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Stendardo e quella causa vinta alla Lazio…

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Questa mattina ai microfoni de La Gazzetta dello Sport è intervenuto l’ex difensore della Lazio Guglielmo Stendardo. In seguito al fallimento del Perugia di L.Gaucci, nella stagione 2005-2006 ritrova la Serie A trasferendosi alla società romana; il campionato 2007-2008 per lui inizia bene, in quanto gli infortuni di Siviglia e Diakitè lo promuovono titolare in difesa accanto a Cribari per tutta la prima parte della stagione. A metà dicembre, in seguito all’esclusione dall’undici titolare nella trasferta a Madrid per la partita contro il Real, litiga con Delio Rossi provocando la reazione della dirigenza che lo mette fuori rosa. Nel gennaio 2008 la Juventus lo prende in prestito fino a giugno, versando 400.000 euro nelle casse biancocelesti.

Successivamente viene dato in prestito per un anno al Lecce e nella stagione 2009-2010 ritorna nell’organico della Lazio che tuttavia lo colloca immediatamente sul mercato.

“La mia vita da calciatore è stata determinata dal destino. Quindi da fatti non casuali,ma causali. Sono un privilegiato, ho raggiunto un sogno” esordisce così, e accenna anche al passato biancoceleste: “Quando nella Lazio subii mobbing e fui messo fuori rosa feci causa, la vinsi e diedi tutto in beneficenza, ma speravo che questo aiutasse a cambiare il sistema: non è stato così. In compenso in quel periodo mi avvicinai ancor di più allo studio, perché soprattutto quando si è giovani mettere insieme libri e pallone non è semplice. Il no della Lazio alla Juve nel 2008? Mi ha indirizzato la carriera, sì, perché la Juve voleva tenermi, ma pensi che in quel periodo il Milan acquistò Ronaldinho per 15 milioni e la Lazio ne chiese per me 12: era troppo. Però è andata bene così, grazie anche a quelle scelte ho scoperto Bergamo”.

Infine, il difensore dell’Atalanta si è soffermato sulle differenze tra la città di Roma e quella di Torino, con uno sguardo alle sue ambzioni del futuro: “È una questione di ambiente, di clima. Roma è una città che vive pure la notte, piena di tentazioni, mentre a Torino dopo le sei non c’è più nessuno e pensi a fare solo il calciatore. Ho un contratto fino al 2017, però vorrei continuare ancora. Poi farò l’avvocato, magari per occuparmi a 360° della vita dei calciatori. Comunque le confesso una cosa: a me piace fare interviste”



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