Un nuovo proprietario per la fascia destra. Trattativa lampo, nome fuoriuscito ieri sera – quello diDusan Basta – e stamattina già primo indiziato per ricostruire il reparto difensivo della formazione biancoceleste. Il serbo ex Stella Rossa, portato in Italia dall’Udinese nell’estate del 2008, è davvero in procinto di trasferirsi nella Capitale. Pieno accordo tra l’entourage del giocatore ed i biancocelesti,intesa tra friulani e Tare trovata in mattinata. Si lavora su un conguaglio in denaro più una contropartita tecnica gradita al club dei Pozzo. Si era pensato a Cavanda, stesso ruolo del numero 8 di Belgrado, che però preferisce cercar fortuna lontano dal Belpaese. Altri nomi che circolano sono quelli del promettente centrocampista Danilo Cataldi – che ieri ha chiuso la formativa esperienza di Crotone – e Brayan Perea – che piace non poco alla dirigenza delle Zebrette, che già tentarono il colombiano la scorsa estate -. Dusan Basta è un fluidificante di fascia, bravo con entrambi i piedi, che predilige muoversi con una difesa a 3 alle spalle. Data la presenza in mezzo al centrocampo laziale di Ledesma, il serbo potrebbe avere spazio per sganciarsi nelle proiezioni offensive, un po’ come succede nella Roma, con le sgroppate di Maicon coperte dalla presa di posizione arretrata di De Rossi. Operazione completamente svincolata da quella relativa al cartellino di Candreva, che – dovesse andare in porto come sembra – aprirebbe nuovi scenari a Formello. Basta, per le annate disputate in maglia bianconera, non può essere considerato un’alternativa a Konko, per il quale potrebbe profilarsi un addio alla squadra capitolina dopo 3 stagioni di militanza, contrassegnate da ottime prestazioni e continue pause per guai fisici
Una love story nel senso più ampio del termine. Stefan Radu conobbe la sua Lazio in un gelido inverno del 2008. Un trasferimento in prestito dalla Dinamo Bucarest, ma si comprese immediatamente il peso specifico che quel ragazzo poteva rappresentare negli equilibri della squadra. Stefan Radu e la Lazio, sei stagioni e mezzo al top. Decalogo di un leader carismatico. Due Coppe Italia, 1 Supercoppa Italiana, rendimenti sontuosi. Ha indossato la fascia di capitano, è un autentico idolo del pubblico, che ne apprezza personalità ed affidabilità. E’ stato selezionato come rappresentante attuale di lazialità nel club per l’evento Di Padre in Figlio. Tutti gli ingredienti per un matrimonio a vita, ma non è proprio così.
CAMBIO MOGLIE – Secondo indiscrezioni raccolte dalla nostra redazione infatti, Stefan Radu avrebbe richiesto espressamente la cessione alla società. Il terzino rumeno teme che il suo ciclo alla Lazio sia terminato, vuole provare nuove esperienze ed ha manifestato questo desiderio alla dirigenza, con la quale intercorre un buon rapporto. “Può accadere se si sta tanto tempo nello stesso ambiente” – ieri Reja era stato chiaro ai nostri microfoni, ha lasciato intendere come probabilmente anche per l’Irriducibile di Bucarest sia giunto il momento di salutare. Negli scorsi anni dalla scuderia Becali, agenti storici del giocatore, arrivavano pronte smentite circa possibili proiezioni con altri club, in allegato dichiarazioni d’amore girate da Radu alla Lazio. Oggi tutto tace, mentre le voci su un futuro lontano da Roma si moltiplicano. In campo l’infallibile Radu ha mostrato nell’ultima annata defaillances che non corrispondono alle sue qualità. La sua partenza complicherebbe ancor di più gli equilibri di un settore difensivo completamente da rifondare.
NAPOLI E FIORENTINA Il polivalente difensore rumeno è legato alla Lazio sino al 2016, Lotito non tratta per meno di 15 milioni di euro. Una cifra importante, Radu ha 27 anni, è tra i migliori nel suo ruolo anche se nell’ultima stagione ha registrato una leggera flessione. Come vi abbiamo rivelato in esclusiva nelle scorse settimane, per il giocatore si sono informate Manchester United, Tottenham, Wolfsburg e Werder Brema, anche se le situazioni più calde potrebbero profilarsi in Italia. Napoli e Fiorentina sono corteggiatrici di vecchia data, accoglierebbero a braccia aperte il forte difensore che, dal canto suo, continuerebbe a calcare i campi europei. Una soluzione gradita anche alla moglie Alexandra, molto legata al nostro Paese. Se Reja dovesse rimanere sulla panchina della Lazio, proverebbe certamente a convincere il ragazzo a restare. In ogni caso Radu, dopo anni di avances rifiutate da parte di altre squadre, per la prima volta prova a guardarsi intorno, ad uscire dal guscio Lazio. C’è un mondo fuori da Formello, Radu vuole esplorarlo. Segnali di addio?
Curva Nord Lazio e curva Nord Inter, un gemellaggio duraturo fatto di stima e rispetto reciproco. A consolidare ancor di più tutto questo sarà la festa della tifoseria nerazzurra, prevista per il 14 giugno.
I tifosi Laziali hanno infatti confermato la loro partecipazione attraverso un intervento a Radio Sei: ”Sabato 14 giugno la Curva Nord Interista festeggerà 45 anni, all’esterno dello Stadio San Siro. Noi della Curva Nord biancoceleste saremo presenti. L’invito è rivolto a tutti i tifosi Laziali, per passare insieme una bella giornata di festa”.
Dalla ripida salita dello Zoncolan al mare cristallino di Amalfi. Dalla piacevole brezza della Carnia alle coccole del sole costiero. Edy Reja ha staccato la spina, è inevitabile. Un semestre eufemisticamente complicato, il secondo mandato ha concentrato in poco tempo tutte le pressioni e gli ostacoli del primo. A Capodanno la Lazio navigava in acque poco tranquille, tipo Triangolo delle Bermuda. Il rischio era quello di perdersi nei meandri della bassa classifica,. Una situazione simile a quella vissuta con Ballardini nel 2010. Reja ha raccolto i cocci e riscostruito il vaso: 36 punti in 20 giornate, un allungo da Europa. Ma non è bastato, e quel vaso ha mostrato qualche crepa. Il tecnico incontrerà il presidente Lotito nella giornata di venerdì, si farà il punto della situazione, un confronto sul progetto. Se i piani combaceranno, si continuerà insieme, in caso contrario si arriverà alla separazione, assolutamente civile. Sarà la fine di un ciclo.Intanto il mister si gode gli ultimi giorni di riposo, in quel di Amalfi. Domani riceverà il Premio Saraceno, nella splendida cornice dell’omonimo hotel costiero. Gli inviati diLalaziosiamonoi.it lo hanno incontrato, un confronto in una splendida terrazza a picco sul mare. Un’intervista a 360°, Reja si confessa in esclusiva ai microfoni diLalaziosiamonoi.it.
Il Premio Saraceno viene assegnato a colui che ha sempre dimostrato sensibilità e signorilità nella sua carriera, è una gratificazione importante. “Nel mio lavoro è chiaro che quando ricevi dei premi e dei riconoscimenti fa enormemente piacere. Sono tornato nelle zone dove sono stato per cinque anni, ho ritrovato parecchi amici, siam tornato un po’indietro negli anni facendo qualche battuta, quattro risate”.
Un relax a tutto tondo, è il giusto break dopo una stagione stressante? “E’ stato molto bello, anche in questi due giorni per quanto riguarda Zoncolan e Trieste. In questo Giro d’Italia abbiamo potuto ammirare diversi giovani, è giusto dar spazio a loro, io oramai sto quasi trapassando (ride, ndr). C’è questo ragazzo, Aru, che ha lasciato intravedere delle ottime capacità, soprattutto in salita, mi aspetto una sua crescita costante. Ci sono un altro paio di ciclisti di prospettiva da seguire”.
Venerdì si torna alla realtà, ci sarà il summit con la società per decidere se continuare insieme. Le sue sensazioni? “Ho parlato un’oretta con Lotito prima di partire, ci siam detti che ci ritroveremo quando avremo un po’ più di tempo. Non so se sarà venerdì, sabato o domenica, col presidente sapete come funziona, dà gli appuntamenti a mezzogiorno e arriva alle 10 di sera (ride, ndr). E’ particolarmente impegnato, troveremo una mezza giornata per stare un po’ insieme e tireremo fuori tutto. Tra me e lui non ci sono problemi, vuotiamo tutto quello che abbiamo dentro, e dopo questa chiacchierata decideremo insieme per il bene della Lazio”.
