Tuttomercato.com lancia l’ennesimo nome per la Lazio. Il giocatore in questione sarebbe l’estremo difensore del Danubio che potrebbe diventare il portiere che proteggerà la porta della nazionale uruguagia U20. Il suo procuratore ha parlato ai microfoni di lalaziosiamonoi:”ci sono stati contatti telefonici con la dirigenza Laziale tempo fa, la Lazio è sempre una piazza gradita ma per ora non c’è nulla di concreto”.
Il valore del giocatore si aggira sui 2 Milioni di euro che, in mancanza della convocazione da parte della nazionale, scenderà di molto. Un altro fattore che confermerebbe le parole del procurato è il passaporto. Il giocatore potrebbe avere il passaporto comunitario ma non in questa sessione di mercato aspettando un altro anno.
Una notte di riflessione che potrebbe segnare l’addio di Reja al club biancoceleste. E’ cominciato alle 18, ma è stato ripreso anche a notte inoltrata, il meeting che avrebbe dovuto tracciare il destino della panchina per la prossima stagione. Ne fuoriesce però un quadro ancora incerto anche se comincia a delinearsi più chiaramente la posizione del tecnico friulano. Distanze sugli obiettivi, malumore per la contestazione e diverse intenzioni rispetto ai giocatori del vecchio blocco: Lulic, Radu e Candreva che Reja ritiene imprescindibili ma che Lotito non ritiene incedibili. Spianata la strada per Pioli, unica alternativa dopo un mese di sondaggi, che arriverebbe a Roma con un biennale da mezzo milione a stagione. Parolo potrebbe essere una mossa per accontentare il goriziano in partenza ma una distanza di 200mila euro sull’ingaggio rallenta l’operazione. Scrive poi il Corriere della Sera (A.Arzilli) della riconferma di Simone Inzaghi sulla panchina della Primavera, un altro anno fra i giovani servirà al tecnico per fare il salto di qualità.
Reja si,Reja no, “Me ne vado”,”Resto”. Come due fidanzatini che litigano, presidente ed allenatore si lasciano e si riappacificano.Domani era previsto l’incontro tra Lotito ed il tecnico ma quest’ultimo è stato avvistato già oggi nel centro sportivo di Formello. Il presidente laziale sta attualmente parlando (secondo i giornalisti) con il procuratore di Parolo. Il presidente laziale punta a giocarsi la carta del “buon acquisto” per trattenere Reja alla Lazio, ma noi tutti sappiamo che il tecnico non lascia solamente per la rosa inadeguata e come viene “fortificata” la squadra capitolina ma anche per il malessere tra tifosi e dirigenza. Il clima di tensione si vedeva già durante le partite di campionato dove spesso i tifosi biancoceesti,giustamente, disertavano lo Stadio Olimpico in segno di protesta,protesta che prendera sempre più piede vedendo i pochi abbonati passati, diminuire ancor di più. Il tecnico goriziano ha capito “l’antifona” e anche minimamente la pensa come i tifosi biancocelesti lasciando la squadra di Lotito. Queste sono pensieri personali dello scrittore che spera in un minimo di personalità da parte di quest’allenatore che già lasciò il club capitolino per ovvi motivi ma in un periodo di pazzia è tornato sotto la “dittatura” di una persona che controlla una fede laziale per scopi visibilmente personali.
Proseguiranno aggiornamenti dopo il “faccia a faccia”
Si riapre la sala stampa del centro sportivo, c’è da presentare il ritiro di Auronzo di Cadore, la casa estiva della Lazio. Parla Canigiani, responsabile marketing Lazio: “ La partenza dovrebbe essere tra il 10 e l’11 di luglio e dovremmo rimanere fino al week end del 26-27 luglio. Siamo in attesa di capire chi sarà il prossimo allenatore, in modo da avere le ultime indicazioni. Allestiremo il village, avremo il canale televisivo in diretta da Auronzo per far vedere il ritiro 24 ore su 24. Il rapporto che si è creato tra il Comune di Auronzo e i tifosi della Lazio esula dai risultati sportivi, c’è una completa simbiosi tra le parti, Non abbiamo sentori e preoccupazioni sul fronte contestazione ”
Un altro passo in avanti, prosegue il cammino di Ederson verso la pronta guarigione. A 4 mesi e mezzo dal grave infortunio al tendine del muscolo posteriore della coscia destra, l’ex trequartista di Nizza e Lione ha riabbracciato la Capitale. Ulteriore step di una via che porta al pieno recupero. Ederson infatti è desideroso di rientrare in gruppo già a luglio, al principio della preparazione dei biancocelesti.
Ilnido di Parapua, città natale del numero 10 delle Aquile, l’affetto ed il rifugio nella famiglia, sono soltanto un ricordo. Roma, la Lazio rappresentano il futuro più prossimo: “Se tutto procederà per il meglio, ho intenzione di tornare a giocare durante la prima amichevole di preparazione. Molto dipenderà da come i muscoli reagiranno durante il ritiro. Sia io che lo staff tecnico e medico dovremo avere un po’ di cautela. È una cosa normale e necessaria, dopo un lungo periodo d’inattività. Solo col tempo e con l’allenamento potrò gradualmente riconquistare la fiducia in me stesso e la confidenza con il pallone”, ammette al portaleGloboesporte.globo.com.
Nel periodo di lavoro intenso in Brasile, Ederson si è avvalso dell’aiuto di alcuni professionisti, tra cui suo fratello, Emerson Luiz Campos. Il ricordo della difficile esperienza è ancora vivo, ma il 28enne – 22 presenze stagionali ed un gol – guarda al lato positivo: “Il periodo di recupero a Parapuã è stato eccellente. Non esiste posto migliore per recuperare che essere intorno alle persone che ami. Ho potuto contare sul sostegno della mia famiglia e sulle direttive di lavoro di professionisti di livello”.
Le valigie sono quasi pronte, il biglietto Madrid-Roma prenotato. Un anno in prestito al Real Castilla, ma ora Antonio Rozzi torna a casa. È pronto a riabbracciare la Capitale, ma soprattutto la Lazio. Per poche settimane? Magari per tutto il ritiro di Auronzo, per poi iniziare una nuova avventura in prestito? Una cosa è certa: rimanere in rosa, giocarsi le proprie chance dietro a Klose e Djordjevic sarebbe il massimo per chi, come Antonio, ha i colori biancocelesti tatuati sul cuore. “Vorrei tanto fermarmi alla Lazio, è il mio sogno nel cassetto – rivela l’ex attaccante della Primavera ai microfoni di Radiosei -. Questo fine settimana parlerò con la società e decideremo cosa sarà meglio per me. Spero di poter almeno svolgere il ritiro di Auronzo. Se così non dovesse essere, accetterò e proverò a tornare ancora più forte“.
Si è conclusa per te l’avventura nella seconda squadra del Real Madrid: come nacque questa possibilità? È stata una trattativa all’ultimo minuto. Tare mi aveva detto che c’era questa possibilità nell’ultimo giorno di mercato. Ho accettato pensando che questa esperienza potesse aiutarmi a crescere. Magari non è andata come mi aspettavo, non giocando è più difficile. Però sono contento lo stesso. Credo molto nel destino, era un percorso che dovevo fare e penso che sia stata la scelta più giusta. Adesso mi preparo per tornare in Italia con un bagaglio in più di esperienza.
A Madrid hai avuto modo di conoscere di persona i campioni d’Europa… Noi del Castilla ci allenavamo nello stesso centro sportivo della prima squadra. Vedevo spesso i giocatori nella zona relax. Appena arrivato abbiamo fatto subito una partita con loro. Alcuni di noi sono saliti quando c’è stato bisogno, io non ho avuto questa fortuna ma sono contento lo stesso. Ho parlato con il mister Ancelotti, verso la fine ho approfittato per carpire qualcosa a Cristiano Ronaldo e Xabi Alonso. Il Pallone d’Oro dal vivo è un giocatore impressionante, una bestia!
Che differenze hai riscontrato rispetto all’Italia? Loro hanno una maniera diversa di allenarsi, molto più tecnica, con grande spazio per le partitelle e il possesso palla. Dal punto di vista tecnico quindi penso di essere cresciuto. È stata un’esperienza importante.
Hai vissuto un anno nella capitale spagnola: cosa ti mancherà di più? Vicino casa c’era una parrocchia, che ho frequentato durante questi mesi e che mi ha aiutato molto nei momenti più difficili.
Tu sei praticamente nato nella Lazio, hai cominciato proprio dalla scuola calcio: che ricordi hai dei tuoi allenatori? Ricordo con grandissimo piacere il mio primo mister, Federico Leardini. Ho iniziato con lui, è stata un’esperienza bellissima. Poi ho avuto Massa, Mariani, Mocci, Avincola per finire con Alberto Bollini. Sono contento che sia diventato il vice di Reja, se l’è meritato.
Quest’anno alla Lazio è esploso un tuo ex compagno di Primavera, Keita… Fin dal primo allenamento con lui ho visto che Keita aveva tantissima qualità, sono contento per lui.
Chi era il tuo idolo quando andavi allo stadio da tifoso? La prima partita che ho visto all’Olimpico è stata una partita di Coppa Italia nel 2000, avevo sei anni. Appena ho cominciato a frequentare con più continuità lo stadio, mi piaceva molto Paolo Di Canio per il suo modo di stare in campo, per la sua grinta.
“Lotito con i numeri ci gioca, mischiando miliardi di lire e milioni di euro, a lui piace fare così”, parla col sorriso e senza rabbia o vena polemica il presidente della Lazio Sergio Cragnotti , parlando del bilancio della Lazio,“ma i numeri veri sono scritti nero su bianco nei bilanci. E su quei numeri c’è poco da giocare”.
