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Caso Zappi AIA, patteggiamento respinto: AIA verso la crisi

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“Antonio Zappi presidente AIA durante una conferenza, crisi arbitrale e deferimento Procura FIGC.”

La posizione di Antonio Zappi alla guida dell’Associazione Italiana Arbitri è sempre più a rischio. Nella mattinata di ieri il presidente dell’AIA ha ricevuto ufficialmente la notifica del deferimento da parte della Procura FIGC, un atto che potrebbe aprire scenari pesantissimi per il vertice del mondo arbitrale italiano. Insieme a Zappi è stato deferito anche Emanuele Marchesi, componente del Comitato Nazionale.

Secondo quanto riportato dall’edizione odierna de La Gazzetta dello Sport, il deferimento rappresentava un passaggio atteso dalle parti coinvolte. La vera novità, però, è emersa nelle ultime ore ed è legata a un tentativo di patteggiamento avanzato dallo stesso Zappi attraverso i propri legali.

Il patteggiamento proposto e il no della Procura

Il presidente dell’AIA aveva proposto alla Procura FIGC un accordo basato su un’inibizione di 45 giorni, riducibile a 15 grazie alla pena dimezzata e alle attenuanti previste dal Codice di Giustizia Sportiva. Una mossa studiata per evitare conseguenze più gravi e, soprattutto, per non destabilizzare ulteriormente l’Associazione.

La proposta, tuttavia, presentava un elemento chiave: Zappi non intendeva ammettere alcuna responsabilità, neppure in forma implicita. Una linea difensiva netta, coerente con la posizione di totale estraneità ribadita più volte dal diretto interessato.

Il procuratore FIGC Giuseppe Chinè, sentita anche la Procura Generale dello Sport, ha però giudicato la sanzione proposta insufficiente, decidendo di respingere il patteggiamento. Una scelta che cambia radicalmente lo scenario e apre la strada a un procedimento disciplinare potenzialmente molto più severo.

Le accuse e l’articolo 4 del Codice di Giustizia Sportiva

A Zappi viene contestata la violazione dell’articolo 4 del Codice di Giustizia Sportiva, quello che richiama i principi di lealtà, correttezza e probità dei tesserati, oltre ad alcuni articoli del Regolamento AIA e del Codice Etico dell’Associazione.

Al centro dell’inchiesta ci sarebbero presunte pressioni esercitate nell’estate scorsa sui vertici degli organi tecnici di Serie C e Serie D. In particolare, secondo l’accusa, Maurizio Ciampi e Alessandro Pizzi sarebbero stati spinti alle dimissioni per consentire la successiva nomina di Daniele Orsato e Stefano Braschi.

Un quadro accusatorio pesante, che se confermato metterebbe seriamente in discussione l’autonomia e la trasparenza del sistema arbitrale.

Il rischio decadenza dalla presidenza AIA

Il nodo cruciale riguarda ora le possibili sanzioni. Se il procedimento davanti al Tribunale Federale Nazionale dovesse concludersi con due o più mesi di inibizione, Zappi decadrebbe automaticamente dalla presidenza.

Lo prevedono chiaramente:

  • l’articolo 29, comma 1, dello Statuto FIGC
  • l’articolo 15 del Regolamento AIA

che fissano la soglia di decadenza a partire da una squalifica complessiva di 12 mesi nell’arco temporale previsto.

Proprio per evitare questo scenario, Zappi aveva tentato la strada del patteggiamento. Il rifiuto della Procura fa ora pensare che Chinè possa chiedere una sanzione decisamente più pesante.

Un passato già segnato da sanzioni

Non è la prima volta che Zappi si trova ad affrontare procedimenti disciplinari. In passato, quando l’AIA aveva ancora un proprio procuratore interno, l’attuale presidente era stato sanzionato con 10 mesi di stop: otto per il comportamento ritenuto offensivo dopo la sconfitta elettorale del 2016 contro Marcello Nicchi e due per il noto caso Gavillucci.

Un precedente che pesa e che potrebbe influire sul giudizio finale.

La difesa di Zappi: “Totale estraneità”

Anche nelle ultime ore Zappi ha ribadito la sua posizione, parlando di “totale estraneità” ai fatti contestati e di piena legittimità del proprio operato. A suggellare il momento, due citazioni emblematiche, una di Churchill e una attribuita a Brecht:
«È l’ora più buia, ma ci sarà un giudice a Berlino».

Ora la parola passa ai giudici. Ma per l’AIA, comunque vada, nulla sarà più come prima.



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