensato, ma poi hanno deciso di rifiutare il giocatore in prestito con obbligo di riscatto. Ledesma invece rimarrà alla Lazio. L’Inter pensava concretamente al giocatore ma poi si è tirata indiestro difronte al milione chiesto da Lotito. Nulla di fatto quindi, Cristian – come affermato dal suo procuratore Vincenzo D’Ippolito – onorerà il contratto e a fine stagione andrà all’estero.
SOLUZIONI INTERNE:
Ora non ci resta che capire come farà Pioli a gestire l’attacco. Klose – a segno nella tragica trasferta di Cesena – non può reggere l’attacco da solo fino a fine stagione. Il sostituto naturale sembra essere Bryan Perea che però desta i soliti dubbi espressi anche la stagione passata. Mauri sicuramente verrà impiegato nella posizone di “falso nuove”. Posizione che a quanto sembra verrà ricoperta anche dallo stesso Ederson quando ce ne sarà bisogno. Invece le “frecce” laterali a disposizione di Pioli sono tante con Candreva, Keita, Anderson, Lulic (quando rientrerà dall’infortunio) e Mauri (quando non agirà da punta centrale). Dopo la brutta trasferta in terra emiliana la Lazio è quindi obbligata a ripartire per non vedere il Napoli allungare definitivamente le mani sul terzo posto che vale la Champions, toccherà al mister non far rimpiangere a tutti l’ennesima mancanza della società.
“Qualunque cosa faccia nella vita deve essere divertente: se non lo è vuol dire che ho fallito”. Paul Gascoigne
Paul Gascoigne nasce nel 1967 a Gateshead, una piccola città nel nord-est dell’ Inghilterra. Giovanissimo, viene notato dai dirigenti del Newcastle, che, estasiati dal suo dribbling e dalla sua tecnica, decidono di portarlo nel proprio settore giovanile. Neanche maggiorenne esordisce con la maglia della prima squadra e si ritaglia presto uno spazio importante nello scacchiere dei “Magpies”. Il rapporto con il club che lo ha lanciato nel calcio dei grandi dura tre anni, alla fine dei quali Gascoigne si trasferisce a Londra, sponda Tottenham. E’ proprio col Tottenham che Gazza, ancora nel vivo della gioventù, raggiunge l’ apice della carriera. In particolare nella stagione 1990-91, coronata dalla vittoria in FA cup per gli “Spurs”, Gazza realizza 19 reti, 6 dei quali determinanti per il successo dei suoi nella coppa nazionale. La stagione però si conclude nel peggiore dei modi: proprio durante la finale di FA cup, Gascoigne si infortuna gravemente al ginocchio sinistro ed è perciò costretto a saltare l’ intera stagione successiva. Nell’ estate del 1992 viene acquistato dalla Lazio, rilevata appena da Cragnotti, il quale si presenta con questo grande acquisto ai tifosi. Per portarlo a Roma la Lazio dovette pagare 15 miliardi di lire: Gascoigne rappresenta il primo inglese a vestire biancoceleste ma soprattutto il primo top player acquistato dalla prima squadra della Capitale. A Gazza basta davvero poco per entrare nel cuore dei tifosi della Lazio, siglando all’ 89° minuto, dopo solo due mesi di permanenza a Roma, il gol del pareggio nel derby capitolino, fissando il punteggio sull’ 1-1. Durante la permanenza a Roma, oltre alle gesta tecniche, dell’ inglese si ricordano volentieri una serie di comportamenti esuberanti fuori dal campo. Ci sono due episodi in particolare che vi vorremmo raccontare: il primo avvenne in un ristorante romano dove si mangiavano aragoste, esposte vive in un enorme vasca, in attesa di essere scelte e mangiate. Gazza si presenta una sera con la moglie e con un pessimo italiano cerca di indicare al cameriere l’ aragosta desiderata. Dopo una serie di incomprensioni tra il giocatore e il cameriere, Gazza si tuffa nella vasca e prende l’ aragosta prescelta. La porta al cameriere e, tutto bagnato, si riaccomoda al tavolo come se niente fosse. L’altro episodio si consuma su un pullmann che portava la squadra a Firenze. Gazza, agli ultimi posti, si alza dal suo sedile e raggiunge Zoff, addormentato. Passato un lungo tunnel Gazza è ancora accanto a Zoff, ma completamente nudo, con il mister che si sveglia in quell’ istante e sussurra: “Gazza, ma che c***o fai?”. Nel 1995 Paul Gascoigne saluta la Lazio e torna in Gran Bretagna, in Scozia, ai Rangers di Glasgow, per la cifra di 11 miliardi di lire. In terra scozzese Gascoigne sarà protagonista dei due titoli nazionali vinti dai Rangers (1996 e 1997), una coppa nazionale (1996) e una coppa di lega (1997).