Gli viene fatto notare che poche settimane fa, parlando di bilanci e dei rapporti con le parti correlate e dei milioni che passano ogni anno dalle casse della Lazio a quelle delle sue aziende, Lotito ha detto: “Sono tutte mistificazioni… Parla gente che non conosce il meccanismo di una società complessa come la Lazio… Si tratta di cifre ridicole, irrisorie, irrilevanti nel bilancio di una società… Sorrido perché io non ho creato soluzioni finalizzate al guadagno, perché guadagnare significa trarre degli utili di carattere personale. Io ho fatto solo una cosa che mi sembrava giusta fare tra l’altro in piena trasparenza, perché sta sui bilanci tra le parti correlate… C’erano dei servizi, che erano stati affidati dalle precedenti gestioni a terzi che avevano prodotto dei risultati di qualità non idonei e che avevano un costo superiore a quello normalmente praticato sul mercato. Io non ho fatto altro che sostituire quei servizi, che non sono stati istituiti da me, con quelli di aziende che hanno dei costi di gran lunga inferiori e con un servizio migliore. La vigilanza c’era, la manutenzione c’era, la mensa pure… ”
“Vabbé, ma lui fa sempre così”, ti risponde sorridendo, “la realtà però è che io non avevo nessuna azienda che prendeva soldi dalla Lazio, semmai avevo aziende come la Cirio che versavano soldi alla Lazio. La vigilanza a Formello la faceva il personale della Lazio e per la manutenzione del centro sportivo, la mensa e i servizi non spendevamo le cifre che ho letto negli ultimi bilanci”.
Già, ma vallo a spiegare alla gente, soprattutto a quelli che prendono per oro colato quello che dice Lotito e che non mettono mai in discussione quello che dice replicando a quelle “balle” che non trovano riscontro nei bilanci. Eppure basterebbe prenderli e aprirli quei bilanci per smascherare le bugie palesi. Lo abbiamo fatto in poche ore il 27 maggio prendendo i bilanci, lo poteva fare chiunque…
E a proposito di numeri, proprio verso la fine della serata arriva la conferma di un qualcosa che avevi sempre sospettato. “I 500 milioni di euro, mille miliardi di lire di debito? Non sono mai esistiti, basta vedere il bilancio al 30 giugno del 2004. Anche perché si parla sempre dei debiti, ma non si parla mai dei crediti che vantava la Lazio e che qualcuno si è ritrovato in cassa”.
Già… Come per la valutazione della mega villa di Cortina d’Ampezzo, che passa da un’intercettazione all’altra passa da un valore di 60 miliardi a 60 milioni di euro, oppure come per i soldi spesi per acquistare il 67% della Lazio (30 milioni di euro contro i 120-150 di cui ha parlato lui in interviste recenti), Lotito ama giocare con i numeri. E allora, sono andato a cercarlo quel bilancio al 30.6.2004 e non c’è traccia dei 500 milioni di euro di debiti, di quel fardello di oltre un miliardo di lire di cui parla sempre Lotito. Ma c’è traccia di 114,051 milioni di euro di crediti. Sì, avete letto bene, più di 114 MILIONI DI EURO DI CREDITI! Di cui oltre 56 milioni di euro relativi alle cifre ancora da incassare (pag. 58-59 del bilancio) per la vendita dei vari Veron, Nedved, Nesta, Crespo, Stam e Stankovic, più 37 milioni di crediti verso il Gruppo Cirio, parte dei quali hanno portato all’acquisto a prezzo da saldo avvenuto un paio di anni fa del palazzo di Via Valenziani.
E veniamo ai debiti, pag-66-70 del bilancio… 20,716 milioni con le banche; 48,695 milioni con“altri finanziatori”; circa 5 milioni per “acconti ricevuti”; 13,303 milioni con i fornitori; 151,375 milioni con l’Erario; 60,146 milioni di euro con tesserati (piano Baraldi), procuratori e altro; 27,184 di euro con club stranieri. Insomma, non rose e fiori, ma siamo a 321 milioni di euro, che scorporati i crediti portano a 206 milioni di euro di buco, molto lontani dai 500 di cui ha sempre parlato Lotito. E, soprattutto, quasi la metà sono relativi a quel debito con l’Erario (oltre 151 milioni di euro) di cui restano da pagare ancora 14 anni di rate a circa 6 milioni di euro all’anno, quindi oltre 80 milioni di euro. Ergo, di buco vero dal 2004 sono stati ripianati circa 120 milioni di euro. Una cifra enorme, sia chiaro, ma lontana anni luce da quei 500 milioni di euro di cui si è favoleggiato per quasi dieci anni. E in questi dieci anni, la Lazio ha incassato oltre 450 milioni di euro solo dai diritti tv. Questo è il bilancio al 30.6.2004, approvato il 30 novembre del 2004 da Lotito. Basta controllare…
Aveva ragione Cragnotti, quei 500 milioni non sono mai esisti. Perché Cragnotti avrà tanti difetti, avrà omesso più di una verità, ma non si è mai vantato di cose non fatte e soprattutto non ha mai sbandierato progetti inesistenti o comunque senza basi. Lo stadio lo voleva realizzare e non si è fermato ad un disegno, ma ha ancora oggi conservato il progetto (regolarmente pagato) realizzato da una società tedesca, con tanti di costi di realizzazione e studio di fattibilità economica dell’opera. Cose mai viste per il famoso stadio delle Aquile. E parlando di questo, il discorso scivola sull’Academy, sulle opere di costruzione annunciate im pompa magna da Lotito.
“Non mi risulta che ci siano i permessi per costruire”, dice Cragnotti. “Già più di dieci anni fa avevamo chiesto di aumentare la cubatura di Formello, il comune ci aveva fatto delle promesse, ma sono rimaste sempre sulla carta. Di scritto non c’è mai stato e non c’è ancora nulla. Poi, se ci riescono ora, bene per la Lazio. Ma noi, le cose prima le facevamo e poi le annunciavamo”…
Già. Vieri prima lo si comprava e poi lo si annunciava, con trattative che duravano poche ore, chiuse sempre con una stretta di mano che valeva più di un contratto scritto. Oppure con blitz improvvisi come quelli a Praga per Nedved o a Belgrado per strappare Stankovic alla Roma, con quell’aereo sempre pronto a partire per trasformare in realtà i sogni dei tifosi. E forse è proprio per questo che a distanza di tempo Sergio Cragnotti è ancora così amato. Perché ha fatto sognare la gente e li ha realizzati quasi tutti quei sogni. Senza raccontare alla gente di non essere “uno che vende sogni, ma solo solide realtà”, come fa invece qualcun altro che con i sogni della gente ci gioca. Come con i numeri, con i miliardi di lire e i milioni di euro che si mischiano facendo perdere il conto a chi ascolta. Ma i numeri sono numeri. E stanno scritti nero su bianco. Basta volerli leggere…
Lulic pensa all’addio, Radu lo imita. Non è più un mistero. La Lazio ne ha preso atto, aspetta offerte congrue. Valuta il bosniaco 17 milioni, ne chiede due in meno per il romeno. Cifre che al momento nessuno ha fatto pervenire sul tavolo di Lotito. Ma l’interesse della Juve per Lulic è concreto, così come Fiorentina e Tottenham hanno chiesto informazioni su Radu. Il mercato è in evoluzione e la Lazio sta cercando profili che possano sostituire o essere alternative a i due. Uno dei nomi più in voga è quello di Vitorino Gabriel Antunes, esterno sinistro del Malaga. Classe ’87, il portoghese, escluso a sorpresa dalla lista dei 23 di Bento per il Mondiale, considera la Lazio un’occasione per rilanciarsi anche in Italia dopo le esperienze con Roma, Lecce e Livorno. A Malaga si è consacrato, prima sotto la guida di Pellegrini, poi di Schuster.Il costo del cartellino si aggira intorno ai 4 milioni, mentre l’ingaggio del ragazzo di circa un milione a stagione. Cifre alla portata della Lazio che ha allacciato da giorni i contatti con l’agente del lusitano: “La Lazio sarebbe una meta gradita per Gabriel che a Roma ha passato cinque anni e lasciato tanti amici. Ci sono stati dei contatti con i dirigenti – conferma Joaquim Ribeiro in esclusiva ai nostri microfoni -,vediamo come si evolve ora la situazione”. Evoluzione che potrebbe portare anche ad un incontro nei prossimi giorni con la dirigenza della Lazio.
Il portoghese, infatti, si trova con la moglie Rute e il piccolo Goncalo proprio a Roma. “Dovrò aggiornarmi con Tare e capire, ma non posso negare che ci sia un interesse – prosegue l’agente -. A Malaga ha fatto bene, si è rilanciato e ci sono diversi club interessati, ma per lui prendersi una rivincita in Italia avrebbe un sapore particolare. Il passato alla Roma? Non influirebbe, la Lazio è un grande club, a chiunque piacerebbe giocare in una squadra così“. Antunes è sul taccuino, la Lazio ci pensa. In attesa di capire il destino di Radu e Lulic.
Candreva d’Italia. Questa è l’unica cosa sicura. Il numero 87 biancoceleste è il pasto appetibile di questa prima fase di mercato. La Lazio ha riscattato l’altra metà dell’Udinese: 9 milioni di euro e per ora la sua maglia è biancoceleste. Il Psg ci prova, così come il Napoli. Aurelio De Laurentiis, intervenuto alla manifestazione per i 100 anni del Coni, ha dichiarato:“Candreva mi piace moltissimo, però non credo che Lotito se lo lascerà sfuggire. Con lui è difficile fare trattative quindi non si puo’ intavolare nulla. Io rispetto la sua posizione, se ritiene di doverselo tenere perché devo io gli andare a sfruguliare il pasticciotto, come si dice a Napoli! Se lo tenesse! Se invece lui pensa di poterlo sganciare ce lo farà sapere con una strizzatina d’occhio e noi saremo pronti. A meno che nel frattempo, l’occhiolino a furia di non strizzarsi diventi un po’ da pesce ‘fracico’ e quindi passati i giorni noi forse avremo operato già su un altro al posto di Candreva”, riporta calciomercato.com.
