Storia S.S. Lazio
E’ finita, non c’è rivincita! Il derby è morto il 26 maggio…
Una volta, il giorno dell’uscita dei calendari la prima cosa che si guardava era la giornata in cui cadeva il derby, la data dell’andata e del ritorno, chi giocava per primo in casa. Ieri neanche l’ho guardato quando si gioca il derby, perché per me quella parola ha perso significato. Mi ha tolto anche quell’ansia mischiata al fastidio che accompagnava quel doppio appuntamento stagione, quella che nel 1994 mi aveva portato a dire basta, a non andare più allo stadio in occasione dei derby. Quel fastidio e quell’ansia sono spariti, d’incanto, la sera del 26 maggio. Come quando temi un verdetto che può cambiare la tua vita e una volta arrivato ti senti svuotato. Ti rendi conto che da quel momento in poi nulla ti potrà più preoccupare come quel fantasma che si è dissolto. Ci saranno altre sfide importanti, difficili, decisive. Si giocheranno altre partite tese e con una posta in palio importante, ma d’ora in poi saranno pure e semplici partite. Perché neanche vincendone dieci di seguito proverei quello che ho provato il 26 maggio, perché neanche perdendone dieci si seguiti si spegnerebbe il sorriso per quella Coppa alzata in faccia ad un nemico sconfitto invisibile, perché aveva abbandonato lo stadio ben prima della premiazione. Nessuna vittoria del futuro potrà scatenare sfottò come quelli degli ultimi due mesi, nessuna sconfitta del futuro potrà cancellare il nome di Lulic, quel 71 entrato nella leggenda, quella coppa in faccia che è diventata vernice sui muri, poster, adesivi, striscioni trainati da aerei.
Per questo, lasciamola a loro questa parola derby svuotata di ogni significato. Il 22 settembre si gioca all’Olimpico Roma-Lazio, una partita che vale 3 punti come quella con il Chievo o con il Sassuolo, forse più carica di significati perché l’avversario è più importante, ma che vale quanto un Napoli-Lazio, un Milan-Lazio, un Inter-Lazio e forse meno di quello Juventus-Lazio in programma il 1 settembre. Perché l’unicità delle sensazioni e delle emozioni di quella finale ha cancellato tutto. E’ finita, non c’è rivincita, non c’è più derby. Almeno per noi. Per voi che state male da due mesi e che sognate un riscatto impossibile, forse quella parola ha ancora un significato. Per noi no, quindi ve la lasciamo volentieri. Per noi il derby è morto il 26 maggio e da quell’evento nulla sarà più come prima.
STEFANO GRECO
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