Altro che solo amore, è amore solo: neanche 80 abbonamenti venduti in un giorno. Il dato raccolto da Cittaceleste.it è preoccupante, ma prevedibile. E’ partita oggi la campagna 2014/15 e si capisce subito l’andamento: sino al 6 agosto avanti con la prelazione per i vecchi abbonati; dal 7 scatterà la vendita libera sino al 31 agosto. Scontata una proroga a oltranza per riportare i laziali all’Olimpico, sperando in un mercato soddisfacente. Rimane infatti alto il rischio che sia Lotito a rimanere isolato sul suo “seggiolone” allo stadio. La Nord vuole farlo cadere: “Non compreremo tessere sino alla fine del mercato e forse neanche dopo. Al massimo andremo in trasferta”.
“Vorrei permettergli di dire addio alla Nazionale davanti al suo pubblico”. Chi parla è il presidente della Federcalcio tedesca, Wolfgang Niersbach. A chi si riferisce? Al miglior marcatore di sempre nelle fasi finali di un Mondiale: Miroslav Klose. “Non ho ancora parlato con l’allenatore del suo futuro– prosegue Niersbach –,ma nel caso dovesse salutarci, si merita un addio degno di nota. Della squadra attuale è l’unico che probabilmente lascerà la Nazionale”. Centotrentasette presenze e settantuno gol con la truppa teutonica, il record di reti messe a segno in un Mondiale è ancora fresco. Sì, forse è proprio il momento migliore per lasciare.
Dopo 24 anni, la Germania è di nuovo sul tetto del mondo. Dopo tre edizioni è tornata a giocare una finale. L’unico superstite di quella persa nel 2002 contro il Brasile è Miro Klose, convinto che la vittoria di stasera compensa gli insuccesi degli ultimi 12 anni. “E‘ una sensazione eccezionale, questo trionfo è il coronamento di tutto“, ha detto l’attaccante della Lazio. “Siamo arrivati una volta secondi e due volte terzi, ma questo successo è di livello superiore, faccio ancora fatica a comprenderlo. E’ sempre stato un sogno arrivare lassù e devo applaudire le performance della squadra: abbiamo mantenuto la calma perché sapevamo di avere la possibilità di vincere”.
Queste le parole di Miroslav Klose, riportate dal sito ufficiale della FIFA.Il capocannoniere della storia dei Mondiali ha rivelato che, durante la sostituzione, ha detto a Götze che sarebbe potuto essere il match-winner. “Prima che Mario entrasse al mio posto, gli ho detto che avrebbe segnato”.Klose conclude il suo intervento parlando del suo futuro: “Ancora non so se continuerò a giocare con la Nazionale. Avrò un paio di notti per dormirci su, per poi prendere la decisione giusta”.
Quando senti il fischio finale, la concentrazione lascia il posto ai sentimenti. Mentre la maggior parte dei giocatori della Germania ha preso d’assalto Mario Götze, Miro Klose ha vagato da solo sul prato del Maracanà. Una telecamera lo ha inquadrato. Su ben quattro teleschermi all’interno dello stadio ci si è accorti delle lacrime che gli rigavano il volto. L’attaccante tedesco stava piangendo di felicità tra le braccia della moglie Sylwia che lo ha raggiunto sul campo insieme ai due figli: il trio ha abbracciato il suo eroe personale. Al settimo torneo con la Germania (4 Mondiali e 3 Europei), alla fine è riuscito a coronare il proprio sogno. Ha dovuto attendere 137 partite Miro prima di poter alzare al cielo il suo primo trofeo con la maglia della Nazionale. Dopo aver scaricato tutta la tensione, si è presentato in zona mista e ha commentato la vittoria ai microfoni del Die Welt. Gli occhi erano ancora umidi. Nei primi secondi, ancora in lacrime, Klose ha cercato di raccontare le sue emozioni.
Congratulazioni. Cosa ti succede? “Sono completamente sciolto. È una sensazione fantastica, adesso che siamo campioni del Mondo. Dobbiamo sempre tenere a mente che abbiamo vinto un Mondiale, è una cosa incredibile”.
Al fischio finale ti abbiamo visto in lacrime. Che cosa ti è passato per la mente? “È stato un momento da brividi, non ci sono parole. Se – come me – ha giocato e perso una finale del Mondiale, disputarne un’altra è molto complicato. È stata una partita sul filo del rasoio, un match molto equilibrato e competitivo. E poi l’entusiasmo che ho provato e che ho percepito nei miei compagni, raramente l’ho vista nel mondo del calcio. È stata un’esultanza brutale, brutalmente bella”.
Hai capito cosa è successo? “Penso che ci vorrà un po’ per capire davvero quello che abbiamo fatto oggi. Tutti insieme. Sono felice per ogni singolo giocatore in questa grande squadra. Abbiamo un grandissimo spirito di appartenenza e di sacrificio. Questa Nazionale ha tanti giocatori bravi e, soprattutto, giovani che hanno ancora molti, molti anni davanti a loro nel mondo del calcio che conta. Ogni singolo giocatore in questa Coppa del Mondo merita di essere campione. Davvero tutti”.
Cosa è successo durante il cambio con Mario Götze? “Mario è entrato al mio posto poco prima della fine della partita. Nel breve pausa prima dei supplementari, sono andato almeno tre volte da lui e gli ho detto: “Mario, tu farai il gol decisivo, me lo sento dentro” E così è successo. Questo è quanto. Me lo sentivo veramente. Non chiedetemi perché”.
Quarto giorno di lavoro per la Lazio ad Auronzo di Cadore e, come di consueto, è prevista una doppia seduta di allenamento. Dopo il successo di ieri per 10-0 contro la selezione locale, oggi prenderà la parola in conferenza stampa Stefano Pioli. Il neo tecnico biancoceleste parlerà per la prima volta dall’inizio del ritiro in Veneto e racconterà le sensazioni dopo i primi giorni di fatica e il primo test amichevole della stagione. Ecco le sue parole:
Klose e Biglia, orgoglioso di avere due laziali nella finale?
Molto. Miro ha concluso un percorso incredibile in questo trofeo raggiungendo due traguardi importanti come il record di gol e il titolo. A lui vanno i nostri più grandi complimenti e siamo onorati di averlo. Biglia sarà deluso, ma deve essere soddisfatto perché ha dimostrato qualità e di essere importante per l’Argentina.
Si riparte da Miro…
Klose è un campione. Con lui vogliamo ambire a traguardi importanti. Abbiamo bisogno delle sue qualità.
Come sta andando il lavoro?
La prima settimana è andata bene. Il nostro obiettivo è portare la nostra ideologia, far conoscere i nostri metodi e dare continuità alla squadra. Se i giocatori continueranno così sarà un ottimo traguardo e finora è andata così.
Ha trovato un gruppo motivato soprattutto nei “vecchi”? Sì, tutto il gruppo. Non veniamo da una bella stagione, ma vogliamo fare di tutto per voltare pagina. I carichi di lavoro continueranno a salire e i giocatori devono capire che lavorare bene ora può portare benifici più avanti.
Gruppo con pochi centrocampisti qui ad Auronzo. Felipe Anderson arretrato è stata un’emergenza o è un ruolo che potrà ricoprire in prospettiva? Lui ha le caratteristiche per farlo. A me piacciono i giocatori duttili che possono interpretare diversi ruoli. Deve lavorare sull’occupazione dello spazio, collaborare nella fase di possesso palla. Con le sue caratteristiche sarebbe un centrocampista più propenso ad attaccare che a difendere.
Sul mercato resta la priorità di due centrali? La società è stata chiara nel dire che Biava e Dias andranno rimpiazzati. Ora ho questi difensori centrali a disposizione ed è importante lavorare subito per aiutare poi i nuovi ad inserirsi.
Ha già scelto la gerarchia dei portieri? Al momento non ci sono gerarchie, ma sono soddisfatto e tranquillo del reparto portieri.
Soddisfatto della prova di ieri? In questo momento è normale vedere cose positive e negative in campo. Dobbiamo crescere tanto, è lo specchio di come stiamo lavorando. Ieri qualcosa è andato e qualcosa no, ma è normale.
Djordjevic, come lo ha trovato? L’ho trovato bene. Ha ottima fisicità e buona tecnica, lavora molto per la squadra. Cerca sempre di recuperare palla, ha l’atteggiamento giusto e si sta inserendo bene. I test attuali non sono probanti per dare un giudizio definitivo.
Braafheid? Presto per dare un giudizio e sapere se rimarrà alla Lazio.
Meno fondo e più campo negli allenamenti… Noi usiamo più la palla, credo che sia più motivante e utile.
Un giudizio su Cataldi che sembra già pronto e Keita che è discontinuo? Cataldi è un giovane che ha già dimostrato il suo valore in un campionato difficile come la B e credo che possa fare al caso nostro. Keita è bravissimo e ha grande qualità, ma deve giocare di più per la squadra. Con lui si parte da un livello alto.
Con l’arrivo dei due centrali e senza cessione la squadra è pronta per l’Europa? Assolutamente sì.
Biglia con i due precedenti allenatori veniva visto regista, in competizione con Ledesma, o mezz’ala. Quali sono le caratteristiche del suo vertice basso del centrocampo? Le caratteristiche del vertice basso possono essere diverse. Ci sono giocatori più propensi alla fase difensiva e altri alla Pirlo, bravi nel costruire. Io credo che sia Bigia che Ledesma possano ricoprire quel ruolo e hanno buone caratteristiche in entrambe le fasi di gioco. Di Biglia mi piace la qualità delle sue giocate, la fisicità, la sua dinamicità, anche se ancora non l’ho avuto a disposizione. Anche Ledesma ha ottime caratteristiche. Nella mia testa non c’è gioca uno o gioca l’altro, ma c’è quello di trovare gli equilibri migliori per far sì che il centrocampo possa dare sostanza, geometria, dinamismo e inserimenti. Di questo abbiamo bisogno, cercherò di schierare i tre centrocampisti, quando giocheremo a tre, che mi possano dare queste caratteristiche.
