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Calciomercato Lazio

I nemici immaginari di capitan Lotito

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agnelli lotitoNon ho mai creduto, neanche per un istante, che la Lazio avesse già chiuso la trattativa per acquisire le prestazioni calcistiche di Felipe Anderson. Neppure quando l’evento veniva ampiamente strombazzato a destra e a manca dai creduloni di turno, più o meno professionali, che si aggirano nei pressi dell’ambiente Lazio. Non mi illudo neanche ora che dopo le ammissioni dei dirigenti del Santos e la dichiarazione d’amore verso la Lazio fatta dal giocatore, l’operazione sembra oramai definita, se non addirittura chiusa.

Da diversi giorni si parla dappertutto di questo affare che sarebbe finalmente arrivato a definizione, dopo il miserrimo fallimento di fine gennaio scorso, ed ecco che intervengono, puntuali come la vendetta di un samurai (…si diceva ai miei tempi), le complicazioni, gli impedimenti, certamente non dipendenti dalla volontà di chi dirige la società Lazio. Certamente ascrivibili ai più fantasmagorici e romanzeschi nemici: questa volta la realtà ha superato la fantasia perché si tratta addirittura di “schiavisti” dell’era moderna.

Così, possiamo immaginare Lotito nelle vesti di un novello capitano Nemo: l’antieroe solitario che, come avviene in “Ventimila leghe sotto i mari” di Jules Verne, è pronto a combattere il male e lo schiavismo, a bordo del suo sottomarino Nautilus, contro l’odiata nazione: quella inglese per l’appunto. E guarda caso, nella circostanza specifica, sempre di inglesi si tratta, seppure nella forma, più consona ai nostri tempi, quella del fondo d’investimento Doyen Sport, proprietario per metà del calciatore in questione.

Quello di Lotito, è un po’ l’atteggiamento tipico adottato da una certa categoria di persone quando non riesce a concretizzare i propri obiettivi, quando gli sfugge regolarmente l’oggetto del proprio desiderio. Lui si crea degli ostacoli imprevisti e imprevedibili, dei nemici a volte solo immaginari, facendo in modo che l’eventuale fallimento sia sempre colpa degli altri o magari dei “fattori imponderabili”, ma mai  sua o del suo atteggiamento o delle proprie strategie sbagliate.

In realtà, non è dato sapere se fosse un bene o un male il mancato trasferimento di Felipe Anderson alla Lazio, come è difficile dire ora che sembra fatta se il calciatore possa realmente essere utile alla causa biancoceleste. Pochi di noi lo conoscono o lo hanno visto giocare una volta, quasi tutti ci siamo affidati per un giudizio a qualche filmato su youtube, quelli in cui in pochi minuti è condensato il meglio di una carriera. E anche tra gli addetti ai lavori, molti ne parlano come di una grande promessa, ma è il massimo che si è sentito dire da chi segue il campionato brasiliano, dove la futura e probabile stellina sudamericana gioca tuttora.

Quello che è certo è che le cifre che girano, puntualmente riportate dai media e che immaginiamo si avvicinino con buona approssimazione a quelle reali, sono piuttosto alte per una “scommessa”. Con quasi 9 milioni di euro, nel mercato sempre più povero di questi tempi, si possono prendere giocatori già fatti e in grado di offrire certezze immediate. Sarebbe una scommessa fattibile per club ricchi come il Manchester City, il Psg o il Monaco, oppure per società da sempre ricche come il Barcellona o il Real Madrid, ma quei quasi 9 milioni messi sul tavolo da una società che l’estate scorsa non ha acquistato l’unico calciatore che gli serviva come l’aria e che era stato espressamente richiesto dal suo allenatore (Yilmaz), per soli cinque milioni di euro grazie ad una clausola rescissoria particolarmente favorevole, sembrano quasi un patrimonio. Quindi, più che una scommessa quasi un azzardo.

Se dovessimo giudicare solo dal ruolo in cui Felipe Anderson gioca (è un centrocampista offensivo), non sembrerebbe l’innesto più urgente da fare per colmare le lacune di una squadra che, come diciamo da tempo, è la sublimazione delle potenzialità inespresse. Probabilmente, quindi, rappresenta più un investimento per il futuro che una pedina fondamentale su cui fare affidamento fin da subito per rafforzare il gruppo e puntare il prossimo anno a qualcosa di più del settimo posto in campionato. A rigor di logica, mi sembra molto più logico e quindi importante l’acquisto di Luca Biglia: operazione già conclusa, sotto traccia e senza tanti clamori, come bisognerebbe fare sempre. E’ proprio quello di Biglia l’innesto che arriva finalmente a rinforzare un centrocampo che, a parte la freschezza e l’esuberanza giovanile di Onazi, ha dato nell’ultima stagione segnali di stanchezza eccessiva ed è apparso troppo spesso spento, se non allo stremo delle forze, per logorio dovuto alla mancanza di ricambi adeguati.

Turando le somme, non so se Felipe Anderson arriverà alla Lazio o se questa storia si trasformerà nell’ennesimo tormentone lotitiano in cui qualche dettaglio, quasi sempre sotto forma di sostanziali differenze tra quanto richiesto da chi vende e quanto vuole pagare chi compra, farà andare storta la trattativa all’ultimo momento. Ma stavolta penso proprio di no. Non so neppure se Felipe Anderson è un giocatore che migliorerà la rosa della Lazio o se si è pensato a un sostituto in miniatura per un partente di lusso, come potrebbe essere Hernanes. La cosa importante è che una volta tanto la trattativa non è stata trascinata fino all’ultimo istante dell’ultimo giorno di mercato, senza pensare a delle valide alternative e facendosi trovare, come spesso è accaduto, del tutto impreparati.

Perché se si pensa alle opportunità perse nelle ultime sessioni di mercato, in cui i calciatori che la Lazio avrebbe potuto a sua volta vendere sono stati deprezzati, portati a scadenza di contratto o comunque persi a parametro zero, mettendoli fuori rosa e praticamente “schiavizzandoli” anche un po’ (senza neppure la necessità di scomodare i fondi di investimento inglesi), viene da chiedersi che squadra si sarebbe potuta allestire con quei milioni di euro in più nelle casse della società.

E allora, viene da pensare che il nemico invisibile non sia altrove, ma probabilmente dentro di noi, come in vecchio B-movie di fantascienza. C’è qualcuno che vuole provare a indovinare la sua identità prima della fine del film?

RAFFAELE CARDAMONE



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