Incredibile retroscena di mercato. L’agente Fifa Canovi svela che Diego Costa, quando ancora non era esploso ai livelli attuali, fu proposto a molti club italiani ed europei. Tra questi club ci fu anche la Lazio. Canovi spiega l’accaduto a Retesport: “Fu proposto anche a Tare. L’esborso era irrisorio, solo 300.000 euro, ma il Ds della Lazio rifiutò. Motivo perchè non amava i calciatori spagnoli, dimenticando il fatto che Diego Costa è brasiliano poi naturalizzato spagnolo“. Se fosse vera questa storia, la Lazio ha perso un’occasione a dir poco clamorosa.
Partire dal passato per ridisegnare il futuro: il progetto Academy verrà presentato lunedì. Come spiega Stefano De Martino, sulle frequenze di Lazio Style Radio 100.7, sarà un inaugurazione “virtuale” in cuifinalmente si svelerà il nome scelto dal popolo biancoceleste per la struttura dedicata al settore giovanile, che si inizierà a costruire a luglio:“Per ora è Piola il nome meno quotato, ma tutto può cambiare fino a lunedì. Non vedo l’ora di sapere dove cadranno le preferenze della gente laziale. Ci godremo la giornata di lunedì con il lancio dell’Academy, un momento importante: la Lazio è la prima società che mette in atto un progetto come questo, ed è motivo di orgoglio. Il nostro futuro nascerà dalla storia di uno di questi nomi! Domani presenteremo il programma della giornata, si comincierà alle 16. Non sarà un pomeriggio a cancelli aperti perché sarebbe impossibile un evento del genere, sarà su invito. Ci sarà una rappresentazione di tutto il settore giovanile, dai più piccoli alla Primavera. E’ un inaugurazione “virtuale”, poggeremo la prima pietra del progetto per rappresentare l’inizio di un percorso. Il percorso dell’Academy, che quindi già da lunedì avrà una fisionomia ancora più chiara, partendo dal conoscere il personaggio a cui sarà intitolata”.
Il responsabile della comunicazione biancoceleste ha continuato parlando della Primavera, poche ore dopo i sorteggi delle final eight:“Non vedo l’ora che ci sia il derby Primavera! La Primavera è importante, stiamo facendo benissimo. Siamo contenti di quello che stanno facendo tutti i nostri ragazzi del settore giovanile”.
La Lazio dei “grandi”, invece, stasera vola a Sofia, per disputare l’amichevole contro il Levski:“Dopo la partita di stasera avremmo modo di parlare di prima squadra, analizzando tutti gli aspetti di questa stagione”.
In una data storica come quella del 26 maggio, avrà luogo anche la prima edizione del Giuliano Fiorini Day, che con quel gol al Vicenza regalò alla Lazio la vittoria e l’accesso agli spareggi per la salvezza:“Io ero allo stadio-racconta De Martino- vivendo quegli 82 minuti di agonia. Ricordo tutto di quel gol: ero in tribuna, al momento della rete tutti abbracciavano tutti, fu una grandissima emozione!” .
Tagliare, risparmiare, rivedere e ottimizzare… Questa, in parole povere, è la “spending review” che sta caratterizzando questi anni di crisi del sistema-Italia e che sta toccando tutti: dallo Stato alle imprese private, calcio compreso. Per anni, sull’onda dell’euforia del boom degli anni Novanta, il Paese ha viaggiato a ritmi economicamente insostenibili, soprattutto il mondo del calcio. E ora, stiamo pagando gli effetti di quelle spese folli e la conseguenza di tutto questo è il ridimensionamento del sistema-calcio italiano, anche se oggi i nostri club possono contare (grazie ai diritti tv venduti a peso d’oro e fino al 2020) su entrate garantite decisamente superiori rispetto a dieci anni fa! Un esempio? Quando Lotito ha preso in mano la Lazio, la società aveva un contratto con SKY che le garantiva circa 35 milioni di euro (57,5 milioni nel bilancio al 30.6.2004 grazie alla partecipazione alla Champions League), per una squadra che stava stabilmente in zona Champions League. Ora, con una squadra che sotto la gestione Lotito ha una media di piazzamenti nel decennio tra l’ottavo e il nono posto, la Lazio incassa oltre 55,5 milioni di euro garantiti, che nella stagione 2012-2013 sono diventati oltre 70 grazie ai soldi dei diritti tv incassati dall’Uefa per la partecipazione all’Europa League.
Insomma, la Lazio di Lotito incassa 20 milioni di euro in più “garantiti” rispetto al 2004 e spende 20 milioni di euro in meno di monte ingaggi (nel bilancio al 30.6.2004 figurava un costo di 82.617.434 euro, sceso rispetto ai 102.401.481 euro della stagione 2002-2003) rispetto a quando si è insediato Lotito, ma i conti non tornano: risultati peggiori, squadra tecnicamente nettamente inferiore a quella di allora e in vista della prossima stagione si parla di ulteriori “tagli”, in perfetto stile “spending review”. Ma c’è qualcosa che non torna…
E’ giusto contenere i costi, ma perché questo vale solo per la squadra e non per tutte le spese della società, soprattutto quelle legate alle “parti correlate”, ovvero alle aziende di proprietà di Lotito che prestano “servizi” alla Lazio pagati a peso d’oro? Per funzionare, l’azienda calcio deve produrre spettacolo e lo spettacolo lo si mette in piedi ingaggiando buoni attori, non mezze figure spacciate per star. Come si è fatto spesso e volentieri fino ad oggi, buttando decine di milioni di euro dalla finestra. E perseverando. Un esempio? Perché, progettando tagli per la prossima stagione la Lazio non mette in cima alla lista delle priorità la cessione (anche a costo zero…) di uno come Cana che ci costa 3,5 milioni di euro all’anno e fa la riserva di lusso? E dopo di lui via gente risultata inutile come Novaretti, Ciani, Pereirinha e via discorrendo, mentre invece è già partito Hernanes e stanno sul binario di partenza Lulic, Radu e Marchetti. Ovvero gente che guadagna decisamente di meno rispetto (Radu del terzetto è quello che ha l’ingaggio più alto e prende 1,35 milioni all’anno…) a Cana? Semplice, perché la Lazio deve fare cassa per tirare avanti, come ha fatto già con Hernanes. Ecco allora che la necessità di tagliare per risparmiare, viene spacciata per“progetto”. Ecco allora che da giorni si parla solo di “Accademy” (un progetto annunciato da anni, mai partito, che forse partirà a dicembre e produrrà i primi effetti tra qualche anno…) e di giovani da inserire in prima squadra, ma nessuno si chiede come mai se c’erano questi giovani già in rampa di lancio l’estate scorsa per gli stessi ruoli sono stati buttati al vento circa 15 milioni di euro (ingaggi esclusi) per prendere Felipe Anderson, Perea, Vinicius e Novaretti, quando si pensava di lanciare dopo un anno Cataldi, Tounkara, Crecco e Serpieri a costo zero? C’è qualche incongruenza, no?
Va bene tutto, ma se si riducono le spese e se si sforbicia un organico partendo dalla cessione di quello che era l’asse portante della squadra di due anni fa (considerando anche la partenza di Biava e Dias…), ricordando sempre che nelle ultime due stagioni questa squadra ha collezionato un settimo e un ottavo posto, come si fa a parlare di una Lazio che nelle intenzioni della società il prossimo anno dovrà lottare per l’Europa League e possibilmente (parole di Reja…) “anche per dar fastidio e quelle che lottano per andare in Champions League”? Messa così, sembra l’ennesima presa per i fondelli presentata su un bel vassoio d’argento, con tanto di camerieri dell’informazione pronti a servirla con il sorriso sulle labbra ed esaltando la bontà del manicaretto mentre riempiono il piatto del cliente.
La vera domanda, invece, dovrebbe essere: perché la “spending review” di Lotito vale solo per gli investimenti da fare per la squadra? Perché si risparmia sul progetto tecnico mentre crescono a dismisura le spese per i servizi forniti dalle “parti correlate” che si chiamano Roma Union Security, Gasoltermica Laurentina, Linda, Bona Dea, Omnia Service e U.S. Salernitana 1919? Perché si deve ridurre del 30% il monte ingaggi e il budget del progetto tecnico quando nel bilancio al 30.6.2012 le “parti correlate” incassavano dalla Lazio 3,274 milioni di euro, saliti a 6,516 milioni di euro al 30.6.2013 e che sono diventati addirittura 10,298 milioni di euro solo nei primi nove mesi della stagione 2013-2014? Come si fa a pensare che tutto sia normale, a crede che“Si segnala che tali transazioni sono state perfezionate nel rispetto della correttezza sostanziale e procedurale ed a normali condizioni di mercato” (come scritto nel bilancio) quando non si sa neanche quali sono i “servizi” forniti da alcune di queste aziende e le spese sono cresciute globalmente quasi del 400% in due anni?