La giocata del singolo. Dal nulla. Il momento che cambia il corso della storia. Mario Gotze è l’uomo nuovo della Germania, da oggi quattro volte campione del Mondo. Un momento di distrazione, uno solo, da parte della retroguardia albicelestecondanna un Paese intero, che fino all’ultimo aveva cavalcato il grande sogno che si stava materializzando nel vicino quanto ‘odiato’ Brasile. Vince la Germania – 1-0 –, al ritmo di samba alza la Coppa il capitano Lahm, al cielo di Rio de Janeiro nel giorno in cui probabilmente avrebbe meno meritato. Gli errori di chi, di consuetudine, perdona di rado gli estremi difensori avversari pesano quanto un macigno, se non di più. Higuain, Messi e Palacio per ultimo. La Storia la scrive il giovane e minuto Gotze, provvidenziale sostituto dell’eterno Klose, re dei gol. Primo tempo vivace, non scontato. Da ambo le parti è tangibile la voglia di vincere, di mettersi in mostra dall’alto della vetrina più luminosa che c’è. La Germania cerca la via della rete tramite una fitta rete di passaggi nella trequarti avversaria. L’Albiceleste, sorniona, cerca di approfittare delle ripartenze: 7 giocatori fissi al di sotto delle linea della palla, le sgroppate sono affidate alla corsa dei vari Lavezzi ed Enzo Perez. Gli errori in fase di impostazione e di uscita dalla difesa sono tutt’altro che rari, l’errore sotto porta di Higuain al 21’ ne è testimonianza solare. L’attaccante del Napoli, ‘liberato’ da uno sciagurato retropassaggio di testa di Kroos, sente la pressione addosso e a tu per tu con Neuer ciabatta la conclusione ampiamente a lato. Dalla parte opposta, lo squillo maggiormente degno di nota arriva nei minuti di recupero: è Howedes a svettare da calcio d’angolo, ma la sua capocciata indirizza la sfera dritta contro il palo alla sinistra di Romero. Il secondo tempo comincia con la sostituzione di Lavezzi per Aguero – che pareggia quella effettuata al 32’ da Jogi Loew, che lancia Schurrle al posto del claudicante Kramer – e con l’occasione capitata ma non capitalizzata da Leo Messi, che infila un disattento Boateng alle spalle ma incrocia troppo il tiro, che termina di una metrata al lato. Il cambio di modulo dell’undici teutonico lascia maggiori spazi di ripartenza alla formazione di Sabella, ma il mese di fatiche alle spalle si fa sentire, giunti nell’ultima mezz’ora dell’ultimo atto. Il palleggio tedesco cala alla distanza, Messi si accende a sprazzi. Due minuti di genio quasi gli bastano pergriffare il match, ma le sue giocate s’infrangono contro la linea difensiva egregiamente legata da Hummels. Il secondo tempo è godibile, ma meno ricco di contenuti rispetto alla prima frazione. Ritorna nell’anonimato la Pulce, il cittì Sabella sgancia Palacio e Gago per Higuain e Perez. Dalla parte opposta della barricata è Klose a far spazio a Gotze. L’ex secondo di Klinsmann nel 2006 si affida al dinamismo del suo fronte offensivo. La paura di prendere gol agli sgoccioli invita le due compagini alla prudenza. È 0-0 al 90’. La ripresa delle ostilità è fiammeggiante: sfiora il gol la Nationalmannschaft con una violenta sassata di Schurrle, Romero si oppone come può. La Germania ha più verve, si erge a padrona del gioco. L’undici in casacca blu serrano le fila ed anche le ripartenze sono prive di costrutto. Poi un lampo; Rojo fa partire un traversone dalla sinistra, Palacio si libera dal vincolo di Hummels ma è poco preciso nell’aggancio ed il pallonetto tentato ai danni di Neuer è strozzato, timido, poco convinto. Poteva essere l’uomo del Mondiale, il nerazzurro con la treccina, che decide di lasciare l’incombenza e l’onore a Gotze. Minuto 113, Schurrle ancora ne ha ed invade l’out sinistro del fronte offensivo tedesco, l’invito al centro cade sui piedi del biondino del Bayern che addomestica il pallone senza fargli toccare terra. La conclusione è decisa, affilata, per Romero e per la coppia Demichelis-Garay non c’è scampo. Sembrava Messi, era SuperMario Gotze.
E ora guarda Miro, non sei a Yokohama. Sei su un palcoscenico chiamato Rio de Janeiro. Non ti trovi al Nissan Stadium, questo è il carnevale del Maracana. Quattromilatrecentonovantasei giorni. Nella vita di un calciatore, possono passare 4396 giorni tra la prima occasione, mancata, di vincere un Mondiale e l’apoteosi, la seconda chance che stavolta non scappa. Era il 30 giugno 2002, Ronaldo il Fenomeno segna due gol alla Germania, la coppa è del Brasile. Kahn; Limke, Ramelow, Metzelder; Frings, Hamann, Jeremies, Schneider, Bode; Neuville. Allenatore: Rudi Völler. Questa la formazione tedesca vicecampione, completata da Miroslav Klose. Ancora lui, l’unico, dodici anni dopo. Stavolta ha qualche ruga in più, ma una medaglia d’oro al collo. Còccolati quella coppa, Miro. Dodici anni per farla tua, novello Ulisse alla ricerca di quella Penelope dorata che sorregge il globo. Guardatelo, quanto è bello un laziale sul tetto del mondo. Neuer, Lahm, Khedira, Schweinsteiger: tra tutti quei volti festanti, c’è quello familiare di Klose. Tante volte, laziali, l’avete visto esultare con il biancoceleste addosso, fare il segno dell’ok mentre ha appena marchiato a fuoco un altro portiere. Stavolta non ha segnato, nessuna esultanza o capriola. E’ bastato dare il cinque a Mario Götze, al momento del cambio. Per Miro l’ovazione del Maracana, per il talento del Bayern una sorta di benedizione: è entrato nella ripresa, ha pazientato fino al secondo tempo supplementare, quindi ha deciso il match con un gol fantastico. Al fischio finale, Klose è andato a cercarlo, l’ha abbracciato, gli ha ripetuto che era tutto merito suo. Poi via alla festa. “Sono pronto a far uscire fuori l’animale che è in me!”, aveva avvisato alla vigilia della finalissima con l’Argentina. Eccola, la bestia che vive dentro di lui, un rapace che si avventa sulle prede più ambite. Facciamo che sia un’aquila? Sì, vogliamo che sia quello l’animale che alberga in Miro. Coppa del Mondo e record di gol nei Mondiali, “veni, vidi, vici” in terra brasiliana: Kaiser deriva da Cesare, non è un caso. Sedici reti e 24
Nel 2002 ha accarezzato il sogno di stare sul tetto del mondo, quell’anno prevalse il Brasile contro la Germania (2-0 a Yokohama). Sono passati dodici anni ed ora l’obiettivo è di nuovo vicinissimo. Miroslav Klose sente che questo è l’anno giusto per vincere, sente che la sua Germania è pronta a laurearsi campione, c’è la voglia di portare la quarta Coppa del Mondo in terra natia. In un’intervista all’Indians Time Klose parla di quanto accaduto in Corea e Giappone e di come i tedeschi ora siano pronti per trionfare.“Il 2002 è stato diverso. Eravamo una squadra giovane, nessuno si aspettava di raggiungere la finale. Ma alla fine ce l’abbiamo fatta. Si sta davvero male quando si perde una finale, questa è la nostra occasione per vincere. Per noi, lo spirito di squadra non è una frase fatta. Non c’è nessuna animosità fra di noi. I miei compagni di squadra sono tutti molto professionali e maturi, anche se alcuni di loro hanno solo 25 o 26 anni, alcuni anche più giovani. Siamo una squadra affiatata. Vinciamo e perdiamo insieme”.
Il panzer di Opole si è soffermato sulla partita contro il Brasile e sulla sfida di oggi: “Ho apprezzato molto la partita contro il Brasile. Purtroppo era solo una semifinale, nella prossima partita contro l’Argentina dobbiamo giocare al meglio dello nostre possibilità. Sarà una gara emozionante, che sarà segnata da tattiche e un po’ di inganno. Non credo che ci sarà una ripetizione di quello che è successo contro il Brasile”.
Proprio contro la Seleção, Klose ha superato il record di Ronaldo come miglior marcatore dei Mondiali: “E’ una cosa estremamente emozionante per me. Ma le persone che mi conoscono sanno già che sono concentrato al 100% sull’Argentina. Sì, ho superato Ronaldo come miglior marcatore in Coppa del Mondo, ma è una cosa da prendere con le pinze. Se perdiamo la finale, la mia gioia sarà smorzata notevolmente. Se dovessimo vincere il trofeo, ci sarà una bestia pronta a far festa in me!”.
“Siamo felici e orgogliosi di quello che stiamo facendo, vogliamo raggiungere sia la gloria che il sogno. Siamo a 90 minuti dall’immortalità calcistica”, ha detto in un’intervista rilasciata all’agenzia di stampa Telam. Da ieri la squadra di Sabella si è stabilita a Rio de Janeiro. Biglia, 28 anni, ha giocato in 26 partite con la Nazionale maggiore, ha promesso di “dare più del cento per cento” per affrontare i tedeschi, motivati da “il fatto di giocare la finale del Mondiale”.
Inoltre la Selecciòn potrà contare anche su una “cornice spettacolare” grazie all’arrivo di 100.000 argentini. “Sono sicuro che l’inno nazionale mi darà la pelle d’oca. Sappiamo tutti l’attesa che c’è per questa partita, abbiamo tutti i social network e lo percepiamo. Siamo pronti a tutto per ottenere il titolo e dare gioia agli argentini”ha promesso.
Biglia ha ammesso che nello spogliatoio c’è una combinazione di “gioia, ansia e pressione: la gioia perché non capita tutte le settimane di giocare una finale di Coppa del Mondo, la pressione perché siamo all’appuntamento con la storia e l’ansia perché vogliamo rendere il gioco più a lungo”, ha spiegato.I favori del pronostico sono dalla parte dei tedeschi, ma Biglia non dà importanza a queste voci. “Non credo che la Germania farà l’errore di sottovalutarci, nonostante venga dall’impresa contro il Brasile, anzi. Tutto questo aumenta la pressione su di loro. Al Maracanà scopriremo la verità. Loro possono dire un sacco di cose, ma la partita dipenderà solo da come giocheremo”.
