E’ un Lotito “all’arrembaggio” che sta mettendo mani su più fronti. Lotito ha iniziato con una ditta di pulizie arrivando alla SS Lazio passando per altre aziende. Secondo sito Dagospia, il presidente attuale avrebbe messo le mani sul Bari, porgendo il 30% del denaro oltre a quello pagato dal deputato Pd Francesco Boccia per evitare il fallimento del club dei Matarrese.
Secondo quanto scrive Giancarlo Dotto, il parlamentare Boccia, sfruttando le sue conoscenze politiche, avrebbe aiutato Lotito ad allungare le mani sul Bari per diventarne uno dei punti di forza della nuova proprietà fantasma. Il presidente della Lazio avrebbe nelle mani il 30% della società mentre il restante 70% sarebbe nelle mani della Infront, società che acquista e gestisce diritti televisivi e commerciali.
A dare man forte a questa ipotesi è l’arrivo di numerosi calciatori delle giovanili della Lazio che nella prossima stagione indosseranno la maglia del Bari.
Sembra che Lotito sia sempre più padrone del calcio italiano.
La voce di mercato sul giovanissimo Prce è trapelata dal blog ufficiale di Alfredo Pedullà.Il classe 96,sarebbe in dirittura di arrivo già da questa sera lasciando l’Hajduk Spalato. Data la sua giovane età non dovrebbe ricoprire il posto “vagante” in difesa che tutti i tifosi speravano di vederlo assegnato ad un giocatore con le caratteristiche migliori ai difensori attualmente in forza alla prima squadra ma dovrebbe fare una “gavetta” in primavera date anche le tante partenza in quel settore. Lotito l’avrebbe acquistato per 300 mila euro (premi di formazione). Secondo le indiscrezioni raccolte dal sito Lalaziosiamonoi, il “baby giocatore” sbarcherà domani a Roma con il suo agente per firmare il contratto che lo legherà alla Lazio,mentre alcune testate giornalistiche parlano di un possibile suo arrivo già da questa sera. Nulla di ufficiale quindi e di conseguenza le cifre e la durata non sono state diramate da nessuno.
Il calcio nacque come uno sport,il calcio divenne una passione, il calcio si trasformò in una fede il calcio italiano rispecchia il “bel paese”. Ormai non ci si stupisce più basta guardare chi entra nel governo italiano con una fedina penale macchiata da reati economici. Come scritto anche da Stefano Greco, il tifoso è passato dal Libera la Lazio al libera l’Italia. L’elezione di Tavecchio sta suscitando tanto clamore quanto dissenso sia tra chi ha la passione del calcio e chi porta a casa lo stipendio grazie al pallone. Quest’elezione ha anche portato il Presidente Lotito ad occupare una poltrona nella Figc. La ciliegina sulla torta è arrivata oggi con l’annuncio tanto atteso quanto scontato. Il successore di Prandelli è Antonio Conte. Un Conte che ha accettato di ricoprire la carica d’allenatore della Nazionale Italiana per la modica cifra di 3,5 Milioni di euro a stagione per un biennale.Stipendio che verrà pagato da due parti: 1,2 Milioni li pagherà chi di dovere mentre il restante uno sponsor.
Classe 1987, baluardo difensivo del Partizan Belgrado, Vojislav Stankovic è l’ultimo nome accostato alla Lazio in chiave mercato. L’agente del giocatore, intervenuto in esclusiva ai microfoni de Lalaziosiamonoi.it qualche giorno fa, ha rivelato che quella biancoceleste sarebbe una soluzione più che gradita, ma lo scoglio principale resta la richiesta del Partizan che vuole sul piatto 600mila euro, nonostante un contratto in scadenza a gennaio 2015. Intercettato dal portale serbo Sport, Stankovic non ha comunque nascosto il suo entusiasmo per un possibile trasferimento nella Capitale:“Sinceramente so che sono soltanto delle voci, ma niente di più. Tutto quel che riguarda un mio possibile trasferimento alla Lazio l’ho letto solo attraverso i media del nostro paese, così come quelli italiani. Mi piacerebbe, sarebbe bello se i biancocelesti si mettessero d’accordo con il Partizan, perchè un’occasione del genere passa una sola volta vita. Sono molto onorato dell’interesse nei miei confronti della Lazio. Vedremo alla finecome evolverà la situazione. Fino ad allora rimarrò concentrato sui miei obiettivi qui al Partizan. Stiamo per affrontare una partita importante a Nis e Nefčijem per la qualificazione per la Europa League ed è al momento il primo pensiero nella mia mente”.
Un gol stupendo, il suo marchio di fabbrica. L’Italia Under 21 esce sconfitta dall’amichevole contro la Romania, ma Danilo Cataldi incanta lo stesso. Punizione da fuori area, pallone incastonato sotto l’incrocio: arriva al 47′ del primo tempo la perla balistica del centrocampista della Lazio, una traiettoria a giro che non ha lasciato scampo al portiere romeno Buzbuchi. Il talento biancoceleste mette la firma sull’unica rete degli Azzurrini,quella del definitivo 2-1: allo Stadionul Ilie Oană, i padroni di casa passano grazie alle reti degli italiani Puscas (gioiellino dell’Inter) e Balasa (difensore della Roma). La formazione di Moldovan, ha condotto per lunghi tratti il match, con i ragazzi di Luigi Di Biagio più indietro per quanto riguarda la preparazione. Un test importante per l’Italia, in vista degli impegni di qualificazione europea di settembre contro Serbia e Cipro. Per Cataldi, oltre al gol, una prova convincente da regista: al 64′ l’ex Crotone ha poi lasciato spazio a Viviani.
Alla fine ha vinto Carlo Tavecchio. Come previsto sin dall’inizio della corsa alla potrona della presidenza della Figc, il numero uno della Lega nazionale Dilettanti sarà al timone del calcio italiano. Una vittoria scontata, arrivata dopo tre votazioni, con Tavecchio che ha raggiunto il 63.63% . Lo sfidante, Demetrio Albertini, non è andato oltre il 33.95%. Le schede bianche sono state il 2.42%. Dopo il risultato Tavecchio, in lacrime, ha ringraziato chi lo ha votato, ma ha anche garantito: “sarò il presidente di tutti soprattutto di quelli che hanno espresso il loro dissenso. Con le parole sono poco a mio agio, ma invito le componenti ad abbandonare le divisioni e mettersi al lavoro”. Tavecchio è stato sostenuto, sin dall’inizio, da Lega Serie B, Lega Pro e Serie D e dalla maggioranza dei club di Serie A. Più esiguo invece il fronte che ha appoggiato Albertini: Assocalciatori, Assoallenatori e arbitri (con una dichiarazione a favore dell’ex centrocampista del Milan arrivata durante l’assemblea). Juventus e Roma invece hanno guidato il fronte ribattezzato ‘no Tav’, che insieme ad altre 7 squadre di serie A – Torino, Sampdoria, Sassuolo, Empoli, Cagliari, Cesena e Fiorentina – chiedeva un passo indietro ad entrambi, soprattutto dopo la gaffe sugli extracomunitari di Tavecchio. Primo e secondo voto senza esito. Tensione tra Agnelli, Preziosi e Lotito La prima operazione di voto si è aperta con 274 delegati accreditati per 509 voti su 278 aventi diritto (con 516 voti totali). Tavecchio si è fermato al 60,20%, Albertini al 35,46%. Schede bianche al 4,33%. Per l’elezione serviva il 75%. Dopo i risultati del primo voto sono volati gli stracci. Protagonista il presidente della Juventus Andrea Agnelli che si è avvicinato al patron del Genoa Enrico Preziosi dicendo: “Non permetterti di parlare di me alla stampa”. Poi contatto anche tra il numero uno bianconero e quello della Lazio, Cluadio Lotito, in una conversazione dai toni accesi. Al secondo voto poi Tavecchio è salito al 63,18%, Albertini al 34%, schede bianche al 2,76%. Botta e risposta Lotito-Marotta All’Hotel Hilton di Fiumicino la giornata è iniziata con un botta e risposta tra Beppe Marotta e Claudio Lotito. Il dg della Juventus ha criticato il super attivismo del presidente della Lazio, definendolo ‘tutor al candidato Tavecchio’, aggiungendo poi che sarebbe stato difficile ricompattare un consiglio di Lega così frammentato perché “sembra che ci siano interessi personali a discapito dei collettivi”. Secca la replica di Lotito che ha parlato di atti di killeraggio mediatico contro Tavecchio “che fanno capo a dei riferimenti ben precisi sia di chi li ha promossi sia di chi li ha messi in atto”. A difesa di Tavecchio si è schierato anche il presidente del Genoa, Enrico Preziosi, che ha parlato di falso moralismo nei confronti del numero uno della Lnd. Cauto sull’elezione scontata di Tavecchio e stoccata al numero uno biancoceleste da Urbano Cairo, presidente del Torino e tra i promotori della lettera dei club di A che aveva chiesto il passo indietro dei candidati: “Sarà la federazione di Lotito? Non credo. Se vuole un ruolo in federazione, deve fare un passo indietro nella Lazio”. No convinto a Tavecchio ribadito anche dal direttore generale della Roma, Mauro Baldissoni. Non si è sbilanciato invece il presidente della Sampdoria, Massimo Ferrero, unitosi nei giorni scorsi al gruppo dei ‘dissidenti’: “Voterò secondo contenuti e coscienza” ha detto Ferrero. Un appello invece all’unità è arrivato dal presidente della Lega di A, Maurizio Beretta che ha sottolineato l’importanza di un lavoro comune per rilanciare il calcio italiano e avviare una riforma. Dalla Lega di serie B e dalla Lega Pro confermato il supporto a Tavecchio dai presidenti Andrea Abodi e Mario Macalli. Albertini: “Puntare alla crescita dei giovani”. Tavecchio: “Unità delle leghe” A pochi minuti dall’inizio dell’assemblea elettiva Demetrio Albertini ha voluto rilanciare la sua idea per il calcio italiano, sottolineando che il progetto sportivo – punto che trova la condivisione di Damiano Tommasi dell’Aic – è alla base della sua proposta di cambiamento che punta sui giovani. Rinviato il discorso sul ct della Nazionale: “Conte ct? Ci pensiamo dopo l’elezione”. Nel suo discorso programmatico invece Tavecchio ha invocato “l’unità delle Leghe per garantire lo sviluppo del calcio italiano, ma serve il contributo delle componenti tecniche e degli arbitri”. Abete contro l’ipotesi commissario Il presidente dimissionario della Figc, Giancarlo Abete, ha aperto l’assemblea. Nel suo intervento ha voluto esortare i delegati ad eleggere un presidente, evitando il commissariamento. “Non ho mai creduto agli unti del signore, non serve chi non ha dimestichezza con i voleri che vengono dal basso, dalla base” ha detto l’ex numero uno della Federcalcio. Contrario al commissario anche un altro ex presidente, Franco Carraro, che ha anche ribadito di preferire Tavecchio ad Albertini.
