La questione Stadio Flaminio continua a occupare il centro della scena in casa Lazio. Nel silenzio generale e lontano dai riflettori, Claudio Lotito sta intensificando i contatti istituzionali per accelerare la realizzazione del progetto che, nelle intenzioni del club, rappresenta l’unica strada reale per il rilancio societario. Più concreta — e più strategica — di qualsiasi ipotesi finanziaria legata a Piazza Nasdaq.
Secondo quanto riportato da Il Messaggero, il presidente della Lazio ha effettuato un nuovo incontro “in gran segreto” in Campidoglio nella giornata di lunedì. Un confronto definito utile ma interlocutorio, durante il quale Lotito e il sindaco Roberto Gualtieri hanno discusso ancora una volta della possibilità di acquisire il Flaminio tramite diritto di superficie.
La posizione del Comune: apertura sì, ma con un vincolo decisivo
Il Campidoglio ha ribadito la propria disponibilità a cedere alla Lazio il diritto di superficie sul Flaminio, soluzione ritenuta sostenibile e compatibile con il quadro normativo.
Tuttavia, Gualtieri ha chiarito che qualsiasi accordo potrà concretizzarsi solo dopo il passaggio obbligatorio presso la Soprintendenza di Stato.
Il motivo è semplice e giuridicamente vincolante:
il Flaminio è un bene architettonico vincolato e, in caso di cessione o concessione pluriennale, la Soprintendenza ha il potere di esercitare il diritto di prelazione.
In altre parole, se il progetto non riceve un parere favorevole, il rischio è che l’intera operazione venga bloccata o congelata.
Perché serve il sì della Soprintendenza
Secondo il quotidiano romano, un parere positivo delle Belle Arti sarebbe fondamentale non solo per aprire la strada alla trattativa, ma anche per eliminare alla radice il rischio di interventi ostativi successivi.
La Soprintendenza, negli ultimi anni, ha già espresso più volte dubbi sulle trasformazioni strutturali del Flaminio, essendo l’impianto di Nervi un’opera considerata patrimonio architettonico del Novecento.
Tuttavia, Lotito è convinto di poter presentare un progetto che, pur prevedendo un inviluppo esterno moderno e funzionale, garantisca la tutela delle parti vincolate.
Perché il Flaminio è ormai la priorità assoluta
Per Lotito, il nuovo stadio non è più solo un desiderio o un progetto ambizioso: è un’esigenza strutturale per il futuro del club.
Tra costi di gestione crescenti, necessità di aumentare i ricavi e competizione con società dotate di impianti moderni, il presidente ha identificato nel Flaminio l’unico asset strategico realmente percorribile a breve-medio termine.
L’ingresso in Nasdaq, ipotesi circolata negli ultimi mesi, viene considerato molto meno efficace — e decisamente più complesso — rispetto a un impianto di proprietà in grado di generare ricavi costanti e indipendenti dai risultati sportivi.
Lotito tira dritto: avanti con determinazione
Nonostante i vincoli, i tempi burocratici e la prudenza istituzionale, Lotito sembra intenzionato a proseguire senza esitazioni. Il presidente è convinto che la Lazio possa ottenere il via libera, forte anche dell’interesse condiviso a recuperare un impianto da troppo tempo abbandonato e in degrado.
Il prossimo passo sarà la risposta formale della Soprintendenza: da lì dipenderà tutto il futuro del progetto Flaminio.
Se arriverà un parere positivo, la strada verso il diritto di superficie sarà finalmente percorribile.
In caso contrario, il rischio di uno stallo prolungato tornerebbe a incombere.
Una cosa, però, appare chiara: Lotito non intende fermarsi.
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