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La storia della Lazio in Champions League 

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Estate, stagione dello svago e del relax. Voglia di trascorrere qualche momento di spensieratezza in compagnia di parenti, amici o, per rendere l’estate un po’ più frizzante, qualche donna dal fascino ammaliante e seducente come queste escort roma. Anche grazie alla presenza online di apposite piattaforme come questa bakeca di annunci escort Roma donna cerca uomo. Questo periodo dell’anno, tuttavia, non è mai semplice e banale per nessun appassionato di calcio, a maggior ragione per quelli biancocelesti: il calciomercato della Lazio, infatti, desta sempre qualche sorpresa. 

Quest’estate, tuttavia, i tifosi laziali la vivono con trepidante attesa, complice il ritorno della propria squadra in Champions League, la massima manifestazione calcistica per  club che esista al mondo, la più ambita da qualunque appassionato di calcio: sentire riecheggiare le note dell’inno composto da Tony Britten allo stadio Olimpico, mentre qualcun altro dovrà accontentarsi di quelle certamente meno suadenti dell’Europa League,  riempie d’orgoglio ciascuno di noi. 

La prima indimenticabile partecipazione alla coppa dalle grandi orecchie

Sarà la sesta volta che la Lazio prenderà parte alla Champions League, visto che nel 2015, nonostante la vittoria nella gara d’andata, la squadra all’epoca allenata da Pioli fu estromessa ai preliminari per mano del Bayer Leverkusen, che rifilò un sonoro 3-0 ai biancocelesti nel return-match alla BayArena. Una scoppola che, a livello morale, segnò l’intera stagione della Lazio di Pioli, culminata con l’esonero del tecnico emiliano sul finire della stagione. 

La prima, indimenticabile, partecipazione alla “Coppa delle Grandi Orecchie” risale alla stagione 1999-2000. Inutile girarci attorno: era una grande Lazio, senza alcun dubbio la migliore della storia. Dopo aver sfiorato la vittoria dello Scudetto nella stagione precedente, la squadra di Sven Goran Eriksson, orfana di Bobo Vieri (passato all’Inter a suon di miliardi), era pronta a competere su tutti i fronti, Champions League inclusa. 

I biancocelesti erano considerati tre le quattro principali favorite per la vittoria finale, ma il sogno di arrivare in semifinale svanì in quel di Valencia, dove i biancocelesti furono travolti (5-2) dalla squadra di Hector Cuper. A nulla valse la vittoria interna di misura nel match di ritorno: gli uomini di Sven Goran dovettero abbandonare la competizione nonostante lo splendido percorso fin lì compiuto. 

Champions 2000/2001: una ambiziosa Lazio non acceda alla fase ad eliminazione diretta

L’anno successivo, con lo Scudetto orgogliosamente esibito sul petto, la Lazio si presentò nuovamente nel massimo scenario calcistico continentale con rinnovate ambizioni di competere per la vittoria finale, grazie anche agli acquisti di due “pezzi da novanta” come Hernan Crespo (arrivato dal Parma per oltre 100 miliardi del vecchio conio) e Diego Lopez (tra i protagonisti assoluti del Valencia che annichilì la Lazio nel quarto di finale dell’edizione precedente). 

I sogni, però, non trovarono riscontro nella realtà. Dopo aver superato il primo girone, palesando grossi problemi nell’affrontare una squadra frizzante come l’Arsenal di Wenger, la Lazio cozza contro lo scoglio della seconda fase a gironi (all’epoca gli ottavi si giocavano con un altro girone all’italiana), ultima classificata in un raggruppamento che vedeva la presenza di Real Madrid, Leeds e Anderlecht

La terza e quarta partecipazione in Champions furono avare di soddisfazioni

Ancor più breve e decisamente amara la terza apparizione consecutiva in Champions League, risalente alla stagione 2001/2002. La squadra romana, dopo aver passato il turno preliminare ai danni del modesto Copenaghen, non riuscì a superare l’ostacolo del primo turno, arrivando ultima in un girone in cui, teoricamente, doveva recitare il ruolo di grande favorita: Nantes, Galatasaray e PSV, infatti, erano sulla carta inferiori alla Lazio. 

Dopo un anno di assenza, la Lazio si presentò nuovamente in Champions nel 2003/2004, ma tutto era cambiato. La crisi Cirio portò ad un inevitabile ridimensionamento delle ambizioni del club, sia in ambito nazionale che continentale. La squadra allenata da Mancini, superato l’ostacolo Benfica nei preliminari, si piazzò ultima in un girone nettamente dominato dal Chelsea di Abramovich, dove al secondo posto si piazzò il sorprendente Sparta Praga. 

Il sorprendente ritorno nel 2007 ed un sorteggio certamente non benevolo

Il ritorno della Lazio in Champions avvenne, sorprendentemente, nella stagione 2007/2008, grazie ad un inatteso terzo posto conquistato in campionato dalla squadra di Delio Rossi nell’annata precedente. Fu, questa, la prima partecipazione nella “Coppa delle grandi orecchie” dell’era Lotito

E il sorteggio non fu benevolo: Real Madrid, Werder Brema (all’epoca in grado di contendere il Meisterschale al Bayern) e Olympiakos (squadra competitiva negli anni 2000). La Lazio, purtroppo, arrivò ultima e non poté beneficiare del paracadute della Coppa Uefa che spettava alla squadra terza classificata. 

Il ritorno in Champions dopo tredici lunghi anni d’assenza grazie a Simone Inzaghi

Per rivedere la nostra amata Lazio in Champions, poi, ci sono voluti ben 13 anni. A riportarla nel gotha del calcio europeo fu Simone Inzaghi, che in un’annata piuttosto complessa e controversa a causa dello scoppio della pandemia, ottenne un quarto posto agrodolce, visto che la Lazio, prima del lockdown, era la squadra più in forma e convincente dell’intera Serie A. 

La Champions 2020/2021 fu, tutto sommato, soddisfacente. Qualificata per gli ottavi di Champions da imbattuta, seconda in classifica a causa dei ben 4 pareggi in sei partite, la squadra biancoceleste fu poi travolta dall’uragano Bayern Monaco. Ora, a distanza di soli due anni, tocca a Sarri il compito di far volare alta l’aquila biancoceleste nel cielo stellato della Champions League.



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