Klose lascia la Nazionale. La lascia da Re, la lascia da Mito. Da campione del mondo, da miglior cannoniere della storia della Germania e da miglior marcatore assoluto nella fase finale di mondiali. Uno dopo l’altro ha scardinato record di leggende come Gerd Muller e Ronaldo, scrivendo nuove pagine di storia. Proverà a scriverne altre con la maglia della Lazio, ma oggi chiude definitivamente il capitolo con la casacca della nazionale tedesca. Lo ha annunciato sul sito della Federcalcio tedesca e inevitabilmente il mondo dello sport ha iniziato a omaggiarlo.
La Lega Serie A italiana: “Klose premiato ad Hannover prima dell’amichevole disputata dalla S.S. Lazio: il re del Mondiale lascia il trono da vincitore. Come un vero eroe”.
La Lazio, sulla sua pagina Facebook ufficiale, ha voluto onorare il suo Campione del Mondo: “Sei entrato nella storia della tua Nazionale. Solo applausi per te, Campione del Mondo e Leggenda del calcio”.
Joachim Low (Commissario Tecnico Germania) – “Quando la settimana scorsa mi sono incontrto con Miro, mi ha detto che ci stava pensando, parlandone con la sua famiglia. Ho capito subito che la sua era una decisione irremovibile e che non era possibile fargli cambiare idea. Per lui è sempre stato così: è una persona affidabile, se ti dice una cosa è quella. Così è stato anche per la Coppa del Mondo in Brasile: sapevo che Miro sarebbe stato in perfetta forma al momento giusto. Quando diventai vice ct nel 2004 Miro era già lì, abbiamo trascorso dieci anni insieme in Nazionale. Lui è una star internazionele, è uno dei più forti attaccanti che siano mai esistiti. Le sue qualità calcistiche, la sua abilità aerea, la sua media reti, la sua intelligenza calcistica, il suo instancabile impegno non sono secondi a nessuno nel mondo. Eppure è rimasto un giocatore rimasto con i piedi per terra, esempio di modestia, professionalità, affidabilità e spirito di squadra. Per Miro era sempre un onore essere convocato in Nazionale, ha dato tutto per la Germania. Ho il massimo rispetto per la sua decisione e ciò che è riuscito a fare nella sua carriera sarà difficile da eguagliare. A livello calcistico e umano Miro ci mancherà. Sono felice e grato per aver avuto l’opportunità di lavorare con Miroslav Klose”.
Wolfgang Niersbach (Presidente Federcalcio tedesca) –“Miro non è solo un giocatore eccezionale, ma anche un modello umano assoluto. In tutti questi anni è sempre rimasto umile e con i piedi per terra. Con i suoi 71 gol in nazionale e i 16 nella fase finale della Coppa del Mondo ha stabilito due record fenomenali che gli assicurano un posto d’onore nei libri di storia. Sono felice cha abbia potuto coronare questa grande carriera con il titolo Mondiale. Sia per lui che per Philipp Lahm è stato un addio degno e faremo in modo di celebrarli al meglio”.
Helmut Sandrock (Segretario Generale Federcalcio tedesca) – “Klose ha vinto il Mondiale ed è diventato il miglior marcatore della Nazionale. Ma soprattutto ha dimostrato come si possa essere ancora di classe mondiale anche a 35 anni, senza rinunciare a ogni ambizione sportiva ma anzi centrandola e andandone fieri”.
Oliver Bierhoff (Team manager Germania) – “È strano immaginare la Nazionale senza Miro. Nella Coppa del Mondo 2002 l’ho conosciuto da giocatore, poi a partire dal 2004 dal punto di vista di team manager. Con il suo atteggiamento, con il suo impegno, il suo carattere e le sue qualità sportive Miro era ed è anche fuori dal campo un modello di professionalità e umanità. I suoi successi e i suoi gol parlano da soli, la sua coerenza è unica. Dopo 13 anni insieme, posso solo dire: Grazie di tutto Miro!”.
Franz Beckenbauer: “Miroslav Klose si è guadagnato il suo addio, 36 anni è l’età giusta per questo. Con un Mondiale nel bagaglio, non si può fare di meglio. E’ un giocatore e una persona apprezzabile. Spero rimanga nel mondo del calcio”.
Mesut Ozil (via Twitter): “Grazie per i tuoi gol Miro! Tu sei già una leggenda!”.
Lukas Podolski (via Twitter): “Grazie per questa grande annata Miro. Hai guadagnato il tuo posto nella lista delle leggende. Davanti a te devo solo togliere il cappello!”.
Mario Gotze (via Twitter): “Grazie Miro! I tuoi numeri parlano da soli, ma come personaggio sei anche più notevole! Grazie!”.
Shkrodan Mustafi (via Facebook):“Un grande giocatore ha lasciato la Nazionale. E’ stato un piacere aver giocato con te”.
Thomas Muller (via Twitter): “Un grande lascia la Nazionale! Il miglior bomber dei Mondiali Miroslav Klose è sempre stato un modello dal seguire”.
Toni Kroos (via Twitter): “Congratulazioni Miro per la tua incredibile carriera in Nazionale e soprattutto per la grande persona che sei”.
Gary Lineker (via Twitter): “Che peccato! Penso che abbia appena raggiunto la vetta della sua carriera. Veramente un grande attaccante!”.
L’elezione di Carlo Tavecchio come Presidente della Figc viene vista da molti come un grande successo di Claudio Lotito. Il presidente della Lazio è stato il primo sostenitore del candidato e oggi può esultare per essere riuscito nella sua impresa. Il patron biancoceleste ha parlato subito dopo lo scrutinio finale ai giornalisti presenti, tra cui anche il nostro inviato, commentando anche il momento che vive la Lazio e le prossime mosse sul calciomercato: “Mercato? Da un mese e mezzo non mi dedico ai problemi della Lazio. Per l’elezione di Tavecchio è stato forte il mio ruolo all’interno della Lega Serie A non individualmente. Da un errore lessicale si è alzato un atto di killeraggio mediatico che non ha sortito nessun effetto. Chi conosce l’uomo e cosa ha fatto sapeva che non rispecchiava la realtà. I fatti lo smentiscono”.
Il rapporto con la tifoseria biancoceleste è ai minimi storici, ma Lotito sembra aver in mente cosa fare per riconquistare i sostenitori: “Comunicati, acquisto giocatori e Accademy: la Lazio sta facendo tanto per poter riacquistare i propri tifosi. Io mi auguro che se ci sia convergenza di temi, mi auguro che ci sia obiettività, Confronto? Lo faccio con la politica del fare e non con i tavoli aperti che alterano i ruoli. I tifosi sono appassionati ed è giusto che critichi in modo costruttivo. Se c’è una critica preventiva penso che non possa essere una cosa positiva e non faccia crescere la società. La Lazio ha avuto la capacità di risolvere tanti problemi. Non sono entrato nel cuore di una parte dei tifosi, ma spero di farlo presto. Mi chiedono di lasciare la Lazio? Io rispondo che il mio animus è quello di fare una grande società e dare soddisfazioni ai tifosi. Sarebbe fuori luogo abbandonare un percorso che inizia a dare i propri frutti dal punto di vista oggettivo. Se qualcuno non trova gradimento in quello che faccio, purtroppo non posso accontentare tutti. Comprerà un nuovo difensore per la Lazio? Assolutamente si”.
Se la Lazio di Lubecca ride, quella di Hannover piange. All’HDI Arena fa festa solo Miro Klose, applaudito all’unisono dai circa 25 mila spettatori. Per il resto, la squadra di Pioli esce dal match di addio al calcio di Cherundolo con tante ferite da leccare. I padroni di casa viaggiano a velocità doppia, il 3-1 finale è il giusto risultato a una partita pressoché a senso unico. Attenuanti per i capitolini: l’undici di Korkut è più avanti nella preparazione, lo schieramento scelto dal tecnico laziale è altamente sperimentale.