Eppure, è così. Il bluff è sotto gli occhi di tutti, ma in tanti, in troppi non solo fanno finta di non vedere, ma danno ancora credito a chi da anni si preoccupa di riempirsi le tasche grazie alla Lazio. E lo fa pretendendo di passare anche come un “buon samaritano”, oppure come un “martire”contestato da una piazza composta da estorsori, spacciatori e papponi con tanto di donnine dai facili costumi al seguito. Peccato che questa manica di banditi e di scellerati, era la stessa che si agitava lo scorso anno alla fine della campagna acquisti, quella che aveva “il mal di pancia” e alla quale Lotito aveva consigliato di prendere un bel Malox per risolvere i bruciori di stomaco. “Tanto i conti li faremo alla fine”, ha sempre ripetuto quello che nell’intervista a “Il Messaggero” del 5 ottobre 2013 diceva dei nuovi acquisti: “Novaretti l’ho scelto io, vedendo delle video cassette, e lo abbiamo strappato al Manchester City. Vinicius diventerà il nuovo Kolarov, gli altri campioni nel giro di un anno. Nella passata stagione molti si lamentavano perché la squadra era vecchia e perché mancavano le alternative. Ho ringiovanito la rosa e acquistato sostituti all’altezza, però la gente è comunque scontenta. Ma la gente deve capire che la società è mia, non di tutti, perciò la gestisco come meglio credo. Non esiste il tifoso come professione, solo il patrimonio storico è di tutti”.
Già, ci vuole un bel coraggio a dire che la Lazio è patrimonio di tutti, quando il 90% della piazza si sente ostaggio di chi guida la società e quando quelli che sono scontenti pagano e ad incassare alla fine è uno solo. Anche in tempi di crisi. Perché la “spending review” di Lotito, vale solo quando ci sono da comprare e pagare i giocatori per rinforzare la Lazio…
La storia completa del trasferimento di Hernanes dalla Lazio all’Inter a gennaio contiene dettagli inediti e curiosi che sono venuti alla luce solo in queste ultime ore. All’epoca, riportiamo le lancette agli ultimi giorni della sessione di calciomercato, il presidente dell’Inter, Erick Thohir, era alle prese con una complicata ricerca di linea di credito presso le banche italiane e non era in grado perciò di portare a termine da solo l’affare Hernanes. Per regolamento, infatti, ogni trasferimento “oneroso” deve essere coperto presso la Lega da una fidejussione a garanzia di una parte della cifra investita dalla società che acquista a tutela di quella che cede. L’operazione precedente, lo scambio Guarin-Vucinic negoziato a costo zero e condito da una discreta dose di reciproca plusvalenza, che avrebbe migliorato i numeri del bilancio interista, era sfumata perl’opposizione feroce del tifo. A quel punto, il magnate indonesiano, messo con le spalle al muro dalla richiesta popolare di un acquisto di nome, ha telefonato a Claudio Lotito, presidente della Lazio, e gli ha fatto questa proposta: «Caro presidente, tu fai la cifra della cessione di Hernanes, in cambio mi firmi la garanzia per la Lega sull’operazione». Detto e fatto: Lotito ha accettato ed Hernanes è finito all’Inter. Con reciproca soddisfazione. Perché così il presidente della Lazio è riuscito a cedere il brasiliano ad una cifra (20 milioni) che nessun altro club gli avrebbe mai riconosciuto, mentre Thohir è uscito dalle curve in attesa di ottenere la linea di credito utilizzata poi per trasferire i debiti personali di Moratti sulla nuova società creata, impreziosita dai diritti tv e dal valore del marchio. Dal patrimonio personale del tycoon indonesiano sono arrivati a Milano quindi, al momento, soltanto i 75 milioni versati per l’aumento del capitale sociale (il resto, in forza del suo attuale 30% azionario, è stato coperto ancora dall’ex presidente nerazzurro, 32 milioni). Perciò alla battuta attribuita alla famiglia Moratti («Ma è sempre Massimo che continua a pagare per l’Inter!») se ne può aggiungere un’altra: «Tohir è riuscito a comprare Hernanes con i soldi di Lotito!».
Un campioncino in erba, un diamante che non può più essere definito grezzo. Keita Balde Diao ci ha messo sei mesi per far innamorare tutti i tifosi biancocelesti e non solo. Sono molti, infatti, gli estimatori del talento ex Barca: su di lui avrebbero posato gli occhi le grandi d’Inghilterra, ma la Lazio non ha intenzione di privarsi di quello che sta diventando il vero idolo del tifo laziale.Il numero 14 biancoceleste si è concesso un’intervista in patria in cui ha parlato del suo rapporto con la tifoseria biancoceleste, del suo futuro e dei suoi idoli.
Buonasera Keita. Già iniziate le vacanze? “Abbiamo giocato l’ultima partita contro il Bologna, venerdi saremo a Sofia dove giocheremo un’amichevole contro la squadra locale e poi inizieremo le vacanze”
Come giudichi complessivamente questa stagione? “E’ stata una stagione molto importante soprattutto per il lavoro che ho fatto. Giocando poi sono riuscito a prendere sempre più confidenza con i compagni, con il gol e sono molto orgoglioso del campionato che sono riuscito a fare”
26 partite e 5 gol. Una buona stagione per un calciatore di 19 anni… “Sono molto contento, senza dubbio è un ottimo bottino per me che sono ancora giovanissimo. All’inizio entravo gli ultimi 15/20 minuti, massimo una mezz’ora e non avevo molta confidenza con il campo. Poi iniziando a giocare titolare ho aumentato l’intesa con compagni e anche con l’allenatore. Sono molto contento siano arrivati anche questi gol.”
Quali sono i tuoi programmi per il futuro? Rimarrai alla Lazio? “Si, anche se adesso voglio pensare solo alle vacanze. Ora ho un contratto con la Lazio fino al 2017 e credo che resterò, sono molto contento qui”.
Il razzismo è un problema reale. abbiamo visto cosa è successo, ad esempio, con Dani Alves. Ti è mai capitato di subire episodi simili? “Non mi è mai capitato e penso sia una cosa stupida, chi lo fa è perchè non ragiona. Nel 2014 non vanno permesse certe cose, ma in ogni caso, 3/4 persone su un migliaio che fanno cose simili ci saranno sempre”
Qual’è la cosa più bella che ti è capitata nella tua carriera da calciatore? “Ho avuto tanti momenti belli nella mia giovane carriera. Uno in particolare è stato quando ancora giocavo nel Barcellona e vincemmo la Coppa all’Old Trafford. Poi ho avuto la fortuna di giocare con un campione come Miroslav Klose per esempio; ma anche contro calciatori come Pogba e Balotelli. Da loro cerco di imparare molto per aumentare la mia esperienza”
Qual’è un compagno che mai dimenticherai? “Hara Mateja e Hernanes, un grandissimo giocatore che è andato all’Inter, ma che mi ha aiutato tantissimo. Farà il Mondiale e spero faccia benissimo”
Un gol che ancora ricordi e che sempre ricorderai? “Quello contro il Napoli, a dicembre, allo Stadio Olimpico”.
Un rimpianto che ti porterai dentro? “Non aver centrato l’Europa League”.
Il tuo sogno? “Arrivare tra i migliori giocatori del mondo e vincere il Pallone d’Oro”.
Chi è il tuo idolo? “Cristiano Ronaldo”.
Il tuo campione preferito di gioventù? “All’inizio mi piaceva Parick Kluivert, poi Ronaldo e Ronaldinho: erano tutti grandissimi giocatori”.
Come procedono le pratiche per il passaporto spagnolo? “Ancora non sono in possesso del passaporto, ma ultimerò le pratiche appena sarà possibile”.
Tornerai un giorno al Barca? “No, non lo so. La vita è imprevedibile e non si sa mai cosa ci riserva il futuro”.
Nell’edizione odierna de Il Tempo è stata pubblicata una lettera scritta dal proprietario del Lazio Style di Talenti, in cui viene spiegato come la dura contestazione messa in atto dai tifosi biancocelesti, rischi di far chiudere l’attività nata nemmeno due anni fa. Ve la riproponiamo integralmente.