Nell’ estate del 1998 passa al Middlesbrough e 2 anni più tardi all’ Everton, dove rimane per altre due stagioni prima di essere ceduto al Burnley, militante nella stagione 2002-03 in Championship. Dopo aver disputato solo 6 incontri con il Burnley, prova l’ esperienza cinese al Gansu Tiamna, che si chiude con 4 presenze e 2 gol. Torna nuovamente in Inghilterra, dove per pochi mesi ricoprirà il duplice ruolo di allenatore-giocatore nei bassifondi della corrispondente serie D italiana, al Boston United. La sua carriera nella nazionale inglese comincia dal suo arrivo al Tottenham e si chiude dopo l’ Europeo del 1996, dove l’ Inghilterra fu eliminata in semifinale dalla Germania. Con l’ Inghilterra, nei 9 anni di militanza, Gascoigne apparse 57 volte, mettendo a segno 10 reti.
Nel 2005 comincia la sua brevissima esperienza come allenatore al Kettering Town, che durerà circa 3 mesi.
Dal suo ritiro dall’ attività professionistica si evidenziano in Gazza ripetuti problemi legati all’ alcolismo. Dal 2007 a oggi sono stati innumerevoli gli interventi di familiari e amici per cercare una soluzione definitiva a questo problema. Numerosi sono stati i tentativi di ricovero in cliniche specializzate per la disintossicazione da alcol. Una frase dello stesso Gascoigne spiega in maniera concisa ma emblematica la sua situazione una volta ritiratosi dal calcio giocato: <<Ho sempre vissuto solo per il calcio e quando ho smesso, mi alzavo la mattina e mi chiedevo “e ora cosa diavolo faccio?“>>.
Nel 2012 si fa rivedere in pubblico, in quanto la Lazio riesce a riportarlo a Roma, invitandolo ad assistere alla partita di Europa League Lazio-Tottenham, entrambe sue ex-squadre. Prima del match Gazza decide di compiere un giro di campo per salutare i suoi vecchi tifosi, dopo 17 anni di assenza dalla Capitale.
Proprio il 2012 sembra l’ anno del definitivo cambiamento per Paul Gascoigne, il quale riassume così il suo anno nella lotta contro l’ alcol: “ogni tanto mi manca la pinta di birra e non sarebbe normale se non fosse così. Non so se berrò ancora, ma so che non ho bevuto ieri e che non ho bevuto oggi e, toccando ferro, che non berrò neanche domani”. Aggiungerà anche: “mi ricordo i giorni in cui alle 7 del mattino la sola cosa che avevo in mano era una bottiglia di gin mentre adesso alle 7 ho in mano un peso della palestra ed è molto meglio”.
Nel Febbraio 2013 accusa una crisi cardio-respiratoria e viene portato in una clinica per la riabilitazione da alcol in Arizona. Una volta uscito dalla clinica affermerà: “voglio tornare alla realtà, a differenza di George Best io voglio guarire”, ma nel Luglio dello stesso anno viene trovato a terra, fuori da un albergo londinese, con due bottiglie di gin in tasca. Un anno dopo viene rinvenuto fuori dal suo appartamento con una bottiglia di gin in mano e viene ricoverato. Al momento questo è l’ ultimo, spiacevole episodio che coinvolge Gascoigne, che nello stesso periodo era stato invitato a giocare, a 47 anni, per l’ Abbey, club di 4a divisione.
Confidando in una tua vittoria definitiva contro l’ alcol, ti porgiamo i nostri più sinceri saluti, Gazza!
La terza sezione della corte d’appello di Milano ha condannato Lotito per omessa alienazione di partecipazione. La pena inflitta era di 3 mesi che poi sono stati convertiti in una “multa” pari a 3420 euro.Titoli Lazio, “omessa alienazione di partecipazioni”: condanna per Lotito
„
in relazione a presunte irregolarità nella gestione delle azioni della società biancoceleste nell’estate del 2005. Alla stessa sanzione è stato condannato anche l’imprenditore Roberto Mezzaroma.
Gli altri reati che erano stati contestati ai due imputati, invece, ossia l’aggiotaggio e l’ostacolo alle autorità di vigilanza, sono già stati dichiarati prescritti dalla Cassazione. Secondo le indagini coordinate all’epoca dal pm Laura Pedio, tra il presidente biancoceleste e Mezzaroma ci sarebbe stato un presunto accordo occulto per evitare il lancio dell’Opa sui titoli della società.
Grazie a questo patto, il 30 giugno 2005 Mezzaroma avrebbe “acquistato il 14,6% di azioni della Lazio e lo avrebbe fatto, secondo l’accusa, per conto di Lotito”. In tal modo quest’ultimo, stando alle indagini, non sarebbe figurato come il reale titolare del pacchetto azionario. Lotito, sempre secondo l’accusa, “avrebbe aggirato così l’obbligo di lanciare l’Opa, malgrado in realtà avesse sforato il 30% delle quote in suo possesso”.