FORMAZIONI – Pioli conferma il turnover, con una sorpresa: Pereirinha è la mezz’ala destra nel 4-3-3, accanto a Gonzaleze Parolo. L’esterno portoghese torna nell’atipico ruolo già ricoperto a Lisbona, il Tata occupa la posizione che di solito spetta a Ledesma.In difesa, debutta De Vrij: l’olandese fa coppia con Ciani, ai loro lati Basta e Braafheid. Djordjevic guida il tridente d’attacco completato da Candreva e Lulic. Il tecnico tedesco Korkut si affida invece al 4-2-3-1: Bittencourt, Stindl e Prib è il terzetto a supporto di Joselu. Nell’undici titolare trova spazio anche Steven Cherundolo: lascaletta del suo addio al calcio prevede cinque minuti simbolici in campo.
PRIMO TEMPO – L’inizio del match è soft, dominano i ritmi bassi. Al 5′ è allora il festeggiato a scaldare le mani dei circa 25 mila spettatori dell’HDI Arena: Cherundolo si gode la standing ovation dei suoi tifosi, come da copione lascia subito spazio a Sakai. Il primo quarto d’ora viaggia su binari lenti, le occasioni latitano. Poi si sveglia l’Hannover. Al 18′ Bittencourt chiama alla doppia chiusura in scivolata prima Ciani, poi Lulic. I padroni di casa hanno acceso l’interruttore, l’esterno tedesco è una furia. La Lazio subisce l’onda d’urto, al 22′ l’Hannover passa: Marcelo trova la deviazione vincente su calcio d’angolo, per il meritato vantaggio dei Roten. L’undici di Pioli è lontano parente di quello ammirato appena due giorni fa a Lubecca. Al 28′ Ciani perde palla in disimpegno sulla trequarti, l’indemoniato Bittencourt s’invola verso Marchetti ma grazie il portiere biancoceleste. Due minuti più tardi, Basta salva la conclusione a botta sicura di Joselu, servito splendidamente dal solito Bittencourt. Qualche preoccupazione per Braafheid, quando l’olandese riceve una botta sul piede malconcio: niente di compromettente, il numero 88 rientra subito in campo. Al 38′ è invece costretto ad alzare bandiera bianca Basta: il serbo ha la peggio in un contrasto sulla fascia, la smorfia di dolore è evidente. Pioli è chiamato al primo cambio, dentro Cavanda. L’Hannover chiude sempre più la Lazio nella propria trequarti: Braafheid sventa miracolosamente su Joselu, imbeccato in area a Stindl. Che al 40′ sigla il raddoppio: Candreva perde ingenuamente palla sulla destra, Bittencourt ne approfitta e serve il numero al 10. E’ una Lazio bruttissima quella che conclude sul doppio svantaggio la prima frazione.
SECONDO TEMPO – Keita al posto di Pereirinha: è il cambio che apre la ripresa, Pioli corre ai ripari. Lulic arretra nel ruolo di interno sinistro, Parolo scala sulla destra. Il risultato non cambia, l’Hannover ruggisce senza sosta. Al 49′ Schulz non trasforma per un soffio in rete l’angolo di Pander. Qualche istante più tardi, Marchetti sballa un rinvio, per fortuna della Lazio senza conseguenza. Il numero uno si ripete pericolosamente poco più tardi, stesso errore di Lisbona: Joselu gli sottrae la palla ma non centra la porta. La squadra di Korkut è padrona assoluta del gioco: la furia Bittencourt disegna una splendida conclusione a giro con il sinistro, stavolta Marchetti si supera e dice no al migliore in campo. Al 55′ si fa viva la Lazio. Lulic serve Candreva sull’out destro dell’area, il numero 87 serve Djordjevic davanti alla porta: il serbo cerca la prodezza di tacco, ma la palla termina dopo un batti e ribatti tra le mani di Zieler. Girandola di cambi al 61′ per Pioli: fuori De Vrij, Gonzalez, Parolo, Lulic, Candreva e Djordjevic; dentro Novaretti, Ledesma, Cataldi, Mauri, Felipe Anderson e Keita. Lo stesso talento ex Barca guadagna al 65′ un calcio di rigore: sul dischetto si presenta Ledesma, l’italo-argentino spiazza Zieler e accorcia le distanze.Keita e Felipe Anderson provano a forzare i ritmi, l’Hannover si chiude bene. E sfiora il gol del 3-1: al 72′ Kiyotake pesca da calcio d’angolo Stindl, Marchetti dice no al colpo di testa del numero 10. Due minuti più tardi però non può fare nulla sul tocco morbido con cui il capitano dei Rossi mette a segno la personale doppietta. Si spengono le velleità di pareggio per la Lazio, mentre Pioli sostituisce Braafheid con Radu. Al 76′ ci prova Mauri a impegnare Zieler, il portiere tedesco blocca senza troppi problemi. Più pericoloso Keita tre minuti dopo, la sua conclusione è deviata in angolo. Al 79′ anche Korkut dà vita al via vai di cambi, per cinque le sostituzioni per l’Hannover. Le squadre in campo attendono solo il fischio finale, ma all’87’ Gülselam fa in tempo a farsi annullare un gol per fuorigioco. E’ l’ultima emozione dell’incontro: l’Hannover festeggia al meglio la sua leggendaCherundolo, la Lazio non è altrettanto generosa con Klose. In serata il ritorno in Italia, prossimo step il 14 agosto contro il Latina. Tanto il materiale su cui Pioli ragionerà al rientro nella Capitale, tra segnali positivi e lacune evidenti da colmare.
Nella lista dei partenti figura stabilmente il suo nome, ma alla fine di ogni sessione di mercato la maglia che indossa è tinta di biancoceleste. Michael Ciani si appresta ad affrontare la terza stagione all’ombra del Colosseo, il francese ha più di un motivo per guardare il futuro con ottimismo. Sì, perché Pioli gli ha consegnato i gradi del titolare, nel ritiro di Marienfeld il tecnico emiliano lo ha affiancato a Stefan De Vrij in quella che – ad oggi – è la difesa titolare. Petkovic prima e Reja poi lo avevano relegato al ruolo di comparsa, dopo tanto anonimato il colosso transalpino vuole prendersi le luci della ribalta. E intanto le voci che lo vogliono in partenza continuano a fiorire: Inghilterra, Francia o Russia? Le richieste non mancano, ma l’ex Bordeaux vuole restare a Roma. A dirlo è lo stesso centrale classe ’84, che sul proprio sito ufficiale fissa gli obiettivi in vista della prossima stagione e allontana i roumors di mercato.
Quella che inizierà sarà la terza stagione in Italia con la maglia della Lazio, che considerazioni ti senti di fare? “Prima di tutto non mi pento della scelta fatta, qui sono maturato molto, ho accumulato un sacco di esperienza. Il campionato italiano è molto difficile, dopo la prima stagione tutto sommato postiva grazie alla vittoria in Coppa Italia, c’è stato il cambio in panchina che ci ha destabilizzato un po’. Avrei ovviamente preferito giocare di più, ma io ho ancora voglia di rimanere per mostrare le mie qualità”.
Come hai vissuto il cambio di allenatore? “Non è mai facile trovare continuità in queste situazioni. Ci sono stati periodi in cui non ho avuto modo di giocare, ma alla fine ho comunque disputato 25-30 partite, anche in palcoscenici europei. Non è così male come bottino”.
Capitolo mercato, circolano tante voci sul tuo conto. Si è parlato in passato di Norwich, Cardiff e Rubin Kazan… “Non ho avuto alcun contatto diretto con i club inglesi. E’ vero che ho sempre detto di avere un debole per il campionato inglese, ma era importante sfatare questa diceria. Alcuni club si sono interessati a me, ma non c’è mai stato nessun contatto diretto. Lo stesso discorso vale per il Rubin Kazan”.
Stefano Pioli sarà il tecnico della Lazio nella stagione 2014/2015, che impressione ti ha fatto? “Come gli allenatori precedenti, è molto coinvolto nella vita del gruppo. Ci tiene a stare vicino ai giocatori e cura molto l’aspetto tattico. Si è già focalizzato sugli obiettivi del club ed è molto esigente con i giocatori, ci vuole sempre concentrati al massimo”.
Quali sono i tuoi obiettivi per il futuro? “Il mio obiettivo è ovviamente quello di fare meglio rispetto alla passata stagione, è stato un anno deludente per noi. Sarà fondamentale tornare in Europa, anche se la Champions League sarà difficile da raggiungere. Ci sono molti club ben attrezzati, come Napoli, Inter, Milan e la Juve ovviamente. Raggiungere la Champions League significherebbe aver fatto una una stagione ottima. A livello personale, io di solito non mi pongo limiti, punto sempre in alto”.
Il ritorno in patria ha sempre un sapore speciale, ancor di più se con la Coppa del Mondo in tasca. La giornata di ieri, per Miroslav Klose, è stata una di quelle da ricordare: il bagno di folla a Lubecca, la premiazione ed il ritorno al calcio dopo le meritate vacanze. Il tedesco è apparso in forma, naturale per chi come lui, cura in maniera maniacale il proprio corpo.“Tanto affetto fa un piacere enorme – ha dichiarato il panzer, come riportato dalla Gazzetta dello Sport-. Adesso, però, si ricomincia. Mi sento carico per la nuova stagione. Voglio allenarmi bene in modo da essere pronto per l’inizio del campionato italiano. A Milano contro il Milan ci sarò”. Un campionato che dovrà essere, per forza di cose, quello del riscatto, sia per Miro, finito troppo spesso al centro delle critiche per la sue “gestione”, sia per la Lazio che è chiamata a riconquistare quell’Europa sfuggitale di mano l’anno scorso. Impresa non impossibile, soprattutto se in squadra c’è un campione del mondo.