Tra i temi in ballo ci sarà il mercato, di quali interventi necessità la Lazio per tornare competitiva? “Con la partenza di Biava e Dias bisogna effettuare degli interventi nel reparto difensivo, non so poi quali siano altre zone del campo dove poter intervenire, dipende molto dalle operazioni in uscita, Prima di prendere i giocatori bisogna anche trovare le soluzioni per quelli che vanno fuori, è inutile prendere nuovi elementi e mantenere rose ampie, la Lazio non è impegnata in Europa League e di conseguenza può lavorare con meno organico rispetto agli anni precedenti. Sicuramente i nuovi arrivi devono essere giocatori da Lazio, penso che il presidente questo lo sappia e sia intenzionato ad acquistare elementi di valore. Alcune valutazioni poi si possono sbagliare ma la volontà è quella di fare bene ed allestire una squadra competitiva, non dico da primi posti perchè la Juventus, il Napoli e la Roma sono superiori per organici, però subito dietro potrebbe arrivare la Lazio”.
Lei richiede elementi maturi e già pronti per il nostro calcio, la società sembra voler puntare su giocatori di prospettiva. Si può trovare un punto di incontro? “I giovani ci sono già alla Lazio, è inutile andare in cerca di altri, abbiamo 5-6 giocatori della Primavera da tenere altamente in considerazione. Keita è un giovane già inserito, Minala ha fatto intravedere delle cose interessanti, abbiamo Filippini, ci sono altri elementi che sono sotto osservazione e hanno dimostrato delle buone qualità. Qualcuno è già maturo, altri meno, mi dispiace fare dei nomi e trascurarne degli altri, ci sono elementi che possono essere già inseriti”.
Quali sono le linee guida da seguire? “Questa squadra ha bisogno prima di tutto di trovare un assetto importante: il portiere, due centrali difensivi, un centrocampista importante, una punta. Poi attorno si possono trovare soluzioni con dei giovani. Bisogna comunque trovare giocatori di un certo spessore. Un conto è far parte di una squadra provinciale dove magari c’è meno apprensione e la possibilità di attesa, a Roma invece ti giudicano subito e devi avere giocatori di grande personalità e che abbiano già un po’ di esperienza. Qui la critica ti taglia subito, un nuovo arrivato con aspettative importanti sbaglia un paio di partite e può trovarsi in difficoltà, anche avendo delle qualità può essere condizionato nel rendimento. Ecco perchè servono giocatori di qualità ma anche di personalità”.
L’olandese de Vrij è sempre più vicino. E’ un profilo che corrisponde alle sue aspettative? “Per qual che è considerato a livello internazionale sicuramente è un giocatore che ha fatto vedere cose interessanti. Ha 22-23 anni, per tanto mi sembra che sia un profilo giusto. Questi sono i giocatori che dovrebbero venire alla Lazio, adesso non so a che punto siano le trattative, se sia stato chiuso o meno. Il ragazzo adesso andrà ai Mondiali, bisognerà vedere anche come si comporterà. E’ un giocatore consistente fisicamente, con buoni doti tecniche, è bravo con la palla al piede e sbaglia poco gli appoggi. Sul piano difensivo non lo so ancora, bisogna vederlo dal vivo e non posso dare dei giudizi, però mi dà l’impressione di essere un giocatore di buon livello”.
Quanto pesa la situazione ambientale sulle sue scelte? “Le critiche le ho avute qui a Napoli, ci sono più o meno in tutte le società. E’ normale che avvengano, basta che siano costruttive. Qui a Roma, invece, ho sentito critiche in malafede. Ci sono certe linee che vanno in certe direzioni. Se è una critica giusta va fatta, altre non le accetto. Roma è anche questo. Ma reggo l’ambiente: i fischi ci sono ogni volta che si sente il mio nome, perché mi dicono che ho sbagliato con i tifosi. Io vorrei sapere quando ho commesso questo errore. Qualcuno forse mi ha messo delle parole in bocca che io non ho mai detto. Alcuni giornalisti hanno scritto la verità, altri hanno travisato. Il risultato uscito è quello di un’ immagine di me negativa nei confronti dei tifosi. Ma per quanto mi riguarda io sono molto soddisfatto di quello che ho fatto a Roma negli anni. Contano i risultati, le chiacchiere se le porta via il vento”.
Ha ricevuto alcune offerte da società estere e Nazionali, si parla in particolare di una proposta interessante da parte della Grecia. Il futuro di Reja sarà lontano dall’Italia? “Ci sono dei contatti come sempre. Le notizie partono e si diffondono in maniera veloce. Alcuni contatti con le società li ho come ogni volta che finisce il campionato, ma attualmente sono impegnato con la Lazio. Ho un vincolo contrattuale, e dunque non accetto altre situazioni. Poi nel futuro si vedrà”.
In casa Lazio si vocifera invece di una possibile promozione di Simone Inzaghi. E’ l’uomo giusto per il dopo Reja? “Adesso non lo so. Lo conosco, ha lavorato bene. Come Bollini, che meriterebbe più considerazione, visto che viene da tre anni nel settore giovanile eccellenti. Ha fatto crescere questi ragazzi e Inzaghi ha raccolto i frutti, dando continuità a questo progetto. Con i giovani ha fatto bene, il discorso è diverso quando però si allena una prima squadra. I giocatori sono molto più maturi. Mi auguro, qualora un giorno dovesse arrivare Inzaghi, che si immedesimi subito nel ruolo, che si distacchi un po’ dai giocatori visto che ha smesso poco tempo fa. Il carattere conta. Lui è così e lo sarà anche tra dieci anni, cambia l’esperienza. Ma se resta Reja restano tutti, rimane Bollini, rimane Inzaghi…e anche i big, come Candreva, Lulic…”
Tra i pali Marchetti ha trovato diverse difficoltà, ha perso il posto in Nazionale e i gradi del titolare in biancoceleste. E’ pronto per una nuova avventura? “C’è un contratto con la Lazio. Ha avuto una stagione vissuta con grande difficoltà dal punto di vista fisico: quando sono arrivato aveva prima problemi alla schiena, poi alla coscia, poi all’inguine. Gli ho detto che è proprio sfogato (ride, ndr). Poi abbiamo trovato Berisha, che ha fatto benissimo. Ha dimostrato di saper reggere bene la categoria. Con Federico ci sono stato un paio d’anni e pertanto ha la mia simpatia e soprattutto la mia grande considerazione. Nel primo anno che sono andato via, ha fatto alcune parate importanti contro alcune squadre. Ha salvato il risultato e avrà portato a casa una decina di punti solo lui. Ha avuto lì l’apice della carriera, quest’anno è stato solo un po’ sfortunato. Dopo Buffon c’era lui…”
Anche Radu sembra aver manifestato la volontà di nuove esperienze. E’ finito il suo ciclo alla Lazio? “Lui è qui da parecchio tempo. Può accadere se si sta tanto tempo nello stesso ambiente. Con me al primo anno ebbe tanti problemi dal punto di vista fisico. Se l’avessi avuto al massimo saremmo andati sicuro in Champions. Anche quest’anno, quando mi sono inventato Lulic terzino, o altre situazioni con Cavanda a sinistra, non trovavo mai l’assetto giusto e cambiavo continuamente. Radu mi dava garanzie con i 4 dietro. Con lui sono arrivati tanti punti. Ci tiene tanto alla Lazio, perché si sente parte del progetto e sente molto il clima derby: se lo toccano in quella partita è capace di farsi buttare fuori dopo 5 minuti. Questo è Radu, e questi sono anche gli aspetto positivi di lui. Perché ci crede, si immedesima in questa Lazio: quando vive queste cose ha dei rendimenti molto alti ed è un grande giocatore”.
In ogni caso il futuro di Reja sarà su una panchina, possiamo escludere l’ipotesi scrivania? “Non lo so ancora, non posso ipotecare il futuro. La mia esperienza in panchina può essere ancora utile e io mi sento ancora in condizione. Mi sembra di essere apprezzato, soprattutto per quanto riguarda i giocatori della Lazio e quelli che ho avuto prima. Basta vedere negli ultimi dieci anni. E’ un aspetto fondamentale, perché ti regala la forza di andare avanti e credere in quello che fai”.
Vuota il sacco, Edy Reja. Vuole parlare il tecnico laziale, ci tiene a far sentire la propria voce e lo fa attraverso i microfoni di Sky Sport.“Fino al 30 giugno sono ancora l’allenatore della Lazio. Il mio futuro? Ora sono ad Amalfi e poirientrerò a fine settimana. Con il presidente Lotito ci vedremo per capire se le nostre strade convergeranno ancora. Noi due parliamo spesso, quasi quotidianamente, ma vogliamo vederci a quattr’occhi per prendere una decisione insieme. Fra noi c’è un rapporto saldo e non ci vorrà molto per decidere“.