“Appartengo da generazioni, “di padre in figlio”, alla S.S. Lazio. Sono quindi un tifoso, anzi forse un po’ di più, visto che la mia vita “dipende” proprio dalle sorti della mia amata squadra e dalle scelte dei suoi tifosi. Mi spiego meglio: per anni la mia famiglia ha gestito un negozio di abbigliamento rinomato e qualificato ma questa crisi che investe tutto il nostro Paese ci ha portato a prendere un’importante decisione e il folle amore per la nostra Lazio a realizzare un sogno: Aprire un LAZIO STYLE, circa due anni fa. Entusiasmo, gioia, l’essere in qualche modo vicini alla squadra sempre amata e mai abbandonata. L’ultimo successo il 26 maggio 2013 il cuore che vibra nel vedere tanti bambini frequentare con le famiglie il negozio, proprio “di padre in figlio”, in nome della Lazialità. Oggi, in questi ultimi mesi di dura contestazione il sogno si stà per spezzare pur comprendendo le ragioni che spingono ognuno di noi nelle varie forme di tifo e la posizione assunta dalla società a tutelare lo stesso patrimonio, ecco che noi che siamo nel “mezzo”, rischiamo dopo meno di due anni di veder chiudere e perdere quel “patrimonio familiare” che in decenni abbiamo costruito, ma questa volta non per scelta ma perché coinvolti in qualcosa più grande di noi: in una lotta spietata che non conosce rispetto. Oltre, che l’enorme danno economico che stiamo subendo, non mi capacito che proprio nel momento calcistico in cui la seconda squadra della Capitale, primeggia, noi ci neghiamo il diritto di issare, indossare, portare ostentare il simbolo e i colori della Prima Squadra della Capitale. E’ giusto tutto questo? I sacrifici di una vita, offerti alla Lazio ma anche ai sui Tifosi per essere parte di una famiglia unica al mondo, distrutti da una guerra in cui tutti siamo già, sconfitti. E allora la decisione di scrivere queste poche righe, per spiegare ai tifosi che dietro una protesta, giusta o sbagliata che sia, dietro a un invito a boicottare in varie maniere la società, c’è un’impresa, una famiglia, che ha deciso di puntare, con il cuore, sulla amata Lazio e che, ironia della sorte, rischia di scomparire, di perdere tutto per “colpa” di questo “amore”. Lo so, anche questo è amore verso quei colori che ogni giorno guardo entrando nel mio negozio e fiero li difendo davanti a tutti anche verso quelli che si divertono a sputare sulle nostre vetrine. Non sono solo vetrine per me ma rappresentano pagine della nostra storia, quella storia che vorrei poter continuare a scrivere insieme a tutti voi. Forza Lazio sempre, perché la Lazio non si abbandona!!!”
Obiettivo Stefan de Vrij, anche in Olanda ormai ne parlano. La Lazio è forte sul difensore del Feyenoord.Come riporta il portale ad.nl, nei giorni scorsi ci sarebbe stata anche un’offerta da parte della dirigenza biancoceleste: 5 milioni di euro, che però non bastano per portare il centrale classe 92 olandese in Italia. Il club temporeggia, vorrebbe aspettare la conclusione del Mondiale: tattica e pre tattica. Qualora Stefan sarà protagonista anche in Brasile, il suo prezzo aumenterebbe. Tare è sicuro del sì del giocatore, ma bisogna fare in fretta. Serve ricostruire, il primo mattone per alzare il muro in difesa, potrebbe arrivare direttamente dall’Olanda.
Il rigore realizzato da Lucas Biglia al fotofinish. È quanto basta alla Lazio per superare un Bologna con la testa già alla cadetteria. Nell’ultimo giornata di campionato, da ricordare c’è anche l’esordio in Serie A del gemello di Keita Balde Diao, Mamadou Tounkara. Si chiude così l’anonima stagione biancoceleste, con un nono posto dal sapor di fallimento.
FORMAZIONI – Motivazioni cercasi. Allo Stadio Olimpico, in occasione dell’ultimo turno di campionato, si fatica a scorgerle. Eppure Edy Reja manda in campo i migliori undici a disposizione, non fa sconti al Bologna già retrocesso. Tra i pali dell’ormai consueto 4-3-3 c’è Berisha, davanti a lui Pereirinha, Biava, Dias e Radu. Ledesma si piazza in cabina di regia, ai suoi lati si muovono Biglia e Lulic, mentre il tridente d’attacco è formato da Candreva (che la spunta al fotofinish su Felipe Anderson), Klose e Keita. L’ex Ballardini risponde con un 3-4-3: Moscardelli, Acquafresca e Laxalt guidano l’offensiva felsinea.
PRIMO TEMPO –Che sia l’ultima di campionato, che ci sia ancora in ballo un traguardo o che si fatichi a scovare un obiettivo: cambia poco. La costante è sempre la stessa, Candreva e Keita sono le armi in più della truppa capitolina. Il primo squillo lo suona l’ex Barcellona, che cambia passo, supera il diretto avversario ma strozza troppo il tiro. Al 17′ il testimone passa all’esterno di Tor de’ Cenci, che testa i riflessi di Stojanovic con un destro dei suoi: l’estremo difensore rossoblù respinge in stile tutt’altro che impeccabile, forse memore dei sei gol subiti appena un anno fa. Ritmo balneare, sotto il completo della compagine emiliana fa capolino il costume. Prova ad approfittarsene Pereirinha, ma il suo esterno destro è rimpallato in extremis da Sorensen. Biava e Dias giocano a braccetto, forse per l’ultima volta. Il centrale bergamasco si fa bello davanti al suo compagno di reparto, esibendosi in un intervento acrobatico che libera l’area. Minuto 34, entra in scena Senad Lulic che soffia il pallone a Pazienza, scambia con Biglia ma sul più bello scivola e non riesce a servire un solissimo Miro Klose. Scorrono lenti gli ultimi minuti della prima frazione di gioco, il sussulto regalato dal palo di Candreva, non basta per svegliare i pochi intimi presenti all’Olimpico. Zero periodico all’intervallo.
SECONDO TEMPO – Doppio cambio per il Bologna a inizio ripresa: fuori Natali e Laxalt, dentro Antonsson e Ibson. Proprio quest’ultimo si mette subito in mostra con un’iniziativa interessante che si infrange sui guantoni dell’ottimo Berisha. Emozione al 57′: invasione di campo. Qualche secondo di gloria per il tifoso e si riprende a correre. Edy Reja storce il naso, non è contento dell’atteggiamento dei suoi; il goriziano si gioca così la carta Felipe Anderson al posto di Candreva. Il brasiliano entra e vede giallo. È il colore del cartellino che Maresca gli sventola in faccia. Prendono coraggio i Ballardini boys, Crespo sfiora la traversa al 69′ con un destro scagliato dal cuore dell’are di rigore biancoceleste.Terzo e ultimo cambio per gli ospiti, Acquafresca cede il posto a Rodriguez. Che potrebbe scrivere una favola se l’emozione non avesse la meglio. Berisha ringrazia.Gli fa eco Tounkara, che strizza l’occhio a Edy Reja e debutta in Serie A al minuto 81. Esce un spento Klose, che mercoledì prossimo raggiungerà la sede della Nazionale tedesca in Val Passiria. Proprio quando il Mondiale sembra prendere il sopravvento nei pensieri dei presenti in campo, Felipe Anderson decide di regalare un’ultima, effimera gioia ai tifosi presenti: accelerazione improvvisa dell’ex Santos, Morleo cerca di recuperare ma stende il funambolo verdeoro. È rigore. Lucas Biglia si coccola il pallone, prima di scaraventarlo al centro della porta per l’1 a 0 finale. Si chiude così il campionato della Lazio, che si piazza nona e non riesce a evitare i preliminari di Coppa Italia.
Torna a parlare Igli Tare alla vigilia della fine del campionato e lo fa alla rivista 11Freunde, in Germania. Un Tare spesso fischiato da giocatore ed ora DS: “No, non è una rivincita. Non ho mai combattuto contro altre persone ma solo per me stesso. Negli anni ho poi capito che nessuno ha un destino prestabilito, le esperienze negative mi hanno aiutato, dandomi la forza per continuare a lavorare su me stesso. Ringrazio anche gli scettici, senza di loro non sarei dove sono oggi. Di persone che mi hanno aiutato, poi, ne ho incontrate davvero tante. A 17 anni arrivai in Germania dall’Albania solo con un valigia ed il sogno di giocare in Bundesliga. In una fredda notte d’inverno, tra la neve profonda dei boschi, due uomini mi fecero superare il confine ceco-tedesco per 800 euro. Arrivato a Monaco chiamai i miei due cugini a Ludwigshafen, unico contatto che avevo”.
Scappare dall’Albania, perchè:“Riflettendo oggi non sono stato male. L’Albania in quel momento non era però un posto ideale per diventare un calciatore professionista. La politica, la dittatura, il comunismo sempre più oppressivo. Un giorno, ad esempio, il mio insegnante m’indicò come esempio negativo davanti alla classe per i miei capelli lunghi dicendo: ‘Non è così che dovete andare in giro’. Da giocatore avevo dei privilegi, ma dopo il crollo del sistema politico cambiò tutto. L’inflazione mi rese praticamente povero, senza più soldi, e il Partizan Tirana, fin li il mio club ben organizzato, diventò troppo piccolo. Mi misi in cammino per la Bundesliga. E’ stata una pazzia, parlando oggi, perché durante la fuga potevano spararci e nessuno l’avrebbe mai saputo. I miei genitori devono essere stati veramente tormentati”.
L’intervista prosegue poi con il racconto dei primi anni in Germania. Tare si autogiudica calcisticamente:“Sono sempre stato obiettivo. Ci sono giocatori di classe mondiale, buoni giocatori e giocatori normali. Io non mi giudico ne mondiale ne normale. Penso di essere stato un buon giocatore. Il mio problema è che non ho mai ricevuto elogi”.
