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Flaminio Lazio: Lotito rilancia la sfida al Comune

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Lotito Flaminio
Il presidente Lotito fa il punto sulla possibilità di trasformare lo Stadio Flaminio nella nuova casa della Lazio. Vincoli e sfide da affrontare, ma la volontà c'è. Scopri i dettagli e i tempi previsti per questa decisione cruciale!

Il progetto Flaminio Lazio è tornato al centro del dibattito politico e sportivo della Capitale.
Claudio Lotito, presidente e senatore, ha intensificato nelle ultime settimane il pressing sul Campidoglio per ottenere il via libera definitivo alla riqualificazione dello storico impianto dei Nervi, con l’obiettivo di trasformarlo nella nuova casa della Lazio.

Un’operazione dal valore complessivo di 430 milioni di euro, destinata a cambiare il volto di Roma nord e a restituire vita a uno stadio simbolo dell’architettura sportiva italiana, oggi abbandonato da oltre dieci anni.


La posizione di Lotito: diritto di superficie, non concessione d’uso

La condizione posta dal patron biancoceleste è chiara: la Lazio accetterà di farsi carico dell’investimento solo se il Comune concederà il diritto di superficie e non una semplice concessione d’uso.
Una differenza cruciale: con il diritto di superficie, il club potrebbe inserire lo stadio a bilancio come bene aziendale, aumentando il proprio patrimonio e garantendosi un accesso più solido ai finanziamenti bancari.

In pratica, la Lazio diventerebbe proprietaria funzionale del Flaminio per un lungo periodo (fino a 99 anni), potendo sfruttare l’impianto anche come asset economico, non solo sportivo.


Il Comune chiede un parere legale

Il sindaco Roberto Gualtieri, pur non avendo ancora ricevuto una proposta formale, ha deciso di muoversi in anticipo.
Ha incaricato l’avvocatura capitolina di esprimere un parere giuridico sulla richiesta di Lotito, da sottoporre al direttore generale Alessandro Ruberti.

L’obiettivo del Campidoglio è comprendere quali siano i margini legali e i rischi di un’operazione che, se approvata, potrebbe creare un precedente importante per altri beni pubblici.


Vincoli e ostacoli da superare

Nonostante la volontà di collaborare, restano diversi nodi da sciogliere:

  • vincoli urbanistici e architettonici, poiché il Flaminio è un edificio tutelato;
  • compatibilità ambientale dell’intervento;
  • e la gestione della viabilità in una zona già congestionata tra Tevere, Villaggio Olimpico e Parioli.

Il Comune, favorevole alla riqualificazione, teme tuttavia di aprire un varco che permetta a privati di “possedere” beni pubblici strategici. Lotito, invece, spinge per una soluzione rapida, sottolineando che ogni mese perso significa costi e opportunità sprecate.


Un sogno biancoceleste che dura da decenni

Per la tifoseria, il Flaminio rappresenta un sogno antico: quello di uno stadio di proprietà nel cuore della città, con i colori biancocelesti a illuminare il quartiere e a restituire orgoglio a una squadra spesso penalizzata dalla convivenza all’Olimpico.

Se l’accordo dovesse andare in porto, la Lazio diventerebbe la prima squadra romana con un impianto proprio, un passo epocale per il club e per tutto il calcio capitolino.

Per ora, la partita si gioca tra scrivanie, perizie e pareri legali, ma la sensazione è che qualcosa si stia finalmente muovendo.
Il futuro del Flaminio, e in parte anche quello della Lazio, passa da qui.



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