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Serie A, scoppia il caso stipendi arbitri: Mazzoleni denuncia ritardi nei pagamenti

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Mazzoleni

Gli arbitri di Serie A tornano al centro delle polemiche, ma questa volta non per una decisione tecnica o per l’uso contestato del VAR. A sollevare il caso è stato l’ex direttore di gara Mario Mazzoleni, che dagli studi di Sportitalia ha lanciato un’accusa pesante: i fischietti italiani non avrebbero ancora ricevuto gli stipendi relativi agli ultimi mesi della scorsa stagione. Una situazione che, se confermata, mette in imbarazzo AIA e FIGC e apre interrogativi sulla gestione del movimento arbitrale.

La denuncia di Mazzoleni

Con parole dure, Mazzoleni ha spiegato la gravità della vicenda:
“Ad oggi gli arbitri non hanno ancora ricevuto gli stipendi della parte finale del campionato scorso. Mancano aprile, maggio e giugno sicuramente. Se vi sembra normale, indipendentemente dagli errori tecnici, che aspettino ancora i soldi della passata stagione… A me sembra un problema della Federazione, che condiziona anche il rendimento degli arbitri in campo”.

La questione, quindi, non riguarda solo la correttezza formale dei pagamenti, ma anche il possibile impatto psicologico e professionale sui direttori di gara, chiamati ogni settimana a gestire pressioni enormi in campionato e coppe.

Un problema strutturale?

Il tema tocca un punto cruciale: la struttura economica che regge il mondo arbitrale in Italia. Secondo quanto riportato da Mazzoleni, il ritardo accumulato non si limita a qualche rimborso minore, ma coinvolge compensi legati ad allenamenti, trasferte, diritti di immagine e gestione delle presenze. “Sono tanti soldi”, ha ribadito l’ex arbitro, lasciando intendere che la situazione non sia affatto sostenibile.

Un caso del genere, se confermato, rischierebbe di minare la credibilità stessa dell’AIA, soprattutto in una fase storica in cui la classe arbitrale è spesso al centro di critiche per episodi controversi in Serie A e in Serie B.

La risposta degli arbitri

Secondo quanto raccontato da Mazzoleni, la categoria non sarebbe rimasta a guardare. Gli arbitri avrebbero infatti adottato una strategia di pressione nei confronti della Federazione: inizialmente con “minacce velate”, poi con la decisione di inviare una delegazione a Roma per incontrare direttamente il presidente FIGC Gabriele Gravina.

Dall’incontro sarebbe arrivata una promessa: più fondi per gli arbitri, ma con un organico ridotto. Una sorta di “superlega arbitrale” – per usare l’espressione di Mazzoleni – che potrebbe ridisegnare il futuro della categoria, puntando su un numero inferiore di direttori di gara ma maggiormente professionalizzati e meglio retribuiti.

Le possibili conseguenze

Il caso sollevato non è banale. In un calcio che si interroga costantemente sulla trasparenza e sulla qualità delle decisioni arbitrali, scoprire che i protagonisti in campo non ricevono i compensi dovuti rischia di aprire una ferita profonda. Non si tratta solo di dignità professionale, ma anche di indipendenza: un arbitro che aspetta mesi i suoi stipendi può trovarsi in una condizione di fragilità, esposto a pressioni o condizionamenti.

Inoltre, la notizia mette in luce un ulteriore problema di governance: la FIGC e l’AIA, già al centro di critiche per la gestione del VAR e per l’assenza di comunicazione trasparente con tifosi e club, ora si trovano a dover rispondere anche sul piano economico.

Un malessere di lungo corso

Non è la prima volta che emergono tensioni tra arbitri e istituzioni. Negli ultimi anni, tra accuse di inesperienza, gestione discutibile delle designazioni e polemiche legate alla tecnologia, il rapporto tra classe arbitrale e sistema calcio è stato spesso burrascoso. La denuncia di Mazzoleni non fa che alimentare questo clima di sfiducia, aprendo scenari delicati in vista della nuova stagione.

Con l’introduzione di nuove regole FIFA e UEFA per il VAR, l’Italia dovrebbe presentarsi come un modello di efficienza e organizzazione. Ma vicende come questa rischiano di minare la credibilità internazionale del movimento arbitrale.

Prospettive future

Resta ora da capire se la promessa di Gravina diventerà realtà e se la riorganizzazione porterà benefici concreti. Una “superlega” di arbitri più preparati e meglio pagati potrebbe effettivamente innalzare il livello delle prestazioni, ma la questione dei mancati pagamenti resta una macchia difficile da cancellare.

Il calcio italiano, che si prepara a una stagione intensa tra Serie A, Coppa Italia e competizioni europee, non può permettersi un corpo arbitrale scontento e demotivato. La credibilità delle partite passa anche – e soprattutto – dalla serenità e dalla professionalità di chi le dirige.



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