Bruno Giordano nasce a Roma il 13 agosto 1956, nel quartiere di Trastevere. Fin da piccolo la sua passione è il pallone, e spesso preferisce passare i suoi pomeriggi all’oratorio piuttosto che studiare. Ed è proprio all’oratorio che viene notato dall’ex laziale Enrique Flamini, che nel 1969 lo porta nel settore giovanile biancoceleste. Nei successivi 6 anni Giordano risulterà protagonista in tutte le categorie giovanili nelle quali ha militato, mostrandosi un attaccante rapido e molto prolifico.
La voce che nella Primavera biancoceleste ci sia questo talento si sparge in tutto l’ambiente laziale e già nella stagione 1975-76 Corsini, subentrato a Maestrelli costretto al ricovero, lancia il giovane in prima squadra. L’esordio di Bruno Giordano arriva il 5 ottobre del 1975, in un Sampdoria-Lazio che lo stesso attaccante riesce a risolvere al minuto 89, siglando su assist di Chinaglia il gol vittoria per i biancocelesti. Dopo poche giornate la Lazio si trova però in fondo alla classifica: Corsini viene esonerato e al suo posto torna Maestrelli, le cui condizioni mediche sembrano migliorate. Per non retrocedere Maestrelli decide di dare fiducia ai giocatori più esperti, lasciando così fuori Giordano. Giunti alla 27a giornata, con la Lazio con un piede in Serie B, il giovane attaccante torna in campo contro la Fiorentina; la sua marcatura non influisce sul risultato finale, poichè i capitolini soccombono al Franchi per 4-3, ma la sua prestazione convince il mister a rischiarlo nuovamente nelle prossime uscite stagionali. E’ nella giornata successiva che si riaccende la speranza: grazie anche a un gol di Giordano il Milan viene battuto per 4-0 e ora la Lazio deve giocarsi la permanenza in Serie A in casa del Como, dove è costretta a fare risultato. Sotto per 2-0, è lo stesso trasteverino a dimezzare lo svantaggio, che in seguito sarà colmato definitivamente dalla squadra di Maestrelli e che varrà un pass nella massima serie anche per la stagione successiva. La prima stagione in biancoceleste per l’ex Primavera si conclude, oltre che con la salvezza in extremis, con 5 gol in 14 presenze.
La stagione 1976-77 si apre con l’addio di Chinaglia, che si trasferisce ai Cosmos, e con il numero 9 che passa da Long John a Bruno Giordano. Il momento più alto della stagione per il centravanti è sicuramente il derby d’andata, nel quale sigla il primo e unico gol del match, determinante nella vittoria della partita, appena pochi giorni prima che Maestrelli entri in coma e si spenga. Chiude la stagione con 10 reti in 26 presenze e il quinto posto in classifica, che vale l’accesso alla Coppa Uefa per il prossimo anno.
L’anno dopo si apre con una vittoria nei confronti della Juventus per 3-0, nella quale Giordano fa doppietta e sigla il suo secondo gol con un pallonetto meraviglioso. Poche le emozioni per la Lazio in questa stagione; non ripresa completamente dalla scomparsa del suo mentore Tommaso Maestrelli, chiude la stagione all’ottavo posto, ma Giordano continua a stupire chiudendo la stagione con un bottino di 12 gol in campionato e 5 reti con la nazionale u-21.
La stagione 1978-79 si apre nel migliore dei modi per Giordano, che oltre a segnare con costanza in campionato entra nel giro della Nazionale maggiore, esordendo nella sfida contro la Spagna. A fine stagione le reti del bomber trasteverino saranno 19, consentendo all’ancora 22enne di vincere il titolo di capocannoniere del campionato, che vedrà la Lazio raggiungere nuovamente l’ottava posizione nella classifica finale. A fine stagione le richieste per il numero 9 furono molteplici, ma il presidente Lenzini riuscì a trattenere il suo gioiello rinunciando a ognuna di esse.
Dopo quello che potremmo considerare il momento più alto della sua carriera come costanza di rendimento, arriva la notizia che sconvolge il mondo del calcio italiano: nel 1980 esce lo scandalo del Calcioscommesse, nel quale sono indagati ben 4 giocatori biancocelesti, tra cui figura il nome di Giordano. Al termine del match tra Pescara e Lazio del 23 marzo alcune volanti della Guardia di Finanza attendono all’uscita degli spogliatoi, oltre a Giordano, Wilson, Manfredonia e Cacciatori, che vengono portati nel carcere di Regina Coeli per la detenzione. Bruno Giordano, pur affermando continuamente di essere estraneo ai fatti, viene squalificato per 3 anni e 6 mesi. La sorte per la società biancoceleste è invece quella della retrocessione nella serie cadetta. Le richieste per il giocatore, che intanto continua ad allenarsi con la Lazio, continuano ad arrivare soprattutto in seguito alla notizia di un probabile sconto della pena, ma il presidente Lenzini continua a rifiutare spinto anche dal popolo biancoceleste, nonostante la squadra nella stagione 1982-83 si trovi a un passo dalla Serie C. Con il trionfo del Mondiale del 1982 arriva l’amnistia per tutti gli squalificati, perciò dalla stagione successiva Giordano potrà tornare in campo, per aiutare la sua squadra a risollevarsi e tornare in Serie A.