Nuovo anno, vecchia rivalità. Difficile trovare nel mondo derby più importanti di quelli di Roma: Glasgow, Belgrado, Istanbul, Atene, Buenos Aires lottano per la palma di più sentita stracittadina sulla faccia della terra. In Italia la sfida tra Lazio e Romaè sicuramente la più sentita, Milano, Verona, Genova e compagnia vengono dopo.
Della rivalità tra Roma e Lazio parla Italo Zanzi, CEO giallorosso e uno dei simboli della nuova proprietà giallorossa, che vede Pallotta come presidente, Sabatini come direttore sportivo e attualmente Rudi Garcia come tecnico. Sono loro ad aver regalato nuove speranze ai tifosi capitolini, sponda Lupa.
A ‘Philly.com’ Zanzi ha parlato proprio della situazione cittadina, spiegando agli statunitensi la divisione di Roma:“Più della metà è giallorossa. Se si guarda alla gente che vive in città, la Roma è la vera squadra della città. Perdere la Coppa Italia contro la Lazio è stato un brutto momento, ma ci siamo ripresi”.
Bella e vincente, la Lazio di Pioli si regala il primo successo nella terra tedesca. Davanti ai circa 18 mila dello Stadion an der Lohmühle, i biancocelesti regolano 2-0 l’Amburgo. Djordjevic in apertura di match, Tounkara in chiusura di secondo tempo: sono i due attaccanti a siglare le reti decisive. La terza punta, Miro Klose, riceve invece il tributo dei tifosi di casa nel campo adiacente allo stadio, dove prima dell’incontro ha svolto – insieme a Biglia – il primo allenamento dopo la conquista della Coppa del Mondo. A fine partita, applausi per la Lazio: Djordjevic riceve il premio di migliore in campo, Mauri alza la Sparda Bank Cup.
FORMAZIONI – Le scelte del tecnico biancoceleste confermano le prove della vigilia. Unica variazione: a partire titolare tra i pali non è Marchetti, ma Berisha. La linea a quattro è formata da Konko e Radu sulle fasce, Novaretti-Cana la coppia centrale. Cataldi e Mauri sono gli interni a supporto di Ledesma, mentre Djordjevic guida l’attacco completato da Felipe Anderson e Keita. L’Amburgo replica con un 4-5-1 molto duttile: il grande ex Behrami fa da schermo davanti alla difesa, Van der Vaart e Ilicevic supportano l’unica punta Rudnevs.
PRIMO TEMPO – Parte forte la Lazio, aggressiva come desidera Pioli. Una manciata di minuti appena e Keita si fa deviare in corner una velenosa botta da fuori. Poco male. Al 5′ Mauri trasforma una punizione dall’out mancino in un cross per Djordjevic: difesa tedesca imbambolata, il serbo non perdona a tu per tu con Adler. La formazione di Slomka cerca la pronta reazione, ma i biancocelesti reggono l’urto. In grande spolvero Felipe Anderson, vero uomo aggiunto anche in fase di copertura sulla fascia destra. Lazio vicina al raddoppio già al 12′, Radu è sfortunato a centrare il palo alla sinistra di Adler. I capitolini controllano il gioco, in una fase del match che vive di repentini cambi di fronte. Al 17′ Berisha neutralizza una sortita offensiva dell’Amburgo, dalla ripartenza nasce una grande occasione per la Lazio: Felipe Anderson è autore di una fenomenale discesa sulla corsia destra, il cross non è altrettanto efficace ma Keita riesce comunque ad avventarsi sul pallone e a chiamare Adler al miracolo. L’undici di Pioli è padrone del campo, ma concede anche qualcosa di troppo: al 19′ Rudnevs fallisce clamorosamente l’azione orchestrata da Van der Vaart e Stieber. La Lazio amministra, abbassa i ritmi. Al 28′ il povero Konko è vittima di un rilancio sballato di Novaretti: il colpo sul volto non gli impedisce però di tornare subito in campo e ricevere gli applausi del pubblico. Due minuti dopo è invece Behrami a stendere Djordjevic, nulla di grave per l’ex Nantes. Al 31′ Ilicevic prova a riportare sul pari i suoi, ma la sua conclusione dalla distanza è alta sopra la traversa. Al minuto 33 è invece Cataldi a sfiorare l’eurogol su punizione dal limite. Succede poco o nulla fino al fischio dell’arbitro, la Lazio torna negli spogliatoi forte del vantaggio.
SECONDO TEMPO – Fuori Konko l’autore del gol Djordjevic, dentro Cavanda e Tounkara: riparte con due cambi la ripresa della Lazio. Proprio il giovane attaccante si rende pericoloso all’53’, ma Kacar lo anticipa di testa. L’Amburgo alza i ritmi, la voglia di pareggiare si avverte. Tre cambi anche per Slomka: Westermann, Jiracek e Badelj prendono il posto di Diekmeier, Jensen e Arslan. Al 60′ Ledesma tira per la maglia Rudnevs lanciato a rete: giallo per l’italo-argentino. Al 63′ Ilicevic mette paura a Berisha, con un gran tiro da fuori che però termina alto. Un minuto più tardi è Felipe Anderson – che nel frattempo si è scambiato di fascia con Keita – a suonare la carica per la Lazio: il suo tentativo a giro non inquadra di poco lo specchio. Al 66′ Pioli dà vita alla seconda girandola di cambi: lasciano il terreno di gioco Cataldi, Mauri, Felipe Anderson e Keita; spazio a Gonzalez, Parolo, Candreva e Lulic. Per i nazionali si tratta dell’esordio stagionale con la maglia della Lazio, per Parolo è il debutto assoluto. Al 69′ abbaia l’Amburgo: Berisha devia di pugni un cross di Badelj, sulla respinta Behrami non trova lo specchio. Lo stesso ex laziale è protagonista di un battibecco con Candreva, subito risolto con un abbraccio. Behrami abbandona poi il campo, sostituito da Skjelbred. Il match non regala grosse emozioni, ci pensano allora ben due invasori di campo a far divertire il pubblico: gli steward li afferrano – non senza qualche problema – e li conducono fuori dal rettangolo verde. Il gioco riprende senza problemi, qualche scricchiolio lo mostra invece la retroguardia laziale al 34′: Ilicevic stoppa il pallone dentro l’area, se lo aggiusta sul destro e lambisce il palo sinistro di un niente. Subito dopo Pioli è costretto a un altro cambio: Novaretti non ce la fa a continuare, al suo posto Ciani. Ma ecco all’82’ il raddoppio della Lazio. Triangolazione da applausi tra Radu e Lulic: il romeno non trova la deviazione in porta, il pallone arriva a Tounkara che appoggia a porta sguarnita. Per il baby talento è la seconda rete consecutiva in amichevole, dopo il gol contro lo Sporting Lisbona. La Lazio si aggiudica la Sparda Bank Cup, la prima uscita in terra tedesca è trionfale. Klose può sorridere, l’ultimo arrivato De Vrij (rimasto in panchina) anche: a Lubecca gli uomini di Pioli fanno una gran bella figura.
Arriva la smentita ufficiale da parte della Lazio su Eder Balanta. Il diesse biancoceleste, Igli Tare, che si trova in Germania con la squadra, ha spedito una nota letta in diretta dalla radio ufficiale del club: “La Lazio smentisce categoricamente di essere sul giocatore”. Queste le parole che allontanano il roccioso colombiano dalla Capitale
Di una cosa possiamo essere certi, almeno quanto il fatto che l’Olimpico di Roma non tornerà mai a riempirsi sino a quando il presidente della Lazio sarà Lotito. Le interviste del medesimo sono come le gaffes di Tavecchio. Uniche. E così ricche di perle da incorniciare che ci aiutano a capire perché il calcio italiano, cioè la presidenza della Figc, non possa e non debba finire nelle mani del vecchio che avanza. Dove il vecchio non riguarda certo la questione anagrafica, ma il sistema stantio, mesozoico, fallimentare.
Punto 1) Tavecchio dixit: “… Noi in Italia diciamo che Optì Poba è venuto qua, che prima mangiava le banane, adesso gioca titolare nella Lazio e va bene così… In Inghilterra deve dimostrare il suo curriculum e il suo pedigree”. In un Paese normale, uno che proferisce una bestialità del genere o si sotterra o chiede asilo poliico alle Galapagos o a tutto pensa fuorché a candidarsi alla presidenza della Figc. Sicocme questo non è un Paese normale, il signor Lotito salta su e dice: “Sono stata banali gaffes. Certo ha sbagliato la formulazione della frase…”. Eh? Banali gaffes? Sbagliato la formulazione della frase? Ma dove caspita vive Lotito? E poi, è o non è il presidente della Lazio? Perchè non ha rimbeccato Tavecchio che la Lazio ha tirato in mezzo pronunciando quelle parole ributtanti?
