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Profili Lazio – Luca Marchegiani: il Duca tra i pali biancocelesti

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Luca Marchegiani con la maglia della Lazio: il portiere del “rigore a Giannini” e simbolo di eleganza e sicurezza tra i pali biancocelesti.
Luca Marchegiani con la maglia della Lazio: il portiere del “rigore a Giannini” e simbolo di eleganza e sicurezza tra i pali biancocelesti.

C’è un momento che ogni tifoso della Lazio ricorda con un sorriso:
il rigore parato da Luca Marchegiani a Giuseppe Giannini nel derby contro la Roma, nei minuti finali.
Una parata che non vale solo due punti, ma un pezzo di storia.

Marchegiani si distende sulla destra, respinge il tiro del “Principe”, e la Curva Nord esplode.
Quella fotografia resta impressa nella memoria collettiva: il portiere elegante, glaciale, che si guadagna per sempre il soprannome di “Il Duca”.


Dall’arrivo a Formello alla sicurezza tra i pali

Quando nel 1993 Sergio Cragnotti lo porta a Roma dal Torino, la Lazio cercava stabilità.
Negli anni precedenti, tra Valerio Fiori e Fernando Orsi, la porta biancoceleste non aveva mai avuto un padrone sicuro.
Fiori era fortissimo tra i pali, ma fragile nelle uscite; l’ambiente Olimpico, si sa, non perdona.

Con l’arrivo di Luca Marchegiani, la Lazio trova finalmente un leader silenzioso, un portiere carismatico e completo.
Fortissimo nelle uscite alte, preciso nelle letture, sempre elegante nei movimenti: l’esatto opposto del suo predecessore.

“Con Marchegiani la difesa tornò a respirare — raccontano molti ex compagni — trasmetteva sicurezza anche nei momenti più tesi.”


L’uomo delle parate decisive

Tra le tante imprese, impossibile dimenticare la finale di Coppa Italia 1998 contro il Milan, quella della rimonta da 0-1 a 3-1.
Nei minuti finali, il Milan riversa in area decine di cross: Marchegiani le prende tutte.
Arriva fino al limite dell’area piccola per anticipare gli attaccanti rossoneri, dominando con sicurezza e tempismo perfetto.

Era un portiere tecnicamente pulito e mentalmente glaciale.
In un’epoca in cui molti estremi difensori rimanevano ancorati alla linea di porta, Marchegiani era già moderno: usciva, comandava, parlava.


Il rigore del derby e la consacrazione

Ma il suo momento iconico resta quel rigore nel derby, nella stagione 1997-98.
All’Olimpico, nel finale di partita, la Roma ha la possibilità di pareggiare.
Sul dischetto va Giannini, il “Principe”.
Marchegiani intuisce, vola alla sua destra, e devia in corner.
L’Olimpico esplode in un boato liberatorio: “Ha parato Marchegiani!”.

Quell’episodio entra nel mito e lo consacra definitivamente tra i più amati di sempre dai tifosi laziali.


Un portiere vincente e… troppo modesto

Nel suo palmarès con la Lazio figurano uno Scudetto (2000), due Coppe Italia, una Supercoppa Italiana e una Supercoppa Europea.
È uno dei portieri più vincenti della storia del club.

Eppure, nonostante i trofei, Marchegiani è rimasto sempre umile.
Raramente parla di sé; preferisce elogiare compagni come Nesta, Mihajlovic, Verón.
Mai una parola fuori posto, mai un tono sopra le righe.
Un atteggiamento che riflette la sua personalità: discreta, seria, da “Duca” appunto.


Il dopo Lazio e l’eredità

Dopo lo Scudetto, la Lazio decise di puntare su Angelo Peruzzi, e le presenze di Marchegiani si ridussero.
Anche a causa di un problema alla spalla che lo condizionò nella stagione 1999-2000.
Nonostante ciò, rimase sempre professionale, pronto, e utile alla causa.

Molti tifosi ritengono che avrebbe potuto giocare ancora qualche anno da titolare:

“Forse poteva dare ancora tanto alla Lazio, ma accettò il ruolo da secondo con eleganza, da grande uomo e professionista.”


Un’eredità pesante

Oggi, tra i pali della Lazio, si sono succeduti portieri importanti — da Peruzzi a Strakosha, fino a Provedel — ma per molti tifosi Marchegiani resta il simbolo dell’equilibrio perfetto: reattività, tecnica, classe e leadership.

In una classifica ideale dei migliori portieri biancocelesti degli ultimi 30 anni, il podio è chiaro:
Marchegiani, Peruzzi e Strakosha.
Tre epoche diverse, un solo filo conduttore: la Lazio e la sua storia tra i pali.



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