contestazione lotitoRivoglio la MIA Lazio. Rivoglio una squadra di mezze seghe provenienti dal MIO settore giovanile, ragazzi con il cuore gonfio, ragazzi che hanno fatto tutta la trafile di Lazio e Lazialità, durante la quale sono stati formati e forgiati dai vari Patarca, Caso, Podavini, Giordano, Pulici, D’Amico, Bergodi, Nesta, certamente presenti nella società della Mia Lazio.

Rivoglio la Mia Lazio, ragazzi pronti a gettare il cuore oltre l’ostacolo in campo, donne e uomini sugli spalti che pulsano allo stesso ritmo.

Rivoglio la Mia Lazio, quella Lazio che ci faceva camminare per l’Urbe a testa alta anche negli anni apparentemente bui della Serie B, che ci faceva sorridere con fare sornione e snob al cospetto degli “altri”. Erano gli alti, o al massimo “le merde”, mai riommers, riommanisti, peperones o amenità varie. Nei confronti dei quali ci sentivamo superiori antropologicamente, al di là di qualsiasi risultato del campo. Loro lo sapevano e anche se facevano finta di niente ci sformavano, non potevano accettarlo. Eravamo belli come il sole, forti come l’acciaio, eravamo imbattibili.

Rivoglio la Mia Lazio, un sogno collettivo, una piccola Patria per tutti noi, dignità e inossidabile senso di appartenenza.

Ridatemi la Mia Lazio, ridatemela, e insieme alla Lazio ridatemi i Laziali.

Ridatemela dove volete, anche in Serie B, non è quella che mi spaventa. Mi spaventa, mi terrorizza, questa dissoluzione totale, centoquattordici anni di storia collettiva e individuale, cittadina e nazionale, di cultura sportiva e popolare, in progressivo sfaldamento, una locomotiva senza macchinista lanciata in una corsa sfrenata verso il baratro.

Ridatemela il prima possibile: ancora pochi anni e non resterà nulla. Ancora pochi anni e sarà impossibile recuperare chi oggi è in aspettativa, i cuori che hanno smesso di pulsare, le voci che hanno smesso di urlare, sarà impossibile ritrovare amici e conoscenti di decenni di militanza. Siamo tutti a casa ma aspettiamo solo un segnale per riprenderci la storia. Ancora si fa in tempo, oggi, ma temo che domani sarà troppo tardi per demolire nuove abitudini fatte ormai di rabbia, depressione, odio, distacco e divano. Domani sarà tardi, domani resteranno solo i diversamente romanisti, quelli con la radio accesa e i nostri colori, che in fondo non gli appartengono.

di EMILIANO FERRANTI 



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