Dal presente al passato più immediato, una stagione deludente che non ha lasciato indifferente il tecnico di Lucinico: “Io sono arrivato a fine gennaio e su 20 partite abbiamo fatto 36 punti, quindi i risultati ci sono stati. La situazione ambientale è stata difficile, abbiamo giocato spesso in uno stadio semivuoto. Sono però convinto che il presidente allestirà una Lazio competitiva. E’ finito un ciclo, serviranno altri 4/5 giocatori per portare la Lazio nelle posizioni che competono a questo club. Dispiace per la mancata qualificazione in Europa League, ci sono mancati solo due punti. Con un po’ di fortuna in più avremmo centrato il nostro obiettivo”.
Il futuro sembra lontano dalla Lazio, qualcuno ha parlato di panchine importanti pronte ad accoglierlo: “Ho avuto anche negli anni passati qualche contatto per delle Nazionali. Anche quest’anno è stato così. Poi vedremo se queste situazioni si concretizzeranno”.
Il più accreditato successore a quella che, ad oggi è ancora la sua panchina, sembra essere Simone Inzaghi: “Ha fatto bene, anche se come esperienza ha lavorato solo in Primavera. La cosa importante è che conosca l’ambiente e i giocatori. Al limite potrebbe essere anche il mio successore qualora decidessi di non rimanere alla Lazio. Più ottimista o pessimista per il futuro di Candreva a Roma? Penso che resti. Lui stesso ha dichiarato di stare bene alla Lazio, ma con il mercato non si può mai essere sicuri di niente. Con l’Udinese c’è già un colloquio aperto e credo che Antonio possa rimanere a Roma. Io ancora alla Lazio assieme a Candreva? Ci sono concrete possibilità che ciò accada”.
Reja e Candreva, due delle tematiche più importanti in casa biancoceleste. Stamani il presidente Claudio Lotito, intercettato dai cronisti a margine alla presentazione del libro ‘Il calcio conta” presso il Circolo del Tennis del Foro Italico, ha voluto chiarire la situazione in casa Lazio del tecnico, sempre più vicino all’addio. “Entro la metà di giugno troveremo la soluzione. Bisogna ponderare i pro e i contro, non fare scelte avventate. In base a quelle che saranno le mie convinzioni e quelle del mio staff faremo le dovute scelte che dovranno essere funzionali al progetto Lazio”.
Situazione ancora tutta da definire quella di Reja a differenza di quella legata all’esterno romano. A giudicare dalle parole del numero uno biancoceleste, infatti, la svolta sembra dietro l’angolo.“Candreva non è mai stato messo in discussione.L’accordo con l’Udinese? Lo vedrete tra qualche giorno quando sarà formalizzato”.
Poi sul delicato rapporto con i tifosi: “Non ho incontri in programma, perché la tifoseria non è una controparte. Io ho messo in atto un’azione volta a far capire alle persone che io vorrei, oltre ad aver risanato la società, entrare nel cuore dei tifosi. Questo è un mio obbligo, un mio dovere. Spero di riuscire a farlo. Troppo spesso il tifoso appassionato non riesce a valutare in modo razionale, perché certe situazioni le vede solo con il cuore. Questa è una visione ormai superata, di un vecchio modo di fare calcio del patron che trent’anni fa metteva le proprie risorse per fare un calcio diverso. Oggi questo non è più sostenibile”.
C’è spazio anche per una riflessione sul futuro del calcio italiano.“Serie A? Io sono per le 18 squadre, 18 in B e due gironi di Lega Pro perché questo consente l’autosostenibilità e di poter portare livellamento in alto”.
Buona la prima? Forse non proprio. Molte ombre e poche luci nella prima stagione biancoceleste di Felipe Anderson, mai costante, troppo fuori dal gioco e forse ancora ingabbiato dall’immancabile saudade e da quel modo di stare in campo ancora troppo ‘brasiliano’. Eppure, i numeri di alta scuola qua e là esibiti sul manto verde in questi primi 12 mesi, lasciano comunque intravedere le immense potenzialità ancora inespresse dal talento originario di Brasilia. Un oggetto ancora misterioso, ma che se dovesse definitivamente sbocciare potrebbe rivelarsi il vero valore aggiunto della Lazio del futuro. In una video intervista rilasciata a ‘Tribuna esporte’ per la realizzazione del Dvd ‘Super azioni’, il numero 7 biancoceleste ha raccontato la sua storia calcistica dai primi calci al Santa Maria al suo arrivo nella città eterna.
Di seguito ecco un piccolo estratto del Dvd raccolto dal sito globoesporte.globo.com: “La mia avventura è iniziata quando avevo 10 anni. Mia madre mi iscrisse nella scuola di calcio della mia città, il Santa Maria, e li ho iniziato a partecipare a campionati e tornei. Ad ogni partita che giocavo ripetevo a me stesso “è questo ciò che voglio fare per tutta la vita”. A 12 anni sono stato chiamato per fare un test a Curitiba nella squadra della medesima città e l’ho superato. Poi a 14 anni sono andato al Santos, a 17 ho esordito in prima squadra ed ora, all’età di 20 anni, eccomi qui alla Lazio. E’ stato emozionante per me conoscere una squadra così importante e giocare con grandi giocatori che vedevo soltanto in tv quando ero più piccolo. È un sogno che si è realizzato, un dono che Dio mi ha fatto, forse più grande di quanto avrei potuto immaginare”.
Saudade a parte, l’ambientamento nella Capitale non è stato poi così difficile, come spiega lo stesso Felipao: “Roma è meravigliosa, una città turistica piena di luoghi storici. Mi sono subito ambientato, sono stato ben accolto da tutti, sia dai compagni, tifosi e dalle persone che incontravo per strada. I momenti più importanti nella mia vita calcistica? Il primo quando a 17 anni ho segnato il mio primo gol con il Santos– rivela il brasiliano –quando giocavo nella categoria di base vedevo sempre le partite dalla tribuna, assistevo ai gol e sognavo il giorno in cui ne avrei realizzato anch’io uno. Quando l’ho finalmente realizzato è stata una sensazione difficile da spiegare e ringrazio ancora Dio per quel regalo. Il secondo momento memorabile fu invece quando il Santos vinse la Libertadores, avevo 18 anni ed è stato una vittoria molto importante per la squadra, per me e per tutti gli atleti, una vittoria regalata da Dio a tutti noi”.
Sognar non costa nulla e Felipe non sembra davvero voler smettere: “Il mio sogno è diventare il migliore al mondo, so che è difficile e ci sono tanti giocatori bravi, ma era difficile anche arrivare fino a qui, eppure ci sono. Credo che sognando e lavorando possiamo un giorno realizzare quello che ora può sembrare impossibile”.
Ciro Immobile è volato in Germania per ufficializzare il suo trasferimento al Borussia. Con un permesso datogli dalla Nazionale, ha lasciato Coverciano per eseguire le visite mediche e per firmare il contratto che lo legherà per 5 anni al club giallonero. Il capocannoniere della stagione appena trascorsa, sostituirà l’attaccante Lewandowski che è andato in forza al Bayer Monaco. Il club tedesco verserà 20 milioni di euro richiesti dalle due società torinesi che avevano in comproprietà Immobile. “Sono contento che tutto sia andato per il meglio e si sia trovato subito un accordo. Non vedo l’ora di giocare col Dortmund” ha detto Immobile ai colleghi tedeschi.
Con una lettera ufficiale inviata al club torinese, Ciro ringrazia la società ed i tifosi portando con se le belle emozioni che ha vissuto con il club ed i supporter granata, specificando che l’avventura tedesca è un treno che non poteva perdere visto che il club tedesco è una squadra molto prestigiosa.
A Montespaccato, la vecchia Borgata Fogaccia, chi tifa Lazio si distingue dal coro. Un po’ come il baby prodigio del cinema Jimmy Grimble, che alla domanda posta da un osservatore del Manchester United che gli aveva offerto un provino (gentilmente declinato) “Cosa ci può essere di meglio dello United?“, risponde sornione “Il Manchester City”. Qui nasce un laziale vero. Daniele Portanova, centrale difensivo classe ’78, ha girato l’Italia nella sua lunga e fortunata carriera. Ha rappresentato una vera e propria bandiera di Siena, Bologna e Genoa, la squadra di cui è capitano. Ma non ha mai dimenticato la sua fede, i colori del cuore, l’Aquila. Un ragazzo cresciuto a pane e Gruppo Rock.La Roma lo acquistò giovanissimo dal Montespaccato, un dirigente gli sequestrò subito la sua collanina biancoceleste, ma lui inventò un curioso stratagemma per bagnare il suo sudore con i colori del cielo. Negli anni ha marchiato la sua pelle, l’Aquila campeggia sul suo braccio anche se il primo tatuaggio non si scorda mai: “E’ stato Mr. Enrich, il simbolo degli Irriducibili”.
