José Mourinho, l’uomo che si autoproclamò The Special One, ha scritto pagine indimenticabili della storia del calcio. Dalla Champions con il Porto al Triplete con l’Inter, fino agli ultimi esoneri che hanno macchiato la sua leggenda. Questa è la parabola dello Special One… diventato, per molti, l’Esonero One.
🎥 Capitolo 0 – Le origini (1996-2002)
La sua avventura inizia nel luglio 1992 quando diventa interprete e assistente di Bobby Robson allo Sporting Lisbona dove con l’allenatore inglese vince praticamente tutto.
Nel 1996 Sir Bobby Robson lo vuole ancora con sé, questa volta al Barcellona, come vice.In Catalogna Mourinho inizia a respirare davvero il grande calcio europeo. In quella stagione, il Barça vince la Coppa del Re, la Coppa delle Coppe e la Supercoppa di Spagna. Durante i festeggiamenti, davanti a migliaia di tifosi, Mourinho prende il microfono e urla: ‘Oggi, domani e sempre con il Barça nel cuore!’
Quando Robson diventa dirigente, Mourinho resta al Barça e diventa il braccio destro del nuovo tecnico Louis van Gaal. Con lui continua a crescere: nel 1998 vince campionato, Coppa di Spagna e Supercoppa UEFA, e l’anno dopo arriva un altro titolo nazionale.
Nel maggio del 2000 Van Gaal gli affida la panchina per la finale di Copa Catalunya. Il Barcellona vince 3-0 e per Mourinho arriva il suo primo trofeo da allenatore.
A settembre dello stesso anno arriva la vera occasione: il Benfica lo chiama come primo allenatore. L’esperienza dura poco, solo 9 partite, ma bastano per battere lo Sporting 3-0 e far parlare di sé.
Nel 2001 passa all’União Leiria: con lui la squadra vola al quarto posto, sorprendendo tutti. È la vetrina perfetta: nel gennaio 2002 il Porto lo sceglie per la sua panchina.
Ed è lì che inizierà davvero la leggenda dello Special One.”
🎥 Capitolo 1 – Il Porto di Mourinho (2002-2004)
“Gennaio 2002: il Porto è in difficoltà e affida la panchina a un giovane José Mourinho. Non è solo: con lui ci sono tre uomini che lo accompagneranno per quasi vent’anni, il preparatore Rui Faria, il collaboratore André Villas-Boas e l’allenatore dei portieri Silvino Louro.
Mourinho prende in mano una squadra in crisi e in pochi mesi la porta al terzo posto in campionato, guadagnandosi l’accesso alla Coppa UEFA. È il primo segnale di quello che sta per accadere.

Nella stagione successiva, il 2002-2003, Mourinho plasma un Porto nuovo: richiama in squadra il capitano Jorge Costa, rilancia Deco e costruisce attorno a giocatori come Carvalho, Costinha e Postiga un gruppo solido e feroce. Il risultato? Un dominio assoluto in Portogallo: campionato vinto con un record di punti e la Coppa nazionale.
Ma non basta: in Europa arriva la consacrazione. Il Porto conquista la Coppa UEFA battendo in finale il Celtic 3-2 ai supplementari, in una sfida epica che trasforma Mourinho da promessa a realtà del calcio europeo.
La stagione 2003-2004 è la definitiva esplosione. Dopo aver vinto la Supercoppa portoghese, Mourinho guida il Porto fino al sogno: la Champions League. In finale, a Gelsenkirchen, i Dragões travolgono il Monaco 3-0. È la seconda Champions della storia del Porto, ma soprattutto il biglietto da visita di Mourinho per entrare nell’élite mondiale.
Curiosamente, durante la festa, José abbandona il palco: qualche giorno dopo rivelerà di aver ricevuto minacce dai tifosi che lo accusavano di pensare già al Chelsea. Ed era vero: la sua avventura in Portogallo era al capolinea, ma il mito dello Special One era appena nato.”
🎥 Capitolo 2 – Il Chelsea e l’era Abramovich (2004-2007)
Dopo il trionfo col Porto, Mourinho nel giugno 2004 approda al Chelsea, chiamato dal nuovo e ambizioso presidente Roman Abramovich per trasformare i Blues in una potenza.
È qui che José si presenta al mondo con la frase che diventerà leggenda: ‘I think I’m a Special One’.

