Non è più un episodio, e non è più una sorpresa: la Norvegia è più forte dell’Italia.
Dopo il 3-0 di Oslo dello scorso 6 giugno, la Nazionale di Haaland e compagni si è imposta anche a San Siro, davanti a 69.000 spettatori ammutoliti.
Un pesante 4-1 che racconta meglio di tante parole la distanza attuale tra le due squadre: tecnica, fisica, mentale.
Un risultato che farà discutere a lungo e che mette a nudo tutte le fragilità del progetto azzurro.
Una Norvegia superiore in tutto: ritmo, intensità, talento
La gara ha confermato un dato ormai evidente: la Norvegia non è più una squadra “media” europea.
Il trio Haaland–Ødegaard–Sorloth è di livello internazionale e, soprattutto, gioca con un’intensità che l’Italia non riesce minimamente a reggere.
- superiorità fisica evidente
- verticalità immediata
- difesa solida, ordinata
- individualità devastanti
Per larghi tratti, la Nazionale azzurra è sembrata incapace di reagire, schiacciata dal ritmo avversario e priva di idee.
Italia fragile e smarrita: segnali preoccupanti
La sconfitta di San Siro evidenzia un problema profondo, non limitato al singolo match:
- reparto difensivo in affanno
- centrocampo lento, poco creativo
- attacco quasi mai pericoloso
- squadra poco coraggiosa e priva di identità chiara
L’Italia è sembrata priva di un piano partita convincente, incapace di controllare il ritmo e soffocata dalla pressione norvegese.
La differenza di valori individuali si è vista, ma ciò che colpisce è la differenza nella crescita collettiva: la Norvegia è in pieno sviluppo, l’Italia sembra regredire.
Haaland devastante: guida, finalizza, trascina
Erling Haaland ha dominato la partita, fisicamente e psicologicamente.
La difesa azzurra non è mai riuscita a contenerlo:
- vince duelli
- apre spazi
- dialoga con Ødegaard
- finalizza con naturalezza
Il fenomeno del Manchester City conferma di essere un attaccante di un’altra categoria rispetto a ciò che la difesa italiana affronta abitualmente.
San Siro ammutolito: il pubblico percepisce la crisi
I quasi 70.000 tifosi presenti avevano spinto la squadra nei primi minuti, ma dopo il secondo gol norvegese lo stadio è piombato nel silenzio.
Una sensazione di impotenza, accompagnata da consapevolezza: l’Italia non è più competitiva ai livelli che dovrebbe.
Spalletti e FIGC: servono scelte drastiche?
Il commissario tecnico si trova ora davanti alla necessità di:
- rivedere uomini
- rivedere sistema di gioco
- richiamare giocatori più adatti al ritmo internazionale
- lavorare sulla mentalità, oggi il vero tallone d’Achille
La FIGC, dal canto suo, dovrà riflettere su un movimento che produce sempre meno talento di alto livello.
Conclusione: Norvegia avanti, Italia indietro
Il doppio confronto degli ultimi mesi racconta una verità semplice:
La Norvegia oggi è più forte dell’Italia.
E l’Italia è in piena crisi.
Non è un dramma, ma negarlo sarebbe irresponsabile.
Serve una rifondazione tecnica e mentale, e serve presto.
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