
Per il mercato di gennaio la Lazio vive ancora nell’incertezza.
Nonostante i piccoli segnali di miglioramento nei conti, il club biancoceleste attende ancora il verdetto ufficiale della nuova commissione FIGC sullo sblocco del mercato.
La situazione resta delicata: la società di Claudio Lotito sembra essere appena sopra la soglia minima prevista dal parametro del “costo del lavoro allargato”, ma non abbastanza da considerarsi fuori pericolo.
Mercato soft a gennaio
In sostanza, la Lazio rischia di poter operare solo con il provvedimento “soft”, ovvero con la possibilità di intervenire sul mercato a saldo zero: ogni acquisto dovrà essere finanziato da una cessione di pari valore.
Non si tratta di un blocco totale, ma di una restrizione importante, che impedisce manovre significative.
È lo stesso scenario che aveva già frenato la società nella scorsa estate, portando a un mercato caratterizzato da occasioni, parametri zero e prestiti, più che da veri rinforzi mirati.
Se confermata, questa condizione limiterebbe ancora una volta la libertà operativa di Fabiani e Sarri, costretti a muoversi entro margini strettissimi.
Effetti sulla trimestrale di marzo
Liberare completamente il mercato a gennaio avrebbe un duplice effetto: permettere operazioni più dinamiche nel breve termine e migliorare i parametri in vista della trimestrale del 31 marzo, data chiave per l’approvazione del bilancio e la pianificazione del mercato estivo.
Il problema è che, al momento, la Lazio non sembra aver risanato la situazione nella sua completezza.
Questo significa che, salvo interventi straordinari di Lotito, anche la sessione di giugno potrebbe svolgersi a saldo zero.
Una prospettiva preoccupante per un club che, già da tempo, fatica a competere economicamente con le principali rivali.
Il rischio di un ridimensionamento
Operare per due sessioni consecutive con un mercato vincolato al saldo zero significherebbe una cosa sola: ridimensionamento tecnico e strategico.
Non solo sarebbe difficile rinforzare la squadra, ma anche gestire i rinnovi contrattuali e trattenere i giocatori più ambiti.
Senza un incremento dei ricavi e senza un intervento diretto del presidente Lotito, la Lazio rischia di trovarsi intrappolata in una spirale di immobilismo.
Come già accaduto negli ultimi mesi, ogni decisione di mercato sarebbe subordinata a una cessione: una condizione che rende impossibile pianificare progetti a lungo termine.
Il nuovo parametro UEFA: dal 80% al 70%
A complicare ulteriormente il quadro c’è il nuovo parametro UEFA che prevede una soglia più bassa tra costi e ricavi, destinata a passare dal 80% al 70%.
Il rispetto di questa nuova regola potrebbe diventare esecutivo già dal 31 marzo.
Alcune società di Serie A, inclusa la Lazio, hanno chiesto alla Lega e al Consiglio Federale di derogare o posticipare l’entrata in vigore del nuovo limite per evitare penalizzazioni e restrizioni ancora più severe.
Tuttavia, al momento, non c’è alcuna certezza che la FIGC accolga questa richiesta.
Lotito deve intervenire
La palla ora passa a Claudio Lotito.
Sarà il presidente biancoceleste a dover trovare la soluzione per invertire la rotta, aumentando i ricavi strutturali e garantendo maggiore libertà operativa.
Senza una svolta concreta, la Lazio rischia di affrontare un 2025 all’insegna della stagnazione, con la prospettiva di un ulteriore ridimensionamento tecnico e societario.
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