La campagna acquisti della scorsa estata è stata anomala rispetto alle precedenti dell’era Lotito. I biancocelesti, infatti, hanno chiuso il mercato con un saldo in negativo di 9 milioni di euro. A pesare sul bilancio sono stati gli acquisti di Biglia, F. Anderson, Perea e Berisha (Novaretti è arrivato a parametro zero), a fronte delle sole cessioni di Kozak e Bizzarri. Nel mercato di gennaio, però, il saldo è tornato in utile. L’addio di Floccari, e soprattutto di Hernanes, hanno portato nelle casse biancocelesti un totale di 17,99 milioni, facendo respirare le finanze laziali e chiudendo con un utile di 11 milioni. La cessione del brasiliano, dunque, è servita per far tornare i conti a Lotito che ha preferito non rischiare cedendo il Profeta. Tra i soldi spesi in estate, rientrano anche quei 2 milioni all’Udinese per riscattare la metà di Candreva che, a breve, diventerà completamente di proprietà della Lazio. Come riporta l’edizione odierna del Corriere dello Sport, infatti, Lotito e Pozzo sono vicini all’accordo. E le dichiarazioni rilasciate ieri dal ds friulano Giarretta a Tuttomercatoweb.com non fanno altro che confermare l’imminente accordo: “La Lazio vuole riscattarlo e noi non vogliamo arrivare alle buste”. C’è tempo fino al 23 giugno per scongiurare questa ipotesi e il punto d’incontro si dovrebbe trovare intorno agli 8,5 milioni. Lazio-Candreva, una storia destinata a continuare.
“La difesa della Lazio parlerà olandese. Giovedì Tare è volato a Rotterdam e non è la prima volta che il ds visita la città, la sede del Feyenoord in particolare. Piacciono due giocatori del club biancorosso: il difensore centrale Stefan De Vrij e il terzino sinistro Bruno Martins Indi. Entrambi 22enni, entrambi nazionali olandesi. L’obiettivo principale è il primo: ha il contratto in scadenza nel 2015 e in questa stagione ha accumulato 32 presenze in campionato realizzando 4 gol. Alto 189 centimetri, può giocare indifferentemente sia sul centro destra che sul centro sinistra. I contatti con il calciatore (che ha dato la propria disponibilità a trasferirsi in Italia) sono già avviati da tempo e il club biancoceleste è a un passo dal chiudere la trattativa anche con il Feyenoord sulla base di circa 6 milioni di euro. Costa un po’ di più, invece, Martins Indi, esterno mancino portoghese naturalizzato olandese. È un vecchio pallino di Tare, il suo eventuale acquisto non è legato a quello di De Vrij”. Lo scrivono Giulio Cardone e Marco Ercole su “La Repubblica”.
Tuttosport lancia la bomba. La Lazio vorrebbe portare a casa propria il talento bergamasco Bonaventura. Il ventiquattrenne ha disputato un campionato egregio facendo portare a se,diversi occhi di altrettanti club. Sembrerebbe, secondo la testata giornalistica, che la Lazio abbia sorpassato i viola per aggiudicarsi il giocatore. L’unica cosa che fa pensare il tifoso biancoceleste è il prezzo, la Dea lo valuta 10 milioni (come minimo). Tra le pretendenti oltre la Lazio e la Fiorentina ci sarebbero anche altri club inglesi.
Candreva parla sui diversi fronti che lo vedono protagonista. Riguardo al mondiale dice che per lui è un sogno che si realizza, teme fortemente l’Uruguay:“E’ bello far parte della lista dei 21 giocatori che lunedì si troveranno a Coverciano. Questo è un sogno che si realizza. Abbiamo fatto bene come nazionale, c’è un bel mix di giocatori esperti e giovani talenti. Il girone? Squadre toste ma temo in particolare l’Uruguay”.
Antonio spera di poter arrivare con la Lazio in Champions lasciando il fato al mercato estivo che dovrà affrontare Claudio Lotito. Futuro con la casacca biancoceleste ancora non consolidato visto che le due parti (Lazio-Udinese) non hanno reso nulla di ufficiale sul riscatto del suo cartellino.
Candreva torna poi a parlare dell’annata laziale:“Abbiamo avuto qualche difficoltà subendo tanti gol e siamo tutti colpevoli per questo. Sono felice per il bottino realizzativo anche se quest’ anno è andato di meno il tiro da fuori. Se riusciremo a raggiungere la Champions il prossimo anno? La speranza è quella, ci sarà il mercato vedremo cosa succederà”.
CdS
Nel calcio esistono gol che scrivono la storia più di altri. Stadio Olimpico, 21 giugno 1987: Giuliano Fiorini segna al Vicenza e caccia via i lugubri fantasmi della Serie C.Stadio Olimpico, 26 maggio 2013: Senad Lulic decide la finale di Coppa Italia contro la Roma, ma soprattutto il derby più importante della storia. Due reti entrate nella leggenda, due momenti tra i più importanti nella lunga storia biancoceleste. A un anno di distanza dalla storica vittoria nella stracittadina, i tifosi laziali festeggeranno doppiamente: lunedì 26 maggio si celebra la prima edizione del “Giuliano Fiorini Day”. Una giornata di pura lazialità, un appuntamento immancabile per chi ha a cuore questi colori. Lo scenario sarà quello dello Chalet nel Bosco (Piazzale dello Stadio Olimpico 5). Tantissimi gli ospiti che hanno già aderito, tutti prestigiosi: Sergio Cragnotti e Gianmarco Calleri, Eugenio Fascetti e Luigi Simoni, Dino Zoff, Fabio Poli, Felice Pulici, Vincenzo D’Amico, Massimo Piscedda, Ernesto Calisti, Oliviero Garlini, Raimondo Marino e tanti altri ancora. Saranno tanti i momenti commoventi della serata, come la proiezione del video “Io sono leggenda”. Ma anche tanto divertimento, sia per i bambini che per i tifosi più grandi: da non perdere il brindisi alle ore 19.27, il fatidico istante di Lulic 71°. Per vivere questo speciale evento, il costo del biglietto è di 10€: il ricavato andrà in beneficenza ad alcune sezioni della Polisportiva e ai gemelli Flavio e Francesco, tifosissimi laziali affetti dal Morbo di Batten.
“L’incremento dell’attivo corrente, al netto delle disponibilità liquide, rispetto al 30 giugno 2013 è pari ad Euro 16,64 milioni. Tale variazione è dovuta principalmente all’aumento dei crediti verso enti specifici in conseguenza delle operazioni di trasferimento dei diritti alle prestazioni sportive nella sessione invernale“.
Il bilancio trimestrale della Lazio reso pubblico nelle ultime ore lo dice in modo inequivocabile: il club capitolino galleggia grazie alla cessione di Hernanes all’Inter, avvenuta nel mese di gennaio tra le lacrime del “profeta” e la rabbia dei tifosi. Cessione che a quanto pare era inevitabile. Perché senza i 17 milioni arrivati da Moratti, ora la situazione economica sarebbe disastrosa. Al contrario di quello che ama ripetere Lotito: “Non abbiamo bisogno di vendere per comprare”. Sì, come no.
Ma non è tutto. A leggere tra le righe del bilancio della Lazio c’è veramente da rabbrividire. Pagina quattordici: “Rispetto al 30 giugno 2013, i Debiti correnti, al netto dell’esposizione finanziaria, sono aumentati di Euro 7,82 milioni passando da Euro 128,97 milioni a Euro 136,79 milioni. La variazione è dipesa principalmente dal ricorrente incremento, esclusivamente infrannuale, dei risconti passivi a fronte di anticipazioni ricevute, nella loro pressoché integralità, su servizi televisivi, ceduti per Euro 8,80 milioni, e dei debiti commerciali per Euro 4,78 milioni in parte compensati dalla riduzione dei debiti tributari per il pagamento della rata della transazione“.
E c’è chi, tra i giornalisti che quotidianamente seguono la Lazio, ha il coraggio di parlare di un “Tesoretto” pronto ad essere utilizzato per rinforzare la squadra. Chi lo dice, evidentemente, è in malafede. O non sa leggere. Il bilancio, purtroppo, è inequivocabile. Non c’è nessun tesoretto, anzi. “Non vi sono attività finanziarie date a garanzia per passività o passività finanziarie ad esclusione della cessione di crediti futuri rivenienti dal contratti Sky per l’ottenimento di anticipi da parte della Unicredit Factoring”. Righe pesanti più di un macigno. Parole, quelle contenute a pagina 9 del bilancio trimestrale della Lazio, che fanno paura. In sintesi, si sta navigando a vista, grazie agli anticipi ricevuti da Unicredit a cui Lotito ha dato in garanzia i “soldi futuri” che avrà modo di incassare da Sky.
Ma se i soldi, a causa di una gestione a dir poco discutibile, non ci sono…Perchè Lotito non prova a trovare qualcuno pronto a rilevare la Lazio? Insomma, torna prepotentemente alla ribalta la solita domanda. A Lotito, chi glielo fa fare? La risposta, forse, è sempre nel bilancio trimestrale presentato dalla società. Pagina dieci, voce “Rapporti con parti correlate”.
