Divorzio a gennaio, due mesi dopo Vladimir Petkovic riprende la parola. Ai microfoni di Dribbling, programma in onda su Raidue, il sergente di ferro ha ripercorso la sua avventura nella Città Eterna, conclusa in maniera burrascosa al termine del girone d’andata di questo campionato.
Otto lingue, estimatori di arte e letteratura, impieghi alla Caritas, insomma, un gentiluomo.”Fa sempre piacere incontrare persone che apprezzano le mia qualità umane, non solo quelle calcistiche” sorride Petko. Racconta del suo arrivo a Roma: “Tutti mi dicevano: “Mi raccomando il derby!”, era la cosa più importante!”.
E del suo rapporto con Claudio Lotito: “Lui ha un carattere molto forte, con la mentalità di vincere a tutti i costi. Che da una parte è anche una cosa negativa, non si può avere sempre ragione. Lui ha questa capacità di essere presente, di essere produttivo in ogni giornata, tutto il giorno”. Una stagione che parte a ritmi serrati, la prima di Petkovic alla Lazio.
Nella seconda parte di campionato mette il freno a mano, ma basta la vittoria storica del 26 maggio a far percepire qualcos’altro all’ambiente e alla società: “C’è stato troppo ottimismo nell’ambiente, forse ci siamo seduti sugli allori”.
E la seconda stagione di Vladimir al timone, la Lazio arranca: “Si sparsero le voci che vedevano la dirigenza in contatto con altri allenatori. A me questo non disturbava, è una cosa che fa parte del nostro mestiere”.Poi la firma con la nazionale elvetica e il “licenziamento per giusta causa”.
Perché? Per Lotito, il tecnico di Sarajevo avrebbe violato il principio di fiducia: “Per fortuna c’è chi mi ha appoggiato, tanta gente. Quando ho incontrato i colleghi durante il sorteggio della nazionale mi hanno fatto capire che anche questa volta mi sono comportato da gentiluomo, senza rispondere con coltellate a quelle che ho ricevuto. Giusta causa? Sembrava che avessi fatto dei danni non solo a livello calcistico, ma anche alla società. Non penso sia così. Quando ho firmato il contratto con la Nazionale svizzera, Lotito mi ha disse “ti chiamo tra mezz’ora”. Poi non si è più fatto sentire. Ho visto solo le dichiarazioni, fango gettato sulla mia persona. Cose che non posso accettare. Dirgli qualcosa? Non mi sento di dirgli nulla, lo saluto come saluto tutte le persone che ho rispettato. Peccato sia finito tutto così, per me è molto importante uscire dalla situazione pulito. Con la testa alta, la possibilità di guardare negli occhi e salutare con un bel sorriso il presidente e tutte le persone”.
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