Cinque anni al Friuli, prima di sposare il biancoceleste. Dopo Djordjevic, è il battesimo di Basta nella sala stampa di Formello. Va in scena la sua conferenza di presentazione: Ecco la diretta scritta su Lalaziosiamonoi.it.
“Come detto ieri, siamo in progress. Siamo contenti di questo acquisto. Basta è un grande professionista e saprà aumentare il livello della squadra. Noi cerchiamo giocatori dal grande aspetto caratteriale. Noi vogliamo che lo spogliatoio sia una sagrestia. Che tutti siano uniti per raggiungere gli obiettivi che i nostri tifosi si aspettano”.
Prende parola Pioli:
“Ha valori tecnici, caratteriali e di rendimento. Ha dimostrato grande affidabilità e valori morali in queste stagioni. È arrivato con grande determinazione e volontà,questa per lui è una sfida importante in un ambiente di grande spessore. In questi giorni ci stiamo conoscendo. Partiamo domani per il ritiro, c’è grande disponibilità e voglia di fare bene. Klose? Un onore avere un giocatore di così grande portata in squadra. Dobbiamo essere orgogliosi di ciò che sta facendo Miro, ci siamo sentiti. È entrato nella storia del calcio, non diciamo niente perché ha un’altra partita davanti importantissima e incrociamo le dita pure per Biglia che giocherà stasera. Di Klose non possiamo che dire grandi parole e portagli rispetto. Non vedo l’ora di conoscerlo personalmente e fargli i miei complimenti.
Parla Basta:
Buongiorno a tutti, voglio ringraziare il presidente e il mister per le parole. Ringrazio anche l’Udinese per tutto quello che mi ha dato. Ho passato lì 5 anni meravigliosi. Ora inizia un nuovo ciclo, spero positivo per me e per la squadra. So dove sono venuto, in una città molto più grande, con più tifosi rispetto all’Udinese. Sono contento e convinto di aver fatto la scelta giusta.
Le tue aspettative?
Spero di avere tanta salute, di prepararmi bene a cominciare dal ritiro. Voglio conquistarmi un posto sulla fascia, non è facile perché c’è tanta concorrenza. Ma la Lazio deve tornare in Europa.
Guidolin in nazionale?
Lui è l’allenatore più importante della storia dell’Udinese. Credo sia la scelta giusta.
Cosa è mancato alla Lazio l’anno scorso?
Quando manca il risultato, ci sono tanti motivi. In un campionato così così, la Lazio è arrivata a soli 2 punti dall’Europa. Quest’anno sarebbe bellissimo conquistare un posto per le prossime competizioni europee.
Hai parlato con qualche serbo ex Lazio?
Ho parlato un po’ con Kolarov, mi ha detto cose belle di questo club e città. Io prima dell’Udinese ho giocato nella Stella Rossa, anche lì ci sono molte pressioni. Quindi non sono preoccupato.
Hai segnato già alla Roma. Ti hanno già parlato del derby?
Io penso che il derby ia una delle cose più belle nel calcio. Ho sentito che qui due mesi prima della partita, già si comincia a parlare del match. Non è facile da giocare, ma è molto bello da disputare.
La tua posizione in campo?
Alla Stella Rossa giocavo terzino di una difesa a 4, poi Guidolin ha sempre fatto 3-5-2 quindi ho giocato a centrocampo. In Nazionale gioco come terzino, per me è importante avere la fascia vicino. Vanno bene entrambi i ruoli.
Djordjevic alla Lazio è stato importante per la scelta? Non ho voluto parlare con i compagni prima dell’ufficializzazione, ne abbiamo parlato dopo.
La Lazio è arrivata spesso dietro l’Udinese nelle ultime stagioni. Perché? Cosa mancò alla Lazio in quei due anni? Non lo so cosa manca, quello che ho visto è un’ottima squadra. Ho sentito che arriverà qualche altro giocatore, quando torneranno i nazionali saremo una bella squadra. Nel passato l’Udinese è stata una buona squadra, ci sono stati pochi punti di differenza, non so dire cosa è mancato alla Lazio.
Le prime impressione del mister e compagni? Sarai titolare? Le prima impressioni sono buone, mi sono accorto di essere in una grande squadra e in una grande piazza. E’ normale voler sempre giocare, sono venuto qui per giocare. Rispetto però la concorrenza, non sono venuto essendo tranquillo di essere un titolare. Devo dimostrarlo sul campo.
“Ora abbiamo il campione del mondo, quello che ha segnato più di tutti: Klose. Ma lui non è in vendita, io non l’ho mai messo sul mercato“, così Claudio Lotito, intervenuto sulle frequenze di Rai Radio2 durante la trasmissione ‘Un Giorno da Pecora’.“Klose? La quota che doveva raggiungere l’ha raggiunta, al di là del fatto che possa segnare o meno in finale”.
Sul futuro del bomber nessun dubbio: “Per esserci delle offerte serve che il giocatore sia messo sul mercato e Klose non è sul mercato”.
Poi a una domanda sul rigore reclamato da Maicon, Lotito replica scherzando: “Non c’era, si è buttato, quelli della Roma fanno i tuffatori di professione, vanno a scuola di tuffi”.
Eccolo il gol numero 16, Ronaldo è finalmente alle spalle! Minuto 23, Muller serve Klose: primo tiro respinto da Julio Cesar, ma sul tap-in il panzer non sbaglia. E’ la rete del raddoppio tedesco, è la rete che consegna all’attaccante laziale lo scettro di bomber più profilico nella storia dei Mondiali.
Dopo i tanti comunicati di Lotito ai tifosi, arriva la risposta della Curva Nord, attraverso Paolo Signorelli: “E’ stato un mese di numerosi comunicati da parte del presidente Lotito, in molti ci hanno chiesto una replica ai suoi riferimenti verso la Curva o la protesta. Ci siamo confrontanti tra di noi, ma abbiamo deciso di non pronunciarci in modo definitivo fino al termine del mercato– ha detto il conduttore de La Voce della Nord a Radio Sei 98.100 -. Fino a fine campagna acquisti noi non faremo l’abbonamento e probabilmente l’orientamento non cambierà neanche dopo. Non si possono dimenticare tante cose per 2-3 buoni calciatori acquistati ma alla fine non spostano la sostanza, di certo non si sta parlando di un salto di qualità. Per il momento siamo irremovibili, mollare ora sarebbe controproducente, novità su questo punto non ce ne sono, ma è chiaro che ognuno ha il diritto di decidere ciò che ritiene più opportuno. La cosa positiva è questa, ora i tifosi della Lazio hanno il coltello dalla parte del manico, hanno possibilità di scelta in relazione a quello che diranno i fatti. Questa è una contestazione popolare, ma la Curva non obbliga nessuno a fare nulla. Siamo sempre scettici, sappiamo che per lui è comunque un momento delicato anche perchè domani inizia la campagna abbonamenti. Per coloro i quali sostenevano che la contestazione non sarebbe servita a nulla, rispondiamo che qualcosa invece ha generato, in sede di mercato ed a livello comunicativo. Tessere del tifoso? Stiamo valutando il fatto di tornare in trasferta, questo vorrebbe dire dover tornare a sottoscrivere la tessera. E’ una situazione al vaglio, la motivazione di tornare a portare i vessilli della Lazio in trasferta è alta. Detto questo, nelle prossime settimane ci saranno novità anche su altri fronti”.
Libera la Lazio, fino a pochi mesi, era solo poco più che un urlo disperato nel deserto. Ora, è diventato un coro assordante, come quelli cantati, urlati in quella notte del 23 febbraio del 2014 che ha segnato una svolta e che forse ha cambiato la storia della Lazio. Quella sera, contro il Sassuolo, si è creata la vera frattura tra il mondo-Lazio e chi gestisce la società. Le crepe c’era da anni, a volte era state coperte con un po’ di cemento o di intonaco, per poi riemergere a distanza di tempo: ma quella notte, il muro è crollato e tutti hanno potuto vedere che cosa c’era dietro: un popolo stanco, ma al tempo stesso avvelenato e deciso a lottare per liberarsi di un “padrone” senza anima e che al posto del cuore ha da sempre un portafoglio o una banconota da 500 euro. Qualunquismo? Populismo? No, semplice realtà.
A distanza di quasi 130 giorni da quella serata, dopo sei partite con l’Olimpico quasi deserto e la Curva vuota, dopo un boicottaggio dei prodotti Lazio che ha fatto crollare il fatturato della vendita del merchandising, dopo migliaia di disdette alle piattaforme televisive che hanno fatto suonare il campanello d’allarme sia dentro SKY che dentro Mediaset, qualcuno fa ancora finta di niente, mentre altri tentano in modo quasi comico di ricucire un rapporto che in realtà non è mai esistito tra la gente laziale e chi gestisce la Lazio. E sapete perché lo fanno? Perché hanno paura. Questa è la realtà. Hanno paura perché mai nella storia un’intera tifoseria aveva dato vita ad una protesta così articolata, veemente ma al tempo stesso pacifica. Hanno paura, perché temono che questa onda di protesta si possa estendere anche in altre piazze, ad altre tifoserie scontente e prigioniere di “padroni” che in questi ultimi dieci anni con il loro operato cieco e pensando solo a litigare per come spartirsi la torta dei diritti tv hanno distrutto il calcio italiano. Pensate se ai tifosi della Lazio si aggiungessero anche quelli del Milan, del Genoa, del Livorno e di altre società in cui serpeggia da tempo malcontento nei confronti della proprietà. Pensate se tutti decidessero di abbandonare gli stadi e di dare disdetta alle due piattaforme televisive che cosa succederebbe. Se tutti smettessero di comprare i giornali, di visitare i siti internet che parlano di mercato, di ascoltare trasmissioni radiofoniche che da anni vanno avanti dando un colpo al cerchio e uno alla botte, senza mai prendere una linea precisa portandola avanti costi quel che costi, come hanno deciso di fare i tifosi della Lazio. Sarebbe la fine per tutti quelli che da anni vivono grazie al calcio, grazie alla passione dei tifosi e ai soldi che ognuno di noi versa ogni anno per tenere in piedi questo carrozzone. Lo finanziate voi, ma fino ad oggi non avete avuto voce in capitolo, anzi, quando avete protestato si sono girati dall’altra parte, hanno fatto di tutto per tenere nascosta la vostra protesta oppure l’hanno definita addirittura “incomprensibile”. Perché hanno paura.
