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Parma-Lazio, Tanzi-Cragnotti…Quanti intrecci ?!

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CRAGNOTTI

C’erano una volta Tanzi e Cragnotti. C’erano una volta il Parma e la Lazio che vincevano in Italia e in Europa. C’era una volta un filo sottile e ai più invisibile che legava Roma a Parma, passando per Firenze e Perugia, fino ad arrivare a Napoli per poi tornare a Roma, sull’altra sponda del Tevere. A tenere quel filo, erano due personaggi: uno legato al mondo sportivo in primis e finanziario dietro le quinte; l’altro, invece, era il grande capo del mondo bancario italiano. I due grandi “controllori” delle vicende sportive e finanziarie del Paese, che spesso e volentieri si intrecciavano, rispondevano al nome di Franco Carraro e Cesare Geronzi.
Per far capire di che tipo di intrecci parliamo, prima di raccontare la storia di Tanzi e Cragnotti e di quello strano gemellaggio tra Lazio e Parma, partiamo da Franco Carraro e da Cesare Geronzi, da quella ragnatela di rapporti industriali, finanziari e sportiviche ha caratterizzato l’era dell’oro del calcio italiano. Negli anni novanta fino a metà del primo decennio del nuovo millennio, banchieri e manager hanno controllato il calcio italiano: lo hanno trasformato nel più grande spettacolo del mondo, ma poi con i loro giochi di potere lo hanno portato verso il baratro, dando vita a quel ridimensionato che oggi è sotto gli occhi di tutti.

Franco Carraro, con un passato da presidente del Milan, della Lega Calcio, del Coni e del Comitato Organizzatore di Italia ’90, approda al vertice della Federcalcio, mantenendo una decina di incarichi dirigenziali e manageriali. Infatti, mentre guida la FIGC è anche presidente di Mcc spa (ex Mediocredito centrale), la banca d’affari di Capitalia. Quindi è consigliere di Capitalia e presidente dei Fondi immobiliari italiani, società controllata da Mediocredito e Inpdap. Cesare Geronzi, ovvero il “capo” di Franco Carraro in banca, all’epoca è il primo azionista della Lazio, ma è anche il maggiore finanziatore di Cecchi Gori (e quindi della Fiorentina), di Luciano Gaucci (e quindi del Perugia di cui detiene addirittura il 99,5% del capitale in pegno), di Telemarket (a cui ha fatto un prestito di 23 milioni di euro) e quindi di Giorgio Corbelli che all’epoca è proprietario del 60% del Napoli. Ma finanzia anche la famiglia Sensi, concedendo un prestito di 30 milioni di euro per l’iscrizione al campionato in cambio della fine della campagna del presidente della Roma contro il “palazzo” e quindi contro Carraro. In più, la Fininvest ha una quota del 3% di Mcc, mentre Massimo Moratti e Tronchetti Provera insieme hanno il 2% di quote di Capitalia. E arriviamo all’anello di congiunzione, ovvero Tanzi. Il presidente del Parma e di Parmalat, ha convissuto con Cesare Geronzi in Banca Mediterranea, possiede l’1,5% di Mcc e Tanzi fa parte del Cda di Banca di Roma. E a completare l’intreccio, entrano in scena i figli. Benedetta Geronzi, figlia di Cesare, è assistente di Carraro in Federcalcio. Luigi, figlio di Carraro, è socio di Chiara, la figlia di Geronzi che fa la giornalista al TG5 e che a tempo perso insieme a Francesca Tanzi (figlia di Callisto), Andrea Cragnotti (figlio di Sergio), Alessandro Moggi (figlio di Luciano), Riccardo Calleri (figlio di Gian Marco) e Giuseppe De Mita (figlio di Ciriaco), fondano la GEA World, la società che nel giro di pochi mesi arriva a controllare in regime di assoluto monopolio qualcosa come 200 calciatori.
I soldi girano, in molti si arricchiscono, ma alle spalle delle società di calcio e dei loro azionisti, visto che alcune (Lazio e Roma) sono quotate in Borsa. Il risultato è che la Fiorentina riparte dalla C2, il Perugia dai Dilettanti, il Napoli grazie al lodo Petrucci scivola “solo” in C1, la Roma viene tenuta in piedi a costi altissimi (per la famiglia Sensi) fino alla vendita, mentre Lazio e Parma, dopo esser state spolpate, passano dall’esser state le regine degli anni novanta e dell’inizio del terzo millennio a comprimarie o quasi, dirottate dalla “banca” nelle mani di Claudio Lotito e di Tommaso Ghirardi.

In casa Lazio, dopo l’addio forzato di Cragnotti (voluto da Geronzi), si apre una voragine che arriva a toccare i 500 milioni di euro, nonostante tre aumenti di capitale per complessivi 200 milioni di euro. Guarda caso con Mcc a fare da consorzio di garanzia e quindi ad incassare direttamente i soldi versati dagli azionisti. Soldi finiti chissà dove. Dal processo per il crack Parmalat, invece, dall’inchiesta emerge che Unicredit Banca da 171 milioni di euro prestati all’azienda di Tanzi ha ricavato 217 milioni di euro di interessi (+124%), mentre Capitalia ha incassato il 123% in più di quanto aveva prestato alla Parmalat.