Una carriera da assoluto professionista in campo, ma con il cuore sempre pulsante per la sua Lazio. Un sogno, quello di vestire la casacca biancoceleste, che probabilmente non verrà mai esaudito, ma poco importa: “Tifoso lo sarò sempre, ve lo assicuro“. La redazione di Lalaziosiamonoi.it ha intervistato in esclusiva il capitano del Genoa Daniele Portanova, per un viaggio all’interno della sua incrollabile fede.
La stagione con il Genoa si è conclusa con una salvezza tranquilla, qual è il giudizio del capitano? “Il resoconto è positivo se consideriamo gli obiettivi prefissati a inizio stagione, cioè di rimanere in Serie A senza nessuna sofferenza. Abbiamo raggiunto la salvezza con estremo anticipo quindi sotto questo punto di vista è positivo. Abbiamo rovinando tra virgolette un campionato che poteva essere molto positivo e questo mi dispiace però tutto sommato il Genoa resta in Serie A e di questo siamo tutti felici. Ho la fortuna di indossare una maglia importante, una piazza che merita tanto”.
Per la Lazio invece niente Europa, possiamo parlare di stagione deludente? “Penso che Reja abbia fatto un buon lavoro, è un peccato perchè se un paio di risultati fossero girati a favore avrebbe potuto ambire a conquistare una posizione per qualificarsi in Europa League. Questo mi dispiace un po’ da tifoso, tuttavia non parlerei di fallimento totale, è una stagione nata male, se avessero fatto qualcosa all’inizio può darsi che avrebbero raggiunto la qualificazione alle coppe”.
Si parla di rifondazione, neanche Reja è più certo della sua posizione… “Non sta a me giudicare, se arrivasse qualche elemento per migliorare la Lazio saremmo tutti contenti. Per quanto riguarda le scelte societarie non mi sento di metter bocca, non mi sembra giusto per rispetto di Reja che tutto sommato ha ottenuto dei buoni risultati alla Lazio, trovando anche un ambiente imperfetto per vari motivi”.
In passato hai sottolineato più volte l’importanza di uno stadio pieno. Oggi il popolo laziale è in contestazione, quanto pesa sulle sorti della squadra?“Soprattutto a Roma il pubblico è il dodicesimo uomo in campo, è normale che danneggia un po’ la squadra sotto questo punto di vista. La squadra nonostante tutto ha dimostrato di saper lottare e potercela fare. Da calciatore non mi sento di accusare nè il lavoro di Reja nè dei ragazzi, da tifoso mi dispiace perchè quello laziale è un popolo di cuore e l’ha dimostrato anche in occasione dell’evento Di Padre in Figlio. Quello è il vero popolo laziale”.
Sei stato invitato dagli organizzatori per l’evento Di Padre in Figlio ma un contrattempo ti ha bloccato all’ultimo momento. Ti sei goduto la serata in tv? “E’ una dimostrazione che il popolo laziale c’è, non ha smesso mai di amare i propri ideali e i propri colori. E’ stato impressionante, ancora oggi ho la pelle d’oca. Vedere tutti i giocatori che ci hanno regalato gioie, tutto lo stadio pieno, chi è laziale può capire”.
Tanti campioni hanno partecipato a questa grande serata di Lazio. Non c’era Paolo Di Canio, sembra essersi un po’ allontanato dopo l’ultima esperienza in campo….“Per noi Laziali Paolo Di Canio è un punto di riferimento, Paolo Di Canio alla Lazio tutta la vita. Non penso si sia allontanato, forse fisicamente ma mai con il cuore e la testa della Lazio, questo è poco ma sicuro”.
Sei un Laziale doc, ma sei cresciuto nel settore giovanile della Roma. In un’intervista hai dichiarato che ti sequestrarono una collanina della Lazio al tuo approdo in giallorosso. L’Aquila tatuata sul braccio però non è removibile… “Ho due-tre tatuaggi della Lazio se è per questo. Il primo è stato Mr. Enrich (simbolo del gruppo ultras degli Irriducubili, ndr). Sono cresciuto nel settore giovanile dell’altra squadra, essendo laziale al 100% indossavo la canottiera della Lazio sotto la divisa della Roma”.
Qual era il tuo rapporto con questi colori da giovane? “Andavo spesso con mio cugino nel Gruppo Rock, nel C.M.L (Commandos Monteverde Lazio, ndr), ho iniziato presto a giocare a calcio, quando frequentavo lo stadio stavo con loro. Sono cresciuto con il mio idolo Beppe Signori, ho iniziato con Ruben Sosa e Riedle. Ho avuto la fortuna di assaporare una Lazio veramente forte”
Hai realizzato una decina di gol in Serie A di cui tre proprio alla Lazio. Ovviamente non hai esultato, ma questa decisione nel 2010 creò un piccolo caso con i tifosi a Bologna. “Aver fatto tanti gol alla Lazio è pura casualità. Io sono un professionista e do il massimo per la maglia che indosso. Il tifo è un’altra cosa. Quando segnai l’ultimo gol dissi che non era colpa mia, se mi avessero marcato un po’ meglio (ride, ndr)…
Nell’ultimo turno i biancocelesti hanno ricevuto un Bologna già condannato alla retrocessione. Sei dispiaciuto? “Bologna è stata una tappa importante della mia carriera. E’ una piazza dove ho dato e ricevuto tanto, per me è sceso in B un pezzo di cuore. Sono certo che la gente di Bologna non è retrocessa, è una piazza importante che merita la massima serie e palcoscenici importanti anche per la storia che le appartiene. Spero di rivederla presto in Serie A, perchè la citta non merita una categoria inferiore”.
Sei mai stato vicino alla Lazio in passato? “Ho saputo di qualche interessamento in passato, ma non si trattava di contatti veri e propri. Un giorno dissi al mio procuratore ‘Io per la Lazio gioco un anno gratis’. E’ sempre stato il mio sogno vestire questa maglia, non si è avverato, ma nessuno mi toglierà mai il cuore. Il tifo rimarrà per sempre”.
Tare è alla ricerca di un paio di centrali difensivi per la prossima stagione. Possiamo suggerire il nome di Daniele Portanova? “Mai dire mai, però tifoso lo sarò sempre, ve lo assicuro…”.
“No Beppe, te non vieni”. Cesare Prandelli avrà detto più o meno così a Giuseppe Rossi prima di comunicare la lista dei 23 convocati per il Mondiale. Forse con più tatto, ma il senso è quello. Un fulmine al ciel sereno, caduto questa volta a pochi passi dal giocatore. Perché quelli prima, di fulmini, sono capitati proprio sulle sue ginocchia. Una carriera a metà, per uno degli attaccanti più forti che l’Italia può vantare negli ultimi anni. Questa è solo una delle tante storie legate alle liste ufficiali per i Mondiali. Scene spesso tristi, come quella di Montolivo, sicuro del posto in aereo per il Brasile, ma fermato da una frattura alla tibia rimediata nell’ultima amichevole pre Mondiale. Maledetta sfortuna a parte, tra poco si farà sul serio. Per la Lazio ci sarà Antonio Candreva. Ma nella storia delle competizioni mondiali, quali sono i biancocelesti che hanno partecipato con la nazionale italiana? La Laziosiamonoi.it vi porta a scoprire tutte le competizioni mondiali con i giocatori della Lazio nella rosa:
MONDIALE URUGUAY 1930 – L’inizio della storia parte da qui. A Montevideo si giocano tutte le partite. L’Italia non partecipò per ragioni ancora da chiarire. Vinse il Paese ospitante. Una curiosità: anche l’Inghilterra non accettò l’invito. Il calcio era una cosa loro e non vedevano di buon occhio questa manifestazione dall’altra parte dell’Europa. Per principio rifiutarono anche i due Mondiali successivi.
MONDIALE ITALIA 1934 – Si inizia a fare sul serio. E’ l’Italia di Vittorio Pozzo a sconfiggere 2 a 1 la Cecoslovacchia e alzare al cielo la sua prima Coppa del Mondo a Roma. Una squadra forte, che vedeva un laziale in rosa. Tale Guarisi Amphilogino, primo oriundo visto che era nato in Brasile nel 1905. In biancoceleste giocò 5 anni: da attaccante puro segnò 43 gol in 137 presenze. Con l’azzurro addosso 6 presenze e una rete.
MONDIALE FRANCIA 1938 – Bis dell’Italia. Una squadra ancora comandata da Pozzo con un attaccante micidiale: Silvio Piola. In finale contro l’Ungheria segnò addirittura una doppietta. E’ il giocatore più prolifico della storia del campionato italiano, e aveva l’aquila sul petto.
MONDIALE BRASILE 1950 –3 biancocelesti in rosa per l’Italia. Zeffiro Furiassi, difensore. Remondini Leandro, difensore anche lui. E Lucidio Sentimenti IV, portiere goleador. Vinse ancora l’Uruguay, l’Italia andò malissimo. La tragedia di Superga aveva lasciato un enorme vuoto in quella squadra azzurra.