Alla porta del patron biancoceleste ora suonano in due. Sempre secondo il portale di mercato, l’agente del calciatore sarebbe volato a Parigi per discutere con la società di Nasser Al-Khelaïfi. Mister Cinema ci prova, così come gli arabi. Lazio allertata.
Un anno fa, sotto il cielo di Gubbio, Danilo Cataldi si laureava campione d’Italia con la Primavera della Lazio. Trecentosessantacinque giorno dopo nel bagaglio calcistico del ragazzo classe ’94 c’è un anno di Serie B vissuto da protagonista con la maglia del Crotone. All’ombra della Sila, Danilo ha totalizzato 38 presenze (tra Serie B, Coppa Italia e play off) e messo a segno 4 gol, mettendosi in mostra come uno dei talenti più puri dell’intera cadetteria. La redazione de Lalaziosiamonoi.it lo ha contattato per parlare dell’annata appena trascorsa, di futuro e molto altro.
Contro il Bari si è infranto il sogno della Serie A, cosa vi è mancato in quella partita? “È stata una gara difficile, giocata contro il Bari, l’avversario più in forma che si poteva incontrare in questa fase della stagione. Abbiamo fatto la nostra partita, il gol subito è anche frutto di nostri errori. Da lì in poi la gara è scivolata via. Di occasioni ne abbiamo create tante, poi siamo crollati fisicamente. Il secondo e il terzo gol sono arrivati nel finale, ci potevano stare. Ma la stagione resta positiva”.
Il 7 agosto di un anno fa passavi al Crotone in prestito. Come sei stato accolto dal gruppo? “Sono stato accolto benissimo, ho trovato un gruppo giovane, c’erano tanti ragazzi della mia età. Con i risultati che abbiamo ottenuto si è creata una grande famiglia, anche questo è stato fondamentale”.
Prima di partite per la Calabria, hai svolto il ritiro con la Lazio, in quel di Auronzo… “È stata un’esperienza assolutamente positiva, anche perché ho vissuto il post-finale di Coppa Italia e Scudetto Primavera. C’erano tantissime persone ad Auronzo, avere il loro calore intorno è stato stupendo. Ho avuto la fortuna di allenarmi con giocatori come Klose, Ledesma e tanti altri”.
C’è un giocatore in particolare con il quale hai legato di più? “Un po’ tutti mi hanno aiutato, anche se io stavo spesso con Cristian (Ledesma, ndr); mi ha dato tanti consigli, sia dentro che fuori dal campo. Con lui ho creato un bel legame”.
Mister Petkovic che allenatore è? “Secondo me è un grande allenatore, a livello tattico mi ha fatto crescere tanto. Durante la stagione poi è ovvio che alcune cose possono andare storte. Oltre che essere un bravo tecnico, è anche una grande persona, circondata da un ottimo staff”.
Lo scorso anno di questi tempi conquistavi lo Scudetto Primavera. Hai seguito quest’anno il cammino dei tuoi ex compagni? “Ho seguito la partita con il Torino, siamo riusciti a rimontare due gol, l’impegno non è certo mancato. La gara con la Roma non l’ho vista perché ero in viaggio, mi sono tenuto aggiornato tramite internet. Anche quella è stata una grande gioia, una vittoria del genere nel derby è sempre bella, soprattutto per gli sfottò che ci sono dopo”.
Che sensanzione hai provato nel vedere le Final Eight? Forse un po’ di nostalgia? “Nostalgia no, ho fatto il mio percorso all’interno delle giovanili. Sarebbe stato bello se avessero vinto ancora, avevo voglia di rivederli gioire, avevano tutte le carte in regola per trionfare ancora”.
Hai avuto modo di sentire Luca Crecco? “Sì, l’ho sentito. Non l’ho chiamato perché avevo paura che si affaticasse troppo; anche a Crotone un ragazzo si è inclinato una costola e faceva fatica a parlare. L’ho sentito per messaggio, per fortuna sta bene. È stato uno scontro piuttosto violento, ma lui è un ragazzo fantastico, tornerà più forte di prima”.
Che difficoltà hai trovato quando sei approdato in Serie B? “Il ritmo è più alto, devi pensare più velocemente in mezzo al campo. In Serie B incontri giocatori di esperienza, di qualità, un po’ di titubanza c’è. Col passare del tempo entri nell’ottica che devi dare una scossa alla stagione, così ho iniziato a carburare e le cose sono andate bene”.
Nel tuo percorso di crescita c’è una persona in particolare che ti senti di ringraziare? “Mi hanno aiutato tutti per farmi capire dove sbagliavo, dove serviva migliorare. Inizialmente credo sia un discorso personale, io mi rendevo conto che non ero pronto quindi stavo zitto e lavoravo a testa bassa. Nella seconda parte di stagione ci sono stati momenti in cui l’attenzione è calata, ma ci può stare. È un campionato infinito”.
Contro il Pescara hai segnato il tuo primo gol in Serie B. Da lì ti sei sbloccato e sei andato in rete anche nel derby… “Il primo gol lo aspettavo da tanto. Prima di sbloccarmi mi arrabbiavo molto con me stesso, quando la palla andava fuori o colpivo il palo. Poi ho smesso di pensarci, mi sono detto “quando arriva, arriva”. Ed è arrivato in una bellissima giornata, quando abbiamo sconfitto il Pescara per 3 a 0. Il gol nel derby contro la Reggina è stato fantastico, mi sono fatto 100 metri di campo per andare a esultare sotto la curva dei nostri tifosi”.
Dopo aver punito la Reggina, il prossimo anno tocca alla Roma? “Mi metti in difficoltà (ride, ndr). Lo spero, non so ancora cosa farò l’anno prossimo, vediamo che succede da qui all’inizio del ritiro. Io spero di giocare con questa maglia”.
In casa Lazio ancora non si conosce il nome dell’allenatore. Chi ti aspetti di trovare? “Non lo so, circolano tanti nomi. Posso dire che Reja e Bollini hanno fatto un ottimo lavoro. Bisognerà vedere se la società ha intenzione di cambiare”.
Ad Auronzo ci sarai? “Credo che ci sarò, con la società si decierà il mio futuro. Il mio desiderio è quello di impormi con la Lazio, sono cresciuto qui, sarebbe il coronamento di tutte le fatiche fatte con questa maglia. Spero di realizzare questo sogno”.
La Lazio batte la Ternana 11-7 in gara -2 e conquista il quinto tricolore della storia biancoceleste, l’ultimo era targato 2008. Una partita spettacolare quella del Pala Gems, davanti a circa mille spettatori, il pieno quindi. Tifosi in delirio per una gara che ha dato vita a un botta e risposta da applausi. Ma alla fine a spuntarla è la Lazio di Calabria, di Luciléia, di Blanco e di un gruppo stratosferico capace di vincere tutte le partite della stagione, tranne una, ma che importa. Questa sera il cielo è sempre più blu…..su Roma e sull’Italia.
Un fulmine a ciel sereno, dichiarazioni che alimentano sempre di più le voci circa un possibile addio dalla Lazio.Antonio Candreva verrà acquistato interamente dal club biancoceleste nei prossimi giorni, per circa 9 milioni di euro. Juventus e Paris Saint Germain attendono l’ufficialità per tentare l’assalto al giocatore. In particolare i francesi sarebbero disposti a staccare un assegno da oltre 30 milioni di euro: “Parigi sarebbe una grande opzione per me – ha dichiarato Candreva ai microfoni di Telefoot,importante emittente televisiva francese (riportato da goal.com) – poichè è un club che fa parte dei grandi d’Europa. In ogni caso sono molto lusingato di essere sui taccuini di questo club. Ora vedremo che accadrà nei prossimi giorni con il Psg…“. Il club francese, che ha ricevuto un secco ‘no’ dal Chelsea per Eden Hazard, ha individuato nell’esterno di Tor de Cenci il rinforzo ideale per puntare alla Champions League. Non sono escluse smentite da parte dei diretti interessati, ma queste parole non fanno di certo dormire sonni tranquilli ai tifosi laziali.
Era prevedibile, anzi, era scontato. Perché con certi personaggi la storia si ripete, sempre uguale. Stesse mosse, stesso modus agendi, stessi vassalli a supportare o ad esaltare un qualcosa che ancora non c’è e, soprattutto, che non è d’oro come viene presentato. Ma la differenza con il passato, è che questa volta sono pochi quelli disposti a credere al “grande abbocco”, all’ennesimo specchietto per le allodole allestito in grande fretta da chi sta in difficoltà: con le spalle al muro o ad un passo dal baratro.
Uscito a pezzi da una stagione disastrosa da tutti i punti di vista e messo alle strette da una contestazione mai così feroce e totalitaria, Lotito sta tentando il colpo di coda, il tutto per tutto per riconquistare un briciolo di credibilità. Si è dipinto come un “papà buono, ricco di buoni sentimenti ma che fatica a mostrare tutto il suo amore”; ha provato a rispolverare il valore della Lazialità presentando un progetto Academy che ancora non esiste e che non ha nulla di nuovo (i campioni la Lazio se li costruiva in casa già negli anni Settanta, basta pensare a D’Amico, Giordano, Manfredonia, Tassotti, Agostinelli…); ha annunciato novità roboanti per quel che riguarda la comunicazione e l’inserimento in organico (obbligatorio da regolamento Uefa…) di una figura laziale destinata a fare da intermediario tra la società e la tifoseria; ecco la probabile giubilazione di Reja in favore di un allenatore più giovane in grado di rendere credibile l’apertura di un nuovo corso… Mancavano solo il boccone grosso: gli acquisti. Ed ecco allora servito sul tavolo l’arrivo di Djordjevic, il riscatto di Candreva (che gioca con noi da tre anni ma mediaticamente viene fatto passare come un “rinforzo”…), le voci sul possibile arrivo di Basta e Parolo, De Vrij dato per certo ma che ora si è un po’ allontanato (un tormentone alla Lugano, per chi ha un briciolo di memoria…) ma non è ancora finita! Il tutto, chiaramente, sorvolando su chi è già partito, su chi è scappato e su chi ha chiesto di andare via. Perché quello non fa gioco…
E allora, visto che in tanti si dilettano in questo gioco delle figurine, specie quelli che l’estate scorsa vi avevano spacciato la Lazio come una società con un organico superiore a quello della Fiorentina e della Roma, ed in grado di giocarsela con il Napoli per il secondo posto (Milan e Inter quasi non venivano prese in considerazione e infatti nonostante la crisi e il ridimensionamento ci sono finite davanti anche loro…), facciamolo questo gioco. Ma a 360 gradi.