Titoli Lazio, “omessa alienazione di partecipazioni”: condanna per Lotito
„Nel marzo 2009, Lotito e Mezzaroma erano stati condannati in primo grado rispettivamente a 2 anni e a un anno e 8 mesi. Le due condanne nel 2012 erano state poi ridotte entrambe di sei mesi e, infine, la Cassazione ha dichiarato prescritti gran parte dei reati ed è rimasta in piedi soltanto l’accusa di “omessa alienazione di partecipazioni”. “
Caccia al vice Djordjevic, caccia al prestito con diritto di riscatto ma sopratutto caccia ad una certezza che non arriva. L’infortunio del neo laziale ha sballato i piani di Lotito (?);quest’ultimo infatti non ha cercato un attaccante che arrivasse entro la fine del calciomercato invernale credendo di essere al completo li davanti con Klose,Djorjevic e compagni. I nomi son tanti ma quello più tirato in ballo sembrerebbe essere quello di Bergessio. Non ci sono ufficialità da parte del suo procuratore ma voci fondate parlano di un Lotito che sta cercando di convincere il presidente blucerchiato a farselo dare in prestito con diritto di riscatto mentre Ferrero vorrebbe cederlo senza prestito o almeno con diritto obbligatorio di riscatto. Il giocatore intanto chiede delle garanzie, verrebbe infatti solamente se ha spazio per giocare e non come seconda scelta. Il DS doriano intanto smentisce un contatto diretto:“Nessuno della Lazio ci ha chiesto di trattare di Bergessio ma non escludo che ci siano stati contatti con l’entourage del ragazzo”.
Grande vittoria, grande partita, tre punti guadagnati in rimonta e terzo posto acciuffato di nuovo in attesa della gara del Napoli. Prima Parolo, poi Klose e poi di nuovo Parolo regolano il Milan di Inzaghi in rimonta. Ma l’urlo di gioia è inevitabilmente strozzato in gola in occasione del terzo gol: Cataldi scorge Candreva completamente solo sull’ out di destra e per l’esterno romano è un gioco da ragazzi servire l’assist perfetto. E’ Filip Djordjevic il destinatario, ma il serbo manca l’appuntamento col pallone ed il piede destro impatta col terreno e la caviglia si torce in modo anomalo, Parolo raccoglie e segna. 3 a 1, partita in ghiaccio, ma ci si accorge subito che dentro l’area rossonera qualcosa non va. A terra Djordjevic si dimena, i compagni chiamano subito l’intervento dello staff medico, non ce la fa a proseguire.
Gli esami del giorno dopo rivelano la vera e pesante entità dell’infortunio: frattura scomposta del malleolo peronale e stagione praticamente finita per l’attaccante ex Nantes. Con sette sigilli Djordjevic è il capocannoniere della Lazio e perno d’attacco imprescindibile per Pioli, inevitabile quindi muoversi sul mercato da qui fino alla fine del mese per sostituire il bomber col numero 9 sulle spalle.
EMERGENZA ATTACCO:
L’unico attaccante di ruolo attualmente nella rosa laziale è Miro Klose. La punta tedesca, miglior marcatore assoluto della storia dei mondiali, quest’anno si è alternato proprio con Djordjevic in una staffetta chiara fin da subito: Filip è il titolare, Miro entra a partita in corso. Ora però con l’infortunio del collega il 36enne tedesco non può accollarsi da solo l’attacco per l’intero girone di ritorno e le piste per un nuovo attaccante sono molte. La società assicura il ritorno dalle parti di Formello di Brayan Perea che ha collezionato poche presenze (ed un solo gol) in quel di Perugia; ma Lotito e Tare sanno benissimo che per agguantare l’obiettivo Champions serve un giocatore pronto, esperto e col fiuto del gol. Le ipotesi sono tante, forse la più suggestiva è quella di un ritorno in Italia per Mario Balotelli: dell’attaccante italiano se ne era già parlato in orbita Lazio prima dell’infortunio di Djordjevic. Raiola, l’agente di Super Mario, ha proposto il suo assistito a Lotito che però difficilmente si farà carico anche solo di una parte del gigantesco ingaggio percepito dal calciatore e per questo, la pista Balotelli sembra al momento la meno percorribile.
Più concreta sembra invece la possibilità di vedere Pazzini all’Olimpico. L’attaccante toscano non gradisce l’utilizzo col contagocce riservatogli da mister Inzaghi e rappresenterebbe l’identikit perfetto in quanto arriverebbe con la formula del prestito fino a fine stagione e rappresenterebbe “l’usato sicuro” da gettare subito nella mischia.
Denis, Bergessio, Okaka ed Amauri sono altri nomi da tener d’occhio insieme alle suggestioni Cassano ed Osvaldo, quest’ultimo in rotta con l’Inter.
SOLUZIONI TATTICHE:
Non è del tutto impossibile però che la società decida di continuare con quello che già si ha: anche nella scorsa stagione, quando Klose, Perea e Postiga furono costretti ad alzare bandiera bianca per i rispettivi acciacchi, l’allora tecnico bianco celeste Edy Reja aveva fatto di necessità virtù schierando un tridente composto da Candreva e Keita laterali, con Mauri ad agire da “falso nueve” con discreti risultati. In questo senso Mamadou Tounkara potrebbe trovare finalmente l’esordio stagionale in alternanza con il capitano.