MONDIALE GERMANIA OVEST 1974 – Bisogna aspettare 24 anni per rivedere un po’ di Lazio. E’ l’Italia di Giorgio Chinaglia, Pino Wilson e Luciano Re Cecconi. I 3 campioni della scudettata banda Maestrelli però, non portano gli azzurri lontano. Vinse la Germania Ovest di Franz Beckenbauer e di Gerd Müller.
MONDIALE ARGENTINA 1978 – Lionello Manfredonia, 10 anni di Lazio con 201 presenze condite anche da otto reti. Difensore e all’occorrenza anche mediano, rappresentò i colori biancocelesti per un’Italia che arrivò quarta.
MONDIALI USA 1994 –Luca Marchegiani, Pierluigi Casiraghi e Giuseppe Signori. 3 personaggi che hanno fatto la storia della Lazio. Portano loro l’aquila negli States per giocarsi il Mondiale. 36 gradi con il 70% dell’umidità. Pasadena, California. Il clima non è adatto ad una finale, ma si gioca Italia – Brasile. 0 a 0 dopo i supplementari, si va ai caldi di rigore. Maledetti. Roberto Baggio spara alto. La Seleção fa ancora festa.
MONDIALI FRANCIA 1998 –Alessandro Nesta, basta il suo nome per evocare emozioni nei cuori biancocelesti. Rappresenta lui la Lazio. Ancora i calci di rigore sono maledetti per gli azzurri. A quarti di finale, proprio contro i cugini d’oltre Alpi che poi vinceranno, è Gigi Di Biagio a baciare la traversa.
MONDIALE GIAPPONE E SUD COREA 2002 – Male l’Italia, grazie a Byron Moreno. Agli ottavi di finale si infrange il sogno azzurro grazie agli errori dell’arbitro ecuadoriano contro la Corea del Sud. Nesta unico biancoceleste.
MONDIALE GERMANIA 2006 – L’Italia sale sul tetto del mondo per la quarta volta. Gli uomini di Lippi battono ai rigori la Francia di Zidane. Berlino si tinge di azzurro, Fabio Cannavaro alza la Coppa del Mondo. Forse la vittoria più bella del calcio italiano, che arrivava dal tornado calciopoli. Tra gli azzurri, figuravano i due laziali Angelo Peruzzi e Massimo Oddo. Miglior marcatore del torneo, un tale Miroslav Klose.
MONDIALE BRASILE 2014 – Antonio Candreva, l’uomo in più di una squadra che non raccoglie nulla in una stagione sfortunata. Sarà lui a portare un po’ di Lazio in Brasile.
Non è ancora risolto il giallo circa le presunte dichiarazioni rilasciate (e smentite) da Reja a Il Messaggero nella giornata di sabato, sulle alture dello Zoncolan, in occasione della penultima tappa del Giro d’Italia. Stamane, infatti, il quotidiano non solo ha confermato la veridicità delle dichiarazioni del mister goriziano in un bar nei pressi della seggiovia che porta al Monte – davanti ad alcuni testimoni – ma ha anche aggiunto altri dettagli non riportati “per una questione di delicatezza ma che, a questo punto, ci pare giusto fare”. Il tecnico avrebbe quindi aggiunto: “Nessuno vuole venire alla Lazio – concetto già detto e ribadito ufficialmente in passato, suscitando la forte reazione del presidente Lotito -, altri calciatori vogliono andar via, c’è confusione. Con una squadra ringiovanita e rinnovata sarebbe molto più difficile superare i problemi, anche alla luce del clima che si è creato e con le pressioni che si vivono a Roma“.
E’ un fiume di parole il nigeriano Eddy Onazi: tramite il suo profilo Twitter, il centrocampista della Lazio, ha parlato di uno scandalo legato al calcioscommesse, che vedrebbe coinvolta la Nazionale nigeriana (tante le polemiche dopo l’amichevole di 3 giorni fa contro la Scozia per l’autorete del portiere Ejide ndr) e un tale Mr Okoroji. Di seguito le dichiarazioni di Onazi: “La mia attenzione é stata colta da un articolo che parla di calcioscommesse. Prima di tutto lasciate che io vi dica che non ho assolutamente nulla a che vedere con individui o gruppi di persone che manipolano gli incontri. Nell’articolo in questione si fa riferimento a un certo signor Okoroji.L’unica cosa che accomuna me e il signor Okoroji é che entrambi siamo di nazionalità nigeriana. Rimango molto sorpreso nello scoprire che questo signore é un agente con licenza FIFA. Il giorno di questo incontro, mi aveva detto inizialmente che alcuni suoi conoscenti avevano da farmi delle proposte interessanti. Io ho tempestivamente informato chi, oltre a rappresentare i miei interessi, é anche mio amico. Quando ho incontrato queste persone, ho scoperto che si parlava di truccare degli incontri. Gli ho risposto con un fragoroso NO, e sono andato via. La versione riportata nell’articolo é esattamente la stessa che vi ho raccontato. Ringrazio la mia famiglia, i miei amici e i miei fan e colleghi che mi hanno mostrato affetto e dimostrato comprensione. Infine lasciatemi dire ancora una volta che rimarrò sempre competitivo e non prenderò mai parte ad alcun piano che possa gettare discredito il gioco del calcio. La mia lealtà nei confronti del popolo nigeriano e del mantra del fair play rimane salda. Io e i miei colleghi restiamo risoluti e concentrati. Incassiamo anche questa e andiamo avanti”
“Noi continuiamo con la nostra protesta. Invitiamo tutti quelli che vogliono seguirci, pertanto, a non abbonarsi e a boicottare i prodotti ufficiali della S.S. Lazio. Per anni siamo andati allo stadio e ai cori di dissenso che noi rivolgevamo a Lotito, lui rideva. Quindi, questo che stiamo adoperando, è l’unico modo per colpirlo. Questa è la nostra posizione, chi vuole seguirci ci segua. Poi ognuno è libero di fare quello che crede“. Lo hanno detto alcuni esponenti della Curva Nord ai microfoni di RadioSei 98.100.
Edoardo Reja tramite il sito ufficiale della S.S. Lazio ha smentito le dichiarazioni di questa mattina : “In riferimento alle notizie apparse oggi sul quotidiano ‘Il Messaggero’, preciso di non aver mai rilasciato nessuna intervista ad alcuno e che le dichiarazioni e le valutazioni che mi vengono attribuite non corrispondono al mio pensiero. Ribadisco quanto dichiarato nei giorni scorsi circa l’incontro già fissato con la Società alla fine della prossima settimana dove effettueremo le valutazioni per il futuro. Aggiungo che non è mai venuto meno in queste settimane il contatto quotidiano con il Presidente ed i dirigenti, cosa che ho spesso sottolineato nelle interviste ufficiali che ho rilasciato. Sono altresì molto dispiaciuto nel constatare come ancora una volta si tenda a creare un clima teso a destabilizzare l’ambiente e vengano espressi giudizi e valutazioni su cose mai dette, come accaduto in passato anche nei confronti del mondo biancoceleste tutto”.
“Il progetto non era questo, così non vado avanti. Basta, venerdì torno a Roma e saluto tutti”.Lo sfogo sulle strade del Giro d’Italia, cappellino in testa e giubbotto della Lazio addosso. Ancora, evidentemente, per pochissimo.Edy Reja è ad un passo dalla separazione, lo ha confessato durante la gita di ieri con gli amici sullo Zoncolan per la penultima tappa della rassegna rosa ciclistica. “Lascio la Lazio – ha rivelato clamorosamente il mister di Lucinico, secondo quanto riporta stamane Il Messaggero – Mi hanno detto di prendermi una settimana per rilassarmi e valutare la situazione… Mica sono stressato! Questa volta sono io che non ci sto, così non si può andare avanti. I soldi? Non saranno un problema, ci sono cose più importanti nella vita”.
Il goriziano è deluso, si aspettava maggior considerazione dopo un ruolino di marcia da zona Europa League (36 punti conquistati in 21 partite): se non dalla tifoseria, con cui il rapporto è ai minimi storici, dava quantomeno per scontato che il presidente seguisse le sue direttive nel pianificare la nuova Lazio in sede di mercato. Invece, da una parte, Lotito gli ha pubblicamente ribadito che le scelte vengono fatte dalla società, dall’altra Tare gli ha indicato persino il modulo che la squadra dovrà attuare. Troppo, anche per lui: “Abbiamo portato a termine una stagione molto pesante, ma i risultati sono comunque arrivati. La media punti resta importante e avrebbe garantito l’Europa. Per ricostruire la Lazio servirebbero quattro difensori e due centrocampisti di spessore…”. Non esattamente la rifondazione giovani prospettatagli dalla società. Questione di divergenze sul progetto, dunque, l’hanno allontanato da Formello. Sembrano lontane anni luce le conferenze stampa in cui, compiaciuto, Reja si rivolgeva ai giornalisti autoconfermandosi – evidentemente con le dovute garanzie alle spalle – per la prossima stagione. Oggi è tutta un’altra storia: senza rancore, ma ognuno per la sua strada. Possibilmente meno ripida dello Zoncolan.