Diamo per scontato, oltre a quello di Djordjevic, anche l’arrivo di Basta, Parolo e De Vrij. Insomma, entrano un attaccante (che comunque è una scommessa, visto che non parliamo del Klose arrivato tre stati fa…) di 27 anni, un terzino e un centrocampista sulla soglia dei 30 anni, ed un difensore centrale di 22 anni. In uscita, rispetto all’organico dello scorso anno, ci sono (in ordine di partenza…) Floccari, Hernanes, Dias e Biava, con Marchetti, Lulic e Radu che, nell’ordine, hanno chiesto di lasciare la Lazio. Marchetti potrebbe restare, ma Lulic e Radu che hanno il contratto in scadenza giugno 2016 (e non hanno nessuna intenzione di rinnovare) o li monetizzi ora o li perdi a zero o quasi, quindi seguiranno a ruota i vari Kolarov, Lichtsteiner ed Hernanes. Domanda: con quegli acquisti (ancora non fatti) e con quelle partenze certe e le altre probabili (anche perché servono per finanziare il mercato in entrata, visto che basta leggere il bilancio per vedere e capire che tesoretti non ce ne sono), secondo voi la Lazio 2014-2015 sarebbe più forte sulla carta (visto che di gioco delle figurine si parla…) di quella 2013-2014? Il tutto, ammesso e non concesso che Candreva, una volta riscattato, resti e non finisca a mondiale finito a Parigi, alla Juventus o al Napoli…
Perché il “grande abbocco”, consiste in questo. Annuncio 3-4 colpi, faccio dimenticare alla gente che ho venduto Hernanes senza sostituirlo e che Candreva già c’era, faccio dipingere come fenomeni i nuovi arrivati che, guarda caso, fanno parte della scuderia del solito procuratore (Pastorello), quello che ci ha già “aiutato” a prendere Carrizo e Felipe Anderson. Poi, ad immagine ripulita e campagna abbonamenti lanciata, ho tutto il tempo per far ingoiare la partenza dei “traditori” Lulic e Radu. Perché con il supporto di una buona comunicazione, diventa facile far passare nel giro di 12 mesi l’eroe del 26 maggio come un “traditore” o un “pippone inutile e sopravvalutato”, e si riesce a far passare per un mercenario anche uno come Radu che ha dimostrato in tutti i modi di essere diventato laziale dentro (ma lo ricorda solo chi ha memoria…) e che come tutti gli altri prima di lui non vuole fuggire dalla Lazio, ma da chi la gestisce. Che poi è quello che ripetono tutti quelli che vanno via e che ha ribadito ieri anche Stendardo: “E’ da anni che si vive in una situazione così atipica, io che ho avuto la fortuna di giocare nella Lazio credo sia difficile qualificare una gestione del genere, una gestione unica, che non ho mai visto in altre società. Di conseguenza non è facile ottenere risultati che la piazza si aspetta e merita”.
Vabbé, ma Stendardo c’ha il rancore perché è stato mandato via… Ah, no, è quello che ha scelto di andare via e di guadagnare anche di meno. Vabbé, fa lo stesso, acqua passata. Comunque, questa è la realtà, quella che qualcuno prova a dipingere in modo diverso e ad infiocchettare per convincere la gente laziale a tornare sui suoi passi, a deporre le armi, ad interrompere la protesta e a concedere, chiaramente tirando in ballo il “bene della Lazio”, l’ennesima chance a Lotito. Chi vuole abboccare nuovamente, può farlo, ma credo che stavolta saranno in pochi: perché la gente oramai ha aperto definitivamente gli occhi, perché la corda stavolta si è spezzata e non bastano 3-4 figurine per cancellare Lazio-Sassuolo e il 12 maggio, ma soprattutto per far dimenticare le minacce e gli insulti ricevuti fino a poche settimane fa. Ci ha dato degli estorsori, dei banditi, dei papponi che gestiscono il giro di prostituzione in Curva Nord (dando così delle prostitute a migliaia di ragazze e di donne che frequentano Curva e Distinti) e degli spacciatori. Mentre qui l’unico che minaccia e spaccia (balle) è proprio chi gestisce la Lazio. Quello pluricondannato e inquisito, quello che sta finendo dentro a qualsiasi inchiesta e che nelle intercettazioni uscite ieri si vanta di sapere quello che succede in Procura e magari anche di manovrare inchieste e giudici. Come in occasioni delle intercettazioni del 2006 quando parlava con questore e prefetto dando i nomi di chi doveva essere daspato o arrestato, oppure consigliando a qualcuno a piazzale Clodio la strada che doveva l’inchiesta su Chinaglia e gli Irriducibili.
Questo è, questo è sempre stato e questo sarà sempre Lotito, nonostante i tentativi da parte di qualcuno di ripulirgli l’immagine e il suo goffo tentativo di riproporsi come un papà buono che fatica ad esprimere tutto il suo immenso amore per la Lazio e per i suoi tifosi. Ma di favole parlerò domani. Oggi è il giorno della realtà e soprattutto della memoria. Perché senza memoria e senza ricordare con chi si ha veramente a che fare, si ricade negli errori del passato.
Voci su voci, nomi su nomi. Il mercato biancoceleste apre col botto, un botto che annualmente lo fanno i giornali per speculare sulla SS Lazio cavalcando l’onda della contestazione laziale. Noi in primis abbiamo riportato articoli di calciomercato tratti da testate giornalistiche molto note al pubblico sportivo. Ai microfoni di calcionews24 è intervenuto il DT di Parolo e Paletta.”Parolo alla Lazio? Lo leggo dai giornali, Parolo sta facendo i Mondiali. Ne sento parlare, di un accordo raggiunto ma io non no ne so niente. Non c’è stato nessun contatto. Per Paletta? Ripeto, sono due giocatori concentrati sui Mondiali – rincara Preiti – Se sono nella bocca di tutti fa piacere, significa che ci abbiamo visto lungo ma non posso confermare che ci sono trattative. Si leggono su tante testate di trattative chiuse, di apprezzmenti diretti. Bene, ci fa piacere e come diceva qualcuno famoso: l’importante è che se ne parli”.
In ritiro dall’Albania, Lorik Cana non riesce a non parlare della sua Lazio. Intercettato ai microfoni di Lazionews.eu, il difensore biancoceleste parla anche del rapporto tra la tifoseria laziale e la società capitolina, dopo un Campionato caratterizzato dalla contestazione al presidente Claudio Lotito: “Sinceramente penso che il rapporto armonioso tra società e tifoseria è fondamentale. Purtroppo non è quello che succede alla Lazio, ma ognuno deve fare il proprio compito e rispettare i propri ruoli, ed il nostro è quello di provare a portare la Lazio il più in alto possibile in campo. E’ chiaro che con i nostri tifosi siamo più forti, quando sono dalla nostra parte fanno sempre la differenza. E’ una situazione complicata, ma dobbiamo pensare esclusivamente al nostro lavoro concentrandoci esclusivamente sul campo, al resto c’è altra gente preposta a pensarci. La speranza è che questa situazione si risolva il prima possibile, nessuno è contento di questo problema“.
Keita dice “no” alla Lazio, quella Primavera. Rispedita la richiesta al mittente, secco rifiuto alla possibile partecipazione alle Final Eight. Lotito ci ha provato qualche giorno fa, ha ricevuto una risposta negativa. “Vieni ad aiutare i tuoi ex compagni“, la proposta del presidente biancoceleste. Niente da fare, Keita ha preferito non rinunciare alle meritate vacanze (è in Spagna con la famiglia). Come riporta Il Tempo, l’invito è stato declinato, tutti i discorsi saranno rimandati al momento in cui lo spagnolo tornerà nella Capitale. Intanto si continua a lavorare sul fronte rinnovo: c’è l’accordo tra le parti, il matrimonio proseguirà, Keita guadagnerà un milione di euro a stagione. Su di lui si erano già mosse le big inglesi, pronte a mettere sul piatto una cifra tra i 20 e i 25 milioni di euro.
Dopo Lazio Style Radio arriva anche l’emittenza ufficiale giallorossa. La modulazione di frequenza che occuperà la radio della Roma è però molto nota ai tifosi biancocelesti: si tratta infatti dei 100.7, proprio la stessa in cui ora vanno in onda i programmi del canale ufficiale biancoceleste. Qual è il misterioso arcano? 100.7mhz sono di proprietà dell’ex Voxson Vintage Radio e il presidente Lotito al momento ha semplicemente affittato il suddetto ‘spazio’. Come rivela Il Temponell’edizione di oggi, il contratto parla di un affitto fino al 2016 con tanto di penali, ma la cordata americana sembra intenzionata a voler acquistare sin da subito le ‘onde’ che ora irradiano le vicende della prima squadra della Capitale. I biancocelesti dunque, con ogni probabilità, dovranno lasciare lo spazio ai rivali, a partire da fine luglio in concomitanza con la tournée degli uomini di Garcia negli USA, o subito dopo. Ora rimane da capire su quale frequenza si sposterà la radio laziale…
Anche le parole del presidente della Lazio, Claudio Lotito, sono state registrate dalle cimici piazzate nel privè dell’Assunta Madre – noto ristorante nel centro della Capitale – dalla Procura di Roma. Si tratta delle stesse microspie che l’8 novembre 2013 avevano intercettato Alberto Dell’Utri e l’imprenditore Vincenzo Mancuso che parlavano della fuga del più noto Marcello verso Beirut, dove il cofondatore di Forza Italia si trova ancora. Ma i due non erano gli unici a chiacchierare nel ristorante di Gianni Micalusi, indagato per riciclaggio dalla Procura di Roma. Quattro giorni dopo che venisse intercettato Alberto Dell’Utri, il 12 novembre 2013 al tavolo del privè dell’Assunta Madre sedeva il presidente della Lazio Claudio
Lotito con altri commensali, che i pm romani stanno cercando di identificare.
