Un’intervista che sa di amarcord, ma anche di presente e futuro. Luis Alberto, uno dei simboli della Lazio dell’ultimo decennio, ha raccontato emozioni, ricordi e riflessioni che toccano corde profonde del cuore biancoceleste, a Il messaggero. Dalla Supercoppa contro la Juventus alle magie nei derby, passando per i rapporti con Inzaghi e Sarri fino ai rimpianti per un club che, secondo lui, non ha sempre fatto le scelte giuste.
I ricordi più belli: Supercoppa e derby
Il “Mago” ha ricordato il momento che cambiò la sua carriera:
“La Supercoppa vinta contro la Juventus ha segnato la mia storia. Giocai trequartista, poi da regista per l’assenza di Leiva. Mi stavo allenando bene da mesi, il mister mi ha dato fiducia e il resto è venuto da sé”.
Impossibile poi non parlare dei derby, che Luis Alberto ha vissuto da protagonista assoluto: 5 vittorie e 3 gol contro la Roma. L’attesa, racconta, era “pazzesca”:
“I tifosi quella settimana cambiano faccia, sbagliano anche al lavoro per quanto sono distratti. La Curva prepara scenografie meravigliose, e per noi giocatori era impossibile non sentire quell’energia”.
Fra i ricordi indelebili, la doppietta nel 3-0 del gennaio 2021, giocato purtroppo a porte chiuse per la pandemia: “Peccato per lo stadio vuoto, ma rimane una delle serate più belle della mia carriera”. E poi il famoso sfogo dopo un derby vinto: “Il ‘Se hanno sentido encu**’ resterà nella storia, perché loro avevano parlato tanto prima e alla fine erano impazziti”*.
Rapporti con Inzaghi e Sarri
Luis Alberto ha definito Simone Inzaghi “come un padre”, ricordando il consiglio ricevuto nel 2017, quando voleva lasciare la Lazio: “Mi dissero che sarei stato importante e così fu”. Con Maurizio Sarri, invece, un rapporto complicato ma sincero: “Abbiamo caratteri simili, ma alla fine ci siamo capiti. Quando volevo andare via, durante il Mondiale 2022, mi disse: ‘Tu non vai da nessuna parte. Giocherai tu più altri dieci’. Quelle parole cambiarono tutto”.
La critica alla dirigenza
Non mancano frecciate alla società:
“I tre momenti chiave sono stati l’addio di Inzaghi, quello di Tare e poi quello di Sarri. Lì si è capito che non si sarebbe andati lontano. Quando subentra gente che non capisce tanto di calcio diventa difficile. Menomale che almeno c’è un allenatore come Sarri, che dice quello che pensa”.
E sui rinnovi dei compagni, ancora bloccati: “Io quando mi stancavo delle promesse non mantenute smettevo di presentarmi. Non era questione di soldi, ma di rispetto. Il tifoso che mi conosce sa che era questo il punto”.
Il presente e i progetti futuri
Dal Qatar, dove gioca oggi, Luis Alberto si dice sereno: “La mia famiglia è felice, qui è un’eterna estate. Voglio giocare ancora 3-4 anni, poi allenare. Il mio modello è Guardiola, ma ho imparato tanto anche da Inzaghi e Sarri”.
Non manca uno sguardo al derby imminente, il primo con Gian Piero Gasperini sulla panchina giallorossa: “Con le sue squadre erano sempre battaglie. Ma il derby è diverso da tutto: conta solo vincere. Io punto su Pedro, ma se devo pregare per un gol, dico Cataldi. Sarebbe bellissimo”.
L’eredità del Mago
Luis Alberto resta un pezzo di storia recente della Lazio. Il rimpianto per lo Scudetto sfiorato nel 2019-20 brucia ancora: “Maledetto Covid, eravamo pazzeschi. Non so se avremmo vinto, ma sicuro saremmo arrivati in Champions”.
Parole che confermano quanto il numero 10 spagnolo abbia rappresentato per il club: talento, carattere, ma anche una voce spesso fuori dal coro, capace di dire quello che pensa. Oggi, mentre la Lazio affronta un nuovo ciclo con Sarri e tra mille difficoltà, le sue dichiarazioni suonano come un avvertimento ma anche come un inno d’amore: “Roma è la mia seconda casa e chissà, un giorno potrebbe diventare la prima”.
Un legame che il tempo non potrà cancellare. Perché i gol nei derby, le magie a centrocampo e le parole dirette del Mago resteranno scolpiti nella memoria di tutti i tifosi laziali.
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