Hanno paura loro come ha paura Lotito, che sta firmando più comunicati che contratto di acquisti, supportato mediaticamente da chi come lui è terrorizzato dal possibile effetto domino di questa protesta. Ecco il vero motivo per cui non avete voce. Ecco il motivo per cui vi propinano ogni giorno una realtà virtuale. Ecco il motivo per cui ancora danno risalto alle dichiarazioni di Lotito senza fare mai una domanda seria, ma soprattutto senza mai controbattere quando bugie facilmente smentibili, oppure quando arriva a dire, da condannato, che “l’amministratore di condominio che ruba, dovrebbe essere cacciato dai condomini”. Ecco perché per l’ennesima volta vi stanno spacciando per oro un qualcosa che è al massimo bronzo, immerso in un bagno d’oro. Per un po’ di tempo sembrerà veramente oro, ma poi la patina sparirà e tornerà ad essere quello che in realtà è: bronzo. Come la faccia di qualcuno che sforna comunicati in serie, cercando di convincervi di essere in realtà un papà buono, di essere da sempre il primo tifoso della Lazio, di esserci sempre stato nei momenti storici, di essere pronto a fare qualsiasi sforzo e qualsiasi sacrificio economico pur di costruire una grande Lazio, per gettare le basi per un progetto fondato sui giovani e vincente. Già, fondato sui giovani, con i primi tre acquisti che stanno tutti sulla soglia dei 30 anni e ai quali sono stati fatti contratti di 5 anni. Giovani e di belle speranze come Edson Braahfeid, 31 anni, che nelle ultime sei stagioni ha collezionato 66 presenze, con l’aggiunta di multe e sanzioni disciplinari che lo hanno portato a stare più tempo fuori rosa che a disposizione dei sei allenatori che ha avuto. Questo è uno dei colpi con cui vi vogliono convincere che Lotito ha capito ed è cambiato, spingendovi a tornare allo stadio, a rinnovare l’abbonamento firmando una cambiale in bianco da qualcuno che è protestato da anni.
Per questo, ora più che mai, dipende solo da voi, da noi. La vera battaglia, inizierà nei prossimi giorni e sarà legata alla campagna abbonamenti. E’ lì che si deciderà tutto. Lotito parte da quasi 23.000 abbonati, di cui quasi 8.000 “Cuccioloni”. Se chiude sotto quota 10.000, per lui sarà una vera e propria Waterloo, una di quelle sconfitte da cui non ci si rialza più neanche con mille comunicati. Perché sarebbe un voto di sfiducia palese, senza appello. Per anni hanno tentato di convincervi che lo stadio vuoto era inutile, perché Lotito se ne fregava se la gente ci andava o no a vedere la Lazio. Era falso. Lo dimostrano le decine di comunicati e di appelli di queste ultime settimane, in cui si cita sempre l’importanza del tifoso, in cui si fa appello a tutti con l’invito a tornare, a ripartire cancellando rancori e “incomprensioni”, a portare le bandiere in curve chiuse da chi vi invita a riempirle, insomma a non spezzare il filo.
Ecco, sta a voi decidere che cosa fare. Mai come questa volta siete voi tifosi ad avere il pallino in mano, ad essere arbitri del destino. Per quel che mi riguarda, ho smesso di fare appelli, perché quello che abbiamo da dieci anni sotto gli occhi secondo me basta e avanza per dire BASTA, per convincere chi ha ancora voglia di ragionare che non esiste una sola possibilità per un cambiamento reale. Virtuale sì, ma reale, no. Provate a chiedervi che cosa ha fatto negli ultimi mesi questa società per riconquistarvi. La risposta è: NULLA. Vi hanno offeso dandovi dei delinquenti, degli spacciatori, dei papponi che gestiscono un giro di prostituzione. Nella migliore delle ipotesi, vi hanno dato dei “lobotomizzati” che si fanno manovrare da registi occulti. Come se gente con 30-40 anni di stadio e di abbonamenti potesse decidere di rinunciare ad abitudini e ad una passione che l’accompagna da sempre solo perché lo dice un Plastino o uno Stefano Greco qualsiasi, oppure perché è la curva che lo invita a disertare. No, la gente ha detto BASTA perché ha aperto gli occhi e quando lo capirete sarà comunque troppo tardi. E non siamo stati noi a convincerli, ma Lotito con le sue parole, le sue offese, le sue bugie palesi e i suoi goffi tentativi di riabilitarsi agli occhi della gente.
Forse non c’entra nulla, ma oggi l’ho visto e mi sono venuti i brividi, perché questo è quello che mi aspetto da sempre dalla mia società, da chi gestisce il club e il marketing: idee nuove e vero rispetto per la storia e le tradizioni. Questo è il link con cui il Manchester United (con l’appoggio della Chevrolet, uno dei tanti sponsor che portano fiumi di denaro nelle casse del club) ha presentato le maglie 2014-2015 e la nuova stagione. Ci sono i volti di campioni del passato mischiati tra la gente, gli stessi che durante le partite dello United hanno le loro poltroncine riservate nella tribuna dedicata a chi in campo ha contribuito a fare la storia del club. E poi c’è Rooney, il campione che lancia il messaggio finale ai tifosi. Ecco, chi sarebbe da noi il Rooney di turno? Mauri, quello che ieri è stato preso come modello da Lotito per sfornare l’ennesimo comunicato? Dove sono i “campioni” che bussano alla porta per venire alla Lazio, come sostiene Lotito? Ecco, forse più che una brava scrittrice di comunicati, Lotito avrebbe bisogno di qualcuno che gli spieghi il significato del termine CAMPIONE. Perché campioni erano Nesta, Veron, Mancini, Vieri, quelli in grado di farti vincere da soli una partita. Campioni erano quei leader come Peruzzi, Mihajlovic e Simeone che da soli prendevano in mano uno spogliatoio nei momenti di difficoltà. Da noi, Klose part-time a parte, di giocatori così non ce ne sono. Uno dei pochi in grado di vincere le partite da solo (e non a caso ogni volta che segnava la Lazio vinceva o al massimo e raramente pareggiava) era Hernanes, ed è volato via lontano da Lotito, non dalla Lazio. Ecco, guardatevi questo filmato, perché in 60 secondi c’è racchiuso tutto quello che Lotito non ha capito in 10 anni e che non capirà mai… E decidete se dargli ossigeno e tenerlo in vita facendo l’abbonamento oppure staccare la spina confermando la scelta di restare a casa e di lasciarlo solo, in un teatro vuoto, per dimostrare in modo palese e definitivo il suo fallimento. Pronti a tornare se e quando cambieranno le cose, come è successo da altre parti…
Adieu Nantes, è tempo di Lazio. Saluta la Ligue 1, Filip Djordjevic. È pronto per la Serie A. Visite mediche la mattina, conferenza di presentazione il pomeriggio. Il serbo prenderà parola in stampa tra pochi minuti, insieme a lui anche il presidente Claudio Lotito e Stefano Pioli: Ecco la diretta scritta su Lalaziosiamonoi.it.
Prende parola Lotito: Finalmente cominciamo a far vedere che non siamo rimasti con le mani in mano, nonostante alcuni ci hanno accusato di rimanere immobili. Djordjevic lo abbiamo corteggiato per molto tempo, lo ringrazio così come il suo manager che ha dimostrato correttezza nei rapporti. Il giocatore è qui perché ha fatto una scelta convinta, aveva tante opportunità ma ha scelto la Lazio. E’ un ragazzo forte, di temperamento, con qualità tecniche che vedrete sul campo. Ritengo che sia un elemento fondamentale per la nostra squadra perché può accrescere il valore complessivo della rosa. Mi auguro che abbia il tempo per ambientarsi, qui a Roma spesso le critiche arrivano prima di iniziare. Il tecnico saprà sfruttare al meglio le sue caratteristiche, da qui a pochi giorni arriveranno nuovi acquistiche che aumenteranno il valore tecnico e caratteriale della squadra. Mi auguro che si riparta con una stagione e una logica diversa, e che non ci siano delle critiche preventive. La Lazio ha fatto degli sforzi e Djordjevic ne è l’esempio”.
Parla mister Pioli: “La prima impressione è stata molto positiva, i ragazzi si sono messi a disposizione con lo spirito giusto. E’ un momento per la nostra preparazione, un nuovo allenatore può portare nuove idee, è importante che ci sia grande disponibilità, entusiasmo e dedizione al lavoro. Con Filip ho conosciuto un ragazzo determinato, bisogna accompagnare il tutto con i fatti, ma credo che abbia tutto per diventare un calciatore importante per noi. Ora aumenteremo i ritmi per trovare al più presto la migliore condizione.
Parla Djordjevic: Le prime impressioni sono state fantastiche, mi aspettano qui 4 anni, spero di disputare insieme ai compagni una stagione migliore della scorsa. La Lazio è un club importante, che merita di stare in Europa. Voglio dare il mio meglio, sono veramente felice di essere qui. Faccio un’altra promessa: prenderò delle lezioni di italiano, in Francia all’inizio non conoscevo la lingua e quindi avevo un po’ di problemi. Voglio ringraziare il mio agente Alessandro Lucci, posso dire di essere qui anche grazie a lui. QUesto è un grande step per la mia carriera.
Iniziano le domande in sala stampa:
Cosa ti ha convinto a venire alla Lazio? “Avevo molte possibilità, ma insieme al mio manager abbiamo deciso il meglio per me. Questo club mi dà l’opportunità di giocare e segnare il più possibile”.
Come pensi sarà il tuo approccio al campionato italiano? “Non conosco molto bene il calcio italiano perché non ci ho mai giocato. Ho osservato al modo di giocare della Lazio e come avrei potuto dare il mio contributo. Farò di tutto, non so come lavorerò ma cercherò sicuramente di dare il mio meglio”.
Ti descrivi tecnicamente? A chi ti paragoni? “Non ho un idolo in particolare. Sono un attaccante che deve collezionare più gol possibile, cerco di capire dove posizionarmi. E poi aiutare la squadra in fase difensiva, perchè l’attaccante è sempre il primo difensore. Cercherò di capire come e in che modo posso dare una mano”.