Il suo Chelsea diventa subito una macchina perfetta. Con campioni come Terry, Lampard, Drogba e Čech, i Blues dominano la Premier League: nel 2005 arriva il titolo inglese dopo 50 anni di attesa, con un record incredibile di 95 punti, una sola sconfitta e appena 15 gol subiti in tutta la stagione. Nello stesso anno porta a casa anche la Coppa di Lega.
Nel 2006 Mourinho concede il bis, vincendo ancora il campionato con largo anticipo. Due Premier consecutive: il Chelsea è ormai la squadra da battere in Inghilterra. Ma in Europa manca sempre qualcosa: in Champions i Blues si fermano due volte contro il Liverpool, prima ai gironi, poi in semifinale.
Il 2007 è l’anno delle difficoltà: la squadra arriva comunque a vincere la FA Cup e un’altra Coppa di Lega, ma in campionato deve inchinarsi al Manchester United di Ferguson. Inoltre, i rapporti tra Mourinho e la dirigenza diventano sempre più tesi.
Dopo un avvio deludente nella stagione 2007-08 e un pareggio casalingo in Champions contro il Rosenborg, Abramovich decide che è finita: il 20 settembre 2007 Mourinho lascia il Chelsea.
Per la prima volta, lo Special One conosce il sapore dell’esonero, ma allo stesso tempo la sua leggenda cresce: in tre anni ha cambiato per sempre il calcio inglese.
🎥 Capitolo 3 – L’Inter e il Triplete (2008-2010)
Nel giugno 2008 Mourinho torna in Italia, chiamato da Massimo Moratti per riportare l’Inter al vertice europeo.
Il suo impatto è immediato: alla prima stagione conquista la Supercoppa Italiana e vince lo scudetto con due giornate d’anticipo. È il suo quinto campionato nazionale, dopo i successi in Portogallo e in Inghilterra.
Ma il capolavoro arriva l’anno dopo, nella stagione 2009-2010. L’Inter parte forte, vince ancora lo scudetto e la Coppa Italia, ma è in Europa che scrive la storia. Nei quarti di Champions elimina il CSKA Mosca, poi in semifinale affronta il Barcellona di Guardiola, campione in carica e considerato imbattibile. All’andata a San Siro i nerazzurri vincono 3-1, al ritorno resistono eroicamente in dieci uomini, consegnando a Mourinho la partita che diventerà il suo manifesto tattico.

Il 22 maggio 2010, al Santiago Bernabéu di Madrid, l’Inter batte il Bayern Monaco 2-0 con una doppietta di Milito e conquista la Champions League dopo 45 anni.
È il trionfo assoluto: il primo Triplete della storia del calcio italiano, uno dei più grandi capolavori mai realizzati da un allenatore.
Quella notte Mourinho piange in lacrime, abbraccia Materazzi fuori dallo stadio e poi parte per Madrid: la sua storia con l’Inter si chiude lì, al massimo della gloria.”
🎥 Capitolo 4 – Il Real Madrid (2010-2013)
Dopo il Triplete con l’Inter, Mourinho accetta la sfida più grande: il Real Madrid.
È il 2010, e a Madrid tutti hanno un solo obiettivo: fermare il Barcellona di Guardiola, la squadra che incanta il mondo con Messi, Xavi e Iniesta.
Alla sua prima stagione, Mourinho porta subito un titolo: la Coppa del Re vinta in finale contro il Barça. Ma in Champions arriva la solita maledizione: semifinale e ancora eliminazione contro i catalani.
La stagione successiva però è quella dell’impresa: il Real vince la Liga con 100 punti e 121 gol segnati, numeri da record assoluto. Mourinho diventa il primo allenatore capace di vincere il campionato in quattro Paesi diversi: Portogallo, Inghilterra, Italia e Spagna.

Eppure, nonostante i trionfi, i problemi non mancano. I rapporti con lo spogliatoio si deteriorano: Casillas, Sergio Ramos e persino Cristiano Ronaldo entrano in conflitto con lui. Le semifinali di Champions diventano un incubo ricorrente: tre anni di fila, sempre fermato a un passo dalla finale.
Nel 2013, con la squadra spaccata e la convivenza ormai impossibile, Mourinho lascia Madrid.
Il suo Real ha vinto, ha segnato record, ha spezzato il dominio del Barça, ma non è riuscito a centrare l’obiettivo più importante: la Champions League.
🎥 Capitolo 5 – Il ritorno al Chelsea (2013-2015)
Nel 2013 Mourinho torna a Londra: è di nuovo l’allenatore del Chelsea. Questa volta non si presenta più come The Special One, ma come The Happy One.
Il primo anno è di transizione, ma nella stagione successiva costruisce un Chelsea quasi imbattibile. Con Hazard, Fabregas, Diego Costa e Terry al comando, i Blues dominano in Premier League.