Settimane fa Panorama aveva rivelato di un noto imprenditore che “avrebbe raccontato – queste le parole nell’articolo pubblicato sul settimanale – di poter fare pressioni su alcune toghe importanti per scongiurare una serie di arresti”. A quel tavolo però si dicevano cose diverse. L’imprenditore intanto è Claudio Lotito e l’arresto eccellente è quello di Manlio Cerroni, il re delle discariche romane finito ai domiciliari ora revocati) il 9 gennaio scorso. Il presidente della Lazio tra un crudo di pesce e l’altro, straparla con i commensali, quando viene introdotto l’argomento del “Supremo.” Nei brogliacci della Procura in riferimento a questa conversazione è riportato che “i commensali parlano del caso Cerroni; Lotito dice che la Procura di Roma ha fatto pressioni sul gip per arrestare Cerroni. Altre voci dicono che altri magistrati si sono mossi in senso opposto (ossia ostacolando l’arresto, ndr). Lotito dice di sapere anche questo”. I commensali quindi sembrano alludere al fatto che la richiesta di domiciliari per Cerroni è stata ferma per mesi sul tavolo del gip. Ma per spiegare l’iter di questo arresto sono importanti le date.
LA RICHIESTA dei domiciliari per Manlio Cerroni e altri (misure tutte revocate ad aprile scorso) era stata mandata del gip Massimo Battistini il 21 marzo 2013. Per mesi la voce di un’operazione sui rifiuti circolava nei corridoi di piazzale Clodio e non solo. Arriva l’estate e la richiesta di arresto viene rubata dalla cassaforte del gip, tanto che Alberto Galanti, titolare dell’inchiesta su Malagrotta, ha aperto un fascicolo ancora contro ignoti per questo furto. Intanto la procura sollecita la cattura con due integrazioni alla richiesta di misure cautelari: la prima il 18 ottobre e la seconda il 16 dicembre. Il 2 gennaio viene firmata l’ordinanza dal gip e il 9 scatta l’arresto per il ras dei rifiuti. La vicenda giudiziaria però corre su binari diversi dalle chiacchiere da bar. Le tante parole dette e intercettate all’Assunta Madre adesso sono finite anche in un fascicolo del Consiglio Superiore della Magistratura che ottenuto oltre la trascrizione integrale dell’intercettazione, anche la relazione del procuratore capo Giuseppe Pignatone. E adesso sul caso sarà il Csm a valutare se ci sono state interferenze, e magari potrebbe essere sentito anche Lotito, per chiarire la vicenda.
Partirà per il Brasile da laziale. Tutto, interamente laziale. Questa è la notizia, la buona novella che ha per protagonista Antonio Candreva. Mancano i documenti depositati, l’ufficialità. E chissà che anche per questi dettagli – ormai parliamo di questo – non sia solo questione di ore. Ma la stretta di mano, – quella che nei tempi antichi valeva tanto quanto un contratto – c’è stata, convinta. Come raccolto da Lalaziosiamonoi.it, Lazio e Udinese hanno chiuso il discorso riscatto: ai biancocelesti va la seconda metà del cartellino del nazionale azzurro, ai friulani un assegno da nove milioni di euro. A cui si potrebbe aggiungersi presto quello destinato a Dusan Basta: anche per l’esterno croato c’è l’intesa, rimane da individuare l’eventuale contropartita tecnica. “L’accordo con l’Udinese per Candreva? Lo vedrete tra qualche giorno quando sarà formalizzato“, assicurava neanche 48 ore fa Claudio Lotito. Che insieme a Tare ha in tasca un biglietto per Milano, luogo deputato per storia e tradizione a mettere nero su bianco gli affari di calciomercato. E ora anche il capocannoniere biancoceleste può sorridere econcentrarsi solo sul Mondiale. Poi, una volta rimesso piede in Italia, discuterà con Lotito di adeguamento: 2 milioni di euro (comprensivi di bonus), questa la soglia attorno a cui scambiarsi il reciproco sì. Per ripartire insieme, perché Candreva è la base irrinunciabile su cui ricostruire la Lazio della prossima stagione. Ma è anche il pezzo dell’argenteria biancoceleste che più fa gola alle grandi d’Europa. Paris Saint-Germain su tutte: se dovesse fallire l’assalto al Chelsea per Eden Hazard, l’esterno di Tor de’ Cenci diventa un rinforzo più che appetibile per i campioni transalpini. Per prendere in considerazione la cessione di Candreva, Lotito chiederebbe la luna. Il Psg potrebbe anche arrivare a offrirgliela. Ma è uno scenario su cui al momento si può solo speculare in libertà. La notizia adesso è una: Candreva è della Lazio. Per intero.
Non solo Dusan Basta, non solo difesa. Il mercato della Lazio vive d’impennate improvvise. Accordo con il Parma per Marco Parolo: è Gianlucadimarzio.com a lanciare la clamorosa indiscrezione. Intesa tra club sulla base di 5 milioni di euro più bonus: con questa formula, Lotito e Tare avrebbero ottenuto l’ok dell’ad emiliano Pietro Leonardi. Da raggiungere – non è un dettaglio – il benestare del centrocampista. Stasera è sceso in campo con l’Italia nell’amichevole contro il Lussemburgo, domani salirà sull’aereo che porterà la Nazionale in Brasile. A trattare con la dirigenza biancoceleste, ci penserà il suo staff: l’incontro tra le parti è previsto per la prossima settimana, il patron e il ds laziale dovranno convincere il classe 1985 a prendere la via della Capitale, a diventare la mezzala promessa accanto a Biglia e Ledesma. Con il sì del Parma in tasca, a quanto pare.
In semifinale, a difendere lo scudetto cucito sulle maglie biancocelesti, vola una Lazio a pezzi fisicamente ma orgogliosa e capace di rimontare due gol alla Roma in inferiorità numerica. Inzaghi perde Serpieri e Fiore (danni fisici da valutare), Lombardi si fa espellere per un imperdonabile eccesso di nervosismo. Ma il modo in cui la squadra campione d’Italia si riprende la partita dimostra una forza mentale straordinaria. Adamo e Taviani lanciano la Roma, Elez su rigore propiziato da Lombardi rimette in corsa i biancocelesti. E’ bravo Inzaghi a mantenere un assetto propositivo, inserendo Palombi al posto di Lombardi espulso. E quando esce Serpieri, il tecnico anziché coprirsi un po’ mette lo sfortunato Fiore (si infortunerà dopo un quarto d’ora), un’altra punta arretrando Crecco terzino. La partita l’ha cambiata Palombi che con il suo passo e i suoi guizzi non ha fatto rimpiangere Lombardi, anzi: e la palla del 3-2 per Murgia è stata scoccata dal suo piede destro.La Roma spinge nel finale con la forza della disperazione. Niente da fare. E ancora un finale teso, con Minala che discute e Tounkara che lo porta via.
Un nuovo proprietario per la fascia destra. Trattativa lampo, nome fuoriuscito ieri sera – quello diDusan Basta – e stamattina già primo indiziato per ricostruire il reparto difensivo della formazione biancoceleste. Il serbo ex Stella Rossa, portato in Italia dall’Udinese nell’estate del 2008, è davvero in procinto di trasferirsi nella Capitale. Pieno accordo tra l’entourage del giocatore ed i biancocelesti,intesa tra friulani e Tare trovata in mattinata. Si lavora su un conguaglio in denaro più una contropartita tecnica gradita al club dei Pozzo. Si era pensato a Cavanda, stesso ruolo del numero 8 di Belgrado, che però preferisce cercar fortuna lontano dal Belpaese. Altri nomi che circolano sono quelli del promettente centrocampista Danilo Cataldi – che ieri ha chiuso la formativa esperienza di Crotone – e Brayan Perea – che piace non poco alla dirigenza delle Zebrette, che già tentarono il colombiano la scorsa estate -. Dusan Basta è un fluidificante di fascia, bravo con entrambi i piedi, che predilige muoversi con una difesa a 3 alle spalle. Data la presenza in mezzo al centrocampo laziale di Ledesma, il serbo potrebbe avere spazio per sganciarsi nelle proiezioni offensive, un po’ come succede nella Roma, con le sgroppate di Maicon coperte dalla presa di posizione arretrata di De Rossi. Operazione completamente svincolata da quella relativa al cartellino di Candreva, che – dovesse andare in porto come sembra – aprirebbe nuovi scenari a Formello. Basta, per le annate disputate in maglia bianconera, non può essere considerato un’alternativa a Konko, per il quale potrebbe profilarsi un addio alla squadra capitolina dopo 3 stagioni di militanza, contrassegnate da ottime prestazioni e continue pause per guai fisici
Una love story nel senso più ampio del termine. Stefan Radu conobbe la sua Lazio in un gelido inverno del 2008. Un trasferimento in prestito dalla Dinamo Bucarest, ma si comprese immediatamente il peso specifico che quel ragazzo poteva rappresentare negli equilibri della squadra. Stefan Radu e la Lazio, sei stagioni e mezzo al top. Decalogo di un leader carismatico. Due Coppe Italia, 1 Supercoppa Italiana, rendimenti sontuosi. Ha indossato la fascia di capitano, è un autentico idolo del pubblico, che ne apprezza personalità ed affidabilità. E’ stato selezionato come rappresentante attuale di lazialità nel club per l’evento Di Padre in Figlio. Tutti gli ingredienti per un matrimonio a vita, ma non è proprio così.