Punto 2) Lotito dixit: “Gli stranieri che vengono a giocare in Italia devono essere bravi…”. Come alcuni fra quelli che, in questi dieci anni, Lotito ha portato alla Lazio e, con rispetto parlando, non hanno malauguratamente lasciato il segno nella storia biancoceleste? Cogliamo fior da fiore: Oscar Lopez Hernandez, Djibrill Cissè, Robert Braian, Eliseu, Meghni, Stankevicius, Degré, Tare (attuale direttore sportivo), Pablo Pintos preso nell’estate 2010, ma il suo contratto non è stato mai depositato in Lega; Garrido; Alfaro; Hitzlsperger; Makinwa; Keller; Kakuta, Saha; Mea Vitali; Seric; Esteban Gonzalez Rojas; Gonzalo Barreto. Ci fermiamo qui, per carità di patria e per rispetto del fegato dei tifosi laziali. E da uno che si è tanto coperto di gloria sul mercato straniero, il calcio italiano dovrebbe accettare lezioni? Ma di che cosa stiamo parlando, Lotito?
Punto 3) Già che ci siamo, Lotito lasci stare De Rossi e gli porti rispetto, visto che stiamo parlando di un pilastro della nazionale italiana, campione del mondo 2006 e vicecampione d’Europa 2012, 97 presenze, 15 gol, settimo a pari merito con Facchetti fra i i giocatori più presenti in maglia azzurra. Il centrocampista della Roma, uno dei più forti del mondo, ha il diritto di dire ciò che gli pare e su Tavecchio ha detto parole sacrosante (“Non lo giudico, ma le cose che ha detto sono gravi. Il problema è che in Italia siamo abituati così, non succede mai nulla. In America, in Francia, in Inghilterra, di fronte a parole simili il giorno dopo sarebero scattate le dimisisoni automatiche. Invece da noi no. Anche in ambienti più importanti della Figc nessuno ha mai lasciato la propria poltrona. Se ora dovessi litigare con una persona di colore in campo dicendogli “tu mangi le banane”, allora sarà giusto considerarla solo una gaffe, guai a squalificarmi. La verità è che Tavecchio ha sbagliato, specie nel non valutare le conseguenze delle sue dichiarazioni”).
Punto 4) Lotito si risparmi il sarcasmo sui dipendenti, suoi e altrui, visto che De Rossi è tesserato della Roma, non della Lazio e non ha certo bisogno di chiedergli il permesso per manifestare la sua libera opinione. E Lotito la pianti una buona volta con questa tracotanza che fa rima con arroganza. Poi, uno si domanda perché sia già passato alla storia del calcio mondiale come presidente durante la cui gestione, lo stadio dove gioca la sua squadra sia meno affollato del deserto del Sahara. Lunga vita ai tifosi della Lazio.
Un po’ d’aria nuova si respira da giorni su radio, forum e – più in generale – sul web. L’effetto De Vrij ora si scorge anche al botteghino. Gli exit poll d’agosto dicono che Lotito ha riacquistato un po’ di fiducia, dopo il colpo oranje: 4224 abbonamenti venduti (1400 cuccioloni) è il dato finale dell’ultimo giorno di prelazione. Da domani infatti scatterà la vendita libera e si cercherà di recuperare terreno coi numeri. Fino a una settimana fa però, “Solo Amore” stava davvero procedendo a rilento, con appena 2mila tessere staccate dal 14 luglio.
NORD DESERTA CON COERENZA – Coerente, la Nord, con la sua protesta. La Curva aveva annunciato che non avrebbe sottoscritto alcun abbonamento sino al primo settembre (è quasi scontata la proroga della campagna biancoceleste) e sinora è stata quasi di parola. I numeri del settore più caldo della tifoseria fanno quasi paura: appena 285 abbonamenti sottoscritti (85 cuccioloni). La Nord è deserta. E basta comparare il dato con quello dello scorso anno, alla fine della prelazione: 4500 più 900 cuccioloni. Davvero una “sparuta minoranza” è tornata sui propri spalti.
Botta e risposta. La temperatura in Lega Calcio aumenta ancora di più in un’estate un cui non ha mai fatto un caldo torrido. Su una sponda Carlo Tavecchio, sull’altra Demetrio Albertini. Claudio Locoso si è esposto, ha parlato tanto a favore del presidente della Lega Dilettanti. E continua a farlo, come questa mattina, che affronta l’argomento sulle colonne del Corriere della Sera. Sotto, l’intervista completa di Fabrizio Roncone:
«Aho’, ce stai ancora? O sto a parlà da solo?».
(È passato al tu quasi senza accorgersene. La telefonata va avanti da dieci minuti, ma il presidente della Lazio Claudio Lotito non si decide a scivolare dentro il ritmo normale dell’intervista: parla solo lui, s’interroga e si risponde, polemizza, immagina, profetizza. Poi gli viene un dubbio, rallenta. «Dimme la verità: perché t’hanno chiesto de sentì proprio me sulla storia di Tavecchio?»).
Perché lei, insieme ad Adriano Galliani, è uno dei suoi due grandi sponsor. «Io sponsorizzo il cambiamento del calcio italiano, punto! E Carlo Tavecchio può fare del bene al calcio, altro punto! Potremmo chiuderla qui. Solo che Tavecchio lo state perseguitando. Siete pretestuosi, cattivi. E forse qualcuno è pure pagato per seminare odio intorno a lui».
Il suo candidato alla presidenza della Federcalcio dice cose inaccettabili: giocatori negri che mangiano banane, donne handicappate. «Banali gaffe».
No: incidenti gravissimi. «Bah… Ha espresso concetti sacrosanti: gli stranieri che vengono a giocare in Italia devono essere bravi… poi, certo, concordo, ha certamente sbagliato la formulazione della frase. Però…» (Pausa, tira su con il naso).
Però? «Tre minuti dopo ha chiesto scusa. Non è come lo descrivete. Io mi sono informato: ha aperto due ospedali in Togo, ha adottato due o tre bambini, ha persino…».
Il passato di Tavecchio non è limpidissimo. Ha avuto qualche problema con la giustizia. «Ma che discorsi sono? Per me contano i fatti! E di Tavecchio due cose si possono dire con assoluta certezza: il programma con cui si è candidato è solido e moderno e da presidente della Lega dilettanti non ha fatto bene, ma benissimo. Tu l’hai mai letto Kant?».
L’ho studiato a scuola, presidente. «Ecco, bravo… Allora sai quello che dice Kant: dice che c’è il noumeno e c’è il fenomeno. Il noumeno è la realtà, il fenomeno è ciò che appare. Perciò, se vogliamo dirla in un modo che piacerebbe al nostro filosofo, Tavecchio è il noumeno, Albertini il fenomeno».
Cosa non le piace di Albertini? «Gliel’ho detto anche a lui: Demé, sei giovane e carino, ma tu, il bilancio di una società, sai cos’è? Hai mai gestito qualcosa in vita tua? Sono sette anni, che stai lì, in Federcalcio: e che puoi dire di aver fatto? Niente, zero. Anzi, essendo stato il capo spedizione in Brasile, hai pure contribuito al terrificante naufragio della nostra povera nazionale. No, dammi retta, Demé, lascia stare».
E lui? «Sa che non ha i numeri per farcela».
Veramente, il fronte di coloro che prendono le distanze dalla candidatura Tavecchio si allarga: oltre a Juve e Roma, ci sono Fiorentina, Sampdoria, Sassuolo… «Embé? Sono minoranza, sono. No, dico: la democrazia è chiara. Per ora, nonostante l’imponente operazione di killeraggio mediatico, sono pochini ad essere contro Tavecchio. E poi… no, vabbé, lasciamo stare, se no dicono che so’ il solito Lotito…».
La prego, presidente. «Mi tiri per i capelli e allora lo dico, sia pure senza fare nomi: ma dobbiamo star qui a prendere lezioni da quelli che ogni anno chiudono in perdita di 50-60 milioni? Sono questi geni che dovrebbero spiegarci come far rinascere il nostro calcio?».
(Gli squilla un altro telefonino. «Chi sei? Sto’ a parla’ con il Corriere della Sera. Chiama dopo»). «Mhmm… Dicevamo?».
Anche molti calciatori sono indignati con Tavecchio: Daniele De Rossi si chiede se, quando vorrà insultare un giocatore di colore, potrà dargli del «mangiabanane». «Ah, beh, allora qui si rovescia il mondo! Ora parla pure De Rossi! I dipendenti dovrebbero fare i dipendenti, no?».
Senta: Giovanni Malagò sostiene che il programma di Tavecchio è coraggioso e innovativo, ma impossibile da attuare, perchéTavecchio ha troppe cambiali da pagare. «No, su, parliamo d’altro…».
Malagò è il presidente del Coni. «E sarà pure presidente del Coni, ma io non ne parlo!».
Numerosi osservatori ritengono che stia lavorando a una soluzione di commissariamento. «Ah ah ah!… Malagò, che è una persona intelligente, sa perfettamente che non ha gli strumenti giuridici per procedere con un commissariamento… e sa pure che il commissariamento è previsto solo per situazioni estreme: ma non mi sembra che ci siano gravi illeciti o che la Federcalcio sia sull’orlo del default… Quindi…».
La voce che gira è che una delle cambiali, qualora fosse eletto, Tavecchio dovrà pagarla proprio a lei. «A me?».
Esatto: nominandola vicepresidente. «Ma proprio no! Ora: io sono cattolico, praticante e cristiano, e davvero non dovrei mettermi a giurare… però, ecco, lo faccio: giuro di non aver mai parlato di questo con Tavecchio, mai!».
(Altra telefonata sul secondo telefonino: «Ti richiamo, sto chiudendo un concetto con il Corriere…»). «Un’ultima cosa: se pensano di piegare Tavecchio con menzogne e fango, sbagliano. Quell’uomo ha una tempra eccezionale. E sai perché?».
