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Ecco le NON PROVE di Palazzi contro Mauri e la Lazio

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Stefano Palazzi non ha in mano nessuna prova, ma solo indizi e una serie di tabulati telefonici con orari e durate di una serie di telefonate. Questo sono le fondamenta del suo castello accusatorio, il materiale che la Procura Federale vuole usare per rendere credibili le accuse di Gervasoni, il grande pentito che secondo l’accusa inchioderebbe Mauri, la Lazio, il Genoa, Milanetto, il Lecce e qualche giocatore. E poco importa (a Palazzi) che Gervasoni sia stato bollato come NON CREDIBILE dai giudici del TNAS in più di una sentenza. Quello ha in mano e quello si deve far bastare per montare un processo atteso da oltre un anno e che sarà ulteriormente rinviato, anche se solo di una decina di giorni. Ma quel rinvio, come spiegheremo in seguito, potrebbe costare molto caro a Stefano Mauri. Non alla Lazio, ma al giocatore sì.

Il rinvio, è dovuto al ritardo accumulato dai giudici della Disciplinare nel chiudere il processo del filone Bari. Le sentenze erano attese per la scorsa settimana ma (forse) arriveranno solo oggi. E questo ritardo farà slittare a fine mese il processo a Mauri e alla Lazio, che doveva iniziare mercoledì prossimo e probabilmente slitterà al 31. Questo significa che le sentenze non arriveranno prima della fine della prima settimana di agosto e calcolando i tempi del ricorso la sentenza d’Appello non arriverà prima del 20 agosto, ovvero dopo la finale della Supercoppa. Quindi, in caso di condanna in primo grado anche solo ad un mese di squalifica, Mauri non potrà giocare contro la Juventus. L’ennesima prova dell’inefficienza del sistema. Ma non è tutto. Non avendo prove in mano ma solo indizi, Palazzi ha deciso di negare agli avvocati difensori dei calciatori e delle società coinvolte, gli atti ricevuti dalla Procura di Cremona. Niente di clamoroso in quelle carte, niente assi nella manica, ma solo una serie di tabulati telefonici che allargherebbero i confini dello scandalo. Ma Palazzi, con un’informativa interna alla Federcalcio, avrebbe chiesto ai giudici della Disciplinare di non consegnare quelle carte agli avvocati difensori, oppure di ritardare la consegna degli atti in modo tale da obbligare le difese a consegnare le memorie difensive senza aver potuto prendere visione delle carte arrivate dalla Procura di Cremona. In un processo normale, basterebbe già questo per invalidare l’intero procedimento, perché in questo modo si violano i diritti delle difese, ma con la giustizia sportiva (chiamiamola così) succede questo e altro.

Palazzi non vuole consegnare quelle carte per impedire agli avvocati delle società e dei calciatori di smontare quel castello che già si regge in piedi per miracolo. Se avesse prove certe, inconfutabili, le metterebbe sul tavolo. Ma non le ha. Non le ha lui come non le ha la Procura di Cremona che, non a caso, sul caso-Mauri è ferma. E la cosa ridicola, è che la Procura Federale va completamente a ricasco della Procura di Cremona, come di tutte le altre procure d’Italia che indagano su qualsiasi scandalo legato al mondo del calcio. E ora vi spieghiamo in cosa consiste il lavoro di Palazzi e dei sui 007 federali, come funziona quello che una volta veniva sinistramente chiamato l’Ufficio Indagini e che ora si dovrebbe chiamare “Ufficio apertura fascicoli”

Palazzi e il suo staff, ogni mattina aprono i giornali, ascoltano radio o notiziari sportivi e se hanno notizia che qualche procura italiana ha aperto un’inchiesta, loro aprono un fascicolo e annunciano di aver aperto un’indagine. In realtà, indagano sulle indagini degli altri, anzi, spesso e volentieri aspettano che il magistrato di turno gli dia qualche briciola per riempire un po’ di carte, per sapere chi convocare in pompa magna per gli interrogatori nella sede della Procura Federale, per dare un po’ di “presunti colpevoli” in pasto all’opinione pubblica in modo da giustificare l’esistenza della procura federale. Un esempio? Prendete Brocchi, tenuto ore e ore nella sede della procura e già dipinto come possibile complice di Mauri, ma poi uscito dall’inchiesta in silenzio, perché in realtà su di lui non c’era nulla. Prendete Sculli, che davanti a Palazzi ha deciso di restare in silenzio e di lui non c’è traccia nei deferimenti per Lazio-Genoa e Lecce-Lazio.