Così nella stagione 1982-83 Giordano riparte dalla Serie B, sempre con l’aquila cucita sul petto. A fine stagione si laurea capocannoniere del torneo con 18 reti, determinanti per riportare nella massima serie la Lazio, il cui pacchetto di maggioranza viene acquistato a sorpresa da Giorgio Chinaglia, voglioso di voler riportare la società ai fasti del 1974.
Sembra che il peggio sia passato: il ritorno in Serie A per la Lazio significa anche una nuova chanche in Nazionale per Giordano, che sigla il suo primo (e unico) gol con la maglia azzurra nell’amichevole contro la Grecia. Poi, il 30 dicembre, ad Ascoli, per Giordano crolla tutto nuovamente: nello scontro con l’avversario Bogoni, l’attaccante ha la peggio e il responso medico parla della rottura di tibia e perone, con tempi di rientro variabili tra i 5 e gli 8 mesi. 4 mesi dopo Giordano torna incredibilmente in campo e sigla dopo pochissimo il gol del vantaggio contro il Napoli, in una sfida che vedrà i capitolini vincere per 3-2. Altre due reti nelle successive partite garantiranno la permanenza in A per un’altra stagione.
Stagione che si apre con un intenso litigio tra il bomber e il presidente Chinaglia, il quale lo aveva ceduto alla Juve per gravi problemi finanziari. La rinuncia di Giordano provoca gravi tensioni nello spogliatoio, da subito spaccato. A metà stagione la Lazio è già condannata alla B e alla fine l’attaccante è costretto ad accettare il trasferimento al Napoli di Maradona, chiudendo la sua esperienza alla Lazio dopo più di 16 anni tra giovanili e prima squadra, segnando più di 100 gol e risultando a oggi il più grande realizzatore biancoceleste nelle coppe nazionali (18 marcature).
Il primo anno di Napoli per Giordano si conclude con una storica doppia vittoria in campionato e in Coppa Italia. Il punto di forza di questo Napoli fu proprio il tridente d’attacco rinominato “MaGiCa” (Maradona, Giordano, Carnevale e poi Careca), ma l’atmosfera festosa del post-scudetto si ruppe ben presto in seguito ad un acceso litigio tra lo stesso Giordano e il direttore sportivo dei partenopei, Luciano Moggi, culminato con la cessione dell’attaccante all’Ascoli alla fine della stagione 1987-88.
Quasi 30enne, l’attaccante romano riesce nella stagione 1988-89 a siglare 10 reti che varranno la salvezza per la squadra marchigiana, mentre l’anno dopo, trasferitosi a Bologna, i suoi 7 gol stagionali contribuiranno al raggiungimento dell’ottavo posto per i Felsinei, valido per l’accesso alla Coppa Uefa. Dopo solo un anno di Bologna torna all’Ascoli, stavolta in B, dove il Giordano che tutti conoscevano sembra essersi completamente smarrito, riuscendo a segnare 3 soli gol nelle ultime due stagioni della sua carriera da giocatore, terminata alla fine della stagione 1991-92.
Da questo momento decide di intraprendere la carriera da allenatore: tra il 1993 e il 2005 allena 10 squadre differenti tra Serie D e Serie C1, poi nel 2006 arriva la chiamata del Catanzaro in Serie B, ma viene esonerato a stagione in corso. L’anno dopo viene scelto come allenatore del Messina, che a causa dello scandalo Calciopoli si ritrova a sorpresa in Serie A. A gennaio, vista la carenza di punti guadagnati, viene esonerato, facendo ritorno ad aprile in terra siciliana sempre nelle vesti di allenatore, ma venendo esonerato nuovamente dopo 4 sconfitte di fila.
Nel 2009 subentra a Giampiero Ventura come allenatore del Pisa, non riuscendo comunque a evitare la retrocessione dalla cadetteria alla Serie C.
Due anni dopo, alla guida della Ternana, non riesce a evitare la retrocessione in Serie C2 dopo i play-out persi contro il Foligno.
Nel 2013 diventa l’allenatore dell’Ascoli, ma ben presto emergono gravi divergenze con la società, che solo nel febbraio successivo è costretta all’esonero.
L’ultima esperienza da allenatore per Giordano è stata sulla panchina del Tatabanya, club ungherese dove ha anche militato un’altra vecchia conoscenza biancoceleste nelle vesti di calciatore, Tommaso Rocchi, In seguito a un litigio con la società neanche questa esperienza da allenatore va a buon fine per Giordano, costretto alle dimissioni.
Nei momenti in cui Giordano si è trovato a dover cercare una nuova squadra da allenare l’ex attaccante ha prima intrapreso una brevissima carriera nel calcio a 5 nella squadra romana del Torrino nel 1995; nell’ultimo decennio ha invece commentato varie partite per l’emittente televisiva RAI, diventando successivamente opinionista prima per la stessa RAI e poi per Mediaset Premium. Oggi è il direttore sportivo del Gragnano, squadra campana militante in Serie D.
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