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Storia S.S. Lazio

La Corte d’Appello di Milano deve pronunciarsi sulla condanna di Lotito

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LOTITO GENTILESpetterà alla corte d’Appello di Milano la determinazione della pena da infliggere per l’omessa alienazione di partecipazioni contro Lotito e Mezzaroma. Condannati in Cassazione per omessa alienazione di partecipazioni societarie. Prescritti i reati di aggiotaggio manipolativo e informativo. Questa la sentenza dei giudici di piazza Cavour contro Claudio Lotito, presidente della Lazio e Roberto Mezzaroma, zio della moglie di Lotito, in relazione alla affaire delle azioni della Lazio, andata in scena tra il 2005 e il 2006. Motivazioni della sentenza depositate nei giorni scorsi che gettano una luce obliqua sulla vicenda: “Correttamente la Corte d’Appello di Milano ha affermato la responsabilità di Lotito“. Di fatto  –  proseguono i magistrati  –  “essendo la finalità della disciplina in materia quella di evitare la concentrazione occulta di capitale sociale nella mani di un singolo (…) appare evidente che Lotito ha concentrato nelle sue mani una partecipazione superiore al 30% del capitale sociale della Lazio. Per cui su di lui incombeva l’obbligo di alienazione della partecipazioni in eccedenza”. In pratica Lotito detenendo oltre il 30% delle azioni della Lazio entro un anno aveva davanti a sé due strade: vendere o lanciare un’Opa, cosa che non venne fatta.

“La Consob applicò su questa vicenda una sanzione amministrativa di mezzo milione di euro. Sanzione che venne poi annullata  –  tiene a precisare il legale di Lotito, Gian Michele Gentile  –  dalla corte d’Appello di Roma”. Lo stesso presidente della Lazio afferma invece che con la “sentenza di prescrizione non viene accertata la commissione dei reati che mi vengono contestati (aggiotaggio manipolativo e informativo). Tra le altre cose  –  prosegue Lotito  –  la Consob non si è costituita parte civile nel processo perché ha ritenuto il patto parasociale un fatto puramente amministrativo”.

LA REPUBBLICA

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Accadde Oggi

1 novembre 1997: quando la Lazio in dieci asfaltò la Roma

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derby lazio roma in 10

ROMA – LAZIO – La Lazio per la prima volta sfida l’ex tecnico Zeman, passato in estate sulla panchina della Roma. Eriksson, sbarcato nella Capitale dalla Sampdoria, per il derby sceglie il classico 4-4-2 con la coppia Mancini e Casiraghi in avanti e il centrocampo composto da Fuser, Almeyda, Jugovic e Nedved. Avvio shock per i biancocelesti che già al 7’ rimangono in dieci per l’espulsione di Favalli: Collina, in maniera molto severa, punisce con il rosso l’entrata diretta del difensore su Tommasi. Eriksson risistema la squadra inserendo Negro al posto di Almeyda e chiedendo un sacrificio a Mancini sull’esterno sinistro. Dopo un primo tempo di sofferenza, in apertura di ripresa è proprio il numero 10 a sbloccare il match. L’ex capitano della Sampdoria parte dall’esterno e infilandosi tra Gomez e Servidei fa partire un destro che si infila sotto l’incrocio della porta difesa da Konsel. Passano soltanto dieci minuti e la Lazio raddoppia con un’altra perla: questa volta Mancini si trasforma in uomo assist e Casiraghi in spaccata trova una coordinazione perfetta per il 2-0. All’84’ è Nedved ad infilarsi nel cuore della difesa giallorossa, superando Konsel con un delizioso pallonetto. Il gol di Delvecchio al 91’ conta soltanto per le statistiche e al fischio finale è euforia biancoceleste. Una Lazio da 10, e lode.

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