No, perché? «Perché è un alpino!… No, non ridere, sul serio: ha fatto il militare nel corpo degli alpini…».
I gironi del campionato di Lega Pro erano attesi come uno snodo cruciale. Con un grande protagonista sugli scudi, Claudio Lotito, nonostante alla fine della giornata abbia voluto sfilarsi dal palco principale tenendo a precisare: «Non ero io ad aver chiesto qualcosa per la Salernitana». Quando però il giro di lancette è entrato nella seconda ora di discussione del direttivo appena insediato, i presidenti e i dirigenti delle squadre del girone sud, il C, hanno cominciato a innervosirsi. «Ora il problema del Sud è la Salernitana, solo la Salernitana», il commento rabbioso di più di qualcuno. In realtà si è consumato davvero una battaglia… “navale” di nervi in quelle due ore. Fino al trionfo del criterio di divisione orizzontale dello stivale, la territorialità. E Lotito, che verso tre si era allontanato per un pasto frugale: «Tavecchio? Il fronte è assolutamente unito e lui dice cose giuste nel modo sbagliato. Il Benevento contro? Poi vediamo… Il Messina vuole il commissario? Una rondine non fa primavera». Quando è tornato il patron della Salernitana sbandierava sorridente l’autonomia della Lega Pro. «I gironi? Io non influenzo nessuno, torna ora… La Lega lavora, autonoma di decidere».
Nervi e urla. In realtà le cose non sembrano essere andate così. Anzi: non sono andate così. Lotito, dall’esterno, perché una sua presenza nel direttivo non poteva essere prevista, ha “vegliato” sulla scelta dei gironi, ha provato a piegarla al suo pensiero che era quello di portare la Salernitana nel girone centrale. E a un certo punto ci era riuscito: L’Aquila e Teramo nel Sud, dove erano prima che ripescassero Martina e Aversa, Salernitana e Ischia al centro. «E certo, un’altra campana a traino per non farla proprio sporca» , il commento di qualche interessato. Si è accesa la battaglia nel direttivo, con la presidenza (Macalli e il consigliere federale Pitrolo) che in qualche modo pare cercassero una soluzione pro-Salernitana. E Lotito scatenato al telefono. Si sono alzati i toni, ma alla fine la Salernitana è rimasta nel girone sud con l’Ischia.
Il retroscena. All’uscita il nervosismo si respirava forte nell’aria. Qualcuno aveva fatto notare anche a Lotito che vincere una battaglia per i gironi avrebbe messo a rischio la vittoria della “guerra”, pro Tavecchio. E il patron della Salernitana, uscendo e tradendo la tensione ha detto: «Io non ho chiesto niente per la Salernitana, è il Viminale che lo ha fatto. Ora qualcuno si prenderà la responsabilità se accadrà qualcosa».
Macalli ha confermato: una lettera che consigliava, dopo segnalazioni di questore e prefetto di Salerno, di mettere in gironi diversi Salernitana e Paganese. «Ora faranno intervenire Alfano e ricambieranno tutto» , la paura di alcuni presidenti. Bene, quella lettera un paio di mesi fa partì dal Viminale, è vero. Così come sempre dal Viminale fanno sapere che un intervento di Alfano in questa storia pare un timore fuori posto. Ma nessuno toglie dalla testa di molti che la comodità di un girone meno agguerrito e le ragioni di sicurezza, si siano fuse creando un incrocio favorevole a Lotito. «E perché non spostare la Paganese?».
Ops, dubbio lecito. «Abbiamo scelto il male minore – la chiosa di Macalli – pur considerando situazioni importanti come quella che riguarda la Campania. Ma allo stesso tempo uno non può prendere le squadre e spostarle di quà e di là. Il consiglio ha deciso così anche senza l’unanimità di consensi».
Lunga intervista di Cristina Lotito(moglie del di Claudio e sorella di Marco Mezzaroma) al quotidiano Il Mattino: “In casa ci sono colori granata e biancocelesti ovunque, i miei ospiti dicono che sembra di essere in uno store di Lazio e Salernitana. Chi è più bravo come presidente? Formalmente mio fratello, concretamente mio marito. Credo sia un connubio perfetto, nasce dalla stima reciproca. Il pregio di Marco è quello di essere concreto senza sbandierare quello che fa, forse farebbe bene a parlare un po’ di più. Claudio è un genio incredibile. Il suo difetto è che tiene sempre nascosto il cuore”.
Infine su Lazio e Salernitana: “Sono due sorelle che fanno parte della stessa famiglia. Hanno un genitore in comune che le ama alla stessa maniera e pretende il massimo da entrambe“.
Il cerchio si stringe, pian piano. La ricerca del compagno difensivo da affiancare a De Vrij è iniziata, da tempo ormai. Vlaar, Paletta, Kaboul, Mendes, Doria. La svolta è vicina. Anzi, in Messico sono sicuri sia davvero dietro l’angolo. Secondo diversi media locali e come confermato dal portale spagnolo ftbpro.com, l’accordo tra Rafael Marquez e la Lazio sarebbe ad un passo: contratto annuale con opzione per l’anno successivo, questa la formula che mette d’accordo tutti. Un difensore forte, di esperienza e a costi contenuti: questo l’obiettivo di Lotito e Tare, questo il profilo di Rafa Marquez, capitano della Nazionale messicana e del Lèon, club con il quale ha vinto gli ultimi due campionati. Senza dimenticare il glorioso passato in Spagna, nel Barcellona dei record. In attesa di conferme in Italia, in America e in Spagna danno per imminente la chiusura dell’affare. Rafa Marquez è pronto al ritorno in Europa. Seppur con 35 primavere segnate sulla carta d’identità.
È tutto pronto a Marienfeld per abbracciare il ritorno dalla vacanze di Miroslav Klose. Il campione del Mondo è attesissimo nel luogo dove la Lazio sta svolgendo la seconda fase del ritiro. Come riporta l’edizione odierna de La Gazzetta dello Sport, Miro tornerà oggi a Roma dopo aver trascorso gli ultimi giorni di ferie con la moglie e i due figli in Sardegna, in Costa Smeralda, nello stesso hotel di Porto Cervo che due anni fa ospitò la prima settimana di preparazione della Nazionale tedesca a Euro 2012. Giovedì il viaggio verso la «sua» Germania per unirsi, insieme a Biglia, ai suoi compagni. «Il fatto che possa esserci Klose fresco campione del mondo per noi è una favola – ha detto Reinhold Frie, il direttore dell’hotel che ospita la Lazio -. Non vediamo l’ora che arrivi».
Sconfitta di rigore per la Lazio, la squadra di Pioli assapora la prima sconfitta stagionale, seppur in amichevole. Inizio choc per i biancocelesti che al 5° sono già sotto: palla in mezzo per Martins che, tutto solo, non può sbagliare, lo Sporting è in vantaggio. La Lazio non riesce a reagire, subisce gli attacchi lusitani, ma a fine primo tempo trova il pareggio con il capitano Mauri, bravo a ribadire in rete dopo un batti e ribatti in area di rigore. La ripresa regala ancora un inizio da brividi. Marchetti perde palla sul pressing avversario, il portiere non può fare altro che stendere l’attaccante avversario: ammonizione e rigore che Adrien non sbaglia. Ancora una volta, però, la Lazio agguanta il match allo scadere grazie a Tounkara, sesto gol in 3 partite per lui, che porta la sfida ai rigori. Dagli 11 metri lo Sporting dimostra di essere più freddo, gli errori di Keita e Tounkara condannano la Lazio.
FORMAZIONI – Pioli manda in campo quella che, almeno nelle idee del tecnico ex Bologna, sembra essere la formazione titolare. Marchetti tra i pali, difesa a 4 composta da Basta, Novaretti, Cana, Radu. Mediana a 3 composta da Ledesma, Cataldi e Pereirinha. Attacco affidato a Felipe Anderson, Mauri e Keita.
PRIMO TEMPO – Torna in campo la Lazio, in palio il trofeo “Cinco Violinos”. Neanche il tempo di posizionarsi sul rettangolo verde che gli uomini di Pioli devono già rincorrere: palla sulla sinistra, cross in mezzo, difesa in bambola e Martins, tutto solo, non può sbagliare. Il vantaggio dello Sporting Lisbona ha il potere di addomentare il match, solo Felipe Anderson, con un paio di spunti, cerca di svegliare i suoi, ma il suo colpo di testa non centra la porta difesa da Rui Patricio. La partita vive di fiammate, i ritmi sono bassi, i biancocelesti non riescono ad accelerare e i portoghesi hanno vita facile. Al 27° è ancora Sporting: Montero ci prova su punizione, ma la sfera sorvola ampiamente il montante. Passano dieci minuti ed è ancora il colombiano, ex obiettivo laziale, a rendersi pericoloso, Marchetti osserva la sfera perdersi alla propria destra. In chiusura si svegliano i biancocelesti, al 41° è Mauri a servire la palla giusta a Pereirinha, il portoghese arriva in corsa, ma il suo piatto destro finisce alle stelle. Sono le prove generali al gol che arriva quando ormai si attende solo il fischio finale: Ledesma calcia dalla bandierina, Novaretti colpisce di testa, la sfera carambola su Keita. Il pallone, dopo aver baciato il palo, danza sulla linea, nessuno riesce a liberare, il più lesto di tutti è Mauri che deposita la sfera alle spalle di Rui Patricio. Il primo tempo finisce qui, le squadre vanno al riposo sul risultato di 1-1.
