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Lazio presunzione e superficialità: così i biancocelesti rischiano grosso dopo il derby perso

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Lazio il problema

ROMA – Il derby della Capitale ha lasciato ferite profonde non solo per il risultato, ma soprattutto per il modo in cui è arrivata la sconfitta. La Lazio ha creato di più della Roma, ha avuto occasioni nitide, ma ha finito per pagare a caro prezzo un errore di leggerezza che è costato carissimo. Non un errore tecnico dovuto ai limiti del singolo, ma un atteggiamento di superficialità e arroganza che, secondo molti osservatori e tifosi, rappresenta oggi il problema più grave di questa squadra.

Una Lazio tecnicamente povera ma presuntuosa

Che questa Lazio non sia la più forte degli ultimi vent’anni è sotto gli occhi di tutti. Il paragone con le formazioni che potevano contare su campioni del calibro di Milinković-Savić, Luis Alberto o Immobile appare impietoso. Eppure, più ancora della qualità tecnica ridotta, a preoccupare è l’atteggiamento. Troppi giocatori scendono in campo con sufficienza, convinti che basti indossare la maglia biancoceleste per avere la meglio sugli avversari.

È un rischio enorme, perché la storia del calcio insegna che l’arroganza è spesso il preludio a stagioni complicate, anche per squadre che sulla carta dovrebbero avere valori superiori.

Il caso Nuno Tavares

Il simbolo di questa deriva è Nuno Tavares. Il portoghese, reduce da esperienze poco brillanti tra Arsenal, Marsiglia e Nottingham Forest, è tornato a mostrare i limiti che già ne avevano frenato la carriera. In fase difensiva resta un giocatore inaffidabile, ma ciò che sorprende è l’atteggiamento con cui affronta le gare: superficialità nelle coperture, cross gettati nel vuoto senza guardare i compagni, tiri scagliati senza precisione.

L’errore nel derby, che ha spianato la strada al gol della Roma, è solo l’ultimo di una lunga serie. A ciò si aggiunge un dato emblematico: è quasi un anno che il terzino non firma un assist in campionato. In un reparto già in difficoltà, il suo apporto risulta più un danno che un vantaggio. Non sorprende quindi che molti chiedano di lasciarlo in panchina, preferendo alternative più affidabili come Luca Pellegrini o Hysaj.

Dia e Zaccagni, delusioni pesanti

Non solo Tavares. Boulaye Dia, schierato titolare nel derby, ha sprecato l’occasione per rilanciarsi. Nel secondo tempo ha fallito una clamorosa chance davanti alla Curva Nord, calciando malamente lontano dallo specchio della porta. Una prova giudicata da molti svogliata e inaccettabile, soprattutto in un match così importante.

Mattia Zaccagni, teoricamente il leader tecnico della Lazio, continua invece il suo lungo periodo di appannamento: da gennaio in poi non ha più inciso con la continuità che lo aveva reso decisivo in passato. Nel derby è stato annullato dai difensori giallorossi e il suo contributo, ancora una volta, è stato vicino allo zero.

L’esempio positivo: Pedro

In mezzo a tante delusioni spicca ancora una volta Pedro. A quasi 40 anni, con una carriera ricca di trofei vinti in Spagna e in Europa, lo spagnolo continua a distinguersi per impegno e professionalità. È lui, paradossalmente, il giocatore che dimostra maggiore attaccamento e voglia, nonostante avrebbe ogni diritto di gestirsi. Un esempio che dovrebbe essere seguito dai compagni più giovani, spesso invece i primi a peccare di arroganza.

Emergenza punti e futuro incerto

Dopo quattro giornate la Lazio ha raccolto appena tre punti. Una partenza così negativa non si vedeva da anni e, complice un calendario che non fa sconti, il rischio è di ritrovarsi invischiati nelle zone basse della classifica. La prossima sfida contro il Genoa diventa un crocevia già fondamentale: servono punti, ma soprattutto serve una reazione di carattere.

Il problema, però, va oltre i numeri. A pesare è un ambiente che non trova serenità, una rosa che appare più debole rispetto al passato e una mentalità che sembra non rispecchiare i valori storici della Lazio.

Conclusioni: meglio pochi ma veri

Il messaggio che arriva forte e chiaro dal popolo biancoceleste è semplice: meglio giocatori meno dotati ma che lottano su ogni pallone, piuttosto che presunti campioni che non dimostrano impegno. Perché in un campionato lungo e insidioso, solo grinta e determinazione possono fare la differenza.

Se la Lazio non ritroverà presto questa identità, il rischio di un campionato di sofferenza è concreto. Genoa-Lazio sarà il primo banco di prova: i tifosi chiedono una scossa, Sarri dovrà scegliere chi davvero merita di indossare la maglia biancoceleste.



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