Per quanto riguarda la sfida in sé, Biglia immagina uno scontro “simile alla semifinale contro l’Olanda. Gli spazi saranno chiusi, sarà la giocata del singolo a fare la differenza”. “In una competizione come il Mondiale devi essere cinico – continua il calciatore dell’albiceleste –Noi lo siamo stati per tutta la durata della Coppa del Mondo e non lo saremo meno nell’ultima partita. Non vedremo tanti gol, Argentina e Germania se la giocano alla pari. E’ una partita fondamentale perché in caso di sconfitta passi alla storia come la squadra che ha perso”.
In chiusura, il centrocampista laziale analizza il gioco degli avversari:“La Germania ha persone molto forti davanti alla difesa. Gestisce la palla molto bene e sa dominare il gioco. La chiave è di non lasciarli avvicinare troppo alla nostra area di rigore e cercare di fare il massimo in attacco”.
Si prospetta un’estate impegnativa per la compagine capitolina. Numerose, infatti, saranno le amichevoli che vedranno i biancocelesti impegnati per tutta la preparazione precampionato. Alle sfide già note, se ne aggiunge un’altra: il 14 agosto, allo Stadio Francioni di Latina, i padroni di casa ospiteranno la Lazio. L’annuncio è arrivato sulle frequenze di Lazio Style Radio
Li ha annunciati in serie, una conferenza per tutti. Keita e Tounkara fino al 2018; Strakosha, Filippini, Lombardi fino al 2019; Minala e Cataldi in arrivo: cascata di rinnovi in quel di Formello, la Lazio blinda i suoi giovani. Gonfia il petto Igli Tare: il futuro di questi gioielli si colora ancor più di biancoceleste, un motivo di fierezza per il direttore sportivo.L’intervento di fronte alla stampa è utile anche per fare chiarezza su due situazioni, emerse alla ribalta nell’ultima settimana: l’esclusione di Joseph Minala e Mamadou Tounkara dal ritiro di Auronzo. “La loro mancata convocazione non coincide con tutte le problematiche create dalla stampa – spiega Tare -. Non riguarda le situazioni contrattuali, ma comportamentali“.
Che coglie l’occasione per impartire consigli paterni ai due ragazzi: “Devono capire cos’è l’umiltà, la disciplina e il gruppo anche fuori dal campo. Le loro qualità sono fuori discussione. L’esclusione non è totale, ma parziale e legata a un periodo. Poi piano piano verranno reintegrati dall’allenatore“. Caso rientrato ancora prima nel nascere, allora, il percorso di crescita dei due Primavera passa anche da punizioni esemplari. L’importante è che Minala sia in procinto di rinnovare e che Tounkara l’abbia già fatto. “Ma in realtà non è stato firmato alcun contratto!“, tuona ai microfoni de Lalaziosiamonoi.it Hamidou Tounkara, il padre di Mama.
Scusi, l’annuncio di Tare allora? “Io però non sono stato contattato da nessuno – ribatte Hamidou -. Oltre ad essere il padre, di mio figlio sono anche il rappresentante legale e nessuno mi ha contattato“.
La possibilità che il figlio abbia apposto la sua firma in autonomia non la prende minimamente in considerazione, anzi: “Ripeto, nessuno, quindi neanche mio figlio, ha firmato alcun contratto. Le parole che ho sentito non corrispondono a realtà“.
Il discorso chiuso stamattina da Tare, allora, viene riaperto prepotentemente dal padre di Tounkara. E adesso? Qual è la vostra posizione nei confronti della questione rinnovo? “Non voglio assolutamente parlar male della Lazio – ci tiene a sottolineare Hamidou -. Noi siamo aperti a ogni dialogo e confronto con loro. Aspettiamo una loro chiamata, non chiudiamo la porta a nessuno“. Non è vero che abbiamo firmato il rinnovo, ma siamo disponibili a farlo: questo il messaggio di Hamidou Tounkara. Che infittisce ancor più di mistero una questione, quella del rinnovo, che per la Lazio è ufficialmente e felicemente risolta. Non per il padre di Mama, evidentemente.
La redazione di cittaceleste.it, qualche giorno fa aveva contattato le strutture alberghiere di Auronzo di Cadore per testare la presenza della gente laziale nella ridente cittadina veneta, riscontrando un calo nelle richieste di prenotazione. Oggi siamo andati di persona a verificare la situazione a porche dall’arrivo della Lazio previsto per questa sera alle ore 20.30. Di seguito trovate tutte le interviste che abbiamo realizzato con gli albergatori di 14 strutture, alcune delle quali molto vicine al campo di allenamento della S.S. Lazio. La domanda è stata esplicita e mirata sulle prenotazioni provenienti dai tifosi biancocelesti (tanti Hotel sono pieni anche di turisti giunti ad Auronzo semplicemente per una vacanza e per nulla collegati alla SS Lazio. ndr)
HOTEL ERIKA:“Abbiamo avuto un calo nelle richieste. Anche persone fedelissime che venivano ogni anno a seguire la Lazio in ritiro hanno rinunciato. Abbiamo qualche famiglia che alloggerà da noi perchè ii propri figli sono impegnati nel Summer Camp della società capitolina”.
HOTEL EXCELSIOR : “Per quanto ci riguarda, siamo molto soddisfatti, i clienti fedelissimi sono tornati tutti. Anzi speriamo che la Lazio possa tornare qui anche i prossimi anni”.
ALBERGO GALLO: “Molte meno richieste rispetto all’anno passato, anche meno telefonate. Ma i nostri clienti fedeli della Lazio vengono sempre anche quest’anno”.
HOTEL MIRAMONTI: “Siamo abbastanza soddisfatti, ma le prenotazioni sono calate. I fissi hanno prenotato e ritorneranno, ma non tutti”.
HOTEL DIANA: “Calo quantificabile intorno al 50% rispetto all’anno passato. Anche noi abbiamo la nostra clientela fissa che prenotava da anni per seguire la Lazio, ma qualcuno di questi quest’anno non ha prenotato”
HOTEL ERINA: “Abbiamo sempre lavorato bene con la Lazio. Ora invece c’è anche qualche disponibilità. Clienti fissi che venivano da 7 anni non hanno prenotato”
HOTEL VIENNA: “Quest’anno un disastro. Attualmente ho 4 presenze. La clientela fissa che ha il difesso di non prenotare sarà purtroppo accolta senza problemi. Nuove prenotazioni infatti non ne abbiamo. Un disastro”.
HOTEL LARESE:“Ci sono meno prenotazioni rispetto all’anno scorso che era andato tutto alla grande. In linea di massima quindi l’affluenza è inferiore ma penso sia figlio anche di un processo fisiologico che ha visto aumentare le prenotazioni fino al picco massimo del 2013. Con l’avvicinarsi dell’arrivo della Lazio qualche anima che si surriscalda comunque c’è stata. Non è detto che qualcosa non si smuova fra un po’. Siamo pieni il 18-19 e 20. La clientela fissa ha confermato. Un leggero calo per me quindi, anche se qualche altro albergatore ho sentito che non era soddisfatto. Io tutto sommato ritengo di esserlo”.
HOTEL PANORAMIC: “Abbiamo clienti storici che hanno confermato. C’è stata qualche richiesta in meno ma per noi finisce qui”.
HOTEL CENTRALE: “Tanti clienti fissi purtroppo non tornano. Le prenotazioni sono diminuite, ci sono state meno richieste e meno telefonate. Abbiamo grande movimento solo per l’ultimo week end, poi fino al 25 comunque qualcosina in più”.
HOTEL AJARNOLA: “Clientela fissa ormai da anni ha confermato. Personalmente non abbiamo risentito nelle prenotazioni ma ho sentito che altri albergatori si”.
HOTEL JUVENTUS: “Noi abbiamo i soliti clienti da anni. Ho avuto anche qualche richiesta alla quale ho dovuto dire di no, ma perchè tanti alberghi sono pieni anche di gente che viene qui in vacanza a prescindere dalla Lazio. Sicuramente le richieste sono state minori, il calo lo abbiamo visto ma non è una catastrofe”.
HOTEL IRIS:“Sono contento, lavoro con la clientela fissa e quella che avevo tornerà”.
Terzo giorno di conferenze di fila, dopo Djordjevic e Basta, questa volta tocca a Igli Tare: i rinnovi contrattuali dei giovani in rosa, l’argomento caldo di oggi. Alle ore 14 il diesse biancoceleste si presenterà presso la sala stampa di Formello: segui la diretta scritta delle sue parole su Lalaziosiamonoi.it.
Parla Tare: “Volevo fare un po’ di chiarezza riguardo agli sviluppi dei giovani dell’ultimo periodo. Per prima cosa è stato prolungato il contratto di Keita fino al 2018, un anno in più quindi di quello già previsto. Lo stesso per Tounkara, anche lui fino al 2018. Invece Filippini, Lombardi e Strakosha fino al 2019. Per di più sono in arrivo i rinnovi di Minala, con lui abbiamo in linea di massima un accordo per 4 anni, e di Cataldi. La mancata convocazione per il ritiro di Auronzo non coincide con tutte le problematiche create dalla stampa. Non riguardano le situazioni contrattuali, ma comportamentali. Abbiamo iniziato un percorso importante, pensiamo di essere in Italia all’avanguardia per il settore giovanile. Ho sentito l’analisi del calcio italiano dopo l’eliminazione al Mondiale e quali dovrebbero essere le strade per allevare giovani campioni. Noi abbiamo iniziato cinque anni fa un percorso del genere, l’Academy è la ciliegina sulla torta. Il lavoro svolto negli ultimi anni in tutto il settore giovanile, ha permesso la crescita di giovani che hanno avuto un impatto importante anche in prima squadra. Vogliamo continuare così anche per il futuro. Sono fiero di quanto successo al Mondiale, la Lazio aveva sette giocatori impegnati in Brasile, Miro è entrato nella storia del calcio. E’ un patrimonio mondiale e deve essere motivo d’orgoglio. Mi complimento anche con Biglia, in finale sarà un piccolo derby laziale”.
L’inserimento di tanti giovani stranieri nei settori giovanili, non preclude la crescita dei giovani italiani? “La stessa cosa succedeva negli anni ’90 in Germania, quindi non sono dello stesso parere. Un conto è portare stranieri di quantità, un conto di qualità. Alla lunga un calciatore esce sempre fuori, ai tempi di oggi ci sono i calciatori comunitati, quindi in teoria possono giocare anche undici tedeschi e valere come un italiano. Bisogna lavorare tantissimo sulle infrastrutture, tramite le academy per esempio, e investire soldi sulla formazione degli allenatori”.