In passato giocatori serbi come Mihajlovic e Stankovic hanno giocato qui. Pensi di ripercorrere le loro orme? “Devo ammettere che questa è una cosa positiva, i serbi qui hanno avuto molto successo. E’ una cosa positiva per me e per Basta, speriamo di fare altrettanto se non meglio”.
Avevi un buon rapporto coi tifosi del Nantes, qui alla Lazio c’è una situazione difficile con la tifoseria. Cosa ne pensi? Hai consigliato tu a Basta la Lazio? “Il rapporto coi tifosi del Nantes era fantastico, cercherò di averlo anche con quelli della Lazio. Con Basta ho avuto dei dialoghi, non ci siamo dati consigli particolare, ma mi fa molto piacere essere qui con lui perché è un bravissimo giocatore”.
Come pensi sarà il rapporto con Klose in campo? “E’ un grande piacere giocare con uno come lui, imparerò tanto da lui. Non lo conosco di persona, è un grande nome. Spero di dialogare con lui e di trovare presto un affiatamento”.
Hai parlato con Kolarov del derby di Roma? “Abbiamo parlato di molte cose, della città soprattutto. Non ci siamo soffermati molto sul derby, ma mi eccita molto pensarci”.
Sei spaventato un po’ delle pressioni che avrai addosso in una piazza come Roma? “Sicuramente qui i fan sono più calorosi e ci sono più esigenze. Ma non sono assolutamente spaventato. Anzi, sono molto motivato.“
Qui si sta un po’ ricostruendo la squadra. Ti preoccupa questa situazione? “Mi rendo conto che è un momento particolare, l’ultima stagione non è stata un successo. Però faremo di tutto per raggiungere i nostri traguardi come l’Europa”.
Quanti gol soddisferebbero la tua annata? “Non vorrei parlare dei gol, prima di tutto do molta importanza al lavoro e alla preparazione. I gol poi dipenderanno da tutta la squadra. Penso solo a vincere e a dare il mio meglio”.
111 presenze e due gol con la maglia della Lazio, poi il tremendo infortunio rimediato contro Matuzalém. Christian Brocchi non ha mai dimenticato il suo periodo in biancoceleste, si sente legato alla squadra capitolina, nonostante adesso alleni la Primavera del Milan. Oggi il guerriero ha parlato su Twitter, prima facendo un augurio a staff e società: “In bocca al lupo al nuovo staff, ai miei vecchi compagni, a quelli nuovi e alla società” poi rivolgendosi ai tifosi: “Spero di vedere il popolo biancoceleste con famiglie e tifosi allo stadio a cantare”. Brocchi, come tutti i tifosi, si augura che la Lazio possa riscattarsi dopo una stagione deludente.
Dopo aver annunciato l’arrivo in prova dello svincolato Edson Braafheid, Stefano De Martino ha svelato anche importanti novità per quanto riguarda la campagna abbonamenti e la presentazione della seconda e terza maglia della stagione 2014/2015. Il responsabile della comunicazione della società biancoceleste è intervenuto ai microfoni di Lazio Style Radio 100.7: “Oggi avremo un importante incontro con il reparto marketing. Ne ho parlato anche oggi con Marco Canigiani, siamo al lavoro per la nuova campagna abbonamenti. Con tutta probabilità oggi, durante la conferenza di presentazione di Djordjevic, potremo dare già qualche anticipazione”.
La prima maglia è stata presentata a maggio, mentre c’è grande attesa per la seconda e la terza divisa e De Martino chiarisce: “Parleremo anche di quello, ma sicuramente le presenteremo ad Auronzo. Più avanti sveleremo le date”.
I tifosi sperano che la squadra venga presentata all’Olimpico prima dell’inizio della stagione e Stefano De Martino assicura:“Al momento ancora non abbiamo definito una data, ma non è da escludere e ci stiamo lavorando. Sicuramente dopo l’incontro di domani saprò essere più preciso”.
Basta, Djordjevic… ma non solo. I due serbi non sono gli unici volti nuovi che hanno varcato la soglia di Formello. Con loro anche Marco Parolo? No, l’ex Parma si gode le vacanze post Mondiale, lo vedremo in gruppo solamente tra qualche settimana. E allora chi? Lo svela Repubblica.it, articolo a firma Marco Ercole: Edson Braafheid, questo il nome della terza new entry. Un nuovo acquisto, piovuto all’improvviso nella Capitale? Non proprio, o meglio non ancora. Forse lo diventerà, ma è ancora presto per dirlo. Olandese originario del Suriname, è un terzino sinistro classe 1983.
Nell’ultima stagione ha vestito la maglia dell’Hoffenheim, ma senza collezionare presenze: ha concluso la sua parentesi in Germania da fuori rosa. Ora è libero da ogni vincolo contrattuale. Nel suo curriculum vitae il Twente, il Celtic, anche il Bayern Monaco: una ventina di gettoni spalmati su una stagione e mezza, anche quell’esperienza l’aveva visto finire ai margini della squadra per motivi disciplinari. In Baviera è stato compagno di squadra di Miro Klose, nel 2010 era già stato accostato alla Lazio. Oggi si è allenato con il plotone biancoceleste, poi ha abbandonato il Centro Sportivo scortato da Manzini: l’esterno 31enne partirà per il ritiro di Auronzo. Sarà in prova, la società deciderà poi se tesserarlo.
Otto gettoni con la maglia della Nazionale orange, ha fatto parte della spedizione dei Tulipani nel Mondiale sudafricano: per lui l’ingresso in campo nel corso della finale persa contro la Spagna. Ai microfoni di Lazio Style Radio 100.7, lo presenta così il Responsabile della comunicazione Stefano De Martino: “È un terzino sinistro, possente. Può giocare anche centrale e ha vestito la maglia dell’Olanda. Rimarrà con noi per tutto il ritiro, poi ci saranno le valutazioni da parte della società“
E’ stato affisso nella notte nei pressi dello Stadio “Arechi” uno striscione di contestazione nei confronti del co-patron della Salernitana, Claudio Lotito. Un vessillo senza firma che invita – in maniera poco elegante – a mettere mano al portafogli per rinforzare la squadra. Un “aut aut” che fa tornare la mente a quanto accaduto un anno fa con i manifesti affissi in città con cui si contestava l’operato sul mercato, ma all’epoca il tutto fu firmato dagli ultras della Curva Sud Siberiano. Questa volta lo striscione non reca firme ma solo un destinatario, Claudio Lotito. E spunta proprio alla vigilia di una settimana in cui sono annunciate ufficialità di mercato. O cacci i milioni o fuori dai ….”scrivono alcuni tifosi a Claudio Lotito, isolando la posizione del presidente biancoceleste da quella dell’altro co-patron Marco Mezzaroma. Il vessillo è stato rimosso dalle inferriate che cingono lo stadio Arechi.
Una promessa in tackle: «Ti darò Astori, lo avrai in ritiro», ha giurato Lotito al telefono a Pioli. Eppure la telenovela continua. Da Forte dei Marmi ieri entrava a gamba tesa sul Cagliari per infrangere l’ultima onda: Giulini spinge controcorrente per la cessione del difensore all’Inter, finge di non gradire il pressing della Lazio sull’entourage del giocatore. Ma Lotito non molla. E’ certo d’arrivare alla svolta nelle prossime ore, addirittura di ‘annunciare Astori fra domani e dopodomani. In Sardegna remano contro, in realtà per racimolare più soldi possibili: la richiesta di 8 milioni deve scendere a 6,5 milioni, al massimo a 5 più uno fra Cataldi o Tounkara. «Parliamo di spiccioli», urlava ieri il presidente biancoceleste, con tre cellulari all’orecchie.
Eccolo il comunicato giornaliero diClaudio Lotito: il presidente biancoceleste ripercorre i dieci anni di presidenza alla Lazio, tra gioie e dolori, ma afferma di non essere pentito del percorso intrapreso, anzi di esserne orgoglioso. Il patron laziale, sogna di rivedere un Olimpico gremito, e addirittura vorrebber riaprire la Curva Sud. Ecco le sue parole: “Dieci anni sono un tempo sufficiente per un bilancio. Sorretto dalla passione per i colori biancocelesti, in un entusiasmante decennio di vita personale intrecciata alla storia della Lazio, ho avuto la forza ed il coraggio di affrontare difficolta’ economiche immani. Oggi, pero’, guardandomi indietro, so non solo di non esserne pentito,ma di provarne soddisfazione ed orgoglio. Sono fiero di essere riuscito a mantenere la promessa e di aver portato una societa’ dal coma irreversibile in cui l’ho trovata, prima al coma reversibile e di li poi ad imboccare sicura e spedita la strada della guarigione: da allora siamo una delle pochissime societa’ sportive ad essere in attivo. Negli ultimi anni peraltro, insieme allo staff e ai tecnici, abbiamo avviato un profondo processo di revisione con l’obiettivo di offrire ai tifosi una squadra sempre più competitiva che fosse capace di ambire a traguardi importanti. In queste settimane sono già stati assestati diversi colpi e nonostante ciò siamo ancora sul mercato, pronti ad ingaggiare ulteriori qualità per rafforzare il reparto difensivo. Mi auguro che l’impegno e lo sforzo profusi vengano ripagati, se non con il meritato plauso, quanto meno con l’interesse, l’attenzione e l’assenza di pregiudizio da parte dei tifosi. Sarebbe meraviglioso se centinaia di bandiere tornassero a sventolare anche in Curva Sud (curva Tommaso Maestrelli). Simbolicamente, insieme all’aquila, sarebbero il sostegno piu’ forte per i giocatori in campo e la garanzia di una ritrovata armonia.”.
Abbiamo sentito molte volte parlare degli “highlander”e per anni abbiamo pensato che quei guerrieri immortali scozzesi fossero solo personaggi frutto della fantasia, come quelli portati sugli schermi nel 1986 da Russell Mulcahy e interpretati da Sean Connery e Christopher Lambert. Invece, no. Gli “highlander” che vivono per secoli esistono veramente e noi ne abbiamo un esempio proprio in casa nostra. Ha solo 57 anni all’anagrafe (anche se ne dimostra almeno 10 di più, perché è immortale, mica perfetto…), ma ne aveva poco più di 30 quando una mattina del 9 gennaio del 1900, insieme ad un gruppo di amici, seduto su una panchina a piazza della Libertà decise di fondare la Lazio. Il suo nome, è Claudio Lotito!