L’attuale allenatore laziale sembrerebbe che vuole gettare la spugna. Stando al CdS Reja non sentirebbe più suo il suo percorso alla Lazio. Sarà stato il botta e risposta tra lui e Lotito? Reja chiese al presidente di portare in squadra un po’ di lazialità, richiesta che fu respinta con un ” tu fai l’allenatore,io faccio la squadra”. Fatto sta che è stata diramata una mini lista con nomi dei possibili successori (dal Corriere dello Sport), lista molto agghiacciante come direbbe qualcuno. Lotito sembrerebbe intenzionato a cercar di trattenere il tecnico goriziano almeno per questa stagione ma si starebbe anche guardando intorno. Voci di mercato parlano di Seedorf (impossibile vederlo sulla panchina laziale) e gente come Ranieri, Allegri e Donadoni che sembrerebbero “oro” troppo costoso per chi gestisce la S.S.Lazio. Parte quindi la lista “low cost” (tanto per cambiare no?) i nomi sono: Simone Inzaghi, Pioli del Bologna,Unai Emery, attuale tecnico del Siviglia e Michael Laudrup, ex giocatore della Lazio.Piace molto anche Di Francesco che ha salvato il Sassuolo dalla retrocessione ma per risparmiare, il signor Lotito potrebbe promuovere Bollini come primo allenatore visto che ha fatto “la gavetta” con Reja e portato tante soddisfazioni con la Primavera laziale
Bruno Giordano sembrerebbe essere in lista per un eventuale posto d’allenatore nella Salernitana. Dopo l’addio di Gregucci il club campano sta sondando il terreno e preparando una lista dei vari candidati. L’ex Lazio è intervenuto su radio manà a riguardo dicendo che se diventerà lui l’allenatore, il presidente Lotito non entrerà negli spogliatoi fino a quando sarà lui ad allenare la squadra: “Dipende dalla qualità dei programmi, per ora non ho sentito nessuno. C’è stima reciproca col direttore sportivo Fabiani. Nel caso mi chiamasse, mi accerterei dei programmi della società. Ho letto dei problemi intercorsi con Gregucci, mi dispiace per Angelo. Lotito? Negli spogliatoi con me non entra nessuno“.
Stefano Benedetti, direttore del noto sito laziale “cittaceleste” ha lanciato una bomba tramite il suo sito e il suo profilo facebook. Voci che si son spare sui vari giornali nazionali, da “repubblica” a quelli sportivi. Ci sarebbe, secondo queste fonti, un interessamento da persone russe che vorrebbero rilevare il club attualmente capitanato da Lotito.Ricordiamo che in passato anche uno sceicco voleva prendere la S.S Lazio venendo addirittura ad assistere ad alcuni match della squadra capitolina. Ricordiamo però che la Lazio è valuta in borsa e tali mormorii non possono diventare ufficiali “prima dell’ufficialità” in quanto si commettere un reato. Per ora molta gente laziale si sta smuovendo tra i social network con i classici #liberalalazio e #compratelalazio con la speranza di arrivare direttamente al “compratore” ed demoralizzare sempre di più Lotito dopo che quest’ultimo ha chiesto recentemente “una mano” ai tifosi biancocelesti. Torniamo al punto fondamentale,Stefano scrisse che l’ufficialità sarebbe uscita nella settimana seguente,quindi ai primi di Giugno, per capire se è una bufala o no bisogna aspettare tale data.
Seguiranno aggiornamenti
Sbarcherà finalmente a Roma a fine giugno, Djordjevic freme: «Ho 26 anni e sono arrivato a un punto in cui voglio vivere una nuova sfida. Ho ricevuto offerte – finanziariamente parlando – molto più importanti di quella della Lazio, ma il loro progetto mi è piaciuto da subito».
Ecco il nuovo attaccante biancoceleste, un serbo a parametro zero dal Nantes. Sa già cosa lo aspetterà a Formello, s’è informato in Nazionale: «Kolarov mi ha dato tantissimi consigli su come adattarmi alla vita romana. Darò tutto per il mio nuovo club. Non vedo l’ora di iniziare la mia nuova avventura Italiana».
Sarà ancora una volta ai nastri di partenza con l’aquila sul petto. Dopo 8 stagioni non è ancora arrivato il momento di separarsi. Stefano Mauri ha rinnovato il contratto con la Lazio, sarà ancora lui il capitano biancoceleste. Il centrocampista brianzolo, fresco di firma, ha affidato ad un tweet la propria felicità.“Ancora insieme…orgoglioso di voi, di questa maglia e della fascia che indosso. Fiero di rappresentare i nostri colori. Forza Lazio sempre”.
E” il secondo rinnovo in casa biancoceleste dopo quello del tedesco Miro Klose: il numero 6 ha firmato per una stagione, come confermato con un comunicato apparso sul sito ufficiale della squadra e, dal diretto interessato, ai microfoni di Lazio Style 100.7:“Sono molto contento, ho sempre dichiarato che mi avrebbe fatto piacere continuare con questa maglia e indossare questa fascia. Aspettavo solo una chiamata del presidente, che finalmente è arrivata nei giorni scorsi. Ora si può pensare alla prossima stagione: bisogna migliorare la posizione in classifica, non è quella che meritano la Lazio, questa società e questi colori. Ripartiamo con una voglia diversa, consapevoli che siamo la Lazio e torneremo nei posti che ci competono”.
Un anno particolare, vissuto tra le aule dei tribunali e il lento recupero.“Il mio è stato un rientro difficile, era quasi un anno che non giocavo tra infortunio e squalifica. Non è stato facile riprendere il ritmo partita e le distanze del rettangolo verde. Sono tornato su buoni livelli dopo un mese e mezzo, sono felice per i quattro gol e gli assist. Peccato solo che a quel punto il campionato fosse ormai finito… Un saluto a Biava? Con ‘Beppino’ eravamo anche compagni di camera in ritiro, l’ho già ringraziato di persona per tutto quello che ha fatto qui. A mio avviso uno dei giocatori più sottovaluitati degli ultimi anni, la sua assenza si faceva sentire quando non giocava. Alla sua età capisco la scelta, ci mancherà in campo e fuori”.
Un auspicio anche sulla ricomposizione della frattura società-tifosi: “Non è un argomento semplice da affrontare, purtroppo il rapporto è sotto gli occhi di tutti. Io da capitano ho sempre detto che l’apporto dei tifosi è fondamentale, continuano a dimostrarlo oggi come in passato. Abbiamo bisogno di loro per ripartire insieme, fare una stagione importante e riportare la Lazio nei posti che meritano, poi capiamo che ci sono anche altre problematiche. Speriamo che le parti facciano un passo avanti l’una verso l’altra, per ripartire tutti insieme“.
L’ultima battuta tocca le emozioni provate nelle ultime ore: “La prima cosa che ho pensato quando ho firmato? Lì per lì non ho pensato molto. L’intesa col presidente era stata raggiunta qualche ora prima, le sensazioni più forti le ho vissute al momento della stretta di mano. Negli ultimi mesi ho sempre detto e pensato di voler rimanere qui, e se possibile, di chiudere la carriera a Roma. Ci siamo trovati subito d’accordo con il presidente, oltre a esternare la mia felicità non c’è molto da dire. Questa è la mia seconda casa, forza Lazio sempre!”.
“Voglio vincere il Mondiale, in Coppa d’Africa credevo che avremmo vinto e così è stato”. Ostenta sicurezza, Eddy Onazi. Il nigeriano parla ai microfoni di Soccernation, è sicuro della forza delle Super Aquile: “Possiamo vincere, questa è una mia convinzione. Sono consapevole del fatto che una vittoria lascerebbe di stucco il mondo intero, ma sarebbe folle rinunciare a priori a un obiettivo”.
La truppa allenata da Stephen Keshi è stata inserita nel Gruppo F insieme all’Argentina, all’Iran e alla debuttante Bosnia-Erzegovina. Nonostante la caratura degli avversari, il centrocampista biancoceleste non ha nessuna intenzione di farsi intimorire: “Io rispetto queste squadre che hanno un ranking FIFA superiore al nostro (l’Argentina occupa il 7° posto, la Bosnia il 25°, l’Iran il 37°, mentre la Nigeria si trova in 44esima piazza, ndr), ma onestamente credo che una volta sul campo, tutte le differenze si annullano. Sono davvero impaziente, non vedo l’ora di giocare contro le migliori squadre al mondo. Lo scorso anno non ho potuto disputare la Confederations Cup per un infortunio e non ho affrontato Spagna e Uruguay. Aspetto con ansia il fischio d’inizio”.