Cataldi? “Fa parte dei nostri discorsi per il futuro, siamo intenzionati a mantenerlo in rosa: ha rinnovato per quattro anni. Avranno tutti delle possibilità. Ha confermato le sue qualità in B ed è nostro dovere puntare su giovani come Cataldi”.
Tounkara e Minala dopo Auronzo lavoreranno in prima squadra? “Ci sono tanti concetti nella fase di crescità di un giovane calciatore. Devono capire cos’è l’umiltà, la disciplina e il gruppo anche fuori dal campo. Le loro qualità sono fuori discussione. L’esclusione non è totale, ma parziale e legata a un periodo. Poi verranno piano piano verranno reintegrati dall’allenatore”.
Quando partirà l’Academy? “E’ una questione burocratica, mancano gli ultimi permessi. Dovrebbe iniziare verso fino agosto e credo che nel giro di massimo due anni sarà tutto pronto”.
E’ prevista una festa per Klose? “Al suo rientro sicuramente. Anche quando giocheremo la prima partita in casa, faremo una cerimonia per premiare la sua carriera e il suo contributo”.
Fronte Astori, potrebbero rientrare alcuni giovani nella trattativa? “No, queste contropartite sono state inventate dalla stampa. Come anche Konko al Sassuolo o Pereirinha per Paletta. Non so da dove nascono, ma posso confermare che non è mai stata fatta una proposta del genere. Stiamo cercando di risolvere la trattativa col Cagliari, il calciatore penso che abbia la volontà di venire alla Lazio. Ma l’esperienza insegna: finché non c’è nero su bianco, non bisogna fare certi tipi di discorsi”.
Candreva? “Ha parlato anche il presidente su questo argomento, noi siamo sempre stati sensibili sul valore dei giocatori della rosa. Sarà anche per Candreva”.
Con l’arrivo di due difensori, il mercato della Lazio può dirsi concluso? “Penso che il mercato sia aperto fino al 2 settembre. Sappiamo i nostri punti forti e anche quelli deboli. Dove dobbiamo lavorare. Quando ci sono trattative spesso non conta solo la questione economica, ma la volontà del calciatore. Se dobbiamo intervenire, dobbiamo farlo con giocatori che possono migliorare la squadra. Prendendo atto anche che non giocheremo in Europa e che quindi bisognerà creare una rosa con il giusto numero di giocatori”.
Arriveranno due difensori? “Uno di sicuro. Poi possono diventare anche due. Penso di sì”.
De Vrij? “Anche su di lui è stato detto molto, come che il Manchester aveva già concluso la trattativa. Cosa che non è vera. Nessuno ha parlato però dell’agente che ha riferito che la trattativa con lo United è tutt’altro che chiusa e che la sua volontà è quella di venire qui alla Lazio”.
Con Djordjevic chiusi i discorsi per l’attacco? Perea? “Giocando solo il campionato e la Coppa Italia, non ci saranno tante partite come l’anno scorso. Con Candreva, Anderson, Keita, Djordjevic, Klose, Perea, Mauri ed Ederson il reparto offensivo è occupato. Non vedo motivo di intervenire in quella zona. Dobbiamo fare sicuramente qualcosa in difesa ancora”.
L’arrivo del secondo difensore da cosa dipenderebbe? “Ci sono tante cose di cui prendere atto. Come Braafheid che in prova con noi e ha dimostrato buone cose in questi tre giorni. Ho grande rispetto per Novaretti, Cana e Ciani, lo meritano da parte di tutti. Qualcosa hanno già dimostrato, forse non tanto Novaretti, ma credo che lo potrà fare in futuro. Sono sicuro che uno tra Astori e De Vrij possa accrescere il valore della difesa. Se poi arriveranno entrambi meglio ancora”.
Lulic? “E’ sempre stato detto che Lulic è sul mercato o che Candreva aveva già comprato casa a Torino. Non è vero niente. Il calcio è molto imprevedibile, non giustifica niente delle cose che succedono. Succede alla Juve, al Milan e all’Inter di vendere i pezzi da 90, fa parte del mestiere. Viviamo in un momento negativo, la crisi ha colpito anche il calcio. Le cifre non sono quelle di tempo fa. E’ molto importante creare una linea di lavoro e un progetto nel tempo, di cercare di formare i nostri campioni in casa e dargli il tampo dovuto di crescere. Nessuno è diventato un campione da un giorno all’altro. Ci credo molto in giovani come Felipe Anderson, Keita o Cataldi”.
Braafheid? “Dobbiamo valutare Vinicius come alternativa di Radu. In questi tre giorni sono rimasto sorpreso da quanto fatto vedere da Braahfeid. Ha le qualità giuste. A fine mese prenderemo una decisione, ma per ora è una bella sorpresa. A fine ritiro avremo un’idea ancora più chiara”.
Cinque anni al Friuli, prima di sposare il biancoceleste. Dopo Djordjevic, è il battesimo di Basta nella sala stampa di Formello. Va in scena la sua conferenza di presentazione: Ecco la diretta scritta su Lalaziosiamonoi.it.
“Come detto ieri, siamo in progress. Siamo contenti di questo acquisto. Basta è un grande professionista e saprà aumentare il livello della squadra. Noi cerchiamo giocatori dal grande aspetto caratteriale. Noi vogliamo che lo spogliatoio sia una sagrestia. Che tutti siano uniti per raggiungere gli obiettivi che i nostri tifosi si aspettano”.
Prende parola Pioli:
“Ha valori tecnici, caratteriali e di rendimento. Ha dimostrato grande affidabilità e valori morali in queste stagioni. È arrivato con grande determinazione e volontà,questa per lui è una sfida importante in un ambiente di grande spessore. In questi giorni ci stiamo conoscendo. Partiamo domani per il ritiro, c’è grande disponibilità e voglia di fare bene. Klose? Un onore avere un giocatore di così grande portata in squadra. Dobbiamo essere orgogliosi di ciò che sta facendo Miro, ci siamo sentiti. È entrato nella storia del calcio, non diciamo niente perché ha un’altra partita davanti importantissima e incrociamo le dita pure per Biglia che giocherà stasera. Di Klose non possiamo che dire grandi parole e portagli rispetto. Non vedo l’ora di conoscerlo personalmente e fargli i miei complimenti.
Parla Basta:
Buongiorno a tutti, voglio ringraziare il presidente e il mister per le parole. Ringrazio anche l’Udinese per tutto quello che mi ha dato. Ho passato lì 5 anni meravigliosi. Ora inizia un nuovo ciclo, spero positivo per me e per la squadra. So dove sono venuto, in una città molto più grande, con più tifosi rispetto all’Udinese. Sono contento e convinto di aver fatto la scelta giusta.
Le tue aspettative?
Spero di avere tanta salute, di prepararmi bene a cominciare dal ritiro. Voglio conquistarmi un posto sulla fascia, non è facile perché c’è tanta concorrenza. Ma la Lazio deve tornare in Europa.
Guidolin in nazionale?
Lui è l’allenatore più importante della storia dell’Udinese. Credo sia la scelta giusta.
Cosa è mancato alla Lazio l’anno scorso?
Quando manca il risultato, ci sono tanti motivi. In un campionato così così, la Lazio è arrivata a soli 2 punti dall’Europa. Quest’anno sarebbe bellissimo conquistare un posto per le prossime competizioni europee.
Hai parlato con qualche serbo ex Lazio?
Ho parlato un po’ con Kolarov, mi ha detto cose belle di questo club e città. Io prima dell’Udinese ho giocato nella Stella Rossa, anche lì ci sono molte pressioni. Quindi non sono preoccupato.
Hai segnato già alla Roma. Ti hanno già parlato del derby?
Io penso che il derby ia una delle cose più belle nel calcio. Ho sentito che qui due mesi prima della partita, già si comincia a parlare del match. Non è facile da giocare, ma è molto bello da disputare.
La tua posizione in campo?
Alla Stella Rossa giocavo terzino di una difesa a 4, poi Guidolin ha sempre fatto 3-5-2 quindi ho giocato a centrocampo. In Nazionale gioco come terzino, per me è importante avere la fascia vicino. Vanno bene entrambi i ruoli.
Djordjevic alla Lazio è stato importante per la scelta? Non ho voluto parlare con i compagni prima dell’ufficializzazione, ne abbiamo parlato dopo.
La Lazio è arrivata spesso dietro l’Udinese nelle ultime stagioni. Perché? Cosa mancò alla Lazio in quei due anni? Non lo so cosa manca, quello che ho visto è un’ottima squadra. Ho sentito che arriverà qualche altro giocatore, quando torneranno i nazionali saremo una bella squadra. Nel passato l’Udinese è stata una buona squadra, ci sono stati pochi punti di differenza, non so dire cosa è mancato alla Lazio.
Le prime impressione del mister e compagni? Sarai titolare? Le prima impressioni sono buone, mi sono accorto di essere in una grande squadra e in una grande piazza. E’ normale voler sempre giocare, sono venuto qui per giocare. Rispetto però la concorrenza, non sono venuto essendo tranquillo di essere un titolare. Devo dimostrarlo sul campo.
“Ora abbiamo il campione del mondo, quello che ha segnato più di tutti: Klose. Ma lui non è in vendita, io non l’ho mai messo sul mercato“, così Claudio Lotito, intervenuto sulle frequenze di Rai Radio2 durante la trasmissione ‘Un Giorno da Pecora’.“Klose? La quota che doveva raggiungere l’ha raggiunta, al di là del fatto che possa segnare o meno in finale”.
Sul futuro del bomber nessun dubbio: “Per esserci delle offerte serve che il giocatore sia messo sul mercato e Klose non è sul mercato”.
Poi a una domanda sul rigore reclamato da Maicon, Lotito replica scherzando: “Non c’era, si è buttato, quelli della Roma fanno i tuffatori di professione, vanno a scuola di tuffi”.
Eccolo il gol numero 16, Ronaldo è finalmente alle spalle! Minuto 23, Muller serve Klose: primo tiro respinto da Julio Cesar, ma sul tap-in il panzer non sbaglia. E’ la rete del raddoppio tedesco, è la rete che consegna all’attaccante laziale lo scettro di bomber più profilico nella storia dei Mondiali.
