ROMA – Una delle pagine più incredibili e amare della storia della Lazio risale al 4 marzo 1962, quando allo Stadio Flaminio andò in scena un episodio destinato a rimanere negli annali del calcio italiano: il famoso “gol fantasma” che costò alla squadra biancoceleste la promozione in Serie A.
Il contesto: Lazio-Napoli da dentro o fuori
La sfida contro il Napoli, valida per la 25ª giornata del campionato di Serie B, era decisiva per entrambe le squadre, in piena corsa per la promozione. Nonostante una pioggia battente e un campo pesantissimo, oltre 40.000 spettatori gremirono il Flaminio per sostenere i biancocelesti.
La partita si mantenne equilibrata, con poche occasioni da una parte e dall’altra. Ma al minuto 76 arrivò l’episodio destinato a cambiare il destino della Lazio.
Il gol che non fu
La Lazio guadagnò un calcio di punizione dal limite dell’area. Sul pallone si presentò Gianni Seghedoni, che calciò magistralmente superando barriera e portiere. La palla si infilò in rete ma, a causa di un buco nella rete, uscì immediatamente dalla porta, finendo tra le mani di un raccattapalle posizionato dietro ai pali.
L’arbitro Rigato, inizialmente propenso a convalidare il gol, venne fermato dal guardalinee, che segnalò invece la rimessa dal fondo. Dopo un attimo di esitazione, Rigato decise di annullare la rete tra le proteste furiose dei giocatori laziali.
La gara terminò 0-0. Un risultato che si rivelò fatale: il Napoli fu promosso in Serie A, mentre la Lazio fallì l’obiettivo per appena un punto.
Il ricorso e l’ingiustizia
Il giorno successivo, la società biancoceleste presentò un esposto ufficiale alla FIGC, documentando l’esistenza del buco nella rete e sottolineando come i guardalinee si fossero dimenticati di ispezionare le porte prima dell’inizio della gara, come previsto dal regolamento.
Ma senza la tecnologia di oggi – niente VAR, niente telecamere a disposizione – la FIGC respinse il ricorso, lasciando intatto il risultato e negando alla Lazio la possibilità di ripetere la partita.
Un episodio che ha fatto scuola
Quell’episodio entrò di diritto tra i casi più clamorosi della storia del calcio italiano. È anche grazie a situazioni come il “gol fantasma” del Flaminio che, negli anni successivi, furono introdotti controlli più accurati sulle reti e, in tempi moderni, tecnologie come la Goal Line Technology e il VAR.
Oggi gli arbitri e i guardalinee sono obbligati a verificare le porte sia prima del fischio d’inizio che durante l’intervallo, proprio per evitare il ripetersi di errori che, come nel 1962, possono segnare in modo indelebile il futuro di una squadra.
Conclusioni
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Quel mancato gol di Seghedoni resta ancora oggi un simbolo delle ingiustizie subite dalla Lazio nella sua lunga storia. Un singolo episodio che cancellò un sogno, cambiò la classifica e segnò un’intera stagione.
Se la rete fosse stata convalidata, probabilmente la Lazio avrebbe scritto un’altra pagina della sua storia, tornando subito in Serie A e cambiando il corso del decennio biancoceleste.
Sessant’anni dopo, i tifosi laziali ricordano ancora con amarezza quel pomeriggio al Flaminio: il giorno in cui un buco nella rete spense la speranza di promozione.
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