Parti correlate che, guarda caso, fanno tutte capo proprio a Lotito. Nel dettaglio: “Roma Union Security, per un costo nel trimestre di Euro 0,31 milioni, riferito al servizio di vigilanza; Gasoltermica Laurentina, per un costo nel trimestre di Euro 0,32 milioni, relativo alla manutenzione del centro sportivo di Formello, dei negozi e la gestione del magazzino merci di tutta la rete commerciale della SS Lazio Marketing; Omnia Service, per un costo nel trimestre di Euro 0,24 milioni e debito di Euro 0,29 milioni al 31 marzo 2014, per il servizio di mensa sia giornaliero che in occasione dei ritiri per i tesserati presso il centro Sportivo di Formello; Lazio Snam sud, per un costo complessivo definitivo che incide solo nel trimestre di Euro 3,30 milioni e debito di Euro 3,30 milioni al 31 marzo 2014, a fronte di costi complementari alle attività ricevute per prestazioni di servizi; U.S. Salernitana per un costo nel trimestre di Euro 0,36 milioni e debito di Euro 0,48 milioni al 31 marzo 2014, per l’utilizzo di diritti commerciali e pubblicitari“.
Avete qualche istante da investire? Fate la somma di tutte queste spese. Ora, vi rendete conto di quello che sta succedendo al più antico club della Capitale? Vi rendete conto che c’è qualcuno che sta usando la Lazio e i soldi che il popolo biancoceleste porta nelle casse della società, per tenere in vita altre aziende che con la Lazio e la sua gente niente hanno a che vedere? Fino a quando non si parlerà di questo, fino a quando in sala stampa e in ogni altra occasione utile, a Lotito non si chiederà conto di questi numeri impietosi, la “liberazione” non potrà che essere una mera utopia. Giornalisti, comunicatori, mestieranti vari: invece di parlare dei polpacci di Klose e di inventare notizie in merito ad una prossima campagna acquisti, iniziate a svolgere correttamente il vostro lavoro. Ne va della dignità di un popolo. Ma, soprattutto, di voi stessi.
Gli vogliono fare le scarpe, lui le mette comodamente ai piedi: «Non mi sento in discussione», ribadisce Reja. Testimonial biancoceleste in centro, sfoggia un sorriso che illumina tutta via Condotti al tramonto. È sereno all’imbrunire di questa stagione, sente la fiducia della società. Dopo il 2010, Edy ha salvato di nuovo Lotito: chiuderà il suo lavoro con 36 punti in 20 giornate, se la Lazio batterà all’Olimpico il Bologna. Un cammino da sesto posto, proiettando la media punti all’intero campionato. Ha un contratto sino al 2015 da 900 mila euro e non c’è alcuna clausola (l’Europa) a minarlo. Eppure sul goriziano s’addensano le riflessioni di un presidente, che deve ridare entusiasmo alla piazza dopo l’ennesimo fallimento.
All’inizio della prossima settimana Lotito e Tare s’incontreranno con Reja per programmare il futuro: ritiro fra il 10 e il 15 luglio, amichevoli in Oriente, America o Inghilterra, innesti mirati entro agosto. Se le idee di tecnico e società combaceranno, ecco la riconferma. Non c’è stato alcun contatto con Mihajlovic, né con altri allenatori. La Lazio si sta guardando intorno, nulla di più. Solo diverse valutazioni sul mercato potrebbero far precipitare il matrimonio. Consolidato con Cristina Mezzaroma: gironzola spesso a Formello perché potrebbe essere proprio la moglie di Lotito a gestire la nuova Academy. (Il Messaggero)
fonte cittàceleste
Quando l’hanno visto per la prima volta, i tifosi dell’Anderlecht non hanno avuto dubbi: “Il suo soprannome sarà el Principito“. Di Lucas Biglia li colpì subito l’eleganza in campo, i movimenti felpati. Ma soprattutto la somiglianza con Franky Vercauteren, bandiera del club belga a cavallo tra anni ’70 e ’80. Che come appellativo aveva appunto quello di Piccolo Principe. E’ una solo una delle tante curiosità che il centrocampista biancoceleste rivela alla Tribù del Calcio, nell’intervista concessa a Marco Piccari e che andrà in onda domani venerdì 16 maggio alle ore 23(Premium Calcio, canale 370 digitale; repliche sabato 17 maggio ore 19 su Italia2 e lunedì 19 maggio su TgCom24). Per esempio, sapete chi l’ha spinto a sbarcare nella Capitale? “E’ stato Castroman a consigliarmi di venire alla Lazio – svela il nazionale argentino – raccontandomi la rete nel derby del 2001. Mi disse: ‘Lì troverai l’ambiente giusto!'”.
Firmerebbe subito per segnare un gol simile alla Roma, respirare a pieni polmoni il boato del pubblico: “Io voglio giocare sempre con lo stadio pieno, i tifosi sono il dodicesimo hombre in campo“.
E’ ambizioso Biglia, in Belgio è stato abituato a vincere: “Vengo da una squadra dove ho sempre lottato per il titolo, per questo il mio sogno è vincere lo scudetto con la Lazio“.
Quest’estate intanto proverà a laurearsi campione del Mondo con la sua Argentina, trainata da un fenomeno assoluto come Lionel Messi: “Giocare con lui per noi centrocampisti è troppo facile, basta recuperare il pallone e passarlo a lui“, ammette sorridendo.
Da un campione a un altro, Biglia indica il suo modello di riferimento: “Il mio idolo è Pirlo, fin dai tempi dell’Inter. Di lui mi piace tutto, la tranquillità nel giocare il pallone, la qualità e sua freddezza nel tentare ogni giocata“.
Con il regista azzurro magari si sfiderà in Brasile, cosa che non potrà fare con il grande escluso Kakà: “Non vedere una stella come lui al Mondiale è strano, ma queste sono scelte che competono al tecnico”.
E’ un Biglia a tutto campo quello che si racconta alla Tribù del Calcio, non risparmia anche passaggi delicati sulla sua vita: “Nel giugno del 2009 ho vissuto il momento più difficile della mia carriera e della mia vita. A causa della morte di mio padre, volevo lasciare il calcio. Ancora oggi soffro per il fatto che lui non ha potuto vivere con me le gioie della nazionale e della nascita dei miei figli“. Per questo va a caccia di altre vittorie, da dedicare a chi da bambino lo ha fatto innamorare del calcio e adesso lo segue passo dopo passo dall’alto.
A margine dell’evento con a.testoni per la nuova City Running, Alvaro Gonzalez si è soffermato a scambiare qualche battuta con i cronisti presenti. Al “Tata” è stato chiesto per prima cosa un bilancio della tribolata stagione biancoceleste: “Sicuramente non è andata come ci aspettavamo e volevamo – ha confessato il centrocampista uruguagio -. Il nostroobiettivo era un piazzamento europeo, magare cercare anche un posto in Champions, ma siamo rimasti lontani per tanti motivi. Abbiamo fatto belle partite ma ci è mancata continuità, cosa che è venuta meno spesso negli ultimi anni. Bisogna ritrovarla nella prossima stagione, quando avremo una buona opportunità perché giocheremo solo il campionato: senza l’Europa League ci sarà più tempo in settimana per preparare al meglio la partita della domenica e fare più punti di quest’anno“.
Gonzalez ha rivissuto poi le emozioni provate qualche giorno fa, dopo aver riabbracciato Ruben Sosa: “E’ stato un grande uomo di calcio, una stella indimenticabile della Lazio. Con il suo sinistro ha fatto tante cose belle ed era un mio idolo da ragazzo. E’ sempre piacere rivederlo per me, così come lo è stato per il popolo della Lazio che lo ha ammirato nuovamente in campo. Consigli? Sicuramente me ne ha dati tanti fino a cinque anni fa, quando era nello staff tecnico del Nacional Montevideo (ex squadra di Gonzalez, ndr), mentre in questi giorni abbiamo solo chiacchierato. Speriamo di vederlo più spesso qui a Roma, perché c’è tanta gente che gli vuole bene“.
Credo che noi tutti ricordiamo quel famoso video con i quattro gatti che con occhi innamorati ascoltavano le parole del gestore dove disse: “combatteremo lo strapotere delle nordiche”. Premetto che il 26 Maggio è stata una gioia ed una vittoria ma sopratutto non è stato merito di quella persona che la maggior parte dei sostenitori lotitiani attribuiscono al “patron biancoceleste”.
Fatto sta che lo strapotere non è stato minimamente battuto, fatto sta che i sogni europa sono svaniti, fatto sta che la menzogna si maschera in false promesse. Promesse mai mantenute e se qualcosa è stato vinto non è merito di nessuno eccetto i singoli giocatori che hanno combattuto per avere gioie personali e per rendere felici i tifosi biancocelesti.
Eddy Reja ha un nuovo obiettivo per quest’ultima giornata di campionato. Dovrà combattere per l’ottavo posto. Piazzamento necessario per non iniziare il campionato della prossima stagione con i preliminari di coppa Italia rimanendo come gli anni passati la “testa di serie”.
L’allenatore troverà molte difficoltà Domenica, dallo stadio deserto (secondo chi scrive questo articolo è una cosa più che giusta), battere il Bologna ormai retrocesso e sperare che Milan e Verona non portino a casa i 3 punti.
In parole povere è un obiettivo era molto semplice da fare negli anni passati ma così difficile per il presente.
La Lazio sta svanendo pian piano per una cattiva gestione ma la fede rimane sempre quella e l’abbiamo visto il 12 Maggio. Con la speranza che prima o poi il periodo buio trovi una luce possiamo dire “chi vivrà vedrà”.