Dopo i tanti comunicati di Lotito ai tifosi, arriva la risposta della Curva Nord, attraverso Paolo Signorelli: “E’ stato un mese di numerosi comunicati da parte del presidente Lotito, in molti ci hanno chiesto una replica ai suoi riferimenti verso la Curva o la protesta. Ci siamo confrontanti tra di noi, ma abbiamo deciso di non pronunciarci in modo definitivo fino al termine del mercato– ha detto il conduttore de La Voce della Nord a Radio Sei 98.100 -. Fino a fine campagna acquisti noi non faremo l’abbonamento e probabilmente l’orientamento non cambierà neanche dopo. Non si possono dimenticare tante cose per 2-3 buoni calciatori acquistati ma alla fine non spostano la sostanza, di certo non si sta parlando di un salto di qualità. Per il momento siamo irremovibili, mollare ora sarebbe controproducente, novità su questo punto non ce ne sono, ma è chiaro che ognuno ha il diritto di decidere ciò che ritiene più opportuno. La cosa positiva è questa, ora i tifosi della Lazio hanno il coltello dalla parte del manico, hanno possibilità di scelta in relazione a quello che diranno i fatti. Questa è una contestazione popolare, ma la Curva non obbliga nessuno a fare nulla. Siamo sempre scettici, sappiamo che per lui è comunque un momento delicato anche perchè domani inizia la campagna abbonamenti. Per coloro i quali sostenevano che la contestazione non sarebbe servita a nulla, rispondiamo che qualcosa invece ha generato, in sede di mercato ed a livello comunicativo. Tessere del tifoso? Stiamo valutando il fatto di tornare in trasferta, questo vorrebbe dire dover tornare a sottoscrivere la tessera. E’ una situazione al vaglio, la motivazione di tornare a portare i vessilli della Lazio in trasferta è alta. Detto questo, nelle prossime settimane ci saranno novità anche su altri fronti”.
Libera la Lazio, fino a pochi mesi, era solo poco più che un urlo disperato nel deserto. Ora, è diventato un coro assordante, come quelli cantati, urlati in quella notte del 23 febbraio del 2014 che ha segnato una svolta e che forse ha cambiato la storia della Lazio. Quella sera, contro il Sassuolo, si è creata la vera frattura tra il mondo-Lazio e chi gestisce la società. Le crepe c’era da anni, a volte era state coperte con un po’ di cemento o di intonaco, per poi riemergere a distanza di tempo: ma quella notte, il muro è crollato e tutti hanno potuto vedere che cosa c’era dietro: un popolo stanco, ma al tempo stesso avvelenato e deciso a lottare per liberarsi di un “padrone” senza anima e che al posto del cuore ha da sempre un portafoglio o una banconota da 500 euro. Qualunquismo? Populismo? No, semplice realtà.
A distanza di quasi 130 giorni da quella serata, dopo sei partite con l’Olimpico quasi deserto e la Curva vuota, dopo un boicottaggio dei prodotti Lazio che ha fatto crollare il fatturato della vendita del merchandising, dopo migliaia di disdette alle piattaforme televisive che hanno fatto suonare il campanello d’allarme sia dentro SKY che dentro Mediaset, qualcuno fa ancora finta di niente, mentre altri tentano in modo quasi comico di ricucire un rapporto che in realtà non è mai esistito tra la gente laziale e chi gestisce la Lazio. E sapete perché lo fanno? Perché hanno paura. Questa è la realtà. Hanno paura perché mai nella storia un’intera tifoseria aveva dato vita ad una protesta così articolata, veemente ma al tempo stesso pacifica. Hanno paura, perché temono che questa onda di protesta si possa estendere anche in altre piazze, ad altre tifoserie scontente e prigioniere di “padroni” che in questi ultimi dieci anni con il loro operato cieco e pensando solo a litigare per come spartirsi la torta dei diritti tv hanno distrutto il calcio italiano. Pensate se ai tifosi della Lazio si aggiungessero anche quelli del Milan, del Genoa, del Livorno e di altre società in cui serpeggia da tempo malcontento nei confronti della proprietà. Pensate se tutti decidessero di abbandonare gli stadi e di dare disdetta alle due piattaforme televisive che cosa succederebbe. Se tutti smettessero di comprare i giornali, di visitare i siti internet che parlano di mercato, di ascoltare trasmissioni radiofoniche che da anni vanno avanti dando un colpo al cerchio e uno alla botte, senza mai prendere una linea precisa portandola avanti costi quel che costi, come hanno deciso di fare i tifosi della Lazio. Sarebbe la fine per tutti quelli che da anni vivono grazie al calcio, grazie alla passione dei tifosi e ai soldi che ognuno di noi versa ogni anno per tenere in piedi questo carrozzone. Lo finanziate voi, ma fino ad oggi non avete avuto voce in capitolo, anzi, quando avete protestato si sono girati dall’altra parte, hanno fatto di tutto per tenere nascosta la vostra protesta oppure l’hanno definita addirittura “incomprensibile”. Perché hanno paura.
Hanno paura loro come ha paura Lotito, che sta firmando più comunicati che contratto di acquisti, supportato mediaticamente da chi come lui è terrorizzato dal possibile effetto domino di questa protesta. Ecco il vero motivo per cui non avete voce. Ecco il motivo per cui vi propinano ogni giorno una realtà virtuale. Ecco il motivo per cui ancora danno risalto alle dichiarazioni di Lotito senza fare mai una domanda seria, ma soprattutto senza mai controbattere quando bugie facilmente smentibili, oppure quando arriva a dire, da condannato, che “l’amministratore di condominio che ruba, dovrebbe essere cacciato dai condomini”. Ecco perché per l’ennesima volta vi stanno spacciando per oro un qualcosa che è al massimo bronzo, immerso in un bagno d’oro. Per un po’ di tempo sembrerà veramente oro, ma poi la patina sparirà e tornerà ad essere quello che in realtà è: bronzo. Come la faccia di qualcuno che sforna comunicati in serie, cercando di convincervi di essere in realtà un papà buono, di essere da sempre il primo tifoso della Lazio, di esserci sempre stato nei momenti storici, di essere pronto a fare qualsiasi sforzo e qualsiasi sacrificio economico pur di costruire una grande Lazio, per gettare le basi per un progetto fondato sui giovani e vincente. Già, fondato sui giovani, con i primi tre acquisti che stanno tutti sulla soglia dei 30 anni e ai quali sono stati fatti contratti di 5 anni. Giovani e di belle speranze come Edson Braahfeid, 31 anni, che nelle ultime sei stagioni ha collezionato 66 presenze, con l’aggiunta di multe e sanzioni disciplinari che lo hanno portato a stare più tempo fuori rosa che a disposizione dei sei allenatori che ha avuto. Questo è uno dei colpi con cui vi vogliono convincere che Lotito ha capito ed è cambiato, spingendovi a tornare allo stadio, a rinnovare l’abbonamento firmando una cambiale in bianco da qualcuno che è protestato da anni.
Per questo, ora più che mai, dipende solo da voi, da noi. La vera battaglia, inizierà nei prossimi giorni e sarà legata alla campagna abbonamenti. E’ lì che si deciderà tutto. Lotito parte da quasi 23.000 abbonati, di cui quasi 8.000 “Cuccioloni”. Se chiude sotto quota 10.000, per lui sarà una vera e propria Waterloo, una di quelle sconfitte da cui non ci si rialza più neanche con mille comunicati. Perché sarebbe un voto di sfiducia palese, senza appello. Per anni hanno tentato di convincervi che lo stadio vuoto era inutile, perché Lotito se ne fregava se la gente ci andava o no a vedere la Lazio. Era falso. Lo dimostrano le decine di comunicati e di appelli di queste ultime settimane, in cui si cita sempre l’importanza del tifoso, in cui si fa appello a tutti con l’invito a tornare, a ripartire cancellando rancori e “incomprensioni”, a portare le bandiere in curve chiuse da chi vi invita a riempirle, insomma a non spezzare il filo.
Ecco, sta a voi decidere che cosa fare. Mai come questa volta siete voi tifosi ad avere il pallino in mano, ad essere arbitri del destino. Per quel che mi riguarda, ho smesso di fare appelli, perché quello che abbiamo da dieci anni sotto gli occhi secondo me basta e avanza per dire BASTA, per convincere chi ha ancora voglia di ragionare che non esiste una sola possibilità per un cambiamento reale. Virtuale sì, ma reale, no. Provate a chiedervi che cosa ha fatto negli ultimi mesi questa società per riconquistarvi. La risposta è: NULLA. Vi hanno offeso dandovi dei delinquenti, degli spacciatori, dei papponi che gestiscono un giro di prostituzione. Nella migliore delle ipotesi, vi hanno dato dei “lobotomizzati” che si fanno manovrare da registi occulti. Come se gente con 30-40 anni di stadio e di abbonamenti potesse decidere di rinunciare ad abitudini e ad una passione che l’accompagna da sempre solo perché lo dice un Plastino o uno Stefano Greco qualsiasi, oppure perché è la curva che lo invita a disertare. No, la gente ha detto BASTA perché ha aperto gli occhi e quando lo capirete sarà comunque troppo tardi. E non siamo stati noi a convincerli, ma Lotito con le sue parole, le sue offese, le sue bugie palesi e i suoi goffi tentativi di riabilitarsi agli occhi della gente.