Le vie del mercato sono tante e mutevoli, specialmente nello scenario economico attuale dove – eccetto le big d’Europa – tutte le squadre si muovono con cautela per stanare l’affare migliore; adesso la società dev’essere brava nel riempire il buco lasciato da Djordjevic per centrare quello che ormai è l’obiettivo dichiarato, l’Europa che conta.
È arrivato, finalmente, il difensore centrale che tutti si aspettavano (e che tutti chiedevano a gran voce): Maurício dos Santos Nascimento, classe ’88 con tanti muscoli e tanta grinta da mettere in campo. La telenovela Hoedt-Lazio si è conclusa con un arrivederci alla prossima stagione quando il centrale olandese vedrà scadere il proprio contratto con l’AZ e potrà quindi accasarsi dalle parti di Formello; ma un difensore da affiancare a De Vrij serviva subito ed è stato individuato dalla società nel 26enne brasiliano. Difensore centrale ruvido ed imponente, calca i campi di mezzo Brasile cambiando otto squadre in patria prima dell’arrivo in Europa, allo Sporting Lisbona. Nella capitale portoghese Maurício colleziona più di 50 presenze tra campionato e coppe, sigla due gol e raggiunge il secondo posto in campionato, quello che vale la Champions. Ora lo sbarco a Roma, nella Seria A, con la voglia di raggiungere lo stesso traguardo agguantato con la maglia dei Leõese con la voglia di imporsi in un campionato di maggior blasone.
Ma il passato di Maurício è non mai stato così ricco di prospettive come lo è il presente: come già detto, otto casacche diverse indossate in terra natia, con tanta gavetta, tribune e panchine. Entra nelle giovanili del Palmeiras nel 1999 dove cresce calcisticamente, nel 2007 viene girato in prestito al Clube de Regatas Brasil militante nella Serie C brasiliana dove colleziona 17 presenze e 4 reti. Il campionato seguente è contraddistinto dal ritorno alla casa base dove colleziona 16 presenze tra campionato e coppa, vincendo il campionato Paulista. Il Palmeiras però, nel 2009, decide di allontanarlo dal club per un diverbio con il compagno Obina; inizia così il suo peregrinare tra vari prestiti: Grêmio, Portuguesa, Vitória e Joinville. Nel 2013 si svincola finalmente dal Palmeiras e firma per lo Sport Club do Recife dove rimane un solo anno. Quindi è tempo per un’altra svolta; per “poche” migliaia di euro approda in Portogallo dove si impone come uno dei migliori difensori in terra lusitana. Ora lo sbarco a Roma sembra l’ultimo capoverso del capitolo “consacrazione” della storia di Maurício che scalpita già in vista della sfida contro il Milan.
Tecnicamente parlando invece, lo strapotere fisico è una delle sue doti migliori. L’impressionante elevazione gli concede gioco facile sulle palle alte mentre la buona gamba permette, se ce ne fosse bisogno, di schierarlo nell’out destro di difesa. Anche l’anticipo rientra nel bagaglio tecnico del brasiliano, insieme ad un’ottima forza d’urto ed una aggressività “controllata” e “pulita”.
Non ci rimane quindi che aspettare, vederlo in coppia con De Vrij e sperare che i due si integrino al meglio per poter puntare, ora che la difesa è completa, all’ Europa che conta.
Il mercato invernale è entrato nel vivo. Pochi ancora i colpi grossi messi a segno, in questo senso si sono mosse soprattutto le milanesi (Podolski e Shaqiri all’Inter e Cerci al Milan). Per il resto oltre a trattative minori, le altri “big” aspettano alla finestra in attesa dell’affare. Anche la Lazio rientra in questo gruppo: dopo il 2 a 2 contro la Roma nel derby e l’archiviazione della pratica Torino, i riflettori si sono nuovamente accesi sul calcio non-giocato, o meglio sul calcio giocato negli uffici, nelle hall degli alberghi e con i telefoni che squillano tutto il giorno.
ENTRATA:
Sembrava tutto fatto per Wesley Hoedt, il forte centrale olandese era atteso a Roma nei giorni scorsi per le ufficialità; sembrava l’epilogo di una trattativa lunga fatta di proposte e controproposte che però, allo stato attuale dei fatti, dovrò protrarsi ancora. Infatti l’AZ, squadra titolare del cartellino, si è imposta di nuovo ed ha fatto saltare di nuovo la trattativa che sembrava, come detto, in dirittura d’arrivo. A parlare della vicenda ancora John van den Brom, tecnico dell’AZ: “Il ragazzo potrebbe andar via in qualsiasi momento e questo mi dispiace terribilmente. Lui è un ragazzo di talento, può diventare un grande calciatore ed io gli auguro tutto il bene per la sua carriera. Abbiamo provato a trattenerlo ma lui ha piani diversi per il suo futuro e questa sua volontà lo ha fatto finire fuori rosa” . L’unico modo per scoprire quando Hoedt riuscirà a vestire i panni della prima squadra della Capitale è aspettare, con la speranza che sia una breve e dolce attesa.
