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Sarri ‘gela’ Lotito: Insigne non basta, ora vuole Raspadori e una Lazio finalmente da gol

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Sarri vuole Raspadori

Scintille di mercato in casa Lazio. Sullo sfondo di una squadra che lentamente prova a ritrovare se stessa in campo, si accende un fronte sotterraneo ma decisivo: quello tra Claudio Lotito e Maurizio Sarri. Il presidente, anche pubblicamente, ha ribadito la volontà di “non indebolire” la rosa, muovendosi con prudenza e cercando occasioni a costo contenuto. Il Comandante, invece, è stato chiaro: non basta non peggiorare la squadra, bisogna migliorarla. E per farlo servono rinforzi veri, nei ruoli giusti.

Il nome che rimbalza con più insistenza è quello di Lorenzo Insigne. Lotito, stando alle indiscrezioni, avrebbe già un accordo di massima con l’ex Napoli, oggi svincolato dopo l’esperienza in MLS. Un colpo di immagine, una bandiera del Sarrismo, la possibilità di regalare al tecnico un “vice-Zaccagni” di lusso per la corsia sinistra. Ma Sarri, pur affezionatissimo a Insigne, non mette questa operazione in cima alla lista delle priorità. Il problema della Lazio non è solo un’alternativa a Zaccagni: il problema è una rosa che segna troppo poco e che in mezzo al campo ha perso definitivamente il “Mago” Luis Alberto senza aver mai trovato un suo vero erede.

È qui che si innesta la vera richiesta del Comandante. Prima ancora del ritorno romantico di Insigne, Sarri vorrebbe una mezzala di qualità, un giocatore che ricordi – per visione di gioco e capacità di rifinire – proprio Luis Alberto. Servono linee di passaggio, assist, gol da centrocampo. E servono anche giocatori che si inseriscano con continuità in area, perché finora la produzione offensiva è stata ampiamente insufficiente: solo 17 reti stagionali, di cui appena 4 firmate dagli attaccanti. Numeri da metà classifica, non da squadra che punta all’Europa.

Per questo il tecnico guarda con enorme interesse a Giacomo Raspadori. L’ex Sassuolo, oggi all’Atletico Madrid, è un vecchio pallino del calcio italiano che conta. In Spagna, però, le cose non stanno andando come sperava: appena 309 minuti giocati in 12 presenze, troppo poco per un giocatore che ambisce a restare stabilmente nel giro della Nazionale. Il rischio di perdere il treno azzurro è concreto e, secondo quanto filtra, lo stesso Raspadori avrebbe dato mandato ai suoi agenti di valutare seriamente un ritorno in Serie A già a gennaio.

Il profilo, per Sarri, è ideale: Raspadori può giocare da seconda punta, da falso nove, da trequartista ibrido che si muove tra le linee. È giovane, italiano, abituato a un calcio tecnico e offensivo. Esattamente il tipo di giocatore che può alzare il livello della fase offensiva, dare imprevedibilità e al tempo stesso aumentare il peso sotto porta. Ma qui si scontra il muro della realtà economico-sportiva della Lazio.

Per arrivare a Raspadori, infatti, non basterebbero le buone intenzioni. Servirebbe fare cassa e liberare spazio nel reparto offensivo. Il nome più citato è quello di Castellanos, che qualche estimatore in Premier League lo ha, ma non è escluso che anche Isaksen o Cancellieri possano entrare nel grande gioco delle uscite. Senza sacrifici, difficilmente Lotito potrà presentarsi dall’Atletico con un’offerta credibile.

In parallelo, Sarri chiede garanzie anche su altri fronti: i rinnovi di Basic e Romagnoli, considerati pedine fondamentali per presente e futuro, e almeno un altro rinforzo in mediana. Non si tratta solo di “tappare buchi”, ma di costruire una Lazio strutturata, con riserve all’altezza e non semplici rincalzi.

Sul taccuino del club compare anche un altro nome: Cucho Hernández del Betis, attaccante già a quota sette gol in stagione. Un profilo internazionale che potrebbe dare alternative e profondità, ma che, come tutte le operazioni in entrata, è vincolato alle cessioni.

Alla fine, la sintesi è chiara: Lotito vuole evitare un ridimensionamento, Sarri pretende un salto di qualità. Insigne può essere il simbolo di una nostalgia felice, ma da solo non risolve il problema principale: questa Lazio segna troppo poco. E se non si sblocca il reparto offensivo – a livello di gol e di mercato – il rischio è che la differenza tra un’annata di transizione e un progetto vero la faccia, ancora una volta, ciò che la Lazio non ha il coraggio di fare.




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