Per anni abbiamo creduto che i padri fondatori della Lazio, capeggiati da un giovane ufficiale dei bersaglieri, fossero solo 9: Luigi Bigiarelli, appunto, insieme al fratelli Giacomo, poi Odoacre Aloisi, Arturo Balestrieri, Alceste Grifoni, Giulio Lefevre, Galileo Massa, Alberto Mesones e Enrico Venier. Questi sono i nomi scolpiti nella storia e nella targa che campeggia a piazza della Libertà. Ma, in realtà, erano dieci. Il decimo era un rampante im-prenditore (volutamente staccato…) romano. Al contrario degli altri, non era un atleta, non aveva ideali olimpici, non sapeva assolutamente nulla di sport e ancora meno di calcio, quel gioco importato dall’Inghilterra. Ma era nipote di un Carabiniere, figlio di un uomo che “faceva cose” (molto segrete), quindi anche lui volle partecipare per spirito di servizio alla nascita di qualcosa. Quindi, si fece prestare qualche lira e partecipò alla nascita della Società Podistica Lazio.
E mentre gli altri si interrogavano su quali colori sociali e quale nome dare alla società che stavano fondando, lui prese la parola e con un latino quasi perfetto fece un discorso di un paio d’ore che stordì tutti i presenti e li convinse a chiamare la società Lazio e a adottare come colori quelli della Grecia. Il succo del discorso, fu più o meno questo. “Io so tesserato da sempre con la Ginnastica Roma, che è la società per cui tifiamo fin dalla sua fondazione in famiglia, ma ora quelli pretendono di fare un aumento di capitale, quindi ho deciso di lasciare quei colori e di dar vita a una nuova avventura. Propongo di chiamarla Lazio, come la Regione, perché in futuro la cosa potrebbe tornarci utile, visto che la Regione c’ha più soldi del comune. E ve lo dico io che so imprenditore, ma soprattutto prenditore. Come colori, usiamo quelli della bandiera della Grecia, così con la scusa delle Olimpiadi scriviamo un bel comunicato e facciamo subito breccia”.
Storditi, gli altri nove compagni di avventura decisero di dar retta a quel piccolo e occhialuto socio fondatore, al quale fu affidata la gestione finanziaria della società. Poi, però, al momento di versare la quota sociale svanì nel nulla e di lui si persero le tracce. Perché gli “highlander”, fanno spesso così. Compaiono e poi scompaiono, per riapparire dopo anni, a volte dopo decenni. Ma non si allontanano mai del tutto, perché la prima tata che hanno avuto (e si sa, la prima tata non si scorda mai, come del resto il fidanzato della tata) gli ha insegnato che l’amore è per sempre. Quindi, in tutti i momenti di difficoltà il nostro “highlander” si è sempre riaffacciato per salvarci, incurante del fatto che gli altri soci avevano cancellato il suo nome dall’elenco dei padri fondatori. Fu lui a sostenere in volo Prini in quel tuffo che portò al gol che il 24 settembre del 1958 regalò alla Lazio la vittoria con la Fiorentina e la prima Coppa Italia. Fu lui a suggerire a Juan Carlos Lorenzo di segnalare alla Lazio Giorgio Chinaglia e fu sempre lui, da dietro la porta, a ingannare Trentini sussurrandogli che Chinaglia avrebbe tirato il rigore alla sua sinistra. In realtà, lui voleva dire alla sinistra di Chinaglia, Trentini pensò alla sua di sinistra e alla fine il pallone rotolò in rete. Fu lui a spingere alle spalle Giuliano Fiorini il 21 giugno del 1987 in quel finale di Lazio-Vicenza, così come fu lui con la sua presenza al San Paolo a sostenere Poli in quel volo per consentirgli di incornare il pallone della vittoria nello spareggio con il Campobasso. Non c’era contro il Taranto, bloccato insieme a migliaia di comuni mortali sulla Roma-Napoli (succede anche agli “highlander”…) e infatti la squadra perse di misura.
Voi non lo avete mai visto, ma in realtà lui c’era, c’è sempre stato nei momenti importanti. Quello che Sandro Petrucci chiamava lo “stellone”, ovvero quell’entità che proteggeva sempre dall’alto la Lazio salvandola ad un passo dal baratro. In realtà era lui, l’highlander. Noi pensavamo fossero le migliaia e migliaia di laziali volato in cielo a proteggerci, invece era Lui, Claudio Lotito.
Per qualche anno, il nostro “highlander” è volato in altri lidi, ma non è mai scomparso del tutto. La leggenda narra che fu visto una volta all’Olimpico in occasione di un derby di fine millennio, ma non era sicuramente lui (anche se gli somigliava come si possono assomigliare solo due gemelli monozigoti), perché quello sorrideva ed esultava dietro la Ferilli dopo un gol della Roma. Ma nel momento di difficoltà, spogliandosi dei panni dell’highlander il socio fondatore Lotito è tornato. E come aveva annunciato 104 anni prima, quel nome Lazio fu utile per ottenere l’appoggio della regione e del governatore dell’epoca, Francesco Storace. Fu lui a dare la benedizione all’operazione e i fondi a Lotito per portarla a termine, regalandogli l’immortalità sportiva: socio fondatore e salvatore. Ineguagliabile. Anche perché, pagando con i soldi della Lazio i conti dei debiti fatti in passato per pagare gli ingaggi dei giocatori che hanno consentito alla Lazio di Cragnotti di vincere tutto o quasi in Italia e in Europa, il nostro “highlander” si è potuto prendere i meriti di tutti quei trionfi: dallo scudetto alla Supercoppa d’Europa, passando per i successi in Coppa Italia e in Supercoppa italiana, ma anche per quello in Coppa delle Coppe.
Ha vinto tutto lui, dal 1958 a oggi. E visto che ha continuato a vincere anche quando si è spogliato dai panni dell’highlander e rinunciando all’immortalità pur di apparire in prima persona, ha deciso che lui resterà comunque per sempre alla Lazio, lasciando la società al figlio. Perché 114 anni sono tanti, ma solo per noi mortali. Per un “highlander”, sono poco più che un battito di ciglia…
Chiaramente non c’è nulla di vero… O forse sì? Magari un giorno, oltre a raccontarci di essere stato lui e non Vincenzo D’Amico a salvare la Lazio quel giorno contro il Varese, in uno dei prossimi 7562 comunicati Lotito ci racconterà di esser stato lui a fondare la Lazio e a darle quel nome. Tanto, dopo quello che abbiamo sentito e visto in questi fieci anni e dopo quello che abbiamo letto nelle ultime settimane, nulla ci può più stupire!
“Non si può certo pretendere che la storia sia un susseguirsi di fatti solo positivi, 114 anni di S.S. Lazio ci hanno insegnato che in passato il dolore e la sofferenza sono riusciti ad essere il collante per migliaia di tifosi, rievocando una riscossa che in alcuni casi ha oltrepassato il limite del possibile. Per questo, ricordare quel 5 luglio del 1987, oggi, è ancor più importante, poiché è nei momenti difficili che ognuno di noi riesce a tirar fuori il meglio di sé. Allora io avevo 30 anni, e mai avrei pensato un giorno di salire alla guida della S.S. Lazio, ma ricordo lo spareggio di Napoli contro il Campobasso con estrema limpidezza. Nella stagione del meno nove, probabilmente la più difficile di sempre, riuscimmo ad imporci con tenacia e convinzione. Anche, e soprattutto quello, fu un momento di gloria e libertà. Una giornata memorabile per i colori biancocelesti che anche io, come molti altri, seguii dagli spalti”. Così, il presidente della Lazio Claudio Lotito ricorda il gol di Fabio Poli che il 5 luglio del 1987 permise alla Lazio di restare in B nella stagione dei meno 9.
Francelino Matuzalem ha voglia di riscattarsi ma sopratutto ha voglia di dimostrare il suo valore. Svincolatosi dal Genoa il brasiliano vestirà una maglia dello stesso colore: quella bolognese. La squadra emiliana ha ufficializzato tramite un comunicato ufficiale “l’acquisto” del giocatore ex Lazio.
Niente Auronzo per Joseph Minala. Il centrocampista biancoceleste, rivelazione dell’ultimo campionato Primavera, non partirà in ritiro con la prima squadra tra meno di una settimana. Era dato per certo tra i convocati, poi il dietrofront. Escluso per motivi disciplinari. Come riporta Radiosei, a firma di Daniele Baldini, il ragazzo è stato raggiunto da questa notizia mentre si trova ancora in Camerun in vacanza. Galeotti alcuni comportamenti durante le ultime fasi delle Final Eght, evidentemente mal digeriti dalla società. Da qui l’esclusione da Auronzo, poi il possibile reintegro nel periodo post preparazione. Da qui si spiega anche la scelta di puntare per ora su un altro giovane di Inzaghi, Oikonomidis, che prenderebbe proprio il posto di Minala agli ordini estivi di Pioli. Il ragazzo vuole capire, a breve ci sarà il ritorno dalle vacanze e vuole andare a colloquio con il direttore sportivo dalla bacchetta pesante. Una comunicazione non gli basta e vuole vederci chiaro. A questo punto anche il rinnovo contrattuale appare in bilico. Tra un anno e mezzo il ragazzo andrà in scadenza, su di lui si ci sono già squadre estere interessate che però non sono mai state prese in considerazione dall’entourage. Minala vuole la Lazio, ma il colpo di scena di oggi potrebbe far saltare il banco. L’offerta a colori bianco e celeste soddisfa il camerunense, a patto che le aspettative siano rispettate. Altrimenti, dalle parti di Formello, si prevede un’estate particolarmente calda sul fronte giovani…
Davide Astori è ad un passo dalla Lazio. Secondo quanto rivelato daSkySport24, Lotito avrebbe trovato, grazie ad un contatto telefonico risalente alla serata di ieri sera, l’accordo con il Cagliari per il centrale italiano sulla base di circa 6 milioni di euro. Il prossimo passo è l’intesa con il giocatore (c’è una piccola distanza da limare), ma il nodo più grande è stato superato. Astori-Lazio: mai stati così vicini.