SECONDO TEMPO – La ripresa inizia subito con una novità: stessi undici, ma cambia la casacca dello Sporting. I portoghesi abbandonano il completo a righe bianco-verdi per indossare la maglia gialla da trasferta. La Lazio dimostra ancora una volta di soffrire gli avvii, Marchetti stoppa il pallone e prova la gambeta, Martins va in pressing e ruba la sfera, il numero 22 biancoceleste non può fare altro che stendere l’attaccante. Cartellino giallo per lui e rigore per lo Sporting che Adrien trasforma riportando avanti i suoi. I biancocelesti provano subito a rispondere, Felipe Anderson ci prova, ma il suo tiro al volo, su cross di Keita, termina di poco alto. Dentro Ciani, Konko e Braafheid, fuori Cana, Basta e Radu, Pioli fa ruotare i suoi uomini. I cambi non mutano l’atteggiamento della Lazio che non riesce a rendersi pericolosa in avanti, anzi è lo Sporting a creare pericoli alla porta biancoceleste con la punizione di Jefferson, ma Marchetti riscatta parzialmente l’erroraccio commesso in apertura bloccando la sfera. La squadra di Pioli ci prova in contropiede, Mauri mette in mezzo, ma la difesa portoghese respinge, sulla ribattuta Cataldi prova il destro a giro, ma sbaglia. Dall’altra parte lo Sporting si rende pericoloso con un paio di conclusioni, ma nessuna riesce a creare problemi alla retroguardia laziale. Quando il 90° sta per scoccare la legge non scritta più antica del calcio, quel “gol sbagliato gol subito” tanto caro al Trap, fa vedere i propri effetti al pubblico dello stadio “José Alvalade”. Grande azione di Felipe Anderson che manda in porta Tounkara: il numero 45 dribbla in grande stile Rui Patricio e insacca a porta vuota. Così come nel primo tempo la Lazio riaggunta la partita quando ormai sembrava sfuggirle dalle mani, per decretare la vincitrice del trofeo Cinco Violinos serviranno i rigori. Dagli 11 metri sbagliano Keita e Tounkara, la lotteria dei rigori premia i portoghesi.
Non esistono laziali che non lo conoscano. Forse non esistono laziali che non vi si siano recati – almeno una volta – per una maglia, una sciarpa, un biglietto. Oppure per un semplice sorriso. Un punto di ritrovo da 25 anni a pochi passi dalla centralissima stazione Termini, un vero angolo di storia. È questo il Lazio Point di Via Farini. Ma da oggi, purtroppo, saremo costretti a usare l’imperfetto, a dire “era”. C’era una volta un angolo di Lazialità, dove tanti tifosi potevano scambiare due chiacchiere e passare a salutare Enza, Romano (riposa in pace, grande Romano…) e Angelo. La crisi economica, unitamente all’attuale situazione ambientale che ci riguarda da vicino, ha travolto la piccola-media imprenditoria. Il Lazio Point cala dunque il sipario, chiude il negozio simbolo per intere generazioni di affezionati biancocelesti. A Enza, donna dal cuore d’oro, e alla sua straordinaria famiglia va tutto il nostro sostegno e la nostra infinita gratitudine.
Dopo una vita passata a fianco della Lazio, la sua passione più grande di tutta una vita, Enza e il Lazio Point di Via Farini, chiude i battenti dopo tantissimi anni. “Ho visto crescere tanta gente qui – ci racconta in esclusiva ai microfoni di cittaceleste.it Enza – bambini che ora sono diventati uomini, voglio bene a tutti, oggi è una giornata bruttissima, ho perso da poco mio marito, già è un dramma per me, e poi quest’ultima mazzata non me la sarei davvero aspettata”.
La situazione si è aggravata: “Qui ci hanno aumentato la pigione, è un momento delicato per l’Italia e per il nostro negozio, non sono riuscita a pagarlo, anche con tutta la buona volontà non ce la facevo proprio. La clientela è diminuita tanto, non ce la facevo più”.
Ma lei non dimentica mai il suo amore: “Ricordi belli ce en sono tanti, in serie B ho fatto 10 pullmann, sia come età che come persona, mi porto un fagotto non indifferente, è un momento delicatissimo. Non me lo credevo di lasciare il Lazio Point. Sono laziale, non mi importa, dove stava io la seguivo sempre, questo vuol dire aver bene alla Lazio, ho saputo organizzare, ho saputo difendere i laziali, alcuni li ho tolti da tante situazioni non belle, oggi per me è venuta tanta gente e non lo dimenticherò mai”, rotta in un bagno di lacrime ha però la voglia e la forza di voler ripartire: “Vedremo se riusciamo a trovare un buco o un negozio dove pagare meno di affitto rispetto a qui”.
La sua è una storia come tante in questa Italia dove i piccoli commercianti risentono ancora in maniera più forte della crisi economica che affligge il nostro Paese. La nostra tifoseria è spaccata in tante correnti ed anche parecchio disamorata, cosa che inevitabilmente ha inciso su un calo nelle vendite dei prodotti del mondo Lazio, ufficiali e non. “Non dimenticheremo mai quando, dopo la trasferta di Bergamo, ci ha fatto tornare a Roma a me e mio figlio, in macchina, mentre lei è restata fino alle 6 di mattina in stazione in attesa del treno, perchè non c’era più posto”, ci raccontano Claudio e Jacopo. Enza è così, bella generosa e laziale;stai tranquilla mamma, i tuoi figli laziali saranno sempre pronti a stringerti in un abbraccio infinito da qui all’eternità.
Calil, Ghezzal, Cani e forse anche Mazzeo… Nel valzer di nomi che potrebbero completare l’attacco granata non perdete di vista Ferdinando Sforzini.A Pescara sono sicuri che tra oggi e domani l’attaccante firmerà la rescissione del contratto e passerà alla Lazio per tre stagioni. Il bomber ovviamente poi verrà girato in prestito alla Salernitana, dove si metterebbe a disposizione di mister Mario Somma, da sempre estimatore del giocatore.
E’ stato ad un passo dal vestire la maglia biancoceleste, Davide Astori. Il suo passaggio alla corte di Stefano Pioli sembrava cosa fatta, i tifosi laziali erano pronti ad accoglierlo a braccia aperte. Poi l’intromissione della Roma, la trattativa chiusa nell’arco di poche ore e l’approdo nella Capitale, sponda giallorossa. Il difensore ex Cagliari, nella conferenza di presentazione, torna sul suo mancato approdo alla Lazio. “La trattativa è stata molto enfatizzata dai media. Il mio ex presidente Giulini è stato molto bravo a sintetizzarla: la trattativa precedente non era andata in porto e quando c’è stata la possibilità di scegliere la Roma non c’è stato nessun dubbio. Ho la possibilità di giocare per il club italiano più forte e dà più appeal rispetto al giocare per uno leggermente inferiore»“.
Il suo trasferimento ha fatto rumore, lo smacco subito dagli acerrimi rivali non è andato giù a nessuno. Lotito compreso, che qualche giorno fa si era lasciato andare ad un “Astori? Mica è Maradona“. Il diretto interessato, stuzzicato sull’argomento, non si sottrae. “Ovvio, giochiamo in due ruoli diversi. Accordi con la Lazio? No, perché prima gli accordi si fanno tra i club”.
L’affare Astori, a Roma, ha riacceso la rivalità cittadina, il web si è scatenato negli sfottò. “E’ più una goliardia mediatica, ovvio tra compagni ci scherziamo, ma la prendiamo anche come una questione di rispetto per gli altri tifosi”.
Una meteora in biancoceleste. In casa Lazio verrà ricordato così Gael Kakuta, giovane talento del Chelsea reduce da sei mesi di prestito nella Capitale. Due presenze, 28 minuti totali tra campionato ed Europa League: difficile lasciare il segno. Ora l’esterno francese riparte dalla Spagna, ancora una volta in prestito: il Rayo Vallecano ha annunciato oggi l’acquisto a titolo temporaneo. “Ci auguriamo che in Spagna faccia bene“, è l’auspicio che si legge sul sito ufficiale del Chelsea.
Dopo la presentazione di Stefan De Vrij, tocca a Marco Parolo
“La Lazio mi cercava da tempo. Darò il massimo sia in allenamento che in partita. Sono arrivato tardi in Serie A ma ho imparato tanto, ho una base, impegno e voglia di lottare. Se abbiamo un gruppo forte possiamo far bene e toglierci soddisfazioni”
Cosa ti ha portato a dire si alla Lazio? “Il progetto, la voglia di riscatto. Ho centrato l’anno scorso l’Europa col Parma e ora voglio farlo con la Lazio. Questa è una squadra che vuole tornare a vincere, con ambizioni, che sono anche le mie. Voglio vincere qualcosa. Darò tutto quello che ho affinchè ciò avvenga”.
La tua voglia di Europa coincide con quella della Lazio… “Voglio giocare contro squadre europee… bisogna conquistarla, non sarà facile, visto che c’è tanta concorrenza”.
Ti spaventa la contestazione? “No, perchè se noi facciamo risultato la gente tornerà allo stadio. Il nostro obiettivo deve essere quello. Dobbiamo lottare su ogni pallone. Se abbiamo queste basi, la gente tornerà allo stadio a tifare la Lazio. E’ una società che ha storia e l’Olimpico è un grande stadio, sarà un piacere riportare i tifosi allo stadio”.
