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Stadio Flaminio, tra verità e propaganda: cosa sta davvero accadendo

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Stadio Flaminio, il progetto della Lazio fermo da mesi: tra dichiarazioni ottimistiche e documenti ufficiali che smentiscono ogni progresso.
Stadio Flaminio, il progetto della Lazio fermo da mesi: tra dichiarazioni ottimistiche e documenti ufficiali che smentiscono ogni progresso.

Da mesi, sui giornali e nei talk sportivi, si racconta di un progetto stadio “in dirittura d’arrivo”.
Ogni settimana sembra quella decisiva per il Flaminio, con fonti vicine alla società biancoceleste che parlano di ultimi dettagli, di documenti pronti a essere consegnati, di un dialogo positivo con il Comune di Roma.

L’ultimo esempio arriva dal Corriere della Sera, secondo cui “nelle prossime ore il Campidoglio dovrebbe proporre alcune date per incontrarsi, forse già nella prossima settimana. Da parte del Comune – scrive il quotidiano – c’è disponibilità a venire incontro alla richiesta della Lazio, visto il progetto serio da circa 430 milioni di euro presentato da Lotito.”

Il tono è quello di chi descrive un’operazione ormai prossima alla fase decisiva: il Campidoglio che valuta, la Lazio pronta a integrare i documenti mancanti, la conferenza dei servizi ormai dietro l’angolo.
Ma, scavando dietro le dichiarazioni, emerge una verità completamente diversa.

La verità dei documenti: tutto fermo da marzo

La versione ufficiale viene smentita dai documenti ottenuti da Federsupporter — l’associazione che da anni segue con attenzione la vicenda Flaminio e ha presentato una richiesta di accesso civico generalizzato al Comune di Roma.
La risposta del Dipartimento Grandi Eventi Sport Turismo Moda del Campidoglio, datata 3 aprile 2025, è inequivocabile:

“La proposta progettuale non si configura come Progetto di fattibilità così come richiesto dalla normativa vigente ai fini dell’avvio dell’iter amministrativo. Si è pertanto in attesa dell’effettiva trasmissione del progetto di fattibilità come disposto dall’art. 193 del D.Lgs. 36/2023.”

Tradotto: la Lazio non ha ancora presentato un vero progetto di fattibilità, quello necessario per far partire la Conferenza dei Servizi.

E non solo.
L’ultimo documento ufficialmente depositato risale al 7 marzo 2025: da allora, sei mesi e mezzo di totale immobilismo.
A oggi, risultano 39 documenti presentati, di cui 33 risalenti al 12 dicembre 2024, uno al 30 gennaio 2025, e cinque al 7 marzo 2025.
Da quella data, nessun nuovo atto è stato trasmesso dalla Lazio al Comune.

Le carte di Federsupporter e l’opposizione respinta

A rendere ancor più chiaro il quadro è arrivata, il 13 ottobre 2025, una nuova PEC del Comune di Roma.
Il documento, firmato dal direttore Fabio Pacciani, comunica ufficialmente a Federsupporter di aver accolto l’accesso agli atti e di aver rigettato l’opposizione presentata dalla controparte (con ogni probabilità la stessa S.S. Lazio).

Un passaggio non secondario: significa che la documentazione ora è pubblica e visionabile, e che la Lazio aveva tentato di opporsi alla trasmissione dei dati relativi ai documenti depositati.
Un comportamento che alimenta più di un sospetto sulla reale trasparenza della vicenda.

Federsupporter, attraverso il suo presidente Alfredo Parisi, ha pubblicato integralmente l’elenco degli atti ricevuti.
Da quella lettura emerge chiaramente che nessuno dei nuovi documenti (PEF, valutazioni ambientali, WACC, Ke, linee guida di sostenibilità) rappresenta il progetto di fattibilità previsto per legge.

Cos’è il “progetto di fattibilità” e perché è fondamentale

Il progetto di fattibilità tecnico-economica (ai sensi del D.Lgs. 36/2023, art. 193) è la base legale su cui si fonda l’intero iter amministrativo per la realizzazione di opere pubbliche o in concessione.
Senza di esso, la Conferenza dei Servizi non può nemmeno essere convocata.

In pratica, il progetto della Lazio oggi è ancora a uno stadio preliminare, utile a definire obiettivi e ipotesi, ma non idoneo ad avviare il percorso autorizzativo.
Nonostante questo, da mesi vengono diffuse notizie su un Flaminio ormai pronto per la “fase decisiva”, quando i fatti dicono che l’iter non è nemmeno cominciato.

Tra narrazione e realtà: la distanza che pesa

Da un lato, dunque, la narrazione ottimista: “la Lazio ha un progetto da 430 milioni, il Comune valuta, la conferenza è vicina”.
Dall’altro, la verità amministrativa: nessuna trasmissione del progetto di fattibilità, nessun nuovo documento dal marzo 2025, e un procedimento ancora fermo alla fase preliminare.

Questa distanza tra racconto mediatico e realtà concreta rischia di diventare pericolosa.
Perché un conto è costruire ottimismo, un altro è alimentare un’illusione, soprattutto verso i tifosi e gli investitori di una società quotata in borsa.

Il sospetto: il Flaminio come leva di immagine

Difficile non notare una coincidenza temporale: l’ultima ondata di dichiarazioni ottimistiche sul Flaminio arriva proprio nel momento in cui la Lazio vive una fase di forte tensione interna — tra crisi di risultati, sponsor assente, e caos comunicativo.

Da qui l’ipotesi, sempre più diffusa, che il Flaminio possa essere una leva di distrazione mediatica, utile a spostare l’attenzione dai problemi reali.
Oppure, secondo altri osservatori, un modo per far lievitare il valore percepito del club in vista di una futura cessione, gonfiando l’immagine di una società “in crescita” e pronta a investire in uno stadio di proprietà.

Ma se questa è la strategia, i documenti del Comune la smontano pezzo per pezzo.
Perché a oggi, non esiste alcuna base legale per procedere con l’iter amministrativo, e ogni comunicazione su “passi avanti” appare priva di fondamento oggettivo.

Un déjà-vu per i tifosi biancocelesti

Chi segue la Lazio da anni sa che non è la prima volta che il tema dello stadio viene usato come simbolo di crescita e modernità.
Dal 2004 a oggi, Lotito ha più volte parlato di “grandi progetti”, “dialoghi in corso”, “tempi tecnici”, ma nessuno di quei piani è mai arrivato a compimento.

Oggi il Flaminio, dopo mesi di annunci e smentite, rischia di diventare l’ennesima promessa non mantenuta, una montagna di parole senza un solo mattone posato.

E intanto la tifoseria biancoceleste — stanca di leggere versioni contrastanti — chiede trasparenza: documenti veri, dati concreti, non più comunicati generici o promesse indefinite.

Conclusione: il tempo delle parole è finito

La vicenda Flaminio fotografa perfettamente lo stato attuale della Lazio: una società che vive di annunci, ma fatica a trasformarli in fatti.
La distanza tra le dichiarazioni ufficiali e la realtà amministrativa è abissale.

Da marzo 2025 nessun nuovo documento, nessun progetto di fattibilità, nessuna conferenza dei servizi.
Solo comunicati, voci e illusioni.

Il tempo delle parole è finito.
Ora servono atti concreti, perché il Flaminio non può restare per sempre uno slogan da conferenza stampa.



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