Forse non c’entra nulla, ma oggi l’ho visto e mi sono venuti i brividi, perché questo è quello che mi aspetto da sempre dalla mia società, da chi gestisce il club e il marketing: idee nuove e vero rispetto per la storia e le tradizioni. Questo è il link con cui il Manchester United (con l’appoggio della Chevrolet, uno dei tanti sponsor che portano fiumi di denaro nelle casse del club) ha presentato le maglie 2014-2015 e la nuova stagione. Ci sono i volti di campioni del passato mischiati tra la gente, gli stessi che durante le partite dello United hanno le loro poltroncine riservate nella tribuna dedicata a chi in campo ha contribuito a fare la storia del club. E poi c’è Rooney, il campione che lancia il messaggio finale ai tifosi. Ecco, chi sarebbe da noi il Rooney di turno? Mauri, quello che ieri è stato preso come modello da Lotito per sfornare l’ennesimo comunicato? Dove sono i “campioni” che bussano alla porta per venire alla Lazio, come sostiene Lotito? Ecco, forse più che una brava scrittrice di comunicati, Lotito avrebbe bisogno di qualcuno che gli spieghi il significato del termine CAMPIONE. Perché campioni erano Nesta, Veron, Mancini, Vieri, quelli in grado di farti vincere da soli una partita. Campioni erano quei leader come Peruzzi, Mihajlovic e Simeone che da soli prendevano in mano uno spogliatoio nei momenti di difficoltà. Da noi, Klose part-time a parte, di giocatori così non ce ne sono. Uno dei pochi in grado di vincere le partite da solo (e non a caso ogni volta che segnava la Lazio vinceva o al massimo e raramente pareggiava) era Hernanes, ed è volato via lontano da Lotito, non dalla Lazio. Ecco, guardatevi questo filmato, perché in 60 secondi c’è racchiuso tutto quello che Lotito non ha capito in 10 anni e che non capirà mai… E decidete se dargli ossigeno e tenerlo in vita facendo l’abbonamento oppure staccare la spina confermando la scelta di restare a casa e di lasciarlo solo, in un teatro vuoto, per dimostrare in modo palese e definitivo il suo fallimento. Pronti a tornare se e quando cambieranno le cose, come è successo da altre parti…
Adieu Nantes, è tempo di Lazio. Saluta la Ligue 1, Filip Djordjevic. È pronto per la Serie A. Visite mediche la mattina, conferenza di presentazione il pomeriggio. Il serbo prenderà parola in stampa tra pochi minuti, insieme a lui anche il presidente Claudio Lotito e Stefano Pioli: Ecco la diretta scritta su Lalaziosiamonoi.it.
Prende parola Lotito: Finalmente cominciamo a far vedere che non siamo rimasti con le mani in mano, nonostante alcuni ci hanno accusato di rimanere immobili. Djordjevic lo abbiamo corteggiato per molto tempo, lo ringrazio così come il suo manager che ha dimostrato correttezza nei rapporti. Il giocatore è qui perché ha fatto una scelta convinta, aveva tante opportunità ma ha scelto la Lazio. E’ un ragazzo forte, di temperamento, con qualità tecniche che vedrete sul campo. Ritengo che sia un elemento fondamentale per la nostra squadra perché può accrescere il valore complessivo della rosa. Mi auguro che abbia il tempo per ambientarsi, qui a Roma spesso le critiche arrivano prima di iniziare. Il tecnico saprà sfruttare al meglio le sue caratteristiche, da qui a pochi giorni arriveranno nuovi acquistiche che aumenteranno il valore tecnico e caratteriale della squadra. Mi auguro che si riparta con una stagione e una logica diversa, e che non ci siano delle critiche preventive. La Lazio ha fatto degli sforzi e Djordjevic ne è l’esempio”.
Parla mister Pioli: “La prima impressione è stata molto positiva, i ragazzi si sono messi a disposizione con lo spirito giusto. E’ un momento per la nostra preparazione, un nuovo allenatore può portare nuove idee, è importante che ci sia grande disponibilità, entusiasmo e dedizione al lavoro. Con Filip ho conosciuto un ragazzo determinato, bisogna accompagnare il tutto con i fatti, ma credo che abbia tutto per diventare un calciatore importante per noi. Ora aumenteremo i ritmi per trovare al più presto la migliore condizione.
Parla Djordjevic: Le prime impressioni sono state fantastiche, mi aspettano qui 4 anni, spero di disputare insieme ai compagni una stagione migliore della scorsa. La Lazio è un club importante, che merita di stare in Europa. Voglio dare il mio meglio, sono veramente felice di essere qui. Faccio un’altra promessa: prenderò delle lezioni di italiano, in Francia all’inizio non conoscevo la lingua e quindi avevo un po’ di problemi. Voglio ringraziare il mio agente Alessandro Lucci, posso dire di essere qui anche grazie a lui. QUesto è un grande step per la mia carriera.
Iniziano le domande in sala stampa:
Cosa ti ha convinto a venire alla Lazio? “Avevo molte possibilità, ma insieme al mio manager abbiamo deciso il meglio per me. Questo club mi dà l’opportunità di giocare e segnare il più possibile”.
Come pensi sarà il tuo approccio al campionato italiano? “Non conosco molto bene il calcio italiano perché non ci ho mai giocato. Ho osservato al modo di giocare della Lazio e come avrei potuto dare il mio contributo. Farò di tutto, non so come lavorerò ma cercherò sicuramente di dare il mio meglio”.
Ti descrivi tecnicamente? A chi ti paragoni? “Non ho un idolo in particolare. Sono un attaccante che deve collezionare più gol possibile, cerco di capire dove posizionarmi. E poi aiutare la squadra in fase difensiva, perchè l’attaccante è sempre il primo difensore. Cercherò di capire come e in che modo posso dare una mano”.
In passato giocatori serbi come Mihajlovic e Stankovic hanno giocato qui. Pensi di ripercorrere le loro orme? “Devo ammettere che questa è una cosa positiva, i serbi qui hanno avuto molto successo. E’ una cosa positiva per me e per Basta, speriamo di fare altrettanto se non meglio”.
Avevi un buon rapporto coi tifosi del Nantes, qui alla Lazio c’è una situazione difficile con la tifoseria. Cosa ne pensi? Hai consigliato tu a Basta la Lazio? “Il rapporto coi tifosi del Nantes era fantastico, cercherò di averlo anche con quelli della Lazio. Con Basta ho avuto dei dialoghi, non ci siamo dati consigli particolare, ma mi fa molto piacere essere qui con lui perché è un bravissimo giocatore”.
Come pensi sarà il rapporto con Klose in campo? “E’ un grande piacere giocare con uno come lui, imparerò tanto da lui. Non lo conosco di persona, è un grande nome. Spero di dialogare con lui e di trovare presto un affiatamento”.
Hai parlato con Kolarov del derby di Roma? “Abbiamo parlato di molte cose, della città soprattutto. Non ci siamo soffermati molto sul derby, ma mi eccita molto pensarci”.
Sei spaventato un po’ delle pressioni che avrai addosso in una piazza come Roma? “Sicuramente qui i fan sono più calorosi e ci sono più esigenze. Ma non sono assolutamente spaventato. Anzi, sono molto motivato.“
Qui si sta un po’ ricostruendo la squadra. Ti preoccupa questa situazione? “Mi rendo conto che è un momento particolare, l’ultima stagione non è stata un successo. Però faremo di tutto per raggiungere i nostri traguardi come l’Europa”.
Quanti gol soddisferebbero la tua annata? “Non vorrei parlare dei gol, prima di tutto do molta importanza al lavoro e alla preparazione. I gol poi dipenderanno da tutta la squadra. Penso solo a vincere e a dare il mio meglio”.
111 presenze e due gol con la maglia della Lazio, poi il tremendo infortunio rimediato contro Matuzalém. Christian Brocchi non ha mai dimenticato il suo periodo in biancoceleste, si sente legato alla squadra capitolina, nonostante adesso alleni la Primavera del Milan. Oggi il guerriero ha parlato su Twitter, prima facendo un augurio a staff e società: “In bocca al lupo al nuovo staff, ai miei vecchi compagni, a quelli nuovi e alla società” poi rivolgendosi ai tifosi: “Spero di vedere il popolo biancoceleste con famiglie e tifosi allo stadio a cantare”. Brocchi, come tutti i tifosi, si augura che la Lazio possa riscattarsi dopo una stagione deludente.
Dopo aver annunciato l’arrivo in prova dello svincolato Edson Braafheid, Stefano De Martino ha svelato anche importanti novità per quanto riguarda la campagna abbonamenti e la presentazione della seconda e terza maglia della stagione 2014/2015. Il responsabile della comunicazione della società biancoceleste è intervenuto ai microfoni di Lazio Style Radio 100.7: “Oggi avremo un importante incontro con il reparto marketing. Ne ho parlato anche oggi con Marco Canigiani, siamo al lavoro per la nuova campagna abbonamenti. Con tutta probabilità oggi, durante la conferenza di presentazione di Djordjevic, potremo dare già qualche anticipazione”.
La prima maglia è stata presentata a maggio, mentre c’è grande attesa per la seconda e la terza divisa e De Martino chiarisce: “Parleremo anche di quello, ma sicuramente le presenteremo ad Auronzo. Più avanti sveleremo le date”.
I tifosi sperano che la squadra venga presentata all’Olimpico prima dell’inizio della stagione e Stefano De Martino assicura:“Al momento ancora non abbiamo definito una data, ma non è da escludere e ci stiamo lavorando. Sicuramente dopo l’incontro di domani saprò essere più preciso”.
Basta, Djordjevic… ma non solo. I due serbi non sono gli unici volti nuovi che hanno varcato la soglia di Formello. Con loro anche Marco Parolo? No, l’ex Parma si gode le vacanze post Mondiale, lo vedremo in gruppo solamente tra qualche settimana. E allora chi? Lo svela Repubblica.it, articolo a firma Marco Ercole: Edson Braafheid, questo il nome della terza new entry. Un nuovo acquisto, piovuto all’improvviso nella Capitale? Non proprio, o meglio non ancora. Forse lo diventerà, ma è ancora presto per dirlo. Olandese originario del Suriname, è un terzino sinistro classe 1983.
Nell’ultima stagione ha vestito la maglia dell’Hoffenheim, ma senza collezionare presenze: ha concluso la sua parentesi in Germania da fuori rosa. Ora è libero da ogni vincolo contrattuale. Nel suo curriculum vitae il Twente, il Celtic, anche il Bayern Monaco: una ventina di gettoni spalmati su una stagione e mezza, anche quell’esperienza l’aveva visto finire ai margini della squadra per motivi disciplinari. In Baviera è stato compagno di squadra di Miro Klose, nel 2010 era già stato accostato alla Lazio. Oggi si è allenato con il plotone biancoceleste, poi ha abbandonato il Centro Sportivo scortato da Manzini: l’esterno 31enne partirà per il ritiro di Auronzo. Sarà in prova, la società deciderà poi se tesserarlo.