CAMBIO MOGLIE – Secondo indiscrezioni raccolte dalla nostra redazione infatti, Stefan Radu avrebbe richiesto espressamente la cessione alla società. Il terzino rumeno teme che il suo ciclo alla Lazio sia terminato, vuole provare nuove esperienze ed ha manifestato questo desiderio alla dirigenza, con la quale intercorre un buon rapporto. “Può accadere se si sta tanto tempo nello stesso ambiente” – ieri Reja era stato chiaro ai nostri microfoni, ha lasciato intendere come probabilmente anche per l’Irriducibile di Bucarest sia giunto il momento di salutare. Negli scorsi anni dalla scuderia Becali, agenti storici del giocatore, arrivavano pronte smentite circa possibili proiezioni con altri club, in allegato dichiarazioni d’amore girate da Radu alla Lazio. Oggi tutto tace, mentre le voci su un futuro lontano da Roma si moltiplicano. In campo l’infallibile Radu ha mostrato nell’ultima annata defaillances che non corrispondono alle sue qualità. La sua partenza complicherebbe ancor di più gli equilibri di un settore difensivo completamente da rifondare.
NAPOLI E FIORENTINA Il polivalente difensore rumeno è legato alla Lazio sino al 2016, Lotito non tratta per meno di 15 milioni di euro. Una cifra importante, Radu ha 27 anni, è tra i migliori nel suo ruolo anche se nell’ultima stagione ha registrato una leggera flessione. Come vi abbiamo rivelato in esclusiva nelle scorse settimane, per il giocatore si sono informate Manchester United, Tottenham, Wolfsburg e Werder Brema, anche se le situazioni più calde potrebbero profilarsi in Italia. Napoli e Fiorentina sono corteggiatrici di vecchia data, accoglierebbero a braccia aperte il forte difensore che, dal canto suo, continuerebbe a calcare i campi europei. Una soluzione gradita anche alla moglie Alexandra, molto legata al nostro Paese. Se Reja dovesse rimanere sulla panchina della Lazio, proverebbe certamente a convincere il ragazzo a restare. In ogni caso Radu, dopo anni di avances rifiutate da parte di altre squadre, per la prima volta prova a guardarsi intorno, ad uscire dal guscio Lazio. C’è un mondo fuori da Formello, Radu vuole esplorarlo. Segnali di addio?
Curva Nord Lazio e curva Nord Inter, un gemellaggio duraturo fatto di stima e rispetto reciproco. A consolidare ancor di più tutto questo sarà la festa della tifoseria nerazzurra, prevista per il 14 giugno.
I tifosi Laziali hanno infatti confermato la loro partecipazione attraverso un intervento a Radio Sei: ”Sabato 14 giugno la Curva Nord Interista festeggerà 45 anni, all’esterno dello Stadio San Siro. Noi della Curva Nord biancoceleste saremo presenti. L’invito è rivolto a tutti i tifosi Laziali, per passare insieme una bella giornata di festa”.
Dalla ripida salita dello Zoncolan al mare cristallino di Amalfi. Dalla piacevole brezza della Carnia alle coccole del sole costiero. Edy Reja ha staccato la spina, è inevitabile. Un semestre eufemisticamente complicato, il secondo mandato ha concentrato in poco tempo tutte le pressioni e gli ostacoli del primo. A Capodanno la Lazio navigava in acque poco tranquille, tipo Triangolo delle Bermuda. Il rischio era quello di perdersi nei meandri della bassa classifica,. Una situazione simile a quella vissuta con Ballardini nel 2010. Reja ha raccolto i cocci e riscostruito il vaso: 36 punti in 20 giornate, un allungo da Europa. Ma non è bastato, e quel vaso ha mostrato qualche crepa. Il tecnico incontrerà il presidente Lotito nella giornata di venerdì, si farà il punto della situazione, un confronto sul progetto. Se i piani combaceranno, si continuerà insieme, in caso contrario si arriverà alla separazione, assolutamente civile. Sarà la fine di un ciclo.Intanto il mister si gode gli ultimi giorni di riposo, in quel di Amalfi. Domani riceverà il Premio Saraceno, nella splendida cornice dell’omonimo hotel costiero. Gli inviati diLalaziosiamonoi.it lo hanno incontrato, un confronto in una splendida terrazza a picco sul mare. Un’intervista a 360°, Reja si confessa in esclusiva ai microfoni diLalaziosiamonoi.it.
Il Premio Saraceno viene assegnato a colui che ha sempre dimostrato sensibilità e signorilità nella sua carriera, è una gratificazione importante. “Nel mio lavoro è chiaro che quando ricevi dei premi e dei riconoscimenti fa enormemente piacere. Sono tornato nelle zone dove sono stato per cinque anni, ho ritrovato parecchi amici, siam tornato un po’indietro negli anni facendo qualche battuta, quattro risate”.
Un relax a tutto tondo, è il giusto break dopo una stagione stressante? “E’ stato molto bello, anche in questi due giorni per quanto riguarda Zoncolan e Trieste. In questo Giro d’Italia abbiamo potuto ammirare diversi giovani, è giusto dar spazio a loro, io oramai sto quasi trapassando (ride, ndr). C’è questo ragazzo, Aru, che ha lasciato intravedere delle ottime capacità, soprattutto in salita, mi aspetto una sua crescita costante. Ci sono un altro paio di ciclisti di prospettiva da seguire”.
Venerdì si torna alla realtà, ci sarà il summit con la società per decidere se continuare insieme. Le sue sensazioni? “Ho parlato un’oretta con Lotito prima di partire, ci siam detti che ci ritroveremo quando avremo un po’ più di tempo. Non so se sarà venerdì, sabato o domenica, col presidente sapete come funziona, dà gli appuntamenti a mezzogiorno e arriva alle 10 di sera (ride, ndr). E’ particolarmente impegnato, troveremo una mezza giornata per stare un po’ insieme e tireremo fuori tutto. Tra me e lui non ci sono problemi, vuotiamo tutto quello che abbiamo dentro, e dopo questa chiacchierata decideremo insieme per il bene della Lazio”.
Tra i temi in ballo ci sarà il mercato, di quali interventi necessità la Lazio per tornare competitiva? “Con la partenza di Biava e Dias bisogna effettuare degli interventi nel reparto difensivo, non so poi quali siano altre zone del campo dove poter intervenire, dipende molto dalle operazioni in uscita, Prima di prendere i giocatori bisogna anche trovare le soluzioni per quelli che vanno fuori, è inutile prendere nuovi elementi e mantenere rose ampie, la Lazio non è impegnata in Europa League e di conseguenza può lavorare con meno organico rispetto agli anni precedenti. Sicuramente i nuovi arrivi devono essere giocatori da Lazio, penso che il presidente questo lo sappia e sia intenzionato ad acquistare elementi di valore. Alcune valutazioni poi si possono sbagliare ma la volontà è quella di fare bene ed allestire una squadra competitiva, non dico da primi posti perchè la Juventus, il Napoli e la Roma sono superiori per organici, però subito dietro potrebbe arrivare la Lazio”.
Lei richiede elementi maturi e già pronti per il nostro calcio, la società sembra voler puntare su giocatori di prospettiva. Si può trovare un punto di incontro? “I giovani ci sono già alla Lazio, è inutile andare in cerca di altri, abbiamo 5-6 giocatori della Primavera da tenere altamente in considerazione. Keita è un giovane già inserito, Minala ha fatto intravedere delle cose interessanti, abbiamo Filippini, ci sono altri elementi che sono sotto osservazione e hanno dimostrato delle buone qualità. Qualcuno è già maturo, altri meno, mi dispiace fare dei nomi e trascurarne degli altri, ci sono elementi che possono essere già inseriti”.
Quali sono le linee guida da seguire? “Questa squadra ha bisogno prima di tutto di trovare un assetto importante: il portiere, due centrali difensivi, un centrocampista importante, una punta. Poi attorno si possono trovare soluzioni con dei giovani. Bisogna comunque trovare giocatori di un certo spessore. Un conto è far parte di una squadra provinciale dove magari c’è meno apprensione e la possibilità di attesa, a Roma invece ti giudicano subito e devi avere giocatori di grande personalità e che abbiano già un po’ di esperienza. Qui la critica ti taglia subito, un nuovo arrivato con aspettative importanti sbaglia un paio di partite e può trovarsi in difficoltà, anche avendo delle qualità può essere condizionato nel rendimento. Ecco perchè servono giocatori di qualità ma anche di personalità”.
L’olandese de Vrij è sempre più vicino. E’ un profilo che corrisponde alle sue aspettative? “Per qual che è considerato a livello internazionale sicuramente è un giocatore che ha fatto vedere cose interessanti. Ha 22-23 anni, per tanto mi sembra che sia un profilo giusto. Questi sono i giocatori che dovrebbero venire alla Lazio, adesso non so a che punto siano le trattative, se sia stato chiuso o meno. Il ragazzo adesso andrà ai Mondiali, bisognerà vedere anche come si comporterà. E’ un giocatore consistente fisicamente, con buoni doti tecniche, è bravo con la palla al piede e sbaglia poco gli appoggi. Sul piano difensivo non lo so ancora, bisogna vederlo dal vivo e non posso dare dei giudizi, però mi dà l’impressione di essere un giocatore di buon livello”.
Quanto pesa la situazione ambientale sulle sue scelte? “Le critiche le ho avute qui a Napoli, ci sono più o meno in tutte le società. E’ normale che avvengano, basta che siano costruttive. Qui a Roma, invece, ho sentito critiche in malafede. Ci sono certe linee che vanno in certe direzioni. Se è una critica giusta va fatta, altre non le accetto. Roma è anche questo. Ma reggo l’ambiente: i fischi ci sono ogni volta che si sente il mio nome, perché mi dicono che ho sbagliato con i tifosi. Io vorrei sapere quando ho commesso questo errore. Qualcuno forse mi ha messo delle parole in bocca che io non ho mai detto. Alcuni giornalisti hanno scritto la verità, altri hanno travisato. Il risultato uscito è quello di un’ immagine di me negativa nei confronti dei tifosi. Ma per quanto mi riguarda io sono molto soddisfatto di quello che ho fatto a Roma negli anni. Contano i risultati, le chiacchiere se le porta via il vento”.
