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Maignan e Rabiot criticano il calcio dei soldi: che ipocrisia

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Mike Maignan e Adrien Rabiot durante una partita, simboli del calcio moderno che critica il business ma chiede ingaggi sempre più alti.
Mike Maignan e Adrien Rabiot durante una partita, simboli del calcio moderno che critica il business ma chiede ingaggi sempre più alti.

La decisione di giocare Milan–Como a febbraio in Australia continua a far discutere.
Dopo le polemiche di Adrien Rabiot, anche Mike Maignan ha espresso il proprio dissenso, sottolineando come nel calcio di oggi si pensi “troppo all’aspetto finanziario”.
Un’osservazione apparentemente condivisibile, ma che assume un tono paradossale se si considera il contesto.

💰 Il calcio è un business, ma i giocatori dimenticano

Lo spostamento del match in Australia nasce da una necessità logistica: lo stadio San Siro sarà chiuso per i lavori legati alle Olimpiadi, costringendo il Milan a trovare una soluzione alternativa.
La Lega Serie A, insieme al club rossonero, ha colto l’occasione per promuovere il brand del calcio italiano all’estero, un’operazione di marketing che porterà visibilità e — inevitabilmente — ricavi.

Eppure, proprio i giocatori che beneficiano di questi ricavi sono i primi a lamentarsi.
Maignan, ad esempio, ha dichiarato di essere “totalmente d’accordo con Rabiot”, accusando il calcio moderno di pensare solo ai soldi.
Un’affermazione che lascia perplessi: lo stesso portiere, oggi capitano del Milan, guadagna circa 2,8 milioni di euro netti a stagione e rifiuta da due anni il rinnovo di contratto perché chiede oltre 4 milioni netti.

⚽ Maignan e Rabiot: due pesi e due misure

Se il club cerca di generare nuovi introiti per sostenere i bilanci e garantire stipendi sempre più alti, viene accusato di “pensare ai soldi”.
Ma quando sono i calciatori a chiedere il raddoppio del proprio ingaggio, tutto diventa “normale”.
Un cortocircuito logico che fotografa alla perfezione il paradosso del calcio moderno: chi guadagna milioni si lamenta del sistema che li rende possibili.

Basta ricordare che anche Adrien Rabiot ha lasciato la Juventus a parametro zero, rifiutando un rinnovo inferiore rispetto alle sue richieste economiche.
Ha scelto il Paris Saint-Germain, club disposto ad accontentarlo con un ingaggio più alto.
E oggi, lo stesso giocatore che ha rifiutato di guadagnare “troppo poco” accusa i club di badare solo al profitto.

🔥 Il vero problema: la distanza tra calciatori e tifosi

A pagare il prezzo di tutto questo è sempre il tifoso, che si vede privato di una partita casalinga, costretto a seguire la squadra dall’altra parte del mondo o davanti a uno schermo.
E mentre i club provano a far quadrare i conti, i calciatori si indignano per una trasferta extra, affrontata — va ricordato — in prima classe e hotel a cinque stelle.

Il calcio di un tempo, quello dei sentimenti e della passione, non esiste più.
Oggi il pallone è un’azienda globale, e i giocatori, più che simboli sportivi, sono marchi internazionali.
Ma pretendere di essere immuni alle logiche di mercato mentre si chiedono aumenti milionari è, semplicemente, ipocrisia.



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