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Senad, guarda che hai fatto…

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LULIC 3
In principio, era solo un “portaombrelli”, un oggetto ingombrante e di scarso valore. Ora quel trofeo alzato al cielo di Roma la sera del 26 maggio si è trasformato in una sorta di bomba atomica. Questa Coppa Italia conquistata dalla Lazio ha avuto un effetto devastante sulla città, ma soprattutto sull’ambiente romanista. Per“colpa” di Senad Lulic da un mese a questa parte sta succedendo di tutto e sta uscendo fuori di tutto, anche quei malumori serpeggianti che fino al 26 maggio erano stati tenuti abilmente nascosti da parte di una stampa da sempre compiacente che, per stessa ammissioni di alcuni giornalisti opinionisti (epico lo sfogo di Ugo Trani nei giorni successivi), ha occultato, ha ovattato, ha indorato più di una pillola e ha protetto in tutti i modi la nuova Roma americana. Ma quel gol di Lulic ha raso al suolo ogni barriera e ha fatto uscire di tutto. I rancori degli “orfani dei Sensi”, la rabbia di chi è per anni ha portato sempre il suo essere romanista in tv quasi fosse uno spot pubblicitario, la delusione di chi la Roma l’ha cantata al punto da essere considerato un vero e proprio monumento.

“Basta, basta…non ne voglio parlare della Roma. Ho dato le dimissioni da tifoso, se ne riparlerà quando la squadra tornerà ad essere degna di questa città”.

Al duro sfogo di Amendola, sbottato quando a metà giugno qualcuno si è azzardato a chiedergli un parere sull’arrivo sulla panchina giallorossa di Rudi Garcia, si è aggiunto quello altrettanto forte di Antonello Venditti. Se Amendola si è momentaneamente “dimesso” da tifoso dopo aver chiuso anche con i “Cesaroni”oggi il cantautore di origini molisane (ma romano di nascita), oggi è andato addirittura oltre, chiedendo alla società di non utilizzare più prima delle partite il suo inno storico (1975) che da quasi quarant’anni fa da colonna sonora all’ingresso in campo dei giocatori giallorossi.

“Sinceramente l’inno della Roma mi piacerebbe se lo togliessero, perché non lo trovo più identificativo della Roma che conoscevo io. L’inno è nei nostri cuori e non esiste solo allo Stadio. Se la Roma non vorrà utilizzare più le mie canzoni, allora resteranno nel cuore delle persone. Sarebbe carino se si potesse essere più partecipi di questa Roma. La Roma si regge sul suo nome e tu non puoi presentarti da Papa Francesco con la maglia dei Boston Celtics. Non si riesce a dare il valore giusto a questa parola, a questa città”.

E tutto per colpa di un “portaombrelli”, tutto questo casino a causa di quel gol segnato da Lulic al 71’ del derby più importante della storia. Senad, guarda che hai fatto…

GIORGIO CERRI



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