Il dibattito Lotito – tifosi continua.Prova ad inserirsi il responsabile della comunicazione Stefano De Martino, che ai microfoni di Radio Radio ha cercato di fare chiarezza:“Spesso le valutazioni sul presidente si fanno sulla simpatia e sull’antipatia. Spesso i dibattiti si accendono più che sui numeri, sul fatto che non c’é una simpatia nei suoi confronti. Perché non è venuto al 12 maggio? Questo va chiesto a lui. Io penso che quella giornata è stata fantastica, ha toccato i cuori dei tifosi della Lazio. Quando la società ha parlato con gli organizzatori si è messa a disposizione. La disponibilità della Lazio c’è sempre, in quel caso si festeggiava lo Scudetto del ’74. Lunedì abbiamo festeggiato Fiorini, nella stessa porta di Lulic. Sono giornate importanti, speriamo di viverne ancora tante altre. Quei momenti ti portano a gioire e a riflettere”.
Poi on air vengono letti qualche sms diretti alla società: “I messaggi che avete letto, esprimono il dissenso della gente, delle contestazioni. Nulla che io non sappia. Aldilà dei bilanci, in questo momento, c’é questo approccio nei nostri confronti. Io non vivo in un castello, ma a Roma, incontro gente per strada che mi chiede e mi domanda. Spesso mi confronto con i tifosi. Non c’é nessun muro contro muro, ripartiamo insieme confrontandoci. Anche con l’aiuto delle persone che raccontano la Lazio ogni giorno. Il mio invito é questo, non dico che va tutto bene, solo perché lavoro nella Lazio. In questi anni sono state fatte tante cose importanti, ne ho spesso anche la testimonianza anche dai colleghi di altre società. Che ci sia questo sentimento é molto chiaro… Oltre la consapevolezza però c’é anche la volontà. Bisogna accorciare le distanze e ripartire insieme. La Lazio con lo stadio vuoto ha sicuramente meno impatto. I calciatori restano due, tre anni, poi cambiano, la società resta”.
Ci potrebbe essere una soluzione per De Martino: “La voglia di ripartire con energie nuove c’é, prima da tifoso e poi da dirigente. Dopo una stagione deludente, c’é un clima simile a una sorta di amore tradito, e quindi é normale ci sia un po’ di livore, ma bisogna superarlo. La volontà della società é stata resa più chiara negli ultimi giorni, oggi si riparte già dal ritiro con un nuovo campionato. La prima riflessione é stata fatta proprio lunedì (durante la presentazione dell’Academy, ndr). Io conosco il pensiero del Presidente, l’aiuto chiesto da lui, é richiesto sul piano emozionale. Lui é un ‘capoccione’, lo dico affettuosamente, riesce a lasciarsi andare completamente solo tra quattro mura. Ciò che é successo in questi anni lo ha molto indurito. C’è stata una grande opera di risanamento, ma questo non gli viene riconosciuto e l’uomo Lotito è stato molto allontanato dagli eventi. Umanizzarsi e dar più sfogo ai sentimenti é stato il più grande limite del presidente”.
Infine chiosa finale sul mercato:“Il mercato qui non si chiude mai, ci sono idee chiare, la volontà di far bene, riscattare la stagione appena conclusa. Si sta lavorando 24 ore su 24, poi il campo dirà se la Lazio ha fatto bene. Bisogna però recuperare un clima, sempre a medio termine. Amiamo tutti la stessa donna, ripartiamo insieme, avviciniamo queste mani che ora sono ancora distanti”.
Dopo James Pallotta, proprietario della Roma, ecco un altro gruppo Usa che acquista un club italiano. Il Cagliari, dopo 22 anni, cambia proprietà. Il presidente Massimo Cellino ha venduto la società. La conferma è arrivata dallo stesso Cellino al termine di una lunga riunione appena conclusa a Miami. “Sono felicissimo. Dio li benedica, ora saranno loro a lottare con la burocrazia“, ha detto Cellino. La cifra dovrebbe essere intorno ai 50 milioni. Manca solo la firma, ma l’accordo di massima con tanto di foto e stretta di mano finale c’è. Il Cagliari Calcio passa al fondo americano interessato non solo al club, ma anche allo stadio. La Lega di A chiede un impianto da almeno 16.000 posti: il Sant’Elia sarà pronto? Entro il 20 giugno i club devono comunicare alla Figc dove vogliono giocare la prossima stagione.
Nonostante tutto, nonostante la crisi economica, il calo di ascolti tv (vedi Spy Calcio del 27 maggio) e il livello modesto del nostro campionato (ma Beretta la pensa diversamente…), i nostri club fanno gola all’estero. Roma e Cagliari sono in mani Usa. La Roma di Mr. Pallotta ha fatto una stagione eccezionale, seconda solo alla Juve dei record, e porta avanti con decisione il progetto dello stadio di proprietà. L’Inter è nelle mani dell’indonesiano Erick Thohir, capitalista senza capitali (così è stato soprannominato), che ora dovrà rinforzare la squadra ma prima ancora risanare la società (anche se Moratti sostiene che il suo club è sano: ma un rosso di 620 milioni, dal 2007 al 2013, è un record, almeno in Italia). Thohir ha sborsato 75 milioni, più si è accollato debiti ingenti. Per sua fortuna, e fortuna dell’Inter, ha l’appoggio delle banche. Il Milan cerca energie fresche dall’estero, soprattutto verso Oriente ma ora tutto sembra fermo: per il 30 per cento la proprietà avrebbe chiesto 250 milioni. Ma adesso c’è anche un’importante azienda russa interessata ai club italiani.
Un’azienda che opera nel campo dell’energia (gas), seconda solo al colosso Gazprom: sta sondando il terreno, tramite un advisor italiano, se acquistare (o sponsorizzare) un club. Vuole una società che abbia visibilità europea. La Lazio sarebbe l’ideale, secondo i russi. Ma Claudio Lotito ha già detto che non vuole vendere, e nessuna trattativa al momento è stata intavolata, nemmeno per un’eventuale sponsorizzazione. Ma quanto potrebbe valere la Lazio? Gli esperti la valutano intorno ai 140-150 milioni: è un club sano, Lotito ha salvato il club ed è stato abile nell’ottenere un accordo pluriennale col fisco. Ma il vero problema ora è che il presidente ha rotto con la tifoseria: un errore. Giusto tagliare i ponti che certi elementi che facevano parte del passato, ma il patron ha esagerato, facendo disamorare anche tanti altri tifosi che ormai allo stadio non vanno più e seguono la squadra del cuore (quella non si tradisce mai) solo in tv. Lotito dovrebbe fare un atto di umiltà: i tifosi si aspettano investimenti, la stagione appena conclusa non è stata da Lazio, troppo anonima. Se non vuole vendere il club, Lotito, allora compri (giocatori), dia un’anima alla squadra, riporti i tifosi all’Olimpico. Così è una tristezza l’Olimpico vuoto.
I russi potrebbero essere interessanti anche al Bologna, appena retrocesso: il patron Guaraldi vuole vendere, è già in trattative con Zanetti, mr. Segafredo. Intanto Aldo Spinelli è costretto, almeno per ora, a tenersi il Livorno, scivolato in serie B: il club amaranto costa sui 12 milioni, e ha un paio di giocatori (Paulinho in testa) che hanno un buon mercato. Ma nessuno si muove per comprare la società.
Guido Paglia a LaLazioSiamoNoi dice la sua riguardo al presunto cambio d’atteggiamento di Lotito verso i tifosi : ” Sinceramente trovo patetico il comportamento di Lotito. Mi spiegate perchè ogni qualvolta che il tifoso laziale cerca di ricordare la propria storia, Lotito cerca di offuscare tali manifestazioni, proponendo ridicole ricorrenze. Basti ricordare la presentazione delle maglie, in occasione del 12 maggio, e la festa per l’Academy, in occasione del Giuliano Fiorini day. Sta cercando in tutti modi di limitare le iniziative dei tifosi. Oltre a questo non ho minimamente tollerato le parole di Lotito. Lotito, che tesse le lodi di Bob Lovati, dopo averlo denigrato e cacciato da Formello. Lotito ha rovinato gli ultimi anni della vita del povero Roberto Lovati. Non credo minimamente al passo indietro, fatto dal presidente laziale. Ha semplicemente sfruttato l’occasione per prendere nuovamente in giro i tifosi laziali. Ricordatevi che la Lazio vivrà in eterno, a prescindere da Lotito”.