E’ stata una giornata importante anche per quanto riguarda Ravel Morrison, il fantasista del West Ham accostato in questi giorni alla Lazio. John Davies, agente del ragazzo, è arrivato in mattinata a Fiumicino dove è stato accolto dal team manager Manzini e subito accompagnato a Formello per discutere con la dirigenza laziale dell’eventuale approdo del suo assistito. Dopo un colloquio durato più di tre ore, Davies ha lasciato il campo sportivo e le sensazioni che trapelano sono molto positive. In Inghilterra Morrison è considerato un talentino ed i media d’Oltremanica sono convinti che il centrocampista non rinnoverà con gli Hammers per accasarsi a parametro zero dalle parti di Formello.
USCITA:
Si era parlato di un clamoroso passaggio di tre giocatori laziali al Parma: Ederson, Gonzalez e Perea. Se i primi due non sembrano rientrare nel progetto tecnico della società, al giovane colombiano si vuole fornire la possibilità di giocare con più continuità e di accrescere il proprio bagaglio d’esperienza in Emilia. Per ora però non c’è ancora nulla nero su bianco e per l’ufficialità della trattativa bisogna aspettare ancora.
Un’altro che non trova spazio nel centrocampo di Pioli è Cristian Ledesma, titolare e marcatore nell’ottavo di finale disputato ieri contro il Toro di Ventura. A parlare è stato proprio il procuratore di Ledesma, Vincenzo D’Ippolito: Cristian sta giocando poco ma è un professionista serio e dà sempre il massimo quando è chiamato in causa. Futuro? Il rinnovo è in bilico e non si puà ancora stabilire un quadro chiaro della situazione”.
“Essere laziale è qualcosa di speciale, diverso dalla massa. È stato l’istinto a spingermi verso i colori biancocelesti e la passione per l’aquila, un animale affascinante, regale, fiero.”
Paolo Di Canio è uno dei personaggi più discussi e controversi che fanno parte della storia della prima squadra della Capitale.
Nasce il 9 Luglio 1968 a Roma, precisamente nel quartiere del Quarticciolo, un rione dove essere laziali è una scelta coraggiosa, in quanto si avrà la certezza di essere quasi soli, a differenza degli odiati cugini giallorossi.
Viene notato giovanissimo dai dirigenti della Lazio quando militava nelle giovanili della Pro Tevere Roma. Passa quindi l’ adolescenza nel settore giovanile biancoceleste, che a soli 17 anni lo manda a fare esperienza in serie C2, alla Ternana. Dopo un anno torna a casa, con la Lazio che si trova in serie B e riesce, alla fine della stagione 1987-1988, a raggiungere la promozione che la riporta nella massima serie. In questa stagione Di Canio non troverà mai spazio, poichè giudicato ancora troppo acerbo. E’ nella stagione successiva, in serie A, che l’ allenatore Giuseppe Materazzi decide di puntare sul giovane attaccante del vivaio. Lo fa esordire il 9 Ottobre 1988 in occasione di Cesena-Lazio 0-0, e da quel momento Di Canio diventa un punto fermo della squadra. Durante la stagione 1988-1989 sigla un solo gol, ma determinante, poichè sblocca il derby capitolino del 15 Gennaio 1989, esultando con il dito alzato sotto la curva giallorossa, emulando un gesto proprio di una leggenda biancoceleste degli anni ’70: un certo “Giorgio Chinaglia”. Il derby si concluderà 1-0 per i biancocelesti, che proprio grazie alla rete del giovane Di Canio ottengono una vittoria nella stracittadina, dopo 3 anni di assenza dalla massima serie. Alla fine della stagione successiva, il presidente Calleri lo cede alla Juve per 7.5 miliardi di lire, scatenando l’ ira del giocatore stesso. Dopo un anno sotto la guida di Maifredi, il rapporto tra Di Canio e i bianconeri comincia a vacillare, complice l’ arrivo di Trapattoni sulla panchina bianconera, che con Di Canio non ebbe mai un bel rapporto. Dopo due anni di convivenza forzata tra il giocatore e l’ allenatore si apre una ferita insanabile, e perciò Di Canio fa le valigie e approda in prestito alla corte di Lippi, a quei tempi allenatore del Napoli. La stagione a Napoli è piuttosto positiva per l’ attaccante romano, che però non verrà riscattato dai partenopei. Giunge l’ anno dopo a Milano, sponda rossonera. Anche con Capello (allenatore del Milan) il rapporto è instabile e perciò dopo due stagioni in rossonero è costretto a trasferirsi nuovamente, questa volta oltremanica, in Scozia, al Celtic per la precisione. La stagione 1996-1997 è forse la migliore in tutta la sua carriera, in quanto viene nominato a fine stagione il miglior giocatore del campionato scozzese. L’anno successivo passa allo Sheffield Wednesday, dove rimarrà un anno e mezzo, segnando 