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Lazio settore giovanile al minimo storico: serve una svolta

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I giovani della Lazio durante un allenamento a Formello: il vivaio biancoceleste è fermo da anni e servono nuovi investimenti per rinascere.
I giovani della Lazio durante un allenamento a Formello: il vivaio biancoceleste è fermo da anni e servono nuovi investimenti per rinascere.

l settore giovanile della S.S. Lazio è da anni uno dei grandi punti deboli del club biancoceleste.
Mentre le altre big italiane – Inter, Juventus, Milan e Roma – sfornano talenti e plusvalenze, a Formello si fatica persino a portare in prima squadra un giocatore pronto per la Serie A.

Gli ultimi prodotti realmente utili alla causa biancoceleste risalgono a più di dieci anni fa: Balde Keita e Danilo Cataldi, entrambi ormai trentenni.
Da allora, il vuoto. E il motivo è chiaro: la Lazio investe troppo poco nel proprio vivaio.

💸 I numeri che spiegano il disastro

Secondo gli ultimi bilanci, il club di Claudio Lotito destina solo 2,45 milioni di euro all’anno all’intero settore giovanile.
Una cifra irrisoria se confrontata con le principali rivali:

  • Inter: tra 15 e 20 milioni annui
  • Juventus: circa 13 milioni, più 15 per la Next Gen (la seconda squadra bianconera)
  • Milan: 11 milioni
  • Roma: 6,5 milioni

La Lazio è l’ultima tra le grandi d’Italia. Un dato che non sorprende se si osservano i risultati: negli ultimi dieci anni, il vivaio biancoceleste non ha prodotto alcun giocatore stabile in prima squadra né plusvalenze significative sul mercato.

⚽ Un problema di strategia e visione

Non è solo una questione economica, ma anche organizzativa e strategica.
Mentre le altre società costruiscono vere e proprie accademie, la Lazio non dispone di una squadra B – come la Next Gen juventina – capace di accompagnare i giovani nel passaggio tra Primavera e Serie A.

Gli effetti sono evidenti: i talenti biancocelesti, spesso privi di spazio e continuità, vengono ceduti o svincolati.
Il caso di Crespi all’Avellino, praticamente regalato, è solo l’ultimo di una lunga lista.

📉 Le conseguenze economiche

L’assenza di un settore giovanile competitivo non è solo un limite sportivo, ma anche finanziario.
L’Inter, per esempio, ha incassato 100 milioni di euro in quattro anni dalle cessioni di giocatori cresciuti nel vivaio.
La Lazio, invece, non genera plusvalenze interne e deve affidarsi a operazioni di mercato esterno – spesso rischiose o costose – per riempire la rosa.

🏗️ Il cambio necessario

Come ricordava l’ex responsabile del vivaio Mauro Bianchessi, “con 2 milioni l’anno si fa il massimo possibile, ma non si può competere con chi investe cinque volte tanto”.
Il problema, dunque, è strutturale.
Per tornare competitiva, la Lazio dovrebbe raddoppiare almeno gli investimenti, arrivando ai livelli della Roma, e costruire una rete di club affiliati sul territorio, oggi praticamente inesistente.

In un calcio dove la sostenibilità economica è tutto, investire nei giovani non è più un lusso, ma una necessità.
Solo così la Lazio potrà tornare a formare talenti come Nesta, Di Vaio e Rocchi, orgogli dei tempi d’oro di Cragnotti.




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