Disposto davvero a intitolare la nuova Academy persino a Chinaglia? «E’ giusto che porti il nome di chi ha fatto e rappresentato la storia della Lazio», assicurava Lotito venerdì. L’apertura si sta rivelando un boomerang in tempi di contestazione. Il sondaggio sta infatti riscuotendo il successo delle provocazioni: da “Lotito vattene” a “Libera la Lazio”, sino al plebiscito per personaggi “indigesti” come Cragnotti. Ecco la prima regola del gioco, dunque, in corsa: l’ex presidente biancoceleste non verrà preso in considerazione, così come Nesta, Klose e Lulic71. «La nuova Academy sarà infatti intitolata alla memoria– spiega il team manager Manzini – e quindi a qualcuno che purtroppo non c’è più».
Accordo con la Samp, addio ipotesi Lazio. Questo il quadro che emerge dalle ultime notizie sul fronte Sinisa Mihajlovic. “Sarà l’allenatore della Sampdoria anche l’anno prossimo“, scrive Repubblica.it. L’incontro decisivo con la dirigenza blucerchiata è previsto per domani, ma tecnico e club avrebbero già raggiunto l’intesa sia economica che programmatica. Per l’ex ct della Serbia previsto anche un ritocco all’ingaggio, percepirà una cifra importante per gli standard doriani.Come vi avevamo riportato ieri, l’ex difensore biancoceleste avrebbe dovuto fornire una risposta alla famiglia Garrone entro un paio di giorni. Nelle ultime settimane, Lotito lo ha contattato più di una volta: sul banco la prospettiva di un ritorno alla Lazio (stavolta da allenatore), un sondaggio suggestivo mentre il patron laziale ragiona ancora sulla conferma di Reja. Il fascino di un’idea tutta da mettere in piedi sembra però aver avuto decisamente la peggio, di fronte alla solida volontà della Samp di trattenerlo. Già domani dovrebbe quindi arrivare la fumata bianca all’ombra della Lanterna. Che rimetterebbe – almeno per il momento – nel cassetto i sogni di quei tifosi laziali che vorrebbero Sinisa sulla panchina biancoceleste.
Il centenario di un club è un evento unico, spesso celebrato in pompa magna e manifestazione della potenza del sodalizio. Accade anche che, in una situazione finanziaria difficile, siano i tifosi a contribuire economicamente al party. E’ il caso del Levski Sofia, glorioso club della capitale bulgara che festeggerà la prossima settimana il suo centenario: 26 titoli bulgari conquistati, l’unica squadra del Paese ad aver giocato nella fase a gironi della Champions League nel 2006/07. Venerdì 23 maggio la compagine che deve il suo nome al patriota Vasil Levski ospiterà la Lazio in una gara amichevole per ricordare appunto i 100 anni dalla fondazione. Esiste un ottimo rapporto con i biancocelesti ed un gemellaggio tra le tifoserie organizzate: lo scorso febbraio gli ultras del Levski fecero visita ai laziali in occasione della gara di Europa League contro gli acerrimi rivali del Ludogorets. L’organizzazione non è stata affatto semplice, come sottolinea il quotidiano nazionale Dnevnik. La Lazio ha chiesto 150mila euro per presenziare all’evento, una cifra che il club di Sofia non poteva coprire. A questo punto sono entrati in gioco i tifosi, che hanno organizzato una maxi colletta raccogliendo circa 75mila euro. La seconda metà della somma è stata sborsata da alcuni personaggi legati al mondo del Levski. Tra le offerte più ingenti (circa 2500 euro) si segnalano quella dell’ex attaccante Georgi Ivanov, del coach dell’omonima squadra di basket Konstantin Papazov e di una vecchia conoscenza del calcio italiano come Valeri Bojinov, attuale bomber del Levski. I biglietti saranno in vendita da domani nella capitale bulgara. Questo centenario s’ha da fare.
Un mix di emozioni, due colori che ci appartengono ed una sola fede che ci uniscono in un grande amore chiamato LAZIO. Lo stadio era esaurito, le visualizzazioni tra internet e diretta tv hanno raggiunto le 220.000 unità ma chi si è perso l’evento per lavoro e per chi vuole rivivere l’emozione, abbiamo trovato su youtube la registrazione divisa in due parti. Con la speranza che il famoso sito video non censuri i due video vi riproponiamo la visione del “Di Padre in Figlio” del 12 Maggio:
Per raccontare quella giornata devo tornare indietro di un anno. Era il 1999, Lazio – Parma : La Lazio dopo un campionato stradominato si trovò ingiustamente seconda a 1 punto dal Milan che purtroppo avrà vita facile a Perugia e si proclamerà Campione d’Italia. Una delle più grosse ingiustizie subito nella mia vita di tifoso Laziale. Andai allo stadio con mio padre e mia sorella consapevoli che il miracolo non ci sarebbe stato e così infatti è accaduto… Passiamo all’anno successivo, la Lazio si trova pressappoco nella stessa situazione dell’anno precedente. Si stava vedendo sfilare dalle sue mani uno Scudetto ampiamente meritato. Questa volta non c’è il Milan, ma la Juventus che affronterà di nuovo il Perugia. Non ci volevo credere, sembrava una maledizione. I giorni prima parlai con mio padre cercando di darci delle speranze, ma anche questa volta pensavamo che non c’era niente da fare. Ci si alza presto la mattina, una colazione, una letta svelta al giornale e ci avviciniamo allo stadio senza avere neanche il biglietto. Mio padre era abituato a prenderlo agli allora bagarini. A via Allegri in quei momenti il popolo Laziale è in rivolta, gli Irriducibili portano avanti una manifestazione senza il quale non sarebbe avvenuto il tanto atteso miracolo. Un pranzo sostanzioso a casa di mia nonna che aveva casa attaccata a Piazza Risorgimento e poi in marcia silenziosa verso lo stadio. Mio padre trova il tempo di comprarsi la maglia del centenario. Quel giorno costò in via eccezionale 60.000 Lire. Io l’avevo già e tuttora la custodisco gelosamente in un cofanetto. Arriviamo allo stadio, la prima cosa è cercare i biglietti. Eravamo io e lui, mia sorella questa volta non c’era. Non ci credeva e andò al mare con il ragazzo, anch’egli laziale. Sotto la Maestrelli ci troviamo davanti Bob che parla con alcuni tifosi, mi tremavano le gambe….Nel giorno del secondo Scudetto incontrai Bob Lovati, un monumento della Lazio che al suo confronto mi fece sentire minuscolo. Passata quella breve emozione cerchiamo il biglietto. Troviamo due curve Maestrelli da 27.000 Lire l’una. Mio padre le prende ed entrammo così allo stadio. Faceva molto caldo, la partita inizia. Tutto facile per la Lazio che risolve tutto entro la fine del primo tempo. 2 – 0 grazie ai rigori di Simone Inzaghi e Veron. A Perugia il risultato è ancora fermo sullo 0 – 0, mentre nuvole minacciose si avvicinano nel capoluogo umbro ( su tutta Italia c’era il sole ). Inizia il secondo tempo, ma non a Perugia dove scoppia un diluvio incredibile. Un segnale pensai ? Non lo so, la partita della Lazio non m’interessava più. Una tiepida esultanza al 3 – 0 di Simeone e poi la mia mente rivolta a Perugia dove si stava scatenando il finimondo. Piccola invasione, lì ho temuto il peggio, ma l’allarme rientrò. Finisce la partita e inizia il secondo tempo di Perugia – Juventus. La mia partita da seguire è questa e iniziai a pregare. Vado in bagno, ma in quel momento…UN BOATO INCREDIBILE mi scosse. “ HA SEGNATO, HA SEGNATO IL PERUGIAAAA “ sento un ragazzo da fuori e io con i miei pantaloni ancora da rimettere su e da sbottonare cominciai a saltare e a gridare. Credevo in uno scherzo, ma quando risalii le scale non ci volevo credere era tutto vero e cominciai a esultare. Ma la cosa durò poco tempo. C’erano ancora 40 minuti abbondanti da giocare e non mi volevo illudere :” Calmati Leonardo, la Juventus non perderà “. Io e mio padre facciamo invasione. Prima mi metto sotto la porta davanti alla Maestrelli, poi mi sono sieduto in panchina fino ad arrivare alla pista d’atletica sotto la Nord. Non stava ancora accadendo nulla. Ci promisero di installare il maxi schermo sui tabelloni, ma nulla di fatto. Ho anche il tempo di rimediare un pezzo di terreno di gioco che ancora tengo in camera mia. Il nostro unico contatto con lo stadio Curi di Perugia erano le radioline. A 5 MINUTI DALLA FINE, inizia la radiocronaca di Cucchi che rimbomba in tutto lo stadio e io :” NOOOO, NO NON VOGLIO SENTIRE NIENTE VI PREGO “ mi tappai le orecchie, ogni pallone giocato dalla juve mi faceva scoppiare l’aorta ogni pallone recuperato dal Perugia un sospiro di sollievo. Mi inginocchiai e pregai convinto che la Juve potesse pareggiare….a 1 minuto dalla fine