A furor di popolo e di stampa, Miroslav KLOSE parte dal primo minuto in questa partita. Gara generosa per l’attaccante biancoceleste, utile con le sue sponde e con il suo lavoro ‘sporco’. Il numero 11 chiede anche un rigore nel primo tempo per una trattenuta al limite della regolarità. Per il resto poche occasioni per mettersi in mostra in fase offensiva, sopperisce con il cuore e con la corsa a questa mancanza. SUFFICIENTE
Elegante in campo come fuori. Smoking nero, portamento regale, Keita Balde Diao fa tappa a Castiglioncello, dove questa sera – nell’ambito dell’evento organizzato da Tuttomercatoweb.com – verrà premiato come il miglior giovane dell’ultima Serie A.“Nella scorsa stagione ho imparato molte cose, sono maturato molto – dichiara l’ex Barcellona in Esclusiva ai microfoni de Lalaziosiamonoi.it –.Personalmente sono contento di quanto ho fatto, credo sia stata un’annata positiva, in campo ho dato sempre tutto, ho cercato di crescere e di imparare ogni giorno di più. Come squadra però abbiamo mancato l’obiettivo, adesso pensiamo alla prossima stagione più uniti e concentrati che mai“.
Ad Auronzo non ritroverà il suo mentore, Alberto Bollini, né tantomeno Edy Reja, due tecnici a cui il talento di Arbucias deve molto: “Sono due grandi allenatori con grandi capacità. Bollini lo conosco da più tempo, abbiamo vinto insieme lo scudetto Primavera. Mi vedevo ogni giorno con lui, parlavamo di tante cose, ci conosciamo molto bene. Reja mi portava in prima squadra sin da quando avevo 16 anni, sono due persone che mi hanno aiutato moltissimo, auguro il meglio a entrambi”.
Poi uno sguardo al mercato della Lazio, con Djordjevic, Basta e Parolo che hanno già indossato virtualmente la casacca biancoceleste: “Più giocatori buoni arrivano meglio è, anche per una sana rivalità e una migliore qualità nel gruppo. Se io mi giro e vedo un giocatore forte è meglio per tutti. Spero che i nuovi acquisti ci diano una mano a crescere, la Lazio è una società grande, dobbiamo lottare per portarla più un alto possibile. Obiettivo Europa? Sì”.
E’ la volta del nodo contratto, Keita dribbla come solo lui sa fare: “Sono cose che non mi riguardano, io parlo in campo“.
La chiosa è dedicata al compagno di squadra, Minala (che probabilmente non partirà per Auronzo di Cadore causa motivi disciplinari) e alle sirene della Premier League sempre in agguato: “Joseph è un ragazzo giovane, deve imparare molto. Adesso che andrà con i grandi capirà che è tutta un’altra storia, lasciamogli tempo per crescere e migliorare come persona. Premier League? Adesso c’è solo la Lazio, penso alla Lazio”.
Goran Pandev si toglie un’altra soddisfazione nei confronti della Lazio e del suo presidente Claudio Lotito, battendoli, per l’ennesima volta, in un contenzioso svoltosi nelle aule di giustizia. Segnatamente trattasi, di giustizia ordinaria. E’ di poche ore fa, infatti, la notizia che ilTribunale di Milano, Sezione Lavoro, ha respinto, con decisione depositata questa mattina, il ricorso proposto dalla S.S. Lazio S.p.a. avverso il lodo del Collegio Arbitrale che, alla fine di dicembre 2009, dichiarò risolto il contratto con Goran Pandev. L’attaccante macedone, grazie a quella pronuncia, fu libero di passare immediatamente all’Inter, senza che il Club di Moratti corrispondesse alcunché alla Lazio, segnando un gol al Milan al debutto, nel derby dell’Epifania 2010, per poi vincere il triplete con i nerazzurri, guidati da Mourino in panchina. A seguito del rinvio, operato dalla Cassazione nel 2013, il Tribunale di Milano era stato sollecitato a pronunciarsi nuovamente sulla validità della decisione arbitrale. Decisione che, nel 2009, accertò il mobbing posto in essere dalla società laziale in danno del giocatore, “colpevole”, secondo la società, di avere rifiutato il rinnovo del contratto in scadenza. A Pandev venne anche riconosciuto dal Collegio un risarcimento del danno di oltre 160.000 Euro. Il Tribunale milanese, Giudice Dott.ssa Laura Bertoli, con la sentenza odierna, confermando la piena validità del lodo impugnato dal Presidente Lotito, ha condannato la Lazio a pagare a Pandev ulteriori 10.000,00 Euro, oltre accessori di legge, quale rimborso delle spese legali.
Ritmi serrati, la calura estiva non ferma la pioggia di comunicati diClaudio Lotito. Il presidente torna a rivolgersi ai tifosi, soprattutto a chi ha deciso di proseguire nella contestazione. Si autocita, il patron, si ricollega alla promessa lanciata qualche settimana fa: “Quando ho detto che il 2015 sarebbe stato l’anno della svolta, ho immaginato una grande Lazio, in grado di giocare su più fronti e costruita partendo da un progetto comune,che non includesse esclusivamente l’impegno della società nella formazione di una rosa ampia e competitiva, come stiamo facendo, ma anche il pieno coinvolgimento dei tifosi in una stagione che per tutti dovrà essere di rilancio“.
Nella nota odierna, Lotito punta ancora una volta il dito sulla scelta – da parte di tanti tifosi – di disertare l’Olimpico: “E’ impensabile abbandonare i propri colori con l’obiettivo di montare proteste, che finirebbero per condizionare solo le prestazioni dei singoli calciatori. Questo è il momento di restare uniti – conclude il numerouno biancoceleste – e accompagnare la squadra in un nuovo ciclo di vittorie“.
Immancabile, non ne può più fare a meno. Ecco il nuovo comunicato del presidente Claudio Lotito: “La fase dell’espansione è iniziata: come promesso nel mio primo giorno da presidente, infatti, dopo essere riusciti a portare in equilibrio economico finanziario la societa’, oggi la Lazio puo’ solo crescere.’‘. Il patron biancoceleste è sicuro, la strada tracciata porta verso il successo:“Nell’ambito di una gestione rigorosa, infatti, oggi la Società sportiva Lazio poggia su basi solidissime e anche se il percorso di risanamento deve ancora essere del tutto completato, possiamo proiettarci verso nuovi obiettivi con l’ambizione di voler arrivare sempre più in alto, insieme ai nostri tifosi. E tutto cio’ e’ dimostrato anche dalla volonta’ di parecchi campioni di volere approdare alla Lazio.”
Auronzo di Cadore si avvicina. Per il settimo anno consecutivo le Tre Cime di Lavaredo si coloreranno di biancoceleste. La nuova Lazio di Stefano Pioli prenderà forma durante il ritiro in Veneto in cui il neo mister dei capitolini analizzerà e scoprirà i componenti della rosa.Sarà folta la truppa che partirà da Formello e comprenderà anche i neo acquisti Basta e Djordjevic, mentre Parolo raggiungerà il gruppo qualche giorno più tardi.Saranno settimane intense, è arrivato il momento di serrare i ranghi in una rosa in cui si alterneranno molti volti nuovi e tanti giovani in rampa di lancio. Nutrito sarà il numero di giocatori della Primavera che si aggregheranno alla prima squadra per cercare di convincere l’allenatore e conquistarsi un posto in rosa. Dodici mesi fa, ad esempio, Keita aveva incantato tutti iniziando la scalata che lo ha portato a conquistare una maglia da titolare. Chi invece rischia di non volare ad Auronzo di Cadore è Mamadou Tounkara. L’atttaccante della Primavera, secondo indiscrezioni raccolte in esclusiva dalla nostra redazione, potrebbe essere escluso dal gruppo che raggiungerà il Veneto. Una storia particolare quella dell’ex Barcellona. Solo un anno fa Vladimir Petkovic aveva preteso di aggregarlo al gruppo della prima squadra, mentre oggi la situazione è opposta. La punta aveva iniziato alla grande la stagione raggiungendo presto la doppia cifra e trascinando la Primavera in campionato e in Coppa Italia. Un brutto infortunio (distorsione al collaterale del ginocchio destro, ndr) lo ha costretto ai box per oltre due mesi facendogli saltare anche il torneo di Viareggio. Il finale di stagione non è stato spumeggiante come la prima parte, ma sono comunque arrivati l’esordio in Serie A (nell’ultima giornata contro il Bologna, ndr) e la prima rete nell’amichevole contro il Levski Sofia. Sembrava essere il preludio allo sbarco definitivo in prima squadra, ma probabilmente non sarà così. A fare da spartiacque è il contratto di Tounkara. L’accordo del giovane centravanti scadrà nel giugno del 2015, la fumata bianca per il prolungamento sembra sempre più lontana e il rischio di perderlo a parametro zero aumenta ogni giorno di più. I rapporti con l’entourage del giocatore si sono raffreddati con il trascorrere del tempo e le parti sono ancora distanti dal trovare un’intesa. Mamadou è legato ai colori biancocelesti e a Roma sta benissimo, ma vuole valutare con calma il suo futuro senza fare scelte affrettate. Tanto più che le sue prestazioni e caratteristiche tecniche hanno attirato le attenzioni di molte big italiane ed estere (soprattutto della Premier League, ndr) pronte ad accogliere a braccia aperte il calciatore. Se ne riparlerà nei prossimi mesi ma, qualora non si arrivasse al rinnovo, già da gennaio il numero quarantacinque sarà libero di firmare un preaccordo con un’altra società, esattamente come accaduto con Djordjevic. Sarebbe un finale inaspettato e doloroso, ma nel calcio mai dire mai. Un anno fa era successo lo stesso a Cavanda che a sorpresa scelse di prolungare il suo contratto. I tifosi laziali, che sui social network dimostrano costantemente il loro affetto a Tounkara, sperano che il futuro di Mamadou sia ancora a tinte biancocelesti
Ancora tante stranezze sul bilancio della Lazio. Stavolta il discorso è relativo ai tesserati: né in quello di dicembre né in quello di marzo compare il portoghese Pereirinha, che pure ha giocato (seppure poco) quest’anno fra le fila biancocelesti. Un fantasma messo sul mercato ormai da mesi. Non solo. Da ieri, con la visualizzazione del contratto di Djordjevic sul sito della Lega Serie A, registrato al 20 gennaio 2014, sorge spontanea una domanda: perché non c’è traccia nell’ultima semestrale dell’acquisto dell’attaccante serbo, fra i “fatti avvenuti dopo il 31 dicembre”, ma soprattutto nella trimestrale di marzo? A proposito della “lista trasferimenti” della Lega Serie A: oggi dal sito ufficiale scopriamo che Dusan Basta è stato comprato dall’Udinese “a titolo temporaneo”. Quindi i 5,5 milioni non sono stati versati ancora all’Udinese. Non c’è nessun errore: Lotito ha preso il serbo in prestito con obbligo di riscatto il prossimo anno. Ormai l’unico modo per ovviare all’abolizione dell’istituto della comproprietà.
