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Covid-19. Il coronavirus ferma il mondo ma non chi porta i beni a domicilio. L’intervista ad Enrico, un corriere ed una categoria mai menzionata ma che rischia ogni giorno.

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Il Covid-19, noto come coronavirus ferma l’intero mondo ma non quelle categorie che ogni giorno rischiano l’esposizione per procedere nel loro lavoro essenziale per tutti i cittadini. Indubbiamente i rischi da contagio arrivano per chi fa parte nel mondo della Sanità ma c’è una categoria che si muove per le strade e recapita gli ordini a domicilio: il Corriere.

Quest’oggi abbiamo intervistato Enrico, un ragazzo che in questi giorni dove la gente ordina su internet, recapita quegli ordini nelle case degli italiani.

Ci sono “eroi” che si muovono sotto la luce di tutti in questa emergenza globale, in primis nel mondo della sanità con turni a dir poco strazianti. Ma passano inosservati lavori quali quelli dei corrieri, gli addetti alle pulizie, gli operai, gli autotrasportatori, i commessi, i cassieri e tante altre. Come stai vivendo questa situazione a livello psicologico e fisico?

Innanzitutto va fatta una precisazione: in un modo o in un altro, di tutte le categorie menzionate solo il settore trasporti e agli addetti alle pulizie sono quelle che di fatto non sono minimamente considerate. Lo sforzo del personale sanitario, di ogni ordine e grado lavorativo, ha tutta la nostra ammirazione e non può essere messo paragonato al nostro, sono decisamente una spanna sopra tutti. Riguardo la posizione di corriere, tendenzialmente la vita non è cambiata moltissimo, di certo viaggiamo con più sicurezze personali visto il decreto emanato dal Governo.

L’appello del premier Conte è comprare solo beni di prima necessità. Ma gli italiani rispettano queste restrizioni?

“Personalmente ho una visione non tanto positiva dell’italiano medio. Se per alcune persone bisogna fare attenzione e muoversi oculatamente, la percezione emotiva è aumentata negli altri affollando ad esempio i supermercati come se arrivasse imminente una guerra o comprare su internet come se non fosse mai accaduto nulla. Non siamo gente preparata alle vere difficoltà e i vari contest social sono l’esempio di un tentativo disperato di ricerca d’umanità tra persone che magari non si conoscono o tra condomini.”

Cosa pensi di questi siti di e-commerce globalmente noti che permettono ugualmente di comprare prodotti reputati non indispensabili in periodo di quarantena?

Una volta mi dicevano che le ribellioni migliori le facevano le persone, sarebbe da visionari o illusi chiedere alle multinazionali del commercio online di impedire certi acquisti. Credo che la miglior cosa da fare tra noi sia ragionare un momento su cosa si voglia comprare e sull’utilità, anche in questo caso non possiamo pretendere che non si compri più nulla ma essere oculati, quello di sicuro.

Sappiamo che prendete tutte le precauzioni con mascherine e guanti negli orari di lavoro: ma com’è cambiata l’interazione con i clienti?

Avendo avuto mio padre legato mani e piedi alla sicurezza sul lavoro per il ruolo che svolgeva di caporeparto in uno stabilimento, ho una coscienza molto alta del problema, di conseguenza sono il primo a imporre la distanza minima di due metri delle norme di sicurezza e non quella di un metro imposta dal decreto. Ma riscontro in almeno nove casi su dieci una forte coscienza della situazione e la gente prende le dovute precauzioni: chi aspetta che lascio i loro pacchi per poi avvicinarsi, chi si avvicina con la mascherina per prenderli; poi ci sono casi accaduti a colleghi dove addirittura qualcuno raccoglieva i pacchi con due dita come se fossero finiti dentro una marrana.

Sono aumentate le consegne in questi giorni? E se sì, generi alimentari o sanitari, hanno avuto un incremento o, tornando alla domanda di prima, gli italiani la prendono come vacanza?

“Molte persone lavorano e se hanno possibilità cercano di farsi recapitare tutto sul posto di lavoro, di conseguenza col blocco di determinate aziende e fabbriche la percezione che sia aumentata la mole c’è ma è solamente una sorta di trasferimento delle corrispondenze, anziché a lavoro arriva tutto a casa. Il problema, come detto sopra, è che in pochi si limitano, gli altri prendono tutto come se non fosse accaduto mai niente o, peggio ancora, visto che la nostra categoria continua a lavorare regolarmente non si pongono assolutamente il problema. E torno a dire, non possiamo raccomandare alle persone di comprare con giudizio, non abbiamo la loro carta di credito. Il lato che ci “tranquillizza”, e che tanti ipotizzano in maniera logica, è che forse lavorando poco e percependo poco si dovranno in qualche modo frenare con gli acquisti, come vedi in tutti i casi della vita dobbiamo sempre sperare in qualcosa che non ci piace pensare ma che purtroppo deve accadere.”

Parlando monetariamente, vi sentite tutelati dall’azienda? Ci sono dei bonus in più per chi rischia la salute in questi giorni per lavorare?

“Io lavoro per una SRL che ha avuto una commessa da una delle aziende di e-commerce quindi la mia copertura salariale di base è al sicuro, ma proprio in questi giorni abbiamo saputo di una sorta di premio fino a che non si risolverà questo problema. Faccio parte anche di un gruppo su Facebook e non ti nascondo che tantissimi colleghi, anche di compagnie diverse, vorrebbero rimanere a casa nonostante abbiamo gli strumenti di sicurezza preposti. Non è ovviamente con i soldi che risolvono il nostro problema, ma non potendo rimanere in casa e capendo che il mondo non può fermarsi del tutto, come già detto confidiamo disperatamente nel buonsenso delle persone, preferiamo che si consegnino alimenti o prodotti di media importanza che una cover per cellulari o altre cose che possono aspettare anche un altro mese.

Vivi di persona questa situazione ma fuori casa: cosa miglioreresti in questa quarantena forzata?

“Umanamente ammetto di essere scosso dal problema, mi rendo conto che ogni giorno ho almeno una settantina di possibili contatti con le persone e non so mai se la persona che ho davanti stia bene o no, se comprenda le mie difficoltà o meno. Ma di certo mi indigna tantissimo vedere gente che va in maniera quasi menefreghista a correre, chi porta i cani a passeggio per tanto tempo, chi fa giocare bambini per strada, chi porta a passeggiare i bambini sui passeggini. Purtroppo non sono vacanze natalizie o pasquali, per molti sono ferie forzate, i bambini e gli anziani sono sempre le categorie con un alto tasso di contagio di ogni singolo sintomo, da una banale tosse a questa maledetta influenza che ancora non ha un vaccino pronto. Mi piacerebbe tanto confidare nella gente, se solo tutti se ne rendessero conto… stiamocene a casa tutti, e cercate di rispettare di più anche il nostro lavoro, anzi ringraziateci sempre se vi è possibile!”

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