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Intervista

Chiocci (Il Tempo): “In Italia molta ipocrisia sul razzismo. Lazio vittima di un cliché”

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Dopo la sospensione del direttore di gara Irrati a causa dei presunti ‘BU’ razzisti nei confronti del difensore di colore del Napoli Koulibaly è arrivata puntuale la decisione del giudice sportivo, che ha provveduto a squalificare per due turni il settore “Curva Nord” e uno i Distinti “Nord-Est” e “Nord-Ovest”. L’ennesima beffa in una stagione maledetta per i colori biancocelesti sia sotto il lato sportivo che non, con proteste da parte della maggioranza dei tifosi contro le barriere al centro della curva, come stabilito dal Prefetto di Roma Franco Gabrielli, e una gestione societaria totalmente discutibile.

Il Direttore del quotidiano capitolino “Il Tempo”, Gian Marco Chiocci, ha parlato ai microfoni di 1900tv, esprimendo la sua opinione sui temi caldi in casa Lazio. L’intervista si apre proprio con un commento sui fatti accaduti mercoledì sera allo Stadio Olimpico: “Io vado sostenendo da tempo che tutte queste regole sul razzismo sono da rivedere. Mi accorgo da anni che quello che accade in Italia in termini di razzismo è molto ipocrita. Sospendere una partita come quella di mercoledì sarebbe stata una follia. E’ un modo di fare schizofrenico, la Federcalcio e la Lega ci dicono come bisogna comportarci allo stadio ma sono i primi a fare dichiarazioni sui neri che mangiano banane e di calciatrici lesbiche. Una grande parte della tifoseria laziale ce l’ha a morte con Lotito. Molti sanno che basta fare un ‘BU’ per far scattare una sanzione pecuniaria e sappiamo tutti quanto il patron laziale sia attaccato al denaro”. Multa che la società biancoceleste dovrà pagare proprio in conseguenza a quella responsabilità oggettiva delle società di cui parla il regolamento F.I.G.C. in merito agli episodi di razzismo negli stadi. Una legge che Chiocci propone di eliminare per dire basta ai ricatti degli Ultras nei confronti delle società: “Bisogna capire bene cosa si intende per responsabilità oggettiva, perché così si rischia di diventare schiavi degli Ultras. In Italia succedono cose che in altri paesi non accadono. Di fronte alla schizofrenia uno deve denunciare il fatto che per alcuni la legge si applica e che per altri si interpreta. Bisogna anche capire cosa è razzista e cosa è discriminatorio, dire romano bastardo mi sembra abbastanza grave, esattamente come l’insulto nei confronti dei napoletani. Inoltre c’è da dire che nella Lazio ci sono dei giocatori di colore. Bisogna trovare delle regole che valgano per tutti. L’arbitro avrà avuto le sue buoni ragioni per sospendere la partita, però queste cose accadono in tutti i campi di tutte le categorie. Nella Capitale accadono alcune cose che in altre parti non accadono. Anche lo stesso Malagò, che è tutto fuorché laziale, ha detto che se fai determinati cori rischi di diventare ostaggio dei tifosi. Intorno al mondo del calcio girano troppi interessi che condizionano le regole che valgono per tutti. Secondo me è fondamentale sopprimere la responsabilità oggettiva su questo tema, le società e il Viminale devono mettersi intorno al tavolo e riscrivere le regole per non essere ostaggio di alcune dinamiche”.

Il direttore de’Il Tempo inoltre evidenza la risonanza mediatica del ‘fattaccio’, che sponsorizza inevitabilmente in modo negativo tutto l’ambiente Lazio: “A livello d’immagine tutto questo fa male alla Lazio: perché viene additata come società fascista e razzista. Intorno alla Lazio si è costruito un cliché che non aiuta i biancocelesti. I diritti tv vanno avanti a tutto, il resto è un contorno. L’unico presidente che ha fatto qualche cosa contro queste cose è Lotito, che ha cominciato bene ma ha finito malissimo facendo numerosi errori che rischiano di danneggiare la Lazio. Mi viene da pensare che se in campo non ci fosse stata la Lazio, l’arbitro non avrebbe sospeso la partita”.

Gian Marco Chiocci, in carica dal 15 settembre 2013, conclude il suo intervento con una riflessione sulle tanto discusse barriere poste nelle due curve dello Stadio Olimpico: “Il Questore avrà le sue buone ragioni insieme al Prefetto, ma è possibile che accade tutto solamente a Roma?”



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