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Lazio, caso Pulici: una deriva intollerabile

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Gabriele e Felice Pulici

🎙️ Il Caso Pulici: Quando la Critica Diventa “Proibita”

Un episodio grave, anzi gravissimo, scuote il mondo Lazio: secondo quanto dichiarato pubblicamente da Gabriele Pulici, la società biancoceleste lo avrebbe contattato chiedendogli di smettere di criticare la Lazio su X (ex Twitter).
Una vicenda che, se confermata, racconta una fragilità e una chiusura culturale del club che vanno ben oltre il semplice confronto di idee.

Per chi non lo conoscesse, Gabriele è il figlio di Felice Pulici, storico portiere dello scudetto del 1974, un simbolo del lazialismo autentico, un uomo straordinario che ha lasciato un’impronta indelebile non solo sul campo ma anche nella vita del club. Dopo la sua scomparsa, Gabriele ha raccolto idealmente il suo testimone, portando avanti con passione e rispetto il suo legame con la Lazio.

Eppure, è proprio lui ad essere finito nel mirino della società.
Non per insulti, non per diffamazioni, non per attacchi personali, ma per critiche legittime, educate, argomentate, rivolte alla gestione del club. Critiche che qualsiasi tifoso ha il diritto – e talvolta il dovere – di esprimere.

Il punto è proprio questo: Gabriele Pulici non ha nulla contro Lotito uomo, ma contro Lotito presidente, contro scelte che ritiene sbagliate e che, dati alla mano, stanno condizionando il presente e il futuro della Lazio.
Il mercato bloccato, la questione rinnovi, la gestione Rovella, il caso Falconiere, l’assenza di uno sponsor stabile, lo stallo infinito del progetto Flaminio, gli errori comunicativi, gli atteggiamenti aggressivi verso tifosi e giornalisti: la lista è lunga e documentata.

Ignorare questi problemi è impossibile. Ma discuterne, evidentemente, è proibito.

La cosa più sorprendente — e preoccupante — è che una società professionistica si permetta di telefonare a un tifoso, peraltro noto e stimato, chiedendogli di smettere di esprimere opinioni.
Quale altro club lo farebbe?
Il Milan ha forse chiamato i tanti influencer rossoneri che criticano le scelte societarie?
La Juventus ha forse intimato il silenzio agli youtuber che da anni denunciano i disastri post-Scudetti?
Ovviamente no.

Perché nel calcio moderno la critica è parte del dibattito, non un attacco personale.

Il problema della Lazio non è la critica: è l’incapacità di accettarla.
Da anni Lotito e i suoi collaboratori reagiscono male alle domande scomode: dalle risposte piccate di Fabiani ai silenzi imbarazzati della società davanti alle evidenze.
Episodi come “sono io il direttore sportivo, non tu” restano scolpiti nella memoria proprio perché mostrano una sensibilità istituzionale completamente fuori luogo.

Non esiste dialogo.
Non esiste trasparenza.
Non esiste autocritica.

Ed è questo, più di tutto, a rendere il caso Pulici emblematico: invece di ascoltare, la società preferisce zittire.

In un club che dovrebbe incarnare uno stile, un’identità, una storia morale più che centenaria, questo atteggiamento è una caduta di stile enorme.
La Lazio non è un’azienda privata qualunque: è un patrimonio sportivo e culturale.
E i tifosi non sono clienti: sono parte essenziale della sua esistenza.

Gabriele Pulici non è un nemico della Lazio.
Anzi: rappresenta un pezzo di memoria, di tradizione, di autenticità che andrebbe valorizzato, non intimidito.
Il fatto che si provi a silenziare proprio lui è il segnale più inquietante della deriva comunicativa e gestionale che il club sta vivendo.

La domanda finale, allora, è inevitabile:
Come si può difendere un presidente che ha paura della critica, del confronto e del dialogo?



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