Cosa manca alla Lazio per fare il salto? “Ci sono giocatori nuovi, altri che devo conoscere. Se i nuovi portano qualcosa al gruppo che già c’è si può svoltare. E’ presto per chiedermi cosa manca. Sicuramente manca qualcosa, ma come è dappertutto, difficile trovare la perfezione. Ma è un percorso affascinante che dobbiamo affrontare con entusiasmo”
Hai visto l’ambiente, che impressione hai avuto? “Formello è bellissimo, la città è strepitosa, spero di poterla girare tutta. Il mister è molto carico ha l’entusiasmo che ho io e tutti gli altri”.
Come vivi l’attesa del derby? “Sono partite che ti caricano d’adrenalina, l’ho sempre visto da fuori e mi ha sempre affascinato. Ho tanta voglia di giocarlo, l’abbiamo già segnato sul calendario”
Hai esordito in A all’Olimpico… “E’ stata un’emozione grandissima. Spero diventi uno stadio dove posso lasciare il segno”
Albertini ti ha preso ad esempio sulla questione degli stranieri… che ne pensi? “Penso che ognuno debba fare il suo percorso. I talenti puri esordiscono presto, ma il giovane di oggi deve avere anche umiltà, stare in panchina, osservare i più grandi. Ho fatto tutte le categorie, ho imparato tante cose, soprattutto quali sono le basi. La costanza, la voglia di stare in campo, divertirsi. Forse potevo arrivare prima in A ma sono contento del mio percorso”.
La prima sarà proprio col Cesena. In passato sei stato vicino alla Lazio? “Ci fu un pour-parler, ma ero ancora un giovane appena arrivato in A. Spero sia un amore duraturo, quella partita fu una bella sensazione. Spero di farmi perdonare facendo gol già col Cesena”.
Ti senti di fare una promessa dal punto di vista dei gol? “Io credo che uno come me debba fare almeno 5-6 gol per dire di aver fatto bene. L’anno scorso ne ho fatti 8. Io provo sempre a inserirmi, a calciare. Se riesco a sfruttarle posso dare il mio contributo”.
Concorrenza a centrocampo: sei preoccupato? “No, ho fatto tanta strada. Ho acquisito sicurezza, forza, so quello che valgo. La concorrenza dà al mister la possibilità di sceglierere. Uno deve spremersi fino alla fine, e il cambio è un bene per la squadra”.
Ha riportato entusiasmo, i tifosi all’aeroporto di Fiumicino dopo tre lunghi anni (l’ultima accoglienza del genere era stata riservata per Cissé). Stefan De Vrij ha già conquistato tutti con la sua semplicità: ha il viso da bravo ragazzo, scende dalla macchina e stringe la mano ai presenti prima di firmare gli autografi. A 22 anni è il nuovo pilastro della difesa della Lazio, presto farà parlare anche il campo. L’olandese si presenta
Stefan De Vrij si presenta:
“Sono molto felice di essere qui, in questa fantastica città. Ringrazio Lotito, Tare e tutto lo staff. Sono onorato di essere arrivato qua. Mi auguro di poter migliorare e diventare un calciatore più forte”.
Partono le domande:
Ti aspettavi un’accoglienza del genere? “Non me lo aspettavo assolutamente, abbiamo avuto due ore di ritardo. E’ stato incredibile trovare tutto quei fan e questo dimostra la loro personalità. Mi sono sentito incredibilmente amato, ho capito cosa mi aspettava”.
Hai scelto la Lazio prima del mondiale… “La Lazio è stato l’unico club veramente interessato a me prima del mondiale, sicuramente dopo i mondiali ho valutato altre opzioni ma quella che mi aveva trasmesso maggiori sensazioni era la Lazio. Questa è stata la migliore scelta”.
Quali sono i tuoi obiettivi alla Lazio? “Sono eccitato di giocare con la Lazio, voglio aiutare la squadra a migliorare e migliorare me stesso. Voglio diventare più completo”.
Alla Lazio ha giocato Stam, ti piacerebbe ripercorrere le sue orme? “Ho tanto rispetto per Stam, ma preferisco credere di essere unico. Non mi piace paragonarmi ad altri giocatori”.
Il campionato italiano è il più utile per un difensore per migliorare? “Posso parlare solo per me stesso, sicuramente questo è il posto e la squadra giusta per me”.
Ti aspettavi il ricoscimento del mondiale? Cosa ti ha dato Van Gaal e come ti sei lasciato con il ct olandese che ti voleva allo United? “Van Gaal è un allenatore straordinario, è stato tutto fantastico, lo avrete notato sul campo. Avevo molta fiducia prima dei mondiali, so di aver fatto un buon lavoro ma di dover comunque migliorare”.
Consiglieresti un difensore alla Lazio? Si è fatto il nome di Vlaar… “Non sono io a dover dire queste cose, ma altre persone come il presidente Lotito a dover rispondere a questa domanda. Con lui ho giocato da quando ho 18 anni, ho una grande intesa. E’ un amico”.
Hai parlato con Pellé della Lazio o del campionato italiano? “Tutti erano positivi riguardo a questa mia decisione. Lui è un grande attaccante, anche con lui ho una grande intesa. Ne abbiamo parlato tanto”.
Hai dato già un’occhiata alla rosa della Lazio? Cosa ne pensi? “Beh, sì. Ho fatto ricerche, analizzato la squadra e parlato con l’allenatore. Non posso dire gli obiettivi, ho bisogno di un po’ più di tempo”.
C’è stata una manovra di disturbo della Roma? “No, non è vero”.
Ci vuoi dire i club che hanno fatto vacillare la tua scelta di venire alla Lazio? “C’erano molti club interessati, non importa chi. Non il Manchester United, ho preso la decisione di essere qui e sono molto felice”.
Al mondiale hai giocato in una difesa a 3. In quale posizione ti trovi meglio? “Non è importante, ho giocato con la difesa a 4 e a 3. Pr me vanno bene entrambe le cose, l’importante è la comunicazione. Per questo voglio imparare subito l’italiano”.
Qual è il tuo punto di forza e dove ritieni di dover migliorare? “Sono bravo con la palla, a prendere decisioni veloci nella posizione. Devo diventare nel colpo di testa e nella rapidità”
Dopo l’annuncio ufficiale dell’acquisto di Stefan De Vrij, arrivano anche le prime parole del giocatore. Il neo centrale biancoceleste ha rilasciato alcune dichiarazioni sul sito ufficiale del suo ex club, il Feyenoord. Saluta i suoi vecchi tifosi e si dichiara pronto per la nuova avventura: “Prima di scegliere la Lazio mi sono preso il mio tempo, è stata una decisione soppesata attentamente dopo i molti colloqui sostenuti con il club, che mi ha impressionato positivamente. L’impressione è stata confermata in questi giorni, quando è stato annunciato il trasferimento. La Lazio ha dimostrato di volermi e sono felice di fare questo passo. Spero di diventare un difensore più completo in Italia, visto che giocherò contro attaccanti di livello mondiale. E’ una grande sfida! Sono orgoglioso degli anni trascorsi al Feyenoord e di aver fatto parte a lungo di un club con dei tifosi fantastici. Ho solo ricordi positivi se mi guardo indietro”
La punizione verrà senza dubbio ridotta, ma a Lotito questa decisione non è andata giù. Bastava vederlo ieri negli studi di Sky Milano, in occasione della presentazione dei calendari della stagione 2014-2015, deluso e nervoso perché nessuno lo ha fatto parlare. Per uno come lui uno smacco simile è quasi impossibile da digerire. Il microfono gli è passato davanti più di una volta e Lotito ha sperato che prima o poi arrivasse il suo turno. Niente, hanno preso la parola quasi tutti i presidenti della Serie A, per commentare i turni di campionato e per fare il punto sul mercato. Meno che lui.Sky ha deciso di non concedergli questo “beneficio”.
Ma perché questo accanimento nei confronti di Lotito? Semplice, per colpa della sua arroganza e perché il presidente della Lazio non ha rispetto per nessuno. Qualche giornalista dell’emittente di proprietà di Murdoch, come Alessandro Bonan, gli aveva fatto notare che il gestore del club biancoceleste non può pretendere di avere la stessa visibilità di cui godono Milan, Inter, Juventus e Roma. Soprattutto dopo le moltissime disdette che ha ricevuto Sky dai tifosi laziali e dove la motivazione era sempre la stessa: “La colpa è di Lotito”. Il presidente non ha preso bene queste esternazioni ed avrebbe avuto un diverbio con Bonan e con altri colleghi. Da qui la decisione dei vertici di Sky di metterlo in punizione. E quale peggiore penitenza per Lotito è più pesante di togliergli la possibilità dei suoi farneticanti monologhi? Nessuna. Gli argomenti di ieri sarebbero stati sicuramente l’acquisto di De Vrij, che rappresenta un colpo davvero importante in casa Lazio perché è certamente un difensore molto forte e la difesa di Tavecchio per la sua uscita poco elegante sui calciatori “mangia-banane”, non sufficientemente selezionati, come in Inghilterra.
Eppure Sky, fino a poco tempo fa, ha sempre cercato di difendere il numero uno del club biancoceleste. Gli ha sempre dato la possibilità di dire tutto ciò che voleva nelle interviste. E quest’anno, quando la contestazione del pubblico capitolino ha assunto toni molto forti, durante le telecronache i microfoni esterni sono stati spenti per minimizzare la protesta. Ma, disdetta dopo disdetta, stessa motivazione dopo stessa motivazione, anche nella potente Tv si sono iniziati a fare due calcoli. E il microfono questa volta lo hanno spento a Lotito, diventato addirittura un ospite indesiderato.