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A CHIAPPE STRETTE
Petkovic sprona i suoi nell’intervallo, i biancocelesti sembrano volenterosi e si affidano come sempre aKeita, croce e delizia vista la giovane età. Pronti–via, un gol divorato a pochi passi dalla linea di porta e un assist per Floccari, l’ennesimo di una gara sontuosa. Non c’è due senza tre non è un proverbio che appartiene al 99 calabrese. Inizia la girandola dei cambi. Esce Konko, non positivo il suo rientro dopo un esilio fra cliniche e sala di fisioterapia dal 25 settembre. La sostituzione non giova però alla Lazio visto il buco dell’argentino sull’autore del gol Papoulis. Il raddoppio non è un’utopia ma Berisha sfodera un miracolo alla Buffon, e blinda così il suo posto nell’Albania di De Biasi e, forse, nel futuro dei pali capitolini. Sofferenza, sofferenza, e ancora sofferenza. Barcolla la formazione biancoceleste che cerca allora di addormentare la partita facendo entrare Ledesma in versione bradipo dell’Era Glaciale. La standing ovation ad un classe ’95 come Keita, richiamato in panchina per Perea, è indice di una richiesta da parte del popolo biancoceleste di una maglia da titolare per il senegalese naturalizzato spagnolo. Con la vittoria del Trabzonspor, la Lazio si porta ad 8 punti e di fatto elimina il Legia Varsavia portandosi a +4 sull’Apollon. La qualificazione è ad un passo. Una notizia positiva in un inizio di stagione negativo, ma i pensieri dati dall’Apollon non sono qualcosa da cui ripartire. L’esiguo valore dell’avversario, dopo il doppio vantaggio, doveva essere l’apripista per una prestazione fatta di tranquillità e maturità. Qualità che in questo momento mancano ad una Lazio orientata da oggi, sempre più, verso la giovinezza. Si volta pagina.
CITTACELESTE