Il 2015 è il suo grande ritorno al successo in Inghilterra: Mourinho vince la Premier con tre giornate d’anticipo e aggiunge anche la Coppa di Lega, arricchendo la sua bacheca.
Sembrava l’inizio di una nuova era vincente, ma qualcosa si spezza in fretta. La stagione successiva è un disastro: lo spogliatoio si ribella, i risultati crollano e il Chelsea, da campione in carica, si ritrova addirittura vicino alla zona retrocessione.
A dicembre 2015 arriva l’inevitabile: Abramovich lo esonera di nuovo.
Per Mourinho è un duro colpo: aveva riportato il Chelsea in cima, ma ancora una volta il suo regno è crollato sotto il peso dei conflitti interni.”
🎥 Capitolo 6 – Manchester United e Tottenham (2016-2021)
Nel 2016 Mourinho riparte dal Manchester United, il club più prestigioso d’Inghilterra.
Alla prima stagione conquista subito tre trofei: la Community Shield, la Coppa di Lega e, soprattutto, l’Europa League. Per lo United è la prima volta, e per Mourinho è un altro record: diventa l’unico allenatore ad aver vinto sia la Champions che l’Europa League con due squadre diverse.
Eppure, dietro i successi, emergono i soliti problemi: rapporti difficili con lo spogliatoio, tensioni con Pogba e critiche per il suo calcio difensivo. Nel 2018 la squadra arranca e a dicembre, dopo un avvio disastroso, lo United lo esonera.
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Nel 2019 Mourinho torna in panchina, questa volta al Tottenham. L’inizio è promettente: riporta gli Spurs in Champions e li guida fino alla finale di Coppa di Lega. Ma la sua avventura dura poco: in Premier i risultati non arrivano, il suo rapporto con i giocatori si deteriora ancora una volta e nell’aprile 2021 viene esonerato, appena una settimana prima della finale.

Dopo due esperienze in cui non è riuscito a lasciare il segno, l’immagine dello Special One inizia a sbiadire: Mourinho sembra sempre più un allenatore del passato, lontano dai fasti di un tempo.
🎥 Capitolo 7 – La Roma (2021-2024)
Nel maggio 2021 arriva l’annuncio che sorprende tutti: José Mourinho torna in Italia, questa volta sulla panchina della Roma.
L’entusiasmo nella capitale è enorme: i tifosi lo accolgono come un eroe, convinti che possa riportare la Roma ai vertici.
Il suo impatto è immediato: alla prima stagione conquista la nuova Conference League, battendo il Feyenoord in finale. È il primo trofeo europeo nella storia della Roma, e Mourinho diventa l’unico allenatore ad aver vinto tutte e tre le competizioni UEFA. Le immagini delle sue lacrime a Tirana fanno il giro del mondo: sembra di rivedere lo Special One dei tempi d’oro.
L’anno dopo porta la Roma fino alla finale di Europa League, persa ai rigori contro il Siviglia. Anche quella cavalcata diventa epica, con prestazioni difensive memorabili come la semifinale contro il Bayer Leverkusen. Mourinho si conferma capace di trasformare le sue squadre in gruppi compatti, pronti a lottare oltre i propri limiti.
Ma la terza stagione segna la rottura. I risultati in campionato non arrivano, il gioco è sempre più povero e i rapporti con la società diventano tesi. A gennaio 2024, dopo l’eliminazione dalla Coppa Italia contro la Lazio e una pesante sconfitta col Milan, la dirigenza decide di esonerarlo.
L’avventura a Roma si chiude così, tra amore infinito dei tifosi e l’ennesimo addio burrascoso.
Per molti, Mourinho rimane l’allenatore delle notti magiche europee. Ma per altri, il suo calcio sembra ormai superato.
🎥 Capitolo 8 – Il Fenerbahçe e l’ultimo esonero (2024-2025)

Dopo l’addio alla Roma, Mourinho riparte dalla Turchia: nel giugno 2024 viene presentato come nuovo allenatore del Fenerbahçe.
L’obiettivo è chiaro: riportare il club al titolo nazionale e qualificarsi in Champions League. I tifosi lo accolgono come una leggenda, certi che il suo carisma possa fare la differenza.
Ma la storia si ripete: il suo Fenerbahçe fatica in campionato e fallisce la qualificazione ai gironi di Champions. Dopo appena due mesi, il 29 agosto 2025, arriva l’ennesimo esonero.
È l’ultima pagina di una parabola incredibile: da allenatore più vincente e temuto del mondo a tecnico considerato ormai superato, che colleziona più addii amari che trofei.
José Mourinho rimane un personaggio unico, capace di dividere, di entusiasmare e di far discutere come nessun altro. Ma la sua leggenda, quella del The Special One, oggi porta con sé anche un altro soprannome: l’Esonero One.”
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