Comunicati, interviste, note e chi più ne ha più ne metta. Negli ultimi tempi non è affatto una rarità imbattersi nelle parole di Claudio Lotito. Questa volta il patron capitolino ha aperto le porte di Villa San Sebastiano, per ospitare Salvatore Merlo de Il Foglio quotidiano. Una conversazione fiume che tocca i temi più disparati: ve la riproponiamo di seguito.
TRATTO DA IL FOGLIO QUOTIDIANO
Dice a un certo punto: “Con me pensavano d’aver preso la vacca per le zinne, e invece hanno preso le palle di un toro”. Non è facile interrogarlo perché è astuto, non è facile raccontarlo perché bisogna tradurre il suo linguaggio (“faccio cento cose insieme, è che so’ sinestetico”), un vitalissimo miscuglio di romanesco e di lingue morte (“est modus in sciaradis”), di affarismo e di furbizia (“in Italia tutti vogliono mungere i presidenti delle squadre di calcio, ma io vi dico che i patròn non sono più cogliòn”), di sbruffonaggine e generosità (“se avessi io i soldi che c’ha la Juve ti assicuro che vincerei tutto”). Obelischi, statue romane, marmo ovunque, mobili neri dalle gambe ricurve, oppure laccati tipo Settecento veneziano e sempre con gambe arcuate e riccioline, oppure a testa di leone. Alla parete ecco una ninfa discinta e secentesca che versa procace del vino da una brocca poco sopra a un tavolino tutto d’oro, che però ha una gamba divelta come pure lo scalcinato divano di pelle a ramages assortiti ha un tremendo buco al centro. Mentre ancora osservo questo salottino di Villa San Sebastiano, sull’Appia Antica, forse uno dei luoghi più belli di Roma, tre ettari di giardino che tuttavia deve aver visto tempi migliori – e lo esamino per oltre due ore in attesa del padrone di casa – Claudio Lotito, presidente della Lazio, sbuca fuori dal nulla.“Non male eh? Qui ci abitava il fotografo del duce, poi ci sono stati i D’Amico, gli armatori. Adesso è il mio quartier generale. Mettiamoci in sala riunioni”. E a questo punto sparisce per un’altra ora, mentre vengo introdotto in un salone buio buio, foderato in mogano, due affreschi appesi alle pareti e staccati chissà da dove (“epoca Pio V”), con l’enorme libreria anticata, il marmoreo camino, e un tavolone rettangolare di almeno sette metri di lunghezza che neanche a casa dei Buddenbrook, tono su tono, nero su nero. Ed è qui che, volitivo e diffidente, chiassoso e instabile, con alle spalle l’opera omnia del Reader’s Digest, Lotito finalmente mi spiega a modo suo la crisi del calcio italiano: “Non escono più buoni giocatori perché è più facile andare a comprare un prodotto finito all’estero anziché coltivare il seme, innaffiare e raddrizzare la piantina. E poi non escono più talenti perché gli italiani so’ viziati. Pieni di sovrastrutture, qua nessuno vuole più faticare. Pretendono”.
La voce di Lotito esce a gruppi sillabici che hanno cesure proprie, come mangiate e morsicate per assaggi famelici. E’ in giacca e cravatta, i polsini della camicia serrati da un paio di gemelli d’argento, panciuti ricordano due aeroplani da traversata intercontinentale. Gli chiedo: perché non eleggete Demetrio Albertini alla guida della Federcalcio? E’ una persona perbene, ha un bel volto pulito. Risposta: “Mo’ ti spiego perché no. Te l’hai letto Kant?”. A scuola. “Kant dice che ce stanno il noumeno e il fenomeno. Il fenomeno è ciò che appare, il noumeno è invece la realtà. Ecco, Albertini è kantianamente un fenomeno. Il calcio adesso ha bisogno di gente che sappia fare, che abbia esperienza manageriale. Ma te pare normale che in ritiro, in Brasile, quelli della Nazionale si sono portati le mogli?”. C’è chi propone Walter Veltroni alla Federcalcio. “Non so com’è venuto fuori. L’ho letto sui giornali”. Lo propone Renzi, forse. “Ah, sì?… Veltroni è quello che ha fatto approvare la legge Melandri. La legge che ha distrutto il calcio italiano. Lassamo sta’, che è meglio. Il calcio va completamente ristrutturato. Bisogna che la Lega di A, i rappresentanti delle squadre, quelli che davvero il calcio lo fanno, contino di più. Adesso c’è un governo pletorico nel calcio, assurdo. Mo’ ce vuole ’na scossa”. Là fuori c’è Renzi, che dà l’impressione di volerla dare una scossa, a tutta l’Italia. “Renzi chi? Quello che ha fatto la legge Nardella sugli stadi? Un pasticcio. Non s’è costruito manco uno stadio grazie a quella legge”. Avvertimenti, accenni dialettali, sentimenti ingigantiti, a volte il viso di Lotito si contrae, gli occhi si fanno sospettosi.
[Improvvisamente gli squilla il cellulare. “Pronto… ah… sì… mi passi il ministro”. Lotito si alza ed esce dalla stanza. Rientra dopo venti minuti]
… “Gli italiani, ti dicevo, sono viziati. Tu, per esempio, fammi vedere che maglietta c’hai addosso. Famme vedè. E’ una Ralph Lauren. Ecco vedi. E c’hai pure il Rolex. Però te non sei ricco. I tedeschi nun so’ così, se vestono male. Nun gli importa de annà in giro con la Ralph Lauren. E infatti lavorano, producono, vincono”…
[Squilla ancora il telefono. Stavolta dev’essere un collaboratore. La conversazione è agitata. Lotito stringe il cellulare come Orlando il suo corno a Roncisvalle. La saliva che copre come rugiada l’apparecchio. “T’ho detto di no. No. No. Nooooo. Quelli prendono anche di meno… Col cazzo che gli do tutti sti soldi. Non vale niente”. Riattacca]
… “Che te stavo a di’? Ah sì. Vedi, quello del calcio è un mondo impazzito. Non se sanno regolà. Gente che non vale nulla e che prende un sacco di soldi”. E Lotito ce l’ha soprattutto con i procuratori, gli agenti dei calciatori. “So’ bestie assatanate”, mi dice. “Nel calcio la gente pensa di aver trovato sempre qualche fesso da mungere. E spesso i fessi sono i presidenti delle squadre di calcio. Ma io non sono fesso. Non mi faccio mungere”. E dunque ecco le famose palle: “Adesso ti faccio un paragone silvano-agreste”, dice. “Con me pensavano d’aver preso la vacca per le zinne, e invece hanno preso un toro per le palle”. La metafora non sarà elegante, ma rende.“I procuratori sono una malattia del sistema. Una volta stavamo facendo una trattativa per un giocatore. Eravamo nel mio studio. C’erano gli avvocati, c’era il mio direttore sportivo, c’erano il calciatore e il suo procuratore. A un certo punto il procuratore mi dice chiaro e tondo che l’affare si chiude soltanto se io do a lui sette milioni di euro. Sette milioni. Praticamente una tangente. Allora io gli dico: ‘ma che, ti pigli più del ragazzo’? Così guardo il giocatore negli occhi e gli dico: ‘E a te te pare normale, non dici niente?’. Non diceva niente, stava muto. E infatti il suo procuratore, urlando: ‘Certo che sta zitto. Lui non pensa. E’ mio’. Ecco i procuratori sono come i negrieri, sono degli estorsori autorizzati”. Alcuni procuratori, i più importanti, sono figli di gente molto potente nel mondo del calcio: Moggi, Lippi… “Ci vuole più trasparenza nel calcio. Ed è anche per questo che io sono per la prova tv”. Anche gli arbitri contano troppo? Silenzio ironico.
Riprende Lotito: “E lo stesso discorso si può fare per la politica. Dove però ci sono pure i ladri. Io a questo proposito ho idee radicali. Se l’amministratore del tuo condominio ruba che fai? Lo cacci. Con i politici dev’essere la stessa cosa”. Obiezione: Ma lei è considerato da sempre molto vicino alla politica regionale, con le sue ditte di pulizia e di vigilanza privata. In particolare a Francesco Storace, a Renata Polverini. E qui, a Roma, c’è stato il famoso Batman. Non proprio il massimo. Lotito s’irrigidisce. “Io ho avuto solo rapporti con le istituzioni. Ma sa che le dico? Le regioni io le abolirei e mi terrei le province. Sto paese va smontato tutto. Ma ci vuole una visione pragmatica. Imprenditoriale”. E’ quello che diceva anche Berlusconi vent’anni fa. Non precisamente una novità. “A Berlusconi l’ha fregato l’apparato. Nei gangli dello stato ce devi mettere la gente tua. De fiducia. Come fa Renzi che ci mette tutti i fiorentini, come il capo dei vigili urbani di Firenze che adesso è all’ufficio legislativo di Palazzo Chigi”.Lei ce l’ha con Gianni Letta. Lotito sorride. “Questo cancellalo tutto”.Ma è vero che lei vuole entare in politica? E lui, con la gestualità da mollusco permaloso, ma con gli occhi rapidi: “Non è questo il punto. Io sono animato da spirito civico. Vorrei solo lavorare per la polis”. Poi uno scoppiettio improvvisamente spavaldo: “Datemi una leva e vi solleverò il mondo”. Nel 2005 dicevano che sarebbe entrato in politica, e anche alle regionali del 2013 lei era sul punto di candidarsi con il Pdl. “Io nun me volevo candidà. Forse qualcuno voleva candidare me…”.