Insomma, Palazzi apre un fascicolo, Abete annuncia il “pugno di ferro”, il Coni invoca pulizia, la Lega calcio annuncia fermezza. Tutti parlano, tutti ripongono fiducia nel lavoro di Palazzi che in realtà non fa nulla, se non aspettare qualche carta dalle varie procure e fare qualche interrogatorio più dall’effetto mediatico che altro. E ogni tanto, dalla procura filtra qualche indiscrezione su nuove “clamorose prove” o di “svolta nelle indagini” che il giornalista amico rilancia con grande enfasi, convincendo tutti che Palazzi lavora e che il suo ufficio è pieno di detective spietati a cui non sfugge nulla. In realtà, non fanno neanche uno straccio d’indagine, perché al contrario delle procure vere quella federale non solo non ha mezzi, ma non ha neanche nessun potere per indagare. E si fa forte solo del fatto che nella giustizia sportiva l’onere della prova non è a carico dell’accusa, ma della difesa. Mentre un magistrato deve trovare le prove per dimostrare che sei colpevole al di la di ogni ragionevole dubbio, la Procura Federale in base agli indizi (e raramente alle prove) che le arrivano dalle varie procure che indagano su qualche scandalo decide che tu sei colpevole e che devi dimostrare di essere innocente. Così, per montare un processo, Palazzi e i suoi uomini altro non devono fare che leggere le agenzie e i giornali, aprire ogni tanto un fascicolo e aspettare che dalle procure arrivi qualche informativa. Punto.

Ed è successo questo anche nel caso-Mauri. La Procura di Cremona tardato a mandare documenti, perché non avendo prove non ha voluto rischiare di girare indizi e informative alla Federcalcio, con relativo rischio di fuga di notizie che poteva mandare all’aria indagini ancora in corso. Niente carte da Cremona, niente processo. Ma visto che l’opinione pubblica premeva, qualcosa dopo più di un anno bisognava fare, ed allora ecco che Palazzi chiede a Cremona qualcosa con cui montare un processo. Arriva un’informativa con qualche tabulato telefonico e la procura la nega alle difese, come se si trattasse di uno dei preziosi segreti di Fatima.

Questo vale per il caso-Mauri, ma la stessa cosa è successa in tanti altri procedimenti ultimamente. E non a caso, in molte occasioni i magistrati (veri) che celebrano i processi sportivi non solo hanno rigettato i castelli accusatori costruiti da Palazzi e dai suoi uomini, ma hanno rigettato anche alcuni patteggiamenti o come è successo con il TNAS hanno assolto tesserati (Fontana) condannati addirittura a 3 anni e 6 mesi solo grazie alle rivelazioni di un pentito non attendibile. Questo è il modus operandi di quello che una volta veniva chiamato pomposamente Ufficio Indagini e che ora al massimo può essere chiamato Ufficio Apertura Fascicoli. Questi tabulati, uniti alle dichiarazioni di Gervasoni smentite dalle stesse fonti dirette (Gegic e Zamperini) sono le NON PROVE con cui Palazzi sta montando questo processo. Con la ciliegina sulla torta del non concedere alle difese neanche gli atti su cui si basa l’accusa, negando uno dei capisaldi giuridici, ossia il diritto alla difesa. E questo ridicolo teatrino, qualcuno ha ancora il coraggio di chiamarla “Giustizia Sportiva”.

STEFANO GRECO – LAZIOMILLENOVECENTO



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