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Lazio, rivoluzione di gennaio: ecco i sette sacrificati

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Rappresentazione grafica di uno scambio tra i calciatori Christos Mandas e Nicolò Fagioli tra Lazio e Fiorentina.

La Lazio si prepara a vivere una sessione di mercato di gennaio tra le più delicate degli ultimi anni.
Non è una frase fatta né un’esagerazione: l’inverno biancoceleste sarà determinato da un obbligo preciso, quasi una condanna strutturale imposta dai numeri. La società dovrà vendere prima di poter acquistare, per rientrare nei parametri economici e ridurre un monte ingaggi ormai considerato fuori controllo.

Una rivoluzione forzata, più che programmata. Nel quartier generale di Formello la parola d’ordine è diventata una sola: sostenibilità. Da qui nasce la lista dei giocatori che la Lazio proverà a cedere a gennaio, con l’obiettivo di liberare stipendi pesanti, sfoltire la rosa e, solo successivamente, creare margine per eventuali innesti. Una linea dura che il club considera necessaria per non rischiare ulteriori limitazioni in futuro.

I sette nomi sulla lista delle cessioni

La lista è chiara, netta e senza sorprese. I giocatori individuati per la cessione sono:

  • Mandas
  • Noslin
  • Belahyane
  • Fisayo Dele-Bashiru
  • Gigot
  • Nuno Tavares
  • Kamenovic

Sette profili molto diversi tra loro, accomunati da un unico elemento: non rientrano più nel progetto tecnico o economico della Lazio.

Mandas e Noslin sono i due nomi più pesanti, quelli che potrebbero garantire il maggiore incasso. Entrambi hanno mercato, entrambi potrebbero trasformarsi in utili pedine di scambio o in plusvalenze utilissime per dare respiro al bilancio. Per Noslin, in particolare, non è esclusa la possibilità di un affare con il Torino per arrivare a Ilić, un’operazione già accennata nei mesi scorsi.

Belahyane e Dele-Bashiru rappresentano i dubbi di una progettualità tecnica che non ha mai trovato un vero equilibrio. Inseriti per ampliare le rotazioni, non sono mai entrati stabilmente nelle gerarchie. Il loro addio sembra ormai scritto.

Gigot e Nuno Tavares sono invece due casi legati alla gestione degli stranieri: stipendi alti, rendimento discontinuo, nessun reale valore aggiunto. La società vuole liberarsi rapidamente di due contratti considerati troppo pesanti.

Infine Kamenovic, un nome che da tempo era uscito dai radar tecnici. La sua cessione sarebbe una mera operazione di pulizia contabile.

Lazio, mercato bloccato: perché vendere è obbligatorio

La necessità di cedere non deriva solo da una scelta tecnica. Il bilancio impone una linea severa:

  • Zero margini di manovra
  • Monte ingaggi elevato
  • Nessuna possibilità di investire senza prima vendere

Fonti interne fanno capire che la sessione estiva potrebbe essere altrettanto limitata se gennaio non porterà le cessioni previste. In uno scenario del genere, ogni decisione assume un peso enorme.

Sarri avrebbe già accettato l’idea di una rivoluzione, chiedendo però che almeno una parte dei ricavi venga reinvestita per rinforzare la squadra nella seconda metà di stagione. Il tecnico sa perfettamente che tra infortuni, Coppa d’Africa e rotazioni ridotte, gennaio rappresenta una finestra decisiva.

La reazione dei tifosi

I tifosi seguono con attenzione — e con un misto di rabbia e rassegnazione — l’evolversi della situazione. La percezione diffusa è che la squadra sia stata costruita con poca visione e che ora si paghi il prezzo di scelte poco lungimiranti. La rivoluzione, ai loro occhi, arriva tardi.

La Lazio dovrà dimostrare nei fatti che questa operazione è davvero l’inizio di un nuovo ciclo e non l’ennesima toppa messa su un progetto fragile.



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