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Senad, guarda che hai fatto…
“Basta, basta…non ne voglio parlare della Roma. Ho dato le dimissioni da tifoso, se ne riparlerà quando la squadra tornerà ad essere degna di questa città”.
Al duro sfogo di Amendola, sbottato quando a metà giugno qualcuno si è azzardato a chiedergli un parere sull’arrivo sulla panchina giallorossa di Rudi Garcia, si è aggiunto quello altrettanto forte di Antonello Venditti. Se Amendola si è momentaneamente “dimesso” da tifoso dopo aver chiuso anche con i “Cesaroni”, oggi il cantautore di origini molisane (ma romano di nascita), oggi è andato addirittura oltre, chiedendo alla società di non utilizzare più prima delle partite il suo inno storico (1975) che da quasi quarant’anni fa da colonna sonora all’ingresso in campo dei giocatori giallorossi.
“Sinceramente l’inno della Roma mi piacerebbe se lo togliessero, perché non lo trovo più identificativo della Roma che conoscevo io. L’inno è nei nostri cuori e non esiste solo allo Stadio. Se la Roma non vorrà utilizzare più le mie canzoni, allora resteranno nel cuore delle persone. Sarebbe carino se si potesse essere più partecipi di questa Roma. La Roma si regge sul suo nome e tu non puoi presentarti da Papa Francesco con la maglia dei Boston Celtics. Non si riesce a dare il valore giusto a questa parola, a questa città”.
E tutto per colpa di un “portaombrelli”, tutto questo casino a causa di quel gol segnato da Lulic al 71’ del derby più importante della storia. Senad, guarda che hai fatto…
GIORGIO CERRI
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