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Il ruolo del portiere oggi: evoluzione o confusione? Perché la priorità resta sempre una

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Portiere in azione tra i pali durante una partita di Serie A, simbolo dell’evoluzione del ruolo.

Negli ultimi anni, specialmente nei dibattiti televisivi, sui social e persino al bar, si sente parlare sempre più spesso dei portieri non tanto per le loro parate, ma per quanto siano abili con i piedi. Si esaltano le qualità di quei numeri uno che sanno impostare il gioco, effettuare lanci millimetrici e diventare quasi un regista aggiunto. Ma questa nuova tendenza è davvero la strada giusta per il calcio moderno?

L’evoluzione del ruolo e il rischio dell’eccesso
Il cambiamento è sotto gli occhi di tutti: le regole sono mutate (niente più retropassaggio raccolto con le mani), l’intensità del pressing ha rivoluzionato la costruzione dal basso, molti allenatori – da Luis Enrique al PSG ad esempio – vogliono ormai un portiere bravo coi piedi. Eppure, la priorità dovrebbe restare quella di sempre: saper parare.

Il caso Donnarumma è emblematico: costretto a lasciare il PSG perché poco “tecnico” con i piedi, ora brilla al Manchester City grazie alle sue parate decisive. E nel frattempo, al Paris Saint-Germain, il nuovo portiere Chevalier ha già commesso errori gravi con i piedi, costando punti preziosi alla squadra.

La lezione di Svilar e Roma
Facciamo un esempio concreto e vicino: la Roma è attualmente la miglior difesa della Serie A e prima in classifica soprattutto grazie alle parate di Svilar, non certo perché giochi come un regista basso. Ai tifosi interessa davvero che rinvii bene o conta molto di più che faccia interventi salva-risultato domenica dopo domenica?

Allenamenti e nuove abitudini
Oggi vediamo portieri come Provedel della Lazio allenarsi insieme ai giocatori di movimento, prendere parte a torelli e schemi di gioco innovativi. Ma, al netto dell’evoluzione tattica, alla fine quello che rimane decisivo è la capacità di “parare tutto”.

Non rincorriamo le mode
Nel calcio tante mode si sono succedute: prima il difensore centrale doveva essere un regista, poi ora il portiere deve essere un centrocampista aggiunto. Ma la verità di fondo resta: il centravanti serve a segnare, il portiere a parare. Se devo scegliere, meglio un portiere fenomeno tra i pali e mediocre coi piedi, piuttosto che il contrario!

I fatti parlano chiaro
Le classifiche lo confermano: le squadre che ottengono i migliori risultati sono spesso quelle con il portiere più affidabile fra i pali, non il più spettacolare con i piedi. Pensiamo alla Roma di oggi o al PSG che ha vinto la Champions League con Donnarumma protagonista di interventi decisivi.

Conclusione e invito al dibattito
Il calcio si evolve, certo, ma non bisogna mai dimenticare le priorità dei ruoli chiave. La sicurezza tra i pali resta fondamentale: un grande portiere ti porta punti e, a volte, anche trofei. Poi, se è anche elegante coi piedi… tanto meglio! Ma non dimentichiamoci cosa conta davvero.

E tu che ne pensi? Ti importa più delle parate o delle giocate coi piedi del tuo portiere? Scrivilo nei commenti!



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