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Calciomercato Lazio

Il business dell’aquila…

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AURONZO OLYMPIAPremessa: non è un articolo di critica, perché nel calcio moderno “business is business” e tutto o quasi è lecito o comunque giustificato pur di portare un po’ di soldi a casa. Questo è un articolo scritto per raccontare una storia che non tutti sanno e che molti che sanno fanno finta di non vedere o di non sapere, ma che nelle ultime settimane ha sollevato più di qualche mugugno tra i tifosi della Lazio, specie quelli che hanno organizzato nei vari paesi un evento per festeggiare la conquista della Coppa Italia o quelli che hanno partecipato alle feste. Questa è la storia dell’aquila Olympia, di come è arrivata a Roma e del business che gira intorno a questo volatile diventato oramai una star che da quasi tre anni ha preso casa a Formello ed è l’immagine vivente di quel simbolo scelto dai fondatori.

A ottobre del 2010, Olympia ha firmato un contratto da 125.000 euro all’anno, rinnovabile di stagione in stagione. Più di quello che guadagna oggi Cavanda o che guadagnano i vari Tounkara, Crecco, e Cataldi aggregati alla prima squadra. E come tutte le star o i calciatori, Olympia è sbarcata a Roma alla fine del 2010 con un suo staff privato, di addestratori e di “procuratori” che ne curano sia l’allenamento quotidiano che gli interessi economici. Si tratta di tre falconieri spagnoli guidati da Juan Bernabé che fanno parte della “Eagle & Victory Srl”, società che l’ha acquistata per 7.500 euro. Ai quali si aggiunge un veterinario messo a disposizione dalla Lazio.

Olympia pesa 12 chili, ha un’apertura alare di due metri e mezzo che lascia sempre tutti a bocca aperta quando vola all’Olimpico prima dell’inizio delle partite, ha 8 anni, è una femmina “testa bianca di mare”, una specie della famiglia dell’aquila reale americana che può vivere fino ad 80 anni, come un essere umano.

Olympia non è un calciatore, ma è trattata come una star. La sua “casa” è una sorta di albergo a 5 stelle per animali, si ciba di pollo, salmone o coniglio una volta al dì e ha anche una stanza tutta sua per le giornate piovose.

Lotito, la scelse nel 2010 dopo un’estate non facile, figlia di una stagione che si era chiusa con una retrocessione evitata per un soffio grazie al cambio di allenatore, al reintegro di Ledesma e all’unica vera campagna acquisti invernale fatta in 9 anni di gestione, quella che portò a Formello in un colpo solo Floccari, Biava e Dias. La campagna abbonamenti era stata un disastro, lo stadio era vuoto e serviva qualcosa per dare una piccola scossa all’ambiente, per riavvicinare il popolo laziale alla squadra. Ma anche per dimostrare di non essere così insensibile a simboli e tradizioni. E dopo aver visto in un filmato all’opera un’aquila simile prima delle partite del Benfica, decise di firmare quel contratto con la “Eagle & Victory Srl”.

“Tutti i club che hanno ammirato il volo al Da Luz sono rimasti impressionati. Così la Lazio ci ha contattato per riproporre l’esibizione che facevamo a Lisbona allo stadio Olimpico”, raccontò Juan Bernabé il giorno della presentazione in pompa magna di Olympia, come si addice ad una star che firma per una squadra di calcio. Lotito, firmò con la “Eagle & Victory Srl” un contratto quasi identico a quello che Juan Bernabé e soci avevano con il Benfica: 5.000 euro per ogni volo allo stadio e altri 5.000 euro al mese garantiti per le foto e i diritti d’immagine. Lotito, chiaramente, ha trattato e ha ottenuto lo sconto: invece che versare 155.000 euro, ne ha pagati 125.000 e si è fatto cedere i diritti d’immagine dell’aquila. E da lì è iniziato il piccolo “business di Olympia”. Visite guidate dei tifosi a Formello per vedere l’aquila e 20 euro a persona per ogni foto fatta con il simbolo della Lazio. Un business che va avanti da quasi tre anni, ma che ha cominciato a rendere e molto dalla fine di maggio, dopo la conquista della Coppa Italia. Tutti gli organizzatori degli eventi messi su per festeggiare quella coppa alzata in faccia ai cugini che si sono rivolti alla Lazio per chiedere la presenza di dirigenti e calciatori, si sono sentiti rispondere che i giocatori erano tutti in vacanza, ma che a disposizione c’era Olympia. A 2000 euro a presenza, esclusi chiaramente i canonici 20 euro a persona per le foto. Qualcuno ha rifiutato, molti hanno accettato. Molti tifosi hanno sgomitato per farsi una foto insieme a Olympia, qualcuno sentita la richiesta ha rinunciato, altri hanno risposto con il solito sarcasmo tutto romano: “20 euro per una foto con l’aquila? Ma manco pe famme na foto co Belen li spenderei”

Successo nelle feste di piazza e nei paesi, successone ad Auronzo di Cadore dove Olympia trascorre le sue vacanze estive ed ha il suo posto riservato vicino al campo di allenamento dove poter fare le foto con i tifosi che seguono la squadra in ritiro. A Roma Olympia si allena ogni giorno per tre ore sulle note dell’inno biancoceleste, poi una volta alla settimana si addestra all’Olimpico. Pure ad Auronzo si allena tutti i giorni, lasciando però con il fiato sospeso i suoi proprietari. Come è successo lo scorso anno, quando Olympia decise di prendersi una vacanza nella vacanza volando libera tra le montagne, facendo perdere per quasi un giorno le sue tracce. Olympia è assicurata, ma se sparisse da un momento all’altro si dovrebbe ripartire da zero, fermando il piccolo business.

Soldi benedetti per la Lazio, che quest’anno aveva accumulato un bel debito con la “Eagle & Victory Srl”. A metà maggio, la società spagnola aveva accumulato un credito di sei mensilità arretrate e con i soldi arrivati dal Credito Sportivo per l’ipoteca da 8,1 milioni di euro accesa sull’immobile di Via Valenziani, Lotito pagò solo una delle mensilità arretrate. Segno di una crisi economica evidente, come aveva ampiamente testimoniato l’ennesima trimestrale chiusa in rosso. Grazie ai soldi del Credito Sportivo la situazione economica della Lazio è migliorata e grazie alla Coppa Italia e agli 1,8 milioni di euro garantiti dalla finale del 18 agosto con la Juventus all’Olimpico la società ha ripreso fiato. Quello di Olympia, rispetto a queste cifre, è un piccolo business, sia chiaro, ma è la dimostrazione lampante di come nel calcio di oggi si cerca di fare soldi con qualsiasi cosa. Anche con un’aquila…

STEFANO GRECO



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