Otto gettoni con la maglia della Nazionale orange, ha fatto parte della spedizione dei Tulipani nel Mondiale sudafricano: per lui l’ingresso in campo nel corso della finale persa contro la Spagna. Ai microfoni di Lazio Style Radio 100.7, lo presenta così il Responsabile della comunicazione Stefano De Martino: “È un terzino sinistro, possente. Può giocare anche centrale e ha vestito la maglia dell’Olanda. Rimarrà con noi per tutto il ritiro, poi ci saranno le valutazioni da parte della società“
E’ stato affisso nella notte nei pressi dello Stadio “Arechi” uno striscione di contestazione nei confronti del co-patron della Salernitana, Claudio Lotito. Un vessillo senza firma che invita – in maniera poco elegante – a mettere mano al portafogli per rinforzare la squadra. Un “aut aut” che fa tornare la mente a quanto accaduto un anno fa con i manifesti affissi in città con cui si contestava l’operato sul mercato, ma all’epoca il tutto fu firmato dagli ultras della Curva Sud Siberiano. Questa volta lo striscione non reca firme ma solo un destinatario, Claudio Lotito. E spunta proprio alla vigilia di una settimana in cui sono annunciate ufficialità di mercato. O cacci i milioni o fuori dai ….”scrivono alcuni tifosi a Claudio Lotito, isolando la posizione del presidente biancoceleste da quella dell’altro co-patron Marco Mezzaroma. Il vessillo è stato rimosso dalle inferriate che cingono lo stadio Arechi.
Una promessa in tackle: «Ti darò Astori, lo avrai in ritiro», ha giurato Lotito al telefono a Pioli. Eppure la telenovela continua. Da Forte dei Marmi ieri entrava a gamba tesa sul Cagliari per infrangere l’ultima onda: Giulini spinge controcorrente per la cessione del difensore all’Inter, finge di non gradire il pressing della Lazio sull’entourage del giocatore. Ma Lotito non molla. E’ certo d’arrivare alla svolta nelle prossime ore, addirittura di ‘annunciare Astori fra domani e dopodomani. In Sardegna remano contro, in realtà per racimolare più soldi possibili: la richiesta di 8 milioni deve scendere a 6,5 milioni, al massimo a 5 più uno fra Cataldi o Tounkara. «Parliamo di spiccioli», urlava ieri il presidente biancoceleste, con tre cellulari all’orecchie.
Eccolo il comunicato giornaliero diClaudio Lotito: il presidente biancoceleste ripercorre i dieci anni di presidenza alla Lazio, tra gioie e dolori, ma afferma di non essere pentito del percorso intrapreso, anzi di esserne orgoglioso. Il patron laziale, sogna di rivedere un Olimpico gremito, e addirittura vorrebber riaprire la Curva Sud. Ecco le sue parole: “Dieci anni sono un tempo sufficiente per un bilancio. Sorretto dalla passione per i colori biancocelesti, in un entusiasmante decennio di vita personale intrecciata alla storia della Lazio, ho avuto la forza ed il coraggio di affrontare difficolta’ economiche immani. Oggi, pero’, guardandomi indietro, so non solo di non esserne pentito,ma di provarne soddisfazione ed orgoglio. Sono fiero di essere riuscito a mantenere la promessa e di aver portato una societa’ dal coma irreversibile in cui l’ho trovata, prima al coma reversibile e di li poi ad imboccare sicura e spedita la strada della guarigione: da allora siamo una delle pochissime societa’ sportive ad essere in attivo. Negli ultimi anni peraltro, insieme allo staff e ai tecnici, abbiamo avviato un profondo processo di revisione con l’obiettivo di offrire ai tifosi una squadra sempre più competitiva che fosse capace di ambire a traguardi importanti. In queste settimane sono già stati assestati diversi colpi e nonostante ciò siamo ancora sul mercato, pronti ad ingaggiare ulteriori qualità per rafforzare il reparto difensivo. Mi auguro che l’impegno e lo sforzo profusi vengano ripagati, se non con il meritato plauso, quanto meno con l’interesse, l’attenzione e l’assenza di pregiudizio da parte dei tifosi. Sarebbe meraviglioso se centinaia di bandiere tornassero a sventolare anche in Curva Sud (curva Tommaso Maestrelli). Simbolicamente, insieme all’aquila, sarebbero il sostegno piu’ forte per i giocatori in campo e la garanzia di una ritrovata armonia.”.
Abbiamo sentito molte volte parlare degli “highlander”e per anni abbiamo pensato che quei guerrieri immortali scozzesi fossero solo personaggi frutto della fantasia, come quelli portati sugli schermi nel 1986 da Russell Mulcahy e interpretati da Sean Connery e Christopher Lambert. Invece, no. Gli “highlander” che vivono per secoli esistono veramente e noi ne abbiamo un esempio proprio in casa nostra. Ha solo 57 anni all’anagrafe (anche se ne dimostra almeno 10 di più, perché è immortale, mica perfetto…), ma ne aveva poco più di 30 quando una mattina del 9 gennaio del 1900, insieme ad un gruppo di amici, seduto su una panchina a piazza della Libertà decise di fondare la Lazio. Il suo nome, è Claudio Lotito!
Per anni abbiamo creduto che i padri fondatori della Lazio, capeggiati da un giovane ufficiale dei bersaglieri, fossero solo 9: Luigi Bigiarelli, appunto, insieme al fratelli Giacomo, poi Odoacre Aloisi, Arturo Balestrieri, Alceste Grifoni, Giulio Lefevre, Galileo Massa, Alberto Mesones e Enrico Venier. Questi sono i nomi scolpiti nella storia e nella targa che campeggia a piazza della Libertà. Ma, in realtà, erano dieci. Il decimo era un rampante im-prenditore (volutamente staccato…) romano. Al contrario degli altri, non era un atleta, non aveva ideali olimpici, non sapeva assolutamente nulla di sport e ancora meno di calcio, quel gioco importato dall’Inghilterra. Ma era nipote di un Carabiniere, figlio di un uomo che “faceva cose” (molto segrete), quindi anche lui volle partecipare per spirito di servizio alla nascita di qualcosa. Quindi, si fece prestare qualche lira e partecipò alla nascita della Società Podistica Lazio.
E mentre gli altri si interrogavano su quali colori sociali e quale nome dare alla società che stavano fondando, lui prese la parola e con un latino quasi perfetto fece un discorso di un paio d’ore che stordì tutti i presenti e li convinse a chiamare la società Lazio e a adottare come colori quelli della Grecia. Il succo del discorso, fu più o meno questo. “Io so tesserato da sempre con la Ginnastica Roma, che è la società per cui tifiamo fin dalla sua fondazione in famiglia, ma ora quelli pretendono di fare un aumento di capitale, quindi ho deciso di lasciare quei colori e di dar vita a una nuova avventura. Propongo di chiamarla Lazio, come la Regione, perché in futuro la cosa potrebbe tornarci utile, visto che la Regione c’ha più soldi del comune. E ve lo dico io che so imprenditore, ma soprattutto prenditore. Come colori, usiamo quelli della bandiera della Grecia, così con la scusa delle Olimpiadi scriviamo un bel comunicato e facciamo subito breccia”.
Storditi, gli altri nove compagni di avventura decisero di dar retta a quel piccolo e occhialuto socio fondatore, al quale fu affidata la gestione finanziaria della società. Poi, però, al momento di versare la quota sociale svanì nel nulla e di lui si persero le tracce. Perché gli “highlander”, fanno spesso così. Compaiono e poi scompaiono, per riapparire dopo anni, a volte dopo decenni. Ma non si allontanano mai del tutto, perché la prima tata che hanno avuto (e si sa, la prima tata non si scorda mai, come del resto il fidanzato della tata) gli ha insegnato che l’amore è per sempre. Quindi, in tutti i momenti di difficoltà il nostro “highlander” si è sempre riaffacciato per salvarci, incurante del fatto che gli altri soci avevano cancellato il suo nome dall’elenco dei padri fondatori. Fu lui a sostenere in volo Prini in quel tuffo che portò al gol che il 24 settembre del 1958 regalò alla Lazio la vittoria con la Fiorentina e la prima Coppa Italia. Fu lui a suggerire a Juan Carlos Lorenzo di segnalare alla Lazio Giorgio Chinaglia e fu sempre lui, da dietro la porta, a ingannare Trentini sussurrandogli che Chinaglia avrebbe tirato il rigore alla sua sinistra. In realtà, lui voleva dire alla sinistra di Chinaglia, Trentini pensò alla sua di sinistra e alla fine il pallone rotolò in rete. Fu lui a spingere alle spalle Giuliano Fiorini il 21 giugno del 1987 in quel finale di Lazio-Vicenza, così come fu lui con la sua presenza al San Paolo a sostenere Poli in quel volo per consentirgli di incornare il pallone della vittoria nello spareggio con il Campobasso. Non c’era contro il Taranto, bloccato insieme a migliaia di comuni mortali sulla Roma-Napoli (succede anche agli “highlander”…) e infatti la squadra perse di misura.
Voi non lo avete mai visto, ma in realtà lui c’era, c’è sempre stato nei momenti importanti. Quello che Sandro Petrucci chiamava lo “stellone”, ovvero quell’entità che proteggeva sempre dall’alto la Lazio salvandola ad un passo dal baratro. In realtà era lui, l’highlander. Noi pensavamo fossero le migliaia e migliaia di laziali volato in cielo a proteggerci, invece era Lui, Claudio Lotito.
Per qualche anno, il nostro “highlander” è volato in altri lidi, ma non è mai scomparso del tutto. La leggenda narra che fu visto una volta all’Olimpico in occasione di un derby di fine millennio, ma non era sicuramente lui (anche se gli somigliava come si possono assomigliare solo due gemelli monozigoti), perché quello sorrideva ed esultava dietro la Ferilli dopo un gol della Roma. Ma nel momento di difficoltà, spogliandosi dei panni dell’highlander il socio fondatore Lotito è tornato. E come aveva annunciato 104 anni prima, quel nome Lazio fu utile per ottenere l’appoggio della regione e del governatore dell’epoca, Francesco Storace. Fu lui a dare la benedizione all’operazione e i fondi a Lotito per portarla a termine, regalandogli l’immortalità sportiva: socio fondatore e salvatore. Ineguagliabile. Anche perché, pagando con i soldi della Lazio i conti dei debiti fatti in passato per pagare gli ingaggi dei giocatori che hanno consentito alla Lazio di Cragnotti di vincere tutto o quasi in Italia e in Europa, il nostro “highlander” si è potuto prendere i meriti di tutti quei trionfi: dallo scudetto alla Supercoppa d’Europa, passando per i successi in Coppa Italia e in Supercoppa italiana, ma anche per quello in Coppa delle Coppe.