Ha ricevuto alcune offerte da società estere e Nazionali, si parla in particolare di una proposta interessante da parte della Grecia. Il futuro di Reja sarà lontano dall’Italia? “Ci sono dei contatti come sempre. Le notizie partono e si diffondono in maniera veloce. Alcuni contatti con le società li ho come ogni volta che finisce il campionato, ma attualmente sono impegnato con la Lazio. Ho un vincolo contrattuale, e dunque non accetto altre situazioni. Poi nel futuro si vedrà”.
In casa Lazio si vocifera invece di una possibile promozione di Simone Inzaghi. E’ l’uomo giusto per il dopo Reja? “Adesso non lo so. Lo conosco, ha lavorato bene. Come Bollini, che meriterebbe più considerazione, visto che viene da tre anni nel settore giovanile eccellenti. Ha fatto crescere questi ragazzi e Inzaghi ha raccolto i frutti, dando continuità a questo progetto. Con i giovani ha fatto bene, il discorso è diverso quando però si allena una prima squadra. I giocatori sono molto più maturi. Mi auguro, qualora un giorno dovesse arrivare Inzaghi, che si immedesimi subito nel ruolo, che si distacchi un po’ dai giocatori visto che ha smesso poco tempo fa. Il carattere conta. Lui è così e lo sarà anche tra dieci anni, cambia l’esperienza. Ma se resta Reja restano tutti, rimane Bollini, rimane Inzaghi…e anche i big, come Candreva, Lulic…”
Tra i pali Marchetti ha trovato diverse difficoltà, ha perso il posto in Nazionale e i gradi del titolare in biancoceleste. E’ pronto per una nuova avventura? “C’è un contratto con la Lazio. Ha avuto una stagione vissuta con grande difficoltà dal punto di vista fisico: quando sono arrivato aveva prima problemi alla schiena, poi alla coscia, poi all’inguine. Gli ho detto che è proprio sfogato (ride, ndr). Poi abbiamo trovato Berisha, che ha fatto benissimo. Ha dimostrato di saper reggere bene la categoria. Con Federico ci sono stato un paio d’anni e pertanto ha la mia simpatia e soprattutto la mia grande considerazione. Nel primo anno che sono andato via, ha fatto alcune parate importanti contro alcune squadre. Ha salvato il risultato e avrà portato a casa una decina di punti solo lui. Ha avuto lì l’apice della carriera, quest’anno è stato solo un po’ sfortunato. Dopo Buffon c’era lui…”
Anche Radu sembra aver manifestato la volontà di nuove esperienze. E’ finito il suo ciclo alla Lazio? “Lui è qui da parecchio tempo. Può accadere se si sta tanto tempo nello stesso ambiente. Con me al primo anno ebbe tanti problemi dal punto di vista fisico. Se l’avessi avuto al massimo saremmo andati sicuro in Champions. Anche quest’anno, quando mi sono inventato Lulic terzino, o altre situazioni con Cavanda a sinistra, non trovavo mai l’assetto giusto e cambiavo continuamente. Radu mi dava garanzie con i 4 dietro. Con lui sono arrivati tanti punti. Ci tiene tanto alla Lazio, perché si sente parte del progetto e sente molto il clima derby: se lo toccano in quella partita è capace di farsi buttare fuori dopo 5 minuti. Questo è Radu, e questi sono anche gli aspetto positivi di lui. Perché ci crede, si immedesima in questa Lazio: quando vive queste cose ha dei rendimenti molto alti ed è un grande giocatore”.
In ogni caso il futuro di Reja sarà su una panchina, possiamo escludere l’ipotesi scrivania? “Non lo so ancora, non posso ipotecare il futuro. La mia esperienza in panchina può essere ancora utile e io mi sento ancora in condizione. Mi sembra di essere apprezzato, soprattutto per quanto riguarda i giocatori della Lazio e quelli che ho avuto prima. Basta vedere negli ultimi dieci anni. E’ un aspetto fondamentale, perché ti regala la forza di andare avanti e credere in quello che fai”.
Vuota il sacco, Edy Reja. Vuole parlare il tecnico laziale, ci tiene a far sentire la propria voce e lo fa attraverso i microfoni di Sky Sport.“Fino al 30 giugno sono ancora l’allenatore della Lazio. Il mio futuro? Ora sono ad Amalfi e poirientrerò a fine settimana. Con il presidente Lotito ci vedremo per capire se le nostre strade convergeranno ancora. Noi due parliamo spesso, quasi quotidianamente, ma vogliamo vederci a quattr’occhi per prendere una decisione insieme. Fra noi c’è un rapporto saldo e non ci vorrà molto per decidere“.
Dal presente al passato più immediato, una stagione deludente che non ha lasciato indifferente il tecnico di Lucinico: “Io sono arrivato a fine gennaio e su 20 partite abbiamo fatto 36 punti, quindi i risultati ci sono stati. La situazione ambientale è stata difficile, abbiamo giocato spesso in uno stadio semivuoto. Sono però convinto che il presidente allestirà una Lazio competitiva. E’ finito un ciclo, serviranno altri 4/5 giocatori per portare la Lazio nelle posizioni che competono a questo club. Dispiace per la mancata qualificazione in Europa League, ci sono mancati solo due punti. Con un po’ di fortuna in più avremmo centrato il nostro obiettivo”.
Il futuro sembra lontano dalla Lazio, qualcuno ha parlato di panchine importanti pronte ad accoglierlo: “Ho avuto anche negli anni passati qualche contatto per delle Nazionali. Anche quest’anno è stato così. Poi vedremo se queste situazioni si concretizzeranno”.
Il più accreditato successore a quella che, ad oggi è ancora la sua panchina, sembra essere Simone Inzaghi: “Ha fatto bene, anche se come esperienza ha lavorato solo in Primavera. La cosa importante è che conosca l’ambiente e i giocatori. Al limite potrebbe essere anche il mio successore qualora decidessi di non rimanere alla Lazio. Più ottimista o pessimista per il futuro di Candreva a Roma? Penso che resti. Lui stesso ha dichiarato di stare bene alla Lazio, ma con il mercato non si può mai essere sicuri di niente. Con l’Udinese c’è già un colloquio aperto e credo che Antonio possa rimanere a Roma. Io ancora alla Lazio assieme a Candreva? Ci sono concrete possibilità che ciò accada”.
Reja e Candreva, due delle tematiche più importanti in casa biancoceleste. Stamani il presidente Claudio Lotito, intercettato dai cronisti a margine alla presentazione del libro ‘Il calcio conta” presso il Circolo del Tennis del Foro Italico, ha voluto chiarire la situazione in casa Lazio del tecnico, sempre più vicino all’addio. “Entro la metà di giugno troveremo la soluzione. Bisogna ponderare i pro e i contro, non fare scelte avventate. In base a quelle che saranno le mie convinzioni e quelle del mio staff faremo le dovute scelte che dovranno essere funzionali al progetto Lazio”.
Situazione ancora tutta da definire quella di Reja a differenza di quella legata all’esterno romano. A giudicare dalle parole del numero uno biancoceleste, infatti, la svolta sembra dietro l’angolo.“Candreva non è mai stato messo in discussione.L’accordo con l’Udinese? Lo vedrete tra qualche giorno quando sarà formalizzato”.
Poi sul delicato rapporto con i tifosi: “Non ho incontri in programma, perché la tifoseria non è una controparte. Io ho messo in atto un’azione volta a far capire alle persone che io vorrei, oltre ad aver risanato la società, entrare nel cuore dei tifosi. Questo è un mio obbligo, un mio dovere. Spero di riuscire a farlo. Troppo spesso il tifoso appassionato non riesce a valutare in modo razionale, perché certe situazioni le vede solo con il cuore. Questa è una visione ormai superata, di un vecchio modo di fare calcio del patron che trent’anni fa metteva le proprie risorse per fare un calcio diverso. Oggi questo non è più sostenibile”.
C’è spazio anche per una riflessione sul futuro del calcio italiano.“Serie A? Io sono per le 18 squadre, 18 in B e due gironi di Lega Pro perché questo consente l’autosostenibilità e di poter portare livellamento in alto”.
Buona la prima? Forse non proprio. Molte ombre e poche luci nella prima stagione biancoceleste di Felipe Anderson, mai costante, troppo fuori dal gioco e forse ancora ingabbiato dall’immancabile saudade e da quel modo di stare in campo ancora troppo ‘brasiliano’. Eppure, i numeri di alta scuola qua e là esibiti sul manto verde in questi primi 12 mesi, lasciano comunque intravedere le immense potenzialità ancora inespresse dal talento originario di Brasilia. Un oggetto ancora misterioso, ma che se dovesse definitivamente sbocciare potrebbe rivelarsi il vero valore aggiunto della Lazio del futuro. In una video intervista rilasciata a ‘Tribuna esporte’ per la realizzazione del Dvd ‘Super azioni’, il numero 7 biancoceleste ha raccontato la sua storia calcistica dai primi calci al Santa Maria al suo arrivo nella città eterna.
Di seguito ecco un piccolo estratto del Dvd raccolto dal sito globoesporte.globo.com: “La mia avventura è iniziata quando avevo 10 anni. Mia madre mi iscrisse nella scuola di calcio della mia città, il Santa Maria, e li ho iniziato a partecipare a campionati e tornei. Ad ogni partita che giocavo ripetevo a me stesso “è questo ciò che voglio fare per tutta la vita”. A 12 anni sono stato chiamato per fare un test a Curitiba nella squadra della medesima città e l’ho superato. Poi a 14 anni sono andato al Santos, a 17 ho esordito in prima squadra ed ora, all’età di 20 anni, eccomi qui alla Lazio. E’ stato emozionante per me conoscere una squadra così importante e giocare con grandi giocatori che vedevo soltanto in tv quando ero più piccolo. È un sogno che si è realizzato, un dono che Dio mi ha fatto, forse più grande di quanto avrei potuto immaginare”.