Eddy Onazi ha rischiato la vita, come ha raccontato lui stesso prima di partire per Londra, dove questa sera si giocherà l’amichevole Scozia-Nigeria. In famiglia per un breve periodo di riposo, ecco cosa ha detto alla BBC Sport: “E’ stato un giorno come un altro qualsiasi per me. Visi felici e tanto calore che ti fanno sentire contento di essere tornato a casa. Siamo andati al mercato ferroviario per comprare qualcosa, dopo 15 minuti circa abbiamo sentito la forte esplosione, e improvvisamente la gente scappava ovunque. C’era il caos totale. Vedevo tanto fumo, mi sentivo perso ed ero confuso. Non avevo idea di cosa stesse accadendo. In tutta la mia vita non ho mai sentito un botto così forte. Sono molto fortunato, sono vivo solo grazie a Dio”.
Una serie di esplosioni, che hanno ucciso almeno 118 persone, tra cittadini e soccorritori. Il numero 23 biancoceleste continua, lanciando un appello: “Alcuni mi dicono che dovrei essere felice visto che sono vivo, ma mi sento preoccupato per la sicurezza di Jos e della Nigeria in generale. Ci sono nato e cresciuto, anche se ora vivo lontano. Qui però ho la mia famiglia e i miei amici, e sono sempre preoccupato quando arrivano notizie di incidenti terribili. La soluzione? Personalmente penso che ci voglia un approccio più curato per la sicurezza e risolvere il problema una volta per tutte. Tante persone innocenti stanno morendo: il governo deve seriamente intensificare le misure di sicurezza in tutto il Paese”.
Della Signora Lina ci sono solo immagini sbiadite dal tempo. Quelle, rarissime, con il suo Tommaso in momenti felici fuori dal campo. Una, bellissima, conservata negli archivi di LazioWiki, del Natale del ’75, l’intera famiglia Maestrelli riunita prima che una tempesta senza fine, un destino senza pietà, si abbattesse sugli affetti più cari: due figlie, Patrizia Maria e Tiziana e poi due gemelli, Massimo e Maurizio, accanto al suo “Masino”. Figlia di un vigile urbano di Bari, conosciuta da Maestrelli negli anni della sua permanenza nel capoluogo pugliese, oggi Lina Barberini compie 91 anni.
E ci piace ricordarla come fanno spesso i “suoi ragazzi”, da Giancarlo Oddi a Felice Pulici, quelli che ai tempi dello scudetto si riunivano a volte a casa Maestrelli, con Chinaglia e Re Cecconi, per uno spaghetto veloce che la provetta cuoca portava in tavola anche all’ora tarda: è stata per tutti una mamma, donna forte, energica, capace di sopportare dolori interminabili, ferite inguaribili. Una consigliera silenziosa prima, depositaria di valori incommensurabili dopo la scomparsa tragica del capofamiglia. La Signora Lina è stata magnificamente portata in palcoscenico dall’attrice palermitana Aglaia Mora in “Tommaso Maestrelli, l’ultima partita”. Molti l’hanno potuta conoscere grazie proprio a questa interpretazione.
Quest’oggi si è diffusa la notizia di una lite fra Oddi-Wilson e Pulici in seguito alla partecipazione dei primi due alla presentazione dell’Academy su invito. Il portiere della Lazio del ’74, ha voluto chiarire la questione in esclusiva ai nostri microfoni:“Non ho discusso con nessuno. Sono rimasto un po’ così, dispiaciuto, perché pensavo non sarebbero stati presenti. Non me l’aspettavo ma in ogni caso non posso aver litigato con una persona che non ho incontrato. Io non invitato? Ma come fai ad invitare uno che è uscito dalla Lazio per sua volontà?”.
La partecipazione di Oddi e Wilson:“Un fine? No, non c’è fine e non m’interessa. Ammetto liberamente che non ero sereno”.
L’intitolazione a Bob: “Appunto. Già si sapeva a chi era intitolata l’Academy perché Giorgio (Chinaglia ndr), anche se arrivato primo, non avrebbe mai vinto. Poi si parla di distensione. Gli è stato detto d’intitolare qualcosa a Bob Lovati non appena morto, invece si è fatto questo circo per trovargli qualcosa”.
L’Academy sarà affidata a Joop Lensen: “Hanno presto questa persona che stava si con Van Gaal, ma 30 anni fa! Cioè, possibile che qui in zona non ci sia nessuno capace di portare avanti un’organizzazione di questo tipo?”.
Chiusura, ancora sulla lite: “Ancora? Ma chi l’ha detto? Non ho parlato con nessuno, sono solo supposizioni. Ognuno sceglie la propria strada, io cerco di vivere la mia vita con tranquillità”.
E’ stato di parola Lulic e ieri sul suo profilo facebook è arrivata la tanto attesa sorpresa. Ha pubblicato una foto in cui è ritratto con una speciale maglia celebrativa e un messaggio: “Auguri a tutto il popolo laziale, celebriamo insieme questo giorno storico e indimenticabile. FORZA LAZIO. Senad.” Ma il bel gesto doveva ancora arrivare. Come spiega la Gazzetta dello Sport, il giocatore ha infatti deciso di regalare la maglietta Special Olympics che la metterà all’asta su Ebay per devolvere in beneficenza il ricavato. Un grande dentro e fuori dal campo.
La Lazio Academy è stata intitolata a Bob Lovati. Ora è tutto pronto per dare il via ufficiale ai lavori, che inizieranno nelle prossime due settimane, e che termineranno prima dell’estate 2015. Il progetto prevede la costruzione di altri sei campi di calcio, che si aggiungono ai tre presenti a Formello, più una forestiera con 35 camere. Come riporta La Gazzetta dello Sport, a capo ci sarà il mago olandese Joop Janssen, ex collaboratore di Van Gaal e responsabile del settore giovanile dell’Ajax. Verranno accolti ragazzi dai 6 ai 19 anni, per ogni livello giovanile, che potranno crescere sotto il marchio Lazio.
Nel luglio del 2005, novantunenne, ammalato, assistito, eluse ogni sorveglianza, scappò dalla casa di via Monte Zebio, in Prati, e raggiunse lo stadio delle Tre Fontane, all’Eur, per assistere al derby fra Lazio e Roma per lo scudetto dell’hockey su prato. Vinse la Lazio. Esultò, riprese la strada di casa, fu rimproverato come un adolescente per la sua marachella. Poco più di due mesi dopo, il primo ottobre, chiuse gli occhi per sempre. Renzo Nostini, di cui oggi ricorre il centenario della nascita, per quasi un secolo ha consegnato la sua vita allo sport.Da bambino rubava le stampelle dagli armadi per incrociarle con il fratello maggiore Giuliano. Impugnando fioretto e sciabola ha vinto sette titoli mondiali, quattro medaglie d’argento alle Olimpiadi e sette ai mondiali. E per 32 anni è stato presidente della Federazione.
Eppure la scherma ha coperto soltanto uno spicchio della sua attività sportiva. Esempio credo unico nel panorama sportivo italiano, ha raccolto soddisfazioni e allori anche nel nuoto, pallanuoto, pentathlon, rugby e sci. Ricoprendo le più alte cariche dirigenziali tranne – è stato questo il suo grande cruccio – quella di presidente del Coni. Io l’ho conosciuto tardi, quando aveva già varcato la soglia dei 60 anni, ma riusciva ancora a dare la scossa. Correva, nuotava, predicava passione per lo sport, ricopriva un’infinità di ruoli dirigenziali.Con me si lagnò una volta perché alcuni lo ritenevano un “fascista”, solo perché Mussolini gli consegnò solennemente dei diplomi sportivi. E ricordava quando al Mondiale universitario del 1947, a Parigi,“dovetti zittire il mio segretario che davanti alla bandiera italiana si mise a cantare Giovinezza”.
Aveva nel cuore due colori: il bianco e l’azzurro. Per la Lazio si spese fino allo stremo. Ha gareggiato nel suo nome, ha presieduto le sezioni della scherma e del nuoto, è stato vice e poi presidente generale della Polisportiva, alla quale diede un enorme impulso: nel 1981 con Casoni e il “figlioccio” Antonio Buccioni, avviò uno sviluppo che avrebbe portato le sezioni dalle 10 di allora alle 59 attuali. La sua lazialità, che, come abbiamo visto, egli manifestò fino a pochi giorni prima della morte, non si esauriva all’ambito sportivo. Nella sua ultima intervista c’è un passo che è più di una dichiarazione di affetto, è un atto di fede:“E’ più difficile descriverla che sentirla la lazialità: è signorilità non di carattere esteriore, è cosa che si avverte dentro, della quale ci si sente orgogliosi. E’ un messaggio che tocca i cuori, la mente, la sensibilità e ci innalza verso il cielo, è un messaggio di costume di vita e quindi incide nel comportamento quotidiano di ciascuno di noi. E’ importante dimostrarla in ogni occasione, nei campi di gioco e nella vita”.Chissà se qualcuno vorrà dimostrarla oggi, inserendo – in questo mese di celebrazioni – il ricordo dei cento anni di uno dei personaggi più meritevoli e più sottostimati della storia laziale