Cucchi disse :” La Lazio è vicina al suo secondo titolo italiano “ E lì partì dalla mia bocca di tutto. “ Non voglio sentire niente “ fino a quando…..” Inzaghi spalla alla porta, cerca la triangolazione con Esnaider entra in area ( e lì ero vicino al collasso )chiuso però da Materazzi, copre palla il difensore del Perugia ( TUM TUM TUM ) MENTRE IN QUEST’ISTANTE COLLINA DICHIARA CONCLUSO IL CONFRONTO SONO LE 18:04 MINUTI DEL 14 MAGGIO DEL 2000 LAZIO LAZIO E’ CAMPIONE D’ITALIA “. In quel momento urlai la mia gioia con mio padre che strillò e mi alzò di peso in mezzo a una folla festante. M’inginocchiai davanti alla curva nord, baciai la pista d’atletica e scoppiai a piangere. Non ci volevo credere. A 13 anni vidi festeggiare il mio primo Scudetto, mio padre con un modo di fare un po’ maligno mi ricordò :” Io ne ho aspettati 36, GODITELO FINCHE’ PUOI “. Siamo stati un’ora dentro lo stadio a saltare, cantare e a festeggiare. Nesta prende l’altoparlante e grida :” Juve, juve vaffanculo “ con tutto lo stadio che lo segue e altri cori via dicendo….Inizia la festa, colpi di clacson dallo stadio fino a casa, io seduto sul finestrino per un attimo a cantare con gli altri tifosi, una sosta breve a casa per cambiarci e mangiare e poi dritti in centro con la Citroen Berlingo di mio padre e le bandiere di fuori, passiamo per il Circo Massimo, resteremo lì fino alle 2 e poi un giro in centro fino a Piazza del Popolo inginocchiato con le braccia al cielo e io che dico :” DIO C’E’, DIO C’E’ “ e poi :” SIAMO NOI, SIAMO NOI, I CAMPIONI DELL’ITALIA SIAMO NOI “. Si torna a casa quasi all’alba. I giorni dopo saranno conditi ancora da una grande gioia e una forte goduria che custodisco gelosamente nel mio cuore biancoceleste da 14 anni esatti…GRAZIE LAZIO MIA
Una serata da brividi, l’evento Di Padre in Figlio entrerà negli annali, una festa che ha unito generazioni di laziali e ha restituito tante glorie al popolo biancoceleste, anche solo per una sera. Guido Paglia, ex responsabili delle relazioni esterne della Lazio, ha ancora la voce commossa.Un evento che sembrava impensabile, almeno in questi termini, come dichiara in esclusiva ai microfoni de La Voce della Nord, sulle frequenze dei 98.100 di Radiosei:“Mi ha colpito quanti ex giocatori abbiano accettato l’invito e si siano riconosciuti laziali, penso ad esempio a Pinzi, hanno sentito la lazialità. E’ impossibile che una persona sola non ce l’abbia e debba essere in grado di determinare il nostro destino”.
Il riferimento ovviamente è al presidente Lotito, oggetto di una contestazione sempre più aspra con il tifo biancoceleste. Paglia a tal proposito manda alcune frecciate in relazione all’evento di ieri sera: “Lotito ha convocato una riunione a Formello alle 7 affinchè gli inservienti non potessero andare allo stadio. I tesserati presenti non indossavano la divisa ufficiale ma erano in borghese. Poi la scelta di questa data per la presentazione delle maglie. Ha tentato in tutte le maniere di sminuire l’evento, spero che quando sarà il momento degli abbonamenti e si troverà con un pugno di mosche, senza i proventi dell’Europa League, si renderà conto che forse è il caso di prendere in considerazione l’ipotesi di togliere il disturbo”.
Paglia poi ha parlato della grande commozione dell’ex presidente Sergio Cragnotti, protagonista di tante vittorie, accolto sul prato dell’Olimpico alla stregua di un eroe: “Cragnotti era più sconvolto di me, diceva che non era possibile portare all’Olimpico tutta questa gente. Ho dovuto forzare la mano per farlo venire, pensava si potesse equivocare la questione con l’attuale situazione presidenziale. Si è commosso anche lui, era ammutolito. La gente scendeva dalle macchine bloccate nel traffico per fare le foto con lui. Tuttavia non pensa minimamente a un ritorno, ha cose più importanti da seguire”.
La strigliata di Muricy Ramalho, tecnico del San Paolo, al giovane trequartista classe ’96 Gabriel Boschilia (reo di non aver mantenuto la posizione di ala sinistra durante il derby tra San Paolo e Corinthians domenica scorsa), non ha sorpreso più di tanto il centrocampista biancoceleste Felipe Anderson, ai tempi del Santos anche lui una delle vittime preferite della furia dell’allenatore paulista. Come riporta il sito ‘globoesporte.globo.com’, il fantasista brasiliano non ha potuto fare a meno di stigmatizzare l’atteggiamento del suo ex allenatore:“Avendo vissuto situazioni simili, comprendo lo stato d’animo di Boschilia, soprattutto in relazione a quello che è stato detto pubblicamente . Non credo che la cosa sia voluta , ma molte delle etichette che mi hanno affibbiato, come quella di essere pigro, sono una conseguenza delle cose dette da lui . Sarebbe meglio avere invece più tranquillità per lavorare”.
Tra il 2011 e il 2013 sotto la guida di Ramalho, Felipe Anderson è cresciuto molto, tanto da attirare l’attenzione dei più esperti, tra cui il Ds Tare. Il rapporto tra i due, tuttavia , non è mai stato idilliaco. “Per esperienza personale – prosegue il numero 7 biancoceleste – penso che sia meglio affrontare sempre le cose internamente ed evitare qualsiasi tipo di incomprensione riguardo tutto ciò che è passato. Non ho alcun rimpianto di Ramalho, ho imparato molto da lui, ma non posso negare che queste problematiche abbiano contribuito a ridurre la mia avventura al Santos”.
Postilla finale poi sulla sua prima stagione in biancoceleste, non certo all’altezza delle tante aspettative riposte in lui ad inizio anno: “Sono molto felice alla Lazio. E ‘stato un anno in cui ho dovuto imparare molto per adattarmi al calcio italiano, ma ho una grande aspettativa per la prossima stagione. Voglio rimanere qui il più possibile e dare il mio contributo”.
E’ come se Paul McCartney e Ringo Starr decidessero di tornare indietro nel tempo e far rivivere i Beatles per una notte. John Lennon e George Harrison non ci sono più, ma canterebbero con uno stadio intero attraverso il ricordo indelebile di una generazione. Stasera l’Olimpico, a quarant’anni dal 12 maggio 1974, suonerà insieme ai campioni di Tommaso Maestrelli, gli idoli del popolo della Lazio, e ai figli di chi non c’è più: da Giorgio Chinaglia junior a Niccolò Frustalupi, passando per Stefano Re Cecconi e Stefano Lovati, il medico figlio di Bob. Ci saranno tutti, ma proprio tutti, per festeggiare uno scudetto entrato nella storia del calcio italiano e non solo per essere stato il primo del club nato il 9 gennaio 1900 in Piazza della Libertà. L’evento si intitolerà «Di Padre in figlio», perché così si è sempre trasmessa la lazialità, riprendendo lo spunto di un’indovinatissima coreografia ideata e presentata dalla Curva Nord nel derby dell’8 aprile 2013.
CONTRASTO – L’Olimpico pieno, la risposta del pubblico è stata straordinaria e ha sorpreso persino Pino Wilson, il capitano del ‘74, e Giancarlo Oddi, organizzatori principali dell’evento. Sessantamila biglietti venduti e polverizzati da diverse settimane. Cifre da sballo. Numeri su cui riflettere, perché il calcio è sempre stato e continuerà ad essere passione popolare, sentimenti, amore. Quello che la Lazio di Lotito, nonostante i discreti risultati sportivi e un bilancio in ordine, non riesce a trasmettere alla sua gente, al suo popolo, spesso distante negli ultimi dieci anni e oggi in buona parte contrario alla gestione societaria. Così lontano da disertare lo stadio, sempre più vuoto, in un tristissimo finale di campionato. C’è tanta voglia di Lazio, c’è tutto in questa serata di festa a cui Lotito invierà, come suoi rappresentanti, il baby fenomeno Keita, già idolo dell’Olimpico, Ledesma, amatissimo dai tifosi, e Radu, che ha sempre incarnato lo spirito del derby. Lui non si presenterà, non riceverebbe consensi, anche se pochi giorni fa gli organizzatori hanno voluto inviare un messaggio distensivo. «Dovrà essere una festa di tutto il mondo della Lazio e senza divisioni» è stato scritto in un comunicato studiato per evitare equivoci e prendere le distanze dai fremiti di probabilissima contestazione che si insinueranno tra gli applausi per i vecchi campioni, in realtà non tutti concordi nel ringraziare Lotito per l’operazione di salvataggio del club. D’altra parte nello spogliatoio di Tor di Quinto convivevano personalità fortissime e che solo Maestrelli era riuscito a dominare, formando un gruppo indistruttibile.