15 gol, ma venendo squalificato per 11 giornate a causa di una spinta ad un arbitro. Nel Dicembre del 1998 approda al West Ham, dove rimase per ben 4 stagioni e mezzo, lasciando un segno davvero positivo nel cuore dei tifosi degli Hammers, segnando più di 50 gol tra campionato e coppe. Nella sua carriera al West Ham c’è sicuramente un episodio che va ricordato più di ogni altro: è il 18 Dicembre del 2000, al Goodison Park va in scena Everton-West Ham, al 90° minuto, sul risultato di 1-1, il portiere della squadra di casa, Gerrard, si infortuna durante un’ uscita al limite dell’ area, Sinclair (ala del West Ham), mette una palla al centro per Di Canio, che anzi che insaccare in rete prende la palla con le mani e ferma il gioco, consentendo ai medici di soccorrere l’ estremo difensore avversario. Lo stadio esplode in un boato di lodi per Di Canio, che, grazie a questo gesto, conquista il premio Fair Play del medesimo anno e viene inserito nella squadra ideale del West Ham di tutti i tempi. Al termine della stagione 2002-2003 il West Ham retrocede in Championship e Di Canio è lasciato libero di andare: sceglie però di rimanere a Londra, al Charlton Athletic, per un anno, in cui segna 4 reti in 31 presenze. Nell’ estate del 2004 Di Canio segue ciò che gli dice il cuore e rinuncia ad un’abbondante porzione del suo stipendio per tornare a casa, nella Lazio. Della sua nuova esperienza a Roma viene ricordato sicuramente un secondo gol nel derby romano dopo quello del 1989. Anche stavolta sblocca la partita, ma il risultato finale sarà di 3-1 per i biancocelesti. Celebre e ricorrente, in questa parte della sua carriera, il saluto romano mostrato ai suoi tifosi durante alcune partite, che costerà a giocatore e squadra molteplici ammende e un particolare interessamento della FIFA. Anche nella stagione successiva è titolare nella Lazio guidata da Delio Rossi, che si piazza a fine stagione in zona UEFA. Ma il presidente Lotito non desidera in alcun modo proseguire il rapporto con il giocatore, che termina cosi la sua seconda avventura in biancoceleste e si accasa nell’ estate 2006 alla Cisco Roma, militante in serie C2. Dopo due stagioni alla Cisco, complici l’età e i ripetuti infortuni negli ultimi anni di carriera, Di Canio sceglie di appendere gli scarpini al chiodo. Dopo il ritiro viene invitato regolarmente in alcune trasmissioni calcistiche e ricopre spesso la veste di commentatore sportivo in Europa League. Dal 2011 sceglie di allenare lo Swindon Town, squadra inglese militante nella Football League Two, equivalente alla nostra vecchia serie C2. Nel primo anno da allenatore ottiene il primato nella classifica finale e la conseguente promozione nella Football League One. Nella stagione successiva, dopo alcune divergenze con la dirigenza, decide di dimettersi. Nel Marzo del 2013 viene ingaggiato dal Sunderland, che naviga nei bassifondi della classifica in Premier League. Dopo una serie di risultati postivi il Sunderland ottiene un’ insperata salvezza e Di Canio viene confermato anche per la stagione successiva. La stagione 2013-2014 si apre con 5 incontri senza neanche una vittoria e perciò Di Canio viene esonerato dalla dirigenza. Dalla stagione 2014-2015 è opinionista per Fox Sport.
Arriva una doccia gelata dalla clinica Paideia per la Lazio di Stefano Pioli. Felipe Anderson, l’uomo più in forma della rosa biancoceleste, sarà costretto a fermarsi per tre settimane. Lo ha annunciato la stessa società capitolina con un comunicato sul proprio sito ufficiale: “Questa mattina, durante l’allenamento presso il Centro Sportivo di Formello, l’atleta Felipe Anderson ha riportato un trauma distorsivo del ginocchio sinistro con interessamento del legamento collaterale mediale. Gli accertamenti svolti questo pomeriggio presso la clinica Paideia in Roma hanno escluso la presenza di lesioni meniscali associate. L’atleta pertanto osserverà un periodo di riposo e cure mediche stimato attualmente intorno alle 3 settimane salvo complicazioni”.
Accertamenti strumentali in Paideia, non sono controlli qualsiasi. In clinica c’è Felipe Anderson, l’uomo del momento. Il brasiliano è uscito nella ripresa con la Roma per una contusione alla coscia, ha ricevuto un leggero colpo anche nella seduta di questa mattina. Ha comunque proseguito senza problemi per tutto il resto dell’allenamento. Felipe scalpita, non vuole fermarsi, la risonanza magnetica chiarirà la sua situazione fisica. E’ apparso tranquillo, insieme a lui è arrivato il medico sociale biancoceleste Stefano Salvatori.
