“Ho sentito mio figlio l’ultima volta ieri nel tardo pomeriggio, al cellulare, era spaventato. Mi ha detto ‘papà, mi stanno togliendo il telefono, qui non si può parlare’.L’hanno fermato con altri 4 amici, dicono che hanno commesso un’infrazione, non un reato, ma non ci dicono quale“. Queste le sconcertanti dichiarazioni di David D’Ario, padre di uno dei 137 tifosi della Lazio fermati ieri a Varsavia prima della partita di Europa League tra il Legia e i biancocelesti. “Ma mio figlio é pure della Roma, era andato lì con gli amici della Lazio, per conto loro, non con i club, per fare una vacanza, doveva tornare domenica. Figuriamoci se commetteva violenze! – dice D’Ario al telefono con l’ANSA -. Ha 24 anni, ha un lieve handicap per il quale non sente bene e quindi forse non capisce tutto quello che gli dicono. Mi ha raccontato che stavano andando dall’albergo allo stadio quando dei poliziotti li hanno avvicinati, circondati, fermati, tenuti in strada per ore e poi portati in commissariato. Non li hanno ammanettati, ma gli hanno fatto le foto segnaletiche, come dei criminali. Ma non sappiamo di cosa li accusano né quando saranno portati davanti a un giudice (secondo l’ambasciatore italiano in Polonia nelle 48 ore dal fermo, ndr). Potrebbero far sapere qualcosa almeno a noi genitori”.
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