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Piangi pure, Danilo!

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Testa alta e mani a coprire il volto, questa è l’immagine a specchio tra Danilo Cataldi e la Curva Nord allo scadere dei supplementari di mercoledì sera.

La Lazio ha perso con onore, ha perso a viso scoperto, ha perso con la bava alla bocca e gli occhi pieni di sangue, ma ha perso e Danilo non trattiene le lacrime.

Mentre la Curva Nord dedica una standing ovation ai suoi guerrieri, quasi a rassicurarli – Siamo sempre con voi, siamo sempre con voi, non vi lasceremo mai -, il ragazzo classe ’94 la sente più di tutti gli altri e si lascia andare nelle braccia del suo ‘maestro’ Ledesma.
Si sente forse più responsabile dei suoi compagni, perchè lui la Lazio ce l’ha nel cuore da quando è nato e adesso si trova li a decidere le sue sorti, a soli 20 anni è lui il trascinatore dell’armata Pioli e lo fa egregiamente.
Esordisce in Serie A il 18 gennaio 2015 contro il Napoli all’ 81°, una partita ostica, e lo fa con una naturalezza e una spavalderia che solo un laziale può avere.
Dal suo esordio ci prende il vizio e colleziona 14 presenze, conquistandosi il posto di titolare anche nella finale di Coppa Italia. E Pioli non fa nulla per caso.
Giocatore di classe, concreto e umile, talmente umile che quando Mauri gli passa la fascia di Capitano contro la Fiorentina lui ci mette qualche secondo a metabolizzare ed è il numero 6 biancoceleste ad avvicinarsi ed infilargliela quasi a forza.

E’ tua Danì, te la meriti.

E ti meriti le parole di Cristian Ledesma nel post-partita della Finale:

io sono un tipo di poche parole….ma ci sono momenti in cui è fondamentale parlare, in questo caso scrivere.
Danilo, avrai tantissime altre occasioni: non solo sei il futuro ma sei GIA’ il presente della mia Lazio.
Sono orgoglioso di te e lo sai, ti ho sempre sostenuto e coccolato; la Lazio è in ottime mani…in ottimi piedi…i tuoi.
Ti auguro di essere CAPITANO al più presto, a lungo e senza intoppi. Tu tanto già lo sai, per te io ci sarò sempre.’

Quelle mani davanti agli occhi con la testa alta sono l’emblema della lazialità, quel tuo sguardo era il mio sguardo e quello degli altri 40mila presenti allo Stadio.
Quindi piangi pure ragazzo, piangi finchè hai rabbia nel cuore, ma fallo sempre a testa alta.
Ci aspettano le ultime due battaglie da combattere a viso scoperto e non siamo mai stati così agguerriti.
Parla ai tuoi compagni della lazialità, spiegagli cosa vuol dire il derby di Roma, il vuoto nel petto che si ha la sera prima, raccontagli le ore a Ponte Milvio, quei 90 interminabili minuti, i cori esasperati. Prova, anche se non è facile, a tradurre in parole questa magia.

Siamo nelle tue mani Danilo, ed erano anni che non ci sentivamo così sicuri.



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