[Driiin, driiin, driiiin. Mentre lo osservo rispondere ancora una volta al telefono comincio a pensare che la mobilità sia la qualità predominante di quest’uomo trafelato. “Ammazza. Urbà, sei tu?”. E’ Urbano Cairo, il presidente del Torino, l’editore di La7. “Me so’ scordato de chiamarti, scusa, stavo ar telefono con una personalità istituzionale. Sì, sì, c’era pure Galliani e parlavamo… sì, sì… uhm… m’hanno fatto fa na fidejussione… sì… il modo, Urbano, nun te mette a ride, non era… non era… non era ‘urbano’… certo c’hai ragione te. Sai come si dice? Similia similibus. Ricordatelo sempre. Siamo in un piccolo condominio, nun te possono piacere tutti. Sai che è? E’ che nun se sa se la gente è ‘psichiatrica o chimica’. Hai visto che giochetto voleva fare Andrea (Agnelli, ndr)?”]
Interrotti da innumerevoli telefonate, la conversazione prosegue con la lievità di uno zoppo che corre. Ma lei quante cose riesce a fare contemporaneamente? “So’ sinestetico”, mi risponde Lotito. Poi mi guarda. “Tu lo sai cos’è la sinestesia?”. Una figura retorica. Come l’inizio della ‘Recherche’ di Proust, dico, sparandola. E un velo di perplessità cala sul volto del presidente della Lazio. Poi il pensiero si aggrega in un’articolazione coerente di parole: “Sì, ma il primo è stato D’Annunzio con la Pioggia nel Pineto”, dice. “‘Piove sui volti silvani’. Questa è la sinestesia. Ecco. Io uso anche quattro telefoni contemporaneamente, uso tutti i sensi. Una volta a un giornalista sportivo gli ho detto che riesco a usare tutti i miei telefoni tutti insieme perché sono sinestetico, e lui è svenuto. Non ha capito un cazzo. Nel calcio non so’ abituati a questo linguaggio. Una volta li ho tramortiti tutti perché ho detto ‘icastico’. La differenza tra nozionismo e cultura è questa. Io sono una spugna. Assorbo”. E mentre ascolto Lotito penso che il suo è lo stesso linguaggio che ha fatto la fortuna di Nino Frassica, uno che andrebbe preso drammaticamente sul serio.
Domando: lei ha fatto il classico? “Certo. E me ricordo tutto. Purtroppo se hai studiato è così”. E qui comincia una specie di mitragliata: “‘Historia magistra vitae’. E poi Vico, ‘corsi e ricorsi storici’. Queste cose le studi a scuola, poi cresci, e lo vedi nei fatti che la vita è davvero così. Noi dovremmo sempre imparare dalla storia”. Ed ecco una massima: “Io sono per un calcio didascalico e moralizzatore”. E ancora: “Il calcio, la vita, ma pure la politica, devono essere ispirate dalla poetica di Manzoni”. Mi chiede: “Te lo sai che diceva Manzoni?”. Mi dica. “Diceva che la poesia deve avere il vero per soggetto, l’utile per iscopo e l’interessante per mezzo. E il politico deve seguire Manzoni”. Allora è vero che vuole entrare in politica. “Io sono per l’impegno civico e civile. Ma ti stavo spiegando le qualità del politico”. Prego. “C’è un altro elemento importante, oltre Manzoni”. E quale? “Pascoli”. Ah. “Pascoli dice che c’abbiamo un fanciullino dentro di noi. Vuol dire che se c’hai delle sovrastrutture la gente diffida di te. Bisogna essere semplici”.
Per esempio Matteo Renzi è semplice. “Renzi c’ha ste qualità. E’ un comunicatore. Ma non so se c’è dell’altro oltre all’apparenza. L’Italia è un paese oppresso dal concetto verghiano della rassegnazione”.
Niente di meno. “Questa è la società dei Malavoglia. E’ questo il nostro guaio”.
Lei era molto bravo a scuola?“Eccerto. Vinsi pure una borsa di studio. I cento migliori allievi d’Italia. La Gazzetta dello Sport non ci credeva. Andarono a recuperare una mia pagella. Nun ce credevano proprio. A me il liceo classico m’ha insegnato tutto. I problemi della Repubblica di Platone sono gli stessi della Lazio o della politica italiana”.
E qui Lotito prende la Montblanc e comincia a scrivere un elenco su un foglio. “Stai attento”, dice. “La Pubblica amministrazione in Italia si divide in Efficienti, Ignavi, e Sfruttatori di posizione. Come lo risolvi? Lo risolvi con la mobilità”.
Il collegamento logico con Platone mi sfugge, ma dev’essere colpa mia. D’altra parte Lotito si sposta da un argomento all’altro con la velocità del suono. Allora gli dico: la politica la interessa molto.“Ma no, io so’ affezionato alla polis come ti ho già detto. Anche la Lazio io l’ho presa per spirito di servizio”.
E qui mi racconta di come ha salvato la squadra dopo il crac di Sergio Cragnotti e della Cirio: “Ho fatto un’operazione geniale col fisco, dilazionando il debito. Ho rimesso il bilancio in equilibrio. Ho preso la Lazio con lo stesso spirito di chi si butta da un ponte con la corda elastica”.
E mentre lo dice sembra provare una candida ammirazione per la propria audacia.“Io pago sei milioni di euro l’anno allo stato di tasse arretrate, che è praticamente il bilancio di una squadra di serie B. E la Lazio adesso è una delle pochissime squadre che producono reddito. Ho scorporato la parte commerciale della società e ho rivalutato il marchio. Poi mi hanno copiato tutti, ho fatto scuola. Una sera, anni fa, ero a cena con De Meo, l’amministratore delegato dell’Alfa Romeo, e gli ho spiegato come si fa. Poi lo ha fatto pure lui. Io questa squadra l’ho salvata e l’ho rilanciata. E l’ho fatto per il bene pubblico”.
E insomma Lotito si descrive come un pittoresco ciclone benefico. Ma deve pur guadagnare, gli dico. “Guardi, la nostra società italiana è una società di prenditori non di imprenditori. L’imprenditore illuminato non deve portare via i guadagni”. Un po’ se li tiene e un po’ li investe. “L’imprenditore illuminato è uno che fa opere di bene. Un’azienda che si occupa di finanza non dà posti di lavoro, non costruisce, non crea ricchezza”.
Per lei Cragnotti era un prenditore?“Non mi faccia dire…”.
Ma la cosa migliore che Lotito ha fatto alla Lazio, che è anche la ragione per la quale gira con la scorta, non me la racconta. Chissà perché. Lotito ha smantellato i sussidi agli ultras, ha rotto i legami con le curve violente del tifo organizzato, ha ritirato le centinaia di abbonamenti gratuiti che venivano regalati alla teppa e ha pure stracciato gli accordi commerciali (e un po’ corruttivi) che affidavano agli ambienti della tifoseria organizzata la commercializzazione dei gadget della Lazio, ha anche denunciato infiltrazioni camorristiche. E’ per questo che gira con un’auto di scorta della polizia. E il suo autista, un gigante buono che lavora con lui da sedici anni e che lo ama come un fratello, mi spiega: “Tu lo vedi così, spavaldo. E puoi farti anche un’impressione sbagliata. Ma il presidente è un uomo generoso che subisce da anni un’aggressione vile. Lui si difende. Se la Lazio fosse Alitalia adesso Lotito sarebbe un eroe nazionale. Abbiamo vinto la coppa Italia, abbiamo battuto la Roma. Mica una partita qualsiasi. Eppure mentre si festeggiava la vittoria, allo stadio, ci hanno buttato le monetine addosso”.
E forse adesso capisco perché Claudio Lotito alterna toni aspri e stridenti, piccoli moti di stizza e diffidenza ad altri improvvisamente bonari e spiritosi. A un certo punto gli chiedo se è vero che suo padre era un poliziotto, come ho letto sui giornali. E la conversazione, per reticenza, si fa a tratti surreale. “Non era poliziotto”.
E che lavoro faceva suo padre?“Io vengo da una famiglia di carabinieri”.
Dunque suo padre era carabiniere. “No, mio zio era carabiniere”.
Capisco. E suo padre che lavoro faceva?“Svolgeva certe funzioni…”.A questo punto cerco un tono mielato, direi framboisé, per indurlo alla massima naturalezza. Dunque gli dico: “Lei è un self made man. Non è nato ricco. La sua è una storia di successo.
Come ha cominciato? E Lotito per un attimo sembra disponibile. “Ho iniziato da ragazzino, il mio primo lavoro è stato il suo. Facevo il giornalista”, mi spiega, e tira fuori anche un tesserino professionale.“Ero collaboratore del Tempo, facevo il corrispondente”.
Da dove? “Da un paese della provincia di Roma”.
Ah, interessante. Ma quale paese? “Non importa”.
[Entra la segretaria con un faldone di documenti. “Questo lo ha lasciato Assunta, questo invece è il contratto per Armando, questo è…”. E lui: “Porca putt…, e che è sta roba?”]
… “Quando ho iniziato a lavorare io c’era meno cattiveria in giro. La gente c’aveva meno sovrastrutture”.
Dunque il suo primo lavoro era con Gianni Letta direttore del Tempo. “No il direttore era Angiolillo. Ma quello non era un lavoro vero. Le attività imprenditoriali le ho cominciate dopo”.
E come ha iniziato? “Frequantavo certi ambienti…”, di nuovo. “Ma stai attento a quello che ti dico. E’ importante. Un tempo si cresceva meglio, con un processo di maturazione intellettiva e interiore”.
Okay. Ma lei dov’è cresciuto? “Nel Lazio”.
Dunque è cresciuto a Roma? “Sulla via dei laghi”.
Ma dove precisamente? “Ti ho detto sulla via dei laghi”.
A Bracciano? “No”.
A Bolsena? “No”. Albano? Grottaferrata? (solo a tarda sera, dopo molte ore, finalmente Lotito scioglie il mistero: “Sono originario di Marino”).
