Nella giornata odierna, Romagnoli, Maurizio Manzini, Angela Orlando e Juan Bernabè si sono presentati all’Istituto High Schopol Marymount di Via Livorno 91, per l’iniziativa biancoceleste Lazio Nelle Scuole.
La tematica affrontata è stata anche quella del bullismo e del cyberbullismo, evento anticipato anche dal comunicato della Lazio:
“sulla tematica del bullismo e cyberbullismo allargato anche alla promozione della formazione della cultura sportiva, i cui valori sono sanciti nella Carta Olimpica, diffondendo ed incrementando i principi legati ad una crescita psico-fisica sana, leale e non violenta, che educhi gli adulti del domani, a comportamenti rispettosi dell’avversario e delle istituzioni“.
Le parole di Alessio Romagnoli: ” Cerchiamo di essere una famiglia”
“Non ho mai ricevuto commenti negativi quando ero piccolo. Anzi, quando mi sono affacciato alla prima squadra della Roma mi hanno sempre aiutato. Mai visto giocatori bullizzati? No, mai successo. Noi non siamo così, cerchiamo di essere una famiglia, vuol dire essere sinceri e amici, non devono esistere questi episodi. Io non ho vissuto fortunatamente l’epoca dei social quando ero ragazzo, spesso noi calciatori siamo esposti ai commenti maligni. Non ci ho mai fatto caso, poi quando si va si oltre con le critiche, si tira in ballo anche la famiglia, è sempre sbagliato. A me non è mai interessato dei leoni da tastiera. Qualcun altro invece può rimanerci male, può arrivare l’ansia o la pressione. Se i tifosi hanno condizionato mai una prestazione? No, anzi, quando mi fischiano un po’ mi piace e mi dà una carica di più”.
Sport mentalmente pesante a livelli professionistici
“Alle volte lo è anche di più, alcune partite si giocano solo coi nervi. Il calcio si è evoluto, è uno sport molto tattico in Italia soprattutto. Si allena il fisico, ma la mente deve essere al 100%, giocare in periodo intensi e pieni di partite non è facile”.
Il suo ritorno nella Capitale sponda Lazio
“Come ho sempre espresso durante la mia carriera sono sempre stato della Lazio, anche se sono cresciuto nell’altra sponda. Era qualche anno che si parlava di venire qua, quando c’è stata l’opportunità sono venuto. Ho fatto alcune rinunce, tanti sforzi li ha fatti Lotito. Ci siamo trovati. Non ho mai pensato di non venire, era il sogno più grande della mia vita. Giocare per la squadra del cuore è bellissimo, andavo all’Olimpico a vedere le partite. Al cuore non si comanda, alle passioni nemmeno”.
Romagnoli si racconta ai microfono di Lazio Style “Ho avuto un’infanzia un po’ particolare e non ho potuto finire la scuola. Ma ho promesso a mia madre che prima o poi la riprenderò e la concluderò. Si fanno tanti sacrifici a quell’età per realizzare questi sogni. Per quanto riguarda la squadra, dobbiamo continuare così. Mancano un po’ di partite e un po’ di punti e a fine anno vedremo se saremo in Champions o meno. Per me lo sport è stato importantissimo e mi ha permesso di crescere prima di molti miei coetanei. Credo che sia fondamentale per dare disciplina ai ragazzi e alle ragazze”.
Le parole di Orlando
“Anche a me i fischi caricano”. Poi si è spostata sul calcio femminile che ancora non ha il giusto richiamo in Italia: “È la stessa cosa di quello maschile, le persone pensano chissà cosa succeda nello spogliatoio e nel calcio femminile, ciò che si dice nello spogliatoio rimane lì e non esce. Se una critica è costruttiva la accetto. Altrimenti lascio andare e penso a me stessa, non posso e non devo farmi condizionare da una persona”.
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