E dopo aver spiegato tutti gli intrecci, torniamo all’inizio, alla storia che lega Lazio e Parma, Cragnotti e Tanzi. Il patron del Parma parte dalla Formula Uno. Tra la fine degli anni settanta e l’inizio degli anni ottanta è lo sponsor della Brabham, il team di Bernie Ecclestone che ha come pilota di punta Nelson Piquet, che vince due titoli mondiali indossando il marchio Parmalat. Piquet è brasiliano, Tanzi e Cragnotti hanno come punto di contatto proprio il Brasile. Tanzi sponsorizza e controlla il Palmeiras, Cragnotti in Brasile ha costruito le sue fortune prima come uomo di fiducia di Ferruzzi , poi acquistando i marchi Bombril e Del Monte quando decide di mettersi in proprio. Sì, perché mentre Tanzi un imprenditore vero e proprio, uno che ha costruito dal nulla un grande impero industriale, Cragnotti è sostanzialmente un finanziere con una carriera all’interno della Montedison negli anni ottanta e del gruppo Ferruzzi Enimont a cavallo tra gli anni ottanta e gli anni novanta. Nei primi anni novanta, fonda la Cragnotti&Partners, da cui inizia la sua scalata. Compra la Lazio da Calleri nel 1992 per 30 miliardi, poi con alle spalle Banca di Roma e Cesare Geronzi crea un gruppo che ha come punta di diamante la Cirio, ma anche diverse altre realtà industriali, collegate tra loro e sparse in diversi Paesi. Tra cui la Lawson Mardon Group in Canada in cui lavora un giovane manager rampante che risponde al nome di Sergio Marchionne, l’attuale numero uno della FIAT.
Detto degli intrecci tra Tanzi, Cragnotti, Carraro, la banca e i rampolli delle rispettive famiglie, i presidenti di Parma e Lazio diventano rivali nel calcio e nelle attività industriali, quando Cragnotti viene spinto ad acquistare la Centrale del latte di Roma. Pomodori e latte non hanno nulla in comune, ma Tanzi non può comprare direttamente la Centrale del latte perché il comune di Roma (il sindaco all’epoca è Francesco Rutelli, tifoso laziale) può cedere l’azienda ad un prezzo di favore solo ad un imprenditore locale. Così Cragnotti compra il 26 gennaio del 1998 la Centrale del latte per 106 miliardi di lire (circa 55 milioni di euro) con l’impegno di non cedere l’azienda prima di cinque anni. A febbraio del 1999, Cragnotti cede a Tanzi per 780 miliardi di lire (circa 403 milioni di euro) alla Parmalat di Tanzi il latte Cirio. La divisione comprende i marchi Polenghi, Ala, Stella, Torrimpietra, Torvais, Calabria Latte, Berna, Matese e chiaramente anche la Centrale del latte di Roma. Dando vita a quello che poi finirà nelle aule dei tribunali come lo scandalo Eurolat.
Anche nel calcio la rivalità è solo apparente. Lazio e Parma si scambiano giocatori sul mercato come se fossero gemellate. La Lazio, che nell’estate del 1998 ha ceduto il suo capitano Fuser a Tanzi, nel 1999 per puntare allo scudetto prende Veron (per 53 miliardi) e Sensini dal Parma. Poi l’anno successivo in cambio di Crespo, valutato la cifra record di 110 miliardi di lire, la Lazio dirotta a Parma Almeyda, Sergio Conceicao e Salas, ma il cileno si impunta e rifiuta il trasferimento. Cessioni e plus valenze, più che soldi reali girano soldi virtuali, con valutazioni gonfiate ad arte per tappare i buchi di bilancio, sempre con la compiacenza di Franco Carraro e sotto la regia occulta di Cesare Geronzi. Per Lazio e Parma, sono anni d’oro e nessuno fa caso a quegli intrecci, perché le bacheche si riempiono di trofei e le vittorie fanno passare tutto il resto in secondo piano. La Lazio vince uno scudetto, una Coppa delle Coppe, una Supercoppa europea, tre volte la Coppa Italia e due volte la Supercoppa italiana. Il parma, squadra che ha sempre navigato tra la B e la C prima dell’avvento di Tanzi, vince tre volte la Coppa Italia, una volta la Supercoppa italiana, una Coppa delle Coppe, due volte la Coppa Uefa e una Supercoppa europea.

Ma sono successi figli di troppi intrecci e i due castelli in aria crollano miseramente uno dopo l’altro nel giro di pochi mesi. A gennaio del 2003 Cragnotti è costretto a lasciare la Lazio e subito dopo è travolto dallo scandalo-Cirio, mentre a dicembre del 2003 arriva anche il fallimento della Parmalat e l’arresto di Tanzi e di tutti i vertici del Parma. Dall’altare alla polvere, dai salotti buoni della finanza e del calcio alla prigione. Imperi andati in frantumi, come i sogni dei tifosi che rivedendo Lazio-Parma non possono non tornare con la mente ai trionfi del passato. Sono passati quasi 10 anni, ma sembra ieri. E quelle immagini e quei ricordi sono come ferite aperte su cui si cosparge il sale ogni volta che si affrontano Lazio e Parma, le ex regine di quello che una volta era il campionato più bello del Mondo.

STEFANO GRECO



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