Saudade a parte, l’ambientamento nella Capitale non è stato poi così difficile, come spiega lo stesso Felipao: “Roma è meravigliosa, una città turistica piena di luoghi storici. Mi sono subito ambientato, sono stato ben accolto da tutti, sia dai compagni, tifosi e dalle persone che incontravo per strada. I momenti più importanti nella mia vita calcistica? Il primo quando a 17 anni ho segnato il mio primo gol con il Santos– rivela il brasiliano –quando giocavo nella categoria di base vedevo sempre le partite dalla tribuna, assistevo ai gol e sognavo il giorno in cui ne avrei realizzato anch’io uno. Quando l’ho finalmente realizzato è stata una sensazione difficile da spiegare e ringrazio ancora Dio per quel regalo. Il secondo momento memorabile fu invece quando il Santos vinse la Libertadores, avevo 18 anni ed è stato una vittoria molto importante per la squadra, per me e per tutti gli atleti, una vittoria regalata da Dio a tutti noi”.
Sognar non costa nulla e Felipe non sembra davvero voler smettere: “Il mio sogno è diventare il migliore al mondo, so che è difficile e ci sono tanti giocatori bravi, ma era difficile anche arrivare fino a qui, eppure ci sono. Credo che sognando e lavorando possiamo un giorno realizzare quello che ora può sembrare impossibile”.
Ciro Immobile è volato in Germania per ufficializzare il suo trasferimento al Borussia. Con un permesso datogli dalla Nazionale, ha lasciato Coverciano per eseguire le visite mediche e per firmare il contratto che lo legherà per 5 anni al club giallonero. Il capocannoniere della stagione appena trascorsa, sostituirà l’attaccante Lewandowski che è andato in forza al Bayer Monaco. Il club tedesco verserà 20 milioni di euro richiesti dalle due società torinesi che avevano in comproprietà Immobile. “Sono contento che tutto sia andato per il meglio e si sia trovato subito un accordo. Non vedo l’ora di giocare col Dortmund” ha detto Immobile ai colleghi tedeschi.
Con una lettera ufficiale inviata al club torinese, Ciro ringrazia la società ed i tifosi portando con se le belle emozioni che ha vissuto con il club ed i supporter granata, specificando che l’avventura tedesca è un treno che non poteva perdere visto che il club tedesco è una squadra molto prestigiosa.
A Montespaccato, la vecchia Borgata Fogaccia, chi tifa Lazio si distingue dal coro. Un po’ come il baby prodigio del cinema Jimmy Grimble, che alla domanda posta da un osservatore del Manchester United che gli aveva offerto un provino (gentilmente declinato) “Cosa ci può essere di meglio dello United?“, risponde sornione “Il Manchester City”. Qui nasce un laziale vero. Daniele Portanova, centrale difensivo classe ’78, ha girato l’Italia nella sua lunga e fortunata carriera. Ha rappresentato una vera e propria bandiera di Siena, Bologna e Genoa, la squadra di cui è capitano. Ma non ha mai dimenticato la sua fede, i colori del cuore, l’Aquila. Un ragazzo cresciuto a pane e Gruppo Rock.La Roma lo acquistò giovanissimo dal Montespaccato, un dirigente gli sequestrò subito la sua collanina biancoceleste, ma lui inventò un curioso stratagemma per bagnare il suo sudore con i colori del cielo. Negli anni ha marchiato la sua pelle, l’Aquila campeggia sul suo braccio anche se il primo tatuaggio non si scorda mai: “E’ stato Mr. Enrich, il simbolo degli Irriducibili”.
Una carriera da assoluto professionista in campo, ma con il cuore sempre pulsante per la sua Lazio. Un sogno, quello di vestire la casacca biancoceleste, che probabilmente non verrà mai esaudito, ma poco importa: “Tifoso lo sarò sempre, ve lo assicuro“. La redazione di Lalaziosiamonoi.it ha intervistato in esclusiva il capitano del Genoa Daniele Portanova, per un viaggio all’interno della sua incrollabile fede.
La stagione con il Genoa si è conclusa con una salvezza tranquilla, qual è il giudizio del capitano? “Il resoconto è positivo se consideriamo gli obiettivi prefissati a inizio stagione, cioè di rimanere in Serie A senza nessuna sofferenza. Abbiamo raggiunto la salvezza con estremo anticipo quindi sotto questo punto di vista è positivo. Abbiamo rovinando tra virgolette un campionato che poteva essere molto positivo e questo mi dispiace però tutto sommato il Genoa resta in Serie A e di questo siamo tutti felici. Ho la fortuna di indossare una maglia importante, una piazza che merita tanto”.
Per la Lazio invece niente Europa, possiamo parlare di stagione deludente? “Penso che Reja abbia fatto un buon lavoro, è un peccato perchè se un paio di risultati fossero girati a favore avrebbe potuto ambire a conquistare una posizione per qualificarsi in Europa League. Questo mi dispiace un po’ da tifoso, tuttavia non parlerei di fallimento totale, è una stagione nata male, se avessero fatto qualcosa all’inizio può darsi che avrebbero raggiunto la qualificazione alle coppe”.
Si parla di rifondazione, neanche Reja è più certo della sua posizione… “Non sta a me giudicare, se arrivasse qualche elemento per migliorare la Lazio saremmo tutti contenti. Per quanto riguarda le scelte societarie non mi sento di metter bocca, non mi sembra giusto per rispetto di Reja che tutto sommato ha ottenuto dei buoni risultati alla Lazio, trovando anche un ambiente imperfetto per vari motivi”.
In passato hai sottolineato più volte l’importanza di uno stadio pieno. Oggi il popolo laziale è in contestazione, quanto pesa sulle sorti della squadra?“Soprattutto a Roma il pubblico è il dodicesimo uomo in campo, è normale che danneggia un po’ la squadra sotto questo punto di vista. La squadra nonostante tutto ha dimostrato di saper lottare e potercela fare. Da calciatore non mi sento di accusare nè il lavoro di Reja nè dei ragazzi, da tifoso mi dispiace perchè quello laziale è un popolo di cuore e l’ha dimostrato anche in occasione dell’evento Di Padre in Figlio. Quello è il vero popolo laziale”.
Sei stato invitato dagli organizzatori per l’evento Di Padre in Figlio ma un contrattempo ti ha bloccato all’ultimo momento. Ti sei goduto la serata in tv? “E’ una dimostrazione che il popolo laziale c’è, non ha smesso mai di amare i propri ideali e i propri colori. E’ stato impressionante, ancora oggi ho la pelle d’oca. Vedere tutti i giocatori che ci hanno regalato gioie, tutto lo stadio pieno, chi è laziale può capire”.
Tanti campioni hanno partecipato a questa grande serata di Lazio. Non c’era Paolo Di Canio, sembra essersi un po’ allontanato dopo l’ultima esperienza in campo….“Per noi Laziali Paolo Di Canio è un punto di riferimento, Paolo Di Canio alla Lazio tutta la vita. Non penso si sia allontanato, forse fisicamente ma mai con il cuore e la testa della Lazio, questo è poco ma sicuro”.
Sei un Laziale doc, ma sei cresciuto nel settore giovanile della Roma. In un’intervista hai dichiarato che ti sequestrarono una collanina della Lazio al tuo approdo in giallorosso. L’Aquila tatuata sul braccio però non è removibile… “Ho due-tre tatuaggi della Lazio se è per questo. Il primo è stato Mr. Enrich (simbolo del gruppo ultras degli Irriducubili, ndr). Sono cresciuto nel settore giovanile dell’altra squadra, essendo laziale al 100% indossavo la canottiera della Lazio sotto la divisa della Roma”.
Qual era il tuo rapporto con questi colori da giovane? “Andavo spesso con mio cugino nel Gruppo Rock, nel C.M.L (Commandos Monteverde Lazio, ndr), ho iniziato presto a giocare a calcio, quando frequentavo lo stadio stavo con loro. Sono cresciuto con il mio idolo Beppe Signori, ho iniziato con Ruben Sosa e Riedle. Ho avuto la fortuna di assaporare una Lazio veramente forte”
Hai realizzato una decina di gol in Serie A di cui tre proprio alla Lazio. Ovviamente non hai esultato, ma questa decisione nel 2010 creò un piccolo caso con i tifosi a Bologna. “Aver fatto tanti gol alla Lazio è pura casualità. Io sono un professionista e do il massimo per la maglia che indosso. Il tifo è un’altra cosa. Quando segnai l’ultimo gol dissi che non era colpa mia, se mi avessero marcato un po’ meglio (ride, ndr)…
Nell’ultimo turno i biancocelesti hanno ricevuto un Bologna già condannato alla retrocessione. Sei dispiaciuto? “Bologna è stata una tappa importante della mia carriera. E’ una piazza dove ho dato e ricevuto tanto, per me è sceso in B un pezzo di cuore. Sono certo che la gente di Bologna non è retrocessa, è una piazza importante che merita la massima serie e palcoscenici importanti anche per la storia che le appartiene. Spero di rivederla presto in Serie A, perchè la citta non merita una categoria inferiore”.
Sei mai stato vicino alla Lazio in passato? “Ho saputo di qualche interessamento in passato, ma non si trattava di contatti veri e propri. Un giorno dissi al mio procuratore ‘Io per la Lazio gioco un anno gratis’. E’ sempre stato il mio sogno vestire questa maglia, non si è avverato, ma nessuno mi toglierà mai il cuore. Il tifo rimarrà per sempre”.
Tare è alla ricerca di un paio di centrali difensivi per la prossima stagione. Possiamo suggerire il nome di Daniele Portanova? “Mai dire mai, però tifoso lo sarò sempre, ve lo assicuro…”.