“La Roma non vince lo scudetto, scommetto la presidenza della Lazio”, giura Lotito a “Un giorno da Pecora” all’indomani del pari nel derby. Poi si spiega meglio: “Dal punto di vista tecnico è impossibile che la squadra giallorossa vinca lo scudetto, la Juve è più forte. Nella stracittadina la Lazio ha perso due punti”. Quindi sull’esultanza di Totti: “Non faccio selfie, io sono un analogico non un tecnologico. Il selfie di Totti è stato un gesto inopportuno che non c’entra nulla con il calcio. Incidenti? Selfie innocuo, ma stimola in una situazione esacerbata. Il selfie di Totti è fuori luogo e comunque il mio capitano non lo avrebbe mai fatto”. (fonte cittaceleste)
Pino Insegno tuona nel programma radiofonico di Guido De Angelis insultando gran parte della tifoseria laziale dandogli dei figli di una buona donna (il senso si capisce): “Sono deluso da quello che ho letto sui social da alcuni laziali che mi chiamano schiavo di Lotito – ha tuonato l’attore romano -. Francamente non ne capisco il motivo. E’ ingiusto dopo tutto quello che ho fatto per la Lazio. La madre dei cretini è sempre incinta. Solo perché ho presentato i 115 della polisportiva, un evento oltretutto di beneficenza per la famiglia Donati. Guardate, invece, dall’altra parte: i romanisti sono sempre coesi, riescono ad aiutarsi a vicenda. I giornali stamattina tutti a parlare del selfie di Totti, ad esultare per un pareggio che in realtà per loro equivale a una sconfitta visto che hanno perso altri 2 punti dalla Juve. Invece noi ci smembriamo tra laziali e poi pretendiamo di essere rispettati dagli altri. C’è stato il giornalista Greco che ha parlato male dei 115 anni. Un laziale che critica i laziali su un sito laziale. E’ pazzesco. Non vuole essere un’offesa verso di lui, ma non è bello farci la guerra tra di noi”.
Lo striscione recitava:
“FIGLI DI ROMA,CAPITANI E BANDIERE QUESTO È IL MIO VANTO CHE NON POTRAI MAI AVERE”
Ma andiamo ad analizzare chi sono questi “Figli di roma e capitani”
MARIO DE MICHELI :Quando questo “terzino di livello medio basso ” (fonte Wikipedia ) ha iniziato a giocare nel 1924 loro ancora non esistevano
GIORGIO CARPI: nato a Verona . Come “Figlio di Roma” ? GIULIANO TACCOLA: nato a Uliveto Terme .
Morto a 25 anni è Passato alla storia come uno dei primi giocatori morto a causa del doping . L’A.S Roma fu denunciata per responsabilità diretta. GIUSEPPEGIANNINI detto Er principe: Frattocchie. FERRARIS IV: Era talmente Romano dentro ,che decise di andare alla Lazio AMEDEO AMADEI: nato a Frascati GIACOMO LOSI: nato a Soncino FULVIO BERNARDINI: Prima che loro nascessero, Bernardini aveva già giocato 8 campionati con la Lazio. RODOLFO VOLK: nato a Fiume
I nostri lupacchiotti devono aver pensato che fosse nato nel Tevere e quindi lo hanno inserito tra i figli di Roma, ma no lui è nato proprio a Fiume nell’attuale Croazia BRUNO CONTI: nato a Nettuno FRANCESCO ROCCA: nato a San Vito AGOSTINO DI BARTOLOMEI:Ma chi, quello abbandonato dopo la finale persa contro il Liverpool? DANIELE DE ROSSI: Ostia
L.C
Primi dieci giorni del nuovo anno e la situazione, per quanto riguarda il mercato bianco celeste, sembra essere in stand-by. Quasi tutte le dirette concorrenti hanno messo a segno colpi più o meno importanti, aggiungendo tasselli importanti per la seconda parte di stagione. Alcuni di questi affari hanno anche riportato una ventata di entusiasmo in piazze – come quella di Milano in entrambe le sponde – molto scontente dell’andamento di questa prima parte di stagione. Podolski, Cerci, Shaqiri, per fare alcuni nomi provenienti dall’estero.
La Lazio invece? Sembra di assistere (anche se è ancora presto) alla consueta sessione di mercato invernale alla Lotito: aspettare, ponderare, cercare di essere il più furbo di tutti, anche se ci sono tasselli che mister Pioli richiede ed aspetta con impazienza.