Ha vinto tutto lui, dal 1958 a oggi. E visto che ha continuato a vincere anche quando si è spogliato dai panni dell’highlander e rinunciando all’immortalità pur di apparire in prima persona, ha deciso che lui resterà comunque per sempre alla Lazio, lasciando la società al figlio. Perché 114 anni sono tanti, ma solo per noi mortali. Per un “highlander”, sono poco più che un battito di ciglia…
Chiaramente non c’è nulla di vero… O forse sì? Magari un giorno, oltre a raccontarci di essere stato lui e non Vincenzo D’Amico a salvare la Lazio quel giorno contro il Varese, in uno dei prossimi 7562 comunicati Lotito ci racconterà di esser stato lui a fondare la Lazio e a darle quel nome. Tanto, dopo quello che abbiamo sentito e visto in questi fieci anni e dopo quello che abbiamo letto nelle ultime settimane, nulla ci può più stupire!
“Non si può certo pretendere che la storia sia un susseguirsi di fatti solo positivi, 114 anni di S.S. Lazio ci hanno insegnato che in passato il dolore e la sofferenza sono riusciti ad essere il collante per migliaia di tifosi, rievocando una riscossa che in alcuni casi ha oltrepassato il limite del possibile. Per questo, ricordare quel 5 luglio del 1987, oggi, è ancor più importante, poiché è nei momenti difficili che ognuno di noi riesce a tirar fuori il meglio di sé. Allora io avevo 30 anni, e mai avrei pensato un giorno di salire alla guida della S.S. Lazio, ma ricordo lo spareggio di Napoli contro il Campobasso con estrema limpidezza. Nella stagione del meno nove, probabilmente la più difficile di sempre, riuscimmo ad imporci con tenacia e convinzione. Anche, e soprattutto quello, fu un momento di gloria e libertà. Una giornata memorabile per i colori biancocelesti che anche io, come molti altri, seguii dagli spalti”. Così, il presidente della Lazio Claudio Lotito ricorda il gol di Fabio Poli che il 5 luglio del 1987 permise alla Lazio di restare in B nella stagione dei meno 9.
Francelino Matuzalem ha voglia di riscattarsi ma sopratutto ha voglia di dimostrare il suo valore. Svincolatosi dal Genoa il brasiliano vestirà una maglia dello stesso colore: quella bolognese. La squadra emiliana ha ufficializzato tramite un comunicato ufficiale “l’acquisto” del giocatore ex Lazio.
Niente Auronzo per Joseph Minala. Il centrocampista biancoceleste, rivelazione dell’ultimo campionato Primavera, non partirà in ritiro con la prima squadra tra meno di una settimana. Era dato per certo tra i convocati, poi il dietrofront. Escluso per motivi disciplinari. Come riporta Radiosei, a firma di Daniele Baldini, il ragazzo è stato raggiunto da questa notizia mentre si trova ancora in Camerun in vacanza. Galeotti alcuni comportamenti durante le ultime fasi delle Final Eght, evidentemente mal digeriti dalla società. Da qui l’esclusione da Auronzo, poi il possibile reintegro nel periodo post preparazione. Da qui si spiega anche la scelta di puntare per ora su un altro giovane di Inzaghi, Oikonomidis, che prenderebbe proprio il posto di Minala agli ordini estivi di Pioli. Il ragazzo vuole capire, a breve ci sarà il ritorno dalle vacanze e vuole andare a colloquio con il direttore sportivo dalla bacchetta pesante. Una comunicazione non gli basta e vuole vederci chiaro. A questo punto anche il rinnovo contrattuale appare in bilico. Tra un anno e mezzo il ragazzo andrà in scadenza, su di lui si ci sono già squadre estere interessate che però non sono mai state prese in considerazione dall’entourage. Minala vuole la Lazio, ma il colpo di scena di oggi potrebbe far saltare il banco. L’offerta a colori bianco e celeste soddisfa il camerunense, a patto che le aspettative siano rispettate. Altrimenti, dalle parti di Formello, si prevede un’estate particolarmente calda sul fronte giovani…
Davide Astori è ad un passo dalla Lazio. Secondo quanto rivelato daSkySport24, Lotito avrebbe trovato, grazie ad un contatto telefonico risalente alla serata di ieri sera, l’accordo con il Cagliari per il centrale italiano sulla base di circa 6 milioni di euro. Il prossimo passo è l’intesa con il giocatore (c’è una piccola distanza da limare), ma il nodo più grande è stato superato. Astori-Lazio: mai stati così vicini.
A furor di popolo e di stampa, Miroslav KLOSE parte dal primo minuto in questa partita. Gara generosa per l’attaccante biancoceleste, utile con le sue sponde e con il suo lavoro ‘sporco’. Il numero 11 chiede anche un rigore nel primo tempo per una trattenuta al limite della regolarità. Per il resto poche occasioni per mettersi in mostra in fase offensiva, sopperisce con il cuore e con la corsa a questa mancanza. SUFFICIENTE
Elegante in campo come fuori. Smoking nero, portamento regale, Keita Balde Diao fa tappa a Castiglioncello, dove questa sera – nell’ambito dell’evento organizzato da Tuttomercatoweb.com – verrà premiato come il miglior giovane dell’ultima Serie A.“Nella scorsa stagione ho imparato molte cose, sono maturato molto – dichiara l’ex Barcellona in Esclusiva ai microfoni de Lalaziosiamonoi.it –.Personalmente sono contento di quanto ho fatto, credo sia stata un’annata positiva, in campo ho dato sempre tutto, ho cercato di crescere e di imparare ogni giorno di più. Come squadra però abbiamo mancato l’obiettivo, adesso pensiamo alla prossima stagione più uniti e concentrati che mai“.
Ad Auronzo non ritroverà il suo mentore, Alberto Bollini, né tantomeno Edy Reja, due tecnici a cui il talento di Arbucias deve molto: “Sono due grandi allenatori con grandi capacità. Bollini lo conosco da più tempo, abbiamo vinto insieme lo scudetto Primavera. Mi vedevo ogni giorno con lui, parlavamo di tante cose, ci conosciamo molto bene. Reja mi portava in prima squadra sin da quando avevo 16 anni, sono due persone che mi hanno aiutato moltissimo, auguro il meglio a entrambi”.
Poi uno sguardo al mercato della Lazio, con Djordjevic, Basta e Parolo che hanno già indossato virtualmente la casacca biancoceleste: “Più giocatori buoni arrivano meglio è, anche per una sana rivalità e una migliore qualità nel gruppo. Se io mi giro e vedo un giocatore forte è meglio per tutti. Spero che i nuovi acquisti ci diano una mano a crescere, la Lazio è una società grande, dobbiamo lottare per portarla più un alto possibile. Obiettivo Europa? Sì”.
E’ la volta del nodo contratto, Keita dribbla come solo lui sa fare: “Sono cose che non mi riguardano, io parlo in campo“.
La chiosa è dedicata al compagno di squadra, Minala (che probabilmente non partirà per Auronzo di Cadore causa motivi disciplinari) e alle sirene della Premier League sempre in agguato: “Joseph è un ragazzo giovane, deve imparare molto. Adesso che andrà con i grandi capirà che è tutta un’altra storia, lasciamogli tempo per crescere e migliorare come persona. Premier League? Adesso c’è solo la Lazio, penso alla Lazio”.
Goran Pandev si toglie un’altra soddisfazione nei confronti della Lazio e del suo presidente Claudio Lotito, battendoli, per l’ennesima volta, in un contenzioso svoltosi nelle aule di giustizia. Segnatamente trattasi, di giustizia ordinaria. E’ di poche ore fa, infatti, la notizia che ilTribunale di Milano, Sezione Lavoro, ha respinto, con decisione depositata questa mattina, il ricorso proposto dalla S.S. Lazio S.p.a. avverso il lodo del Collegio Arbitrale che, alla fine di dicembre 2009, dichiarò risolto il contratto con Goran Pandev. L’attaccante macedone, grazie a quella pronuncia, fu libero di passare immediatamente all’Inter, senza che il Club di Moratti corrispondesse alcunché alla Lazio, segnando un gol al Milan al debutto, nel derby dell’Epifania 2010, per poi vincere il triplete con i nerazzurri, guidati da Mourino in panchina. A seguito del rinvio, operato dalla Cassazione nel 2013, il Tribunale di Milano era stato sollecitato a pronunciarsi nuovamente sulla validità della decisione arbitrale. Decisione che, nel 2009, accertò il mobbing posto in essere dalla società laziale in danno del giocatore, “colpevole”, secondo la società, di avere rifiutato il rinnovo del contratto in scadenza. A Pandev venne anche riconosciuto dal Collegio un risarcimento del danno di oltre 160.000 Euro. Il Tribunale milanese, Giudice Dott.ssa Laura Bertoli, con la sentenza odierna, confermando la piena validità del lodo impugnato dal Presidente Lotito, ha condannato la Lazio a pagare a Pandev ulteriori 10.000,00 Euro, oltre accessori di legge, quale rimborso delle spese legali.
Ritmi serrati, la calura estiva non ferma la pioggia di comunicati diClaudio Lotito. Il presidente torna a rivolgersi ai tifosi, soprattutto a chi ha deciso di proseguire nella contestazione. Si autocita, il patron, si ricollega alla promessa lanciata qualche settimana fa: “Quando ho detto che il 2015 sarebbe stato l’anno della svolta, ho immaginato una grande Lazio, in grado di giocare su più fronti e costruita partendo da un progetto comune,che non includesse esclusivamente l’impegno della società nella formazione di una rosa ampia e competitiva, come stiamo facendo, ma anche il pieno coinvolgimento dei tifosi in una stagione che per tutti dovrà essere di rilancio“.
Nella nota odierna, Lotito punta ancora una volta il dito sulla scelta – da parte di tanti tifosi – di disertare l’Olimpico: “E’ impensabile abbandonare i propri colori con l’obiettivo di montare proteste, che finirebbero per condizionare solo le prestazioni dei singoli calciatori. Questo è il momento di restare uniti – conclude il numerouno biancoceleste – e accompagnare la squadra in un nuovo ciclo di vittorie“.