[Rientra la segretaria. Ha un altro pacco di fogli. Sono i disegni, gli schizzi per il nuovo pullman della Lazio. Bisogna scegliere il colore. “Me sembrano tutti uguali”]
Riprendo il filo: lei diceva che negli anni Settanta, quando ha cominciato, la gente era meno cattiva. Ed era più facile fare gli affari. Ma forse semplicemente c’erano più soldi. “Sì, poi s’è tutto sfasciato. E’ arrivata Mani pulite”. E lei fu inquisito. “E assolto. Il mio motto è male non fare paura non avere”.
Che si ricorda di Tangentopoli? “Che bastava un avviso di garanzia ed era come una condanna. Ma c’era corruzione. E non è diminuita”.
Lei vota a destra?“Io guardo la qualità delle persone”.
Quindi ha votato anche a sinistra? “Non ho detto questo. Mo’ te lo chiedo a te: tu sei di destra o di sinistra?”.
Domanda complicata. Le posso dire che ho votato i Radicali. E lei chi vota? “Io sono per una forma di socialismo liberale”.
Carlo Rosselli, socialismo liberale, Partito d’Azione? “Diciamo tra i Liberali e il Psdi. Come aspetto ideologico”. Ma tutti dicono che Lotito, almeno fino a ieri, era berlusconiano.
[Squilla ancora il telefono. Risponde. E mentre parla di calcio e di diritti televisivi, allo stesso tempo continua a rivolgersi anche a me. Così il suo discorso diventa un mosaico sgangherato: “A noi c’ha fottuto l’euro. E’ raddoppiato tutto, il debito e il deficit… sì, digli che va bene, poi lo paghiamo… E infatti col cazzo che gli inglesi mollano la sterlina… con i diritti televisivi abbiamo chiuso alla grande… Romano Prodi ci ha messo in ‘sto guaio dell’euro… anche Andrea alla fine era d’accordo pure lui e la Juve… quando c’era la Guerra fredda si stava meglio. Si stava alla grande… Pronto? Pronto? Mi senti?… eravamo un po’ est e un po’ ovest. Mancavano i soldi? Inflazione! Si stampava moneta. Una meraviglia…”]
Intanto si è fatta quasi mezzanotte quando mi invita a vedere il centro sportivo della Lazio, a Formello, ventotto ettari di prato all’inglese. Una specie di gioiellino tirato a lucido, dove lui ha fatto costruire una televisione e una radio per i tifosi. “Quando arrivai nella Lega calcio, da Cenerentolo, c’era Diego Della Valle che mi zittiva: ‘Tu stai zitto e paga le tasse’, mi diceva. Ora invece mi stanno a sentire tutti. Sono diventato autorevole”.
E Lotito lascia intuire che preferisce Adriano Galliani ad Andrea Agnelli. “Lo stimo Agnelli, anche se ci confrontiamo in maniera serrata. Ma alla Federcalcio ho portato un principio: i voti si contano, non si pesano”.E’ davvero tardi, il sole è tramontato da un pezzo sulla via Appia, e lui, Lotito, è l’unico a non avere l’aria disfatta dal sonno (“dormo tre ore e mezza a notte”).
Prima di salutarci mi sorride: “Lei è di Libero, eh? Antonio Angelucci è un mio grande amico”.
Veramente lavoro al Foglio. “Ah. E chi è il proprietario del Foglio?”.
Paolo Berlusconi ha una quota di maggioranza. “Anche Paolo Berlusconi è un mio grande amico”.
L’infortunio ad Edy Onazi, vittima dell’intervento ai limiti del regolamento del francese Matuidi, sembrerebbe essere meno grave del previsto. Escluse fratture, come ipotizzato in un primo momento dalla stampa nigeriana, ma solo una forte contusione che terrà lontano dai campi di gioco il mediano africano per circa un mese. Un danno per la Lazio che, come riportato stamattina da Goal.com, sarebbe intenzionata a chiedere il risarcimento dei danni alla FIFA, come previsto dal regolamento, che rapportato allo stipendio di Onazi, non dovrebbe comunque superare i 15mila euro. Per saperne di più la redazione de Lalaziosiamonoi.it ha contattato l’avvocato Gian Michele Gentile che, ai nostri microfoni, ha smentito questa opzione. “Non ne so nulla, non ho avuto nessun incarico dal presidente. È una cosa di cui non abbiamo mai parlato”.Nessun risarcimento quindi, la Lazio non è intenzionata a rivolgersi al massimo organo calcistico mondiale per chiedere i danni. I biancocelesti aspettano il proprio mediano senza fretta, scongiurata la grande paura è già tempo di pensare al recupero.
Un comunicato al giorno, toglie il medico da torno. Il patron Lotito continua su questa filosofia. In mattinata, arriva un’altra nota, che recita: “Nel 2004 sono salito alla guida della S.S.Lazio con l’intenzione di riscrivere la storia di una società abbandonata al rischio crac. Insieme allo staff e ai collaboratori tecnici abbiamo dato il via ad un progetto ambizioso e lungimirante, che negli anni ci ha portato ad alzare diversi trofei e raggiungere traguardi importanti, anche e soprattutto nel settore giovanile, e a proiettare la società – con la realizzazione dell’Academy, prima iniziativa in Italia – in un futuro ricco sicuramente di soddisfazioni e di certezze di qualità tecnico-agonistica. Ma se qualcuno oggi mi chiedesse di guardarmi indietro e di scegliere il mio più bel giorno da presidente, gli risponderei il 26 maggio: la Coppa Italia contro l’eterno “avversario”, un unicum nella storia del calcio italiano, una notte indimenticabile, infinitamente lunga e gloriosa. Ne sogno un’altra di pari intensità”.
La contestazione scuote Auronzo di Cadore: forse non basterà Parolo, e Lotito non potrà nemmeno aggrapparsi alle Tre Cime di Lavaredo per risollevarsi il morale. Gli exit poll, a meno di 10 giorni dallo sbarco della Lazio, preannunciano una frana pesante del “consenso” in montagna: su 28 alberghi, contattati dalla redazione di Cittaceleste.it, soltanto due non hanno “disponibilità per 10 persone” dal 10 al 26 luglio. Dopo quella data invece il picco delle prenotazioni: addirittura “tutto esaurito” e tanti turisti in vacanza sulle Dolomiti dal 22 luglio in poi. E’ gelo fra gli albergatori in vista del ritiro della Lazio: “Non era mai successo in sette anni di avere così poca affluenza a luglio”, ci rivela uno dei proprietari degli hotel più ricercati dai tifosi nelle passate stagioni. Qualcuno si lancia in “disperati” sconti: “Mezza pensione, 25 euro al giorno”. Volano triple, quadruple, matrimoniali, c’è chi ha persino 8 singole da offrire. E si tratta sempre di “piccole” baite di legno.
PAURA E DANNO ECONOMICO – E’ uno specchio dell’Olimpico il lago di Misurina, riflette il deserto. Non temevano il malcontento, le autorità di Auronzo: “Anche quest’anno il ritiro della Lazio sarà il momento topico del nostro turismo. Ci aspettiamo il solito grande clima”, assicurava il vicesindaco Vecellio in conferenza stampa a Formello. I dati dei nostri sondaggi smentiscono le previsioni. Non solo. Fra gli stessi albergatori c’è pure qualche altro timore: “Siete i ragazzi della Curva?”, ci chiede qualcuno, prima d’elargire stanze e appartamenti. C’è lo spauracchio di disordini, ma è più forte ancora la paura del danno economico. Perché è il settore più caldo della tifoseria (la Nord) che ha sempre rimpolpato le casse del Comune, seguendo i propri beniamini nel pellegrinaggio estivo. Solo dalla nostra inchiesta ci sono più di 500 posti liberi ad Auronzo. Tanti altri occupati da famiglie o semplici coppie in vacanza. Numeri significativi.
“Renzi non è certo il solo ad avere dei ‘gufi’ che remano contro il processo di riforme. Chiunque metta in atto un processo di cambiamento con un progetto vincente ha le sue grane, l’importante è tenere la barra dritta e proseguire lungo il percorso stabilito senza alcun ripensamento. Il nostro obiettivo è costruire una squadra competitiva capace di riprendersi il posto che merita in Europa. Oggi stiamo facendo tutto il possibile per riuscirci. L’acquisto di Parolo infatti apporterà ulteriore qualità alla rosa. Ma abbiamo ancora diversi colpi in canna da assestare. Il quinto se contiamo il riscatto di Candreva. Ci aspetta una stagione esilarante: se avremo al fianco il supporto dei tifosi, torneremo presto tra le grandi”. Lo dichiara il presidente della Lazio Claudio Lotito.
C’è grande preoccupazione per le condizioni di Eddy Onazi. Il numero 23 capitolino – dopo dieci minuti del secondo tempo – è stato costretto ad uscire dal campo per un bruttissimo fallo di Matuidi, punito solamente con il cartellino giallo dal signor Geiger. Il centrocampista della Lazio aveva rischiato di abbandonare il match anche nella prima frazione per una botta rimediata al ginocchio. Un vero peccato. Sì, perché prima di essere trasportato via in barella, la prova del 21enne di Jos era stata davvero positiva. Personalità, grinta e qualità, sarà un caso che i due gol siano arrivati proprio dopo la sua sostituzione forzata? No, non doveva finire così il suo Mondiale.
Poco fa è stato chiuso il contratto con Parolo che verrà depositato formalmente dopo le visite mediche. Dopo il riscatto di Candreva e l’acquisto di Basta e l’acquisizione di Filip Djordjevic, ecco che un altro tassello del mosaico si compone. Io mantengo le promesse. Da più di una settimana lo andiamo dicendo e mi sembra chiaro che non si tratta della politica degli annunci, ma dei fatti concreti. E come molti anni fa, quando promisi di risanare la Lazio, e mantenni fede, oggi dico: saremo di nuovo forti. Siamo intenzionati a potenziare la squadra. La prossima tappa riguarderà la difesa. Mi auguro che commentatori e tifosi ne prendano atto con soddisfazione, abbandonando atteggiamenti di pregiudizio: la Lazio ha bisogno del supporto e dell’affetto dei suoi tifosi”. Così Claudio Lotitonell’ennesimocomunicato.