IN ENTRATA:
In entrata il nome più caldo è quello di Wesley Hoedt, forte difensore centrale dell’AZ. Il ragazzo ha scelto la Lazio, non vuole rimanere in patria ed il suo futuro sarà comunque biancoceleste, adesso o a giugno. La società però vuole portarlo a Formello già in questa finestra di riparazione ma la forbice tra domanda ed offerta è ampia poco più di un milione. La Lazio ha messo sul piatto 700 mila euro, 200 mila in più rispetto a quelli che l’AZ percepirebbe perdendo il giocatore a parametro zero in estate come premio di valorizzazione. La trattativa sta assumendo la fisionomia di una vera e propria partita a scacchi dove ogni mossa potrebbe essere “fatale” per una delle due parti e l’AZ si sta dimostrando ben ancorata sulle proprie volontà: 2 milioni o niente. In realtà l’asse Roma-Alkamaar non si è raffreddato, ma ogni approccio si conclude con un nulla di fatto, anche se nell’ultima amichevole disputata dai bianco rossi Hoedt è sceso in campo solo nel secondo tempo e le parole dell’allenatore olandese John van den Brom sono emblematiche: “Hoedt è in panchina perchè si dice che voglia lasciarci a gennaio. Quindi ogni giorno c’è il rischio che venga ceduto a un altro club. In questo momento – riporta il quotidiano Noordhollands Dagblad – preferisco giocare con qualcun altro…”.
IN USCITA:
Se il mercato in entrata sembra bloccato, quello in uscita potrebbe sbloccarsi da un momento all’altro.El Tata Gonzalez non trova spazio e vuole giocare, il Parma ci pensa seriamente e vorrebbe assicurarsi l’uruguaiano con la formula del prestito per poi riscattarlo a giugno. Anche il Toro si era mosso per il centrocampista di quantità ma l’approdo in Emilia sembra più che mai possibile. Michael Ciani invece, che aveva confessato l’esigenza e la voglia di nuove sfide al sito ufficiale del Bordeaux, non ha raggiunto l’accordo col Tolosa: le due squadre si erano accordate su una base di 700 mila euro per il trasferimento ma il centrale parigino ne chiede 900 mila di ingaggio, cifra che va oltre le possibilità della squadra francese. Su di lui comunque ci sono l’ OM, il Lens, l’ Oyimpiakos e due squadre turche.
Anche il futuro di Novaretti e Pereirinha sembra essere lontano dalla Capitale: per l’argentino l’interessa è forte in Messico ma anche i cileni del Colo-Colo sembrano aver adocchiato il nativo di La Palestina. Per il portoghese invece probabile ritorno in patria: lo Sporting Braga ha fatto qualche sondaggio, così come alcune squadre turche, ma di concreto ancora nulla.
Quindi, il mercato bianco celeste rimane di nuovo appeso ad un filo, sperando che questa volta, a forza di tirare troppo, il filo non si spezzi.
Siamo alla stretta finale per Hoedt delll’AZ, i due club stanno in questo momento chiudendo la trattativa per quasi 2 milioni di euro, in giornata potrebbe esserci già la fumata bianca.
Inoltre probabile anche l’arrivo di Felipe dal Parma in prestito nell’affare Gonzalez, l’olandese e il brasiliano dunque sostituirebbero i partenti Novaretti e Ciani (vicino al Tolosa).
Arrivano brutte notizie dell’infermeria per il tecnico della Lazio Pioli. Come ricorda Il Corriere dello Sport, Senad Lulic sarà costretto a saltare il derby con la Roma dopo l’infortunio al ginocchio rimediato contro la Sampdoria, per lui si teme una distrazione al collaterale interno del ginocchio sinistro. Durante iol match contro i blucerchiati si è fermato anche Cana per un problema alla schiena. Anche per lui il recupero in vista di domenica appare molto difficile
Parola d’ordine: Smaltire il panettone!
La sosta natalizia è solo una piccola pausa per ricaricare le pile e la mentalità biancoceleste che dovrà affrontare un ciclo di partite molto ardua per rincorrere l’europa. La squadra di Pioli inizierà il tour de force contro la Sampdoria di Sinisa. I blucerchiati, squadra rivelazione assieme ai cugini rossoblù, verranno all’Olimpico a cercare la continuità ed i 3 punti contro la prima squadra della capitale. La Lazio si sta muovendo anche nel mercato per ottimizzare la rosa e sostituire i vari infortunati.
Come anticipato, i biancocelesti dopo la 17esima giornata di campionato, entreranno in clima derby, affronteranno quindi una Roma che rincorre il primato da inizio campionato.
Pioli dovrà stare molto attento ai diffidati, Marchetti,Cavanda,Biglia e Radu,3 sono le colonne portanti della rosa biancoceleste che dovranno stare attenti a non prendersi un cartellino contro i Genovesi.
Già l’argentino saltò un derby per un infortunio e quello alle porte è il suo primo derby capitolino della sua vita.
Ma non finisce qui, dopo Samp e Roma, la squadra capitanata da Mauri dovrà affrontare il Torino in coppa Italia, altra squadra rivelazione data anche la sua presenza in Europa e il Milan che cerca la risalita con i suoi nuovi acquisti da “Big team”.
Nel mercato laziale trapelano delle voci di corridoio per quanto riguarda Keita. L’Inter starebbe valutando uno scambio con Hernanes per portare a Milano il baby laziale ma Lotito vorrebbe qualcosa di più. Voci di corridoio che non influiscono psicologicamente la squadra laziale.