PERSONAGGI – E’ un evento che ha riunito quasi tutta la lazialità perduta. Nesta si è imbarcato ieri da Miami per essere presente. Mancini arriverà da Istanbul, Fernando Couto e Sergio Conceicao dal Portogallo, Boksic dalla Croazia per riunirsi a Pancaro, Favalli, Stankovic, Mihajlovic, Marchegiani e gli altri campioni della Lazio del Duemila. E’ annunciato Sergio Cragnotti, il presidente dell’ultimo scudetto, in tribuna Monte Mario. Sessantamila per una serata da brividi, aperta dalla sfilata della Polisportiva e dal lancio della sezione Paracadutisti sul prato dell’Olimpico. Poi entreranno in scena i campioni del ‘74, accompagnati dai figli e dai rappresentanti della Lazio dei meno 9, altra squadra entrata nel cuore del popolo biancoceleste, guidata ancora in panchina da Eugenio Fascetti. Da Materazzi a Delio Rossi, da Ruben Sosa a Signori e Casiraghi, da Franzoni a Poli, da Giordano a Dell’Anno. Un tuffo nella nostalgia.
Presenza gradita all’Hotel Donna Laura, sede del raduno dei protagonisti dell’evento di questa sera, che a breve saliranno sul pullman direzione Stadio Olimpico. Il centrocampista biancocelesteAlvaro Gonzalez infatti si è recato sul posto per portare gli scarpini al suo idolo Ruben Sosa, come ha rivelato poi ai microfoni di Radiosei: “Sono qui per portare gli scarpini a Ruben. Me li sono fatti prestare da un compagno, lui è un mio idolo, lo seguo fin da piccolo perché viene da Montevideo come me. Sapevo che aveva giocato qui facendo bene perché la Lazio è una grande squadra. Stasera? Non mi sono organizzato, non sono stato chiamato. Sicuramente mi piacerebbe esserci, dovrebbe essere una grande emozioni scendere in campo con 60mila persone. Mondiale? Proverò a conquistarlo, io farò il massimo per giocarlo. Sto bene a Roma, non ho parlato con la società. Sono soddisfatto della mia stagione, ho disputato 30 partite, penso di aver fatto qualcosa di buono, non come altri anni, ho fatto una trentina di partite, all’inizio non giocavo molto poi Petkovic ha deciso di inserirmi. Penso comunque di aver fatto bene”.
L’attesa è quasi finita. La grande festa inizierà tra poche ore e sul social network più utilizzato in italia e nel mondo si sta facendo il conto alla rovescia tra i tifosi laziali per la festa della Grande Lazio del passato. Lo stadio sarà gremito da più di 60mila anime biancocelesti. Tra i big che saranno presenti all’interno delle mura bianco-azzurre ci sarà anche Ousmane Daboo che tramite il suo profilo facebook non vede l’ora di prender posto al grande evento lanciando il suo pensiero via internet: Oggi a Roma per partecipare al l’evento “di padre in figlio”. É un onore essere stato invitato e un grande piacere rivedere tutti i laziali ex giocatori e i 65 000 tifosi che saranno presenti stasera.
Aujourd’hui à Rome pour feter les 40 ans du premier titre de champion de la Lazio. C’est un honneur d’avoir été invité et un plaisir de revoir tous mes amis laziali ex joueurs et les 65 000 supporteurs qui seront presents ce soir.
#dipadreinfiglio #stadeolympique #plein #fete #titres #scudetti #1974 #2000
Pensiero accompagnato con tanto di foto nel post:
Caro Babbo,
oggi è il 12 maggio e Giancarlo e Pino ricorderanno in una serata ricca di significati una giornata speciale vissuta 40 anni fa.
Sì babbo, sono passati già 40 anni, a me sembra siano volati e di quel pomeriggio ricordo ogni attimo. Oggi i 65 mila laziali che saranno all’Olimpico rivivranno quella festa indimenticabile: i padri che c’erano e i figli che l’hanno vissuta nei mille racconti.
Il rigore di Giorgio, il campo dell’Olimpico alla fine pieno di gente impazzita di gioia. Questo è il 12 maggio 1974 nell’immaginario collettivo laziale. Io penserò a te. Mio padre circondato da splendide persone calciatori e amici laziali, mio padre che dice no alla Juventus e alla Nazionale per restare alla Lazio.
Ricordo la settimana che precedette la partita desiderata una vita, la “tua” partita. I tuoi silenzi ancora più accentuati del solito, ma ricchi di significati. I tuoi sguardi, la tua calma apparente, seppur in cuore pieno di emozioni e tumulti, ma vissuti senza eccessi e all’interno di sani valori che lo sport ti aveva insegnato e per il quale hai dato la tua vita. Quei valori che ti hanno reso indimenticabile per me, e per chi ama lo sport e non solo laziali. Le cose importanti della vita, dicevi, per te erano altre, la salute, la famiglia, gli affetti più cari.
Scherzavi su quella strana coincidenza che vedeva il giorno del tuo compleanno (7/10) l’inizio del campionato a Vicenza e quello mio e di Maurizio (19/5) l’ultima giornata, contro il Bologna, anche se tu lo scudetto lo conquistasti contro il Foggia una settimana prima, appunto il 12/5.
Proprio il Foggia, unica nota stonata di quella meravigliosa giornata, ahimè, che ti non ti permise di godere fino in fondo quella gioia mai raggiunta prima. Che strano scherzo ti giocò il destino quel giorno, un disegno quasi beffardo. Gioia intrisa di amarezza, due elementi che ti hanno spesso accompagnato nella tua vita, che ad oggi non riesco a spiegare ma un domani avrò più chiaro.
Le stelle avevano già deciso quanto si stava per verificare, tu non hai fatto altro che condurre quel carro, eri tu il predestinato.
Un’immagine ce l’ho di quella giornata. Ricordi quando ti chiedemmo il perché, il momento immediatamente successivo al rigore di Giorgio, che sancì per la prima volta lo scudetto su quella gloriosa maglia che ci è entrata nella pelle, di quelle mani che accarezzano i capelli, di quello sguardo rivolto al cielo e di quella calma assoluta in uno stadio impazzito di gioia: tu ci rispondesti che stavi per riavvolgere il film della tua vita, seppur in un momento che ti vedeva in cima al mondo (ma non certo per te). Niente corse, niente scene tipiche di persone che vivono un tale stato d’animo, niente di niente, solo tu e Renato Ziaco, uno vicino all’altro, assaporando solo come pochi intenditori della vita sanno fare, quegli intensi attimi che ti porti per sempre nel cuore.
Ma c’è una emozione che resta indelebile nella mio cuore: il momento, qualche minuto dopo il fischio finale di Panzino, lo scatto con Maurizio verso di te negli spogliatoi con il cuore in gola, il tuo raggiante sorriso nel vederci, il disinteressarsi completamente di tutto ciò che in quel momento ti circondava, e quell’abbraccio meraviglioso che ci vide tutti e 3 insieme, attimi che sembravano non finissero mai e che porterò sempre con me insieme ad un pallone della partita. Babbo, ora posso dirtelo: sono stati i secondi più belli mai vissuti.
E la nostra festa quella notte dopo la partita? Erano le 4, a casa con noi c’erano, con parte dei tuoi ragazzi, i tuoi più stretti compagni di viaggio, Renato Ziaco, Gigi Bezzi, Nanni Gilardoni, Enrico Bendoni, Sandro Petrucci e un piatto di pasta preparato da mamma Lina, oggi splendida nonna novantenne.
Un semplice piatto di pasta, tanti sorrisi per festeggiare il traguardo professionale per te più prestigioso, che girò per la prima volta il vento calcistico della città, uno scudetto storico per la Lazio e che ha reso ogni laziale orgoglioso e consapevole della forza dei propri colori.
Ti hanno raccontato in storie, libri, documentari, articoli, canzoni, rappresentazioni teatrali: un affetto grande che mi è servito per sentirti ancora vicino. Lo sentirò anche all’Olimpico per questa festa tutta laziale.
Sarà anche la nostra festa, la festa della nostra famiglia. Ti saranno accanto i tuoi figli e nipoti, Tommaso e Federica, Andrea e Alessio accompagnati dalla mamma Monia (come saprai, anche lei figlia di un allenatore della Lazio), Tommaso e Niccolò.
Quando ci hai lasciato avevamo 13 anni, come Tommaso quando perse la mamma Patrizia e Andrea il papà Maurizio, ma credo che questo tu già lo sappia.
Oggi, all’età di 50 anni, nonostante il percorso non sia stato facile e a volte mi ha messo a dura prova, mi sento di dirti che siamo una bella famiglia, cresciuta sulla scia dei tuoi principi e valori, seguendo i comportamenti che avevi tracciato chiaramente, seppur nel tuo breve ma proficuo ruolo assai difficile, tranne per te, di genitore.
Per ultimo voglio dire che ci manchi e ci sei mancato molto ma che i tuoi nipoti hanno imparato a conoscerti e sono fieri di aver avuto un nonno così e credo ti piacerebbero molto, seppur nelle loro diversità caratteriali.
Manchi al popolo laziale che non ti ha mai dimenticato e ce lo dimostra continuamente: babbo, questo è il tuo scudetto più bello.
Ti voglio bene.